Psichiatria maggio agosto 2011

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DAL PROFILO DI SVILUPPO AL PROFILO RIABILITATIVO

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quelli combinati; il loro uso è caratterizzato o dalla fissità o dalla persistenza o dalla fluttuazione-frammentarietà e sono eseguiti con lentezza, imprecisione e goffaggine, inoltre può comparire latenza nel passaggio da uno schema all’altro. Questa organizzazione si ribalta in modo atipico sia sulla rappresentazione mentale dell’azione, sulla trasformazione dell’azione sull’oggetto e sull’integrazione tra prassia e simbolo, sia a livello psicopatologico perché attiva nel bambino una percezione negativa delle proprie capacità, legata ai fallimenti prassici che emergono nello scambio con l’altro. La comunicazione può presentare difficoltà sin dalle fasi preverbali: il gesto compare tardivamente, è poco utilizzato o utilizzato in modo confuso, perché non supportato da rappresentazioni mentali stabili e flessibili da avere valenza comunicativa decontestualizzata. Di conseguenza il linguaggio può essere rallentato o superinvestito, immaturo o atipico perché sganciato dall’azione e poco flessibile. C’è quindi una difficoltà a costruire atti verbali che definiscono azioni e trasformazioni degli eventi. La comprensione verbale è poco decontestualizzata: attiva scarse inferenze preventive, scarso ricontrollo sull’azione e non sempre guida le azioni. In sintesi il profilo dei bambini con queste caratteristiche presenta un nucleo deficitario legato ad una difficoltà di integrazione tra “attenzione – azione – linguaggio”. Disturbi specifici di linguaggio (DSL) Il profilo di questi bambini evidenzia che l’acquisizione delle tappe psicomotorie possono presentare lievi deviazioni dalla norma senza avere caratteristiche di atipia. Si può evidenziare iperattività o passività nell’uso del movimento. Questi aspetti sembrano molto legati a strategie compensative messe in atto dai bambini con DSL che usano “il movimento eccessivo” come sostituto della comunicazione e “la passività” che può diventare “inibizione” come evitamento della stessa; entrambe le strategie sembrano correlate alla percezione che alcuni bambini possono avere delle loro difficoltà. Dal punto di vista neuropsicologico l’attenzione ha caratteristiche variabili, corrispondente alla tipologia del problema linguistico e all’attenzione che il bambino pone al proprio disturbo. Essa può essere efficace e quindi funzionale, discontinua con l’attivazione di strategie immature anche rispetto ai modelli linguistici forniti dall’ambiente o di breve estensione. Le competenze prassico-simboliche sono caratterizzate da schemi prassici specifici usati in modo funzionale, gli schemi combinati quando compaiono possono essere usati con modalità ripetitiva ma sono investiti nella costruzione di strutture pseudosimboliche/simboliche. Il livello comunicativo è atipico sin dalle fasi preverbali: il gesto è più o meno tardivo, persistente e sostituisce più che accompagnare il linguaggio. Il linguaggio, quando emerge, è caratterizzato da una maggiore presenza di parole nomi rispetto alle parole verbi, con dislalie più o meno intense e proporzionali alla difficoltà di impostare, differenziare, combinare fonemi (Levi e Piredda, 1989). L’area


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