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Preconsuntivi 2022 e prospettive (caute) per il 2023
Preliminary figures for 2022 and (cautious) outlook for 2023
2023 will not benefit as much as 2022 from the wake effect of growth in the first part of the year. Overall, 2023 will be worse, with weak and anonymous figures. The article analyses the current European and Italian economic situation that is still affected by inflation and a slump in domestic food sales in volume, not sufficiently offset by the increasing pace of exports. However, some positive signs come from the milling sector, which reached an export level of 472.5 million over 10 months, with a robust +32.5% over the same period last year.
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NUMERI DEBOLI E ANONIMI CARATTERIZZERANNO L’ANNO APPENA INCOMINCIATO WEAK AND ANONYMOUS FIGURES WILL CHARACTERISE THE YEAR THAT HAS JUST BEGUN
di Luigi Pelliccia Responsabile Ufficio Studi e Mercato di Federalimentare
Il 2023 non usufruirà come il 2022 dell’effetto scia di una crescita messa a segno nella prima parte dell’anno. Nel complesso, sarà un anno peggiore, con numeri deboli e anonimi. In questa chiave, le recenti misure di elevazione del tasso di sconto a contrasto dell’inflazione europea, varate dalla BCE sulla scia delle analoghe misure adottate oltre Atlantico dalla FED, non risultano esenti da critiche. La congiuntura comunitaria è profondamente diversa, nei suoi punti deboli, da quella americana, a cominciare dalla pressione sui costi e dalla minore competitività e solidità del sistema produttivo Ue legate ai prezzi dell’energia, rispetto al sistema americano, notoriamente autonomo ed esportatore sotto questo profilo, e dal peso schiacciante sui bilanci pubblici delle misure di contenimento di tali costi varati per famiglie e
L’INFLAZIONE NAZIONALE PRESENTA UN
imprese. In altre parole, le misure della BCE appaiono in qualche modo rigide e prive di creatività per una inflazione “da offerta” come quella comunitaria. Tanto più, alla luce della necessità di non penalizzare gli investimenti diretti a ridurre le attuali vulnerabilità produttive europee. E alla luce, altresì, della annunciata riduzione progressiva, nel corso del 2023,
TABELLA CONGIUNTURA ALIMENTARE 2022L’EVOLUZIONE
di uno strumento strategico per il sostegno finanziario allo sviluppo di sistema, come il “quantitative easing”.

Gli indici dei prezzi di dicembre
alcuni parametri sono in funzione del singolo mese e per altri in funzione dei periodi, secondo la rispettiva, migliore rappresentatività elaborazione Federalimentare su dati Istat
Intanto, l’Istat ha diffuso gli indici dei prezzi di dicembre. Ne emerge un lieve rallentamento del passo tendenziale dell’inflazione, che scende al +11,6%, dopo il +11,8% registrato a novembre e a ottobre. Il rallentamento nazionale fa eco timidamente a: quello registrato dall’inflazione della Germania, scesa a dicembre al +8,6%, dopo il +10,0% di novembre; quello della Francia, scesa a dicembre al +5,9%, dopo il +6,2% di novembre; quello della Spagna, che si è fermata a dicembre sul +5,6%, dopo il +6,7% di novembre. L’Italia, fra i grandi paesi comunitari, rimane perciò il più esposto sul fronte dell’inflazione e il più pigro nella tendenza al rientro. I beni energetici, i beni alimentari “non lavorati” e i servizi relativi ai trasporti hanno rallentato la corsa a dicembre. Al contrario, hanno accelerato ancora proprio i beni alimentari “lavorati”, e poi i servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona e i servizi relativi alle comunicazioni. Va sottolineata quindi la perdurante tensione dei prezzi dell’alimentare trasformato. La quale, peraltro, non deve meravigliare considerato che, a monte, i prezzi alla produzione dell’industria alimentare hanno raggiunto a ottobre, secondo gli ultimi dati disponibili, il picco tendenziale del +17,1%.
In “media” d’anno, l’inflazione nazionale registra così un +8,1%. È l’aumento più vistoso dal 1985, quando essa segnò il +9,2%.

L’industria alimentare e il molitorio
I segnali provenienti dalla produzione, dalle vendite interne e dall’export indicano, negli ultimi mesi dell’anno, chiari profili di appesantimento della congiuntura alimentare e, conseguentemente, una “velocità di uscita” verso il 2023 piatta e involutiva. In particolare, la crisi delle vendite alimentari interne in volume, non riequilibrata a sufficienza dal passo espansivo dell’export, sta contraddicendo le tradizioni anticicliche del settore e ha cominciato a impattare sul livello di attività delle imprese. Nello scorso mese di novembre l’industria alimentare ha registrato infatti, a parità di giornate di calendario, un calo di produzione del -3,9% sullo stesso mese 2021, che replica sostanzialmente il -4,0% di ottobre e fa seguito al +0,3% di settembre e il +4,0% di agosto. Il trend progressivo sugli 11 mesi della produzione di settore si è abbassato così al +1,5%, dopo il +2,1% dei 10 mesi, il +2,9% e il +3,4% dei progressivi immediatamente precedenti, delineando, come prima accennato, indubbi profili involutivi. Il molitorio ha fatto peggio del “food and beverage” complessivo: ha segnato infatti un calo vistoso di produzione del -10,8% nel confronto novembre 2022/21, che appesantisce e porta al -1,5% il confronto progressivo sugli 11 mesi 2022/21. Il fenome- no si riflette anche sul valore aggiunto richiesto da un mercato sempre più orientato al risparmio. In linea generale lo dimostra, se si vuole in modo semplicistico ma attendibile, il -4,1% accusato sui primi 11 mesi dell’anno dalla produzione del segmento dei “piatti preparati”, dopo il robusto aumento a due cifre del 2021 e i buoni tassi di sviluppo degli anni pre-pandemia. Il mese di novembre, comunque, si caratterizza essenzialmente per un’ulteriore, forte erosione delle vendite alimentari. Il confronto tendenziale col novembre 2021 registra infatti un +6,6% in valore e, soprattutto, un -6,3% in volume. L’appesantimento del mese porta il passo progressivo delle vendite alimentari sui primi 11 mesi 2022/21 su tendenziali del +4,5% in valore e del -4,0% in volume. Un calo in volume così marcato è davvero senza precedenti recenti.

Nel singolo mese di novembre il differenziale fra i trend in valore e in volume delle vendite alimentari segna così 12,9 punti, vicinissimo ai 12,8 punti indicati dall’Istat come passo dell’inflazione alimentare del mese. È un tasso, quest’ultimo, superiore all’inflazione parallela (+11,8%). Non è un caso perciò se esso impatta negativamente sulle vendite alimentari in valore, e soprattutto in volume, assai più di quanto avviene nel perimetro non alimentare. Le vendite di questo perimetro fanno affiorare infatti, a novembre, variazioni tendenziali del +2,9% in valore e del -1,8% in volume. Nel mese, quindi, l’effetto prezzi in questo ambito rimane nettamente meno pronunciato rispetto all’alimentare. L’eredità dei mesi precedenti mantiene così, per il non alimentare, segni espansivi nel confronto sugli 11 mesi 2022/21, con variazioni del +4,8% in valore e del +2,5% in volume. Infine, il bilancio complessivo delle vendite totali del Paese registra sugli 11 mesi un tendenziale del +4,7% in valore e una erosione del -0,3% in volume, emblematica comunque della crisi montante e diffusa dei consumi.

Come procede l’export
Sul fronte delle esportazioni, va detto subito che le prospettive economiche internazionali sono molto deboli. Per il Pil Usa sono di un +0,2% nel 2023, mentre quelle Ue indicano un +0,5%. Il Pil del gigante Cina dovrebbe chiudere il 2022 con un +3,0%, limando nettamente le precedenti stime del +4,5%. Le stesse prospettive italiane indicano nel 2023 una crescita del Pil pari al +0,4%, dopo il +3,9% toccato nel 2022, in gran parte grazie alla forte spinta inerziale maturata nella prima parte dell’anno. Comunque, il Pil mondiale 2022, secondo le più recenti valutazioni del Fondo Monetario Internazionale, dovrebbe aver superato per la prima volta la quota di 100mila miliardi di dollari, con un +3,1% sul 2021. A fronte di una crescita media del +2,7% negli ultimi 10 anni, il FMI prevede altresì che nel 2023 la crescita in termini reali diminuirà nettamente, per attestarsi sul +1,3%. In questo quadro, il commercio mondiale, dopo aver toccato nel 2022 un tasso espansivo del +4,3%, profila nel 2023 previsioni molto incerte e in ogni caso volte nettamente al ribasso, col rischio di totale piattezza o quasi. Va aggiunto che l’esperienza degli ultimi lustri in- segna che lo sviluppo mondiale è bene intonato quando il tasso di crescita del commercio del pianeta fa da traino ed è circa doppio rispetto a quello del Pil. Nel 2022 esso lo ha superato a fatica, mentre nel 2023 i due tassi potrebbero finire sostanzialmente con l’equivalersi su livelli decisamente marginali. I più recenti tassi specifici sui primi 10 mesi 2022 dell’export dell’industria alimentare indicano variazioni del +19,7% in valore e del +4,8% in volume sullo stesso periodo 2021. Essi generano un apprezzamento unitario di 14,9 punti, ma cominciano ad appiattirsi, soprattutto in volume, in chiusura d’anno, sottraendo progressivamente al settore l’unica stampella espansiva di cui ha potuto godere negli ultimi mesi.
Le Prospettive Italiane Indicano Nel 2023
Lo stesso sostegno recato dal mercato Usa alle esportazioni della nostra industria alimentare, va valutato attentamente e senza trionfalismi. Esso infatti in valuta ha segnato sui 10 mesi un +18,7%, sicuramente apprezzabile, ma assai più contenuto rispetto al parallelo +33,9% raggiunto, nel periodo, dall’export totale del Paese su questo mercato.

Le esportazioni del molitorio
Il molitorio infine è stato performante. Ha raggiunto infatti una quota export sui 10 mesi di 472,5 milioni, con un robusto +32,5% sullo stesso periodo dell’anno precedente. In quantità, l’export di comparto ha sfiorato in parallelo la quota 511mila tonnellate, con un +6,2%. Quest’ultimo è il delta più sincero: non è drogato infatti dal surriscaldamento costi prezzi che nel comparto è stato molto elevato. I primi 5 sbocchi del molitorio su gennaio-ottobre sono stati infine, nell’ordine: Germania, Francia, Usa, Spagna e Regno Unito, con un netto distacco rispetto agli altri e con variazioni in valore oscillanti tra il +47,9% della Germania e il +22,0% della Francia.

Pelliccia