Prospettiva EP gennaio aprile 2011

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Studi

attiva, partecipativa, è destinata per molti aspetti a restare incompiuta in quanto non può essere fissato, a priori, uno standard da raggiungere e da considerare soddisfacente, ma questo non deve impedire di vedere in essa qualcosa in grado di sfidare permanentemente tanto le istituzioni (nel creare condizioni per poterla esercitare in modo congruo da parte di tutti) quanto i singoli (in termini di disposizioni personali e di volontà di autorealizzarsi da coltivare) e che quindi esige una utilizzazione appropriata di tutte le risorse disponibili. Parlare di ‘cittadinanza culturale’ significa, com’è ovvio, interrogarsi anche sul suo contrario: l’‘esclusione culturale’; fenomeno un tempo molto diffuso, legato all’analfabetismo, che aveva come conseguenza quella di relegare ampi strati della popolazione ai margini della vita sociale e culturale. Esclusione che, nell’era dell’accesso – per riprendere il pensiero di Rifkin –, sarebbe destinata a produrre conseguenze ancora più gravi. Musei e biblioteche pubbliche sono istituti di conservazione e di comunicazione del patrimonio. Per essere quasi sempre ospitati nei centri storici delle realtà urbane, all’interno di edifici di pregio, rappresentano un simbolo della storia e del tessuto sociale della ‘città’ e quindi della comunità che vi è insediata47. Il fatto che vengano identificati e percepiti, con orgoglio, come ‘patrimonio’ comune non fa che rimarcare la loro ‘appartenenza’ alla totalità dei cittadini. Per converso, avere ‘familiarità’ con tali strutture, frequentarle, criticare eventuali inefficienze, sentirle proprie, significa esercitare il diritto a fruire di qualche cosa che appartiene a ciascuno. Il loro ‘aprirsi’ al pubblico assume allora un duplice significato: da un lato si configurano come degli ‘acceleratori culturali’ consentendo a tutti l’accesso alle ricchezze culturali che conservano48 e, dall’altro, hanno modo di proporsi come strutture impegnate a valorizzare non solo i ‘beni’ che custodiscono nei propri scrigni ma anche quelli presenti nel territorio e nell’ambiente circostante (beni archeologici e paesaggistici, storico-artistici, librari, archivistici, culturali in senso lato, ecc.) di cui, peraltro, sono espressione perché è da lì che provengono gran parte dei materiali che possiedono e che mettono in mostra49. Favorendo la conoscenza e la comprensione della realtà si propongono come ‘luoghi di cittadinanza’, come ‘spazio pubblico’ in cui ci si incontra, ci si confronta con le differenze, si prende atto della varietà e 47

A. GALLUZZI, Biblioteche per la città. Nuove prospettive di un servizio pubblico, Carocci, Roma, 2009. 48 Cfr. B. LORD, a cura di, The Manual of Museum Learning, Alta Mira Press, Lanhan, 2007. 49 H. De VARINE, Le radici del futuro. Il patrimonio culturale al servizio dello sviluppo locale, CLUEB, Bologna, 2005.

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