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Latte, le difficoltà dei produttori
Le speculazioni sul prezzo non aiutano
SECONDO CONFAGRICOLTURA IL CORONAVIRUS NON GIUSTIFICA IL RIBASSO DELLE QUOTAZIONI
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Circa 1.750 aziende produttrici di latte vaccino in tutta la regione, concentrate in prevalenza nelle province di Cuneo e Torino, con un totale di circa 121.000 vacche allevate; una produzione annua di circa 1.080.000 tonnellate di latte (1.080.000.000 di litri) e un fatturato del prodotto all’origine di circa 430 milioni di euro. Sono i numeri della filiera del latte in Piemonte, anch’essa messa a dura prova dall’emergenza Covid-19, una pandemia che proprio in concomitanza con l’apertura di una nuova campagna di commercializzazione ha gettato il comparto in una nuova crisi. Ma a che livelli?
Prezzo basso senza motivazioni reali
“Con la genesi della nuova campagna alcuni caseifici hanno applicato una riduzione del prezzo del latte in modo del tutto unilaterale - evidenzia Confagricoltura Piemonte -. Questo è avvenuto in un quadro di mercato che è cambiato notevolmente con la pandemia da Covid-19, poiché si sono modificate le modalità di consumo. È quasi completamente sparito il canale Horeca (conferimento di prodotti verso il settore dell’industria alberghiera e della ristorazione in genere), si sono presto manifestate difficoltà nell’esportazione dei prodotti e a tutto ciò si è aggiunto un maggior costo per effettuare i trasporti o per mettere in sicurezza i lavoratori nelle stalle e negli stabilimenti”.
Bene i formaggi
Secondo alcuni dati, se il consumo di latte fresco è diminuito molto complice il calo delle vendite (stime indicano una discesa attestabile ad un -25% rispetto allo stesso periodo del 2019, con una perdita di circa 15mila tonnellate al mese) si registra invece una netta crescita per il prodotto a lunga conservazione o UHT (+20% sull’intero territorio nazionale): “Innegabile. La gente preferisce acquistare prodotti micro filtrati o a lunga scadenza - sottolinea ancora Confagricoltura Piemonte -. Ma è anche vero che si è mantenuto stabile il mercato dei formaggi: le maggiori produzioni hanno tenuto bene, i formaggi Dop in primis (secondo i dati dei Consorzi di Tutela, con elaborazione di Clal.it, nei mesi gennaio-marzo 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019 salgono Grana Padano +4,82%, Parmigiano +5,70%, Gorgonzola +1,33%, Asiago +9,26%, Quartirolo +5,21%)”. E con l’estate alle porte si arriverà ad un auspicabile riequilibrio del mercato, complice una più scarsa produzione con conseguente immissione di prodotto sui mercati. “Possiamo dire che questa pandemia ha mutato le abitudini di consumo e ridotto il consumo di latte fresco, ma non ha avuto gravi ripercussioni, per esempio, sul mercato dei formaggi, in particolare quelli stagionati. Quindi, nonostante il Coronavirus, una diminuzione del prezzo stenta a trovare delle motivazioni reali, anche perché è passato il periodo di massima produzione”.
“Stabile la domanda della Gdo”
“Sappiamo che alcuni piccoli caseifici sono andati in difficoltà in quanto distributori di prodotti per i canali Horeca – aggiunge Giampiero Degiovanni, presidente della sezione Lattiero casearia di Confagricoltura Cuneo -. Ma a mio avviso la situazione non è così grave come qualcuno vuol far intendere. I grandi caseifici continuano a vendere: in particolare mi risulta che la domanda di prodotto da parte della Gdo e dei negozi di vicinato è rimasta pressoché stabile se non aumentata, compensando le perdite di altri canali. Senza contare che c’è chi gioca sul fatto che l’Italia è autosufficiente solo per un 70% del proprio fabbisogno di latte e in questo momento la materia prima proveniente dall’estero viene offerta a prezzi più bassi dei nostri”.
Lavorare uniti
Per evitare quindi che l’emergenza sanitaria conseguente alla pandemia da Coronavirus si allarghi a macchia d’olio nel comparto, è indispensabile provare a lavorare uniti cogliendo opportunità di mercato. Un invito arrivato forte dal presidente nazionale di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti: “Non è questo il momento per alimentare contrasti tra gli operatori delle varie fasi della filiera. Allevatori, industria, GDO devono collaborare per alimentare il Paese. D’altronde al di là degli squilibri congiunturali del mercato, che ovviamente vanno combattuti, le prospettive e i dati dei consumi la dicono lunga sulle opportunità per il comparto”. Il presidente nazionale di Confagricoltura conclude con un invito rivolto a tutti gli attori della filiera: “A maggior ragione in questo periodo storico occorre lavorare più intensamente assieme, per valorizzare, partendo proprio da questo momento critico, la materia prima italiana”.