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La Stazione Frigorifera Specializzata. Cronistoria di una nascita

Le ragioni, i protagonisti e le tappe che hanno portato alla costruzione di uno spettacolare connubio tra tecnologia e architettura

Inaugurati nel loro primo impianto il 13 maggio 1927, i Magazzini Generali di Verona furono costantemente interessati dall’aggiornamento delle strutture, in virtù del sempre maggiore successo che stavano riscuotendo. Infatti, non si era ancora conclusa la prima fase di ampliamento, sempre su progetto dell’ing. Giuseppe Tromba, che entrò nel vivo la proposta per la costruzione di un grande centro di esportazione per i prodotti orto-frutticoli1

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Una struttura la cui localizzazione era ambita anche dalla città di Bologna. Proprio per prevalere su quest’ultima, nell’aprile del 1929 il consiglio di amministrazione dei Magazzini Generali diede alle stampe un opuscolo per illustrare «l’importanza di Verona come centro di produzione e come punto di obbligato transito di prodotti orto-frutticoli»2 presentandolo ad un incontro sul tema, organizzato dal Governo, al quale parteciparono tutte le più importanti cariche politiche veronesi. L’incontro fu positivo per entrambe le contendenti: il 14 giugno il Ministro delle comunicazioni, on. Costanzo Ciano, firmò il decreto che concedeva la rispedizione dei prodotti ortofrutticoli sia a Verona che a Bologna. Bisognava quindi muoversi in fretta per essere i primi a costituire l’importante centro, che avrebbe portato grande sviluppo per l’economia della città.

Già nei primissimi giorni di luglio venne conferito incarico all’ingegner Pio Beccherle, all’epoca consulente della Cassa di Risparmio, per «l’immediata elaborazione di un progetto per lo sviluppo del lavoro di refrigerazione della frutta e dei trasporti e per la valorizzazione della concessione della rispedizione»3; inoltre, fu finanziato un viaggio per studiare le organizzazioni e visitare gli impianti di Monaco di Baviera, Berlino, Amburgo e Francoforte sul Meno. Nessuno dei grandi impianti tedeschi visitati si configurava, però, quale esempio ideale della nuova struttura. Una struttura che, secondo le parole del consiglio, doveva raggruppare in sé tre servizi fondamentali: «il nucleo ferroviario, il freddo per la conservazione e il trasporto, la lavorazione della frutta»4

01-02. La Stazione frigorifera durante le operazioni di movimentazione dei carri ferroviari (1930 circa) e utilizzata quale scenografia per la mostra dei carri ferroviari (marzo 1934). 03-06. Schemi illustrativi del progetto per lo stabilimento ortofrutticolo con indicate le diverse funzioni. Si noti, in questa prima versione (ottobre 1929), l’inserimento di due gallerie affiancate all’ingresso principale, poi non realizzate.

Seguendo queste indicazioni, il 16 settembre l’ingegner Beccherle presentò al consiglio il progetto di un “edificio-macchina” nel quale la tecnologia del freddo e dei trasporti veniva fusa con la configurazione architettonica tipica dei depositi con piattaforma girevole, dalla pianta circolare – o semi circolare – da tempo diffusi in tutti i maggiori impianti ferroviari dell’epoca.

Nucleo centrale della struttura era proprio la piattaforma girevole dal diametro di 18 metri, che poteva ospitare due vagoni contemporaneamente; attorno a questa si sviluppava il cosiddetto “anello del freddo” dal diametro di circa 70 metri, nel quale erano situate otto celle dalla forma trapezoidale per la refrigerazione della merce intervallate da altrettante gallerie disposte in modo radiale. Di queste, la principale, rivolta a nord-ovest, permetteva l’ingresso allo stabilimento ed il raccordo alla rete ferroviaria; era, inoltre, l’unica nella quale si effettuavano le operazioni di caricamento del ghiaccio all’interno dei vagoni, grazie alla presenza di due grandi macchine poste al piano primo, affiancate da due locali ad uso ghiacciaia. Le altre sette gallerie erano destinate al raffreddamento dei carri; due di queste consentivano di uscire anche direttamente verso l’esterno, per accelerare le operazioni. Tra le celle di conservazione e le gallerie di carico e scarico erano presenti delle porte e degli sportellini coibentati per facilitare la movimentazione della merce. Inoltre, attorno all’“anello” erano situate le sale per la lavorazione della frutta, che portavano così l’edificio a raggiungere il diametro esterno di 107 metri. Nella sala posta a sinistra della galleria principale si trovava la sala macchine. Le celle e le gallerie erano, inoltre, coperte da un piano superiore utilizzato quale magazzino per il grano. In ultimo, nella sala centrale, dal diametro di 24 metri, si innalzava una cupola, alta fino a 30 metri, il cui scopo principale era, grazie alle finestrelle poste a coronamento della base, fornire ampia illuminazione all’interno, nonché permettere l’uscita dell’aria più calda seguendo il principio della convezione termica naturale5 Sottoposto al vaglio tecnico dell’ingegner Stefano de Stefani, dopo meno di un mese, il progetto, dalla potenzialità «praticamente illimitata»6, ottenne parere favorevole. La spesa fu quantificata in 5 milioni di lire, somma concessa dalla Cassa di Risparmio attraverso l’ipoteca delle proprietà dei Magazzini Generali.

07. Pianta generale dello stabilimento ortofrutticolo (ottobre 1929) con indicate le funzioni delle diverse zone.

08. Dépliant pubblicitario dei Magazzini Generali con indicate le località raggiunte, 1928.

09. La sala centrale con piattaforma girevole allestita per la mostra dei carri ferroviari, marzo 1934.

Il 26 ottobre venne indetta la gara per l’assegnazione delle opere murarie, alla quale furono invitate alcune tra le più importanti imprese edili di Verona: Tosadori Arturo Nicola, Ferlini e Roncari, Ing. Luigi Bertelè & C., Lucillo Brazzoli. Sarà quest’ultima ad accaparrarsi i lavori, contrattualizzati il 31 ottobre 1929. Il 4 novembre presero il via le opere che, il 18 dello stesso mese, Mussolini approvò con grande entusiasmo. Di tutta risposta, il Consiglio indicò che lo stabilimento ortofrutticolo specializzato veronese avrebbe iniziato il suo funzionamento «il 24 maggio 1930 - VIII, annuale della nostra entrata in guerra»7 Una volta definito il progetto architettonico, rimaneva da sviluppare il ben più complesso e articolato impianto frigorifero. Questo, oltre ad avere una capacità di produzione di 600 quintali di ghiaccio al giorno in blocchi di circa 25 kg ciascuno, doveva poter raffreddare le due ghiacciaie alla temperatura di -3°C, le otto celle con una temperatura compresa tra +2°C e +4°C; le sette gallerie con temperatura tra 0°C e +2°C. Per determinare la migliore soluzione venne istituita, nel novembre del 1929, una commissione di studio composta dall’ingegner Alberto de Stefani quale Presidente, gli ingegneri Pio Beccherle e Giuseppe Tromba come membri e il dott. Anselmo Guaita con il ruolo di segretario. Furono, quindi, contattate alcune tra le più importanti ditte specializzate italiane ed europee e, dopo un attento confronto, la scelta ricadde sulla Barbieri & C. di Bologna in quanto il suo progetto si presentava «certamente il più completo e il più organico tra quelli esaminati»8. La soluzione proposta prevedeva un impianto alimentato da tre compressori all’ammoniaca con una potenzialità di 400.000 frigorie/ora l’uno.

Da notare in fatto che tutti gli acquisti delle forniture venivano gestiti direttamente dal consiglio di amministrazione, anche al fine di una maggiore rapidità decisionale. Nel gennaio del 1930 fu stipulato il contratto per la fornitura del sughero catramato con la ditta Maccherani di Follonica, per ben 2.500 m³ di materiale; tutte le porte furono commissionate alla veronese Fratelli Conforti; la grande piattaforma girevole alla Società Nazionale Officine di Savignano; la costruzione della cupola alla Società Anonima Ferrobeton di Roma. Cupola che venne, successivamente, rivestita con vernice “Metalluminia 929”, in grado di riflettere i raggi solari ed evitare, così, di surriscaldarne la superficie.

A lavori ben avviati, i cui stati di avanzamento venivano vidimati dall’ingegner Tromba, il 3 marzo 1930 l’ingegner Beccherle espresse al consiglio la necessità di provvedere ad ulteriori opere, quali: l’ampliamento delle sale lavorazione frutta; il potenziamento del frigorifero; la costruzione di una cabina di trasformazione per l’energia elettrica; la realizzazione di un impianto automatico, di tipo pneumatico, per il trasporto del grano a servizio del vasto magazzino sovrastante il frigorifero, necessario in modo da renderlo completamente autonomo dal resto della struttura. Il tutto con un aumento della spesa da 5 a 7 milioni di Lire.

Proseguendo a ritmi sostenuti, i lavori furono completati in tempo per l’inaugurazione di domenica 8 giugno 1930. La stazione frigorifera, era stata completata a tempo di record e un gigantesco fascio littorio, opera della ditta Conforti, issato sulla cupola ricordava come il Regime ne fosse stato il principale artefice.

Oggi di questo spettacolare connubio tra tecnologia e architettura non rimane quasi più alcuna traccia. Purtroppo il recente recupero non è riuscito a tutelare e salvaguardare il vero valore di quell’“edificio-macchina” – all’epoca ammirato da tutto il mondo – consegnandoci un guscio vuoto privato del suo cuore pulsante. •

10. Prospettiva generale del complesso dei Magazzini Generali (ottobre 1929) con evidenziate le ipotizzate fasi di sviluppo. Il disegno è opera del pittore veronese Guido Trentini.

11. Veduta della sala macchine realizzata dalla ditta Barbieri di Bologna, 1930.

1 De Mori, 2017, pp. 34-36.

2 Archivio di Stato di Verona, Ente Autonomo Magazzini Generali di Verona, Libri verbali del Consiglio di Amministrazione, libro 3, 1927-1931, pag. 111.

3 Ivi, p. 116.

4 Ivi, p. 119.

5 Ferretti 1930; Stradelli 1930.

6 Archivio Provincia di Verona, Carteggio Storico, b. 2257, 1961-1965, cat. III, cl. 13. Magazzini Generali di Verona, Per la costruzione di uno stabilimento orto-frutticolo specializzato, assemblea straordinaria del 12/10/1929, p. 19. «Poiché può consentire la spedizione di ben 150 vagoni refrigerati in 24 ore».

7 Archivio di Stato di Verona, Ente Autonomo Magazzini Generali di Verona, Libri verbali del Consiglio di Amministrazione, libro 3, 1927-1931, pag. 132.

8 Ivi, p. 173.

Riferimenti bibliografici

De Mori, M., La nascita dei Magazzini Generali di Verona, «Appunti di studio sull’industria a Verona», III, Verona, 2017. Ferretti U. 1930, La Stazione Frigorifera Ortofrutticola dei Magazzini Generali di Verona, in «Rivista del Freddo», n. 8, pp. 381-410.

Stradelli A. 1930, La stazione frigorifera specializzata per frutta e verdure in Verona, in «L’ingegnere», n. 7, pp. 434446.

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