SegnoPer n.6 - 2011

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Supplemento a Segno nel mondo n.10/2011. Poste Italiane S.p.A - Sped. in abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art.1, comma 2, CDC Roma

Numero 6/2011

Verso Milano 2012

Ăˆ l’ora della famiglia


In primo piano Verso Milano 2012

4 Un’agenda per la famiglia di Rita e Stefano Sereni

6 Ci vuole un grande cuore!

Vita di Ac

di Valentina Soncini

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Ac e mondo

Una comunità allargata

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di Maria Graziano

Dove c’è associazione c’è casa

Il calore del mondo di Rachele Sorrentino

16 Il volto meno noto di Toniolo di Paolo Trionfini

SegnoPer n. 6 - 2011 supplemento a Segno nel Mondo n.12/2011

Pubblicazione dell’Azione Cattolica Italiana Reg. al Trib. di Roma n. 13146/1970 del 02/01/1970 Direttore: Franco Miano Direttore Responsabile: Giovanni Borsa g.borsa@azionecattolica.it Coordinatore: Fabiana Martini f.martini@azionecattolica.it In redazione: Gianni Di Santo g.disanto@azionecattolica.it

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di Luisella Siviero

22 L’importanza di esserci di Alessandro Trovato

Progetto grafico e impaginazione: Giuliano D’Orsi

Per versamenti: ccp n.78136116 Per l e foto: Archivio foto AC, Agenzia Olycom, intestato a: Fondazione Apostolicam Actuositatem Riviste - Via Aurelia, 481 – 00165 Roma SIR, Romano Siciliani Fax 06.6620207 Chi uso in redazione: 22 Luglio 2011 (causale “Abbonamento a Segno”) Editore: Fondazione Apostolicam Actuositatem Banca: Credito Artigiano - sede di Roma IBAN: IT88R0351203200000000011967 Direzione e ammi nistrazi one: cod. Bic Swift Art I I TM2 intestato a: Via Aurelia, 481 – 00165 Roma Fondazione Apostolicam Actuositatem SegnoPer è una pubbli cazione on line Via Aurelia, 481 - 00165 Roma www.azionecattolica.it E.mail: abbonamenti.riviste@azionecattolica.it E.mail redazione: segnoper@azionecattolica.it Numero verde: 800.869126 Tel. 06.661321 (centr.) – Fax 06.66132360 Abbonamento a Segno nel Mondo: € 20

Pubblicazione associata all’USPI (Unione Stampa Periodica Italiana)

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sommario

24 Un capodanno alternativo di Thomas Turelli

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C’era una volta e c’è ancora

Il lavoro a portata di mano

di Luca Bortoli

di Giuseppe Patta

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Servono nuove figure educative

Diritti alla pace

Natale con l’“altro”

di Domenico Sigalini

di Anna Teresa Borrelli

di Giuseppe D’Ambrosio

Assistenti in Ac

Agenda

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Obiettivo sulla comunità cristiana

Compagnia educativa cercasi

Verso l’Incontro mondiale di Milano

di Carlotta Benedetti

di Vincenzo Lumia

di Federica Cifelli

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Fede in cammino

La scuola che serve di Elena Poser

Segnalazioni

38 Perché ciascuno sia se stesso

44 Responsabili davanti al cambiamento di Matteo Scirè

di Ugo Ughi

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in primo piano verso Milano 2012

L’Ac dedica un’attenzione particolare alla preparazione dell’Incontro mondiale delle famiglie, ma in realtà è un impegno costante, che non nasce oggi e punta sulla sensibilizzazione quotidiana

di Rita e Stefano Sereni

e qualcuno ci domandasse come l’Azione cattolica si è preparata per l’Incontro mondiale delle Famiglie di Milano del 2012, saremmo costretti a un lunghissimo discorso con il sicuro risultato di far scappare il nostro interlocutore. Noi comunque ci proviamo sperando che nessuno di voi scappi. Iniziamo con una similitudine ciclistica. Per l’Ac l’avvicinamento a Milano non è stata una corsa in linea ma una sorta di giro d’Italia, fatto di molte tappe, che è iniziato veramente molto tempo fa. Proveremo a indicare in maniera molto rapida alcune di queste tappe, quelle salienti, quelle “dolomitiche”. Iniziamo dall’ultima tappa. Quest’anno l’attenzione all’incontro mondiale si è palesata con un’attenzione di tutta l’associazione. Non è stata solo l’Area famiglia e vita ad essere interessata all’approfondimento dei temi legati a questo appuntamento ma tutta l’associazione: infatti, il Consiglio nazionale dell’Ac, che si terrà a Milano nei giorni 13, 14 e 15 gennaio, avrà al centro delle sue riflessioni la famiglia, e le settimane hanno al centro l’itinerario

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Un’agenda per la famiglia di preparazione all’incontro di Milano. Leggiamo infatti nel quaderno delle settimane: «Il Progetto formativo ci presenta le Settimane come una modalità in cui “missione e formazione si intrecciano e arricchiscono reciprocamente” (PF)... Le Settimane sono un’occasione preziosa per sperimentare la bellezza dell’unitarietà e per condividere il cammino associativo con l’intera comunità parrocchiale. Quest’anno si è scelto di caratterizzare la proposta delle Settimane, approfondendo i contenuti proposti nelle catechesi in preparazione all’Incontro mondiale delle famiglie». Per l’approfondimento rimandiamo al sito http://www2.azionecattolica.it/sites/de fault/files/quadernosettimane_2012.pdf. Durante questo ultimo anno poi diversi sono stati i momenti di sensibilizzazione dei vari gruppi di genitori/famiglie/adulti all’uso degli strumenti predisposti dal comitato organizzatore. Ma non possiamo dimenticare tutto il percorso fatto fino a ora. Proviamo a ricordarne solo alcuni punti: L’impegno e la partecipazione forte SegnoPer n.6/2011


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riflessione. Ci permettiamo di ricordare un ambito di grande attualità che ancora deve essere analizzato a fondo e cerca soluzioni. Quale proposta per le giovani famiglie che sono sempre più in balia di un lavoro precario e di un’organizzazione sociale che non assicura gli stessi diritti a chi è precario rispetto a chi è “indeterminato”? (si pensi alla possibilità di un mutuo). Quale proposta per le nostre famiglie che vedono importanti pezzi di “festa” derubati dal mercato? Non possiamo negare la difficoltà che molte delle nostre comunità incontrano nel fare una proposta seria e continuativa alle famiglie più giovani. Ma non possiamo nemmeno non vedere quanti germogli di buone prassi stanno nascendo. La grande attenzione alla formazione personale ci sembra una di queste, la nascita di diverse regole di una buona vita spirituale un’altra. Rispetto perciò a questo tema, come al solito l’Ac ha lavorato nella quotidianità, nella pazienza dei risultati del lungo periodo, nella popolarità e nella sensibilizzazione di ogni persona/famiglia rispetto a questi due tempi (lavoro e festa) che se vissuti bene fanno della nostra vita una gran bella vita.

in primo piano verso Milano 2012

dell’Ac nella preparazione al IV Convegno ecclesiale nazionale di Verona del 2006, dove un ambito era proprio quello del lavoro in relazione alla festa. Gli incontri che dopo il Convegno l’Ac ha promosso per tenere alta l’attenzione, alimentare la riflessione e continuare ad approfondire questo importante tema, così che potesse continuare a produrre frutti. La presenza del movimento Lavoratori di Ac e il suo compito fondamentale di portare nel mondo del lavoro un’attenzione forte alle persone e perciò alle famiglie. I 16 incontri regionali promossi dalle delegazioni regionali in preparazione alla settimana sociale di Reggio Calabria hanno visto il tema del lavoro centrale in tantissime realtà. Il lavoro sembra essere al centro degli interessi dell’Ac, ma questo è vero solo a uno sguardo molto superficiale, perché da sempre l’attenzione dell’Ac è sulla dimensione della festa. La festa come un tempo di incontro con il Signore, come un tempo in cui con tutta la comunità ci si ritrova intorno alla mensa Eucaristica. E l’Azione cattolica non esisterebbe senza questi due momenti fondanti. Il lavoro e la festa, perciò, sono due temi ricorrenti e importanti nella nostra

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in primo piano verso Milano 2012

Per la prima volta in Italia un appuntamento mondiale organizzato dalla Santa Sede si tiene in località diversa da Roma. La presidente dell’Ac ambrosiana racconta come la diocesi si sta preparando all’evento

di Valentina Soncini

ilano si prepara ad accogliere le famiglie del mondo insieme al Santo Padre. La comunicazione ecclesiale da qualche mese si sta colorando di arancione, giallo fuoco, i colori del logo di Milano 2012 La famiglia: il lavoro e la festa, titolo del VII convegno mondiale delle famiglie voluto dal Santo Padre e organizzato dal Pontificio consiglio per la famiglia. Questo logo focoso è ormai diventato familiare, compare nei siti, nei giornali, nelle newsletter ecclesiali, associative, sulle locandine dei convegni, ogni iniziativa in diocesi diviene occasione per far conoscere Milano family 2012 dal 30 maggio al 3 giugno. Chi coinvolgerà? Probabilmente tra sabato e domenica 2 e 3 giugno ci potranno essere anche un milione di persone, di cui molte presenti proprio con la famiglia. Nei giorni precedenti dedicati al convegno teologico le presenze saranno più limitate, sempre nell’ordine di qualche decina di migliaia provenienti da ogni parte del mondo. Dove si raccoglieranno tutti i partecipanti? Domanda veramente intrigante:

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Ci vuole un grande cuore! per il convegno teologico il posto è la Fiera, ma per l’incontro con tutte le famiglie e Benedetto XVI l’area designata è il Parco Nord alle porte di Milano. Non è stata un’individuazione facile, a Milano manca la vastità di spazi delle grandi capitali, si ha l’impressione che non ci sia spazio dentro un cumulo di strade, di case, di quartieri. Eppure anche a Milano scopriamo di avere grandi aree. Ma ci vuole anche un grande cuore! Chi si occuperà di tutte queste persone? La macchina del reclutamento dei volontari è già partita con un tam tam che intende raccogliere almeno 4000 volontari, a cui dovranno aggiungersi 4000 persone della Protezione civile e delle unità speciali. Sono attesi volontari anche da fuori regione. Chi volesse... cliccare su www.family2012.com L’aspetto più interessante è però la scommessa sulla capacità di accoglienza della gente lombarda: nel raggio di un’ora di viaggio da Milano, cioè fino a Vigevano, Pavia, Lodi, Bergamo, Novara, oltre ovviamente Lecco, Varese, Monza, le famiglie, le parrocchie, altri SegnoPer n.6/2011


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fronti: la comunicazione perché ci si mobiliti e la formazione perché si prepari innanzitutto il cuore ad ospitare il successore di Pietro e le famiglie del mondo. La comunicazione sta procedendo a ritmi serrati per offrire informazioni, materiali di sensibilizzazione, eventi, testi multimediali, rassegne cinematografiche a tema... il tutto rinvenibile sul sito www.family2012.com La formazione passa soprattutto dalle catechesi pontificie: Famiglia: lavoro e festa, testo madre da cui sono nati tantissimi altri strumenti indirizzati ad

in primo piano verso Milano 2012

enti sono sollecitati a ospitare famiglie con lo stile di famiglia... Scommessa ancor più da capogiro: si vorrebbe poter ospitare il 2 giugno notte il maggior numero possibile di famiglie proprio vicino al Parco Nord di Bresso, area dell’incontro con il Pontefice. Ce la faremo? Sì, “vengano tutti coloro che lo desiderano” è la parola d’ordine, pur se è la prima volta che in Italia si tiene un incontro mondiale organizzato dalla Santa Sede in località diversa da Roma. Per questi e per altri interessanti aspetti logistici/organizzativi Milano si sta preparando all’evento investendo su due

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in primo piano verso Milano 2012

ogni età della vita. Lo stesso Pontefice chiede che ci sia adeguata preparazione, proprio per vivere con lo spirito giusto un momento così importante. La particolare congiuntura economica molto critica rende il tema molto interessante, coinvolgente: molte le iniziative che stanno focalizzando il tema del lavoro dei giovani, degli adulti, dei precari. Inevitabile il riferimento alle fatiche economiche della famiglia, fatiche a cui ha cercato un aiuto più che simbolico il Fondo diocesano di solidarietà Famiglia e lavoro, voluto dal card. Tettamanzi nel Natale del 2008. Questa iniziativa e un previo percorso pastorale triennale sulla famiglia rappresentano le due forme remote e prossime di preparazione all’evento. In corsa abbiamo avuto anche un cambio di episcopato, dall’arcivescovo card. Tettamanzi all’arcivescovo card. Scola, dall’uno all’altro sono venute le stesse parole importanti riguardo a questo evento. Il card. Scola ha dedicato la sua prima lettera ai fedeli ambrosiani proprio a Milano2012. In questo primo scritto ha anche assunto e rilanciato l’agenda pastorale che traccia il filo rosso per una preparazione pasto-

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rale aperta, attenta al tema, capace di travalicare i soliti confini ecclesiali. Dentro questo quadro anche l’Ac ambrosiana si colora di arancione giallo fuoco per partecipare e far partecipare a un evento così importante e su temi così attenti al vissuto laicale. Tutti i settori hanno assunto questo percorso per farne oggetto di sussidi di preghiera, temi da convegno, percorsi formativi, questionari di indagine su giovani e lavoro e soprattutto occasione di riflessione sul tema dell’accoglienza di chi viene da lontano, magari facendo incontrare genitori italiani e stranieri accomunati dagli stessi interrogativi educativi. Prima del 30 maggio abbiaSegnoPer n.6/2011


in primo piano verso Milano 2012

mo ampia possibilità di esercitare la nostra apertura alla mondialità: a Milano risiedono persone provenienti da 180 Stati diversi, la popolazione straniera tocca in Lombardia il 12% circa. Tutte queste persone ci saranno anche dopo il 3 giugno. Accogliere, camminare insieme, risolvere insieme i problemi del lavoro e della festa, guardare alle esigenze dei giovani di seconda generazione per costruire insieme la società di domani… tutte azioni già possibili, ma ancora troppo poco perseguite e sulle quali l’Ac sta investendo energie. Il cammino verso Milano 2012 può essere una grande occasione per aprire gli occhi, occuparsi di tutte le famiglie SegnoPer n.6/2011

accomunate dagli stessi problemi quotidiani. Mentre la preparazione formativa prende corpo in più eventi e percorsi, la comunicazione corre in pagine del sito appositamente dedicate, con le quali intendiamo informare, sensibilizzare, coinvolgere: se volontari o famiglie volessero proporsi, l’Ac può essere ente certificatore per inserire nell’organizzazione in modo affidabile. L’arco delle possibili azioni è veramente ampio: in primis però prepariamo il cuore a un’accoglienza del Santo Padre, per la prima volta a Milano, e di tutti coloro che verranno e che già sono qui tra noi... allora sarà una vita nuova.

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Ac e mondo

L’Ac di Nocera Inferiore si è recata a Iasi, in Romania: cronaca di un viaggio, che in primavera sarà ricambiato, per costruire la pace. Cominciando dalle relazioni interpersonali

di Rachele Sorrentino

n una luminosa mattina di ottobre partivamo in cinque da Nocera Inferiore (Sa): Giovanna Civale, la presidente diocesana; don Roberto Farruggio, assistente diocesano dei giovani; Domenico Rossi, consigliere diocesano per i giovani; Francesco Casillo, consigliere diocesano per i giovani; la sottoscritta, vicepresidente diocesana adulti, per divenire sei all’aeroporto di Fiumicino con Michele D’Avino, vicepresidente diocesano adulti. A Roma non ci aspettava solo Michele, una bella sorpresa ci ha abbracciati... il nostro presidente nazionale Franco Miano. È così che cominciava la nostra esperienza di gemellaggio internazionale circa un mese fa. Già dallo scorso triennio in alcuni di noi era nato il desiderio di incontrarci con amici dell’Azione cattolica di altre nazionalità. Come un seme che innaffiato porta molto frutto, così l’incontro con la diocesi rumena di Iasi ha germogliato frutti di amicizia di un sapore dolcissimo. Il freddo intenso che ci aspettava è stato compensato ampiamente dal calore umano che ha caratte-

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Il calore del mondo rizzato tutto il viaggio. Un viaggio che, nonostante i giorni che lo distanziano, non perde la consistenza del suo essere accaduto davvero e non si veste di quella malinconia del ricordo di qualcosa che abbiamo vissuto ed è passato. L’esperienza in Romania ha più il gusto di qualcosa che è cominciato, ha il buon profumo di relazioni che hanno voglia di crescere e l’immagine di una bella tela che vuole essere dipinta. I giorni trascorsi su e giù per le diverse parrocchie ci hanno visti entusiasti per la bellezza dei monasteri ortodossi, sbalorditi per l’infinita fila (anche di 12 ore, comprese quelle notturne al freddo e al gelo) di tanti rumeni che aspettavano di poter sfiorare con un mazzolino di basilico essiccato la teca di Santa Parascheva, incantati quando lungo la strada abbiamo attraversato i paesini di provincia incontaminati, dove coltivare la terra è ancora un lavoro e spostarsi con un carro trainato da un cavallo è ancora possibile. E sul quel carro non dimenticheremo mai il sorriso di un bimbo che ci guardava accomodato in cima ad una montagna di verza. Un tuffo nel passato SegnoPer n.6/2011


Ac e mondo Foto di gruppo dei giovani di Nocera Inferiore

che ha ancora il buon sapore del latte più buono del mondo, quello appena munto dalla mucca e bevuto di buon mattino nel meraviglioso convento dei carmelitani che ci ha ospitato la prima notte. Mentre i pochi giorni a nostra disposizione trascorrevano, anche i legami crescevano e la timidezza del primo incontro all’aeroporto di Bacau cedeva il passo alla confidenza intima soprattutto con padre Felix ed Adriana, la presidente diocesana di Iasi. Entrambi si sono dedicati a noi con calore e naturalezza, facendoci sentire accolti e desiderati. Forse è proprio così che il Cristo si sentiva quando si recava a casa dei suoi amici Lazzaro, Marta e Maria. Per tutti noi è stata un’esperienza di pace che continuerà a maggio, quando i nostri amici rumeni verranno a farci visita nella nostra diocesi di Nocera Inferiore-Sarno. Un’esperienza di pace con un popolo che, dai media e talvolta anche da noi, viene sbrigativamente SegnoPer n.6/2011

etichettato con connotazioni negative. Un’esperienza di pace con il tempo, un tempo che, in un contesto non ancora compromesso dalla tecnologia, dalla competizione, dall’individualismo e dalla corsa al potere, può definirsi ancora un tempo umano... lento... un tempo che ha ancora tempo per le relazioni, per i sorrisi, per le riflessioni che fanno crescere insieme. Una pace che abbiamo portato nell’anima e che siamo certi essere stata un motore forte per cominciare il nuovo anno associativo con più entusiasmo, più comprensione e soprattutto più semplicità. Basta poco per stare bene insieme e per fare più bella la nostra Ac. Forse basta farsi guidare da Lui anche oltre i confini del nostro Paese. Coraggio! Alziamoci, ci chiama... nelle nostre famiglie, nelle nostre chiese, nei nostri luoghi, nel resto del mondo, ovunque... ovunque ci siano fratelli e sorelle da incontrare e da amare!

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vita di Ac

La liquidità della società attuale si riflette anche sulla famiglia, che nonostante tutto continua a tenere. Ma c’è bisogno di preparare i giovani all’assunzione di nuove responsabilità

di Maria Graziano

roponiamo alla riflessione comune un’immagine interessante di famiglia, emersa in una sessione di lavoro del Laboratorio di Progettazione associativa del settore Adulti, un luogo di pensiero, studio ed elaborazione, che consiste nell’incontro di tutti i responsabili che operano a servizio degli adulti nel livello nazionale e regionale dell’associazione. Questa fase laboratoriale, in preparazione al campo nazionale degli adulti sulla sfida educativa nei legami familiari, che si è svolto a Linguaglossa in Sicilia nel luglio 2010, è stata introdotta da Roberto Falciola, già vicepresidente nazionale per il settore Giovani, dal cui intervento sono tratte liberamente le seguenti considerazioni.

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In questi ultimi decenni c’è stato un grande sviluppo della pastorale familiare nella Chiesa italiana a partire dagli scenari appassionanti disegnati da quella famosa lettera, la Familiaris Consortio di Giovanni Paolo II; essa offre un punto di riferimento indispensabile per noi credenti che guardiamo a questa realtà portandoci dentro un’idea alta

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Una comunità allargata della famiglia legata ad un sacramento: nell’amore dei due sposi si concretizza il volto peculiare dell’amore di Dio. Se partiamo da quest’idea della famiglia, dobbiamo subito preservare noi stessi dal rischio dell’idealizzazione di questa realtà. Non idealizziamo la famiglia, non idealizziamo le nostre famiglie, quelle delle nostre parrocchie: non illudiamoci che esse non si dibattano negli stessi problemi che sono di tutti, perché non è detto che una persona che è sempre cresciuta in parrocchia, ha sempre fatto l’animatore… stia al sicuro e abbia di per sé degli strumenti più efficaci rispetto a coloro che invece in parrocchia non sono cresciuti. Purtroppo la realtà ci insegna che non è così. In secondo luogo, nel parlare della famiglia cerchiamo di avere sempre una visione complessiva: non limitiamoci a quella particolare visione che è subito dell’individuare un marito e una moglie: visione complessiva della famiglia significa dire contemporaneamente marito, moglie, figli, zii, nipoti, nonni… Consideriamo questa realtà come famiglia, altrimenti non siamo già SegnoPer n.6/2011


vita di Ac

più in condizione di ragionare sulla famiglia nella società odierna. Zygmunt Bauman dice che la società odierna è liquida: in una società liquida tutto diventa provvisorio come le dimensioni del liquido sono provvisorie e determinate dal proprio recipiente. Ciò determina la condizione di continua reversibilità, cioè la possibilità di connessione e disconnessione dalle relaSegnoPer n.6/2011

zioni interpersonali. Bauman, ad un certo punto, usa un’immagine per dire che un tempo le persone vivevano la loro vita come i missili balistici: data loro una direzione, quella era per sempre. Oggi invece assomigliamo – dice lui – alle cosiddette bombe intelligenti. Sono quelle che cercano l’obiettivo e cambiano continuamente direzione alla ricerca di un bersaglio che, anche di per

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vita di Ac

sé, è diventato Dobbiamo avere la mobile. Quali consapevolezza che sono le conse- se la nostra società guenze della liqui- non sta dità sociale nei “evaporando”, è confronti della perché la famiglia in famiglia? Come fa qualche modo tiene una persona a sapere se starà con un’altra tutta la vita? Un interrogativo così comune descrive una difficoltà interiore nel pensare i legami all’interno della società liquida. In un contesto in cui le relazioni sono reversibili, come si fa a pensare alla relazione irreversibile per eccellenza che per noi è il matrimonio? Lo facciamo perché per noi cristiani la famiglia nasce da un atto che noi consideriamo irrevocabile: la scelta, mia di te per sempre e tua di me per sempre, esiste se è libera e se riconosce un amore che viene da Dio. Esiste poi un altro atto irrevocabile: mettere al mondo un essere umano genera il legame; quando ciò accade, è per l’eternità. Questo legame di sangue fa della persona un figlio, un fratello, un nipote, un cugino, un pronipote di qualcuno... per sempre. Essere famiglia poi è essere convivenza:

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è nell’incontro naturalmente rinnovato con chi costituisce il resto della tua famiglia che si ha continuamente la conferma di ciò che si è, nel bene e nel male, perché la famiglia ferita non può che generare ferite nelle persone, mentre la famiglia sana e forte dà alla persona, che ritorna ogni giorno, quella sicurezza fondamentale che le permetterà di stare in piedi di fronte alle prove più dure della vita. Ogni famiglia, infine, così come si è SegnoPer n.6/2011


vita di Ac

costruita e delineata oggi, in questa società liquida, inevitabilmente deve fare i conti con alcune esigenze profonde di ogni persona. Proviamo ad individuarne quattro. La prima è il riconoscersi nell’altro, perché l’altro ti dice chi sei; la seconda è il misurarsi con l’altro, cioè sfidare il confronto tra la tua visione del mondo e l’esperienza del mondo che l’altro porta con sé. Misurarsi, verificarsi quindi, significa ricevere la conferma, il rifiuto, la correzione, la scoperSegnoPer n.6/2011

ta di un punto di vista diverso. Terza esigenza è l’essere persona amata senza condizioni: qui si rileva il discrimine tra la famiglia sana e la famiglia ferita. La quarta esigenza consiste nell’avere un luogo su cui poggiarsi. Nell’assenza di riferimenti, per corrispondere a queste esigenze, la famiglia si rende conto che con le sue sole forze, ha grosse difficoltà a dare risposte a tutte le sfide; perciò oggi esiste un enorme bisogno di ascolto e di accoglienza. Un esempio è costituito dai colloqui con i genitori a scuola: se l’insegnante è disponibile e attento, essi solo in minima parte sono dedicati al rendimento scolastico rispetto a quanto ci si confronta sui problemi di rapporto tra genitori e figli. Dobbiamo avere la consapevolezza che se la nostra società non sta “evaporando”, è perché la famiglia in qualche modo tiene. Molto si fa oggi per le famiglie, ma molto siamo chiamati ancora a fare rispetto a tre versanti: la preparazione dei giovani, remota rispetto alla vita della famiglia, la preparazione prossima alla vita della famiglia e la cura delle nuove famiglie che nascono.

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vita di Ac

L’imminente beatificazione ci offre l’opportunità per riscoprire una straordinaria figura, non meno interessante nella veste privata che in quella pubblica

di Paolo Trionfini

Il volto meno noto di Toniolo

imminente beatificazione di Giuseppe Toniolo offre l’occasione per riscoprire questa straordinaria figura, che è conosciuta soprattutto per gli aspetti che potremmo definire pubblici della sua personalità, dedita – come è noto – al campo degli studi, all’impegno nel movimento cattolico, al servizio del bene comune. In penombra, invece, rimane ancora il profilo che si potrebbe riduttivamente ricondurre al vissuto privato, al quale ci si deve accostare con la necessaria circospezione non solo perché si percorrono le pieghe intime della sua parabola biografica, ma anche perché si deve penetrare il terreno su cui si alimentarono le scelte pubbliche. A scorrere anche solo in uno sguardo di superficie la sua vicenda esistenziale, si rimane colpiti dalla vastità di interessi coltivati, dalla molteplicità delle attenzioni maturate, dalla pluralità di campi di impegno praticati. Si è, insomma, come di fronte a un prisma, composto da tante facce, che riflettono fasci potenti di luce, di cui immediatamente non si riesce a cogliere la sorgente. È

solamente nel vissuto privato, per l’appunto, che la sua figura acquisisce, in un apparente paradosso, la solidità che la proiezione pubblica non riuscirebbe pienamente a restituire. È solamente nella struttura della sua coscienza che il suo profilo più conosciuto acquisisce pienezza. Giuseppe Toniolo, infatti, è stato giustamente definito come uomo della sintesi. A questo approdo il futuro beato è arrivato attraverso una spiritualità coltivata tenacemente: «Invano – ha lasciato scritto – l’azione esteriore torna ordinata e feconda (giusta i disegni della Provvidenza) senza che la preceda e accompagni costantemente la vita interiore, l’esercizio cioè delle virtù intime nella quotidiana riforma di sé». Questo radicamento ha costituito l’anello di congiunzione tra fede e vita, che si sono intrecciate inestricabilmente nella dimensione ordinaria della sua esistenza, continuamente proiettata nella ricerca della volontà di Dio: «Oh! Mio Dio, lasciate dunque – ha idealmente aggiunto – che io vi faccia una preghiera che tutte le altre riassume, la preghiera che voi mio sovrano, mio padre, mio

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Il futuro beato Giuseppe Toniolo

maestro, mi avete insegnato: fìat, fìat voluntas tua!». In questa tensione si è incarnata la santità di Toniolo, il quale il 1° maggio 1888 ha appuntato una considerazione eloquentemente incisiva: «Rammenterò quanto mi disse oggi il mio confessore: devi oggi promettere di farti santo – ciò che è facile cosa, tutta consistendo nel far la volontà di Dio!». Sul centro gravitazionale della sua vita, si è attivata una convergenza delle scelte che ne hanno via via determinato l’orientamento, in un senso che, alla luce di quanto sottolineato, si potrebbe definire vocazionale. Concretamente Toniolo ha risposto alla chiamata del Signore attraverso il matrimonio con Maria Schiratti, con la quale ha avuto sette figli, tre dei quali sono morti in tenera età. Anche la vita familiare ha preso consistenza nell’immersione quoSegnoPer n.6/2011

vita di Ac

tidiana alle fonti spirituali. L’unione con la moglie si è, infatti, riflessa in un’interiorità vissuta come coppia e trasmessa ai figli. La condivisione è stato il motivo conduttore della vita familiare. Come ha ricordato la figlia Teresa, il padre tutte le domeniche riuniva i figli per spiegare il Vangelo. Questa “buona pratica” trovava poi riscontro nelle meditazioni quotidiane che teneva con i figli, per fissare un «pensiero» in grado di accompagnarli «per tutto il giorno». L’amore verso i figli è stato il cuore della sua vocazione educativa, che si è nutrita immancabilmente alle radici spirituali. In fondo, anche il profilo di Toniolo come educatore è stato illuminato dalla fede, come richiama il proposito espresso per i suoi studenti: «aver massima sollecitudine dei miei discepoli, trattandoli come sacro deposito, come amici del mio cuore, da dirigere nelle vie del Signore. Non lasciarmi guidare nelle mie azioni o nel mio contegno verso di loro da alcun motivo di amor proprio, ma solo dalla carità e dalla gloria di Dio». La figura privata di Giuseppe Toniolo, insomma, appare – sulla scorta di queste rapide pennellate – non meno significativa della sua proiezione pubblica. Nel cammino di preparazione alla beatificazione, può essere, allora, stimolante per tutta l’Azione cattolica, che lo ha avuto come presidente, riscoprire il vissuto più intimo e, quindi, più autentico di Giuseppe Toniolo.

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vita di Ac

Per rispondere al fenomeno della mobilità, l’Ac propone attraverso l’iniziativa “Offro casa” non solo sostegno logistico ai fuorisede ma anche l’accoglienza in una famiglia

di Luisella Siviero

n continuo aumento è in questi anni il fenomeno della mobilità, che non investe solo il mondo giovanile ma anche quello degli adulti. Quante sono, infatti, le persone, anche tra i nostri associati, che la precarietà del lavoro o i motivi di studio spingono in città lontane, distaccati dagli affetti e da una normalità di vita che investe un po’ tutte le dimensioni a essa collegate. L’associazione, dunque, non può sentirsi estranea rispetto a questo tema, ma interessata e propositiva. Pensando ai fuorisede, l’Azione cattolica italiana ha ideato il “Progetto Tobia”, rivolto proprio ai quei giovani che, per motivi di studio o lavoro, si trasferiscono dalla propria diocesi di origine in un’altra diocesi italiana. L’obiettivo del progetto è quello di accompagnare e dare continuità al percorso di formazione umana e spirituale; inoltre ha lo scopo di accogliere le persone nelle diocesi di arrivo e aiutarle a vivere la situazione di fuorisede come un’esperienza non di solitudine ma inserita nel cammino di comunità dell’associa-

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Dove c’è associazione c’è casa zione. Proponendo e sostenendo adeguate iniziative volte a realizzare, con lo stile tipico dell’associazione, dei momenti di incontro, di studio, di preghiera, il “Progetto Tobia” rappresenta, infatti, un’interessante modalità per favorire lo scambio di esperienze umane e associative, che fa dell’accoglienza e del sostegno dei fuorisede una grande opportunità. In collegamento con questo progetto, il settore Adulti propone a livello nazionale l’iniziativa “Offro casa”, attraverso la quale si invita a porre attenzione al problema dell’alloggio per i fuorisede, costretti sia da motivi di studio che di lavoro a trasferirsi in luoghi diversi rispetto alla residenza abituale. Con quest’iniziativa s’intende fornire un sostegno logistico, accogliendo in casa studenti o lavoratori presso famiglie associative disponibili, attraverso l’attivazione di collegamenti tra i centri diocesani, in modo che ci sia una segnalazione reciproca delle persone che si trasferiscono temporaneamente in altre città. Vuole essere, inoltre, un piccolo segno per sollecitare i gruppi adulti di SegnoPer n.6/2011


vita di Ac

Ac, l’intera associazione parrocchiale e la comunità ecclesiale sui temi dell’accoglienza. La proposta desidera venire incontro ai fuorisede nel risolvere il bisogno pratico dell’alloggio, ma anche nel sostenerne SegnoPer n.6/2011

l’inserimento in un contesto comunitario e di relazioni. Pensiamo, infatti, all’iniziale disagio degli studenti che, lasciando realtà piccole per trasferirsi in una città universitaria di medie e grandi dimensioni, devono costruire attorno a sé relazioni nuove di amicizia, o quello degli adulti che hanno abbandonato legami familiari, amicali e sociali per ritrovarsi nel vuoto dell’anonimato. L’accoglienza in una famiglia potrà arginare il senso di solitudine e di smarrimento e nel contempo favorire l’inserimento nei gruppi e in una nuova comunità ecclesiale. L’iniziativa, poi, può dare avvio a un’esperienza umanitaria, di buona convivenza e collaborazione, quando ad accogliere nella proprie abitazioni sono

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È evidente come Il “Progetto Tobia” e l’iniziativa “Offro casa” costituiscano insieme un programma sinergico a favore dei fuorisede, che coinvolge tutta l’associazione

persone anziane e/o sole che dispongono di una stanza in più da offrire ai fuori sede, magari ad un costo d’affitto agevolato, in cambio di compagnia e di piccoli servizi utili alla gestione della casa. Per decollare, il progetto di “Offro casa” implica la messa in relazione dell’offerta e della richiesta: in questo senso diventa fondamentale la rete tra i centri diocesani “ospitanti” e quelli di provenienza dei fuorisede. Per questo, un ruolo chiave esercita la segreteria nazionale del settore Adulti, che sarà il motore di collegamento, dal momento che ad essa dovranno pervenire le segnalazioni sia di disponibilità all’accoglienza sia di richiesta di alloggio raccolte dai centri diocesani. È evidente come Il “Progetto Tobia” e l’iniziativa “Offro casa” costituiscano insieme un programma sinergico a favore dei fuorisede, che coinvolge tutta l’associazione. Ancora una volta non si tratta di pensare cose straordinarie, ma di

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valorizzare l’ordinario e permettere ai tanti soci che ogni anno lasciano la propria città di trovare, oltre alla soluzione del problema alloggio, una dimensione che privilegi la vita ordinaria, la costanza nelle relazioni, la bellezza di sentirsi in famiglia, ma anche la possibilità di sperimentare che, in qualsiasi luogo d’Italia ci si trovi, dove c’è associazione, c’è casa. COME FARE in breve gli aspetti normativi (fiscali) 1) Nel caso di ospitalità volontaria gratuita: ■ Nessun onere fiscale graverà sul proprietario dell’immobile; ■ È indispensabile sottoscrivere un piccolo contratto di concessione gratuita dell'immobile (con bollo postale e data certa); ■ Giustificare la gratuità del contratto attraverso la specificazione di adesione all'iniziativa; ■ Eventuale obbligo assicurativo di versare i contributi allo studente in caso di ospitalità gratuita in cambio di piccoli servizi (assistenza scolastica ai bambini, piccole pulizie di casa...).

2) Nel caso di ospitalità volontaria con pagamento di un canone di locazione: ■ Il canone dovrà essere assoggettato all'imposta sul reddito per le persone fisiche per l’85% del suo ammontare, salvo l’eventuale volontà di aderire al regime della cedolare secca; ■ Verificare l’eventuale sconto sul canone sottoscritto dalle maggiori rappresentanze sindacali nel comune dove l’immobile è ubicato.

* Una documentazione più dettagliata per un’eventuale stipula di rapporti convenzionali o contrattuali può essere scaricata dal sito web dell’Azione cattolica italiana o richiesta alla Segreteria nazionale del settore Adulti, sig.ra Elisabetta Pea, tel. 06 66132438, e-mail e.pea@azionecattolica.it. Consulenza giuridica può essere fornita dal dott. Gionnj Di Cesare, Centro nazionale ACI tel. 06 66132415 e-mail g.dicesare@azionecattolica.it.

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Anche i giovani hanno il diritto di far sentire la loro voce: la partecipazione, ai vari Tavoli e Forum nazionali, è una strada per concretizzare la scelta della condivisione

di Alessandro Trovato

artecipare ed essere un cittadino attivo vuol dire avere il diritto, i mezzi, il luogo, la possibilità e, se del caso, il necessario sostegno per intervenire nelle decisioni, influenzarle ed impegnarsi in attività ed iniziative che possano contribuire alla costruzione di una società migliore». Un diritto quindi, come recita il preambolo della Carta europea di partecipazione dei giovani alla vita locale e regionale (2003), ma anche «un dovere da esercitare consapevolmente da parte di tutti, in modo responsabile e in vista del bene comune» (Compendio della dottrina sociale della Chiesa, 189). Ecco come vediamo la partecipazione dei giovani alla comunità civile anche in questo periodo di crisi, in cui essa è inevitabilmente influenzata da un contesto in cui i figli, per la prima volta dopo tanti anni, hanno la sensazione che vivranno in condizioni economiche peggiori (o quantomeno più instabili) dei propri genitori. Questa scarsa fiducia nel futuro e la precarietà quotidiana che schiaccia sull’oggi portano spesso i giovani a una disaffezione nei confronti della politica e a un disinteresse apparentemente diffuso. Accanto a queste

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L’importanza di esserci difficoltà si registrano, però, nuove opportunità legate principalmente a un risveglio di una coscienza critica e a una maggiore libertà nella partecipazione, che non è più vincolata ai rigidi schemi ideologici del passato e ha a disposizione nuove tecnologie e ampio accesso alle informazioni. Di fronte a situazioni assai diversificate, quindi, in cui convivono processi di esclusione e disimpegno con picchi di partecipazione o contestazione radicale, assistiamo a un mutamento della partecipazione, costituita spesso «da scelte di adesione a distanza, originate da un forte impulso emotivo, ma più raramente accompagnate da meccanismi di impegno a lungo termine ed assunzione di responsabilità» (Riccardo Grassi – Istituto Iard rps, 2010). In uno scenario così complesso, tra vecchie e nuove forme di partecipazione qual è lo stile con cui i giovani di Azione cattolica sono chiamati a partecipare alla vita della società, a partire proprio dai quei luoghi che abitano e nei quali spesso già si spendono a livello associativo? Prendendo in prestito le parole che papa Benedetto XVI ci ha donato, potremmo rispondere che la partecipazione di un SegnoPer n.6/2011


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borare e progettare insieme proposte e contenuti in vista degli incontri, istituzionali e non, del Forum nazionale dei giovani, partecipando sempre più attivamente e consapevolmente. Proprio il Forum nazionale dei giovani, al centro delle recenti consultazioni del Presidente del consiglio Mario Monti, è un’altra realtà in cui come giovani siamo coinvolti sin dalla sua istituzione, riconosciuta con la Legge 30 dicembre 2004 n. 311 dal Parlamento italiano. Il Forum è l’unica piattaforma nazionale di organizzazioni giovanili, con più di 80 organizzazioni al suo interno, che rappresenta uno spazio di dibattito e condivisione di esperienze tra le associazioni giovanili e le istituzioni non solo italiane ma anche europee (attraverso la partecipazione all’European Youth Forum), presso le quali svolge un ruolo consultivo e propositivo in tema di politiche giovanili. Mira, inoltre, alla partecipazione dei giovani alla vita sociale, civile e politica del paese, coinvolgendoli nei processi decisionali anche a livello regionale e locale. Una partecipazione, quindi, che parte dal locale e guarda al globale e alla quale i giovani dell’Ac possono dare un grande contributo, grazie all’esperienza associativa da sempre prossima alle persone e al territorio parrocchiale e diocesano. Un’esperienza associativa, fatta di esercizio di democrazia e di corresponsabilità, che diventa per i giovani la base da cui partire per una partecipazione profetica che restituisca alle varie istituzioni della società la vivacità e la progettualità di cui necessitano.

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giovane di Ac dev’essere generosa, accogliente e solidale. Generosa perché parte da una chiamata ad amare, a voler uscire da sé per incontrare gli altri, dal tralasciare il proprio interesse per dedicarsi al bene comune. Una partecipazione di giovani che si riconoscono «discepoli di un Signore che per il mondo ha dato la vita» (Progetto Formativo – 4.1). Accogliente perché finalizzata alla promozione efficace del dialogo e dell’ascolto delle differenze, senza per questo perdere la propria identità. Giovani che partecipando accolgono anche i limiti e le mancanze della società nella quale vivono, assumendosi la propria quota di responsabilità. Una partecipazione, infine, solidale, perché aiuta i giovani a farsi prossimi ai bisogni degli ultimi, dei piccoli, degli emarginati. Una solidarietà che porta a partecipare alle speranze e alle sofferenze della gente, ad una condivisione di vita che è già testimonianza. È con questo stile che il settore Giovani sta partecipando al Tavolo delle associazioni cattoliche, una realtà, rilanciata negli ultimi mesi, che mira a creare un terreno comune di valori e regole nel servizio al bene comune tra le organizzazioni giovanili d’ispirazione cattolica a livello nazionale. È un laboratorio di democrazia e corresponsabilità, dove porre le basi di partenza per percorsi di collaborazione a livello nazionale, regionale e locale, tra i diversi carismi e le diverse proposte delle organizzazioni legate al bene comune e alla cittadinanza. Infine è un luogo privilegiato in cui ela-

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Sarà Brescia la città che il prossimo 31 dicembre ospiterà la Marcia della Pace organizzata da Pax Christi, Caritas Italia e Cei: un’occasione che si ripete da 45 anni a questa parte

di Thomas Turelli

a prima Marcia di Capodanno fu organizzata il 31 dicembre 1968 a Sotto il Monte Bergamo (23 km) col titolo La pace non è americana, come non è russa, romana o cinese; la pace vera è Cristo (padre Davide Turoldo) e fu voluta per contestare il modo consumistico di iniziare l’anno e per appoggiare l’impegno per il riconoscimento dell’obiezione di coscienza. Da allora le Marce della Pace sono un evento di carattere nazionale, organizzato annualmente da Pax Christi, Caritas Italia e Commissione per i Problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace della Cei in una diversa città italiana e sono diventati momenti di sensibilizzazione sui problemi urgenti della società civile ed ecclesiale. Fin dal 1968 le marce vennero dedicate al tema della “Giornata Mondiale della Pace” istituita da papa Paolo VI il primo giorno dell’anno. Per la celebrazione della 45ª Giornata Mondiale della Pace del prossimo 1° gennaio 2012 il Santo Padre Benedetto XVI ha scelto il seguente tema: Educare i giovani alla giustizia e alla pace. Il tema

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Un capodanno alternativo entra nel vivo di una questione urgente nel mondo di oggi: ascoltare e valorizzare le nuove generazioni nella realizzazione del bene comune e nell’affermazione di un ordine sociale giusto e pacifico dove possano essere pienamente espressi e realizzati i diritti e le libertà fondamentali dell’uomo. La Marcia per la pace quest’anno si terrà a Brescia il 31 dicembre 2011. Per la nostra città, e in particolare per le associazioni laicali del territorio, questa è un’occasione importantissima per coinvolgere i giovani in un modo “sano e profondo”, soprattutto quest’anno in cui sono i protagonisti diretti del messaggio e dell’evento, e per farli riflettere su tematiche loro vicine. Dal punto di vista organizzativo sono state coinvolte le realtà bresciane maggiormente impegnate con i giovani: Acli, Agesci e Azione cattolica. In particolare come settore Giovani di Ac abbiamo deciso di cogliere l’occasione e di valorizzare al massimo il significato e la partecipazione alla Marcia stessa, tanto da individuarla come “lancio ufficiale” e iniziale delle nostre attività diocesane SegnoPer n.6/2011


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(sussidio e festa) legate al Mese della Pace. Probabilmente sarà difficile coinvolgere numeri da record, viste le diverse alternative che i giovani hanno a disposizione, ma noi ci crediamo e puntiamo a questo evento. Inoltre, al di là di come andrà a finire, questi incontri organizzativi pre-marcia sono stati utili a livello extra-associativo diocesano per iniziare nuovi rapporti appunto con altre realtà e creare una possibile base di collaborazione anche in vista di eventi futuri. Due note veloci sul programma: la Marcia toccherà alcuni luoghi significativi per la città di Brescia, sia dal punto di vista simbolico sia dal punto di vista storico, come il piazzale davanti all’Iveco, storica fabbrica di mezzi pesanti SegnoPer n.6/2011

(camion) che è stata per anni l’emblema sia della fabbrica (era la più grande della città) sia del lavoro operaio, quello delle famose “tute blu”, che qui hanno condotto lotte in difesa della dignità dei lavoratori. Oppure il CamperEmergenza (già destinatario di un’iniziativa di solidarietà diocesana di qualche anno fa): in realtà CamperEmergenza non è un luogo, ma è il nome di un’associazione che si occupa di portare sostegno, attraverso appunto un camper in giro per la città, alle persone disagiate, con speciale attenzione ai poveri senza fissa dimora. Altre informazioni tecniche si trovano sul sito della diocesi di Brescia all’indirizzo http://www.diocesi.brescia.it (basta poi trovare il link)

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Anche quest’anno, a Massa, sarà possibile visitare il presepe vivente e interattivo messo in scena dai giovani di Ac al termine di un cammino di preparazione di circa tre mesi

di Luca Bortoli

C’era una volta e c’è ancora

i piedi del colle su cui si erge la rocca medievale dei signori Malaspina, le operazioni sono state perfezionate: l’attesa febbrile sfumerà il giorno di Natale e sarà di nuovo tempo di presepe vivente interattivo. «Quest’anno siamo giunti alla quinta edizione» spiega Marco Leorin, vicepresidente per il settore Giovani dell’Ac di Massa Carrara e Pontremoli. «La prima si è svolta nel 1999 e da allora si ripete ogni tre anni a Massa. Nel 2000, nel 2003 e nel 2006 ci sono state anche tre edizioni a Carrara». L’idea, più di dodici anni fa, è nata all’interno del gruppo di formazione permanente degli educatori del settore Giovani. L’intento era proporre una particolare esperienza di fede ed evangelizzazione ai giovani e giovanissimi, cogliendo l’occasione dell’anno giubilare. Da allora la macchina non si è più fermata, dando vita periodicamente a un’esperienza che Marco Leorin non esita a definire «unica». La particolarità del presepe vivente, riprende il vicepresidente, «sta nel far interagire direttamente i visitatori con i personaggi.

Questi parlano, agiscono e sono vestiti come nella Palestina di 2000 anni fa». Il percorso della visita si snoda quindi attraverso una serie di tappe che rievocano il clima della Gerusalemme dell’epoca, per poi giungere fino alla capanna di Betlemme all’incontro con la sacra famiglia. Il visitatore assume il profilo del pellegrino che affronta un cammino dai tratti fortemente scenografici e folkloristici. Ma l’obiettivo principale rimane tuttavia l’incontro personale con Cristo grazie a un’esperienza contraddistinta anzitutto dalla dinamica di fede posta all’interno della cornice cittadina. «La prima tappa – spiega Leorin – sarà il varco dei romani, impegnati nel censimento, che rivolgeranno il loro burbero Ave al visitatore. Percorrendo poi le strade del borgo adiacente al castello Malaspina, si incontreranno paesani, popolane, mendicanti e lebbrosi che riferiranno delle voci che si sentono in paese sulla nascita di un nuovo re». La grande città di Gerusalemme riprenderà vita nei cortili della rocca: tra i suoi mercati, gli artigiani e i sacerdoti del Tempio,

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ni della rappresentazione». A disposizione degli interpreti lungo tutto il periodo ci sono un sacerdote e un collaboratore teatrale che curano gli aspetti essenziali di ogni personaggio, fino alla compilazione di una scheda che riassume la storia e la situazione attuale del singolo carattere. Lo scopo è rendere quanto più realistico possibile l’impatto col visitatore, in modo da creare un’esperienza di vero annuncio. «Il presepe è un momento fondamentale per l’associazione» riprende Marco Leorin. «Anzitutto dal punto di vista dell’unitarietà: pur essendo il settore Giovani l’anima dell’iniziativa, il coinvolgimento di ragazzi e adulti è massimo. C’è poi l’importantissimo cammino di fede che compie chi partecipa da dentro. È, infine, l’opportunità per noi di annunciare in un modo innovativo la nascita di Gesù a tutta la città e al territorio». Con una media di 13 mila visitatori per ogni edizione, il presepe vivente interattivo è un appuntamento consolidato. Sarà possibile visitarlo nei giorni di Natale e di santo Stefano e poi il 5, il 6 e il 7 gennaio. L’ingresso, gratuito e regolamentato per questioni organizzative, sarà possibile tra le 19.30 e le 21.30. Per info: wwww.azionecattolicams.it

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saranno Zaccaria, Anna e Simeone ad andare incontro ai visitatori. Qui vive re Erode, attanagliato dal terrore di essere sostituito dal bambino annunciatogli dai Magi, circondato dalla sua corte, composta da soldati, servi e concubine. Lungo la discesa che porta a Betlemme i pastori annunceranno la gioia del loro incontro con il Salvatore e accompagneranno il visitatore al momento clou del percorso. Anche in questo 2011 saranno più di duecento le persone coinvolte nell’organizzazione del presepe vivente interattivo. Responsabile dei personaggi è Francesco Manfredi, educatore giovanissimi della diocesi: «A chi si mette a disposizione per interpretare un personaggio – spiega – viene offerto un percorso di preparazione che dura circa tre mesi. Anzitutto ognuno sceglie che tipo di personaggio intende rappresentare in base al proprio momento di vita, al luogo in cui si sente a proprio agio. Quindi parte la formazione che ha un livello culturale in cui si studiano gli usi, i costumi, le tradizioni, le posizioni sociali e la mentalità del tempo. C’è poi un livello di carattere interpretativo dedicato alla resa scenica con prove di tipo teatrale. Ma c’è soprattutto un livello spirituale. Chi vive il presepe da dentro viene invitato a porsi domande legate alla fede, quindi a lasciare del tempo per la preghiera e la riflessione personale durante l’Avvento e sulla scorta di questo vivere l’esperienza nei gior-

Con una media di 13 mila visitatori per ogni edizione, il presepe vivente interattivo è un appuntamento consolidato. Sarà possibile visitarlo nei giorni di Natale e di santo Stefano e poi il 5, il 6 e il 7 gennaio

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L’Iniziativa annuale dell’Acr è un’occasione anche per i bambini e i ragazzi per essere testimoni della gioia di seguire il Signore lì dove sono chiamati a vivere

di Anna Teresa Borrelli

iniziativa annuale è nel cammino formativo dei ragazzi dell’Azione cattolica di tutta Italia un’occasione bella e unica per essere testimoni della gioia di seguire il Signore lì dove sono, con i loro coetanei, negli ambienti che ogni giorno abitano. In particolare, il mese di gennaio, tradizionalmente dedicato da tutta l’associazione alla riflessione e alla preghiera per la pace, diventa quel tempo favorevole e propizio in cui, a partire dal Messaggio del Santo Padre per la Giornata Mondiale della Pace, anche i bambini e i ragazzi si impegnano a costruire un mondo più bello e più giusto. Quest’anno l’Acr è, infatti, chiamata ad accompagnare i piccoli nell’andare diritti alla pace, nell’invitarli a seguire la via della giustizia e della verità per essere davvero apostoli di pace. Per i ragazzi dell’Acr, allora, andare diritti alla pace significa innanzitutto riconoscere nella nostra quotidianità la grandezza di questo dono a partire dalle relazioni che ogni giorno ciascuno di loro intesse a casa, a scuola, nei luoghi del tempo libero. Vuol dire, poi, guardare con attenzione il mondo che li circonda per lasciarsi interpellare da tutte quelle situazioni in cui non regna la

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Diritti alla pace pace perché i diritti fondamentali della persona sono stati violati. Imparare cosi a comprendere l’importanza che le regole hanno nella loro storia li aiuta a confrontarsi con tutte quelle esperienze in cui è stata violata una regola di diritto e questo ha portato le persone che hanno sbagliato a dover trascorrere un periodo di detenzione in carcere o in strutture che hanno come fine la rieducazione e il reinserimento nella società. Infine, in particolar modo quest’anno, li impegna a sostenere, con l’iniziativa di carità da vivere con le loro comunità, un progetto diretto a costruire in Bolivia presso un centro che attualmente accoglie ragazze minorenni detenute, una biblioteca, uno spazio di animazione e un asilo nido, dove anche i più piccoli che hanno commesso un errore possano continuare a studiare, giocare e vivere questo momento difficile della loro esistenza in modo dignitoso. Andranno così tutti insieme diritti alla pace, raccontando a tutti il loro desiderio di bene, annunciando la bellezza di costruire ogni giorno un mondo più bello, più umano dove ognuno, piccolo o grande, possa sentirsi davvero a casa! SegnoPer n.6/2011


di Carlotta Benedetti

i rinnova anche a febbraio l’appuntamento con il seminario di studio dell’Acr. Con letizia e semplicità di cuore. L’Acr a servizio dell’Iniziazione cristiana nella comunità: questo il titolo dell’appuntamento che avrà luogo il 18 e 19 febbraio a San Benedetto del Tronto e che continuerà la riflessione degli educatori e responsabili Acr di tutta Italia. Dopo essersi soffermati sul ruolo della famiglia oggi, nella società e nella Chiesa, e sulle relazioni tra genitori e figli e tra genitori ed educatori, l’occhio di bue degli educatori Acr vuole rimettere al centro la comunità cristiana come luogo fondamentale in cui educare i bambini e i ragazzi a vivere la Chiesa. Una comunità che è chiamata ad aiutare i ragazzi ad andare incontro al Signore, testimoniando la gioia dell’essere parte di una grande famiglia: da qui la necessità di recuperare il ruolo della comunità stessa all’interno dei percorsi di Iniziazione cristiana, non solo “utilizzando” i locali della parrocchia, ma vivendo la vita comunitaria a partire dalla celebrazione eucaristica. Gli Orientamenti della Chiesa italiana

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Obiettivo sulla comunità cristiana

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A San Benedetto del Tronto gli educatori Acr si ritroveranno il 18 e il 19 febbraio per un seminario di studio sull’Iniziazione cristiana

per il prossimo decennio parlano infatti della Chiesa come comunità educante, ricordando come «nell’unico corpo di Cristo, che è la Chiesa, ogni battezzato ha ricevuto da Dio una personale chiamata per l’edificazione e la crescita della comunità» (Evbv 35). Per questo la prima sessione di lavoro vuole da un lato leggere le nostre comunità con un occhio esterno, dall’altro sottolineare di nuovo la bellezza di essere parte di una comunità attraente, accogliente ed educante. Nella seconda sessione, invece, la riflessione si concentrerà maggiormente sull’iniziazione cristiana all’interno della comunità, mettendo a confronto esperienze esemplari, vissute in varie zone d’Italia: un modo per ridirci ancora una volta la ricchezza dell’esperienza della nostra associazione. Si tratta di un ulteriore appuntamento all’interno di un cammino di riflessione sull’Iniziazione cristiana che l’Acr offre a tutti gli educatori d’Italia per poter vivere il percorso formativo come un autentico cammino che accompagna i bambini e i ragazzi all’incontro vivo e vero con il Signore.

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L’impegno degli studenti di Azione cattolica, ribadito in una lettera al neo ministro Francesco Profumo, per costruire un sistema d’istruzione che contribuisca al cambiamento del paese

di Elena Poser

oi studenti di Ac... Ci impegniamo ad abitare le nostre scuole, divenendo protagonisti del cambiamento che auspichiamo. Ci impegniamo a vivere lo studio come servizio alla crescita di ciascuno e come servizio per la vita del nostro Paese e del mondo intero. Ci impegniamo a vivere la scuola come palestra di democrazia e convivenza civile, esercitandoci sin da ora a un impegno per la costruzione del bene comune, a partire dalla partecipazione agli organi collegiali: è questo lo stile che abbiamo scelto per testimoniare la nostra fede in Gesù Risorto. Noi studenti di Ac, ci impegniamo per costruire la Scuola che Serve!» (dal Manifesto degli studenti)

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Nel periodo in cui il nostro paese vive una fase di grandi cambiamenti, ha grandi aspettative e sta cercando le vie giuste per uscire dalla situazione di impasse in cui si ritrova, sono le parole che aprono quest’articolo a dover risuonare nella testa degli studenti! Non sono

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La scuola che serve parole nuove, ma vanno rinnovate ogni giorno: con queste frasi, infatti, si chiude il Manifesto degli Studenti consegnato durante la Scuola di formazione per studenti (SFS), svoltasi a Chianciano nel 2007, all’allora ministro dell’Istruzione Giuseppe Fioroni. A cinque anni di distanza, però, questi pochi, ma essenziali e irrinunciabili impegni non sono passati di moda e, al contrario, dovremmo portarli sempre con noi, impressi in modo indelebile nella nostra mente, scritti sulle pagine dei nostri diari: per non rischiare di dimenticarcene. Sono poche semplici frasi che dicono lo stile con cui vogliamo essere protagonisti del nostro tempo a scuola, che dicono il nostro desiderio di fare quegli esercizi di bene comune a cui forse, negli ultimi anni, siamo stati disabituati. È con le parole del manifesto degli studenti che pulsavano nel cuore che gli studenti del Msac hanno scritto una lettera al neo ministro dell’istruzione Francesco Profumo in cui sono messe in luce una serie di questioni che andrebbero al più presto riviste: SegnoPer n.6/2011


vita di Ac

Il diritto allo studio, di cui manca una legge quadro nazionale, che possa garantire a tutti le stesse possibilità d’istruzione e formazione. Una riforma degli organi collegiali che ristabilisca il sistema di partecipazione di studenti, docenti e professori all’autogoverno della scuola. Docenti di qualità e provvedimenti che definiscano in che modo i docenti debbano essere reclutati perché, se è vero che alle nostre scuole serve anche innovazione tecnologica, «nessun computer o altra apparecchiatura potrà mai sostituire il valore della relazione educativa. Nessun libro potrà trasmetterci l’amore per il sapere, la passione per una ricerca che alimenti la nostra vita intellettuale. Solo docenti preparati e appassionati, che avvertono quotidianamente la bellezza e l’urgenza del loro compito educativo, potranno essere testimoni e maestri credibili». SegnoPer n.6/2011

Una seria e globale revisione dell’offerta formativa. Lo chiediamo perché ci sentiamo impreparati ad affrontare le sfide che la cosiddetta “società della conoscenza” pone quotidianamente alla nostra vita. Abitare il tempo della globalizzazione richiede conoscenze, competenze, metodologie e strumenti innovativi, che restano troppo spesso ai margini dei nostri percorsi scolastici. Sappiamo però che non si può solo chiedere e pretendere senza dare. Serve l’impegno di tutti, serve avere chiaro in mente verso che scuola vogliamo tendere, qual è il disegno e la forma che vogliamo per le nostre scuole. Serve un progetto serio e serve ristabilire e ridirsi quale importanza vogliamo attribuire al sistema di istruzione del nostro paese. Noi crediamo che sia centrale e vitale ed è per questo che gli studenti di Ac si impegnano, come prima, più di prima, per costruire la scuola che serve.

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Anche il movimento Lavoratori si prepara all’Incontro mondiale delle famiglie di Milano. Nel segno dell’appartenenza alla grande famiglia dell’Ac

di Giuseppe Patta

n occasione del seminario sulla pastorale d’ambiente, realizzato a Roma nel weekend del 10 e 11 dicembre, il movimento Lavoratori, tra l’altro, ha iniziato a centrare la sua attenzione anche su un tema, che nelle prossime settimane vedrà impegnati l’Azione cattolica e tutta la Chiesa italiana: la famiglia. Partiamo da un dato: quando si tratta di pensare al futuro dei propri figli, la famiglia è sola e disorientata, perché alle legittime aspirazioni dei genitori sulla crescita e gli sbocchi professionali dei propri ragazzi spesso non corrispondono le effettive potenzialità dei territori di appartenenza, oppure ancora non si capisce che certi mestieri, per quanto (sulla carta) anche prestigiosi e di livello, non trovano sul “mercato” gli stessi sbocchi di altri lavori, forse meno “altolocati”, ma pur sempre lavori con tutta la loro dignità. I giovani hanno la carità nelle mani, ma spesso sono i loro genitori a influenzare le loro scelte.

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Il lavoro a portata di mano Ecco quindi l’idea di strutturare un percorso che aiuti la famiglia a prendere coscienza e valorizzare le risorse offerte dai territori di appartenenza ed insieme tenga conto delle legittime aspirazioni che si nutrono nei confronti dei propri figli. Un cammino, ancora, che individui ciò che si ha a disposizione e i soggetti necessari perché sia un percorso efficace e di successo: la famiglia, infatti, deve esser in grado di trovare nelle scuole, nelle istituzioni e nelle parrocchie (ciascuno con un proprio specifico ruolo) degli alleati e non dei soggetti estranei o esterni. Filo conduttore di questo programma l’appartenenza, perché l’Ac più di ogni altra realtà incarna l’essere famiglia (la nostra intergenerazionalità ci rende un unicum nel panorama associativo) e lo stare tra le persone, il nostro “stare dentro”. Dai laboratori sono uscite idee particolarmente stimolanti che probabilmente verranno messe a tema, in futuro, come contributo di avvicinamento all’esperienza di Milano 2012. SegnoPer n.6/2011


di Giuseppe D’Ambrosio

uando si pensa alla famiglia, soprattutto nel periodo natalizio, viene immediatamente alla mente il quadro dell’albero di Natale, le luci, i regali, la tavola imbandita e, in generale, quel bel senso di armonia che un po’ tutti conosciamo. In questo spazio stavolta vogliamo raccontare la storia un po’ diversa di una famiglia e la storia di una famiglia diversa. La prima viene dalla diocesi di Alghero Bosa (ma sono tantissime le realtà coinvolte), dove il Mlac, insieme alla Caritas, sta seguendo la vicenda di una delle migliaia di famiglie sbarcate sulle nostre coste dall’Africa. Il loro sarà un Natale come il nostro proprio grazie all’impegno della Caritas, che riesce (qui come altrove e sempre con lo stesso stile) a garantire accoglienza e calore, ma nei loro occhi si vedono ancora un barcone stracarico di persone (trecento, hanno raccontato) imbarcato poco prima di quello che poi ha fatto naufragio: quando si chiede di quel viaggio la mamma stringe istintivamente il piccolo che dorme beato tra le sue braccia. Sarà un Natale sicuramente diverso, il loro. L’altra storia arriva da Oria, dove dei ragazzi provenienti da diverse realtà di servizio (Azione cattolica, Mlac e Acr, oratorio, cate-

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Natale con l’“altro”

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Dalla Sardegna e dalla Puglia due storie di solidarietà che raccontano come, ancora oggi, Dio si fa carne e viene ad abitare in mezzo a noi

chismo, associazioni per l’adozioni internazionali...) hanno pensato di fare delle loro esperienze nel campo una professione: nel 2008 con l’apporto del progetto Policoro hanno costituito la cooperativa sociale “Alveando”. La prima domenica di Avvento di quest’anno hanno ricevuto una telefonata che chiedeva loro la disponibilità a ospitare dei minori sbarcati sulle coste pugliesi. La voglia di accogliere e far star bene quei ragazzi ha dato a tutti i soci, e non solo, la forza di mettere su una casa tutta per loro in soli due giorni. L’esperienza di uno su tutti racconta il loro Avvento in “Casa Alveando”: Nic (nome di fantasia), un ragazzo mussulmano, non ha più il papà e ha perso i contatti con la madre e la sorella durante la fuga dal suo paese. Non ha nessuno a cui telefonare per dire che è sbarcato sano e salvo; ha voglia, però, di vivere una festa se pur cristiana, insieme a tutti gli “zii” che dalla prima sera gli hanno preparato il letto caldo, e che non mancheranno, se pur nel rispetto della sua confessione, di preparargli un pasto succulento la vigilia di Natale da consumare insieme, attorno allo stesso tavolo, come una bella, grande e diversa famiglia. Due storie per... un gran bel Natale!

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La XII Indagine nazionale sulla condizione dell’infanzia e l’adolescenza in Italia, a cura di Telefono Azzurro ed Eurispes, fotografa una realtà in cui essere genitori oggi è più difficile che in passato

di Vincenzo Lumia

di questi giorni la XII Indagine nazionale sulla condizione dell’infanzia e l’adolescenza in Italia: una rilevazione svolta da Telefono Azzurro ed Eurispes che fotografa atteggiamenti, idee, comportamenti dei bambini e degli adolescenti italiani. Tra le tematiche messe a fuoco dall’indagine la famiglia, i media e le nuove tecnologie, il tempo libero, la scuola, i comportamenti a rischio, il bullismo; con tre precisi filoni di indagine: l’adolescenza, la genitorialità, il confronto intergenerazionale. Dati estremamente interessanti per la riflessione e una progettualità “contemporanea”, segnata dalle sfide e dalle specificità del tempo presente, con una nota che a mio avviso merita una particolare sottolineatura: tra analisi e percorsi possibili di intervento, l’insistente richiamo a ciò che è proprio dell’educazione e delle responsabilità degli adulti, dei genitori in particolare, a partire da un elemento incontrovertibile: Essere genitori oggi è più difficile rispetto al passato. Senza dimenticare la lezione che ci viene da Vittorio Bachelet, il quale

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dopo aver citato Socrate e una tavoletta assira del 2888 a.C. sui riprovevoli comportamenti dei giovani, raccomandava: «Cerchiamo dunque di non essere profeti di sciagura e di guardare alle cose con realismo ma con serenità: di vedere rischi e pericoli, ma anche le possibilità di bene». Certamente sono da rilevare una forte carenza di intenzionalità e responsabiliSegnoPer n.6/2011


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tà educative tra adulti in genere, una consapevolezza dell’inadeguatezza rispetto al difficile compito educativo e, soprattutto, tralasciando l’alibi della consolante accusa alla società, il dramma della condizione adulta: un bisogno d’amore, soddisfatto con surrogati tossici per sé e per gli altri, un’incapacità di saper conciliare la sana cura di se stessi, con quella delle nuove generazioni, la SegnoPer n.6/2011

lacerazione del tessuto culturale, sociale, etico e morale, una disarmata solitudine, a fronte della necessità di una maggiore solidarietà educativa per affrontare le inedite problematicità rilevate dall’Indagine. Ovviamente non per fare degli adulti i noti e soliti capri espiatori su cui riversare ogni colpa e responsabilità: il nostro è il tempo della frammentazione, dei muta

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menti talmente vorticosi da creare smarrimento, disorientamento... mentre risultano inadeguati l’equipaggiamento esistenziale e le competenze necessarie per poter venire incontro alle paure e all’incapacità delle nuove generazioni di affrontare le difficoltà e la loro solitudine: la grande assente è la “compagnia” educativa da parte degli adulti, che viene fortemente richiesta anche se in modo non esplicito, contraddittorio, anzi il più delle volte con la maschera dell’arroganza, dell’indifferenza, del rifiuto. Dentro un contesto sociale nel quale bambini, fanciulli, ragazzi vengono espropriati della loro infanzia e immediatamente catapultati nel “mondo”, nei “riti” degli adulti. Mancano i tempi, l’esercizio faticoso del perseguire la meta e del conquistarla: la parola d’ordine prevalente è diventata tutto e subito. Senza cadere nell’errore di scambiare gli effetti con le cause: pubblicità, massmedia sono conseguenze, effetti di precisi progetti economici, culturali e politici e di habitus mentali ormai radicati. Qualche ipotesi di lavoro, quindi, in linea tra l’altro con la “raccomandazione” dell’Indagine: Generazioni a con-

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fronto: insegnare ai ragazzi, imparare dai ragazzi. La famiglia innanzitutto, ma i diversi luoghi, dove adulti e giovani insieme vivano una compagnia autentica, una relazione fatta cioè di dialogo, autenticità e riconoscimento delle diversità, dove si sperimenta non soltanto la tolleranza, ma la convivialità delle differenze, la consapevolezza, la ricerca del senso. I luoghi, cioè, del conoscere, del capire, del confronto franco e leale, del discernere: «Anch’io, seduto sulla soglia della capanna, guardo stelle e razzi apparire e sparire, penso alle esplosioni che avvelenano i pesci nel mare, e agli inchini che si scambiano, tra un’esplosione e l’altra, quelli che decidono le esplosioni. Vorrei capire di più». (Calvino, Prima che tu dica pronto). Una compagnia con senso, cioè, che si fa azione comune, progettazione, sperimentazione, ampliamento degli orizzonti mentali ed esistenziali: non è tutto qui, c’è un Oltre da scoprire e conoscere insieme. Riproporre la centralità dell’azione educativa: non attraverso vuote affermazioni di principio, scadremmo nella retorica. SegnoPer n.6/2011


Sono necessari itinerari, progetti, strutture, politiche, risorse, per sistemi educativi e formativi di qualità. Riscoprire la valenza educativa insita nella condizione adulta e, nello stesso tempo, non sentirsi arrivati, ma aperti alla novità, e ai diversi punti di vista, a saper gestire il conflitto come occasione positiva di incontro e di crescita. Creare e ampliare i luoghi e gli strumenti perché adulti e nuove generazioni abbiano le competenze e gli strumenti per poter svolgere con consapevolezza e responsabilità il difficile mestiere di vivere la vita. Richiamare e pretendere il ruolo delle istituzioni nei confronti delle politiche educative e sociali. Decentrarsi delle diverse agenzie e dei soggetti educativi, rispetto al soggetto in crescita, da servire nella sua unità e complessità. Un progetto educativo globale che eviti le schizofrenie, la cosiddetta “Babele educativa”: contraddittorietà, cioè, di messaggi e proposte che creano confuSegnoPer n.6/2011

vita di Ac

Un secondo patto educativo: generazioni diverse insieme per una nuova qualità della vita, che parta dalle esigenze esistenziali più profonde, per combattere ciò che umilia e offende la dignità della persona

sione e disorientamento, senza imporre modelli mutuati dal passato in maniera acritica e rifuggendo, sempre e comunque, dalla logica della crociata. Un primo patto educativo: educatori a vario titolo, insieme, per operare in modo sinergico nella comunità, migliorare la società e non arrendersi passivamente a strategie e progetti mossi esclusivamente da interessi finanziari, economici, politici. Un secondo patto educativo: generazioni diverse insieme per una nuova qualità della vita, che parta dalle esigenze esistenziali più profonde, per combattere ciò che umilia e offende la dignità della persona. La possibilità del lavoro ai giovani, innanzi tutto come diritto di cittadinanza. Agli slogan, ai luoghi comuni, alla cura dell’immagine... dobbiamo poter contrapporre il valore del discernimento e dell’auto-progettualità: conoscere, capire, mettersi in gioco debbono essere i verbi che adulti e giovani insieme dobbiamo imparare a coniugare nei nostri comportamenti quotidiani, nelle nostre scelte personali, sociali e politiche.

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fede in cammino

L’accompagnamento spirituale è la ricerca della volontà di Dio nel concreto quotidiano con l’aiuto e il sostegno di un’altra persona. Perché la santità si raggiunge solo insieme

di Ugo Ughi

l termine del cammino delineato nei numeri precedenti di SegnoPer sull’accompagnamento spirituale, riassumiamo i suggerimenti offerti intorno a sette espressioni, mutuate dalla descrizione della direzione spirituale, fatta da padre Maurizio Costa SJ in Direzione spirituale e discernimento, Roma 2009, pp. 75-76, dove leggiamo: la direzione spirituale è «l’aiuto che un uomo, attraverso una comunicazione di fede, dà all’altro, perché divenga se stesso in piena verità, cioè in questo concreto ordine di Provvidenza, e, sotto la guida, l’aiuto e il sostegno del direttore, possa liberamente intraprendere il cammino e l’itinerario della vita spirituale verso la santità, imparando a discernere la volontà di Dio nel concreto quotidiano, attraverso l’esercizio stesso di un discernimento». È evidente che non è una definizione: sarebbe troppo lunga e complicata! È il tentativo di descrivere una realtà bella e importante e, nello stesso tempo, complessa e impegnativa. L’abbiamo riportata per chi volesse sviscerarla con calma e apprendere in maniera più completa il

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Perché ciascuno sia se stesso significato e il valore dell’accompagnamento spirituale. Proviamo a semplificare intorno a un settenario: - ricerca della volontà di Dio, per poterla scoprire e vivere. È lo scopo dell’accompagnamento spirituale, perché è la finalità stessa della vita cristiana: «Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre», dice Gesù. Nell’accoglienza e nel compimento della volontà di Dio è la nostra pace, la soddisfazione dei nostri desideri più autentici e delle nostre attese di armonia, di bene e di felicità. La conclusione del discorso della montagna ci dice che in essa si costruiscono personalità belle e solide. - nel concreto quotidiano. Non si tratta di cercare momenti speciali e privilegiati, ma di riconoscere la presenza del Signore nella vita di ogni giorno ed esprimere nelle scelte e nelle azioni più comuni la nostra fede e il nostro amore per Dio e per gli altri. La fedeltà e l’amore nelle piccole cose mostrano la grandezza del nostro cuore e la volontà di contribuire al progresso della società. SegnoPer n.6/2011


fede in cammino

- con l’aiuto e il sostegno di un accompagnatore. Nel triennio trascorso ci siamo detti ripetutamente che da soli non si va da nessuna parte. Si diventa santi insieme! - per conoscere se stessi. La conoscenza di sé è passaggio obbligato per maturare e per rispondere alla vocazione battesimale alla santità. Il cammino di fede richiede che si prenda in mano la propria vita, si scenda nelle profondità del cuore e nelle pieghe della psiche e delle emozioni, per lavorare su se stessi e poter affidare coscientemente, liberamente e per amore la propria persona e la propria vita nelle mani del Signore. - crescere nella libertà. Nella libertà sta la nostra grandezza, perciò la nostra vocazione: «Cristo ci ha liberati per la libertà!... Voi, fratelli, siete stati chiamati a SegnoPer n.6/2011

libertà» (Gal 5,1.13). Liberi di amare, liberi per amare. - in un itinerario costante e stabile di tutta la vita. Con l’impegno a intermittenza non si costruiscono grandi cose, ma soltanto qualche spezzone di vita e neppure fatto bene. Gesù ci ricorda che nella perseveranza salviamo noi stessi. La proposta formativa dell’Ac è per tutte le stagioni e le situazioni di vita. - sotto la guida dello Spirito Santo. La vita cristiana è vita spirituale, cioè vita vissuta con l’aiuto, il sostegno, la consolazione dello Spirito di Dio. È lui il grande protagonista della storia, della storia della Chiesa, della storia di ciascuno di noi. Siamo invitati a lasciarlo fare, ad ascoltarlo, a prestare la nostra fedele collaborazione.

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assistenti in Ac

Il tempo che stiamo vivendo richiede professionalità che sappiano orientare in modo costruttivo il grande bisogno di libertà che emerge dalle giovani generazioni

di Domenico Sigalini

he l’educazione sia centrale nei nostri progetti è un dato acquisito che ci sta responsabilizzando tutti. Abbiamo cominciato a ripensare obiettivi, metodi, principi di fondo; abbiamo programmato incontri per riqualificare gli educatori, gli animatori, le figure di riferimento, ma credo sia importante pensare anche nuove figure educative. Partiamo dal dire che ogni adulto è per natura sua educatore. Infatti, rispetto alla vita non è simmetrico riguardo ai giovani, ma ha un’esperienza, una cultura, uno stile da mettere a confronto nel massimo del dialogo e della convinzione di avere qualcosa da dire e soprattutto da essere di diverso rispetto ai giovani. Nuove figure educative già sono state ipotizzate per le istituzioni fondamentali, come la scuola, la famiglia, lo sport, il lavoro. Oggi, oltre agli insegnanti o agli allenatori o ai parenti o ai datori di lavoro, sono necessari psicologi, esperti di comunicazione, tutori, accompagnatori. Immagino che non ci possa più essere un oratorio in cui non abbia una pre-

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Servono nuove figure educative senza e un ruolo educativo uno psicologo, proprio per la complessità da cui vengono i ragazzi e gli adolescenti. Fin qui si tratta di normalità, a maggior ragione se si vogliono seguire ragazzi e giovani che vivono situazioni particolari per i quali servono persone specializzate. Proviamo però a vedere quali sono i bisogni dei ragazzi, dei giovani e degli adulti per prefigurare nuove figure educative. Sopratutte dalle esigenze delle nuove generazioni emerge il grande bisogno di libertà. L’animatore di gruppo è capace di aiutare in questo campo, ma ha bisogno di sostegni: la libertà è legata alla verità, altrimenti è solo fare quello che si vuole. Chi educa alla verità? È un lavoro culturale che permette di ragionare e farsi un proprio parere nel confronto massimo, ma partendo da alcuni principi forti. Il confronto maturo è dato da persone esperte, capaci di creare rete e dibattiti, di dare capacità espressive e comunicative. La libertà la si sperimenta; occorre qualcuno che progetta e segue personalmenSegnoPer n.6/2011


te cammini di libertà senza rete di protezione, una persona capace di mettere in comunicazione gruppi giovanili, associazioni culturali, progetti internazionali. Occorre qualcuno che sa creare rete di relazioni ampie e non tutte omogenee. Non c’è che costringere un giovane in un solo cerchio di appartenenza per togliergli la gioia di vivere e la creatività per riempirla. Per l’iniziazione cristiana, per esempio, non è più sufficiente il catechista dei contenuti, anche offerti esperienzialmente: occorre una sorta di tutor, o facilitatore, che mette il ragazzo in comunicazione con tutta l’esperienza della SegnoPer n.6/2011

assistenti in Ac

Chiesa, le sue opere, i suoi progetti, le sue profonde spiritualità, la sua vita di carità, le sue proposte di vita. La musica è linguaggio assolutamente necessario per l’espressività giovanile e in questo campo non si può procedere a suon di nenie, ma con cultori veri di musica. Internet è una novità che ancora viene presa in considerazione spesso come evasione, mentre invece dev’essere pensato come strumento di crescita. Una cura particolare, che non è solo di tecnica, ma di senso del tutto, va attuata con decisione. La direzione spirituale condotta anche da un laico si sta affermando anche per la mancanza di assistenti. Comunque una consulenza di spiritualità va sempre messa a disposizione per ogni età e con molteplici esperienze. Gli adulti che si fidano quasi sempre solo di preti educatori hanno bisogno di facilitatori di dialogo costruttivo, di valorizzare le esperienze molteplici della vita, di prepararsi a servire le istituzioni con professionalità oltre che con spirito evangelico. L’esperienza della famiglia diventa sempre più difficile. Gli adulti hanno bisogno di un consultorio familiare che li aiuta a progettare relazioni profonde, ad affrontare problemi affettivi, e far crescere stima massima per ogni persona. Sono solo semplici esempi di bisogni cui si deve rispondere con professioni educative aggiornate.

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agenda

di Federica Cifelli

Verso l’Incontro mondiale di Milano

radizionalmente dedicato alla riflessione e alla preghiera per la pace, il mese di gennaio si apre in Terra Santa con la seconda edizione di Insieme nel cuore del mondo: un’iniziativa di formazione per giovani di due settimane, da lunedì 2 a lunedì 16, dedicata in primo luogo a responsabili diocesani o nazionali o a piccoli gruppi provenienti da diocesi o parrocchie. Quindi si continua con i campi interregionali per studenti (Cips) del movimento Studenti di Ac, a Mantova, Rimini e Santeramo (Bari) da lunedì 2 a giovedì 5. Il primo appuntamento unitario in agenda è l’incontro pubblico dedicato al tema della famiglia in programma a Milano per venerdì 13. Nello stesso giorno sempre a Milano si svolge anche la riunione di Presidenza, mentre sabato 14 e domenica 15 è il Consiglio nazionale a riunirsi nel capoluogo lombardo. Si torna a Roma martedì 17 per l’incontro del Collegio assistenti con gli assistenti nazionali delle aggregazioni laicali, nell’Aula Giovanni XXIII della Domus Mariae. La riunione del Collegio assistenti è fissata invece per venerdì

20 gennaio presso la sede nazionale, che nello stesso giorno ospita anche la riunione di Presidenza. In agenda nel nuovo anno anche i primi impegni dell’Acr, che da venerdì 20 a domenica 22 è impegnata con la Commissione itinerari formativi. Nel frattempo la mattina di sabato 21 la Domus Mariae ospita in Aula Barelli il seminario di studio dell’Istituto Toniolo. Nel pomeriggio invece, sempre alla Domus Mariae ma in Aula Pio XII, si svolge l’incontro Rapporti internazionali organizzato dall’area della Promozione associativa. Ancora, sabato 21 e domenica 22 gennaio si riunisce a Roma anche l’equipe nazionale del movimento Lavoratori di Azione cattolica; negli stessi giorni è fissata anche la riunione della Commissione testi Giovani e Giovanissimi, a cura del settore Giovani. La Presidenza torna a riunirsi venerdì 27 gennaio, sempre in sede nazionale, dove si ritroverà anche venerdì 3 febbraio. Sabato 28 gennaio, quindi, la Domus Pacis ospita un nuovo incontro con gli amministratori locali, organizzato a livello unitario.

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agenda L’home page del sito web dell’Azione cattolica italiana

A febbraio, da venerdì 3 a domenica 5, incontro della Commissione testo del settore Adulti, seguito, il 7 e l’8, dal V incontro nazionale degli assistenti della Fuci. Si continua quindi con il XXXII convegno dell’Istituto Bachelet, alla Domus Mariae venerdì 10 e sabato 11, seguito a ruota, sabato 11 e domenica 12, dal laboratorio dell’area della Progettazione associativa (settore Adulti), sempre alla Domus Mariae, in aula Giovanni XXIII, che si svolge in contemporanea con l’incontro degli incaricati regionali del settore Giovani. Il giorno dopo, lunedì 13, prende il via la SettiSegnoPer n.6/2011

mana sociale, fino a domenica 19 febbraio, dedicata al tema Il lavoro e la festa nella famiglia. All’interno della Settimana sociale, venerdì 17 è fissata in sede nazionale la riunione di Presidenza, che a febbraio si ritrova anche venerdì 24. Sabato 18 e domenica 19, invece, l’Acr è impegnata con il Seminario per gli educatori, mentre per il settore Giovani si riunisce la Commissione testi Giovani e Giovanissimi. Tra gli appuntamenti istituzionali anche l’incontro del Collegio assistenti, venerdì 24 alle 10.30 in sede nazionale. Infine sabato 25 e domenica 26 spazio al laboratorio di Progettazione sociale del movimento Lavoratori di Azione cattolica, che si svolge alla Domus Mariae. Sempre qui negli stessi giorni, in Aula Barelli, è in programma anche il Consiglio nazionale del Movimento ecclesiale di impegno culturale (Meic).

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LEGGERE

45° Rapporto Censis segnalazioni

di Matteo Scirè

Responsabilidavanti alcambiamento da leggere L’inconfondibile Rapporto Censis, per un paese che cambia da cliccare I viaggi suggeriti dai giovani della Locride e la campagna triennale contro lo spreco promossa da un cartello di enti nazionali e internazionali, per un’Italia migliore da ascoltare L’ultimo cd di Ivano Fossati vale il costo del biglietto.

Come ogni anno, dal 1967 ad oggi, il Rapporto del Censis scatta una fotografia sulla situazione della società italiana. Una mole di dati ed informazioni, articolata in quattro parti, per capire e interpretare i principali fenomeni sociali ed economici che determinano la vita del nostro paese e dei suoi abitanti. La prima parte traccia le “condizioni generali” di una società fragile, che sta vivendo gli effetti della crisi e dell’incapacità della classe dirigente di affrontare le emergenze, ma anche di una comunità che può ancora contare su un’economia reale forte e su relazioni sociali solide. La seconda parte prende in esame il modello cosiddetto del “made in Italy”, le difficoltà con le quali si trova a fare i conti e le possibili soluzioni per un suo rilancio. Nelle ultime due parti, infine, il Rapporto presenta un’analisi per settori: dalla formazione, dal lavoro, dal welfare alla sanità, ai media, alla cittadinanza. Il Rapporto è una risorsa straordinaria per capire chi siamo, cosa sta accadendo e dove stiamo andando.

da vedere L’ultimo film di Roman Polanski, molto applaudito al Festival di Venezia, svela i limiti di un’adultità incompiuta che si rifugia nell’ipocrisia.

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www.turismoresponsabile.coop e pensate di fare un viaggio originale non rivolgetevi al solito tour operator, ma visitate il sito del Goel. Un Consorzio sociale composto da decine di cooperative e associazioni di giovani e adulti della Locride che offrono un turismo responsabile alla scoperta delle bellezze naturali, della cultura locale e per promuovere le risorse sane di cui dispone la Calabria. Il Goel nasce proprio dall’esperienza maturata da quelle realtà della società civile ed ecclesiale, che nel corso degli anni si sono impegnate contro la ‘Ndrangheta, per la crescita e lo sviluppo del territorio. Il sito presenta cinque percorsi tematici: legalità, spiritualità, artigianalità e tradizioni, natura in movimento, gastronomia e agricoltura biologica. Itinerari ideali per le scuole, a cui il sito dedica un link apposito, ma anche per i singoli. Inoltre viene data la possibilità di costruire il proprio itinerario sulla base delle singole attività proposte dal Goel.

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segnalazioni

NAVIGARE

www.unannocontrolospreco.org l sito presenta la campagna triennale contro lo spreco promossa da un cartello di enti nazionali e internazionali, sotto il patrocinio del Parlamento europeo Commissione agricoltura e sviluppo rurale. Un’iniziativa avviata nel 2010 e che culminerà nel 2013, anno europeo per la lotta allo spreco, per sensibilizzare l’opinione pubblica e i governi su un fenomeno che sta alla base di guerre, povertà, ingiustizie, inquinamento. Il sito presenta le attività svolte nel corso della campagna — la Conferenza scenica Waterfront, gli incontri, i festival, le manifestazioni, lo spettacolo “-SPR+ECO” - e i materiali pubblicitari e informativi (articoli, banner, e-book, pubblicazioni). Uno strumento di informazione, approfondimento e impegno civile per promuovere tra i cittadini l’adozione di stili di consumo responsabile, per indurre gli amministratori a prendere provvedimenti in favore dello sviluppo sostenibile, per educare le nuove generazioni al rispetto dell’ambiente e a un utilizzo equilibrato delle risorse naturali, per spingere le imprese ad abbattere l’impatto ambientale delle loro produzioni.

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VEDERE

Carnage ue coppie di genitori si danno appuntamento per discutere di un litigio a colpi di bastone tra i loro due figli undicenni. Il clima è cordiale, ma a poco a poco le accuse e le provocazioni reciproche prendono il sopravvento e surriscaldano l’ambiente. L’atmosfera diventa tesa e quello che doveva essere un incontro chiarificatore tra persone attente all’educazione dei propri figli si trasforma in uno scontro tra adulti in cui emergono pregiudizi, rancori, limiti e difetti. L’ultimo film di Roman Polanski, molto applaudito al Festival di Venezia sia dalla critica che dal pubblico, svela i limiti di un’adultità incompiuta che si rifugia nell’ipocrisia. Un’adultità incapace di vivere coerentemente con i valori e i principi nei quali pensa di credere, di costruire relazioni vere che consentano ad ogni individuo di esprimersi autenticamente.

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ASCOLTARE

Decadancing vano Fossati dedica l’ultimo lavoro della sua carriera alla decadenza sociale e civile che sta segnando il nostro tempo. Una presa d’atto, una denuncia declamata nel pezzo d’apertura, che dà il nome all’album, ma anche in Quel che manda al mondo o in Laura e l’avvenire, dove Fossati racconta le difficoltà della protagonista del brano alle prese con la mancanza di lavoro e i problemi che le impediscono di costruirsi un futuro. Il tono di queste canzoni è quello di un artista amareggiato, che tuttavia trova nell’amore e nella bellezza della vita, come dimostrano i brani successivi, le ragioni di un’esistenza piena e autentica. Lo stile del cantautore genovese è inconfondibile, un equilibrio delicato di armonia tra musica e parole.

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Azione cattolica italiana

Sulle strade dei cercatori di Dio Ac e primo annuncio

Il primo annuncio e la riscoperta della fede in questo tempo nel nostro Paese: il contributo dell’Azione cattolica per portare la Parola di speranza del Vangelo anche a chi appare piÚ lontano.

Pp 104, â‚Ź 5,00


«I pastori che vegliano nella notte, “facendo la guardia al gregge”e scrutando l’aurora, vi diano il senso della storia, l’ebbrezza delle attese, il gaudio dell’abbandono in Dio. E vi ispirino un desiderio profondo di vivere poveri: che poi è l’unico modo per morire ricchi. Buon Natale! Sul vostro vecchio mondo che muore nasca la speranza». don Tonino Bello


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