Phronein nr. 4 - supplemente a Atelier Poesia nr. 96

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E anche quello che ne rivela meglio l’essenza. Comte vi attribuisce un ruolo preminente, quasi esso fosse la vera origine del pensiero umano. Attraverso l’adorazione di feticci e le pratiche magiche ad essi collegate, l’uomo cerca di proteggersi dai fenomeni naturali e di dominarli. Ma bisognerà attendere fino al Rinascimento per riscontrare un dominio reale sulla natura per effetto delle nuove scoperte scientifiche di quel periodo. Il feticcio ha caratteri propri dell’uomo, ma contiene in sé forze che lo trascendono. Non viene considerato onnipotente, bensì capace di produrre solo un numero limitato di effetti. Queste caratteristiche si applicheranno poi, con poche modifiche, anche agli dèi del politeismo greco e, solo successivamente ma con caratteri più generalizzati, perfino al dio unico monoteista. Ben prima di Comte, partendo da presupposti assai diversi, Giambattista Vico, nella Scienza Nuova compie invece una approfondita indagine sul mondo storico. Ma anch’egli afferma che l’uomo, caduto nella disperazione a causa della propria pochezza, cerca qualcosa di superiore che possa salvarlo: Dio. Così, per Vico, la storia dell’uomo altro non è che un lungo cammino religioso. Martin Heidegger, in Essere e Tempo osserva che la consapevolezza dell’impossibilità della nostra esistenza, in altri termini la consapevolezza della morte, ci induce a gettarci, attraverso il sentimento, nella vita altrui, in quella che lui definisce “situazione affettiva”. L’uomo vuole trascendere l’impossibilità della propria esistenza trasfigurandola negli altri esseri o in un dio. Ma per Heidegger l’uomo come manifestazione della sua natura infinita è un’illusione ed il suo esistenzialismo lo riporta dramma51


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