GIUSEPPE LIVIO - INVASIONI RUBATE EVASIONI a cura di Antonio Vitale

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COMUNE DI MILAZZO Assessorato Cultura e Turismo

REGIONE SICILIANA SOPRINTENDENZA BB.CC. MESSINA

GIUSEPPE LIVIO INVASIONI RUBATE EVASIONI INVASIONS STOLEN EVASIONS a cura di / edited by Antonio Vitale Castello di Milazzo - Oratorio del SS. Sacramento 29 giugno - 14 luglio 2013

Organizzazione / Organitation Associazione Culturale SPAZIOVITALEin, Catania Referenze fotografiche / Photography Oriana Tabacco Progetto grafico / Graphic design Antonio Vitale - Oriana Tabacco - Grafica Saturnia, Siracusa Traduzioni / Translations Denis Gailor Allestimento / Art exhibition set up Tindaro Italiano, Tindara Maimone, Sonia Napoli, Anna Parisi, Emanuela Ravidà Ufficio stampa / Press office Erika Bucca Edizione in proprio / One’s own edition Associazione Culturale SPAZIOVITALEin, Catania In programmazione / next exhibition Salina (ME), Licodia Eubea (CT), Catania, Torino, New York Un particolare ringraziamento a / A particular thanks to “Cantine Privitera”, Gravina di Catania “Associazione Albergatori Milazzo” – www.milazzohotel.com ”SAL, Spazio Avanzamento Lavori – borgo creativo”, Catania

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GIUSEPPE LIVIO INVASIONI RUBATE EVASIONI INVASIONS STOLEN EVASIONS a cura di / edited by Antonio Vitale

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INVASIONI RUBATE EVASIONI INVASIONS STOLEN EVASIONS Antonio Vitale

Lo spirito luminoso e inquieto di Giuseppe Livio, fatto di una ricchezza di modi espressivi che sempre lo hanno accompagnato e ora più che mai lo rappresentano, definisce una fertile zona d’ispirazione dentro i cui sottili confini far confluire, per interesse e predisposizione all’ascolto delle cose del mondo, una moltitudine di segni e di trame mutevoli. Il naturale maturare delle cose del tempo, ottenuto non solo per deduzione intellettuale o amore per il mestiere, ma anche per affioramenti inattesi e sperimentazioni successive, rafforza il suo spirito artistico: ne scaturisce un linguaggio personale che dà forma alla sua vita interiore, al suo mondo poetico. Certo, Livio si nutre e mai si sazia dell’insegnamento che gli viene dai grandi maestri che hanno fatto e fanno la Storia dell’Arte, patrimonio e ricchezza della storia di tutti, ma esigui sono i richiami formali che si possono trarre guardando i suoi lavori. Lui cammina, va avanti sempre, cerca oltre ma, così come si procede in un tunnel, avanza in un’unica direzione dentro di sé, verso una possibile uscita e da qui in ogni direzione. Il modo di rappresentare che ne deriva è visceralmente, misteriosamente e oscuramente suo. Si tratta di un’introspezione come scenario di desideri, conflitti, pensieri, visioni, identità conquistata. Nascono così, a volte suo malgrado, le “invasioni” dal mondo che sembrano, a più riprese d’attenzione, delle misteriose strutture che vanno oltre una semplice o articolata architettura di relazioni, in quanto capaci di suggerire significati e funzioni emotive diverse e distanti per ciascun elemento presente nel racconto di-segnato. In un contesto sociale nel quale si assiste ad un progressivo sbiadimento della comunicazione fino ai confini di una fredda e sterile informazione e sul piano individuale ad un ineluttabile impoverimento delle relazioni umane ad uno spessore di semplice conoscenza, opere come “Viaggio della disperazione”, “La presenza dello Stato” o “Signora guerra”, sono eloquenti esempi della

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The bright and unquiet spirit of Giuseppe Livio, made up of a wealth of expressive modes that have always accompanied him and now more than ever represent him, defines a fertile zone of inspiration within whose subtle confines to bring together, out of interest and a predisposition to listen to the things of the world, a host of signs and mutable plots. The natural maturation of the things of time, obtained not only through intellectual deduction or love for work but also through unexpected breakthroughs and subsequent experimentations, strengthens his artistic spirit: it leads to a personal idiom that shapes his interior life, his poetic world. Certainly, Livio is nurtured, and never satiated, by the teaching that comes to him from the great artists that have made and make the history of art, a heritage and richness of everyone’s history, but looking at his works one finds few formal echoes. He goes his way, goes forward all the time, and seeks beyond but, as one proceeds in a tunnel, he advances in a single direction inside himself, towards a possible exit, and from here in every direction. The mode of representation that derives from it it is viscerally, mysteriously and obscurely his. In him there is introspection as scenario of desires, conflicts, thoughts, visions, conquered identity. There thus arise in him, at times despite himself, the “invasions” from the world that seem, looking again and again, like mysterious structures that go beyond a simple or complex architecture of relations, in that they are able to suggest meanings and different and distant emotive functions for every element present in the story traced out. In a social context in which one assists at progressive fading of communication down to the confines of cold and sterile information and, on the individual plane, ineluctable impoverishment of human relations to mere abundance of knowledge, works like “Journey of desperation”, “The presence of the State” or “Lady War” are eloquent examples of Livio’s ability to testify to dramatic life


capacità di Livio di testimoniare un drammatico quotidiano capace di suscitare interesse e partecipazione emotiva. Leggendo le sue opere è quindi possibile ritrovare il grido muto imprigionato nell’abito di ciascun segno, espressione autentica di una tensione interiore che non conosce tregua o riposo, che rinnega ogni compromesso con il facile compiacimento delle forme per mai indebolire il senso del messaggio, il suo originario soffio. Da queste visioni a densità narrativa diversa, Livio è capace di elaborare un’inestricabile tessitura di segni, rispondenti e comprensivi della totalità della superficie utilizzata; segni che scandiscono il ritmo della composizione e stabiliscono, attraverso la scelta di una particolare misura spaziale, il tema del tempo tra memoria e vita quotidiana. Ed ancora guardando le opere dell’artista si evince un procedere comunicativo che utilizza talvolta la simmetria di alcune scene come cornice di rappresentazione e contenitore etico di riferimento e ispirazione, dentro cui gravitano però tanti altri motivi con un incedere vario tra il frenetico ed il colloquiale. È il mondo trovato dall’artista ed espresso ad esempio in “Passaggio remoto”, “Il peccato originale” o in “Mare in tempesta”. Spesso in queste opere equilibri e conclusioni si ritrovano e sostanziano nella dislocazione anarchica e sgrammaticata dei temi, talvolta dalla struttura surreale, o nelle volute repentine variazioni di colore: un cortocircuito di comunicazione per raccontare, con realistica asprezza, quello che siamo diventati, quello che siamo capaci o ancora disposti ad ascoltare fuori di noi attorno a noi. Gli straripanti racconti protagonisti delle sue tele rapportati a piani prospettici volutamente semplici, mai banali o scontati, sono invece i luoghi dove si concentra naturalmente ed emerge puntuale la forza del dettaglio con tutto il vigore conferitogli dalla circostante ampiezza in cadenze pun-

able to arouse interest and emotional participation. Hence, reading his works, it is possible to find once again the mute cry imprisoned in the suit of every sign, an authentic expression of an interior tension that knows no truce or respite, that denies all compromise with easy gratification of forms in order never to weaken the sense of the message, its original touch. From these visions with varying narrative density, Livio is able to work out an inextricable weaving of signs, responsive to and comprehensive of the totality of the surface used; signs that mark out the rhythm of the composition and, through the choice of a particular spatial measure, establish the theme of time between memory and daily life. And looking at the artist’s works, one perceives a communicative progression that sometimes uses the symmetry of some scenes as a frame of representation and ethical container of reference and inspiration, inside which, however, there gravitate so many other motifs with a rhythm varying between the frantic and the colloquial. It is the world found by the artist and expressed for instance in “Remote passage”, “The original sin” or “Sea in storm.” Often in these works equilibriums and conclusions are rediscovered and substantiated in the anarchic and ungrammatical arrangement of the themes, sometimes by the surreal structure, or in the sudden deliberate variations in colour: a short-circuit of communication to recount, with realistic harshness, what we have become, what we are able or still willing to listen to outside us and around us. The overflowing stories that are the protagonists of his canvases related to deliberately simple perspective planes, never banal or obvious, are instead the places where there is naturally concentrated and regularly emerges the strength of the detail with all the vigour conferred on it by the surrounding ampleness in pungent cadences or in scenes bearing witness to an inconvenient narration: “The fall of power.” There, the vi-

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genti o in scene testimonianza di una narrazione sconveniente: “La caduta del potere”. Ecco, la visione si concentra ulteriormente, esclude ogni relazione dispersiva, consentendo una più efficace convergenza di fattori in un’immagine conclusa, appesa nel vuoto del giudizio dell’osservatore. Ma in Livio è anche tempo di “evasioni” rispetto a un mondo che aggredisce, violenta, trasfigura, insulta noi tutti e se stesso; sembra quasi che le “invasioni” e le “evasioni” entrino ed escano liberamente nella sua testa attraverso le finestre che spesso disegna, interpreti non protagoniste dei suoi quadri, confine e congiunzione tra complementari: sofferenza-gioia, chiasso-silenzio, assenza-presenza. Le prospettive ripide e compatte dei suoi racconti incorniciati in virtuali “teatrini” rafforzano il contenuto di uno spazio ansioso di raccontarsi, laddove solo di primo acchito il colore virtuoso stempera e smussa la visione amara imprigionata nell’opera, facendo scontrare subito dopo lo sguardo del visitatore con la durezza e la vetrosità del messaggio formale espresso con forza fino alle periferie dei limiti delle sue tele. Ogni superficie pittorica di Livio come trampolino su qualcosa di più grande, la sua personale divina commedia, un racconto dettagliato d’inferno e paradiso che indaga ogni minimo dettaglio per testimoniare la vita di ogni giorno consumata tra slanci e abissi. Livio è un primitivo del segno, nel senso che lo trattiene fermo ed asciutto nel gesto che lo determina ed ancora tutto rivolto all’idea che lo ha concepito; ogni segno piegato al suo personale senso è sottratto alla logica di alfabeti precostituiti, sempre distratto da qualsiasi formula conciliatoria nei confronti di un’idea di docile sottomissione della forma verso una deriva di godibile decorativismo. La sua opera è un’inconsapevole rappresentazione dell’innocenza, intesa non come scenario di un destino mai macchiato da errori, quanto piuttosto come atteggiamento di rifiuto

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sion is further concentrated, it excludes every time-wasting relationship, allowing a more effective convergence of factors in a concluded image, suspended in the void of the observer’s judgment. But in Livio it is also a time of “escapes” in relation to a world that attacks, rapes, transfigures, insults us all and itself; it almost seems that the “invasions” and the “evasions” come in and go out freely in his head through the windows that he often draws, interpreters but not protagonists of his pictures, border and conjunction between complementary terms: suffering-joy, noise-silence, absence-presence. The steep and compact perspectives of his stories framed in virtual “little theatres” strengthen the content of a space anxious to recount itself, whereas it is only at first sight that the virtuous colour dissolves and smoothes the bitter vision imprisoned in the work, immediately afterwards causing the visitor’s gaze to clash with the harshness and glassiness of the formal message forcefully expressed down to the outskirts of the limits of his canvases. Every painterly surface done by Livio is like a springboard towards something greater, his personal divine comedy, a detailed story of hell and heaven that investigates every least detail to testify to everyday life played out amid rushes and abysses. Livio is a primitive of the sign, in the sense that he keeps it motionless and dry in the gesture that determines it and still all turned to the idea that has conceived it; every sign bent to his personal meaning is saved from the logic of reconstituted alphabets, always distracted by any conciliatory formula towards an idea of docile subjugation of form to a drift of enjoyable decorativeness. His work is an unwitting representation of innocence, seen not as a scenario of a destiny never blemished by errors, but rather as an attitude of refusal of compromises, which tend to damp the full light that emanates from an experience projected towards truth,


dai compromessi che tendono a smorzare la piena luce che promana da un’esperienza proiettata alla verità, per giungere a condividere le parole di William Blake quando scrive “se le porte della percezione fossero purificate, tutto apparirebbe all’uomo come in effetti è: infinito”. Nelle recenti opere appartenenti al ciclo “Leggerezza” assistiamo ad un copioso uso della forma quadrata come confine dei suoi telai, quasi volesse stabilire attraverso le uguali dimensioni della tela un’equidistanza tra visione e concretezza in un’atmosfera solcata da segni lievi ma incisivi, che sembra accarezzare l’idea delle superfici sabbiose delle opere di Massimo Campigli. C’è ancora, nell’utilizzo del lino grezzo come supporto, la volontà di attualizzare la memoria, renderla trasparente al tempo e per questo definitivamente presente anche se però mai pienamente svelata; fare parlare sottovoce la sua folla di “soggetti”, ciascuno dei quali sottende una storia, un incontro, uno sguardo. Tutto ci parla del modo in cui l’artista vede le cose, della sua visione, che è sempre possibile, discutibile, talora condivisibile. Siccome il disegno è la scrittura delle immagini o in altra forma la voce dell’immaginario, in Livio vediamo confrontarsi chiarezza e contraddizione. Percepiamo nitidamente il rumore delle invasioni di un mondo che ferisce e suggerisce, e cerchiamo rapiti il silenzio delle evasioni necessarie a vedere oltre, a trovare al di là di sbarre piegate un luogo interprete dei sogni: il segno di matita di due lontane isole immerse in uno sprofondato perenne tramonto. Ovunque, un coro di voci soliste, di umane isole, testimoni di storie esistite al più o forse, solo nella sua o nella nostra immaginazione.

to come to share the words of William Blake when he writes “If the doors of perception were cleansed everything would appear to man as it is, infinite.” In the recent works belonging to the cycle “Lightness” we assist at plentiful use of the square form as the confine of his frames, as if he wanted to establish through the equal dimensions of the canvas an equidistance between vision and concreteness in an atmosphere furrowed by light but incisive signs, which seems to toy with the idea of the sandy surfaces in the works of Massimo Campigli. There is still, in the use of raw flax as a support, a desire to update memory, to make it transparent to time and for this reason present once and for all, yet never fully disclosed; to make his host of “subjects” speak in a low voice, each of them subtending a history, a meeting, a gaze. Everything speaks to us of the way in which the artist sees things, of his vision, which is always possible, debatable, sometimes shareable. As the drawing is the writing of images or in another form the voice of the imaginary, in Livio we see clarity and contradiction facing one another. We clearly perceive the noise of the invasions of a world that wounds and suggests, and with ravishment we seek the silence of the necessary escapes so as to see beyond, to find, beyond folded bars, a place interpreting the dreams: the pencil mark of two distant islands immersed in a sunken perennial sunset. Everywhere, a choir of solo voices, of human islands, witnesses to stories that mostly have existed, or perhaps only in his or our imagination.

Catania, 17 maggio 2013

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La vulcanara, 2012 grafite su tela di lino / graphite on linen canvas 170x220 cm

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Entro fisicamente, 2012 grafite su tela di lino / graphite on linen canvas 170x220 cm

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Realizzazione dell’opera calcografica a scena unica di 200x280 cm su 16 lastre di zinco da 50x70 cm

Svelando i profumi della sua immagine, 2013 disegno a inchiostro / ink drawing (bozzetto preparatorio) 50x70 cm

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La mia luna, 2013

Terra e agrumi, 2013

acquaforte acquatinta / aquaforte aquatint

acquaforte acquatinta / aquaforte aquatint

50x70 cm

50x70 cm


Profumo di gelsomino, 2013 acquaforte acquatinta / aquaforte aquatint 70x50 cm

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dal ciclo “leggerezza� Il soffio, 2012 t.m. su tela di lino / mixed media on linen canvas 66x66 cm

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dal ciclo “leggerezza” Sicania, 2012 t.m. su tela di lino / mixed media on linen canvas 66x66 cm

dal ciclo “leggerezza” Uomo gatto, 2012 t.m. su tela di lino / mixed media on linen canvas 66x66 cm

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dal ciclo “leggerezza” L’asinella, 2012 t.m. su tela di lino / mixed media on linen canvas 66x66 cm

dal ciclo “leggerezza” Flora, 2012 t.m. su tela di lino / mixed media on linen canvas 66x66 cm

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dal ciclo “leggerezza� Contadina, 2012 t.m. su tela di lino / mixed media on linen canvas 66x66 cm

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dal ciclo “leggerezza” Sicilia, 2012 t.m. su tela di lino / mixed media on linen canvas 66x66 cm

dal ciclo “leggerezza” Fiore tra le labbra, 2012 t.m. su tela di lino / mixed media on linen canvas 66x66 cm

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dal ciclo “leggerezza” Contadino, 2012 t.m. su tela di lino / mixed media on linen canvas 66x66 cm

dal ciclo “leggerezza” Asi, 2012 t.m. su tela di lino / mixed media on linen canvas 66x66 cm

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dal ciclo “leggerezza� Arabo, 2012 t.m. su tela di lino / mixed media on linen canvas 66x66 cm

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dal ciclo “leggerezza” Mistica Maria, 2012 t.m. su tela di lino / mixed media on linen canvas 66x66 cm

dal ciclo “leggerezza” Il cappello, 2012 t.m. su tela di lino / mixed media on linen canvas 66x66 cm

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dal ciclo “leggerezza” Uomo di campagna, 2012 t.m. su tela di lino / mixed media on linen canvas 66x66 cm

dal ciclo “leggerezza” Normanna, 2012 t.m. su tela di lino / mixed media on linen canvas 66x66 cm

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dal ciclo “leggerezza� Evanescenza, 2012 t.m. su tela di lino / mixed media on linen canvas 66x66 cm

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dal ciclo “leggerezza” Sentimento, 2012 t.m. su tela di lino / mixed media on linen canvas 66x66 cm

dal ciclo “leggerezza”Passaggio in tristezza, 2012 t.m. su tela di lino / mixed media on linen canvas 66x66 cm

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dal ciclo “leggerezza” L’emancipata, 2012 t.m. su tela di lino / mixed media on linen canvas 66x66 cm

dal ciclo “leggerezza” La triste isolana, 2012 t.m. su tela di lino / mixed media on linen canvas 66x66 cm

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dal ciclo “leggerezza� La mamma di Marzia, 2012 t.m. su tela di lino / mixed media on linen canvas 66x66 cm

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dal ciclo “leggerezza” Trecce, 2012 t.m. su tela di lino / mixed media on linen canvas 66x66 cm

dal ciclo “leggerezza” Franca, 2012 t.m. su tela di lino / mixed media on linen canvas 66x66 cm

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dal ciclo “leggerezza” Uomo ficodindia, 2012 t.m. su tela di lino / mixed media on linen canvas 66x66 cm

dal ciclo “leggerezza” Sicana, 2012 t.m. su tela di lino / mixed media on linen canvas 66x66 cm

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dal ciclo “leggerezza� Solitudine, 2012 t.m. su tela di lino / mixed media on linen canvas 66x66 cm

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dal ciclo “leggerezza” Cedro, 2012 t.m. su tela di lino / mixed media on linen canvas 66x66 cm

dal ciclo “leggerezza” La vera grande mela, 2012 t.m. su tela di lino / mixed media on linen canvas 66x66 cm

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dal ciclo “leggerezza” F. primo, 2012 t.m. su tela di lino / mixed media on linen canvas 66x66 cm

dal ciclo “leggerezza” C. di pera, 2012 t.m. su tela di lino / mixed media on linen canvas 66x66 cm

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Ultima cena, 1997 t.m. su cartone / mixed media on cardboard 95x122 cm

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Viaggio della disperazione, 1998 t t.m. su cartone / mixed media on cardboard 102x76 cm

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La presenza dello Stato, 1998 t.m. su tavola / mixed media on wood 93x135 cm

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Signora guerra, 2000 acrilico su cartone / acrylic paint on cardboard 102x80 cm

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Il Marcellaio (trittico), 2000 t.m. su cartone / mixed media on cardboard 229,5x120 cm

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La perdita inaspettata, 2004 olio su cartone / oil on cardboard 70x100 cm

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Il peccato originale, 2004 olio su cartone / oil on cardboard 70x100 cm

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Mare in tempesta, 2004 olio su cartone / oil on cardboard 100x70 cm

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La caduta del potere, 2004 olio su cartone / oil on cardboard 100x70 cm

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Rino, 1999 t.m. su carta / mixed media on paper 16x22 cm

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Donna allo specchio, 2012 olio su tela / oil on canvas 220x170 cm

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Soffio sulle isole, 2012 olio su tela / oil on canvas 220x170 cm

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BIOGRAFIA biography

Giuseppe Livio nasce a Catania nel dicembre del 1975, frequenta il Liceo Artistico e contemporaneamente lo studio di un suo insegnante, dove apprende le tecniche incisorie. Nello stesso studio conosce, tra i tanti, il maestro Elio Romano. Tra il 1990 e il 1997 rielabora il concetto di pittura intesa come “sinonimo di purezza interiore”, manifestando la propria individualità e la propria esigenza di libertà nella ricerca di forme sempre più espressive per approdare infine alla realizzazione di una serie di ritratti emblematici. Il 1997 rappresenta un anno importante: il viaggio lavoro a Salisburgo gli consente di acquisire la conoscenza di paesaggi che stimolano la sua passione per la scoperta di nuovi mondi e affascinanti culture. Nel 1998 completa gli studi all’Accademia di Belle Arti di Catania (sezione scultura), dove conosce i fratelli Brancato, con uno dei quali collabora alla realizzazione di un monumento bronzeo per la città di San Giovanni la Punta. Nel 1999, costretto al servizio di leva obbligatorio, incapace di conciliare l’arte con quella forma selvaggia e ostinata di servitù militare, realizza continuamente volti pieni di tristezza e arroganza. Tra il 1994 e il 2000 apre una studio proprio a Catania, dove realizza opere scultoree, pitture, incisioni calcografiche e varie ceramiche. Diverse committenze lo portano alla realizzazione di sculture in legno e in terracotta. Il conseguimento dell’abilitazione all’insegnamento per Disegno e Storia dell’Arte lo porta nel 2001 a Istanbul, dove realizza delle opere prevalentemente espressioniste. Dal 2002 al 2005 insegna Storia dell’Arte in vari licei della Lombardia e la sua attività pittorica non cessa nonostante i 50 m2 in cui è costretto a vivere insieme ad un amico collega. Nascono in questo periodo una serie di opere ispirate a temi di cronaca contemporanea. Nel luglio del 2005 rientra definitivamente in Sicilia dedicandosi all’insegnamento. Attualmente è docente di storia dell’Arte al Liceo Scientifico Statale “F. Enriques” di Roma. Oggi vive e opera a Gravina di Catania dove coltiva la sua passione per l’arte, realizzando pitture e sculture in cui si riflettono le caratteristiche del nostro tempo.

Giuseppe Livio was born in Catania (Sicily) in 1975. Since the beginning his love for art took him to the laboratory of one of his teachers, where he learnt engraving techniques here he had the chance to meet many artists among which the maestro Elio Romano. Between 1990 and 1997 he continuously revised new painting concepts felt as inner pureness, showing his wish for a sense of freedom which led him to a series of emblematic portraits. 1997 was an important year for him, in fact, the working journey to Salzburg in Austria represented a moment to come across with nee landscapes. This was the starting point of a new passion to discover other fascinating cultures. In 1998 he finished his academic studies in sculpture, where he met Brancato brothers with one of them he collaborated to the creation of some bronze statues for the town of S. Giovanni La Punta near Catania. In 1999, forced at that time by the compulsory military service, he was unable to express and combine the freedom of is art with the strictness of the military life, so he created portraits full of arrogance and sadness. Between 1994 and 2000 he had his own studio in Catania where he created sculptures, paintings, engravings and potteries. After obtaining the qualification as a teacher in History of Art and Drawing he went to Istanbul (Turkey) in 2001, where he produced a number of fully expressionist works. From 2002 and 2005 he taught History of Art in various high schools in the north of Italy. There his painting activity didn’t stop even during the period a spent in an only 50 square meters flat which he had to share with a colleague and friend too. Belong to the period a series of works concerning contemporary chronicle. In 2005 he finally returned to Sicily where he continued to Sicily where he continued to teach, he leaves and works in Gravina, near Catania. Where his passion for art never stops, creating paintings and sculptures which are the mirror of our time.

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Esposizioni, Realizzazioni, Collaborazion Exhibitions, Projects, Collaborations

1994

“Messaggio di primavera”. Mostra collettiva. Galleria “La Vite”, Catania. Restauro del Cristo in cartapesta. Chiesa Santa Rita, Catania. 1995 Restauro Trono ligneo del settecento. Chiesa Santa Rita, Catania. 1996 Restauro edificio settecentesco. Salisburgo (Austria). 1997 “I colori dello sport”, Universiadi. Mostra collettiva. Chiesa di San Nicolò La Rena, Catania. 1998 “Segni sulla carta”. Mostra collettiva. Comune di Piedimonte Etneo (Catania). “L’arte dell’incisione”. Mostra collettiva. Castello di San Marco Calatabiano (Catania). 1999 Collabora col maestro Antonio Bancato alla realizzazione di una scultura in bronzo per la piazza centrale del Comune di San Giovanni La Punta (Catania). 2000 Realizzazione di un Fregio in bronzo per Autoreparto del Comando della Marina di Augusta (Siracusa). “Etna in scena 2000”. Realizzazione di un Bassorilievo in terracotta di 240x110 cm. Villa Comunale di Zafferana Etnea (Catania). 2001 Partecipa in collaborazione con lo studio Vaccaielli, al restauro di oggetti per il Museo Diocesano di Catania. 2007 “1996-2006”. Mostra personale. FIDAPA di Misterbianco (Catania). “Tra forma e colore”, a cura di Andrea Dipré. Mostra collettiva. Roma. 2008 “IO”. Mostra personale. Teatro Comunale di Misterbianco (Catania). “L’arte totale”, a cura di Andrea Dipré. Mostra personale. “Magazzini Sonori”, Catania. “A volte l’urlo serve”, a cura di Giuseppina Radice. Mostra personale. “Cantine Privitera”, Gravina di Catania. 2009 “Caro Pan” - decima edizione, a cura di Giuseppina Radice. Mostra collettiva. Associazione Culturale SPAZIOVITALEin, Catania. “Giuseppe Livio - Giuseppe Lombardo”, a cura di Elisa Mandarà. Mostra bi-personale. “Cantine Privitera”, Gravina di Catania. 2011 “SPEAKER’S CORNER”, a cura di Alessandro Fangano. Mostra collettiva. “Vecchia Dogana”, Catania. “Firenze degli Iblei”, a cura di Salvatore Paolo Garufi. Premio Militello. Mostra personale. Auditorium San Domenico, Militello in Val di Catania. 2012 “Tempoquattroquarti”, a cura di Giuseppina Radice. Evento inserito nel ciclo Nomadie di Antonio Vitale per Etnafest Arte 2012. Mostra personale. Galleria d’Arte Moderna “Le Ciminiere”, Catania. “Diversi mai uguali”, a cura di Antonio Vitale. Mostra collettiva. Associazione Culturale SPAZIOVITALEin, Catania. 2013/14 “L’ininterrotto punto”, a cura di Antonio Vitale. Mostra collettiva. Associazione Culturale SPAZIOVITALEin, Catania. “Invasioni Rubate Evasioni”, a cura di Antonio Vitale. Mostra personale. Oratorio del SS. Sacramento del Castello di Milazzo. “Invasioni Rubate Evasioni”, a cura di Antonio Vitale. Mostra personale. “Notte della Cultura”, Salina (Isole Eolie), Messina. “Invasioni Rubate Evasioni”, a cura di Antonio Vitale. Mostra personale. Ex Monastero di San Benedetto, Licodia Eubea, Catania. “Invasioni Rubate Evasioni”, a cura di Antonio Vitale. Mostra personale. Associazione Culturale SPAZIOVITALEin, Catania. “Invasioni Rubate Evasioni”, a cura di Antonio Vitale. Mostra personale. Galleria “bin11”. Torino “Invasioni Rubate Evasioni”, a cura di Antonio Vitale. Mostra personale. New York

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HANNO SCRITTO DI LUI Giuseppe Condorelli, Andrea Dipré, Giacomo Alessandro Fangano, Salvatore Paolo Garufi, Elisa Mandarà, Rosalba Mazza, Luciano Mirone, Giuseppina Radice, Antonio Vitale.

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www.giuseppelivio.it

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©2013 copyright - Giuseppe Livio, Catania ©2013 copyright - Antonio Vitale, Catania ©2013 copyright - Oriana Tabacco, Catania ©2013 copyright - A.C. SPAZIOVITALEin, Catania

Nessuna parte di questo libro d’arte può esser riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro, senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e dell’editore.

Finito di stampare nel mese di giugno 2013 da Grafica Saturnia - Siracusa

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