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UN NUOVO MODELLO ORGANIZZATIVO A FAVORE DELLA SOSTENIBILITÀ
A new organizational way in favor of sustainability
On the recent Earth Day 2021, Molini Pivetti hosted on a digital platform, specifically created for the event, a round table on the greenhouse effect, entitled “Let’s revive the planet. Our commitment for the future”. For this meeting, which was held on 22 April, the Ferrara-based company wanted to host outstanding speakers with different, often complementary, experiences and skills. Starting from this important event, this interview intends to explore the theme of environmental sustainability in the milling sector, and therefore to understand the ways in which Molini Pivetti interprets this important topic and implements it. Once again, Gabriele Maggiali, Molini Pivetti Sales Director, presents the company’s approach in detail.
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IL RUOLO DELLE AZIENDE È QUELLO DI SUPPORTARE IDEE E MODELLI VIRTUOSI ATTRAVERSO UNA FORMAZIONE CONTINUA THE ROLE OF COMPANIES IS TO SUPPORT VIRTUOUS IDEAS AND BEHAVIORS WITH A CONTINUOUS TRAINING

a cura della Redazione
Il 22 aprile scorso, in occasione della Giornata della Terra 2021, Molini Pivetti ha organizzato, su una piattaforma digitale creata ad hoc, una tavola rotonda sull’effetto serra dal titolo “Facciamo rinascere il pianeta. Il nostro impegno per il futuro”, a cui hanno partecipato relatori d’eccezione con esperienze e competenze diverse, spesso complementari. Questo importante evento ci consente di affrontare e approfondire il tema della sostenibilità e, soprattutto, delle modalità con cui le aziende la interpretano e la attuano. Di questo, e non solo, abbiamo nuovamente parlato con Gabriele Maggiali, direttore commerciale di Molini Pivetti.
Cosa è emerso dagli interventi dei relatori all’evento del 22 aprile?
È stato un incontro, che resterà disponibile sulla nostra eco-piattaforma, davvero denso di contenuti. Le diverse competenze dei relatori hanno permesso di toc-










care gli argomenti legati alla sostenibilità partendo da punti di vista sfaccettati. Progetti, strategie, rischi, inganni. La svolta sostenibile, il “green deal” è, infatti, una sfida che ci vede tutti coinvolti, sia come privati consumatori sia, a maggior ragione, come aziende. Sono stati forniti strumenti per imparare ad acquistare con più consapevolezza, per riconoscere, supportare e premiare le imprese che davvero lavorano sulla sostenibilità, a differenza di quelle che invece hanno adottato quello che tecnicamente viene definito “greenwashing”, ovvero un ambientalismo di facciata, più di forma che di sostanza. Per le aziende si conferma l’importanza di investire in tecnologie a basso impatto ambientale e in formazione, creando una rete di partner affidabili che si sentano sostenuti e che a loro volta sostengano la filiera. Per produrre di più e inquinare meno, per usare le parole del professor De Castro. Perché sarà questo a fare la differenza.
Visitando il vostro sito colpisce l’estrema chiarezza con cui definite il tema della sostenibilità e presentate il vostro approccio. In che modo avete indirizzato le vostre azioni verso la sostenibilità?
Il concetto di base è che le risorse ambientali non sono infinite e, pertanto, cerchiamo di fare in modo che le filiere siano rigeneranti per la natura stessa.
La vostra idea di sostenibilità si declina in dieci punti. Partendo dal primo, “Il legame con il territorio”, può illustrarci come sono stati identificati gli interlocutori per questo ambito?
Innanzitutto abbiamo avviato la nostra filiera tracciata Campi Protetti Pivetti, per poi individuare, insieme agli agricoltori, le migliori pratiche colturali per limitare le emissioni nocive.
Di grande interesse è il punto “Cultura della sostenibilità”: dal momento che si tratta di “scelta” e non di “legge”, quali sono gli stimoli che ritenete più importanti per far emergere, in autonomia, il desiderio di sostenibilità nel vostro personale e nei vostri interlocutori?
Partiamo dal presupposto che la sostenibilità rappresenta una nuova modalità orga-


nizzativa, in cui gli attori che per primi devono garantire un contributo significativo in tal senso sono proprio i collaboratori, apportando idee e comportamenti virtuosi. Il compito delle aziende è quello di supportare e guidare queste idee e questi comportamenti attraverso una formazione continua.
La sostenibilità va comunicata con attenzione, ma anche pensata con creatività, equilibrio e saggezza affinché non si traduca in banale retorica: qual è per voi il trait d’union tra l’idea e l’atto concreto?
La nostra idea è quella di ridurre la CO2; per fare ciò abbiamo creato un disciplinare con degli obiettivi precisi da perseguire con rigore. Obiettivi che coinvolgono, in particolare, le aziende agricole. L’agricoltore, ad esempio, è tenuto ad annotare sul quaderno di campagna tutte le attività svolte nel rispetto del disciplinare, oltre alle normali pratiche colturali.
Parlando proprio di atti concreti e di coinvolgimento, molto interessante è il progetto “Adotta un campo di grano”: può descriverci in cosa consiste?
“Adotta un campo di grano” è un progetto nato nel 2018 con l’intento di far conoscere ai bambini della scuola primaria come prendersi cura del pianeta. Attraverso la mascotte “Granino” facciamo fare loro esperienze dirette: toccare con mano la terra, seminare a spaglio come si faceva una volta, ascoltare i suoni e i silenzi della natura e li avviciniamo al mondo delle api. Il nostro desiderio è quello di spiegare come cerchiamo di riorientare la produzione alimentare per rigenerare la natura. Come detto, partiamo dalla consapevolezza che purtroppo le risorse ambientali non sono infinite e sentiamo la necessità di trasmettere questo valore alle future generazioni con la speranza che possano preservarle. Ad affiancare l’aspetto esperenziale, alle classi che
PER RIDURRE LA CO2 ABBIAMO ADOTTATO UN RIGOROSO DISCIPLINARE
partecipano vengono consegnate mensilmente delle schede di approfondimento sia sul ciclo vitale di una spiga, sia su tecniche e strategie per coltivare nel rispetto della natura.
Il mondo delle farine è ancora poco conosciuto al grande pubblico. Le vostre proposte ai consumatori quanto facilitano la comprensione di tutto ciò che sta dietro alla trasformazione del grano?
Abbiamo cercato di comunicare le nostre idee e quello che rappresenta il mondo



della farina sia sul nuovo pack dedicato alla farina da agricoltura sostenibile, sia creando occasioni d’incontro con i consumatori. Ad esempio, abbiamo realizzato una fiera permanente del sostenibile su una piattaforma online, con contenuti che vengono continuamente aggiornati, dove si possono trovare interventi di esperti qualificati (economisti, attivisti, tecnici ecc.) a disposizione di chiunque voglia saperne di più sulla nostra filiera della sostenibilità. E sono ripartite le iniziative dedicate sia i bambini della scuola primaria, sia alle famiglie.
Ci aiuta a smentire il luogo comune secondo cui i prodotti sostenibili, che prevedono una lavorazione qualitativamente più elevata, sono in vendita a prezzi che non tutti possono permettersi. Anche questa è cultura della sostenibilità…
Da addetti ai lavori possiamo affermare che è una questione culturale, non di prezzo; i prodotti sostenibili hanno una differenza di costo che, mediamente, non è tale da rappresentare un ostacolo all’acquisto, soprattutto in funzione dei benefici che apportano.
CON LA MASCOTTE “GRANINO” VOGLIAMO FAVORIRE E STIMOLARE LA SENSIBILITÀ AMBIENTALE DEI BAMBINI


Tema certificazioni: più settoriali, più figure specifiche e competenti, nuove (auspicate) opportunità di lavoro. Pensa che l’aspetto burocratico delle certificazioni e degli standard in tema di sostenibilità possa in qualche modo frenare il circolo virtuoso appena presentato?
Diversi progetti europei sono in grado di aiutare e sostenere le aziende che operano in modo sostenibile. A volte la burocrazia può dare l’impressione di rallentare alcuni processi, ma riteniamo fondamentale muoversi nel pieno rispetto delle norme più restrittive. In gioco non c’è solo un’etichetta, un bollino da mettere sul packaging dei prodotti o una comunicazione efficace, ma il nostro futuro, la nostra salute. E quella del pianeta.
Personalmente, in questo “nuovo” modo di rapportarsi con l’ambiente, restituendo finalmente qualcosa, quanto si sente parte integrante del sistema “natura” all’interno di una realtà che trae, anche da essa, il senso della sua esistenza?
Il concetto sta tutto nel “prendersi cura”. Siamo una componente importante del ciclo della vita e al tempo stesso ne siamo anche responsabili. Pertanto dobbiamo prenderci cura dell’ambiente per poi poterlo “consegnare” in salute a coloro che saranno parte dello stesso ciclo dopo di noi.
La Redazione
