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Focus on economics FOCUS ECONOMIA
Materie prime: il malessere dell’industria alimentare
Commodities: the discomfort of the food industry
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In this paper, the question is whether the recent price hikes indicate the start of a superexpansionary cycle or whether they will fade away soon. Moreover, while historically the price of many commodities was closely related to oil price, in recent times financial speculations and cartel maneuvers have taken place, thus creating difficulties to those sectors that use the most expensive commodities, such as the mechanical and food industries. Not only that, but the price of an agricultural commodity can also vary due to aspects linked to unusual factors. The result is that today all commodities show a strong increase in demand, as well as a strong increase in price.
FASE PARADOSSALE PER IL SETTORE CHE ANCORA STENTA A RITROVARE UN EQUILIBRIO PARADOXICAL STAGE FOR THE SECTOR WHICH IS STILL STRUGGLING TO FIND ITS BALANCE
di Luigi Pelliccia
Responsabile Ufficio Studi e Mercato di Federalimentare
Il dibattito sulle materie prime è da qualche tempo incentrato soprattutto su questa domanda: le recenti impennate delle quotazioni sono indice dell’avvio di un super-ciclo espansivo o sono destinate a stemperarsi a breve? Va premesso, intanto, che il fronte dei metalli e dell’energia ha mostrato in genere, negli ultimi mesi, spinte più allargate e a volte più vistose rispetto al fronte delle commodities agricole. Va anche aggiunto che, mentre storicamente i prezzi di molte materie prime sono correlati in modo stretto a quelli del petrolio, nel periodo in esame si sono attivate speculazioni finanziarie e manovre di cartello. E ciò ha messo in difficoltà i settori utilizzatori delle commodities a maggior rincaro, come il meccanico e l’alimentare. La logistica si è poi aggiunta a questi processi: è noto che il noleggio di un con-
tainer ha visto sestuplicare i costi rispetto ai mesi centrali del 2020.
Aumento dei prezzi e dei consumi
Il prezzo di una materia prima agricola, inoltre, può variare anche per aspetti legati a fattori anomali. Basti pensare a quello che è accaduto in Cina negli scorsi anni quando, a seguito del virus della peste suina, peraltro non ancora debellato completamente, il prezzo della carne di maiale è schizzato in alto perché la quasi totalità degli allevamenti dell’economia del dragone è stata abbattuta, con circa 200 milioni di suini persi a causa del virus. Il risultato, in ogni caso, è che oggi tutte le commodities mostrano un forte aumento della domanda e tutte registrano un notevole rialzo dei prezzi: il rame si è apprezzato del 47% rispetto ai livelli pre-crisi, il grano del 12%, la soia del 15%, il legno del 6% (quello per pallet del 20%).
PREZZI ALLA PRODUZIONE DELL’INDUSTRIA ALIMENTARE - MARZO 2021
VARIAZIONI % SU INDICI 2015 = 100
Variazione % marzo 2021/ media anno 2015 Variazione % marzo 2021/ febbraio 2021 Variazione % marzo 2021/ marzo 2020
Totale Industria Totale Industria Alimentare 3,9 1,0 3,0 4,7 0,6 0,9
Lavorazione e conservazione di carne e prod. di prodotti a base di carne Lavorazione e conservazione di carne (escluso volatili) Lavorazione e conservazione di carne di volatili Produzione di prodotti a base di carne (inclusa la carne di volatili) Lavorazione di pesce, crostacei e molluschi Lavorazione e conservazione di frutta e ortaggi Produzione di succhi di frutta e ortaggi Altra Lavorazione e conservazione di frutta e ortaggi Produzione di oli e grassi vegetali e animali Produzione di oli e grassi Produzione di margarina e di grassi commestibili simili Industria lattiero-casearia 7,2 1,3 -2,7 10,4 2,9 -2,4 -6,2 -0,1 -5,2 6,7 0,1 -2,6 10,2 -1,3 -1,3 5,3 -0,4 0,8 15,4 0,5 -7,4 2,8 -0,7 3,0 21,5 3,3 14,5 21,7 2,8 14,8 18,3 9,0 11,6 3,6 0,4 -0,1
Industria lattiero-casearia, trattamento igienico, conservazione del latte Produzione di gelati 3,2 0,5 -0,2 8,6 -0,5 2,0
Lavorazione delle granaglie, produzione di amidi e di prodotti amidacei Lavorazione delle granaglie 1,8 0,7 4,3 1,9 0,6 4,5
Produzione di amidi e di prodotti amidacei 0,6 1,2 2,1
Produzione di prodotti da forno e farinacei
2,2 0,4 1,1 Produzione di pane; prodotti di pasticceria freschi 1,7 -0,1 -0,4 Produzione di fette biscottate e di biscotti; prod. di prodotti di pasticceria conservati 6,7 0,9 2,0 Produzione di paste alimentari, di cuscus e di prodotti farinacei simili -3,6 0,7 2,9 Produzione di altri prodotti alimentari 3,0 0,2 0,9 Produzione di zucchero 17,8 0,5 -4,0 Produzione di cacao, cioccolato, caramelle e confetterie 7,6 -0,1 2,2 Lavorazione del tè e del caffè 1,7 -0,1 0,5 Produzione di condimenti e spezie -1,8 0,5 0,3 Produzione di pasti e piatti preparati 4,5 0,7 3,1 Produzione di preparati omogeneizzati e alimenti dietetici 0,2 -0,2 2,7 Produzione di altri prodotti alimentari nca (*) -1,8 0,1 -1,0 Produzione di prodotti per l'alimentazione degli animali 6,2 0,2 6,6 Produzione di mangimi per l'alimentazione degli animali da allevamento 5,8 -0,1 7,5 Produzione di mangimi per l'alimentazione degli animali da compagnia 8,2 1,4 1,6 Industria delle bevande -0,1 0,3 -1,9 Distillazione, rettifica e miscelatura degli alcolici 3,5 0,0 1,1 Produzione di vini da uve 1,6 0,9 -1,0 Produzione di altre bevande fermentate non distillate -0,5 1,4 -1,1 Produzione di birra 4,3 -0,1 1,2 Industria delle bibite analcoliche, delle acque minerali e di altre acque in bottiglia -5,3 -0,2 -6,0
(*) nca = non classificati altrove Fonte: elaborazione Federalimentare su dati Istat

LA FORTE RIPRESA IN CINA E USA È SOSTENUTA DALLE POLITICHE DI RILANCIO NAZIONALI
Il petrolio, dopo il brusco calo registrato lo scorso anno, ha recuperato velocemente il prezzo pre-pandemia e ora oscilla attorno ai massimi. Ma una fotografia ancora più eloquente la forniscono i prezzi delle materie prime legati alla produzione siderurgica, soprattutto di acciaio, che negli ultimi mesi sono saliti fino a toccare punte del +117%, in gran parte dovuto al forte aumento della domanda della Cina. Occorre sottolineare inoltre che il commercio mondiale viene dalla flessione del -5,4% segnata l’anno scorso e che, prima la Cina e poi gli Usa, hanno registrato una ripresa congiunturale molto forte e veloce, sostenuta dalle politiche di rilancio attuate dai rispettivi governi nazionali. Si è innestata, in sostanza, una fase di

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rimbalzo più accentuata delle attese che ha facilitato la comparsa, come accennato, di speculazioni e politiche di cartello.
Un nuovo super-ciclo espansivo delle quotazioni?
Ciò premesso, non si ritiene probabile, a meno dell’innestarsi di nuovi fenomeni, il consolidarsi di un super-ciclo espansivo delle quotazioni. E ciò per due motivi. Se è vero che il rimbalzo e il tiro di alcune economie è stato accentuato, al punto che l’inflazione Usa (irrigata dagli oltre 5 mila miliardi di dollari di liquidità messi in campo dalle amministrazioni Trump e Biden) è attualmente al 4,2%, è pur vero che il Pil della gran parte delle maggiori economie del mondo sarà ancora in fase di recupero fino a tutto il 2022. Inoltre, la fiammata dell’inflazione statunitense potrebbe innestare tensioni e squilibri destinati a disincentivare ulteriori manovre espansive e a deprimere surriscaldamenti del ciclo economico locale. Sul fronte interno, intanto, i prezzi alla produzione dell’industria alimentare e del totale industria, dopo aver registrato entrambi tendenziali del -0,4% a gennaio, sono saliti rispettivamente su tendenziali del +0,9% e del +3,0% a marzo. E mentre i prezzi al consumo dei beni


LA COMPRESSIONE DEI MARGINI È AMPLIFICATA DALLA FLESSIONE DEI CANALI DEL “FUORI CASA”
durevoli, e in generale l’inflazione, hanno seguito in qualche modo la tendenza, salendo in parallelo dai pochi decimali di punto di avvio d’anno al +1,1% di aprile, i prezzi al consumo dell’alimentare trasformato sono andati in direzione opposta e sono diminuiti dal +0,1% di gennaio, al -0,8% di aprile.
Alimentare, molitorio e zootecnia
Ne esce una compressione inequivocabile dei margini in atto nella filiera alimentare, ulteriormente amplificata dal fatto che l’area delle vendite ai canali del fuori casa, affrancate dalla pressione sui prezzi esercitata dalla Gdo, sono state finora largamente amputate e non hanno consentito all’industria, com’è sempre stato fino all’avvento della pandemia, di trovare su questo fronte qualche recupero e compensazione. Si ricorda, infine, che l’impatto del nuovo contratto sindacale firmato l’anno scorso dalla categoria ha contribuito a incrementare la pressione sui costi e reso più critici gli equilibri economici delle imprese. Infine, sul fronte molitorio, ovvero in un comparto di prima trasformazione che, come tale, risente subito, in primo
INDICE POSITIVO PER I “PRODOTTI PER ANIMALI D’ALLEVAMENTO”
impatto e senza filtri delle spinte in atto nel mercato delle materie prime, le cose sono andate inevitabilmente peggio della media. Mentre l’industria alimentare ha evidenziato, come citato, un aumento medio dei prezzi alla produzione del +0,9% nel tendenziale marzo 2021/2020, la “lavorazione delle granaglie” ha segnato, in parallelo, un aumento cinque volte superiore, pari al +4,5%. È significativo inoltre sottolineare che, accanto, ha cominciato a correre (guarda caso) un altro comparto di prima trasformazione, ovvero i “prodotti per l’alimentazione animale”, che nel tendenziale di marzo sono arrivati al +6,6%, con una punta ulteriore e specifica dei “prodotti per gli animali da allevamento”, che si sono spinti fino al +7,5%. Infine, il fatto che la pasta abbia subito un’accelerazione dei prezzi alla produzione (dal +0,3% del tendenziale di dicembre, al +2,9% di marzo) suona come un altro campanello di allarme. Quindi, tirando le somme, si può dire che l’industria alimentare sta vivendo in qualche modo una fase paradossale. Infatti, dopo avere assicurato le forniture ai mercati in un anno difficilissimo come il 2020 e dopo averlo fatto con merceologie molto spesso a più basso valore aggiunto e utile ridotto per il diffuso impoverimento della domanda, ora non si trova nella fase auspicata di progressivo e meritato ristoro ma, in attesa dei faticosi profili di rilancio dell’export e di Horeca, deve invece fronteggiare un periodo di ulteriore stretta, che potrebbe non essere breve e che sta causando oggettivi problemi e nuove preoccupazioni alla categoria.

Luigi Pelliccia
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