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Altre Arene

Testo: Marzia Guastella

Foto: Giovanni Peretti

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Èl’Arena monumento o teatro?”. Ci si chiedeva, più di vent’anni fa, tra le pagine della rivista in un numero interamente dedicato al restauro del monumento (cfr. «AV» 41). La controversa visione sulle architetture storiche - intese sempre più come contenitori di spettacolo piuttosto che preziose testimonianze da custodire - è stata ripresa recentemente durante la giornata di studi “L’Arena e gli altri. Teatri e anfiteatri romani tra ricerca, tutela e valorizzazione”, tenutasi lo scorso 27 ottobre a Palazzo della Gran Guardia. Focus della giornata è stato il confronto tra l’Arena di Verona e altre realtà simili utilizzato come approccio pragmatico al fine di comprendere le diverse strategie attuate dagli enti per una valorizzazione rispettosa del contesto culturale. In occasione dell’evento è stato presentato il volume di Giovanni Castiglioni e Marco Cofani, Arena di Verona. Rinascita di un monumento, uno strumento di conoscenza e divulgazione che Cattolica Assicurazioni ha voluto donare alla comunità in occasione del 125º anniversario dalla sua nascita. I due autori hanno ricostruito le vicende legate all’Arena indagando un arco temporale di cinquecento anni a partire dalla seconda metà del Quattrocento, quando le prime azioni di tutela favorirono uno studio più attento del monumento con i primi rilievi e l’avvio dei grandi restauri. La lunga ricerca inizia con le loro tesi di dottorato confluite nel volume insieme a una notevole documentazione archivistica e iconografica per consentire una conoscenza completa e una lettura chiara della complessa stratigrafia degli interventi, ricondotta al presente dalla campagna fotografica di Giovanni Peretti.

La pubblicazione, oltre a ricordare il legame identitario tra la città e il monumento, costituisce un’importante opportunità per capire gli errori del passato, constatare lo stato di conservazione e adottare nuove strategie mirate alla risoluzione dei problemi. Proprio di problemi e strategie si è parlato durante la giornata di studi che ha mostrato analogie e divergenze tra i beni culturali in termini di gestione e conservazione, consolidando l’idea che ogni monumento rappresenti un caso unico e non esistano soluzioni comuni; piuttosto, esiste un obiettivo comune: l’equilibrio tra la componente monumentale e quella scenografica raggiungibile attraverso la condivisione di protocolli e la realizzazione di progetti su misura a seconda dei contesti. Diversamente dal Colosseo o dal Teatro Grande di Pompei, l’Arena di Verona non è parte di un’area archeologica protetta ma si confronta continuamente con un contesto urbano che determina inevitabilmente dinamiche diverse. Il rapporto con Piazza Brà è inscindibile; insieme, il monumento e lo spazio pubblico assumono un’inequivocabile centralità esito di importanti trasformazioni architettoniche e urbanistiche. La piazza ha avuto anche un ruolo determinante nell’opera di svuotamento del monumento da attività poco consone: nell’ottocento l’Arena doveva liberarsi infatti da abitazioni e botteghe che ne compromettevano l’aspetto funzionale e visivo, oggi invece deve fare i conti con pesanti strutture e scenografie che la rendono un vero e proprio cantiere, sia durante la stagione teatrale sia durante il periodo manutentivo, impedendo una fruibilità del bene culturale nella sua vera accezione. Si tratta di un impatto considerevole, oltre che dannoso, riscontrabile anche in altri siti dove è stato risolto attraverso l’uso di strutture temporanee contenute; un esempio è il Teatro Greco di Siracusa menzionato da Antonio Calbi – Sovrintendente dell’Istituto Nazionale del Dramma Antico – che ha prontamente esposto la sua visione minimalista sostenendo che “la lirica non deve per forza essere reboante”. Ogni relatore ha presentato il proprio sito proponendo, in modo diverso, interventi perlopiù reversibili e

Giovanni Castiglioni

Marco Cofani

ARENA DI VERONA

RINASCITA DI UN MONUMENTO

Scripta edizioni, 2021, pp. 476 compatibili con il contesto, le tecniche costruttive e i materiali. Interessante è il progetto di archeologia green che vedrà rinascere l’Anfiteatro di Milano rievocando l’architettura perduta attraverso l’elemento verde; in questo luogo, la gestione attenta e moderata degli spettacoli non intacca la funzione principale di parco cittadino in cui l’anfiteatro rappresenta il fulcro di una passeggiata storico-artistica in fase di definizione. Così come a Brescia dove si prevede una rifunzionalizzazione tale da conferire al Teatro romano un importante ruolo di continuità tra il Capitolium e il Museo di Santa Giulia per consentire un percorso archeologico e museale unico, il cosiddetto “corridoio Unesco”. Le numerose iniziative mostrate custodiscono una forte volontà di integrazione e riscatto riconoscibile anche nelle proposte veronesi: il monumento, conosciuto a livello internazionale per i grandi spettacoli e gli ospiti di elevato spicco, reclama un itinerario che racconti la sua vera storia e si inserisca definitivamente nel sistema museale cittadino. L’Arena “come museo di sé stessa” rappresenta l’ultima fase del grande progetto di conoscenza, tutela e valorizzazione avviato tramite l’Art Bonus nel 2018. Gli interventi realizzati o ancora in corso – sigillatura di una sezione delle gradinate, rinnovamento degli impianti obsoleti, nuovi servizi igienici e tanto altro (cfr. «AV» 122) – saranno arricchiti da un percorso coinvolgente e formativo che attraverserà la cavea, gli spazi ipogei e le piccole sale museali collocate negli arcovoli dove reperti archeologici, cartografie, documenti e fotografie consentiranno di sviscerare l’anima del monumento ottenendo finalmente una fruizione completa.

Il volume affronta mezzo millenio di storia dell’Arena, dal 1450 al 1950, ovveri gli anni che hanno condotto alla riscoperta dell’anfiteatro romano attraverso i restauri e le manutenzioni che hanno segnato profondamente la struttura architettonica e le odierne possibilità di utilizzo del monumento. Le ricerche alla base del volume risalgono alle tesi di dottorato dei due autori, di cui hanno dato un assaggio con l’articolo L’Anfiteatro Arena: una questione da architetti (in «AV» 109, pp. 20-25).

Il volume, edito grazie al contributo di Cattolica Assicurazioni, è corredato da una campagna fotografica realizzata da Giovanni Peretti.

Nel frattempo, sarà anche necessario bilanciare l’uso di strutture ingombranti per gli allestimenti scenici degli spettacoli di varia natura attraverso una programmazione attenta e soluzioni tecnologicamente avanzate senza gravare sul capitale umano ed economico.

Tutto ciò sarà veramente possibile? Dopo questi importanti interventi e i corposi studi riportati nel volume, almeno il lieto fine è d’obbligo. •

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