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GARANTISCE
Un Uso Ottimale Delle Materie Prime
cerca. “Partiamo dal seme - ha affermato in conclusione - per valorizzare la filiera agroalimentare, affermandone la qualità anche a tutela dei consumatori”.
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che attraverso il sostegno all’innovazione e alla ricerca in agricoltura”. A tal proposito, il Ministero è pronto a dare il via a un “tavolo tecnico ministeriale di confronto, per favorire un’idea di progettualità complessiva”.
Alla giornata era presente anche l’Onorevole Giuseppe Castiglione della Commissione agricoltura della Camera dei deputati. Nel suo contributo è emerso quanto la tracciabilità sia una condizione fondamentale per garantire la qualità delle produzioni e ribadire il valore della sovranità alimentare e del made in Italy. Del resto, l’agricoltura italiana non può prescindere dal seme certificato, così come dalla ri-
Di ricerca ha parlato anche il Senatore Luca De Carlo, presidente della Commissione agricoltura e industria del Senato: “la qualità delle produzioni e la garanzia di tracciabilità del Made in Italy - ha detto - iniziano dal seme e sul seme deve concentrarsi la ricerca”. L’obiettivo è quello di garantire la salubrità degli alimenti e al tempo stesso assicurare la produttività, senza i vincoli delle ideologie che fino a ora hanno bloccato la scienza. Per questo bisogna sostenere il seme certificato, per produrre di più e meglio. Il tema della ricerca è stato comunque al centro della prima parte della giornata: infatti, anche l’Onorevole Raffaele Nevi, della Commissione agricoltura della Camera dei deputati, si è focalizzato su tale elemento, rappresentate - in questo caso - dalle Tecniche di evoluzione assistita (Tea), fondamentali per la competitività del made in Italy. Il suo auspicio è che l’iter della proposta di legge per la sperimentazione in campo proceda rapidamente. È infatti indispensabile lavorare per migliorare la produttività delle imprese e aumentare le esportazioni anche attraverso un quadro normati- vo con regole armonizzate. A chiudere la parte “istituzionale” della giornata sono stati l’Onorevole Marco Cerreto, anch’egli componente della Commissione agricoltura della Camera, e Luigi Polizzi, direttore generale politiche internazionali e dell’Unione europea del Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Se il primo ha ribadito che la tutela della filiera parte dal seme certificato, sottolineando che operare in sistemi territoriali differenti, richiede un atteggiamento ‘glocalista’, nonché la necessità di mettere in campo politiche che accorcino le filiere; il secondo ha sottolineato che competitività, qualità e sostenibilità sono gli asset della riforma della Politica agricola comune. Ma non è possibile vincere queste tre sfide se non si parte dalle sementi certificate che sono un grande contenitore di innovazione e tecnologia e che possono rispondere agli obiettivi posti per migliorare la produzione italiana.
I rappresentanti della filiera
Nel corso della tavola rotonda, anche i rappresentanti delle diverse fasi della filiera hanno fatto il punto sull’impegno degli operatori. Per Giuseppe Carli di Assosementi “garantire la tracciabilità dei processi a valle della produzione sementiera diventa una necessità da cui non si può prescindere se si vogliono valorizza-

Per I Mugnai La Tracciabilit Favorisce Competitivit E Riduzione Dei Costi
re le produzioni agroalimentari nazionali e fornire al consumatore un prodotto di qualità garantita”. Sul valore si è soffermato anche Ivano Vacondio di Italmopa, già presidente di Federalimentare, il qua- le ha voluto rimarcare come i mugnai abbiano compreso che un sistema di tracciabilità efficace ed efficiente è un valore aggiunto sia in termini di competitività, sia per ridurre i costi. Per rispondere alle crescenti esigenze di tracciabilità, anche l’industria molitoria si è quindi mossa verso un’importante evoluzione tecnologica e organizzativa.

E ancora, Cristiano Fini di Agrinsieme ha ricordato quanto il made in Italy agroalimentare, tracciato, certificato sia sempre più giustamente percepito dai consumatori su scala nazionale e internazionale, come elemento di qualità e dal forte va- lore aggiunto. Resta però un problema di vecchia data, il valore aggiunto non sempre viene equamente redistribuito su tutta la filiera e spesso la parte agricola resta la più sacrificata.
La scelta di legare alcuni degli aiuti accoppiati della Pac all’utilizzo di seme certificato è stata valutata positivamente da Edoardo Musarò di Compag. Per questi, gli stoccatori, che hanno un ruolo di congiunzione fondamentale tra il produttore agricolo e l’industria, segregano i cereali anche in funzione delle varietà; dunque, ben vengano interventi strutturali e tecnologici che facilitino la tracciabilità e consentano di valorizzare al meglio le produzioni nazionali. Tra gli intervenuti, anche Assitol, rappresentata da Marcello Del Ferraro, il quale ha sottolineato come la filiera degli oli vegetali da anni abbia fatto della tracciabilità un proprio pilastro anticipando le scelte europee e nazionali e come sia alla continua ricerca di soluzioni che rendano efficiente la produzione garantendo la qualità del prodotto in collaborazione con tutti gli anelli della filiera. Una logica condivisa anche dal settore mangimistico: per Silvio Ferrari di Assalzoo, infatti, il settore vede la tracciabilità come un fondamentale prerequisito del processo produttivo da 20 anni. La mangimistica è il primo segmento della filiera alimentare dei prodotti di origine animale e si colloca quale anello di congiunzione tra la produzione agricola primaria, da cui acquista le materie prime utilizzate per produrre i mangimi, e la produzione zootecnica da cui derivano latte, carne uova e pesce.
Tra le associazioni di settore anche Assobirra che, per voce del presidente Michele Cason, ha ribadito l’importanza del se- me certificato. Infine, Rodolfo Zaniboni di Assosementi ha illustrato il progetto “Road to Quality”, spiegando come attraverso la tecnologia blockchain e le moderne soluzioni disponibili sul mercato sia possibile migliorare i processi di tracciabilità e la comunicazione della stessa agli utilizzatori professionali e al consumatore finale. A conclusione della giornata, è intervenuto Eugenio Tassinari, presidente di Assosementi, che si è detto molto soddisfatto e ha dichiarato che è essenziale mettere la tracciabilità al servizio della creazione di valore. D’altronde, questo è il segnale unitario che oggi le filiere lanciano al mercato. Tale compattezza può diventare il terreno comune sul quale costruire insieme alla politica un sistema normativo che accompagni gli operatori in modo armonioso, prevenendo provvedimenti dalla portata limitata.
Soluzioni sinergiche per migliorare i processi di tracciabilità alimentare

Dai partecipanti sono emerse considerazioni sullo stato delle produzioni, oggi particolarmente apprezzate a livello internazionale, nonché una serie di spunti per potenziare l’agroalimentare italiano. Tra gli elementi considerati strategici, si è registrata una sostanziale convergenza su tre aspetti: innovazione, seme certificato e filiera. L’innovazione è un driver di sviluppo per ogni ambito economico. È quindi importante disporre di prodotti e processi innovativi che aumentino la competiti- vità delle nostre imprese agroalimentari. In questa ottica, tra gli strumenti oggi più promettenti, vi sono le Tecniche di evoluzione assistita che consentono di ottenere in tempi più rapidi rispetto al passato piante resilienti alle mutevoli condizioni climatiche, resistenti ai patogeni e con minor esigenze in termini di input chimici di sintesi, in grado di fornire un ulteriore contributo alla valorizzazione del made in Italy. Il seme certificato, secondo punto di convergenza tra i partecipanti, è stato riconosciuto oltre che fattore di produzione, anche un elemento essenziale per completare la tracciabilità e strategico per valorizzare le produzioni made in Italy. La certificazione, eseguita da un ente pubblico, viene rilasciata dopo una serie di controlli tesi a garantire:







• l’identità varietale, per assicurare, all’agricoltore prima e al trasformatore poi, che quel seme è esattamente la varietà domandata e che fornisce le caratteristiche necessarie a ottenere i prodotti richiesti dai consumatori, come ad esempio farine con maggior contenuto di vitamine, fibre e proteine e, in generale, alimenti salutistici;
• un’elevata purezza fisica, da intendersi come l’assenza di semi di specie infe- stanti, la cui gestione in campo richiederebbe (un maggior) uso di diserbante;

• la sanità, che si traduce nell’assenza di gravi patogeni, come ad esempio il Fusarium per il frumento che può causare elevate perdite nei raccolti e produzione di micotossine, sostanze nocive non solo per le piante attaccate, ma anche per l’uomo e gli animali;
• la germinabilità, che rispettando i livelli stabiliti dalla norma si traduce per gli agricoltori in un risparmio di seme per ettaro rispetto all’impiego di granella aziendale. Anche per queste motivazioni, l’Italia ha scelto di aumentare i settori per i quali l’utilizzo di seme certificato è un requisito per ottenere gli aiuti previsti dalla nuova Pac. È una misura che rientra nell’ottica di salvaguardare la distintività dei prodotti agroalimentari italiani e di tutelare il valore aggiunto generato dalle nostre filiere di qualità, a partire dal seme. I presenti, chiamati a confrontarsi in maniera sinergica sulle misure finalizzate a migliorare il made in Italy, hanno individuato come ulteriore elemento strategico proprio la filiera. Quest’ultima deve essere intesa come un modello per approcciare i problemi e individuare le soluzioni più opportune. È stata espressa la necessità di un’alleanza tra i vari attori per tutelare la qualità delle produzioni italiane, il lavoro degli operatori e il valore generato. A questo proposito, si è registrata la necessità di prevedere adeguate risorse per agevolare i contratti di filiera, che a oggi rappresentano un aiuto fondamentale per lo sviluppo integrato di molteplici comparti agroalimentari.

Conclusioni
Il settore sementiero è impegnato da molto tempo nella tracciabilità delle proprie produzioni, delle quali è possibile sapere e ricostruire tutto, dalle caratteristiche qualitative ai processi di lavorazione, fino a risalire ai “genitori” di un seme. Al termine della giornata, è emerso in maniera lampante che la tracciabilità è un elemento fondamentale anche per tutti gli altri anelli produttivi. Quindi, è sufficiente mettere insieme tutti questi elementi per creare una catena completa di informazioni che servirebbe da un lato a tutelare pienamente il consumatore, dall’altro a distribuire il valore aggiunto tra gli operatori coinvolti, in modo da rafforzare l’intero sistema agroalimentare italiano.
Alessandro Politano
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