Education Sciences & Society luglio dicembre 2011

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Recensioni monarchica e repubblicana, ossia dai primi Documenti Programmatici del 1914 fino alle Indicazioni Nazionali del 2007. Fabrizio d’Aniello

C. Scaglioso (a cura di), Don Milani. La povertà dei poveri, Roma, Armando, 2010, pp. 400. Il volume è orientato a valorizzare l’approccio pedagogico-didattico messo in atto da don Milani per la costruzione di una scuola attenta agli ultimi, a partire dalla conoscenza della lingua come strumento per comprendere ed essere partecipi nella realtà sociale. Attraverso la vita del sacerdote vengono delineate la sua dedizione per i più svantaggiati e la sua radicalità nelle scelte; questi due elementi ricorrono nelle testimonianze e nei saggi a cura di persone che lo hanno conosciuto. A tal proposito, vengono prese in analisi la dimensione della Chiesa in Italia e in Toscana ai tempi di don Milani e lo stile del sacerdote che volge l’attenzione a rendere il Vangelo “fedele ai poveri”, promuovendo l’uomo e il suo divenire nel contesto in cui si colloca. A seguire, la figura di don Milani è considerata in relazione alla luce del messaggio della Bibbia, facendone emergere: il prezzo dell’amore e il senso dei legami che conducono al dono della vita, l’importanza della lingua e la relazione con l’identità dove la parola diviene fonte di cittadinanza, la dimensione della scelta degli ulti-

mi e la disciplina della libertà come scommesse di liberazione dell’uomo stesso. A questo punto l’interrogativo che emerge con forza conduce ad attuare una significativa riflessione sull’inclusione e sul dilemma fra uguaglianza e differenza che spesso induce a prospettive falsate che non consentono di individuare la possibilità dell’uguaglianza nella diversità. Risulta essere ancora attuale l’affermazione di don Milani: “la scuola ha un solo problema. I ragazzi che perde” ed è possibile interrogarsi sul modello di Barbiana e sulle correlazioni che possiamo ritrovare nel riflettere sui mutamenti formativi ed educativi della scuola odierna, orientandosi ad una didattica relazionale. Sottolineando gli elementi caratterizzanti del contesto dell’esperienza di don Milani, il volume prosegue tracciando il profilo dell’educatore collocato in situazione. In tal modo, emerge l’esperienza dell’educare volta a promuovere cultura per mezzo della lotta all’analfabetismo e una pedagogia situata che consente ai soggetti di esprimersi attraverso la lingua, una lingua che può affrontare e promuovere cambiamenti sociali. Dall’affermazione “è solo la lingua che fa eguali” si passa successivamente ad analizzare diverse forme comunicative: la musica, la radio, le lingue straniere e il cinema, a sottolineare l’esigenza di costruire un progetto di sviluppo linguistico-comunicativo che sappia trasmettere competenze ed abilità per abitare tutte le dimensioni del sociale. Il volume presenta nel suo ultimo capitolo alcune lettere di don

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