Guida alle allergie

Istituto per la salute del bambino e dell’adolescente

GUIDA ALLE ALLERGIE

A cura di Maria Cristina Artesani, Maurizio Mennini, Alessandro Fiocchi

CONTENUTI

CAPITOLO 1.

CHE COSA SONO LE ALLERGIE Pag. 5

CAPITOLO 2.

GLI AEROALLERGENI Pag. 9

CAPITOLO 3.

LA RINITE ALLERGICA Pag. 15

CAPITOLO 4.

L’ASMA ALLERGICO Pag. 23

CAPITOLO 5.

LA CONGIUNTIVITE ALLERGICA Pag. 29

CAPITOLO 6.

LE ALLERGIE ALIMENTARI Pag. 35

CHE COSA SONO LE INTOLLERANZE Pag. 53

CAPITOLO 8.

LE ALLERGIE A FARMACI Pag. 59

CAPITOLO 9.

LE ALLERGIE A VELENO DI IMENOTTERI Pag. 65

CAPITOLO 10.

LA TERAPIA DELL’ALLERGIA: L’IMMUNOTERAPIA SPECIFICA Pag. 73

CAPITOLO 11.

VIVERE CON UN BAMBINO ALLERGICO Pag. 77

CONTENUTI

CAPITOLO 7.

La guida è stata realizzata con il contributo di: Carla Riccardi, Lamia Dahdah, Vincenzo Fierro, Valentina Pecora, Rocco Valluzzi, Stefania Arasi, Arianna Cafarotti, Daniela Vessicchio

CHE COSA SONO LE ALLERGIE

CAPITOLO 1.

CHE COSA SONO LE ALLERGIE Il termine “allergia” fu coniato nel 1906 dal pediatra austriaco Clemens von Piquet, per indicare una reazione eccessiva a sostanze estranee all’organismo (“allergia” deriva infatti dal greco “allos” che vuol dire “altro” e “ergon” che significa “lavoro”).

L’allergia è una reazione, anomala ed esagerata, del sistema immunitario provocata dall’esposizione a sostanze normalmente innocue, denominate allergeni.

La reazione può essere causata da anticorpi oppure da cellule del sistema immunitario. Nella maggior parte dei casi, gli anticorpi responsabili delle reazioni allergiche sono gli anticorpi denominati IgE.

Gli antigeni delle reazioni allergiche si chiamano allergeni (vedi capitolo 2).

Gli allergeni sono agenti, generalmente innocui, presenti nell’ambiente, come componenti dell’aria (pollini, muffe, polveri dell’ambiente domestico o lavorativo), del cibo, dei farmaci o del veleno di insetti come api, vespe e calabroni.

L’allergia si manifesta in modi molto diversi e con gravità variabile, e può comparire a qualsiasi età.

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CHE COSA SONO LE ALLERGIE

LE ALLERGIE SONO EREDITARIE? La predisposizione all’allergia si eredita dalla famiglia. Secondo alcuni studi, se un bambino ha uno o entrambi i genitori allergici, ha una probabilità di diventare allergico che va dal 66 al 75%.

Quindi la familiarità ha un ruolo importante, ma restano ancora da comprendere tutti gli altri fattori che incidono sulla comparsa delle allergie.

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LA DIAGNOSI DI ALLERGIA Gli allergeni, ovvero le molecole che scatenano la reazione allergica, sono in grado di stimolare la produzione di anticorpi denominati IgE.

I prick test Per fare diagnosi di allergia, la presenza di IgE può essere dimostrata a livello della pelle con i cosiddetti Prick test.

Questi test consistono nell’applicazione di minime quantità degli allergeni sospetti sull’avambraccio e nella successiva puntura della cute con apposite “lancette”, per far penetrare l’allergene nella pelle. Il test è positivo se nel giro di alcuni minuti compare un piccolo rigonfiamento (pomfo), simile a una puntura di zanzara. Questo indica che nell’organismo sono presenti anticorpi IgE diretti contro quell’allergene.

Il dosaggio delle IgE specifiche nel sangue Le IgE possono anche essere dosate nel sangue con test di laboratorio: in origine sono stati misurate usando un test chiamato RAST (RadioAllergoSorbent Test). Oggi i RAST sono stati sostituiti da tecniche di laboratorio più sensibili, ed il termine RAST dovrebbe essere abbandonato.

Tuttavia la dicitura RAST è ancora di uso comune, almeno in Italia, e per praticità si continuerà ad usare questo termine anche in questa guida, dove verrà usato come sinonimo di dosaggio delle IgE specifiche nel sangue.

I PRIST Il termine PRIST indica il dosaggio delle IgE totali nel sangue. Non esiste un valore ben definito della quantità di IgE totali (PRIST) nel sangue che permetta di differenziare in modo adeguato i soggetti allergici da quelli non allergici: questo test ha pertanto ha un valore limitato.

Al contrario, l’esecuzione dei test cutanei e il dosaggio nel sangue di anticorpi IgE allergene-specifici sono i test realmente utili per la diagnosi di allergia.

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CHE COSA SONO LE ALLERGIE

CHE COSA SONO LE ALLERGIE

Altre indagini In caso di allergia alimentare, a farmaci o a veleno di imenotteri esistono metodi diagnostici diversi.

Test diagnostici e storia clinica I test allergologici possono essere effettuati a qualunque età. Tuttavia, il test allergologico non è sufficiente per fare una diagnosi, ma deve essere sempre valutato alla luce della storia clinica del paziente.

Ad esempio, se un bambino soffre tutti gli anni di un forte raffreddore primaverile, accompagnato da numerosi starnuti e da una infiammazione delle congiuntive e questo bambino è positivo ai Prick test o ai RAST per le graminacee, possiamo concludere con ragionevole certezza che soffre di allergia alle graminacee.

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Ma se questo stesso bambino soffre di raffreddore durante l’inverno ma non in primavera e ha i test positivi per le graminacee, non possiamo diagnosticare un’allergia alle graminacee come causa dei suoi sintomi.

In genere si ricorre al dosaggio delle IgE specifiche per effettuare un test allergico quando non è possibile sospendere alcuni farmaci (antistaminici, cortisonici) che possono interferire con i risultati del prick test o in presenza di gravi malattie della pelle come la psoriasi o un eczema diffuso.

CAPITOLO 2.

GLI AEROALLERGENI

GLI AEROALLERGENI Gli aeroallergeni sono gli allergeni trasportati dall’aria. Possono causare allergia se di piccole dimensioni e presenti nell’aria in quantità significative.

Gli aeroallergeni possono essere pollini di piante, funghi o muffe, derivati di mammiferi o di artropodi, polveri organiche e inorganiche. Il polline e le spore dei funghi tendono ad essere rilasciati nell’atmosfera durante stagioni specifiche per ogni allergene. Un clima caldo, umido e ventoso aumenta la concentrazione degli aeroallergeni nell’aria.

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GLI AEROALLERGENI

IL POLLINE Il polline è la cellula (più propriamente, il gametofita) maschile necessaria per la riproduzione della maggior parte delle piante anemofile, cioè quelle con una impollinazione resa possibile dal vento. Questo tipo di impollinazione ha bisogno di alte concentrazioni di pollini nell’atmosfera. Per questa ragione, le piante con questo tipo di impollinazione sono più allergeniche (alberi, graminacee ed erbacee).

Le piante con una impollinazione resa possibile dagli insetti (entomofile), come per esempio i fiori, tendono ad essere colorate per attirare gli insetti e di solito non sono allergizzanti. Infatti, il loro polline è troppo pesante per poter rimanere attaccato alle zampe degli insetti, viene prodotto in quantità assai inferiori e non può venir trasportato dall’aria con la stessa facilità dei pollini delle piante anemofile.

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Come si misura la quantità di polline nell’aria?

Dal 1985 è attiva in Italia una rete di monitoraggio degli allergeni aerodiffusi che misura la concentrazione nell’atmosfera dei principali pollini di interesse allergologico. Il monitoraggio, svolto su scala nazionale e regionale, è realizzato dall’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del CNR di Bologna (Isac-CNR), in collaborazione con l’Associazione Italiana di Aerobiologia. La rete conta circa 90 stazioni di campionamento presenti sul territorio nazionale.

Per misurare e analizzare i pollini presenti nell’atmosfera si utilizzano degli strumenti (detti campionatori volumetrici tipo Hirst) dotati di braccia rotanti, rivestite di una striscia di plastica ricoperta di materiale adesivo, che “cattura” pollini e spore trasportati dal vento.

GLI AEROALLERGENI Ogni settimana la striscia viene rimossa e osservata al microscopio. I pollini non sono visibili ad occhio nudo, ma possono essere facilmente riconosciuti e contati al microscopio.

In base a questa analisi viene emesso un “bollettino pollinico” nel quale vengono riportate, per ogni famiglia di pollini, quanto sono concentrati nell’atmosfera e il loro andamento nel tempo.

Le conte polliniche sono strumenti informativi utili sia ai soggetti allergici che al medico, in quanto la loro regolare consultazione permette di conoscere quali pollini allergenici sono presenti nell’atmosfera, le loro concentrazioni e il loro andamento nel tempo, così da permettere una migliore programmazione della terapia, anche in previsione di eventuali viaggi e spostamenti sul territorio. È anche utile mettere in relazione le conte polliniche con i sintomi del paziente e i risultati dei test allergologici.

LE MUFFE Le muffe o funghi allergenici possono essere presenti sia negli ambienti interni poco ventilati che nell’ambiente esterno. In quest’ultimo caso possono essere misurate allo stesso modo dei pollini e, come i pollini, mostrano variazioni stagionali: il caldo umido ne aumenta la concentrazione, mentre il freddo e la neve, ricoprendo il terreno, ne prevengono la crescita.

L’Alternaria ed il Cladosporium sono le principali muffe presenti nell’ambiente esterno, ed aumentano tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno. Sono presenti nel terreno umido, e svolgono un ruolo importante nei processi di decomposizione di piante e materiali organici.

Altre comuni muffe presenti nell’ambiente esterno comprendono Aspergillus, Penicillium e Botrytis, le cui spore sono presenti tutto l’anno. L’Aspergillus ed il Penicillium sono anche le principali muffe 11

GLI AEROALLERGENI perenni degli ambienti interni e possono crescere anche a basso tenore di umidità: nei granai, nei capannoni e in casa, soprattutto nei seminterrati, ma anche nei bagni umidi o sui davanzali.

L’Aspergillus è presente comunemente nelle granaglie, nelle verdure conservate in modo non adeguato e nel fogliame in via di macerazione. Il Penicillium è presente abbondantemente in casa ed è una muffa verde che si ritrova sugli oggetti conservati nei seminterrati umidi e sui cibi in decomposizione. Rhizopus e Cladosporium si trovano spesso al coperto, particolarmente sul legno marcio.

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GLI ACARI DELLA POLVERE Gli acari della polvere, tecnicamente, appartengono alla classe degli Acaridi, che comprende anche i ragni e gli acari della scabbia, e sono visibili solo al microscopio. La famiglia Pyroglyphidae include due specie di acari della polvere domestica: Dermatophagoides pteronyssinus e Dermatophagoides farinae.

La famiglia Pyroglyphidae comprende anche gli acari dei depositi o delle derrate alimentari, un tipo di acari che possono causare allergia nei lavoratori delle fattorie e del grano.

GLI AEROALLERGENI

Dove si trovano gli acari della polvere?

Gli acari della polvere domestica (Dermatophagoides pteronyssinus e Dermatophagoides farinae) si trovano ovunque e si nutrono soprattutto di derivati epidermici umani o animali, di funghi e di altri residui alimentari trovati negli ambienti umani. Alte concentrazioni di acari si trovano nei materassi, nei cuscini, sui tappeti e nei materiali di imbottitura.

Esistono condizioni climatiche particolari che favoriscono la presenza di acari della polvere?

Un tasso di umidità relativa superiore al 50% e una temperatura di 15-30°C sono ottimali per la riproduzione degli acari.

Gli acari della polvere raramente si trovano nei climi aridi e ad altitudini elevate.

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GLI AEROALLERGENI

QUALI SINTOMI PROVOCANO LE ALLERGIE AEREE Gli allergeni presenti nell’aria possono provocare:

RINITE ALLERGICA

Infiammazione delle alte vie respiratorie

ASMA ALLERGICO Infiammazione delle basse vie

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CONGIUNTIVITE ALLERGICA Infiammazione della superficie oculare

LA RINITE ALLERGICA

CAPITOLO 3.

LA RINITE ALLERGICA Cosa si intende per rinite?

La rinite allergica è un’infiammazione della mucosa del naso che causa la comparsa di una serie di sintomi come salve di starnuti (starnuti che si succedono in modo ravvicinato), rinorrea (naso che “gocciola”), ostruzione (naso “chiuso”) o prurito nasale.

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LA RINITE ALLERGICA

Quali sono le comuni cause Esistono altri tipi di rinite di rinite allergica stagionale e perenne? oltre quella allergica?

La rinite allergica stagionale (meglio definita come intermittente, secondo le attuali linee guida internazionali) è causata da pollini o da muffe ambientali (come l’Alternaria ed il Cladosporium) che sono rilasciate nell’atmosfera con andamento stagionale.

La rinite allergica perenne (meglio definita come persistente, secondo le attuali linee guida internazionali) è causata da acari della polvere, residui di pelle di animali domestici, muffe perenni e da alcuni pollini che possono essere presenti tutto l’anno in determinate aree (per esempio Parietaria e Lanciuola nel Centro-Sud Italia).

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La rinite non allergica o vasomotoria è una condizione perenne, caratterizzata da una congestione dei vasi della mucosa nasale, i cui sintomi principali sono l’ostruzione nasale e/o la rinorrea. I tipici agenti scatenanti sono fumi/odori, cambi di temperatura o di umidità, assunzione di alcolici, stress psico-fisico.

Nei pazienti con rinite vasomotoria i test allergologici sono negativi, al contrario di quanto accade nei soggetti con rinite allergica.

LA RINITE ALLERGICA

Cosa ha di caratteristico il naso di un allergico?

I POLIPI NASALI Cosa sono i polipi nasali?

La mucosa nasale della persona con rinite allergica è solitamente pallida e gonfia (edematosa). Questo aspetto, tuttavia, si può ritrovare anche in pazienti non allergici.

Il muco, quando presente, è tipicamente chiaro e trasparente.

Una secrezione muco-purulenta suggerisce di solito una causa infettiva.

L’esterno del naso può presentare una piega o ruga trasversale: questa si forma dopo un cronico strofinamento del naso con la mano verso l’alto (il “saluto allergico”) nel tentativo di calmare il prurito/fastidio.

I polipi nasali sono protuberanze soffici, pallide, semitraslucide composte da tessuto tumefatto, infiltrato da cellule infiammatorie che sono visibili all’interno del naso pur originando principalmente dai seni paranasali e in particolare dai seni etmoidali. Proprio per questa loro origine, uno dei sintomi suggestivi di poliposi nasale è la diminuzione del senso dell’olfatto.

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LA RINITE ALLERGICA

Che associazione c’è tra rinite allergica e polipi nasali?

Come si cura la poliposi nasale?

L’allergia non sembra predisporre alla formazione di polipi nasali, che sono molto più comuni nei pazienti non allergici.

Con la terapia medica a base di corticosteroidi sistemici e topici per ridurre il volume dei polipi nasali. Tuttavia, se la poliposi è grave o non risponde alla cura con corticosteroidi, si deve considerare il ricorso alla chirurgia endoscopica (polipectomia).

Purtroppo, sia dopo la terapia medica che chirurgica, la poliposi tende a ritornare.

I polipi nasali sono presenti in bambini affetti da altre malattie?

In ragazzi di età inferiore ai 10 anni bisogna prendere in considerazione la fibrosi cistica: il 20% dei pazienti di questa malattia soffre di poliposi nasale.

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COME SI CURA LA RINITE ALLERGICA

LA RINITE ALLERGICA

I DECONGESTIONANTI ORALI E NASALI GLI ANTISTAMINICI

GLI SPRAY NASALI CORTISONICI

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LA RINITE ALLERGICA

GLI ANTISTAMINICI Gli antistamici sono i farmaci più importante per la cura della rinite allergica.

GLI ANTISTAMINICI HANNO EFFETTI COLLATERALI?

QUALI SONO I PRINCIPALI EFFETTI DEGLI ANTISTAMINICI?

La sonnolenza è il principale effetto secondario degli antistaminici, in particolar modo di quelli più vecchi, detti di prima generazione.

Tuttavia, la percezione di questo effetto è molto variabile da un paziente all’altro. Alcuni pazienti lamentano un indebolimento psicomotorio (stanchezza, debolezza) pur non percependo un’eccessiva sonnolenza.

L’istamina è una dei principali mediatori delle reazioni allergiche. Gli antistaminici si legano al suo recettore bloccandone gli effetti. L’uso dell’antistaminico permette di ridurre il numero degli starnuti, il prurito e le secrezioni nasali. Tuttavia, questi farmaci hanno uno scarso effetto sull’ostruzione nasale (naso chiuso). Se si riesce ad assumere un antistaminico prima del contatto con l’allergene, l’efficacia sarà superiore.

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I DECONGESTIONANTI ORALI E NASALI I decongestionanti sono farmaci che causano una contrazione dei vasi sanguigni del naso, e la riduzione dell’ostruzione nasale. Possono essere somministrati per bocca o come spray nasali.

I decongestionanti dovrebbero essere usati al massimo per 3 - 5 giorni consecutivi perché l’assuefazione si sviluppa rapidamente e può portare ad un “effetto rimbalzo” sulla congestione nasale, causando una “rinite medicamentosa”, cioè una rinite causata dagli stessi farmaci che stiamo usando per curarla.

Inoltre, questi farmaci sono gravati da importanti effetti collaterali, i più comuni dei quali comprendono nervosismo, palpitazioni, inappetenza, insonnia e ritenzione urinaria.

LA RINITE ALLERGICA

Poiché i decongestionanti agiscono solo sulla congestione nasale, sono frequentemente usati in combinazione con gli antistaminici in moltissime preparazioni disponibili in farmacia anche come prodotti da banco, che dunque dovrebbero essere usati con cautela.

Questi farmaci possono essere somministrati solo dopo i 12 anni.

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GLI SPRAY NASALI CORTISONICI

LA RINITE ALLERGICA

COME AGISCONO GLI SPRAY NASALI CORTISONICI? I cortisonici nasali topici hanno molteplici effetti: riducono l’infiammazione della mucosa nasale, riducono la secrezione di muco e la reazione all’allergene (con l’uso prolungato). Alcuni cortisonici nasali causano una riduzione significativa dei sintomi entro 12 ore, sebbene il raggiungimento dell’effetto massimo richieda fino a 2 settimane.

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COMPLICANZE DELLA RINITE ALLERGICA Respirare con la bocca, piuttosto che con il naso, impedisce il normale contatto della lingua con il palato.

Questo può portare ad uno sviluppo anormale del massiccio facciale nei bambini, con allungamento della parte centrale del volto (“facies adenoidea”), palato ogivale (cioè stretto e ad arco acuto) e malocclusione dentale. La rinite allergica si può complicare con otiti o sinusiti (causate dall’ostruzione delle aperture dei seni paranasali).

L’ostruzione nasale che peggiora in posizione sdraiata può causare disturbi del sonno.

L’ASMA ALLERGICO

CAPITOLO 4.

L’ASMA ALLERGICO COS’È L’ASMA? L’asma è una malattia infiammatoria cronica dei bronchi che provoca il broncospasmo, ossia il rapido restringimento dei bronchi. In queste condizioni, si ha difficoltà a respirare, con l’emissione di caratteristici suoni respiratori (rantoli o fischi) e accessi di tosse secca, stizzosa. Nei casi più seri può verificarsi anche dispnea, cioè la cosiddetta “fame d’aria”. In questa situazione può diventare difficile svolgere le normali attività fisiche quotidiane, come camminare o salire le scale. I sintomi sono diversi da individuo a individuo e possono essere più o meno gravi.

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L’ASMA ALLERGICO

IN CHE MODO L’ASMA È LEGATA ALL’ALLERGIA? L’asma può avere un’origine allergica.

Nelle persone allergiche, infatti, l’attacco di asma può essere scatenato dalla presenza di allergeni (polline, acari, polvere, insetti, peli di animali…), che causano la reazione infiammatoria bronchiale.

QUANTO È FREQUENTE? Fino al 40-50% dei bambini sotto i sei anni possono avere episodi di broncospasmo con respiro sibilante, tosse e respiro affannoso. La maggioranza di questi bambini non sono allergici e vanno incontro a questi episodi in occasione di banali infezioni virali. La maggioranza di questi bambini non sono asmatici, e in genere sono destinati a non ripresentare il broncospasmo in età scolare, con la crescita dei bronchi.

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Viceversa, quando gli episodi di broncospasmo continuano - o iniziano - dopo i 5 anni di età e si manifestano anche al di fuori dei raffreddori (ad esempio durante lo sforzo o in ambienti polverosi), si può parlare di una vera e propria asma bronchiale che, nella grande maggioranza dei casi, è di origine allergica. L’asma bronchiale è una malattia molto diffusa: in Italia colpisce circa il 9% dei bambini sopra i sei anni.

COME SI FA LA DIAGNOSI DI ASMA? La diagnosi viene fatta nel corso di una visita medica che permette di riscontrare la presenza di sibili in un soggetto che lamenta una tosse secca e insistente, con o senza affanno. La diagnosi può essere confermata con la spirometria, ovvero un esame che misura la quantità di aria che il soggetto riesce a emettere con un forte soffio. La spirometria si può eseguire nei bambini a partire dai 5-6 anni di età.

L’ASMA ALLERGICO

LA TERAPIA DELL’ASMA BRONCODILATATORI

ANTILEUCOTRIENICI

Farmaci che si assumono per via inalatoria (con l’aerosol o con lo spray) e che dilatano i bronchi che si sono contratti durante l’attacco asmatico.

Farmaci che si assumono per bocca e che si usano come terapia “di fondo”.

Servono a bloccare l’infiammazione dei bronchi dei soggetti con asma.

CORTISONICI

FARMACI BIOLOGICI

Farmaci che si assumono per via inalatoria (con l’aerosol o con lo spray) o per bocca (sotto forma di compresse) e che servono a ridurre l’infiammazione che è presente nei bronchi delle persone asmatiche, durante l’attacco acuto o come terapia “di fondo”.

Anticorpi prodotti in laboratorio: questi anticorpi, detti anticorpi monoclonali, neutralizzano gli anticorpi IgE o le altre molecole che innescano l’asma.

Si usano quando le altre terapie non sono efficaci.

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L’ASMA ALLERGICO

QUALI SONO LE CURE DISPONIBILI? Solitamente la cura viene scelta in base alla gravità dell’asma.

Nell’asma lieve intermittente i sintomi si presentano una o due volte a settimana e la spirometria di base è quasi normale: questi sintomi poco frequenti possono essere curati con broncodilatatori, accompagnati da cortisonici inalatori, al bisogno, cioè quando l’attacco d’asma si verifica.

I pazienti con sintomi quotidiani e notturni sono classificati come asma persistente lieve, moderato o grave in base al grado di ostruzione bronchiale rilevato con la spirometria ed alla frequenza delle riacutizzazioni.

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Tutti i pazienti con asma persistente meritano una terapia di fondo (cioè a lungo termine) con farmaci antinfiammatori come i cortisonici inalatori associati o meno a farmaci broncodilatatori a lunga durata d’azione (i cosiddetti broncodilatatori “long-acting”), sempre da inalare, che agiscono più a lungo dei broncodilatatori “classici”. Infine, se l’asma si manifesta principalmente in seguito a sforzi fisici, normalmente ci si affida ai farmaci antileucotrienici.

GLI STEROIDI INALATORI POSSONO CAUSARE EFFETTI COLLATERALI? I cortisonici inalatori hanno molteplici effetti: riducono l’infiammazione, riducono la secrezione di muco e la reazione all’allergene (con l’uso prolungato).

I potenziali effetti collaterali a lungo termine dell’uso cronico di steroidi inalatori nei bambini hanno suscitato in passato molte preoccupazioni. Un gran numero di studi farmacologici ha dimostrato che alte dosi di corticosteroidi inalatori possono avere effetti generali, come un’inibizione della velocità di crescita in statura.

Ma varie ricerche hanno anche dimostrato che la crescita successivamente recupera e che i bambini trattati con cortisonici inalatori raggiungono un’altezza normale in età adulta. Gli asmatici adulti sono poco influenzati dagli steroidi inalatori. Comunque, una volta raggiunto il controllo della malattia, è buona norma ridurre la terapia fino al minimo dosaggio efficace.

L’IMMUNOTERAPIA SPECIFICA In realtà, quando la rinite e l’asma sono causate da un allergene ben definito, si può seguire una terapia “desensibilizzante”, che mira cioè a eliminare (o quantomeno a ridurre) la sensibilità dell’organismo nei confronti di quell’allergene.

Questa terapia è detta più propriamente immunoterapia specifica.

La cura consiste nella somministrazione di minime quantità dell’allergene responsabile, iniettate sottopelle o depositate sotto la lingua.

Nel primo caso, la somministrazione avviene ad intervalli regolari (solitamente ogni 30 giorni circa), mentre nel secondo deve essere quotidiana. Seguendo questa cura per un periodo piuttosto lungo (da 3 fino a 5 anni), l’organismo perde la sensibilità all’allergene e il problema si può risolvere almeno parzialmente.

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L’ASMA ALLERGICO

L’ASMA ALLERGICO

COME CI SI DEVE COMPORTARE IN CASO DI UNA CRISI ASMATICA? In caso di crisi asmatica bisogna ricorrere a un farmaco broncodilatatore a rapida azione, da spruzzare con appositi erogatori spray tramite un distanziatore. I soggetti asmatici dovrebbero avere sempre con sé questo medicinale. È importante usare il broncodilatatore il prima possibile: prima lo si usa, più è efficace.

Va somministrato per tre volte in un’ora (a intervalli quindi di 20 minuti tra un ciclo e il successivo) al dosaggio prescritto dal medico.

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Se trascorsa un’ora il broncodilatatore non ha ancora fatto effetto, allora, prima di recarsi al pronto soccorso, va assunto un cortisonico per bocca.

In casi estremamente rari, laddove sia molto difficile raggiungere il pronto soccorso in tempi brevi, si può far ricorso all’adrenalina auto-iniettabile, disponibile in penne pre-dosate: si tratta di un farmaco salva-vita molto importante ma da usare solo in casi estremi.

CAPITOLO 5.

CONGIUNTIVITE ALLERGICA

LA CONGIUNTIVITE ALLERGICA COSA SI INTENDE PER CONGIUNTIVITE ALLERGICA? Il termine congiuntivite allergica viene spesso usato per indicare almeno 4 diversi tipi di malattia allergica oculare: • la congiuntivite allergica propriamente detta, quella cioè legata a sensibilizzazione allergica; • la cheratocongiuntivite primaverile; • la cheratocongiuntivite atopica (associata a dermatite atopica di una certa gravità); • la congiuntivite papillare gigante, legata all’uso di lenti a contatto o protesi oculari.

Le ultime 2 forme non riconoscono una causa allergica (e pertanto non saranno trattate in questa guida), ma causano sintomi e segni oculari sovrapponibili a quelli della congiuntivite allergica, con la quale spesso vengono confuse.

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LA CONGIUNTIVITE ALLERGICA

I mastociti o mastcellule provengono, come le cellule del sangue, dal midollo osseo. Sono abbondanti nel tessuto connettivo e contengono al proprio interno numerosissimi granuli.

All’interno dei granuli sono contenute varie sostanze implicate nell’infiammazione tra cui l’istamina.

Le immunoglobuline IgE hanno la caratteristica di fissarsi alla membrana dei mastociti. I granuli vengono rilasciati dai mastociti quando le IgE sulla loro membrana incontrano l’allergene. I colliri stabilizzatori di membrana, hanno la funzione di contrastare il rilascio dei granuli da parte dei mastociti e di prevenire così la comparsa delle manifestazioni allergiche.

LA CONGIUNTIVITE ALLERGICA PROPRIAMENTE DETTA Quali sono i sintomi della congiuntivite allergica?

I sintomi principali della congiuntivite allergica sono: prurito, arrossamento, lacrimazione, bruciore, secrezione acquosa.

Dal momento che di solito la congiuntivite allergica compare simultaneamente alla rinite allergica, sono presenti anche i sintomi della rinite.

Gli antistaminici orali Tutti gli antistaminici per bocca hanno una qualche efficacia nella congiuntivite allergica. Poiché la congiuntivite allergica è spessa associata alla rinite allergica, gli antistaminici possono essere una terapia utile per entrambe le patologie. Gli antistaminici riducono la necessità di terapia topica con spray nasali e colliri, da usare solo al bisogno.

I colliri: quali tipi di colliri esistono?

Durante la congiuntivite allergica vengono utilizzati almeno tre tipi di colliri: • colliri stabilizzatori della membrana mastocitaria. In caso di congiuntivite allergica stagionale, la terapia va iniziata alcune settimane prima dell’inizio della stagione; • colliri antistaminici, farmaci che hanno principalmente la funzione di bloccare la sostanza che scatena l’allergia (l’istamina, appunto); • colliri cortisonici, farmaci che hanno principalmente la funzione di spegnere l’infiammazione.

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Quali sono i rischi e i benefici dei colliri cortisonici?

LA CHERATOCONGIUNTIVITE PRIMAVERILE

I corticosteroidi sono potenti farmaci anti-infiammatori molto efficaci nell’ alleviare i sintomi della congiuntivite allergica: la loro efficacia supera quella degli altri farmaci cui si è fatto cenno in precedenza. Tuttavia, un impiego prolungato di colliri cortisonici aumenta il rischio di cataratta, ipertensione oculare, glaucoma, infezioni.

I cortisonici nella congiuntivite allergica dovrebbero essere usati solo per un breve periodo di tempo e nei casi in cui è fallito ogni altro tentativo terapeutico e, comunque, sotto stretto controllo del medico.

La cheratocongiuntivite primaverile o vernal (VKC) è una malattia infiammatoria cronica del tratto anteriore dell’occhio (congiuntiva tarsale e/o bulbare e cornea) che colpisce entrambi gli occhi, a volte in modo asimmetrico.

Di solito è stagionale e la sua causa non è conosciuta. Il termine “primaverile” (“vernal” in latino significa appunto “primaverile”) indica esclusivamente la stagione nella quale più comunemente compaiono i primi sintomi. L’età media di comparsa dei sintomi è tra i 6 e i 7 anni e i ragazzi sono colpiti più frequentemente rispetto alle ragazze.

Episodi ricorrenti si verificano per un periodo di 2-10 anni e di solito si risolvono spontaneamente durante le fasi tardive della pubertà.

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LA CONGIUNTIVITE ALLERGICA

LA CONGIUNTIVITE ALLERGICA

Quali sono i sintomi della cheratocongiuntivite primaverile?

I sintomi della cheratocongiuntivite primaverile sono simili a quelli della classica congiuntivite allergica, ma molto amplificati. Prurito e/o bruciore oculare, lacrimazione sono sintomi comuni in entrambe le forme, mentre caratteristici della cheratocongiuntivite primaverile sono la presenza, specialmente al risveglio, di una secrezione densa e filamentosa e la fotofobia.

La fotofobia è il senso di fastidio provocato dalla luce che irrita dell’occhio e che di solito è veramente intenso.

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La cheratocongiuntivite primaverile può dare complicanze?

La cheratocongiuntivite primaverile è una malattia benigna che, come detto, tende a risolversi spontaneamente alla pubertà nella maggioranza dei casi. Tuttavia, secondo i dati di cui disponiamo, una percentuale variabile dal 2 al 20% dei pazienti non adeguatamente trattati va incontro a complicanze a lungo termine quali cicatrici corneali (esito di pregresse ulcere della cornea), cheratocono (deformazione della cornea che da sferica diventa conica), astigmatismo.

Esistono rimedi non farmacologici per la cheratocongiuntivite primaverile?

Gli occhiali scuri sono una protezione indispensabile all’aperto e possono rendersi necessari anche al chiuso.

La neve, le luci alogene (neon), gli schermi luminosi (computer, televisione) sono potenziali fattori che favoriscono la comparsa della cheratocongiuntivite primaverile. Le lacrime artificiali, usate frequentemente, servono per “lavare via” le sostanze dannose ed agire come barriera.

Alcune misure generali di prevenzione per controllare l’esposizione ad allergeni, come il controllo degli acari della polvere e il rimanere in casa nei giorni ventosi e nella stagione di massima pollinazione, possono offrire qualche beneficio ai pazienti che presentano anche sensibilizzazione allergica.

Quale terapia farmacologica è disponibile?

I farmaci usati per la congiuntivite allergica sono utili anche per la cheratocongiuntivite primaverile: gli antistaminici per via locale e generale possono ridurre il prurito.

Gli steroidi per uso locale dovrebbero essere riservati ai casi gravi e utilizzati solo per brevi periodi, per gli effetti collaterali proprio a livello oculare, come cataratta, ipertensione oculare, glaucoma, infezioni.

Il trattamento prevede inoltre l’impiego di farmaci immunosoppressori per via oculare, quali ciclosporina o, nei casi resistenti tacrolimus: sono farmaci in grado di ridurre l’attivazione del sistema immunitario e quindi di ridurre l’infiammazione. La formulazione oculare di tali farmaci non è ancora in commercio ma deve essere appositamente preparata su indicazione dell’oculista.

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LA CONGIUNTIVITE ALLERGICA

LA CONGIUNTIVITE ALLERGICA

I FARMACI IMMUNOSOPPRESSORI

CICLOSPORINA

TACROLIMUS

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CAPITOLO 6.

LE ALLERGIE ALIMENTARI Gli alimenti possono causare reazioni tossiche e non tossiche. La reazione tossica colpisce tutti i soggetti che ingeriscono la tossina contenuta nell’alimento in quantità sufficiente a produrre sintomi (per es. avvelenamento da funghi).

Le reazioni non tossiche, invece, dipendono da fattori individuali e possono essere divise in: • reazioni scatenate dal sistema immunitario attraverso la produzione di anticorpi IgE (allergia alimentare) o attraverso la produzione di anticorpi diversi dalle IgE, come ad esempio gli anticorpi IgG, o attraverso l’attivazione di cellule del sistema immunitario; • reazioni che non sono scatenate dal sistema immunitario (intolleranza alimentare). Queste ultime sono dovute ad alcune molecole contenute negli alimenti, al funzionamento difettoso di alcuni enzimi o a meccanismi che ancora non sono conosciuti.

LE ALLERGIE ALIMENTARI

LE ALLERGIE ALIMENTARI

QUANTO SONO FREQUENTI LE ALLERGIE ALIMENTARI E LE INTOLLERANZE ALIMENTARI? Circa il 5%-8% dei bambini ha un’allergia alimentare e il 2,5% è allergico al latte vaccino.

L’1-2% degli adulti ha un’allergia alimentare. Le persone che soffrono di intolleranza alimentare sono poco più dell’1% comprendendo anche quelli con celiachia che sono la grande maggioranza.

COME SI MANIFESTA L’ALLERGIA ALIMENTARE PROPRIAMENTE DETTA (SCATENATA DA ANTICORPI DEL TIPO IgE)?

Di solito entro pochi minuti dall’ingestione - e comunque non oltre le 2 ore - possono comparire uno o più dei seguenti sintomi:

Prurito (generalizzato, al palmo delle mani e dei piedi o al palato/gola)

Affanno e respiro sibilante

Orticaria

Dolori addominali tipo crampi

Congiuntivite

Vomito

Rinite

Diarrea

Inspirazione rumorosa dovuta a un restringimento della laringe (stridore laringeo)

Shock anafilattico (abbassamento grave della pressione arteriosa con perdita di coscienza)

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SI PUÒ AVERE UNA REAZIONE ALLERGICA ANCHE SENZA INGERIRE L’ALIMENTO? Sono stati descritti casi fatali di anafilassi scatenati da proteine vaporizzate durante la cottura/bollitura di alimenti. Queste reazioni sono possibili con qualsiasi alimento che sia cucinato o manipolato in modo tale che vengano prodotte particelle che contengono gli allergeni e che possono essere inalate.

COME SI DIAGNOSTICA L’ALLERGIA ALIMENTARE? Per la diagnosi, è necessaria un’attenta raccolta della storia clinica e in particolare dell’età in cui i sintomi sono cominciati, quali sono stati, se si ripetono ogni volta che la persona ingerisce un determinato alimento.

Altrettanto importante è la visita con particolare attenzione per i sintomi di malattie allergiche e per lo stato nutrizionale nei bambini.

Nel caso di sospetta allergia IgE-mediata, sarà opportuno confermare la diagnosi con i seguenti test:

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Prick test con estratti commerciali. Se un un prick test, eseguito con estratti di buona qualità, risulta negativo, possiamo escludere con buona sicurezza l’esistenza di una allergia alimentare IgE-mediata.

Prick by prick con alimenti freschi, in particolare del mondo vegetale: consiste nel pungere con l’apposita lancetta dapprima l’alimento da testare e poi la cute dell’avambraccio. Il prick by prick consente di testare alimenti che sono possibili cause dei sintomi ma che non sono disponibili in commercio come estratti. Un ulteriore vantaggio dei prick by prick è di poter usare per il test sostanze che non sono state alterate dalle procedure di estrazione per la preparazione degli estratti commerciali.

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LE ALLERGIE ALIMENTARI

LE ALLERGIE ALIMENTARI

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Dosaggio delle IgE specifiche: attraverso questo esame viene misurata nel sangue la quantità di anticorpi IgE anticorpi dell’allergia specificamente diretti contro allergeni per confermare o meno il sospetto clinico di allergia.

Dieta di eliminazione. Consiste nell’eliminazione dalla dieta di uno o più alimenti sospettati in base alla storia clinica e ai risultati dei test di laboratorio.

Il gold standard, cioè il test che consente di arrivare ad una diagnosi di certezza è il test di provocazione orale (TPO). Questo test consiste nell’assunzione, in ambiente protetto, di dosi crescenti dell’alimento, iniziando da piccole quantità e aumentando la dose ogni 20’-30’ fino all’assunzione di una porzione adatta per l’età. Se il paziente è in grado di assumere 10 g di un alimento liofilizzato o 60 g di un alimento fresco senza avere reazioni, allora è molto improbabile che il paziente sia allergico a quell’alimento.

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QUALI SONO I CIBI PIÙ FREQUENTEMENTE COINVOLTI NELL’ALLERGIA ALIMENTARE DELL’ADULTO E DEL BAMBINO? Nei bambini i più comuni allergeni alimentari sono latte vaccino, soia, uova, grano, arachidi, frutta secca e pesce; per gli adulti, invece, gli allergeni più comuni sono arachidi, frutta secca, crostacei e pesce.

ESISTONO CIBI A CUI È IMPOSSIBILE ESSERE ALLERGICI? Poiché non si è allergici nei confronti di un determinato alimento, ma verso una o più proteine, non è possibile sviluppare allergia ai cibi che non ne contengono, vale a dire lo zucchero, il sale e l’acqua.

Esclusi questi, si può essere allergici a qualunque altro alimento.

LE ALLERGIE ALIMENTARI IgE-MEDIATE GUARISCONO?

ESISTE UNA TERAPIA PER L’ALLERGIA ALIMENTARE?

Circa l’85% dei bambini allergici a latte, uova e soia sarà in grado di tollerarli a partire dai 3 anni.

Per i bambini che hanno reazioni gravi e livelli elevati di IgE specifiche, invece, lo sviluppo di tolleranza è meno probabile.

Test di provocazione orale (TPO) ripetuti ogni 6-12 mesi sono molto utili e permettono la liberalizzazione della dieta dopo 1-3 anni di esclusione dell’alimento nocivo. Un bambino potrebbe avere un test cutaneo o un RAST ancora positivi pur tollerando già l’alimento.

Al contrario, le allergie ad arachidi, frutta secca, crostacei o pesce tendono a persistere.

Le allergie alimentari che iniziano in età giovane-adulta non sembrano invece risolversi.

L’esclusione dell’alimento nocivo dalla dieta è la sola terapia realmente efficace per le allergie alimentari sia quelle scatenate dalle IgE, sia quelle che sono scatenate da altri anticorpi o cellule del sistema immunitario..

Nonostante la dieta di eliminazione sia ancora considerata la scelta più efficace per il trattamento dell’allergia alimentare, negli anni più recenti si è andata affermando l’ipotesi che la somministrazione continua di un alimento, piuttosto che l’astensione, possa facilitare l’acquisizione ed il mantenimento della tolleranza.

Si parla di desensibilizzazione orale per alimenti (DOPA): con questa definizione si indica la regolare somministrazione di piccole dosi di allergene alimentare attraverso la via orale, in quantità progressivamente crescenti.

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LE ALLERGIE ALIMENTARI

LE ALLERGIE ALIMENTARI

Praticata in bambini con allergia alimentare scatenata dalle igE, la DOPA ha lo scopo di indurre desensibilizzazione, cioè di ottenere un aumento della dose tollerata dal paziente, e poi, nel tempo, di favorire la tolleranza completa verso l’alimento. Tuttavia, una percentuale variabile dal 10 al 36% delle persone sottoposte a desensibilizzazione orale non è in grado di portare a termine la cura a causa degli effetti collaterali.

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Inoltre, tutti gli studi al momento confermano la capacità della DOPA di indurre desensibilizzazione, ma rimane non chiarito se, con gli attuali schemi di desensibilizzazione, sia possibile indurre una tolleranza a lungo termine.

L’infusione di anticorpi monoclonali umani anti-IgE (farmaco biologico), il cui prototipo è l’omalizumab, può essere utile nei pazienti con allergia alimentare pericolosa per la vita e a rischio di ingestione accidentale.

Al momento i dati disponibili sono però molto scarsi.

Sono in corso studi clinici in cui il paziente viene trattato prima della DOPA (o contemporaneamente) con anticorpi monoclonali umani anti-IgE, per esaurire le IgE responsabili delle reazioni anafilattiche. Il fine è quello di ridurre il rischio di reazioni gravi.

ANAFILASSI DA ESERCIZIO FISICO POST-PRANDIALE (FDEIAN) L’anafilassi da esercizio fisico post-prandiale è una reazione generalizzata, mediata da anticorpi IgE, che si sviluppa solo quando si verificano contemporaneamente due condizioni: l’ingestione dell’alimento implicato e un intenso esercizio fisico svolto entro alcune ore dall’ingestione dell’alimento.

Quando l’alimento è ingerito senza che poi si effettui attività fisica non si verifica alcuna reazione: solo la concomitanza dell’ingestione dell’alimento con i cambiamenti fisiologici e metabolici indotti dall’attività fisica si traducono in una reazione allergica.

I cibi più frequentemente implicati sono sedano, grano, frutta, arachide, pesce e crostacei.

LE ALLERGIE CROCIATE Che cosa si intende per allergie crociate?

Circa il 70% delle persone che soffrono di allergia ai pollini è allergica anche ad alcuni cibi. In questi casi si parla di allergie crociate, cioè di reazioni allergiche che si manifestano nello stesso individuo a causa di fattori diversi, che apparentemente non sembrano collegati tra loro. Ad esempio, una persona allergica ai pollini di betulla può avere prurito alla bocca quando mangia la pesca o il melone.

Il polline ed alcuni alimenti di origine vegetale contengono infatti frammenti di proteine simili, che possono scatenare una risposta allergica.

Questi “pezzetti” di allergene sono definiti panallergeni (cioè allergeni presenti in tutto - o quasi - il mondo vegetale, pollini ed alimenti) e i più importanti sono la profillina e altri panallergeni denominati con le sigle PR-10 e LTP.

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LE ALLERGIE ALIMENTARI

LE ALLERGIE ALIMENTARI

Le persone allergiche alle graminacee possono esserlo per esempio anche nei confronti di arachidi, mandorle, arance, limoni, kiwi, pesche, albicocche, ciliegie, prugne, angurie, meloni, pomodori e frumento.

Gli individui con allergia alla parietaria invece possono avere crisi quando mangiano pistacchi, ciliegie, meloni, piselli e basilico.

COME SI MANIFESTANO LE ALLERGIE CROCIATE? Solitamente una persona con allergia crociata manifesta i sintomi caratteristici della sindrome orale allergica, e cioè prurito nella bocca o intorno alla bocca, lieve gonfiore (edema) o orticaria nella bocca o intorno alla bocca o, più raramente, orticaria generalizzata e problemi di respirazione.

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Di regola la sensibilizzazione a PR-10 e/o profillina non è pericolosa per la vita, anche perché queste proteine sono termolabili, cioè diventano inattive con la cottura. Pertanto, l’alimento coinvolto è allergenico solo se fresco, o crudo, o poco cotto. Per esempio, una persona con allergia alla profillina può tollerare la carota nelle minestre, ma non la carota cruda. Discorso diverso vale invece per la sensibilizzazione a LTP, che non è degradata dal calore e che quindi può dare sintomi più seri, fino allo shock anafilattico.

Per prevenire questi sintomi, è importante che le persone allergiche ai pollini, soprattutto se sensibilizzate a più di un polline, facciano delle analisi per verificare l’eventuale sensibilizzazione ai panallergeni. L’esame più indicato è il dosaggio delle IgE specifiche verso i panallergeni presi singolarmente o contenuti in un pannello di oltre cento allergeni (ISAC test).

ALTRE REAZIONI AGLI ALIMENTI Quali sono le altre reazioni ad alimenti scatenate dal sistema immunitario, ma non tramite le IgE? •

La Gastroenterite eosinofila: colpisce solitamente bambini e giovani adulti. Si manifesta con dolore addominale, nausea, tendenza al vomito, scarso accrescimento, diarrea, anemia da carenza di ferro (talvolta), emissione di feci scure perché commiste a sangue parzialmente digerito (melena). All’esame del sangue (emocromo) si riscontra un aumento degli eosinofili (un tipo di globuli bianchi), da cui il nome della malattia. Solitamente è lo stomaco ad essere coinvolto da questa infiammazione, che frequentemente si estende anche all’intestino tenue. Alcuni pazienti presentano un coinvolgimento prevalente del colon (colite eosinofila) o dell’esofago. In quest’ultimo caso si parla di esofagite eosinofila, patologia più complessa

•

e caratterizzata dal “food impact”, cioè dalla difficoltà di deglutire gli alimenti per lo più solidi a causa dell’infiammazione eosinofila che ostacola il passaggio del cibo attraverso l’esofago. Una dieta di eliminazione è la terapia principale. Se il bambino risponde alla dieta di esclusione, è importante eliminare l’alimento nocivo. Altrimenti può essere necessario ricorrere ad un trattamento con cortisonici.

L’enterocolite da proteine alimentari (FPIES): colpisce bambini da 1 giorno a 9 mesi di vita. I sintomi sono vomito ripetuto, diarrea, disidratazione, aumento del numero di globuli bianchi nel sangue (leucocitosi), aspetto sofferente e scarso accrescimento nelle forme croniche.

Eliminando la proteina nociva si assiste ad un rapido miglioramento entro pochi giorni. La proteina nociva dovrà essere eliminata per un periodo variabile di tempo a seconda dei casi.

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LE ALLERGIE ALIMENTARI

LE ALLERGIE ALIMENTARI

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La diagnosi può essere confermata da un test di provocazione, in ambiente ospedaliero, con la proteina nociva sospetta dopo almeno 2 settimane di condizioni stabili ottenute con un’alimentazione priva degli alimenti sospetti.

La proctocolite da proteine alimentari: colpisce bambini dai primi giorni a 4 mesi di vita. I sintomi sono sangue nelle feci e talvolta aumento del numero di eosinofili nel sangue (eosinofilia).

Può presentarsi nei bambini allattati al seno. Sono generalmente bambini con un buon aspetto i cui sintomi migliorano entro alcuni giorni di adeguamenti dietetici.

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Nei bambini in allattamento materno, è utile che la mamma eviti di assumere prima il latte vaccino e poi uova e soia. Nei bambini nutriti con latte formulato, è indicato l’uso di formule ipoallergeniche altamente idrolizzate o miscele di aminoacidi.

I bambini saranno in grado di tollerare le proteine nocive dopo i 9-12 mesi di età.

L’ALLERGIA ALLE PROTEINE DEL LATTE VACCINO Quali sono i tipi di latte cui ricorrere se si è allergici a quello vaccino?

Poiché gli altri latti d’origine animale (come quello di pecora e di capra) contengono proteine molto simili a quello di mucca, per chi è allergico non possono rappresentare dei sostituti.

Dopo i 6 mesi d’età, costituiscono invece valide alternative i latti vegetali (per esempio quello di soia o quello di riso) e il latte idrolisato, prodotto a partire dal latte vaccino, ma le cui proteine sono state frammentate in frazioni tanto piccole da essere quasi sempre tollerate anche da chi è allergico.

L’allergia alle proteine del latte vaccino può creare problemi anche se si assumono altri cibi?

Una persona allergica alle proteine del latte vaccino deve purtroppo escludere dalla propria alimentazione molti altri cibi. Infatti, non deve rinunciare solamente al latte e a tutti i formaggi (compresi il Parmigiano reggiano, il Grana padano e la ricotta), ma anche allo yogurt, alla panna, alle creme, ai biscotti e al pane al latte. Tra i salumi, è possibile portare in tavola soltanto il prosciutto crudo e la bresaola, mentre tra i gelati possono essere consumati solo i sorbetti che contengono esclusivamente frutta. Attenzione anche alla maionese, perché quelle di alcune marche contengono yogurt. Con qualunque alimento è comunque bene essere prudenti, leggendo sempre attentamente quanto viene riportato sulle etichette, su cui dal dicembre 2013, i 14 allergeni principali sono riportati in grassetto: sono da evitare i prodotti che contengono caseina, caglio, lattoalbumina e sieroproteine.

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LE ALLERGIE ALIMENTARI

LE ALLERGIE ALIMENTARI

È possibile essere allergici al latte materno?

Dopo la poppata alcuni neonati manifestano problemi (soprattutto gastrointestinali e dermatologici, ma talvolta anche respiratori), ma ciò non significa che siano allergici al latte della mamma. In questi casi, infatti, a determinare la comparsa di tali sintomi può essere un’allergia nei confronti delle proteine del latte vaccino, che vengono assorbite dall’organismo della madre quando questa le assume e che poi finiscono in parte all’interno del latte materno.

Per evitare che il neonato stia male il rimedio è semplicissimo e consiste nell’escludere il latte vaccino dall’alimentazione della mamma.

In realtà, questo disturbo non è tanto frequente perché le proteine del latte vaccino che finiscono in quello materno non sono molte.

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L’ALLERGIA ALL’UOVO Che cosa scatena l’allergia alle uova?

L’allergia a questo alimento compare con una certa frequenza nella prima infanzia e con il passare del tempo spesso tende a regredire, scomparendo generalmente tra i 6 e i 12 anni.

Gli allergeni che danno origine ai sintomi si trovano sia nel tuorlo sia nell’albume, sebbene sia quest’ultimo quello maggiormente reattivo.

Ovviamente gli allergici devono evitare di mangiare tutti i cibi in cui compare questo ingrediente, anche in misura irrisoria.

Ad un bambino allergico alle uova si possono somministrare vaccini?

La maggior parte dei lotti di vaccini per morbillo, rosolia e parotite (MPR) non contengono quantità misurabili di proteine dell’uovo o ne contengono in minime quantità. Queste quantità non sono sufficienti a scatenare una reazione allergica neanche nel bambino con allergia grave. Ne è prova l’osservazione che nessun bambino con grave allergia all’uovo, vaccinato contro morbillo, parotite e rosolia o contro l’influenza – vaccino preparato come MPR con tecnologie che utilizzano uova - è mai andato incontro a reazioni allergiche. Di conseguenza questi vaccini possono essere somministrati tranquillamente senza effettuare alcun test.

Comunque, anche in presenza di quantità misurabili di proteine dell’uovo, i bambini tollerano questi vaccini se vengono somministrati in due tempi: viene somministrato inizialmente un decimo della dose, seguito dal resto del dosaggio se non si verifica nessuna reazione entro 30’. Seguendo questo protocollo, non si sono verificate reazioni significative ai vaccini.

ALLERGIA ALLE ARACHIDI E ALLA FRUTTA SECCA Perché essere allergici alle arachidi è molto pericoloso?

Chi è allergico alle arachidi deve prestare molta attenzione a quel che mangia.

Escludere dalla dieta le cosiddette “noccioline” non è infatti sufficiente, poiché questo alimento è presente anche in numerose preparazioni industriali. Ma le aziende produttrici sono obbligate a riportarne la possibile presenza sulle etichette. Pur facendo parte della famiglia dei legumi, le arachidi contengono proteine simili a quelle che si trovano nella frutta con guscio (noci, nocciole, mandorle…). L’allergia alle arachidi può scatenare reazioni anche molto gravi.

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LE ALLERGIE ALIMENTARI

LE ALLERGIE ALIMENTARI

Cosa fare se si sospetta un’allergia alla frutta secca?

Se compaiono reazioni allergiche a un tipo specifico di frutta secca con guscio (per esempio alle noci), ci sono elevate possibilità che si sia allergici anche ad altri cibi della stessa famiglia (nocciole, mandorle, pistacchi, anacardi ecc).

Infatti, tutta la frutta secca contiene proteine simili. Per questo motivo, occorre escludere dalla dieta tutti questi cibi e reinserirli uno alla volta, perché l’allergologo abbia un quadro più chiaro della situazione. Vale per tutte le allergie alla frutta secca quanto detto per le arachidi: occhio alle etichette dei prodotti alimentari, e poiché questa allergia può comportare sintomi anche seri, il paziente dovrebbe portare sempre con sé l’adrenalina auto-iniettabile.

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Come va gestita l’assunzione di frutta secca da parte dei bambini?

Un recente studio scientifico ha mostrato che i bambini potrebbero introdurre le arachidi nella dieta fin dai tre mesi d’età. Questo non significa però che lo si debba necessariamente fare.

Per i bambini allergici alle arachidi e alla frutta secca la vera difficoltà consiste nell’evitare, soprattutto in ambienti quali feste e occasioni di ritrovo con i coetanei, prodotti industriali che li contengono (per esempio la crema alle nocciole). Sotto l’aspetto nutrizionale, l’esclusione dalla dieta della frutta secca non comporta alcun problema.

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ALLERGIA AI LEGUMI Quali legumi possono scatenare allergia?

Anche i legumi possono essere allergizzanti. Si può essere allergici a piselli, fagioli, ceci, lenticchie e a tutti gli alimenti che fanno parte di questa categoria, perché le diverse varietà di legumi hanno una composizione molto simile. Anche in questo caso, come in quello della frutta secca, si andrà per esclusione, ricordando che chi è allergico ai lupini deve prestare molta attenzione alle preparazioni industriali, poiché il lupino viene spesso usato come ingrediente addizionato anche laddove non ci si aspetterebbe di trovarlo. Attenzione: oltre che dall’ingestione, l’allergia ai legumi può venir scatenata anche dall’inalazione dei vapori durante la loro cottura.

Ma una dieta senza legumi può provocare carenze nutrizionali?

I legumi costituiscono una preziosa fonte di proteine di origine vegetale e di ferro. Rappresentano quindi una buona alternativa alla carne.

Chi è allergico deve assumere attraverso altri cibi sia le proteine sia il ferro.

Per gli onnivori non ci sono problemi, basta mangiare carne e pesce. Per vegetariani e vegani la questione è un po’ più complessa e può richiedere il consiglio di un nutrizionista. Per supplire all’eventuale carenza di ferro è anche possibile fare ricorso a integratori da prendere per bocca.

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LE ALLERGIE ALIMENTARI

ALLERGIA A PESCI E CROSTACEI Chi ha avuto reazione a crostacei o pesci cosa deve sapere?

Chi soffre di allergia ai crostacei potrebbe soffrire anche di allergia agli acari.

Questi, pur essendo molto diversi tra loro, contengono proteine simili (tropomiosina o Der p 10). A volte può capitare che una persona che ha sempre mangiato pesce senza alcun problema abbia una reazione allergica dopo averlo consumato: in questi casi, spesso non si è allergici al pesce, bensì a un suo parassita (l’anisakis), che fa la sua comparsa quando il cibo non è ben conservato.

Sia chi è ipersensibile ai crostacei sia chi lo è nei confronti del pesce deve prestare attenzione alla presenza di questi cibi nell’elenco degli ingredienti di alcune preparazioni, in particolare di quelle tipiche della cucina orientale. Generalmente l’allergia a pesci e crostacei si presenta in età infantile.

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Chi è allergico a pesci e crostacei con che cosa li deve sostituire?

Il pesce è ricco di preziosi nutrienti, in particolare di acidi grassi Omega 3.

Si tratta di acidi grassi polinsaturi che svolgono un’importante azione antinfiammatoria all’interno dell’organismo.

Fortunatamente non sono contenuti solo nel pesce: è possibile assumerli anche attraverso fonti vegetali e tramite integratori.

LE ALLERGIE ALIMENTARI

LA LATEX-FRUIT SYNDROME Cosa è la “latex-fruit syndrome” (sindrome lattice-frutta)?

ALLERGIA AI SOLFITI C’è anche chi è allergico ai solfiti.

A quali cibi deve rinunciare?

La “latex-fruit syndrome” (sindrome lattice-frutta) si verifica nel 20% dei soggetti allergici al lattice, un componente della gomma. Chi ha questa allergia sviluppa reazioni come dermatiti allergiche da contatto, rinite, asma, orticaria e persino shock anafilattico dopo aver ingerito alimenti che contengono panallergeni (profillina ed altri) contenuti sia nel lattice sia in alcuni alimenti, soprattutto frutti - in particolare banana, kiwi, castagna, avocado e mango. Il lattice è presente in diversi prodotti d’uso comune (guanti, palloncini, giocattoli, scarpe di gomma, tende per la doccia, materassi, isolanti, gomme per cancellare, francobolli, palloni, preservativi eccetera). L’allergia al lattice si diagnostica con i Prick Test o con un esame del sangue per la ricerca delle IgE specifiche per lattice.

I solfiti sono molto diffusi nell’industria alimentare e sono utilizzati come conservanti e per mantenere nel tempo un aspetto dei cibi appetibile per i consumatori. Quelli più comuni sono noti come anidride solforosa (E220), solfito di sodio (E221), bisolfito di sodio (E222), metabisolfito di sodio (E223), metabisolfito di potassio (E224), solfito di potassio (E225), solfito di calcio (E226), bisolfito di calcio (E227) e potassio solfito acido (E228). Le persone con dimostrata allergia ai solfiti devono leggere con attenzione l’etichetta del prodotto che acquistano, evitando quelli che contengono conservanti da E220 a E228. I solfiti sono presenti in alimenti come Parmigiano, funghi e alcuni cibi fermentati.

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LE ALLERGIE ALIMENTARI I prodotti conservati, come vino, sidro, birra, salsicce, bibite, hamburger e frutta secca solitamente hanno alte concentrazioni di solfiti. Inoltre, il solfito potrebbe essere nascosto in condimenti dell’insalata sotto forma di aceto o di succo di limone in bottiglia, in pizze con salsa al pomodoro e in olive e salse.

Frutta e verdure fresche, carne fresca e pesce, salse e condimenti appena preparati sono considerati privi di solfiti.

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ALLERGIA AL NICHEL Quella al nichel è un’allergia da contatto o alimentare?

Alcune persone con un’allergia da contatto al nichel manifestano sintomi gastrointestinali in seguito all’ingestione di alcuni alimenti (soprattutto cacao e cioccolato, ma anche asparagi, pomodori, broccoli, cipolle, spinaci).

CAPITOLO 7.

CHE COSA SONO LE INTOLLERANZE

CHE COSA SONO LE INTOLLERANZE QUAL È LA DIFFERENZA TRA ALLERGIA E INTOLLERANZA? Le allergie e le intolleranze sono due disturbi diversi, ciascuno con caratteristiche specifiche.

L’allergia consiste in una reazione immunitaria, che si manifesta con la produzione di anticorpi e l’attivazione di alcuni tipi di cellule quando l’individuo entra in contatto con l’allergene.

L’intolleranza, invece, non coinvolge il sistema immunitario, ma consiste nell’incapacità, totale o parziale, di digerire o di metabolizzare sostanze di varia natura. Quindi, le intolleranze sono una forma di reazione avversa nei confronti di determinati cibi, non causata da meccanismi immunologici.

La confusione che spesso si fa tra allergie e intolleranze ha determinato la diffusione di credenze errate.

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CHE COSA SONO LE INTOLLERANZE

Molte persone credono che si possa essere allergici al latte se non lo si può assumere in nessuna forma e intolleranti se è possibile assumerne piccole quantità. In realtà non esiste “un’intolleranza al latte”, ma una incapacità di digerire e metabolizzare uno zucchero contenuto nel latte (il lattosio). Questa condizione è causata dalla scarsa produzione da parte della mucosa intestinale di uno specifico enzima, la lattasi, ed è quindi più corretto utilizzare la denominazione di “intolleranza al lattosio”.

Così come tutte le altre intolleranze, anche l’intolleranza al lattosio non ha nulla a che fare con il sistema immunitario.

Non c’è quindi pericolo di andare incontro ad uno shock anafilattico.

Di solito, l’intolleranza al lattosio provoca disturbi intestinali come meteorismo, flatulenza, diarrea e nausea.

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IN GENERE, A CHE ETÀ COMPAIONO LE INTOLLERANZE? Per quanto rare, le intolleranze maggiormente diffuse sono quelle agli zuccheri, causate nella maggior parte dei casi dalla mancanza o dalla scarsità di enzimi per digerirli all’interno dell’intestino.

Alcune intolleranze hanno una causa genetica e compaiono precocemente, tanto da presentarsi fin dall’infanzia.

Tra queste il malassorbimento di glucosio-galattosio, l’intolleranza ereditaria al fruttosio e il rarissimo deficit congenito di lattasi.

Altre iniziano invece in età più avanzata, come l’intolleranza tardiva al lattosio.

Altre intolleranze ancora (malassorbimento di fruttosio, intolleranza al sorbitolo - presente in frutti come mele, pere, susine, ciliegie e sorbe - e l’intolleranza al trealosio, un altro tipo di zucchero presente in alcune piante) iniziano più precocemente, ma non sono dovute a cause genetiche.

CHE COSA SONO I FODMAP? FODMAP significa Fermentable Oligosaccharides, Disaccharides, Monosaccharides And Polyols (cioè oligo-, di- e monosaccaridi fermentabili e polioli).

Con questo termine ci si riferisce ad un grande gruppo di alimenti che provocano disturbi nelle persone che soffrono di sindrome dell’intestino irritabile e che rientrano nelle condizioni di intolleranza, senza che ci sia mancanza di enzimi specifici. (Per scoprire l’elenco dei Fodmap, leggi l’infografica a pag. 56).

QUALI SONO I SINTOMI CARATTERISTICI DELLE INTOLLERANZE? Le intolleranze ai carboidrati si manifestano con una sintomatologia gastro-intestinale che, a seconda del soggetto e delle circostanze, può assumere forme diverse: • dolore e “gonfiore” addominale; • eccesso di gas nel tubo gastroenterico per ingestione di aria e fermentazione intestinale (meteorismo); • aumento della motilità intestinale e diarrea.

Inoltre, il 20% circa delle persone che soffrono di intolleranze soffre di altri disturbi non intestinali causati dall’accumulo di tossine prodotte dalla fermentazione dei batteri dell’intestino come:

CHE COSA SONO LE INTOLLERANZE

Cefalea

Vertigini

Disturbi della memoria

Letargia

Disturbi del sonno

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CHE COSA SONO LE INTOLLERANZE

I FODMAP CARBOIDRATI COME I “FRUTTANI”

(che si trovano in pasta, riso, farina raffinata, segale, aglio, cipolla, scalogno, cicoria, carciofo e banana)

FRUTTOSIO

(presente in particolare in molti frutti, nel miele, nello zucchero e nei prodotti che contengono zuccheri e nei succhi di frutta)

“GALATTINI”

(che si trovano nei legumi)

LATTOSIO (contenuto soprattutto in latte, formaggi freschi e yogurt)

“POLIALCOLI” (presenti nei funghi e in tanti sostituti dello zucchero) 56

QUALI SONO GLI ESAMI PER DIAGNOSTICARE LE INTOLLERANZE? È bene chiarire che non esiste al momento un test scientificamente valido per diagnosticare le intolleranze alimentari in generale.

Sono invece validi quelli per la diagnosi delle intolleranze ai carboidrati (zuccheri) come quelli condotti sul respiro dopo l’ingestione dello zucchero specifico.

Sono validi anche i test sul DNA per la ricerca della mutazione che ha provocato il deficit enzimatico congenito. Il primo esame è chiamato Breath test e misura la quantità di idrogeno presente nel respiro della persona, prima e dopo la somministrazione dello zucchero incriminato. L’idrogeno è infatti uno dei gas prodotti dall’intestino quando si assume una sostanza cui si è intolleranti e viene in parte assorbito nel sangue ed espulso con la respirazione: una concentrazione di idrogeno superiore alla norma è indice di una probabile intolleranza.

La preparazione e lo svolgimento di questo test sono piuttosto lunghi: va effettuato dopo un digiuno di almeno 8 ore e prevede che si soffi in un palloncino per 6-7 volte ogni mezz’ora circa. Inoltre, pur essendo abbastanza affidabile, il Breath test non ci dice se l’intolleranza è di origine genetica o temporanea. Dal canto suo, invece, il test del DNA permette di identificare l’eventuale predisposizione genetica all’intolleranza, ma non fornisce informazioni circa la reale presenza clinica della problematica.

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CHE COSA SONO LE INTOLLERANZE

CHE COSA SONO LE INTOLLERANZE

QUALI SONO LE CURE A DISPOSIZIONE? Per quanto riguarda l’intolleranza a specifici carboidrati, esiste un’unica opzione terapeutica: escluderli dall’alimentazione. Nel caso dell’intolleranza al lattosio è inoltre possibile supplire alla ridotta produzione dell’enzima (lattasi) con la somministrazione di lattasi in compresse da assumere per bocca poco prima dei pasti. Grazie a questo integratore, è possibile mangiare con cautela cibi che contengono lattosio.

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CHE COS’È LA CELIACHIA? La celiachia è un’intolleranza permanente al glutine su base autoimmune.

A rigore, potrebbe essere considerata una reazione allergica poiché causata da una attivazione del sistema immunitario.

Tuttavia, questa condizione è stata scoperta molto prima che se ne comprendesse l’origine e viene ormai considerata come una sorta di intolleranza, anche se molto particolare. In pratica, i linfociti T (un tipo di globuli bianchi che fanno parte del sistema immunitario), presenti all’interno dell’intestino, riconoscono come anomalo il glutine tutte le volte in cui si ingeriscono cibi che lo contengono.

Questo innesca una reazione infiammatoria caratterizzata da una grave alterazione della mucosa intestinale, in particolare dei villi intestinali.

Questo stato infiammatorio è causa di diversi problemi: il principale consiste nella riduzione dell’assorbimento di importanti nutrienti, soprattutto calcio e ferro, con tutte le conseguenze che ciò ha sulla salute generale dell’organismo.

CAPITOLO 8.

LE ALLERGIE AI FARMACI

LE ALLERGIE AI FARMACI COSA SI INTENDE ESATTAMENTE PER ALLERGIA AI FARMACI? Nell’uso comune, il termine allergia ai farmaci è impiegato per indicare qualsiasi reazione avversa ai farmaci.

Secondo le attuali linee guida, invece, si parla di allergia quando la reazione imprevedibile al farmaco è causata da meccanismi immunologici e può essere scatenata da anticorpi di tipo IgE (detta anche reazione di tipo immediato) o scatenata da anticorpi diversi dalle IgE come ad esempio gli anticorpi IgG o da cellule del sistema immunitario (detta anche reazione di tipo ritardato).

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LE ALLERGIE AI FARMACI

Le reazioni di tipo immediato si manifestano entro 1-2 ore dall’assunzione della dose del farmaco con orticaria-angioedema (l’angioedema è un rigonfiamento che colpisce gli strati più profondi della pelle e delle mucose), shock e più raramente asma, rinite, congiuntivite.

Le reazioni di tipo ritardato si manifestano a distanza di ore dall’assunzione del farmaco con la comparsa di piccole macchie simili a quelle del morbillo (rash maculo-papulari o morbilliformi).

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QUALI SONO I FARMACI CHE PIÙ FREQUENTEMENTE DANNO ALLERGIA? I farmaci che più frequentemente provocano reazioni allergiche sono gli antibiotici (in particolare i beta-lattamici, cioè penicilline e cefalosporine) e gli antinfiammatori. Anche altri farmaci possono causare reazioni allergiche: antiepilettici, antitumorali, eparina, insulina, i mezzi di contrasto radiografico, anestetici generali e miorilassanti e farmaci biologici (come ad esempio gli anticorpi monoclonali).

QUALI TEST SONO DISPONIBILI PER LA DIAGNOSI DI UNA SOSPETTA REAZIONE ALLERGICA AI FARMACI? La storia clinica e la visita specialistica sono gli strumenti più importanti per arrivare alla diagnosi. Spesso si genera confusione quando la reazione si verifica dopo che sono stati assunti più farmaci: in questo caso risultano molto utili una lista completa dei farmaci con tempi e date di assunzione e informazioni su eventuali precedenti reazioni ed esposizione al farmaco sospetto.

TEST CUTANEI Sono disponibili test diagnostici per un numero molto limitato di farmaci.

I test cutanei sono validi, e quindi realmente utili, per poche classi di farmaci, come gli antibiotici beta-lattamici (penicilline e cefalosporine).

Qualora si sospetti una reazione scatenata dagli anticorpi IgE, si eseguono test cutanei a lettura immediata che andrebbero eseguiti entro 4-6 settimane dalla comparsa della reazione o comunque non oltre i 3-6 mesi dalla reazione, perché col tempo le IgE dirette contro il farmaco presenti nel sangue potrebbero diminuire (e quindi il test potrebbe risultare negativo anche se la persona è effettivamente allergica).

Per le reazioni cellulo-mediate si eseguono i test cutanei a lettura ritardata.

Il risultato di questi test andrebbe controllato a distanza di 24-48 ore dall’esecuzione.

I test cutanei possono fornire risultati “falsi positivi” cioè risultare positivi anche in persone che in realtà non sono allergiche. Il motivo è che molti farmaci sono irritanti anche se molto diluiti.

Le reazioni allergiche provocate dai test cutanei sono rare, ma non eccezionali.

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LE ALLERGIE AI FARMACI

LE ALLERGIE AI FARMACI

DOSAGGIO DELLE IGE SPECIFICHE NEL SANGUE È disponibile il dosaggio delle IgE specifiche nel sangue soltanto per i seguenti farmaci: amoxicillina, ampicillina, penicillina G e V, cefaclor, succinilcolina, folcodina, morfina.

Questo test ha il vantaggio di essere privo di rischi e di non subire interferenze da parte di eventuali farmaci assunti dal paziente. Tuttavia, è meno sensibile dei test cutanei, pertanto i risultati devono sempre essere interpretati alla luce della storia clinica del paziente e degli eventuali risultati dei prick test.

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TEST DI PROVOCAZIONE Se non è disponibile un test specifico, dopo la risoluzione dei sintomi va eseguito il test di provocazione, che rimane il gold-standard per la diagnosi di allergia ai farmaci (come per le allergie alimentari).

Il test di provocazione con farmaci si usa, quindi, quando non sono disponibili test cutanei o test di laboratorio scientificamente validati, o quando questi ultimi danno risultati di dubbia interpretazione. Si usa inoltre per capire se si possono usare con sicurezza dei farmaci diversi da quelli che hanno dato reazione.

Il test si basa sul concetto che piccole dosi di un farmaco hanno probabilità minime di scatenare un effetto grave rispetto all’intera dose terapeutica.

Il test di provocazione con farmaci non deve essere effettuato quando il farmaco sospettato ha causato una reazione grave come shock anafilattico o malattie bollose muco-cutanee (come la Sindrome di Steven-Johnson o l’Epidermolisi bollosa). Sono disponibili protocolli per eseguire test di provocazione per molti farmaci come antibiotici, aspirina, farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), acyclovir, azidovudina, pentamidina e penicillamina.

Se la reazione al farmaco è stata particolarmente grave, per effettuare il test di provocazione è necessario un ambulatorio scrupolosamente attrezzato e controllato e a volte anche la disponibilità di una terapia intensiva.

ESISTE UNA TERAPIA PER L’ALLERGIA AI FARMACI? In quasi tutti i casi il farmaco sospetto deve essere sospeso: in alcuni rari casi di reazioni lievi, come i rash simili a quello del morbillo, la terapia può essere proseguita se non è possibile la sostituzione con nessun altro farmaco.

Quando è impossibile sostituire un farmaco che è assolutamente necessario, i pazienti allergici devono essere sottoposti a desensibilizzazione. Inizialmente vengono somministrate soluzioni estremamente diluite (per esempio una diluizione 1:10.000), con un graduale aumento della concentrazione e della quantità. Una desensibilizzazione riuscita permette la somministrazione dell’intera dose terapeutica. Dopo la desensibilizzazione il farmaco deve essere somministrato continuamente fino al completamento del ciclo di terapia.

Alla sospensione del farmaco, può verificarsi il ritorno ad uno stato di sensibilizzazione clinica : in altre parole, il farmaco può provocare nuovamente una reazione allergica se viene somministrato al paziente.

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LE ALLERGIE AI FARMACI

LE ALLERGIE AI FARMACI

CHE COS’È UNA REAZIONE PSEUDOALLERGICA? Una reazione pseudoallergica è una reazione imprevedibile ad un farmaco che, al contrario delle allergie, non è causata dal sistema immunitario, ma si manifesta con gli stessi sintomi dell’allergia. Questo è dovuto al fatto che alcuni farmaci, come oppiacei, mezzi di contrasto e vancomicina, possono causare direttamente il rilascio di istamina, senza bisogno di anticorpi o cellule del sistema immunitario, e provocare così i sintomi dell’allergia.

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ESISTONO REAZIONI ALLERGICHE NON DOVUTE AL PRINCIPIO ATTIVO DEL FARMACO MA AI SUOI ECCIPIENTI? Eccipienti, conservanti e contaminanti possono causare reazioni allergiche.

Per esempio, sono stati segnalati casi di reazioni a componenti farmaceutici come gelatina, proteine dell’uovo (lisozima) e benzalconio cloruro.

CAPITOLO 9.

LE ALLERGIE AL VELENO DI IMENOTTERI

LE ALLERGIE AL VELENO DI IMENOTTERI COSA SONO GLI IMENOTTERI? Gli imenotteri sono gli insetti con il pungiglione e quelli più importanti dal punto di vista allergologico appartengono alla famiglia degli apidi (ape, bombo) e dei vespidi (giallone, vespa e calabrone). Si differenziano tra loro per l’aspetto e perché gli apidi lasciano il pungiglione conficcato nella pelle dopo aver punto l’ospite.

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LE ALLERGIE AL VELENO DI IMENOTTERI

QUAL È LA FREQUENZA DELLE REAZIONI ALLE PUNTURE DI IMENOTTERI? Sviluppano una reazione generalizzata dopo puntura di imenottero circa il 3,3% degli adulti e lo 0,4-0,8% dei bambini.

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I SOGGETTI CON PREDISPOSIZIONE A SVILUPPARE ALLERGIA HANNO UN RISCHIO MAGGIORE DI REAZIONI ALLE PUNTURE DI IMENOTTERI? No, non esiste un rapporto diretto tra la predisposizione a sviluppare allergia e il rischo di reazioni alle punture di imenotteri.

LE ALLERGIE AL VELENO DI IMENOTTERI

ESISTONO FATTORI DI RISCHIO? Il grado di esposizione è un importante fattore di rischio. È la ragione per cui sono a maggior rischio le persone che lavorano o giocano all’aria aperta e gli apicoltori ed i loro familiari.

COSA ACCADE AD UN SOGGETTO CON ALLERGIA A VELENO DI IMENOTTERI QUANDO VIENE PUNTO NUOVAMENTE? Nel 90% dei casi nell’adulto e nel 97% dei casi nel bambino la seconda reazione non è più grave della prima.

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LE ALLERGIE AL VELENO DI IMENOTTERI

COSA SI INTENDE PER REAZIONE LOCALE ESTESA?

QUALI SONO I SINTOMI GENERALI DELLA PUNTURA DI IMENOTTERO?

Una reazione locale estesa è una reazione caratterizzata da rossore, gonfiore (edema), dolore e prurito, che aumenta di estensione in 24-48 ore per un massimo di 10 cm di distanza dal sito della puntura: di solito si risolve in 5-10 giorni.

Nella maggior parte dei casi sono presenti anticorpi IgE veleno-specifici.

Dato che è molto raro che la seconda puntura causi una reazione più forte della prima, in questi casi non c’è indicazione all’immunoterapia e di conseguenza neanche all’esecuzione di test allergologici.

I sintomi delle reazioni generali si manifestano in sedi distanti da quella della puntura. Comprendono: prurito diffuso, orticaria, edema laringeo con sensazione di restringimento della gola o di ostruzione della gola e delle vie aeree superiori, broncospasmo con respiro difficile. Altri sintomi sono dolori addominali crampiformi, nausea, vomito e shock anafilattico.

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LE ALLERGIE AL VELENO DI IMENOTTERI

QUALI TEST SONO DISPONIBILI PER LA VALUTAZIONE DI PAZIENTI CON STORIA DI REAZIONI GENERALIZZATE AL VELENO DEGLI IMENOTTERI? Sono disponibili sia prick test che RAST. Sono disponibili in commercio a scopo diagnostico preparazioni liofilizzate delle 5 specie di imenotteri: ape, vespa (polistes), giallone (vespula), calabrone (vespa crabro). Il veleno del bombo è molto simile dal punto di vista immunologico a quello dell’ape: perciò le persone con reazioni allergiche sistemiche al veleno del bombo possono essere identificate praticando prick test con veleno di ape.

I test cutanei sono più rapidi e sensibili del RAST, che deve essere eseguito comunque nei pazienti che hanno una storia di reazioni generali gravi e prick test negativi.

COME SI PUÒ EVITARE DI ESSERE PUNTI? 1

Evitare vestiti appariscenti o con colori brillanti che possano attrarre le api

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Evitare i profumi

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Indossare guanti e pantaloni lunghi quando si lavora in giardino

4

Evitare di bere da contenitori di bibite lasciati all’aria aperta

5

Indossare scarpe, pantaloni lunghi o pantaloni sportivi quando si cammina sui prati

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Usare insetticidi specificamente diretti contro gli imenotteri

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LE ALLERGIE AL VELENO DI IMENOTTERI

QUAL È IL FARMACO PIÙ IMPORTANTE IN CASO DI ANAFILASSI DA PUNTURA DI IMENOTTERI? Certamente le penne di adrenalina auto-iniettabile.

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ESISTE UNA TERAPIA SPECIFICA PER L’ALLERGIA AL VELENO DI IMENOTTERI? L’immunoterapia (impropriamente detta vaccino antiallergico, vedi capitolo successivo) per veleno di imenotteri è l’unica immunoterapia la cui efficacia è riconosciuta universalmente ed è considerata terapia salva-vita, tanto da essere dispensata ai pazienti direttamente dal Sistema Sanitario Nazionale.

Tale terapia è indicata in: • adulti con reazioni generalizzate; • bambini con sintomi respiratori e/o shock anafilattico (per approfondire, leggi l’infografica a pag. 72).

LE ALLERGIE AL VELENO DI IMENOTTERI

QUANDO SI PUÒ SOSPENDERE L’IMMUNOTERAPIA SPECIFICA PER IMENOTTERI? La maggior parte degli studi suggerisce che l’immunoterapia specifica per imenotteri può essere sospesa in sicurezza dopo 3-5 anni, indipendentemente dal risultato dei prick test e del RAST. L’immunoterapia specifica dovrebbe essere proseguita fino ai 5 anni (e secondi gli attuali studi anche oltre) nelle persone che sono andate incontro a shock anafilattico oppure a reazioni generalizzate durante il ciclo di immunoterapia specifica, e anche nelle persone allergiche al veleno di apidi.

La decisione di sospendere o proseguire l’immunoterapia specifica deve essere, comunque, individualizzata.

L’IMMUNOTERAPIA SPECIFICA PER IMENOTTERI È SICURA? Durante l’immunoterapia specifica con veleno di imenotteri si possono verificare reazioni generalizzate: fino al 12% dei pazienti ha reazioni allergiche alla terapia sia in fase di induzione che nel mantenimento e sono più frequenti con veleno di ape che con veleno di vespa.

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LE ALLERGIE AL VELENO DI IMENOTTERI

PER CHI È INDICATA L’IMMUNOTERAPIA

Adulti con reazioni generalizzate che comprendono orticaria, angioedema cutaneo, sintomi respiratori, shock anafilattico con prick test o RAST positivi

Bambini con sintomi respiratori e/o shock anafilattico con prick test o RAST positivi

L’immunoterapia specifica non è indicata nei bambini con orticaria come unica manifestazione della puntura di imenottero.

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CAPITOLO 10.

LA TERAPIA DELL’ALLERGIA

LA TERAPIA DELL’ALLERGIA: L’IMMUNOTERAPIA SPECIFICA CHE COS’È L’IMMUNOTERAPIA SPECIFICA (ITS)?

L’immunoterapia specifica, che nel linguaggio comune viene impropriamente chiamata “vaccino antiallergico”, consiste nella ripetuta somministrazione di specifici allergeni a pazienti con allergie IgE-mediate, allo scopo di fornire una protezione contro i sintomi allergici. È l’unica terapia disponibile al momento in grado di curare la causa dell’allergia e non solo i sintomi.

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LA TERAPIA DELL’ALLERGIA

SU COSA SI BASA LA DECISIONE DI INTRAPRENDERE L’IMMUNOTERAPIA? Le malattie per cui è documentato un beneficio dell’immunoterapia specifica comprendono: • la rinite e la congiuntivite allergica; • l’asma allergico; • l’ipersensibilità al veleno di imenotteri.

Non esistono ancora studi definitivi che dimostrino l’efficacia dell’immunoterapia nell’allergia alimentare.

CONTROINDICAZIONI VERE E FALSE DELL’IMMUNOTERAPIA? Le uniche controindicazioni assolute all’immunoterapia sono: Gravi malattie del sistema immunitario (immunodeficienze e malattie autoimmuni) in fase acuta: sono controindicazioni a causa della possibile interferenza con il sistema immunitario Asma instabile, cioè grave e/o non controllato dalla terapia

Tumori: sono controindicazioni a causa della possibile interferenza con il sistema immunitario

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QUANTO DURA L’IMMUNOTERAPIA?

L’IMMMUNOTERAPIA È SICURA?

La durata dell’immunoterapia varia di solito da un minimo di 3 anni ad un massimo di 5 anni: se non si verifica alcun miglioramento della sintomatologia dopo circa 1 anno, va valutata la prosecuzione o l’interruzione della terapia.

Se, invece, si verifica un miglioramento della sintomatologia, l’immunoterapia deve essere necessariamente proseguita a completare il ciclo di 5 anni.

Se i sintomi ricompaiono dopo la sospensione del primo ciclo (5 anni) di immunoterapia, si può valutare l’eventuale attuazione di un secondo ciclo.

Esiste la possibilità di reazioni all’immunoterapia che possono essere più o meno lievi (ad esempio rinite, congiuntivite, prurito alla lingua), ma che non sono mai prevedibili.

Tuttavia il rischio di reazioni è basso se l’immunoterapia prescritta è appropriata per il paziente e praticata in modo corretto.

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LA TERAPIA DELL’ALLERGIA

LA TERAPIA DELL’ALLERGIA

QUAL È IL PERIODO DI OSSERVAZIONE RACCOMANDATO DOPO LA SOMMINISTRAZIONE DI UN ESTRATTO ALLERGENICO? Il rapporto dell’American Academy of Allergy, Asthma and Immunology sul trattamento delle reazioni generali causate dall’immunoterapia raccomanda un periodo di osservazione di 20 minuti (più prolungato nei pazienti ad alto rischio) per prevenire le reazioni serie o potenzialmente fatali.

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CAPITOLO 11.

VIVERE CON UN BAMBINO ALLERGICO

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AEROALLERGENI A che cosa deve prestare attenzione chi soffre di allergie ad aeroallergeni?

La prima forma di prevenzione è tanto importante quanto semplice da attuare e consiste, laddove sia possibile, nell’evitare la sostanza o le sostanze che scatenano la reazione allergica. Le persone allergiche dovrebbero pulire molto frequentemente gli ambienti in cui trascorrono la maggior parte della propria giornata. Chi ha dei climatizzatori dovrebbe curare spesso l’igiene dei filtri, perché vi si possono depositare pollini potenzialmente allergenici.

Inoltre, è opportuno mantenere la giusta umidità nelle stanze. Infine, per non peggiorare le condizioni della mucosa del naso e delle vie aeree, non si deve fumare.

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VIVERE CON UN BAMBINO ALLERGICO

VIVERE CON UN BAMBINO ALLERGICO

Se si soffre di allergia agli acari o si convive con una persona che ha questo problema, è importante eliminare dalla casa tappeti, moquette, tende di grandi dimensioni e peluche, che possono trasformarsi in veri e propri ricettacoli di acari. Inoltre, i libri andrebbero tenuti in librerie munite di ante, e i vestiti andrebbero riposti in armadi anch’essi con ante. Su tutti i letti che si trovano nella stanza della persona con questa allergia andrebbero poi messi copricuscini e coprimaterassi antiacaro.

Per pulire casa, può essere utile usare aspirapolveri con filtri speciali che catturano gli acari perché hanno maglie estremamente strette. Al contrario, sono invece spese inutili gli aspirapolveri particolari, i materassi in lattice, oltre a deumidificatori e umidificatori, ionizzatori e acaricidi vari.

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È inoltre importante mantenere la temperatura della stanza tra i 18 e i 20 gradi, in particolare durante la stagione fredda, quando si tengono accesi i caloriferi, e aerare frequentemente i locali, senza umidificarli. Infine, se si possiede un animale domestico, nel cui pelo tendono a depositarsi gli acari della polvere, non bisognerebbe farlo entrare nella camera da letto di chi soffre di questa allergia.

Ci sono alcuni ambienti particolarmente a rischio: è preferibile evitare soprattutto luoghi dove, a causa dell’umidità e della temperatura, è più probabile che si concentrino acari e muffe, come soffitte, cantine, magazzini, spogliatoi di centri sportivi.

Chi soffre di allergie stagionali dovrebbe inoltre essere informato in merito al già citato “calendario pollinico”, così da poter seguire tempestivamente, se necessario, l’adeguata profilassi, utile a ridurre l’intensità dei sintomi dell’allergia al momento della fioritura.

ALLERGIE ALIMENTARI Come comportarsi con un bambino con una storia di allergia alimentare pericolosa per la vita?

Si tratta di una delle situazioni più delicate e complesse per il bambino, il ragazzo, la famiglia e per l’allergologo. La famiglia riceverà delle prescrizioni e delle istruzioni per la gestione dell’allergia, tra cui:

VIVERE CON UN BAMBINO ALLERGICO

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Penne di adrenalina autoiniettabile, almeno 2 dosi da tenere con sé

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Antistaminici in gocce/sciroppo, in compresse masticabili o che si sciolgono rapidamente in bocca da portare sempre con sé come trattamento aggiuntivo all’adrenalina

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Alla famiglia verrà indicato di allertare il servizio di emergenza non appena compaiono i primi sintomi, senza aspettare di vedere se è una reazione grave o no. Il paziente dovrebbe avere sempre con sé un telefono cellulare, se possibile

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Il paziente deve avere un piano di emergenza per ogni circostanza; i familiari devono acquisire praticità nell’uso dell’adrenalina e nell’allertare il servizio di emergenza

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È importante avere un braccialetto o una medaglietta su cui sono riportate le allergie

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La famiglia verrà informata su come leggere le etichette degli alimenti, sugli altri nomi degli alimenti (per es., caseina, siero e siero idrolizzato sono tutti prodotti del latte vaccino), sul rischio delle etichette ambigue (“aromi naturali”) e sul rischio di contaminazione nei cibi trasformati o nei ristoranti

VIVERE CON UN BAMBINO ALLERGICO

COME È POSSIBILE INSEGNAR AL BAMBINO A EVITARE CERTI CIBI FIN DA PICCOLO? In confronto ai bambini che soffrono di celiachia, che spesso manifestano pochi sintomi e tardivamente, i bambini allergici vivono l’esperienza della crisi allergica in modo molto negativo.

Proprio per tale motivo, sono portati a essere più attenti nel mettere in pratica tutti gli accorgimenti utili a scongiurare una nuova crisi allergica.

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Prima si educa un bambino a comportarsi in modo corretto per evitare reazioni allergiche, più scrupoloso sarà il piccolo nell’adozione dei comportamenti corretti.

Da parte loro, i genitori devono anche insegnare al bambino che un cibo potrebbe contenere un allergene anche a dispetto delle apparenze: per esempio non è immediato pensare che molti snack possono avere come ingrediente la frutta con guscio!

LA CUCINA DI UN ALLERGICO Chi soffre di un’allergia alimentare deve sempre consumare cibo senza tracce di allergeni

VIVERE CON UN BAMBINO ALLERGICO

1 PRESTARE LA MASSIMA ATTENZIONE

Una volta diagnosticata un’allergia è fondamentale non entrare mai in contatto con l’allergene attraverso la contaminazione in cucina, poiché anche piccole quantità potrebbero causargli una reazione più o meno grave

2 SEPARARE GLI ALLERGENI

È utile conservare nella propria cucina i cibi con l’allergene separati da quelli senza allergene e magari segnare con un pennarello indelebile tutti i prodotti senza allergene così che tutti i familiari possano fare la massima attenzione

3 UTENSILI

Non utilizzare mai lo stesso utensile per cucinare diversi tipi di alimenti e soprattutto non usare utensili in legno. Il legno, infatti, è poroso ed assorbe.

Potrebbe quindi, rilasciare allergeni.

Sostituite questi utensili con altri non porosi (ad es. quelli in plastica)

4 PULIZIA

Lavare sempre le mani e controllare, ogni volta che si utilizza un utensile, che questo sia perfettamente pulito

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VIVERE CON UN BAMBINO ALLERGICO

DOVE FACCIO LA SPESA SE SONO ALLERGICO? Sembra banale ma per evitare qualsiasi contaminazione è consigliabile non acquistare cibo presso tutti quegli esercizi commerciali in cui non si è certi che i prodotti per allergici non possano subire contaminazioni (mercati, sagre o piccole salumerie dove il commesso può utilizzare lo stesso utensile per prelevare cibi dai diversi contenitori).

Il consiglio è dunque, quello di acquistare nei grandi supermercati e scegliere prodotti imbustati e chiusi, con etichetta dove sono riportati gli ingredienti ed eventuali allergeni oltre a possibili contaminazioni.

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VIVERE CON UN BAMBINO ALLERGICO

ATTENZIONE ALLE ETICHETTE Per una persona allergica è fondamentale imparare a leggere le etichette.

I prodotti che contengono le proteine del latte, per esempio, sono tantissimi, anche i più impensabili.

Di solito gli allergeni sono indicati in grassetto, oppure alla fine della lista degli ingredienti.

A volte possiamo trovare scritto: “può contenere tracce di latte” significa che il prodotto non contiene di per sé latte, ma è stato lavorato in uno stabilimento dove ci sono anche prodotti contenenti latte, oppure i macchinari sono stati utilizzati per più prodotti, tra cui anche quelli che contengono il latte.

Il consiglio è di leggere sempre tutto ciò che è scritto sulla confezione.

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