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In azione in un Baleno

La rigenerazione di uno spazio per e con la comunità degli Orti di Spagna

Era il 2018 quando all’interno del teatro Modus1, inaugurato da poco, si riuniva l’affolata assemblea del comitato di quartiere degli Orti di Spagna per discutere delle possibilità per recuperare l’ex supermercato Dico, uno spazio dismesso che in precedenza accoglieva il mercato coperto rionale del pesce. A partire da quelle aspirazioni civiche, quattro anni dopo è nato Baleno: uno spazio ibrido, fuori dal comune2 , un community hub 3, una casa di quartiere4 aperta agli abitanti del rione e della città. Uno spazio trasformato in luogo5, dove vengono promosse le relazioni sociali e la qualità dell’abitare nel quartiere degli Orti di Spagna. Un quartiere che ha modificato negli anni la sua composizione sociale (con una forte presenza di anziani e il recente ingresso di nuove famiglie giovani con bambini) e che ha visto, al contempo, una progressiva perdita di attività commerciali e di servizi di prossimità. Un rione pianificato con il programma INA-Casa nel secondo dopoguerra che necessitava di recuperare un centro di aggregazione per la comunità; un luogo dove far convogliare le energie vitali delle persone attive che vi abitano. Un’esigenza che si è trasformata nella sfida accettata da diverse realtà organizzative del territorio che hanno supportato il Comitato di Quartiere. Infatti, il progetto di rigenerazione integrato e sostenibile dell’ex supermercato ha visto, e vede tuttora impegnati, oltre al comitato di abitanti: Energie Sociali, cooperativa sociale che si occupa di servizi integrati per la qualità della vita delle persone, che svolge il ruolo di capofila e si è aggiudicata la gara per ottenere e gestire lo spazio dismesso; l’associazione Cocai, che accompagna il processo di rigenerazione dell’immobile con uno sguardo al quartiere; l’impresa Lino’s & Co. che si occupa di comunicazione e di iniziative creative; e infine A.Ve.Pro.Bi, associazione veneta di produttori biologici e biodinamici, che gestisce il mercato settimanale e iniziative di sensibilizzazione sul consumo responsabile e sostenibile. L’unione fa la forza, amplia i campi d’azione e il ventaglio delle possibilità, e la strategia collaborativa adottata dal pool di agenti del cambiamento che si sono aggregati si sta rivelando vincente per rigenerare l’immobile di proprietà Agec e trasformarlo in uno spazio pubblico aperto e plurale.

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Una strategia che oltre alla riqualificazione edilizia della struttura, chiusa e inutilizzata da dieci anni, ha messo in campo competenze e idee per raccogliere fondi, attivare servizi di welfare di prossimità e rendere lo spazio vivo valorizzando le relazioni con il contesto.

Il progetto di recupero dello spazio è stato curato dall’architetto Pierluigi Grigoletti, membro dell’associazione Cocai, che tra i primi si è attivato per cercare di dare nuova vita allo spazio. Un progetto che è l’esito di un processo il coinvolgimento degli abitanti e che ha adottato un approccio low cost facendo i conti con la scarsità di risorse economiche per la ristrutturazione. L’intervento è leggero, minimale, e interpreta in modo flessibile le differenti esigenze d’uso, giocando sul disegno dell’impianto originale della struttura, che richiama vagamente quello di una basilica a tre navate. Prevede quindi di enfatizzare la suddivisione a navate con l’allestimento di una struttura lignea leggera modulare a telaio tridimensionale, ideata e realizzata con il supporto dell’esperienza dell’impresa sociale Reverse. Gli ambienti laterali accolgono così spazi minori con zone di servizio, aree riunioni e aree per il coworking; mentre lo spazio centrale, rimane un unico grande ambiente che ospita attività in modo flessibile, ben adattandosi alla multifunzionalità richiesta dei diversi usi. Ad oggi vengono infatti ospitati diverse attività: servizi di prossimità per il quartiere, dal portierato sociale ad uno sportello per il lavoro, uno spazio bimbi, incontri laboratoriali, incontri informativi, manifestazioni ed eventi temporanei, oltre al mercato settimanale di prodotti biologici organizzato valorizzando gli spazi esterni della struttura.

Baleno rappresenta un altro modo di fare architettura e di approcciarsi al progetto di architettura: una modalità in cui i tecnici accompagnano e sono parte di un processo, attivandosi e adattandosi, facendo i conti con la sostenibilità economica degli interventi edilizi, prevedendo la partecipazione della cittadinanza e delle associazioni nella progettazione e l’attivazione di cittadini volontari nella fase di realizzazione di alcune opere minori di manutenzione. Il progetto è in divenire, “non finito”, e prevede che la scelta degli interventi da attuare sia fatta in base a priorità dettate da criteri di funzionalità e operativitá. La riqualificazione di Baleno doveva infatti attuarsi molto rapidamente, e questo ha impedito alcuni interventi, come la sostituzione dei pannelli di coibentazione o il rifacimento degli infissi, per privilegiare la messa a norma impiantistica, la realizzazione di un nuovo impianto di climatizzazione, il rifacimento dei servizi igienici e l’impermeabilizzazione della copertura.

1 Marini S., Modus in rebus. Imprenditorialità sociale, cittadinanza e istituzioni pubbliche abilitano la rigenerazione urbana e l’innovazione culturale dando luogo ad una nuova realtà teatrale, in «ArchitettiVerona» 114, 2018, pp. 72-75.

2 Ostanel E., Spazi fuori dal Comune. Rigenerare, includere, innovare, FrancoAngeli, 2018.

3 Calvaresi C., Lazzarino E., Community hub: Un nuovo corso per la rigenerazione urbana? in «Territorio»84, 2018.

4 Le case di quartiere sono spazi pubblici rigenerati aperti alla comunità e sono nate nella città di Torino. Tale modello si sta rapidamente diffondendo anche in altri contesti. http://www. retecasedelquartiere.org/.

5 Zamagni S., Venturi P., Da spazi a luoghi, Aicoon e Zandonai, 2017. Venturi, P., Dove. La dimensione di luogo che ricompone impresa e società, Egea, 2019.

6 Vedi ad esempio il recente Piano Innovativo per la Qualità dell’Abitare finanziato con il PNNR che tra gli interventi ammessi dal finanziamento non ha previsto il sostegno alle attività partecipative e di sviluppo di comunità

Baleno Verona Propriet Agec Partners

Le opere e le attività che si svolgono all’interno dello spazio hanno ricevuto il sostegno di Intesa Sanpaolo attraverso l’Iniziativa Formula in collaborazione con Cesvi Onlus che utilizza una piattaforma di crowdfunding civico, e anche di Fondazione Cariverona. Tali finanziamenti hanno permesso di sviluppare l’intervento di ristrutturazione, ma anche attività di tipo immateriale, di sviluppo di comunità, che si rivelano importanti sia per una ricaduta occupazionale, sia per rendere efficace l’intervento, coinvolgendo gli abitanti e co-costruendo servizi in risposta alle necessità della loro vita quotidiana; aspetti che spesso vengono tralasciati dai grandi interventi di “rigenerazione urbana” promossi a livello istituzionale 6 .

La rigenerazione urbana è un tema chiave dell’urbanistica e dell’architettura contemporanea; un argomento che viene spesso associato a diversi approcci, che sottendono però a visioni completamente differenti del fare città. La rigenerazione dello spazio Baleno si configura come intervento di rigenerazione urbana attraverso l’innovazione sociale, in un processo in cui gli spazi si ricostituiscono di pari passo ai legami sociali tra gli individui; dove la città si ricostruisce come entità a cui tutti i cittadini sentono di partecipare per promuoverne uno sviluppo più equo e sostenibile.

Baleno è un progetto pilota per Verona, che aspira ad essere un laboratorio urbano e a porsi da apripista per altre esperienze in altri quartieri. Quante sale civiche potrebbero rigenerarsi, tornando ad essere più attrattive semplicemente togliendosi un po’ di polvere e ricominciando ad animare i nostri quartieri aprendosi più facilmente all’uso degli abitanti?

Baleno è una scintilla che fa intravedere un processo già in atto in molte città italiane attente ai temi della partecipazione, come Torino o Bologna. Un esempio di come anche a Verona si potrebbero valorizzare idee e iniziative provenienti dall’attivazione della cittadinanza, mettendo a disposizione tutti quegli spazi pubblici invisibili, perché chiusi o sottoutilizzati, rendendoli presidi di socialità ad elevato impatto sociale. •

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