5 minute read

Presidio culturale

“Dovete darci un documento ed entrare cinque alla volta e per non più di due ore: ci sono le rotaie e qualcuno potrebbe farsi male”. Inizia così, nel 1993, il primo sopralluogo di Interzona nell’area degli ex Magazzini Generali con un funzionario dell’ufficio Patrimonio del Comune di Verona, proprietario dell’area. I Magazzini Generali erano sempre stati considerati un corpo avulso dalla città, una barriera impenetrabile da aggirare che manteneva distanti i quartieri limitrofi.

All’inizio, a parte alcune zone, l’area è in perfetto ordine: gli uffici con sedie e scrivanie in legno massello anni Trenta coperte di moduli da riempire. Accese le spie rosse e gialle sui pannelli in marmo grigio striato pieni di manometri in bronzo della sala macchine della Stazione Frigorifera. Ma è soprattutto il ronzio della corrente elettrica a ricordare che tutto potrebbe ripartire da un momento all’altro. Più avanti affiorano qua e là i primi segni di spoliazione, del degrado che qualche anno dopo avrebbe devastato l’area giustificando le selvagge demolizioni eseguite in seguito.

Advertisement

Con regolare contratto deliberato in Giunta, Interzona prende in affitto per mille lire al metro quadro uno spicchio di soli 700 mq, ma strategico, perché passando dall’unico corridoio si trova il sancta santorum dell’edificio, ovvero il cellone, un’enorme cella frigorifera metallica e stellare la cui imponente pianta ad arco di cerchio non ne lascia intravedere i contorni. Da quel momento la cupola diventerà l’essenza stessa di Interzona, la sua musa ispiratrice, e il destino dell’associazione si intreccerà con quello dei Magazzini Generali.

Formalmente associazione culturale, Interzona si può definire una comunità culturale site specific che per più di 30 anni ha promosso arte all’interno di luoghi abbandonati dalle forti connotazioni architettoniche. La sua vocazione collaborativa le ha permesso di intrecciare relazioni con innumerevoli istituzioni e realtà culturali e a livello europeo è tuttora membro di Trans Europe Halles (teh.net), rete di spazi culturali in edifici industriali, in cui la rigenerazione è legata a un’esigenza e a un coinvolgimento dei cittadini. Interzona ha anche sempre avuto una speciale attenzione verso il riutilizzo creativo di materiali usati o di scarto per animare, progettare e riqualificare gli spazi.

Nel 1993 Interzona inaugura la propria attività culturale stabile presso la Stazione Frigorifera n. 10 con una grandiosa festa a cui accorre mezza città, tanta era l’aspettativa e il desiderio dei giovani di vivere nuove esperienze.

Nel 1999 l’intera area degli ex Magazzini Generali viene vincolata come bene di archeologia industriale nei suoi aspetti materiali e immateriali con l’intento di farne un Polo Culturale, mai realizzato.

Nei primi anni 2000 la Fondazione Cariverona acquisisce l’area; quasi la metà degli edifici è utilizzata a vario titolo, tra cui il Teatro Tenda. Nel 2005 l’associazione Interzona viene sfrattata dalla Stazione Frigorifera e dopo un anno e mezzo ottiene di potersi spostare nel magazzino 22 che la Fondazione Cariverona ristruttura sommariamente; impossibile però ottenere dalla proprietà un contratto tale da permettere lo sviluppo organico di una

03. Interzoniane in azione.

04. Propiezione sull’estradosso della cupola in occasione della rassegna Locomotiva Cosmica, 1994.

05. Il “cellone” durante la performance Strumenti a perdifiato di Giovanni Morbin, 1996.

Associazione Interzona

Interzona è un laboratorio per l’arte e la cultura indipendente nato a Verona nel 1992, che ha condotto la maggior parte del suo percorso all’interno dei Magazzini Generali. L’associazione si impegna come centro di produzione culturale con particolare attenzione alle esigenze giovanili, stimolando e coadiuvando la ricerca artistica, storica e sociale.

https://www.izona.it/

Trans Europe Halles: https://teh.net/member/ interzona/)

Design Handbook for Cultural Centres: https://www.culturepartnership. eu/upload/editor/2017/designhandbook.pdf

Petizione ottobre 2022 https://www.change.org/p/ salviamo-la-memoria-deimagazzini-save-the-memoryof-the-magazzini-verona-italy/ dashboard programmazione artistico-culturale dotata della visione che Interzona avrebbe potuto coltivare. L’associazione resterà attiva all’interno del 22 senza una vera e propria interlocuzione con la proprietà, e verrà definitivamente allontanata nel 2016, con un preavviso di poche settimane e senza una spiegazione coerente (il Magazzino 22 è a tutt’oggi ancora inutilizzato).

In 23 anni di attività l’associazione culturale Interzona ha organizzato un migliaio di concerti, tesserato quasi 80 mila persone alle quali ha proposto musica, teatro, rassegne, incontri, cinema, installazioni...

Sul palco imponente della Stazione Frigorifera Specializzata prima e del Magazzino 22 poi si sono esibiti gli artisti jazz dell’avanguardia newyorchese che roteavano attorno al genio di John Zorn, poi centinaia di band che spaziavano dal post rock all’indie, dal noise al blues, dal reggae al trip hop, dall’elettronica al punk rock. Gruppi che se non erano già famosissimi sarebbero esplosi da l ì a poco. Impossibile nominarli tutti, ma per Verona fu una rivoluzione: per le serate agli ex Magazzini Generali arrivavano da tutta Italia e la fama di quel luogo potente crebbe a dismisura, varcando presto i confini nazionali. Anche perché a Interzona contemporaneamente, si organizzavano importantissime rassegne teatrali: nell’immensa, bellissima e suggestiva cella frigorifera, quella che chiamavano il “cellone”, si sono esibite più volte tra le compagnie d’avanguardia più importanti al mondo, a partire dalla Societas Raffaello Sanzio. Poi i Motus, i Masque, Valdoca, Fanny e Alexander, il Teatrino Clandestino, Pippo Delbono... E nel 2000 Interzona vinse pure il premio Ubu per la rassegna “Prototipo”, vale a dire il riconoscimento teatrale più prestigioso in Italia. Tra le installazioni artistiche, indimenticabile, poi, la Locomotiva Cosmica con i Fehrfeld Studios e le loro sculture cinematografiche tra cui l’incredibile e suggestiva proiezione di un immenso occhio che guardava la città all’esterno della cupola. E tra le rassegne, invece, basta ricordare Kurzfilme (cortometraggi inediti in Italia), Fuori formato, i preziosi corti a 16 millimetri, il Klezmer Express, le serate di musica ebraica all’ex museo ferroviario, l’omaggio ad Alberto Grifi, il tributo a Bill Viola oltre al cinema e la televisione di Ciprì e Maresco. Con le sue rassegne ha lasciato il segno nella cultura locale e nazionale: mostre, incontri, collaborazioni internazionali come il Trans Europe Halles, adesione alla rete di centri culturali indipendenti con i quali ha dato vita a diversi progetti. Con Interface nel 2006 si aprì alle associazioni culturali dei Paesi prossimi all’ingresso nella UE; con Note a margine, invece, valorizzò gli artisti emergenti. Con Intersezioni, nel 2003, puntò i riflettori, di nuovo, sui luoghi sottratti alla vita cittadina come Castel San Pietro, l’ex Mercato Ortofrutticolo e, appunto, la Stazione frigorifera (da un articolo di Marzio Perbellini).

La programmazione artistica di Interzona è sempre stata di valenza e sguardo europei e l’associazione ha permesso per anni la fruizione, la manutenzione e la riqualificazione di spazi dismessi che altrimenti i cittadini non avrebbero potuto ammirare e vivere, il tutto grazie al lavoro di decine di volontari, che hanno costruito vera cittadinanza attiva con assemblee, gruppi di discussione sui diritti civili, laboratori di pratiche politiche, preziosi momenti di convivialità, scambio e relazione conciliati dalla cura per il cibo (biologico, vegetariano e vegano, già nei primi anni Novanta!).

La ristrutturazione di Mario Botta della magnifica Stazione Frigorifera la trasforma in un effimero guscio vuoto, cancellandone l’identità per asservire al meglio le sue nuove funzioni commerciali, la spoglia dei preziosi elementi caratterizzanti che la elevavano potentemente a luogo immaginifico dell’anima e che proprio per questo ne giustificavano il vincolo integrale originale, perché con il tempo era divenuta opera d’arte; vincolo ribadito con ben due sentenze del Consiglio di Stato rimaste lettera morta. Ora si può davvero dire che sia spenta e abbandonata in un deserto di idee, lontanissima dalla sua energia primordiale.

Nell’ottobre dell’anno scorso, raccogliendo le firme di 2.000 persone, Interzona ha sentito il bisogno di testimoniare che l’inaugurazione di Eataly è la fine di un’idea e rappresenta lo sgombero definitivo di un luogo animato da migliaia di cittadini, di tre generazioni che hanno vissuto attivamente quello spazio grazie a un intimo intreccio di relazioni personali, professionali e sociali, e la cancellazione di una memoria sedimentata in trent’anni di attività. •

This article is from: