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06 periodico bimestrale A CURA DEL SETTORE GIOVANI DELL'AZIONE CATTOLICA ITALIANA

E venne ad abitare in mezzo a noi

nov./dic. 2011 Poste Italiane S.p.a. Sped. in abb. post. d.l. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1 , cns/ac Roma euro 2,00


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O è Natale tutti i Giorni, o non è Natale mai!

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di Lisa Moni Bidin e Marco Sposito*

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Carissimi giovanissimi e ragazzi di Graffiti, il nostro cammino associativo è decollato, viviamolo con entusiasmo! Il gruppo Giovanissimi e gli impegni che scandiscono le nostre giornate hanno preso forma e i nostri giorni scorrono tra scuola, amici, famiglia, sport, tempo libero e… Ac! È in questo tempo che ci sentiamo di più noi stessi, a nostro agio, con tutte le nostre relazioni, i nostri incontri, anche gli alti e bassi dello studio e dei legami vissuti sulla pelle o anche su Facebook. Un tempo “donato”, bello, in cui riusciamo, nonostante le incertezze e le paure, a esprimere tutto quello che Gesù, diventa per noi un esercizio di crescita e siamo: giovani e ragazzi. Certo, a volte insicuri, ma una testimonianza per gli altri. con tanta voglia di fare; instabili forse, ma certi di Anche il rinnovare il nostro “Sì” all’Ac, l’8 dicembre, raggiungere mete grandi; tristi in alcuni giorni storti, con la festa dell’adesione, dimostra che ci siamo, ma con una forza interiore capace di raddrizzarli. che vogliamo esserci, e siamo pronti a metterci in Sì, cari amici, perché essere consapevoli di avere gioco! Vogliamo camminare ogni giorno sulla straaccanto, ogni giorno, in ogni momento e in ogni da verso la Santità, tutti insieme, in un’associaziosituazione, Gesù come compagno di viaggio, ci dà ne fatta di tanti altri giovanissimi che vogliono viveuno slancio nuovo verso una vita fatta di re da protagonisti il loro incontro con il Signore meraviglie, create e donate da Lui per nella quotidianità della vita e testimoniarlo ciascuno di noi. Siamo figli di un Dio con gioia a chiunque incontreranno. che ha scelto di farsi uomo in Gesù, Quella dell’Ac è una famiglia che tocca uomo come noi, per vivere le nostre tanti Paesi nel mondo e che permette stesse emozioni, sensazioni, relaziodi sentirci vicini, in particolare, a tutti i ni e anche fatiche. Che spettacolo! giovani che vivono in Terra Santa, Questa consapevolezza ci aiuta nei luogo dove Gesù è nato e cresciuto. momenti di sconforto, di tristezza, di di Marco e Lisa Con loro siamo in stretto contatto e spespaura perché sappiamo che possiamo so condividiamo momenti importanti di vita diventare come Lui, migliorarci ogni giorno, supeassociativa attraverso il Fiac, il Forum internazionarare qualsiasi cosa: rimediare agli sbagli, recupera- le di Azione cattolica. re una relazione difficile con un amico. Non è un Il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in cammino semplice, ma illuminato dalla certezza mezzo a noi, per illuminarci, guidarci, sorreggerci che andare incontro all’altro, vivere relazioni auten- sul palmo della Sua mano, affinché noi possiamo tiche e profonde, significa incontrare Dio, uomo tra gridare al mondo la pace, la giustizia, l’amore, la gli uomini, tutti i giorni! meraviglia di averlo incontrato e di riscoprirlo giorÈ questo il momento favorevole per mettere in no dopo giorno insieme ai nostri coetanei. gioco tutti i nostri talenti, le nostre capacità, la Il Natale, ormai vicino, ci fa sentire più forte questo nostra energia e la volontà di costruire un mondo legame con il Signore. Crediamo, come ci ricorda migliore. una vecchia canzone, che «O è Natale tutti i giorni, Ecco che ogni singola scelta, ogni atteggiamento, o non è Natale mai». ogni azione che facciamo, guardando e imitando Che dici, ci proviamo?

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Chi pensa a me? Mi sorprende quanto la gente pretenda da noi... chi si preoccupa di me? Dei miei problemi? Chi si ferma per un instante, chiedendomi se tutto va bene e se ho qualche problema... Mi chiedo perché la gente non capisce! Perché devo sempre interpretare il problema degli altri, cercare la soluzione per gli altri e ricevere dopo l’indifferenza totale? Mi chiedo cosa mi spinga ad andare avanti, mi chiedo se ne valga la pena... per chi o che cosa lotto, se nei miei sogni non ci credo neanche io? Non riesco a parlare con nessuno... tanto meno con Dio, dal quale non ricevo risposte... forse perché non ho più forza e tempo d’ascoltare chi mi ama veramente. Ho bisogno d’affetto, d’amore, di gente che voglia comprendermi e soprattutto ascoltarmi... col cuore di chi ama senza pretese, di chi vive per la felicità altrui! Voglio liberare il mio cuore. Aiutatemi. Disperata quindicenne


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Ciao cara. C’è voluto un po’ di tempo per arrivare a leggere la tua lettera, ma alla fine ce l’abbiamo fatta! (alla fine le leggiamo sempre tutte!!!) Immagino che nel frattempo tu sia diventata sedicenne, e spero anche non più tanto disperata. In ogni caso vogliamo provare a risponderti. È vero che la gente, in genere, si aspetta sempre tanto da chi, gratuitamente e senza riserve, si mette al servizio degli altri. L’ingratitudine fa male, sempre, ma alla fine è il vero banco di prova del servizio: esso è autentico solo se gratuito, senza cioè che si pretenda nulla in cambio, neanche i ringraziamenti. È però anche vero che, come noi diamo agli altri, anche noi, a nostra volta, abbiamo bisogno di ricevere... da qualcuno! E per quanto possano sembrarti indifferenti le persone che ti circondano, sicuramente c’è Qualcuno che si preoccupa di te, proprio di te, che ha a cuore i tuoi problemi, che si ferma spesso a chiederti di cosa hai bisogno. Si tratta di quel Dio che si è fatto uomo per riuscire a incontrare ogni persona, in ogni tempo. Un Dio che sa quanto le fatiche quotidiane possano rendere difficile l’ascolto della sua voce, e così ha deciso di scendere direttamente Lui sulla terra, per esserti più vicino, e farti sentire meglio che Lui a te ci tiene davvero, che si preoccupa dei tuoi problemi, che cerca di accompagnarti in ogni momento della tua vita, che, come a Bartimeo (la figura che ci accompagna in quest’anno associativo), anche a te chiede: «Cosa vuoi che io faccia per te?». L’unico modo per liberare il tuo cuore è accogliere l’Amore di Dio e affidarti a Lui, che per primo si è messo a servizio degli altri, ha curato tanti cuori feriti e tanti corpi malati, ha dato amore, tutto l’amore che poteva... e alla fine è stato messo in croce! Più ingratitudine di questa... Eppure Lui, ancora oggi, continua a “rinascere” nella nostra Storia, a venirci ancora incontro, a continuare a sognare su di noi. Tu, proprio tu, sei uno dei grandi sogni di Dio. Ma per realizzarti, ha avuto bisogno di tempo... di secoli... Ti ha pensato dall’eternità, ma ha dovuto aspettare sedici anni fa perché questo Suo sogno diventasse realtà. Ognuno di noi è un sogno di Dio. Come lui ha saputo aspettarci nel tempo, anche noi dobbiamo imparare a sognare il Bene e l’Amore, e saper “aspettare” che sia il Tempo giusto, senza perdere la speranza, senza smettere di credere nell’uomo, in ogni uomo, in ogni persona che il Signore ci ha messo accanto, senza dimenticare mai che Lui è lì, proprio accanto a noi!

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Graffiti n. 6 – Novembre/Dicembre 2011 Bimestrale dell’Azione cattolica italiana Reg. al Trib. di Roma n. 553 del 13/11/95 Direttore: Francesco Miano Direttore Responsabile: Ernesto Preziosi Coordinatore: Flavio Pilla Segretaria di redazione: Angela Russo Redazione: Gioele Anni, Ivana Campolongo, Nicola De Santis, Sabrina Di Paola, Sara Donadei, Alessandro Garuglieri, Maria Eletta Moriano, Martino Nardelli, Gabriele Pinca, Elia Rampi, Silvia Ruggiero, Vincenzo Terracciano, Eliano Zocchi. Comitato di redazione: don Vito Piccinonna, Lisa Moni Bidin, Marco Sposito, Daniela Cocco, Luca Bortoli, Maurizio Semiglia, Alessandro Trovato, Nadia Matarazzo, Monica Del Vecchio, don Nicolò Tempesta, Elena Poser.

24 dicembre ore 18:50 di Flavio Pilla In mezzo a noi di Nicola De Santis Essere uomini fino in cima! di Martino Nardelli Ricordi di Terra Santa di don Nicolò Tempesta Terra Santa e Ac di Sabrina Di Paola Insieme nel cuore del mondo di Anna Cavina L’energia sobria e il risparmio energetico di Eliano Zocchi Questo è il cricket! di Vincenzo Terracciano Scuola & proteste & dialogo di Gioele Anni

Questo numero è stato realizzato anche grazie a: Raffaele Chiarulli, Nicola Cesaro, Anna Cavina Copertina di: Enrico Conca Editing: Cristiana Desiderio Progetto grafico: Pacifico Montozzi, Simone Montozzi Impaginazione: Giuliano D’Orsi, Veronica Fusco Disegni originali: Emanuele Fucecchi Enigmistica: a cura di Pasquale Petrullo Per le foto interne: Archivio foto AC, Agenzia Olycom Stampa: Mediagraf S.p.a. Via della Navigazione interna, 89 30527 - Noventa Padovana (PD) Finito di stampare: Novembre 2011 Tiratura: 57.100

Editore: Fondazione Apostolicam Actuositatem Direzione e amministrazione: Via Aurelia, 481 – 00165 Roma Abbonamento annuale: € 10,00 Per versamenti: ccp n.78136116 intestato a: Fondazione Apostolicam Actuositatem Riviste - Via Aurelia, 481 – 00165 Roma - Fax 06.6620207 (causale “Abbonamento a Graffiti”) Banca: Credito Artigiano - sede di Roma IBAN: IT88R0351203200000000011967 cod. Bic Swift Arti itM2 intestato a: Fondazione Apostolicam Actuositatem Via Aurelia, 481 - 00165 Roma E-mail:abbonamenti.riviste@azionecattolica.it Numero verde: 800.869.126 Pubblicazione associata all’USPI (Unione Stampa Periodica Italiana)


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di Flavio Pilla

24 dicembre 18:50

Lorenzo, 16 anni Ma che freddo fa?! Qui, o aumento il passo, o mi congelo! Oh, io il mio dovere l’ho fatto, sono andato dalla nonna, le ho fatto gli auguri, ho anche incassato una discreta mancia, posso ritenermi soddisfatto! Comunque non credevo ci sarebbe stata così tanta gente per strada... Guarda quella quante borse ha! Pazzesca. E quel tipo col berretto e la faccia triste? Dai, su, è la vigilia, animo! Ma il vecchio seduto per terra? Parliamone! Avrà il sedere congelato! No! La bambina anti-nebbia col cappotto fucsia no! Ma chissà poi a cosa sta pensando tutta questa gente. Sarebbe assurdo poter leggere i pensieri di tutti...

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Alba, 34 anni Bene. Così per il secondo anno tornerò a casa e passerò la vigilia con una persona che non amo. Vabbè, diciamo che non amo più. Ma che differenza fa poi? Mentre la persona che amo passerà la vigilia e il Natale e Santo Stefano con i suoi figli adorati e con una donna che non ama più. Diciamo che forse non ama più. E questo forse mi spacca il cuore. Perché a me è andata così? Perché ho detto “sì” all’uomo sbagliato? Perché Dio non mi ha fermato? Lo so il perché. Perché Dio sta bene sui libri e nei dipinti, ma dei miei casini cosa vuoi che ne sappia? Io ci credo che esiste. Ma lui è là, e io qua. Ancora un anno, da sola.

Peppe, 56 anni Per fortuna che oggi a pranzo ho mangiato un po’ di minestra, perché stasera fa troppo freddo per andare in giro a cercare qualcosa. Chissà mia figlia cosa starà preparando! Beh, vediamo di sistemare bene questo angolo con i pezzi di cartone. Non mi ricordo neanche dov’ero lo scorso Natale. Devo ricordarmi di dire una preghiera stasera, che nasce Gesù. Aspetta, ma io ho una coperta in più! Meno male! Allora una preghiera in più per quel giovanotto che me l’ha regalata oggi. Ecco se ci fosse Gesù oggi sarebbe come quel giovanotto là, che perde il tempo con un vecchio senza neanche una casa come me.


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Michele, 22 anni Mi fate schifo. Tutti. Voi e i vostri pacchi scintillanti. Pieni di cose che già avrete sicuramente. Quella lì, vuoi che suo marito non abbia dei guanti? Eppure lei esce dal negozio di guanti! Quanti soldi spesi per niente, quanti regali vuoti e inutili. Tristezza mi fate, ecco. Per poi andare a casa a fare la recita del giorno speciale, strafogarvi di cibo fino ad esplodere, che poi il pesce puzza e ha le spine, e vi vedo già ammassati in chiesa a ripetere le solite quattro frasi. Ma non vi rendete conto che il vostro Gesù se davvero fosse sulla terra vi guarderebbe con disprezzo assoluto? E però, sorpresa, Gesù non c’è.

Iuliana, 46 anni Io ho fatto tanti errori nella mia vita. Proprio tanti credo. Non so se ho fatto bene a lasciare la mia mamma in Romania, lei aveva bisogno di me, forse. Ma io devo pensare a mia figlia, guadagnare i soldi perché Alina deve studiare. E Nicoleta anche è mia figlia. Ma non so dov’è. È il mio errore più grande non parlare più con lei. Ho fatto bene a fare la Confessione per Natale. Io sento proprio che Gesù mi ha perdonato anche se non me lo merito. E magari, ho pensato per la prima volta ora, anche Nicoleta può perdonarmi, chissà. Voglio ricominciare con Gesù, questo Natale.

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Angela, 7 anni Allora, Imma la mia catechista che è simpatica e dolce e ha i ricci grandi mi ha detto che Gesù nasce tutti gli anni a Natale, quindi domani. Però non possiamo vederlo da bambino come Nicola il mio cuginetto nuovo, perché dobbiamo far finta che Gesù è in tutte le persone che incontriamo. Tipo quelle che ci vogliono bene, è Gesù che ci vuole bene. Allora io penso che Gesù è la mia mamma, perché mi ha portato nel negozio con tutte le lucette fucsia che sono le mie preferite e poi stasera fa le patatine, tante solo per me. E poi cantiamo insieme “Nastro nel ciel”. Io allora voglio bene a Gesù.


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di Nicola De Santis

IN MEZZO A NOI! «Verba volant», dice un antico proverbio... In effetti di parole ne sentiamo proprio tante a scuola, a casa, su Facebook o negli sms... Sembra quasi che si perdano nel nulla... Eppure, se ci pensi un attimo, ci sono alcune parole che restano dentro e ti cambiano un po’: forse è perché portano dentro di sé un valore speciale fatto di storie, sentimenti, incontri... Per i cristiani, non tutte le parole sono uguali, alcune sono davvero uniche: nella Genesi (Gn 1,3-31) è la parola di Dio che crea la luce, il cielo, la terra, gli animali e anche l’uomo: è una parola che dà vita! Questa vita sceglie poi di farsi carne, diventare storia dell’uomo con un Dio che sceglie di farsi uomo per condividere la storia di ciascuno di noi! Una canzone di Fabrizio De Andrè (Spiritual, 1967) canta così: «Dio del cielo se mi vorrai amare, scendi dalle stelle e vienimi a cercare»: il nostro Dio ha deciso di lasciare la sua dimora nei cieli per esserci vicino e camminare con noi, come ci spiega molto bene il Prologo del Vangelo di Giovanni (Gv 1,1-18). Proviamo in questo articolo a rileggerlo insieme, cercando

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di ascoltare l’eco di queste parole: «In principio era il Verbo: e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio»: quella Parola creatrice diventa per ogni uomo Dio stesso, è una Parola che non rimane distante dalla nostra vita, ma diventa Gesù, Parola, Dio con noi. Non esiste nessun altro credo che attribuisce questo valore alla parola: il Verbo/Parola è Dio stesso! «Dio nessuno lo ha mai visto, proprio il Figlio unigenito che è nel seno del Padre ce lo ha rivelato»: tante volte Dio può sembrare distante, lontano dalle nostre vite e occupazioni quotidiane: l’incarnazione di Gesù diventa quindi la strada per conoscere questo Dio che non abita più soltanto nei cieli, ma cammina sulle nostre strade, abita le nostre città, studia tra i nostri banchi e forse è seduto accanto a te sull’autobus che ti porta a scuola! Gesù si fa uomo per stare vicino ad ogni uomo e condividere così le gioie e i momenti difficili di ciascuno di noi. Il Prologo del Vangelo di Giovanni dice anche: «Veniva nel mondo la Luce vera, quella che illumina ogni uomo»; la presenza di un Dio sulla terra non è solo il segno di un Dio che scende a

L’Incarnazione di Gesù diventa la strada per conoscere Dio.


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condividere il cammino di ogni uomo. Dio entra nella nostra storia per darle significato e speranza. La Sua presenza in mezzo a noi è luce perché dona un senso diverso all’esperienza dell’uomo: il cammino umano di Gesù avrà un finale difficile sul Calvario, e ricco di speranza in un Sepolcro vuoto... ...l’esperienza di Gesù diventa quindi una bussola che orienta i nostri passi e ci spinge a guardare oltre le esperienze del quotidiano, non per fuggirle, ma anzi per abitare al meglio questo tempo, offrendo a chi ci è vicino una parola di amicizia, speranza, impegno! «E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi»: Dio si fa carne ed entra nelle dimensioni dello spazio e del tempo per dire all’uomo che il suo corpo, la sua vita, la sua storia hanno un valore grande e sono il luogo di grazia in cui è chiamato ad imparare ad amare, proprio come Dio ha voluto amare ogni uomo facendosi prossimo alla nostra esperienza. «... e noi vedemmo la sua gloria...»: la vera gloria di questo Dio sta proprio nella sua capacità di scendere dai cieli per mettersi in cerca dell’uomo. Non è un Dio che ama gli

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effetti speciali, ma preferisce condividere il tuo cammino come un amico attento e fedele. È la gloria di un Dio che, proprio perché si è fatto uomo, ti conosce davvero e non ti chiederà mai qualcosa che non puoi dargli. Ti chiede solo di essere te stesso e “abitare” insieme a Lui il tuo mondo e il tuo tempo... che sono anche i suoi! «Della sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia»: la consapevolezza di un Dio che si fa uomo ci fa sentire meno soli e ci permette di cercare la Sua presenza in ogni persona che incontriamo. Da quell’evento così misterioso inizia un cammino che va avanti ancora oggi: è il cammino di Dio che continua a operare nella storia e a farsi presente nella Parola di Dio, nei Sacramenti, ma anche nella storia e nei passi di ogni uomo che, creato a sua immagine, porta dentro di sé un riflesso del suo volto. La grandezza di Dio sta proprio nella sua voglia di farti compagnia, il GRAZIE più grande con cui puoi risponderGli è invece la tua disponibilità ad abitare insieme a Lui questa terra e questa storia, provando a metterti in ricerca dei suoi Segni e in ascolto della sua Parola che sicuramente ha qualcosa da dire anche a te!


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di Martino Nardelli

Essere uomini f

Cosa può esserci di più importante di una parola che si concretizza, di una speranza che diventa realtà, di un pensiero che diventa azione, di valori che diventano stile di vita? Proprio questa è una delle verità che nasconde il versetto «E il Verbo si fece carne», la parola che diventa azione, comportamento... vita. Le parole oggi ci assalgono e ci confondono, quante volte ci capita di pensare: “belle parole, ma poi?”, “tanto a dire sono bravi tutti, poi i

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fatti?”. È proprio questa l’innovazione profonda che Gesù nel suo divenire uomo porta con sé: trasformare la Parola in vita, fare in modo che le parole non restino tali, ma diventino “cambiamento del cuore”. Oggi è questa la sfida di questo versetto e interroga ognuno di noi allo stesso modo: come faccio a rendere vita quello che Dio mi dice con la sua “Parola”? Prima di provare a rispondere a una domanda così impegnativa e importante, sarebbe


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fino in cima!

meglio chiedersi un’altra cosa, che riguarda la nostra capacità di capire fino in fondo quello che Dio vuole comunicarci. Il Tempo di Avvento e di Natale ci aiuta a riflettere su quanto Dio tenga a noi, al nostro essere uomini, da mandare suo figlio, chiedendogli di “abitare in mezzo a noi”. La venuta di Gesù ci fa comprendere quanto è bello essere uomini e donne nel mondo e nel tempo che si vive!

Riusciamo a trovare dei momenti nella nostra giornata in cui chiederci: “Cosa vuole comunicarmi Dio con la sua Parola?”. Solo questo è il primo passo perché la Parola diventi per noi vita. Sfruttare al meglio i luoghi per l’incontro con la Parola (Eucaristia, Liturgie, Esercizi spirituali, Sussidi Acr e Giovanissimi) può aiutarci intanto a sapere quali sono le Parole cariche di verità e quali le parole inutili, superflue, vuote, senza vita.


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Gesù ci chiede di essere uomini e donne pronti ad accogliere con gratuità e umiltà la sua chiamata, il suo invito a seguirlo, a fidarci di Lui! Ci chiede di farlo nella più grande libertà, ci invita a dirgli di sì o di no. Quello che noi ragazzi e giovanissimi di Azione cattolica viviamo l’8 dicembre, Festa dell’Adesione, è proprio questo grande desiderio di rispondere sì all’invito del Signore, di dirgli con gioia ed entusiasmo: «Sono pronto a seguirti!». Questo è già un segno concreto del nostro desiderio di accoglierlo, è già la nostra vita che si dona a Lui. Gesù ci chiede di essere uomini e donne capaci di accogliere ogni altro nostro fratello o sorella, di considerarlo “a sua Immagine” e di amarlo almeno quanto Lui ha saputo amare noi (bella sfida!). Quanti altri ci sono sulla nostra strada a cui prestiamo poca attenzione! Può capitare con un compagno di classe “meno simpatico” degli altri o “troppo timido”, può capitare mentre facciamo sport verso qualcuno che non consideriamo bravo quanto noi (sempre che lo

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siamo davvero!), può capitare al gruppo di Ac verso chi si è aggiunto da poco tempo e non ha condiviso con noi tutte le esperienze. Ci sono tante situazioni in cui “accogliere l’altro”, per noi, diventa una parola vuota, senza vita. Prendiamo il tempo di Avvento come momento per ridare vita a parole che ci sembrano spente! Gesù ha raccontato molto della Parola del Padre con la sua vita, ha deciso di non usare lunghi discorsi per spiegare cosa significa “accoglienza”, ma ha accolto; non è stato a sprecare troppe parole per spiegare cosa significa “carità”, ma ha amato; ha deciso di perdonare col cuore puro, per spiegare a noi cosa è il “perdono”. Le sue parole erano riconoscibili nel suo stile. Questo oggi chiede a noi: accogliere uno stile di vita che possa raccontare agli altri il Vangelo. Dio ci chiede di essere “uomini fino in cima”, cioè uomini dai piedi alla testa! Puntando in alto, riusciremo ad essere vita per la sua Parola!


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Ges첫 ci chiede di essere uomini e donne capaci di accogliere.


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di don Niccolò Tempesta

Ricordi di Terra Santa «Stabilirò la mia dimora in mezzo a voi, camminerò tra voi, sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo» (Lv 26,11-12): per questo la chiamiamo Terra Santa. Lo skyline è lo stesso che Gesù di Nazaret osservò in una notte stellata di primavera o all’alba, dopo aver «trascorso la notte in preghiera». Anche il nome con cui i musulmani chiamano la città di Gerusalemme al Quds, in arabo significa proprio “la Santa”. È solo una striscia di terra compresa tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo, in

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realtà la Terra Santa è una terra di ulivi, di pietre, di stelle e di pastori, una terra brulla, a tratti arida, resa piatta dai tanti pellegrini che desiderano ancora oggi calcare le orme di Cristo. Una terra dove mi è stato detto che i datteri seccano sulla paglia ammucchiata ancora nei granai e così si possono gustare ancora più dolci; una terra dove si incontrano i colori della bandiera con la stella di Davide e le varianti della kefiah tipica dei palestinesi. Personalmente a Gerusalemme, presso il Muro


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del pianto, ho sperimentato anche una terra d’angoscia dove i cuori maturano nell’attesa del Salvatore, una terra d’aranci e di limoni, ma anche una terra di speranza, dove il futuro è dono di Dio, ma anche fatica di ogni giorno affidata alle mani laboriose della ferialità della vita. La Terra di Gesù, insomma, pare un giardino, il giardino dove è nato Gesù di Nazaret, quello stesso giardino dove presto, a soli 33 anni, Gesù morirà. Un giardino dove anche i grilli sembrano cantare le loro melodie yiddish e i

timori politici non trovano eco nell’aria tranquilla dei mercati colorati. Ricordo bene l’aria densa, quasi più solida e più consistente dell’acqua, un’aria imbalsamata dall’odore umido dei gelsomini, capace di trasportare ciascun uomo anche senza un alito di vento. Cafarnao, Galilea, Corazin, Betsaida: sono nomi che abbiamo sentito citare tante volte nelle pagine dei Vangeli. Sono i luoghi in cui Gesù ha trascorso la maggior parte della sua “vita pubblica” e che sfiorano le rive del lago


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di Tiberiade: rappresentano per noi una sorta di mappa della salvezza, che ha il suo punto focale a Betlemme, che significa appunto “casa del pane”. Come si legge a Betlemme, «Hic verbum caro factum est», «Qui il Verbo di Dio si è fatto carne», noi non possiamo andare in Terra Santa senza passare attraverso Israele e la Palestina, senza lasciarci toccare anche dalla loro storia e dai loro drammi di oggi. Gesù “compiuta la traversata” - leggiamo nel Vangelo di Marco - approda ancora oggi a Gennesaret, per guarirci anche solo “toccando la frangia del suo mantello” (Mc 6,53ss): in Terra Santa percepisci subito la concretezza di un Dio che intreccia la tua vita quotidiana; basta poco, l’importante è saper cercare i segni del suo ancoraggio nel porto della nostra misera vita. Per esempio, se vogliamo appena intuire come Gesù ci salva, dovremmo farci bagnare almeno i piedi dalle acque fredde di quel lago, unico testimone ancora oggi di Dio che sale sulla barca della esistenza di ogni uomo. A Gerusalemme poi, tutto diviene eccessivo in questo dedalo di viuzze fatte non per trovare il proprio itinerario, ma per perderlo, in questi vicoli dove, invece di circolare, si finisce per sbattere l’uno contro l’altro. E tutto intorno, un bailamme di linguaggi di marca orientale che sembrano fatti apposta perché

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non si capisca. «L’anno prossimo a Gerusalemme»: questo da secoli l’augurio degli ebrei alla fine del Seder di Pesach (la Pasqua israelitica). Nella tradizione ebraica, Gerusalemme non ha mai smesso di essere, simbolicamente ma anche concretamente, la patria di un popolo disperso. Si grida troppo all’aperto, all’interno dei negozi si sussurra troppo, e così, a parte le lettere dell’alfabeto ebraico sui cartelloni pubblicitari e qualche soldato in più in giro, la realtà che ti circonda in Terra Santa, non è poi così diversa da casa tua. Pure nella radice etimologica della stessa parola “Gerusalemme” è contenuto il vocabolo shalom (pace) che rende il cielo di quella geografia il tetto comune dove i fedeli delle grandi religioni monoteiste possono rivolgersi all’unico Dio, rendendo quella terra il terreno della pienezza di fede, di unità e di pace. La Terra Santa è sì una terra di eventi straordinari, ma è anche la sede della comunità umana che fa fatica a convivere perché gli interessi di parte possono prendere il sopravvento. Se non passi distrattamente sul mistero del Natale, ti accorgi che la tua vita può ripartire di lì per divenire anch’essa una Terra Santa.

i! P.S.: Se vuoi, scrivim ttolica.it ca ne n.tempesta@azio Fb su oppure contattami


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di Angela Russo

Essere giovanissimi a... Parlaci di te: le tue passioni, il tuo carattere, cosa ti piace fare...: Ho 4 sorelle, io sono la più giovane e frequento l’ultimo anno di scuola. Uno dei miei hobby è recitare, con gli amici del mio quartiere. Già da piccoli facevamo brevi sketch divertenti di fronte ai nostri genitori! Inoltre, amo il calcio e la musica e faccio lezioni di piano, con un padre francescano. Il mio sogno è diventare una terapeuta musicale. Spero che alla fine di questo anno io possa prendere buoni voti a scuola e ottenere una borsa di studio per l’università e raggiungere il mio obiettivo. Com’è Betlemme? È piccola, quasi sempre tranquilla e poi qui c’è la chiesa della Natività! La maggioranza

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qui è musulmana, ma noi abbiamo buone relazioni con tutti, studiando a scuola e all’università, lavorando e celebrando le nostre feste insieme, mantenendo le nostre tradizioni. La cosa più bella da vedere è come le persone celebrano il Natale a Betlemme: è una bellissima, grande celebrazione nelle strade della città vecchia di Bethlehem.

C o m ’è l a v i t a a B e t l e m m e pe r u n r a g a z zo cattolico? Non c’è molto da fare qui, puoi solo incontrare tutti gli altri all’Azione cattolica, che è l’unico posto fatto apposta per noi. Ma stanno lavorando per migliorarlo e organizzare per noi alcune attività da fare soprattutto in estate!


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21 Name: Jenny Surname: Abu Akleh Age: 17 years old City: Bethlehem Parish (Church): Catholic church, Saint Catherine church School: Frère school

Betlemme! Come hai conosciuto l’Azione cattolica? È una cosa molto comune a Beltemme, ogni ragazzo passa molto del suo tempo stando qui, anche facendo sport nel Centro sportivo dell’Azione cattolica. Noi ci andiamo per gli incontri con altri giovani. I padri francescani organizzano anche campi estivi per i bambini. Cosa fai con il gruppo di Ac? Ci incontriamo regolarmente, una volta a settimana, discutiamo di parecchi argomenti, religiosi e sociali, discutendoli tra noi e con i padri o le sorelle responsabili dei gruppi. Inoltre, organizziamo delle gite e altre attività. C o m e s o n o i r a p p o r t i c o n g l i a lt ri r a g a z z i non cattolici?

Molto buoni. Non ci sono differenze tra ragazzi non cattolici e quelli che lo sono. Qual è il tuo sogno più grande? Andare a studiare all’estero e vedere come le persone vivono e com’è la vita al di fuori della Palestina, imparare nuove cose e aprirmi a una nuova cultura, per poi ritornare a casa, così da far sviluppare il mio Paese. Ora hai uno spazio libero per dire ciò che vuoi ai giovanissimi italiani: Vi invito a venire a visitare la nostra Terra Santa e a vedere come viviamo, anche se non è una vita facile! Venite a vedere di persona com’è la nostra cultura, non state a sentire soltanto quello che i media vi dicono!


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di Sabrina di Paola

Terra Santa

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«C’era una volta...», e inizia la favola! Chissà quante volte, da bambini, abbiamo ascoltato storie fantastiche, ambientate in luoghi immaginari e animate da personaggi che ci facevano provare emozioni tanto reali da farle sembrare vere. Questa storia, però, non ha niente di fantastico! Accade in un luogo reale, in un tempo preciso e ha per protagonista Qualcuno di straordinario: in una fredda notte, nella terra di Palestina, il Signore Dio ha preso dimora tra noi.

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«E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,1.14a). Così ha inizio la nostra storia di salvezza! Sono passati oltre duemila anni, eppure questa Buona Notizia ancora ci sconvolge. Dio Padre, l’Onnipotente, ha scritto la sua folle storia d’Amore infinito e in Gesù, il Dio-Bambino nato da giovane donna, si è fatto carne, umanità, tenerezza, fragilità; ha scelto di essere come noi, uno di noi, ha vestito i panni della nostra umanità e su questa terra ha mosso i suoi passi: la grotta di Betlemme, la casa di Nazaret, il lago di Tiberiade, Cana di


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Galilea, Gerico... un lungo cammino che giunge fino a Gerusalemme, la città santa dove tutto si è compiuto e dove tutto ha avuto un nuovo inizio. Questa lunga storia che ha attraversato i secoli, giungendo fino a noi, ci rende a nostra volta protagonisti perché, in virtù della nostra fede, la Terra Santa è per noi una seconda “casa”; in Gesù Cristo abbiamo trovato anche noi “cittadinanza” e, in quanto soci di Ac entriamo a far parte di questo legame di fede e amicizia con i fratelli che abitano questa terra.

La storia di amicizia tra l’Ac e la Terra Santa ha avuto anch’essa inizio in un tempo e in un luogo precisi: Roma, dicembre 1967. In quell’anno, Papa Paolo VI rivolse l’invito ai dirigenti della Gioventù italiana di Azione cattolica (Giac) di recarsi in pellegrinaggio in Terra Santa per deporre sull’altare della Natività, a Betlemme, la lampada votiva per celebrare, a suo nome, la Prima Giornata Mondiale della Pace. Una chiamata a cui seguì una pronta risposta perché, nonostante le difficili condizioni in cui si trovavano i luoghi santi, assediati da eserciti in armi, 30 giovani di Ac offrirono il proprio servizio alla Chiesa.


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A distanza di oltre quaranta giornate mondiali, purtroppo la Palestina non ha ancora conosciuto la Pace, contesa tra odi e rivalità che continuano a travagliare questa terra; ma l’Ac continua a scrivere le pagine di questa storia, rinnovando nel tempo la fedeltà a quell’impegno. Assieme al Fiac (Forum internazionale di Azione cattolica), infatti, l’Ac ha da diversi anni attivato iniziative per esprimere la vicinanza ai propri fratelli cristiani. Tra il 28 dicembre 2007 e il 6 gennaio del 2008, 150 giovani e responsabili dell’Ac di 26 paesi del mondo si sono messi in viaggio come pellegrini per vivere una forte esperienza di fede e di Chiesa sui passi di Gesù. Si sono sentiti come a casa, hanno sperimentato la gioia dell’accoglienza da parte della comu-

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nità cristiana che lì opera, riuscendo così ad aprire un varco di speranza che abbattesse i muri e le divisioni laceranti. Anche i bambini e i ragazzi dell’Acr hanno dato il proprio contributo e, attraverso le iniziative di pace attivate nei propri territori di appartenenza, hanno raccolto fondi per ristrutturare il vecchio cinema del Catholic Action di Betlemme, attualmente l’unico centro culturale e ricreativo in cui le famiglie possano incontrarsi per divertirsi, vedendo un film o uno spettacolo teatrale o di danza folkloristica organizzato dai bambini e giovani dell’Azione cattolica locale. I giovani di Ac da anni cercano di costruire ponti di “speranza” attraverso esperienze di formazione e condivisione come: “Insieme


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nel cuore del mondo. Itinerari per giovani nella Terra di Gesù”, due settimane vissute assieme ai giovani di Ac provenienti dal Burundi, dalla Birmania, dall’Argentina, dalla Romania e dalla Terra Santa, dedicate allo studio e alla formazione spirituale. Inoltre, ogni anno animano nelle proprie parrocchie e diocesi il Venerdì Santo, sostenendo così la Colletta “Pro Terra Santa”. Segni concreti per condividere i sogni e le paure dei coetanei in Terra Santa.

- con la partecipazione di 50 rappresentanti di quasi tutte le regioni italiane, insieme ad alcuni membri della Presidenza nazionale, dei consiglieri nazionali e dei collaboratori degli uffici centrali - e la presenza alla XIV Assemblea nazionale dell’Ac di monsignor Giacinto-Boulos Marcuzzo, vescovo ausiliare di Gerusalemme e vicario patriarcale latino per Israele, testimoniano il desiderio dell’associazione di continuare quanto già costruito fino ad ora.

Infine, il pellegrinaggio compiuto nello scorso dicembre dalla Presidenza nazionale di Ac

E noi? Che ruolo abbiamo in questa storia? Anche noi siamo chiamati a diventare “pietre vive”; non spettatori a distanza ma, attraverso il servizio all’associazione e alla Chiesa, lasciarci in prima persona in questo legame di fede e amicizia con questa terra speciale, un giorno da attraversare compiendo il Pellegrinaggio dall’altra parte del Mediterraneo. E così anche noi, ripercorrendo i passi di Gesù sotto il suo stesso cielo, potremo sentire la medesima gioia che provarono i pastori in quella Santa notte e deporre, come i Magi, i desideri di Bene e di Pace che portiamo nel cuore e... E chissà cosa porteremo in dono al ritorno dal Santo viaggio...


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di Anna Cavina

Insieme nel cuore del mondo Ed eccola lì, un’alba spettacolare mi dava il buongiorno a Betlemme. Il sole si stiracchiava sereno abbracciando a destra l’alta mezzaluna della moschea, e a sinistra il bianco campanile della Natività. Guardando l’orologio mi resi conto che erano già le 6.30. Lei Lei Win era in piedi da un pezzo e canticchiava mentre, saltellando, cercava un posto a cui appendere il suo bucato: un bellissimo “longyi” birmano di un viola vivo, allegro; vivo e allegro come lei. Gloria, nel frattempo, dormiva indisturbata. La sua faccia beata sembrava ancora più

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nera sul cuscino. Sul comodino vicino a una scatola di caffè 100% burundese, campeggiava il suo telefono. Suonava ignorato ormai da dieci minuti quando io e Lei Lei decidemmo di spegnerlo. Era iniziata un’altra giornata nella nostra camera multicolore, tre ragazze, tre continenti, tre lingue, tre storie, in una terra che non era di nessuna di noi... eppure sembrava esserlo di tutte. Scesi le scale tra i gridolini di Lei Lei che con affrettata pazienza e un simpatico accento provava a trascinare Gloria fuori dal letto: «Hully up Glolia! They are having

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bleakfast already!». Era vero, di sotto tutti stavano mangiando. Nel primo tavolo la Romania: Crina, Codruta e Ramona, progettavano come festeggiare la festa nazionale rumena anche in trasferta; nel secondo don Fabio e don Tommaso sfoggiavano il loro quasi perfetto inglese gesticolando, come due scimmie, qualcosa a Fr. David (Birmania) e Fr. Laurent (Burundi) che li ascoltavano sbellicandosi dalle risate, senza capire una parola; Cha Tha (Birmania) documentava con la sua inseparabile telecamera l’orazione di Pietro e Daniele che di fronte al buffet, decantavano i nomi dei cibi in un arabo... discutibile. Gastòn, appena arrivato, guardava divertito la scena con il suo mate (bevanda Argentina) bollente in mano e sentendomi arrivare mi sorrise e affermò «... a really good morning!». Una ventata di profumo annunciò l’entrata di Maram e Stephanie (arabo-israeliane) che raggiunsero Pietro e Daniele e prontamente gli corressero la pronuncia, rubando sia la scena che i piatti stracolmi a tutti e due. Era passata una settimana dal nostro arrivo in Palestina e mi sentivo a casa. Ero partita poco convinta e già nostalgica, quel freddo

27 novembre. D’altra parte, quando si avvicina il Natale è sempre così, la neve, la famiglia, la casa addobbata, il camino acceso... non ci si rinuncia facilmente. Ma quell’aereo, grazie a qualche amico l’avevo preso lo stesso. Il progetto era interessante: “Together in the heart of the world”: 21 giovani di Ac, di 6 paesi diversi, insieme, in Terra Santa. Maria Grazia, segretaria del Fiac (Forum internazionale Azione cattolica) nonché “santaorganizzatrice”, entrando

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nella stanza ci richiamò all’ordine. Si parte! Betlemme è una città bianca, ma già dalla mattina presto si riempie di colori, suoni e odori. Camminarci in mezzo è suggestivo, guardi i volti delle persone e rivedi gli occhi scuri e la pelle olivastra dei pastori e chissà, magari è un qualche bisproparente di Giuseppe quello che ti offre le falafel in piazza. Gesù era di casa a Betlemme. Mi sono chiesta spesso se fosse questo il motivo per cui mi sentissi così a casa anche io. Il Natale di Betlemme è un Natale caldo e non solo di temperatura (in mezze maniche, a dicembre). Proprio lì, dove ogni giorno due popoli e tre religioni faticano a guardarsi in faccia, lì, in una situazione politica spesso disumana dove le persone non conoscono il proprio vicino, non dialogano, a volte non mangiano, dove si soffre la voglia di stare insieme, dove spesso si costruiscono muri e non ponti... lì c’è chi non ha paura, c’è chi lavora, non perde la speranza nella pace e nella giustizia e anzi sa regalartela. Lì Gesù è nato e continua a nascere. Mi guardai

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intorno e, nei sorrisi dei miei compagni di viaggio, ne ebbi la certezza: è un Natale speciale quello in Terra Santa, festeggiato da pochi, forse sì, ma capace di riscaldare il cuore del mondo e noi... beh ne eravamo la

dimostrazione vivente!

Partite anche voi ragazzi, leggete e informatevi su http://fiacyouthts.blogspot.com/


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Signore, non ho bisogno della luce accesa vicino al tabernacolo, per capire che ci sei, basta che mi avvicini e subito il mio cuore scalpita e sembra scoppiare, colmo del tuo Amore. Mattia

Scrivi la tua preghiera a graffiti@azionecattolica.it

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di Alessandro Garuglieri

VERBO, PRONOME O CONCETTO?

1) È bello accogliere le persone... a- Perché siamo tutti una piccola porzione del grande Divino b- Perché siamo immagine di Dio c- Perché me l’hanno insegnato a catechismo 2) È bello aiutare chi ha bisogno... a- Perché va ristabilito l’Ordine cosmico che c’è in noi b- Perché è imitazione di un Dio che rivela la gioia nel dare c- Perché è giusto fare l’elemosina 3) È bello rispettare gli animali... a- Perché sono una delle tante forme di Dio con cui dobbiamo essere in armonia b- Perché siamo chiamati a custodire e amare il mondo che ci è stato donato c- Perché anche i santi erano ecologisti 4) Il mio corpo va rispettato perché... a- È la strada che mi permette di essere migliore e stare bene b- Io sono e ho un corpo come dono e come strumento per vivere la vocazione a cui sono chiamato, nella bellezza e nella gioia c- Perché altrimenti mi devo confessare 5) Vivere le relazioni in modo autentico... a- È importante perché l’armonia delle relazioni mi fa stare bene b- È importante perché Cristo ha vissuto le relazioni fino in fondo c- È importante perché non sta bene fare gli scontrosi

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La presenza di Dio nel mondo è una roba fuori dell’ordinario, ma è facile viverlo un po’ alla rovescia!

6) Fare l’Ac è bello perché... a- Stare in una comunità fa stare bene e mi rende felice b- Perché ci sto bene e credo ci sia un Disegno in tutto questo c- Perché è giusto far parte di un gruppo che fa cose buone


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PUNTEGGI Maggioranza di A: “Il pronome IO si è fatto carne” È vero che il fine della nostra vita è la gioia, gustare la bellezza della vita e stare bene. Ma non è detto che le strade per arrivarci siano quelle che già in partenza ci danno i risultati immediati per come ce li aspettiamo. Le scelte sono mosse da tante motivazioni, che a volte è difficile individuare... la scelta migliore da fare non è sempre quella che torna meglio per me, né quella in cui io sto per forza bene. Perché altrimenti il criterio che porta al bene o al male non è più un valore condiviso, ma è dettato da ciò che mi gira per la testa oggi, forse non più domani. Ma IO non sono al centro del mondo, e il mondo non si riduce a quello che penso IO, altrimenti rischio di crearmi una fede e una vita “fai da me”, in cui tutto si riduce al buon senso e a una bella ricerca di una armonia personale che tante volte rischia di essere pure pericolosa per chi ho accanto... Maggioranza di B: “E il Verbo si fece carne” Aprirsi a una dinamica e logica “altra” è il principio di ciò che sta alla base del cammino di fede. Dopo aver scoperto che la fede fa stare bene (perché è vero!), ci si apre a una relazione UNICA con una persona che è presente in modo concreto nella mia vita. Ma tante volte, il rapporto con una persona chiede anche un po’ di fatica... Vedrai, è un altro da te, non sei mica tu! Quindi pensa, sente, vive in modo diverso, e chiede un confronto con quello che vivi, senti, pensi tu. Si vive con tutti, e con Gesù... siamo chiamati pure a farci simili. Alla fine, si troverà lo stesso quella gioia, quel benessere, quella pace che fa sentire in armonia con tutti, cosa che cercavamo anche quando c’era solo l’IO al centro del mondo, ma ora lo abbiamo trovato come conseguenza di un incontro vero e vivo. Con un Dio incarnato!

7) Quan do q ualcos a mi va b en e o accade una coincidenza tanto sperata... a- È la legge dell’universo: crei energia positiva e ne ricevi altrettanta b- È una Grazia che ti fa gustare di essere coccolato da un Dio che mi vuole bene c- Il sole splende su chi è giusto

Maggioranza di C: “Il concetto si è fatto carne” Il fatto che si sia incarnato un Verbo significa anche che è una forma dinamica, viva, in cammino con noi, che genera costantemente in chi lo accoglie. Il concetto invece è sempre quello, è enunciato, al massimo porta ad altri concetti, ma sono altri e possono essere completamente slegati da chi li ha generati. Il verbo no, sta alla base della frase, la orienta, dà energia, dona il senso... Tante volte, vivere la fede, vivere le cose buone e belle, rischia di diventare dis-incarnato perché si fanno solo per il fatto che devono essere fatte, niente di più... ma in questo modo si perde il senso, si perde il contatto con Chi ci ha chiesto di fare certe scelte, di intraprendere certe strade di santità... e poi, alle prime difficoltà, chi riesce a continuare sulla strada intrapresa? Solo se c’è il Verbo, perché davanti al Verbo non ci sono più concetti che tengono...


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Condividi con noi il tuo ric ordo del 30 ottobre: manda una foto o scrivi un messaggio a

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Cruciverba

enigmistica

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ORIZZONTALI 1. Un tessuto lucido - 4. La meta dei crociati - 14. Popoli, stirpi - 18. Extra-Sensory Perception - 19. Lavò i piedi a Gesù e li asciugò coi capelli - 21. Dopo te in eterno - 22. Questa in breve - 23. Subito dopo il III - 24. Sistema Monetario Europeo - 25. Lo è un nativo di Praga - 26. L'eroe spagnolo che venne detto il Campeador - 27. Capitale dell’Oregon - 29. Al centro della buca - 30. Pari d’onore - 33. Allegati a un documento - 35. Come san Giovanni definisce la nascita di Gesù - 40. Piccolo corso d'acqua - 41. Compongono lo scheletro - 42. È il più grande porto della Grecia - 43. Campicello coltivato - 44. Il chiodino del golfista - 45. Duecento in cifre romane - 46. Asportare l'intonaco - 49. La formavano gli accoliti di Al Capone - 51. Farsi coraggio - 54. Come la notte... in bianco - 56. Allena il team - 57. Locale della caffetteria - 58. Spiazzo della fattoria. VERTICALI 1. Calche, folle - 2. Fred del tip-tap - 3. Un attrezzo ginnico - 4. Treno ad Alta Velocità - 5. Il trasteverino - 6. Incassato o ridestato - 7. Random Access Memory - 8. Spassosi, piacevoli - 9. Sigla di Salerno - 10. La Negri poetessa - 11. Sono sempre in onda - 12. Tra due tic - 13. Rischioso, incerto - 14. Semplicione, babbeo - 15. Le vocali in scena - 16. Sono antenati - 17. Le Americhe di Colombo - 19. Donne che recitano a gesti - 20. Può precedere qui - 26. La spada di re Edoardo il Confessore - 28. Nel Medio visse Giotto - 29. Unione di Banche Svizzere - 31. La trasmissione di Milena Gabanelli - 32. Un cavo sulla nave - 34. Il mare... lontano da riva - 36. Dànno il nome a una celebre Madonna di Leonardo - 37. Lo è anche un osso - 38. Lo sono le idee... sempre in mente - 39. La Leoni del cinema - 44. Quantità... ics - 45. Cable News Network - 47. L’Atkinson Mr. Bean (iniz.) - 48. Brian della musica - 50. La dea della Terra - 52. Due se dieci è X - 53. La città natale di Abramo - 55. Mutano temi in stemmi.

Crossword Le definizioni sono in italiano, le parole da inserire nel cruciverba in inglese.

Sudoku a colori

ACROSS 1. Una non fa primavera - 7. Un boy cresciuto 8. Dovere, essere debitore di - 9. Come, in qualità di - 10. Appartenente al sesso forte 11. Cattivo, malvagio 12. Forte, sonoro - 14. Tu ed io - 15. A Londra c’è il West - 16. Il più legittimo erede - 17. Replicare, rispondere..

DOWN 1. Più piccolo - 2. Prima e terza persona singolare del passato semplice del verbo essere - 3. Articolo indeterminativo - 4. Carico, peso 5. Uccello del malaugurio - 6. Il fine settimana - 10. Pazzo, matto - 11. Germogli, gemme - 13. Raddoppiato è due - 14. Conquistato, vinto - 16. In questo modo.

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Riempire la griglia con i numeri da 1 a 9, in modo che ogni numero compaia una sola volta in ciascuna riga, colonna e quadrato 3x3 (indicato da un bordo in grassetto). A colore uguale corrisponde cifra uguale. Il gioco richiede solo logica e pazienza.


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Crittogramma

A numero uguale lettera uguale. Al termine nelle due colonne colorate risulterĂ il nome di un allievo di san Giovanni Bosco. DEFINIZIONE: A. Religioso della Compagnia di GesĂš B. Sinonimo di gota C. Beata innocenza D. Superiora di un monastero E. Praticare uno sport F. Film per la televisione G. Sacramento detto confermazione H. Coristi di cappella

soluzioni

di Pasquale Petrullo

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Sudoku pari e dispari

SUDOKU PARI E DISPARI Riempire la griglia con i numeri da 1 a 9, in modo che ogni numero compaia una sola volta in ciascuna riga, colonna e quadrato 3x3 (indicato da un bordo in grassetto). I numeri pari vanno nelle caselle colorate, i dispari in quelle bianche. Il gioco richiede solo logica e pazienza.


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di Raffaele Chiarulli

Le idi di marzo - Morale La politica vista dall’interno, tra dolorose prese d’atto e moti d’orgoglio. Un giovane idealista collabora alla campagna elettorale del candidato democratico alla Presidenza degli Stati Uniti (George Clooney, anche regista). C’è del marcio in Danimarca...

Il re leone 3D - Regale Nessuno se l’aspettava, ma questo classico Disney dei primi anni Novanta, riproposto in tre dimensioni nei cinema americani, ha scalato il botteghino ed è arrivato, ruggendo, anche da noi. Per chi non l’ha mai visto e per chi vuole tornare bambino.

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Il domani che verrà Avveneristico Per una volta a invaderci non sono gli extraterrestri. Degli adolescenti, durante un campeggio, vedono il loro mondo cambiare repentinamente, con gli Usa invasi da una misteriosa e bellicosa potenza straniera. Urge addestrarsi a sopravvivere!

Real Steel - Metallico La saga di Transformers ha fatto scuola. Il regista di Una notte al museo e l’attore di Wolverine ci portano su un incredibile ring del futuro, dove il nuovo pugilato viene combattuto per interposto robot. Gli ingredienti: effetti super speciali e botte da orbi.

Anonymous - Fantasioso È davvero esistito William Shakespeare, oppure dietro la creazione dei più grandi capolavori della storia del teatro si nasconde una macchinazione politica, per il possesso del trono del regno d’Inghilterra? Film intrigante, ma che le spara grosse.


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HUGO CABRET Anche Martin Scorsese, uno dei più grandi registi di Hollywood, autore di film duri e impegnati Gangs of New York, The Aviator, The Departed, Shutter Island, si è fatto tentare dal 3D. Perché no, se dietro il film c’è una storia divertente e originale che, soprattutto, parla di un grande amore per il cinema. La straordinaria invenzione di Hugo Cabret, scritto da Brian Selznick, è un libro unico nel suo genere: metà romanzo e metà “graphic novel”, alterna le pagine scritte con lunghe sequenze disegnate, immergendo il lettore in un’esperienza che si avvicina il più possibile a quella del cinema, dove le emozioni, si sa, arrivano tanto dalla bellezza delle immagini quanto dalla forza della storia. Siamo nella Parigi di inizi Novecento. Hugo Cabret è un orfano che vive di espedienti nella grande stazione della città, dove ha ereditato da suo padre, morto qualche anno prima, il compito di dare la carica a tutti gli orologi. Hugo conosce a menadito ogni meandro della stazione, che percorre incessantemente alla ricerca d’indizi per completare una misteriosa invenzione lasciata incompiuta da suo padre: un automa meccanico, la cui funzione è sconosciuta, ma in cui Hugo è sicuro di poter trovare il senso della sua vita. «Conosci te stesso e conoscerai il mondo.» Questo sembra essere l’assunto di questo film, in cui crescere significa anche entrare in contatto con l’anima di un’epoca e delle sue invenzioni.


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L’energia sobria e il risparmio energetico

di Eliano Zocchi

Quanta energia viene consumata? È sicuramente una domanda difficile perché dipende molto dal caso specifico e dalla persona che risponde. In generale comunque è stato calcolato che nell’arco dell’anno il fabbisogno energetico mondiale è mediamente di 15 terawatt, praticamente 150 miliardi di lampadine accese contemporaneamente, cioè circa 30 lampadine per ogni abitante del mondo. È solo un paragone, perché l’energia che viene consumata non è soltanto corrente elettrica, ma anche quella che serve per i trasporti (dall’aereo al motorino) e per il riscaldamento, sia nell’industria che nell’uso civile (scuole, ospedali, abitazioni, locali pubblici, ecc). Farà piacere sapere però che l’energia che la terra ha a disposizione sotto forma di radiazione solare,

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o sprigionata dal calore del sottosuolo (geotermica), o dal movimento delle masse di aria (eolica) e di acqua è incredibilmente 6000 volte maggiore! Ebbene sì: noi abbiamo bisogno solo dello 0,016% dell’energia presente sulla terra! Ma allora dov’è il problema? Perché il fabbisogno di energia e il risparmio energetico sono temi di continua attualità? Perché il dibattito è sempre acceso e sono tanti gli aspetti su cui gli studiosi non convergono: quanto dureranno ancora i combustibili fossili (carbone, petrolio, gas naturale), se il loro uso porti al riscaldamento atmosferico o meno, se le energie rinnovabili siano un’alternativa reale, se il nucleare sia affidabile e altro ancora. Il problema sta nel fatto che è molto difficile trasformare l’e-


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nergia “rinnovabile” in energia utile e conservarla per i nostri bisogni, a volte proprio impossibile. Il problema è che a casa, a scuola, nelle aziende c’è bisogno di energia in maniera regolare e non solo quando c’è il sole, o quando tira vento, o solo alle pendici di un vulcano. È per questo che sono da sempre stati preferiti il petrolio o gli altri combustibili come fonti di energia. Un altro aspetto critico è che per ottenere tramite energie rinnovabili l’equivalente, per esempio, di un serbatoio di benzina, la macchina dovrebbe avere una superficie fotovoltaica (o una batteria) troppo ingombrante per entrare in strada, o una mega pala eolica sopra il tettuccio. Un po’ scomodo in galleria! Con l’evoluzione della ricerca tecnologica tante difficoltà si stanno superando, e anche non potendo sostituire per

ora le fonti di energia tradizionale, quelle rinnovabili stanno progressivamente guadagnando quota. Per esempio, in Italia negli ultimi anni l’apporto rinnovabile nel bilancio energetico nazionale ha già raggiunto il 21%. Non occorre comunque essere per forza scienziati per contribuire ad accelerare la crescita di tale percentuale: si può fare tramite il “risparmio energetico” personale. Con buone pratiche, attenzioni specifiche, ragionevolezza e sobrietà è possibile ridurre considerevolmente la quantità di energia consumata, così da ridurre di conseguenza la


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quantità di energia prodotta. Ecco qualche consiglio: scegliere lampadine ed elettrodomestici a basso consumo quando è ora di sostituirli, usarli correttamente e spegnerli quando non servono, valutare se installare pannelli solari e fotovoltaici, non cercare di mantenere un clima hawaiano in casa anche d’inverno, evitare le stufette elettriche, usare i mezzi pubblici od organizzarsi per usare meno automobili possibili, e tutto quello che la sensibilità di ciascuno suggerisce. Queste cose si possono fare senza alcuna rinuncia, ma a tutto vantaggio dell’entropia dell’universo!

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di Vincenzo Terracciano

Questo e il Cricket!

Esiste un buon numero di sport al mondo in cui le mazze, nel senso di oggetti di gioco, sono fondamentali: il baseball, l’hockey, il lacrosse (di cui abbiamo parlato per il vostro piacere un paio di numeri fa). Tra questi ce n’è uno in particolare, però, la cui grande diffusione pare, ai

nostri occhi, particolarmente ingiustificata: il cricket. È noto come lo sport in questione goda di grande successo in paesi come l’Inghilterra, dove amano anche il Polo, e l’India. Per il resto, però, le regole e la dinamica del gioco restano sconosciute ai più.


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Innanzitutto, lo sport nasce tra l’Inghilterra e le Fiandre, verosimilmente intorno al 1300, e la stessa parola cricket è probabilmente una metamorfosi del fiammingo krick, che sta per bastone. A causa dell’origine britannica, ovviamente, lo sport dilaga velocemente nei Dominions sparsi per il mondo; attualmente fanno parte dell’International British Council ben 11 paesi: India, Bangladesh, Pakistan, Sri Lanka, Sudafrica, Zimbabwe, Australia, Nuova

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Zelanda, Inghilterra, Irlanda e Indie Occidentali. Sin qui, è tutto semplice. Il problema è costituito dalle regole. Il campo, innanzitutto, rettangolare od ovale che sia, non ha una misura ben precisa. La sua parte più importante, però, e dove si svolge la gran parte del gioco, il pitch, è lunga ventidue metri e larga tre; ai suoi due estremi sono posti tre paletti, sormontati da una traversa, che costituiscono il wicket. Sul campo si confrontano due squadre composte da undici


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giocatori: ogni innings vede impegnata una squadra a lanciare la palla e due giocatori della squadra avversaria a battere e provare a fare punto. Una volta che un battitore viene eliminato, un altro membro della squadra lo sostituisce; alla fine di ogni innings, le squadre invertono i propri ruoli. I lanciatori hanno a disposizione sei overs per lanciare la palla; una volta che un battitore colpisce la palla, per conquistare un punto deve correre all’altro lato del pitch, mentre il battitore che non ha colpito si muove nel verso opposto. Ogni volta che i due battitori si scambiano di posto, la squadra guadagna un punto. Se invece i lanciatori fanno passare la palla per il wicket prima che il battitore abbia terminato la corsa, questo viene eliminato. Le modalità di gioco più importanti sono due: il Test cricket e i match a durata limitata, tra cui il Twenty20 e il One day international.

Il primo è il più prestigioso e soltanto 10 formazioni hanno il diritto di praticarlo. Uno dei prerequisiti affinché un match possa fregiarsi del titolo di Test è che duri 5 giorni. Gli altri due, invece, prevedono appunto un limite massimo alle partite, rispettivamente di tre ore e un giorno. Oltre alla lunghezza, e alla durezza, questo sport ha un’altra caratteristica: la sportività. Tutti i giocatori, infatti, devono rispettare quello che viene chiamato “lo spirito del gioco”. Il livello di sportività in questo sport è così alto, infatti, che nei paesi anglosassoni si usa l’espressione «it’s just not cricket», per sottolineare un comportamento scorretto, in qualsiasi ambito della vita. Che vi sia venuta voglia di giocarci oppure no (e probabilmente è no) sapere qualcosa sul cricket può fare sempre comodo. Magari per una vacanza in Bangladesh.


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a cura di Nicola Cesaro

Segnalibro CELEBRATIVO A poche settimane dalla sua morte, non poteva mancare l’omaggio al padre della “mela”, il fondatore di Apple e di un mondo nuovo, quello dei tablet e dell’animazione digitale. Quaranta interviste “a tu per tu” raccontano Steve Jobs, la cui immagine e il cui mito sono alimentati anche dalle centinaia di contributi lasciati da familiari, amici, rivali e colleghi. «Una storia che ci insegna e allo stesso tempo ci mette in guardia», si legge in una delle principali recensioni, «ricca di lezioni sull’innovazione, il carattere, la leadership e i valori».

IMMORTALE Un vero maestro della poesia italiana, padre del secondo Novecento poetico, il cui lustro è destinato ad andare oltre la morte, avvenuta lo scorso ottobre. Da Dietro il paesaggio del 1951 fino al recentissimo Conglomerati, il volume raccoglie tutta la produzione di Andrea Zanzotto, che attraversa i grandi interrogativi della società occidentale e li traduce in un messaggio di speranza e di lode alla realtà. Tutte le poesie, di Andrea Zanzotto, Mondadori 2011.

Steve Jobs, di Walter Isaacson, Mondadori 2011. EROICO Uno studente universitario che percorre la guerra partigiana da eroe solitario. Milton, questo il nome del protagonista, vive però un’altra guerra, interiore: l’amore per Fulvia, la donna che ora ama l’amico Giorgio. E quando Milton tenta di rintracciare il rivale, scopre che il compagno-avversario è stato catturato dai fascisti. Una questione privata, di Beppe Fenoglio, Einaudi 2006.

STORICO Da freschi campioni del mondo, ecco un libro ghiotto di aneddoti sui Tuttineri, la squadra di rugby famosa per la “haka”, per i campioni leggendari come James Cook e Jonah Lomu e per il folto seguito di tifosi. Non solo tifo, ma vera e propria fede, capace di condizionare anche le sorti di un’intera nazione. La prefazione è di John Kirwan, storica ala degli All Blacks. All Blacks. La storia, le partite e i campioni della squadra di rugby che tutti voglion vedere e nessuno vuole incontrare, di Marco Pastonesi, Dalai Editore 2006.

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a cura di Gioele Anni

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Sapete che facevano gli antichi Romani, nostri antenati, quando avevano qualche questione da sistemare? Si recavano con i loro rappresentanti nel cuore della città, il “forum”, e lì discutevano. Ebbene, anche noi studenti potremmo fare lo stesso: esiste infatti un organismo, probabilmente sconosciuto ai più, che si chiama appunto “Forum delle associazioni studentesche maggiormente rappresentative”; è stato istituito nel 2001 per iniziativa di sette associazioni studentesche italiane, tra le quali il

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nostro Msac, ed è presieduto addirittura dal ministro dell’Istruzione in persona. Il forum sarebbe il luogo addetto al dibattito dei problemi relativi al mondo della scuola, al confronto tra le proposte degli studenti e le linee di intervento del governo, insomma alla maturazione di idee costruttive frutto del confronto tra chi la scuola “la fa” e chi la scuola “la vive”. Purtroppo, però, oggi il forum vive un momento di declino: dopo alcune riunioni piuttosto burrascose, si è creato un muro contro muro tra ministro e studenti; così, nell’ultimo anno il forum è stato con-

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vocato solamente due volte, e mai con la presenza del ministro, mentre di contro alcune delle associazioni studentesche hanno preferito lasciare vuote le proprie sedie, ritenendo evidentemente questo governo incapace di dialogo. Nell’ottobre scorso, il Msac ha lanciato un segnale forte a tutti i partecipanti del forum, emettendo un comunicato a nome della Segreteria nazionale che prendeva le distanze dalle prime manifestazioni dell’anno, ma allo stesso tempo richiamava il ministro a maggiore “trasparenza e coinvolgimento nelle scelte”. È in realtà ormai quasi un’abitudine che con l’arrivo dell’autunno gli studenti scendano in piazza, insieme ad altri gruppi della società “scontenti” dell’operato del governo, per manifestare apertamente il proprio dissenso; ma in materia di scuola, la via della piazza quest’anno pare azzardata: negli ultimi mesi, infatti, il settore della scuola media superiore non ha subito particolari mutamenti, e anzi, ora che gli scossoni apportati dalla cosiddetta “riforma Gelmini” si stanno stabilizzando, più che mai c’è bisogno di un dialogo fitto tra istituzioni e studenti. Solo così, infatti, dopo la stagione dei grandi tagli dettati dalle esigenze finanziarie, si potrà passare a disegnare nuovi provvedimenti che tengano conto delle aspet-

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tative che gli studenti nutrono nei confronti della scuola che abitano tutti i giorni. Ma come sarà possibile questo, se rappresentanti degli studenti e ministero si danno le spalle, se gli uni urlano solamente e l’altro non ascolta? Questo dunque è il messaggio che il Msac ha voluto mandare al mondo della scuola a livello istituzionale; ma la scuola, lo sappiamo bene, non è certo fatta solo dalle riunioni che si tengono a Roma; conta molto di più il modo in cui gli studenti di tutta Italia abitano e vivono ogni giorno i loro istituti. E perché sia un modo attivo e costruttivo, prima di tutto servono interesse e informazione: non si può pensare di dare un contributo al mondo della scuola senza conoscere leggi, particolarità e novità sia della scuola come istituzione, sia della scuola particolare che ciascuno abita. E poi, tanta passione e partecipazione: se crediamo di avere qualcosa da dire che serva ai nostri compagni di classe, ai nostri insegnanti, alla preside o alla scuola in generale, dobbiamo avere il coraggio di esporci, nelle sedi opportune che abbiamo a disposizione: gli organi collegiali, in particolare. E ricordando che non è il tono di voce o l’esuberanza dell’esposizione a dare valore a un’idea, ma il contenuto e la qualità dell’idea stessa... al Forum delle associazioni studentesche come in un’aula di scuola superiore.

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Ciao Graffiti, non sono una Giovanissima ma una Adulta di Ac, mamma di una giovanissima di 17 anni della diocesi di Nola (Na); riceviamo quindi le riviste «Segno» - per gli adulti - e «Graffiti» - per i giovanissimi -; ad ogni numero di «Graffiti» devo avere la pazienza di aspettare che lo legga prima mia figlia poi passa a me, che lo leggo con molto gradimento e apprezzamento. Poiché con gli adolescenti, specialmente per una mamma, si incontrano molte difficoltà nel dialogo, mi sembra, leggendo gli articoli letti da mia figlia, di avere comunque un punto di incontro: veramente la famiglia di Ac è una grande famiglia che unisce tutti, dagli Acierrini agli Adultissimi. In particolare, nel numero 5, mi ha molto colpito l’articolo RIpartire, con a p. 19: «… confessarsi, vivere il Sacramento del Perdono, è accettare di salire sulle Sue spalle per riprendere il cammino. Da quelle spalle si vede meglio la strada (...), si gode di un caldo abbraccio (...), si scopre la forza della preghiera, la bellezza della contemplazione, si cambia modo di pensare perché la riuscita della vita non sta nella nostra forza, ma nel Suo amore…». Ecco, questo è il programma di vita di ogni credente. Solo alla fine dell’articolo mi accorgo che l’autore è il nostro assistente, monsignor Domenico, al quale vanno tutte le nostre preghiere perché lasci presto il suo letto di dolore per tornare tra di noi. Un saluto a tutti Gianna Scrivi un’e-mail a graffiti@a zionecattolica.it oppure spedisci una lettera in busta chiusa a: Graffiti, c/o Azione cattolica italiana, via Aurelia 481 - 00165 Rom a

Ciao Gianna. Grazie per la tua lettera. Tra le tante lettere di giovanissimi abbiamo deciso di pubblicare la tua perché ci fa davvero piacere sapere che Graffiti può essere un punto di incontro tra generazioni, ed ancora di più vedere che le famiglie, oggi più che mai, hanno a cuore questa voglia di dialogo e di accompagnamento nella crescita della fede, gli uni degli altri. In fondo, come diceva anche Carlo Carretto, la famiglia è una piccola chiesa! In essa si fa esperienza dell’amore gratuito e senza misure, dello spirito di servizio, della cura e dell’attenzione ai bisogni dell’altro, del sentirsi accolti e “di casa”, della collaborazione, del vero bene comune. Si è felici se tutti sono felici, e se qualcuno ha qualche difficoltà, essa diventa la difficoltà di tutti e insieme si cerca di risolverla. Speriamo, quindi, di riuscire sempre ad essere uno strumento utile a giovanissimi e a mamme (e papà e fratelli e nonni, e zii…) di giovanissimi! Per quanto riguarda don Domenico, informiamo tutti che ormai sta bene, è in grande forma e ha già ricominciato il suo servizio come guida e pastore. Dopo il grande spavento dell’incidente in montagna, tutta l’associazione ha pregato per lui, proprio come una grande famiglia. E la vicinanza nella preghiera gli ha fatto sentire davvero l’affetto di tutti, bambini, giovanissimi, giovani e adulti che insieme fanno dell’Ac una famiglia di famiglie.


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Tiziano Ferro La differenza tra me e te La differenza tra me e te Non l’ho capita fino in fondo veramente bene Me e te Uno dei due sa farsi male, l’altro meno Però me e te È quasi una negazione.

E se la mia vita ogni tanto azzerasse L’inutilità di queste insicurezze Non te lo direi. Ma se un bel giorno affacciandomi alla vita Tutta la tristezza fosse già finita Io verrei da te.

Io mi perdo nei dettagli e nei disordini, tu no E temo il tuo passato e il mio passato Ma tu no. Me e te, è così chiaro Sembra difficile.

Poi mi chiedi come sto E il tuo sorriso spegne i tormenti e le domande A stare bene, a stare male, a torturarmi, a chiedermi perché.

La mia vita Mi fa perdere il sonno, sempre Mi fa capire che è evidente La differenza tra me e te Poi mi chiedi come sto E il tuo sorriso spegne i tormenti e le domande A stare bene, a stare male, a torturarmi, a chiedermi perché. La differenza tra me e te Tu come stai? Bene. Io come sto? Boh! Me e te Uno sorride di com’è, l’atro piange cosa non è E penso sia un errore. Io ho due, tre certezze, una pinta e qualche amico Tu hai molte domande, alcune pessime, lo dico Me e te, elementare Da volere andare via. La mia vita Mi fa perdere il sonno, sempre Mi fa capire che è evidente La differenza tra me e te. Poi mi chiedi come sto E il tuo sorriso spegne i tormenti e le domande A stare bene, a stare male, a torturarmi, a chiedermi perché.

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La differenza tra me e te Tu come stai? Bene. Io come sto? Boh! Me e te Uno sorride di com’è, l’altro piange cosa non è E penso sia bellissimo E penso sia bellissimo.


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TEMA LIBERO Dio uomo Spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo divenendo simile agli uomini. S. Paolo

L’Eterno entra nel tempo, il Tutto si nasconde nel frammento, Dio assume il volto dell’uomo. Papa Giovanni Paolo II

Occorre indagare il senso del Dio-fatto-uomo, scoprendo le vie attraverso cui Dio stesso si è avventurato per indicarci il cammino verso l’uomo: è infatti imparando ad essere uomo e ad esserlo con l’altro, che si può accogliere il Vangelo come “buona notizia”! Enzo Bianchi Percorri l’uomo per raggiungere Dio. Sant’Agostino Bisogna tornare all’uomo, alla sua grandezza e alla sua fatica; e col ritorno all’uomo si ritornerà anche a Cristo. Giorgio La Pira

Io sono un uomo non so se hai presente un uomo quello che [...] sdraiato sull’erba guarda passare le nuvole e prova un senso di stupore di fronte al creato di cui teoricamente lui è l’essere meglio riuscito di cui teoricamente lui è l’essere più evoluto. Jovanotti - Un uomo

Il Verbo si è fatto carne per salvarci, riconciliandoci con Dio Il Verbo si è fatto carne perché noi così conoscessimo l’amore di Dio Il Verbo si è fatto carne per essere nostro modello di santità Il Verbo si è fatto carne perché diventassimo “partecipi della natura divina”. Catechismo della Chiesa Cattolica Non vi è segno più evidente dell’amore di Dio per noi, quanto vedere il Creatore dell’Universo farsi egli stesso Creatura. Benedetto XVI

L’uomo è una Sua manifestazione nella materia, nel tempo e nello spazio. Lev Tolstoj

Vergine madre figlia del tuo figlio umile e Alta più che creatura, termine fisso d’etterno consiglio Tu se’ colei che l’umana natura nobilitasti sì, che ‘l suo fattore non disdegnò di farsi sua fattura. Dante Alighieri

Gesù, il Signore, s’è fatto uomo perché gli uomini diventassero Dio. Lui che non ha mai peccato s’è preso tutti i peccati, è una cosa spettacolare quello che ha fatto! Roberto Benigni


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