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al Parlamento Ue European Agri-food industry: the state of play in the EU Parliament

Severaltopics emerged during the 12th edition of the Comagri Report, the annual meeting dedicated to sharing the work done by the European Parliament Committee on Agriculture and Rural Development. Held on the 20th of December at the European

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Parliament headquarters in Rome under the coordination of MP Paolo De Castro, the event was also attended by MP Francesco Lollobrigida, Minister for Agriculture, Food Sovereignty and Forestry of Italy. The topics discussed included the slowing down of the European

Green Deal and moving away from the European goal of carbon neutrality by 2050, as well as the difficulties in approving some measures of the Farm to Fork strategy related to agricultural profitability, such as the reduction of pesticides and industrial emissions.

GREEN DEAL, FITOFARMACI, EMISSIONI INDUSTRIALI E TESTO UNICO SULLA

QUALITÀ: ALCUNI DEI TEMI AFFRONTATI AL COMAGRI REPORT 2022

GREEN DEAL, PLANT PROTECTION PRODUCTS, INDUSTRIAL EMISSIONS AND THE CONSOLIDATED TEXT ON QUALITY: SOME OF THE TOPICS ADDRESSED AT THE COMAGRI REPORT 2022

Diverse sono state le tematiche emerse nel corso della dodicesima edizione del Comagri Report, l’incontro annuale dedicato alla condivisione del lavoro svolto dalla Commissione Agricoltura e Sviluppo rurale del Parlamento europeo. Tenutosi lo scorso 20 dicembre, presso la sede del Parlamento europeo a Roma sotto il coordinamento dell’Onorevole Paolo De Castro, l’evento ha visto anche la presenza del Ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Onorevole Francesco Lollobrigida. Tra i temi affrontati, si segnalano il rallentamento del Green Deal europeo per via della grave crisi economica, il conseguente allontanamento dell’obiettivo europeo della carbon neutrality al 2050, nonché le inevitabili difficoltà di approvare alcuni provvedimenti della strategia Farm to Fork legati alla redditività agricola, quali quelli sugli abbattimenti dei fitofarmaci e delle emissioni industriali. Ancora, si è discusso della partenza del primo Testo Unico europeo sulla qualità dedicato ai prodotti a denominazione di origine, il quale potrebbe vedere la luce già entro la fine del 2023.

Il nodo dei fitofarmaci

La prima riforma “green” che sembra destinata a slittare oltre i tempi prestabiliti dalla rigida scaletta della Commissione europea, è quella del regolamento sui fitofarmaci. Come noto, la bozza in discussione è nata con l’obiettivo di abbattere del 50% l’uso della chimica in agricoltura entro il 2030. Una soglia temporale che oggi appare quasi impossibile da rispettare. La Commissione europea ha accolto, infatti, nelle votazioni dello scorso dicembre, la richiesta dell’europarlamento, su proposta di 17 ministri europei dell’Agricoltura, tra cui l’Italia, di sottoporre la riforma a una seconda valutazione d’impatto che tenga conto, diversamente dalla prima, anche degli effetti del conflitto russo-ucraino sul settore agricolo. “Non possono non tenersi in considerazione - ha spiegato l’Onorevole De Castro - le grandi difficoltà economiche che il settore agroalimentare europeo sta affrontando a causa del drammatico incremento dei costi dell’energia e delle materie prime che erodono all’osso i margini di guadagno delle aziende agricole. Questa situazione arriva a sfiorare il paradosso se si considera che nel 2022, la domanda di made in Italy agroalimentare è cresciuta mentre, per contro, in questo stesso anno, molte aziende del settore faranno fatica a chiudere i propri bilanci in positivo”. Il nuovo regolamento sui fitofarmaci è uno di quei provvedimenti della Farm to Fork considerati nevralgici nell’impianto del Green Deal, insieme, fra gli altri, alla bozza per una nuova direttiva sulle emissioni industriali, il cui iter legislativo è anch’esso fonte di preoccupazioni per i parlamentari europei. “Sono due provvedimenti che generano grande apprensione - ha proseguito De Castro -. Per quanto riguarda il regolamento sui fitofarmaci, posto che è indiscusso che tutti vogliamo ridurre la chimica in agricoltura, il problema principale deriva dal fatto che non esistono, a oggi, soluzioni alternative per sostenere la produttività, e quindi il reddito, degli agricoltori. Come se non bastasse, nella prima valutazione d’impatto della Commissione, depositata la scorsa estate, all’Italia viene chiesto di ridurre l’uso dei fitofarmaci del 62%, ben 12 punti percentuali al di sopra dell’obiettivo medio europeo, con la motivazione che nel nostro Paese se ne usano di più rispetto ad altri: circa 6 chili per ettaro rispetto ai 2-3 degli Stati nord europei. Un confronto che non ha senso; non si possono paragona-

Via Libera

A UNA SECONDA VALUTAZIONE D’IMPATTO SULL’USO DEI FITOFARMACI

re sistemi produttivi diversi. Noi usiamo più fitofarmaci e, si noti bene, in un’ottica di progressiva riduzione che non ci è stata riconosciuta, perché dobbiamo combattere quotidianamente con le fitopatologie in aumento anche a causa del cambiamento climatico che è più accelerato nell’area del bacino mediterraneo. È ovvio che in un Paese del nord Europa dedito alla selvicoltura o all’allevamento, questi problemi siano meno sentiti. Non possiamo chiedere ai nostri agricoltori di fare un tuffo nel vuoto, smettendo di usare la chimica senza che, sul mercato, siano disponibili delle alternative concrete per potere continuare a produrre”.

I ritardi sull’iter legislativo

La seconda valutazione di impatto della Commissione europea, è attesa per l’estate 2023. Una data ritenuta troppo tardiva rispetto alle tempistiche stabilite dalla tabella di marcia del Green Deal, dal momento che l’attuale legislatura europea terminerà a maggio 2024 e che, entro dicembre 2023, s’interromperà l’attività legislativa con la conseguenza che tutti i provvedimenti in sospeso slitteranno alle votazioni della prossima legislatura. Tra questi, anche quello per l’armonizzazione delle etichette nutrizionali e della battaglia portata avanti dall’Italia contro il Nutriscore già bocciato dall’Antitrust. “Abbiamo vinto una battaglia - ha precisato De Castro - ma non la guerra”.

Previsioni per la campagna cerealicola 2023

La matassa da dipanare nella disciplina sui fertilizzanti viene resa ancora più intricata e genera un’ulteriore pressione sull’attività della Commissione, anche a causa del forte aumento dei prezzi che hanno subito i fertilizzanti dopo la guerra russo-ucraina che si attesta intorno al +80%. Negli ultimi giorni di dicembre, proprio a proposito della carenza di fertilizzanti - di cui la Russia è il primo produttore ed esportatore mondiale - la Commissione europea ha presentato agli Stati membri una serie di misure tra cui spicca l’uso dei 500 milioni di euro destinati alla riserva anticrisi della Pac. La mancanza di fertilizzanti genera incertezze sulle potenzialità di resa in tutta Europa, dove gli analisti francesi di Strategie Grains prevedono un calo complessivo delle semine a frumento tenero a 21,67 milioni di ettari contro i 21,78 dell’anno scorso. Una stima che avvalora il dato italiano. Dall’assemblea di Confagricoltura dello scorso 15 dicembre, peraltro, il presidente Massimiliano Giansanti ha proposto l’istituzione di fondo unico europeo per l’acquisto centralizzato dei fertilizzanti, che potrebbe garantire un maggior potere contrattuale agli acquirenti calmierando i prezzi e, in secondo luogo, assicurare una più equilibrata distribuzione geografica dei prodotti. Per ridurre il fabbisogno dall’estero di cereali, gli agricoltori italiani sono pronti a coltivare un milione di ettari più, anche grazie all’ampliamento governativo dei terreni agricoli coltivati e alla sospensione dell’obbligo di rotazione. Obiettivo, ridurre il deficit nazionale che, per il grano duro, è del 35% e, per quello tenero, del 62%. Per questo sono previsti, per le prossime semine, investimenti in crescita a doppia cifra, tra l’8 e il 10%. Una risposta importante a fronte della riduzione della produzione cerealicola globale (-2%) che vede l’Europa esposta con un calo dei volumi

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