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Ripartenza a tavoletta

Venchi Ripartenza a tavoletta

Giovanni Battista Mantelli racconta come l’azienda cuneese che da 140 anni lavora il “nettare degli dèi” della tradizione atzeca ha vissuto il lockdown all’insegna della solidarietà e della voglia di ripartire

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Fabio Rubero

Sulla Terra, narra la leggenda, fu il dio Quezalcoatl (Serpente piumato), dalla carnagione chiara e con una lunga e uente barba di piume colorate, a rubare una pianta di cacao agli dei per portarla sulla Terra agli uomini ai quali insegnò a coltivarla, a raccoglierne i frutti e a macinarne i semi per ricavarne, insieme ad alcune spezie, una profumatissima bevanda. In Europa, invece, il cacao arrivò grazie ai farmacisti, particolarmente attratti dalle incredibili capacità corroboranti di quello straordinario caleidoscopio chimico-minerale che contiene tre volte il ferro degli spinaci, due volte il magnesio dello yogurt intero e lo stesso fosforo del pesce azzurro. Senza dimenticarne le proprietà anti-ossidanti che con un’adeguata fermentazione e tostatura si riescono a preservare no al consumo nale. Non ci è invece dato sapere a chi vada ascritto il merito dell’avvento del cacao a Cuneo, tuttavia sappiamo che nella nostra provincia da più di 140 anni c’è un’azienda che quella pianta e quei semi, che in epoca precolombiana sono anche stati moneta di scambio, li studia, li lavora e li trasforma per regalare emozione pura. Alla Venchi il lockdown è stato vissuto all’insegna della solidarietà e della voglia di ripartire. Ne abbiamo parlato con Giovanni Battista (per tutti G.B.) Mantelli.

Come avete vissuto in azienda il periodo del lockdown? «Per un’azienda come la nostra, che ha scelto un posizionamento dedicato e con clientela specializzata, è stata ed è tuttora una situazione particolarmente dif cile perché la fase di emergenza non è nita e la ripresa, sicuramente, non è così veloce come ci si auspicava. Avendo molti negozi in Cina, siamo stati forse tra i pochi a non essere stati colti proprio di sorpresa, pur avendo sperato no all’ultimo che il Coronavirus non toccasse il nostro Paese. Ma noi già a gennaio abbiamo dotato di dispositivi di protezione individuale tutto il nostro staff e i nostri negozi. Nei giorni più bui eravamo tra i pochi ad avere le tanto agognate mascherine, tanto che ne abbiamo anche donate una buona parte all’ospedale di Cuneo quando, come tutti ricorderete, queste erano introvabili».

Dunque la produzione non si è mai interrotta? «Assolutamente no. Abbiamo

continuato a produrre e a generare servizio poiché operiamo in una fascia in cui il cliente pretende di avere il prodotto, anche se la chiusura di molti punti vendita ha fatto sì che ci trovassimo con molta merce nei nostri magazzini. Così abbiamo trasformato e rivoluzionato l’azienda in un enorme call center, una sorta di uf cio assistenza clienti, di customer service, insomma siamo diventati consulenti dei nostri clienti per essere loro vicini nel momento di dif coltà. Un lavoro fatto di strategie e decisioni da adottare in un contesto che cambiava ogni cinque minuti e dunque molto logorante dal punto di vista psicologico. Tuttavia abbiamo cominciato a smistare, far rientrare, ridistribuire, cercare partner forti come grandi gruppi bancari e assicurativi, fare donazioni agli ospedali, sostenere medici e così abbiamo stipulato accordi in cui abbiamo offerto a valore di recupero costi i nostri prodotti più delicati che sono stati donati a tutti gli ospedali italiani».

Quali sono state le conseguenze? «Abbiamo subìto milioni di danni con negozi chiusi per quattro mesi nei centri turistici più famosi del mondo. Anche lo smart working, che ha letteralmente svuotato le città, naturalmente ci ha penalizzato. Per contro abbiamo aumentato le vendite on-line, un canale dal quale ormai nessuna azienda può prescindere, ma non propriamente il canale di riferimento per noi che, volendo offrire anzitutto un valore esperienziale, viviamo per vedere la gente che viene

Soluzioni per l’ufficio dal 1976

visita il sito www.gsccn.it

«Abbiamo subito iniziato a smistare, far rientrare, ridistribuire, cercare partner forti come grandi gruppi bancari e assicurativi, facendo donazioni agli ospedali e sostenendo medici e paramedici»

Via Renzo Gandolfo, 2 - 12100 Cuneo Tel. (+39) 0171.412266 - www.gsccn.it

La Venchi di recente è stata premiata come uno dei migliori marchi italiani per “brand experience”

di persona nei nostri locali e punti vendita a godere di quella “brand experience” per cui di recente siamo stati premiati come uno dei migliori marchi italiani».

Più degli altri, proprio per la sua intrinseca essenza, il comparto alimentare si trova oggi a dover ottemperare ad adempimenti ancora più stringenti. Avete adottato soluzioni particolari af nché il lavoro in azienda venga svolto nella completa sicurezza di chi vi lavora e di chi consumerà il prodotto nito? «A livello operativo per noi non è cambiato molto perché tutti gli standard operativi post Covid-19 li utilizzavamo già prima in azienda. Mascherine, sistemi di sani cazione e termini simili facevano parte già prima della nostra quotidianità. Abbiamo appro ttato del lockdown per ottimizzare ancor di più la distribuzione degli spazi e i processi di lavoro».

Quali iniziative “straordinarie” avete messo in atto per la ripartenza? «Le nostre priorità sono sempre preservare freschezza e qualità dei prodotti e mantenere gli impegni presi con gli agricoltori con cui lavoriamo. Noi utilizziamo solo Nocciola Piemonte Igp, mandorle siciliane, olio italiano, ecc. Prodotti di alta qualità che, non avendo agenti chimici, devono essere consumati in tempi rapidi. Per salvaguardare tutto ciò abbiamo messo in atto un’ampia gamma di iniziative promozionali – tra cui “Ripartenza a tavoletta” sulle tavolette di cioccolato – grazie alle quali si possono gustare i nostri prodotti a prezzi particolarmente favorevoli».

Quanto è importante poter contare sulla ducia che un istituto importante come Intesa Sanpaolo ha dimostrato di riporre nella vostra azienda stipulando con voi un accordo di collaborazione innovativa per l’accesso al credito delle aziende facenti parte del vostro processo distributivo? «La ducia è un valore fondamentale perché è su di essa che si basano tutti i rapporti a lungo termine. Perciò sentire la ducia di uno dei gruppi bancari più importanti d’Europa ci permette di trasferire questa stessa ducia ai nostri seimila rivenditori di liera distributiva, facendo dunque tutto il possibile per farli ripartire in questo momento in cui ancora si vive di grandi speranze, in attesa di una mai così desiderata normalità».

Ci descrive nel dettaglio in cosa consiste tale accordo? «Si tratta del programma “Aziende di Filiera” realizzato per sostenere le piccole e medie imprese di tutta la liera produttiva e distributiva che ruota intorno all’azienda. Sostanzialmente, noi stringiamo gli accordi con l’istituto di credito in quanto “capo liera” in modo da poter garantire un migliore e più rapido accesso al credito a chi lavora con noi. È un accordo che lavora su uno scambio reciproco di informazioni industriali settoriali che consente a Intesa Sanpaolo di valorizzare al suo interno il processo di valutazione del credito del cliente che ne fa richiesta e, soprattutto, l’aspetto qualitativo che deriva dall’appartenenza a una solida catena produttiva con speci ci fabbisogni nanziari e dalla consapevolezza di fare parte di un grande progetto».

L’accordo stipulato con Intesa Sanpaolo nell’àmbito del programma “Aziende di Filiera” potrà coinvolgere e dare sostegno concreto ai seimila rivenditori legati alla Venchi

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