Psichiatria maggio agosto 2011

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M. CAMUFFO - G. CORLITO

– i diversi sistemi di classificazione nosografica utilizzati, ricorrendo i servizi per l’infanzia-adolescenza al sistema ICD10 (con possibilità di diagnosi multiassiale) e quelli per gli adulti, “obbligati” dall’ISTAT, all’ICD9 CM (con un’unica possibilità di codifica diagnostica); – i tuttora non ben definiti percorsi della disabilità grave e complessa, in particolare del ritardo mentale e dell’autismo, dopo il raggiungimento della maggiore età. Numerosi sono, in letteratura, gli studi longitudinali, con follow up a medio-lungo termine, su popolazioni in età evolutiva selezionate in base alla patologia (Bernheimer et al, 2006; Snowling et al., 2006) o alle modalità di accesso al servizio (Saeed et al., 2003) o in funzione degli esiti (Skarbo et al., 2006). Più rari, invece, sono gli studi longitudinali su popolazioni reclutate in base al territorio di residenza o su soggetti consecutivamente afferiti a servizi diversi di un determinato territorio in un definito periodo di tempo (Ruchkin e Schwab-Stone, 2003; Beard et al., 2006). In un recente lavoro del 2009, Stagi e Di Tommaso hanno riferito i risultati di uno studio longitudinale retrospettivo basato su un campione di oltre 10.000 bambini e adolescenti visitati dai servizi psichiatrici di Ravenna nel periodo 1994-2007. In particolare, gli autori hanno valutato le diagnosi che maggiormente hanno esposto i soggetti eleggibili del campione al rischio di essere riammessi ai servizi psichiatrici per adulti dopo essere stati dimessi da quelli per l’infanzia-adolescenza. Obiettivi del lavoro Il presente lavoro intende apportare elementi di chiarezza alle suddette problematiche, prendendo ad esempio l’attività di due servizi che operano nello stesso territorio, rispondono ai medesimi vertici organizzativi e gestionali (lo stesso Distretto) e allo stesso ambito pluriprofessionale (il DSM), provano da anni ad avvicinare i rispettivi riferimenti culturali (modello bio-psico-sociale, lavoro in gruppo multiprofessionale, approccio di comunità) ed operativi (procedure, sistemi informativi, criteri di misura ecc.), appaiono a tutt’oggi ben radicati nel contesto di vita, godono di buona fama e, nella pratica, sono privi di competitori pubblici e privati significativi. In particolare, senza eccessive pretese statistiche, il lavoro proverà ad evidenziare: – il peso delle fasce d’età 13-17 e 18-25 anni nei rispettivi servizi e nel corso del tempo; – la quantità effettiva degli utenti che transitano prima nel servizio di salute mentale per l’infanzia e l’adolescenza, poi nel servizio di salute mentale per adulti; – i percorsi seguiti da tali utenti; – gli eventuali precedenti contatti con il servizio per l’infanzia e l’adolescenza degli utenti del servizio per l’età adulta con diagnosi di schizofrenia o depressione.


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