Cronache “Da Vinci”

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CRONACHE “DA VINCI” Numero 0 Maggio 2017


WELCOME ! Carissimi lettori, Quello che state per iniziare a leggere è il numero zero di “Cronache Da Vinci”, un giornale frutto del lavoro e dell'entusiasmo di alcuni alunni dell’Istituto Tecnico Industriale “Leonardo Da Vinci” e dei loro insegnanti. Questa pubblicazione nasce dal bisogno di documentare le tante iniziative dell’Istituto sempre impegnato in attività scolastiche ed extrascolastiche, di riflettere su argomenti di attualità e su argomenti di interesse dei “teenager”. I protagonisti sono gli alunni, “giornalisti dilettanti”, ma pieni di entusiasmo e soprattutto con tanta voglia di imparare e di approfondire la conoscenza dei mezzi di informazione . Questo è il Giornale: sono bene accette anche le critiche, l’importante che queste aiutino a crescere e a migliorare. Si invitano poi tutti (insegnanti, alunni, famiglie) a collaborare alle"Cronache Da Vinci” e a fornire idee e suggerimenti. Oltre allo spazio per gli articoli di cronaca c’è anche lo spazio per voi; quindi in ogni momento potete scrivere al nostro, anzi al vostro giornale, inserzioni o articoli di vario genere e che riguardano il rapporto continuo e fecondo tra la scuola e il territorio. L’indirizzo email è il seguente: cronache@itispisa.gov.it Buona lettura!


CI PRESENTIAMO: Caporedattore: prof.ssa Annalisa Di Pierro Segreteria di Redazione: Prof.sse Laura Carratori, Barbara Licheri, Annalisa Lamanna,Mariella Maywald, Bruna Niccoli, Raffaella Pretini, Simonetta Tognini Redattori:Tiziano Buzzicoli, Andrea Sodini, Maco Donadu, Daniele Peruzzi,Mattia Giuntini, Federico Landini, Asia Gronchi, Michele Quartararo,Wael Ammar, Azzurra Chericoni, Samad Oubamou, Valerio Bertolone, Igor Luperini, Elena Scaramelli, Matteo Martellini, Marco Redini, Gioele Ali', Angela Chiappini, Andrea Meini, Gianluca Terrosi, Sandor Zontini, Leonardo Moro, Diego Cima, Alessio Nencioni, Klisman Spaiu, Andrea Giorgi, Ficcoli Fabio, Dario Seghetti, Gabriele Pelliccia, Francesco Fumarola, Elisa Alaimo, Alessio Danese, Matteo Lo Bue. Grafici : Andrea Peruzzi, Livio Baldi,Samuele Posarelli


INDICE 1 Visita Parlamenti - Buzzicoli 5CMA/A CRONACHE IN GITA 2 Le Fiabe di Olidammara-Peruzzi 3TEL CRONACHE DI UN ALTRO MONDO 3 Una Nuova Avventura -Donadu 4BTA 4 Intervista Hardcade-Landini 4INF 5 Musica - Sodini 3TEL CRONACHE IN ARTE 6 Fotografia -Giuntini 4BTA 7 Poeta Clochard: G.Lecci - 2D 8 Intervista al poeta Baroni- 2D 9 Lutto -Chericoni 3CMA CRONACHE DI OPINIONE 10 Parità di Genere- Quartararo 4BTA 11 Syria - Wael Ammar 5BTA/A CRONACHE DAL MONDO/ WORLD CHRONICLES 12 Belfast - Samad Oubamou ex 5MM 13 “Donaci Ilaria”-Gronchi- 4INF CRONACHE CITTADINE 14 Intervista Cini- 2D CRONACHE LOCALI 15 Intervista Bongiorni- 2D 16 Intervista Zumpano - 2D 17 Racconto -Bertolone 5INF FUORI DALLA CRONACA


CRONACHE IN GITA Italia-Germania 4-3 Da un lato un palazzo le cui stanze rappresentano ognuna un periodo del passato che hanno vissuto, dall’altro un edificio solo all’apparenza antico che nonostante gli evidenti segni del suo turbolento passato racchiude al suo interno un nucleo moderno e contemporaneo, entrambi fondamentali simboli della democrazia, Palazzo Montecitorio per l’Italia, e il Reichstag per la Germania. Questo possono confermare i ragazzi della 5a CMA/A che hanno avuto l’opportunità di visitare sia il parlamento Italiano lo scorso Febbraio, sia quello Tedesco il mese successivo. Esperienza per adesso unica nell’istituto che ha permesso agli studenti di comprendere il funzionamento di quell’istituzione al centro del nostro potere democratico e di poterlo confrontare con il suo corrispettivo tedesco così da permettere una visione più ampia e da punti di vista diversi dei diversi modi di gestire un parlamento.


Entrambi aperti al pubblico permettono di seguire le sedute dei deputati ma gestiscono le visite guidate in maniera sostanzialmente diversa. Mentre il Bundestag punta fortemente sul turismo tanto da essere il parlamento piĂš visitato al mondo offrendo un'esperienza da museo aperta a tutti, il Parlamento Italiano svolge le sue visite guidate molto piĂš elegantemente esigendo il massimo rispetto da parte dei visitatori che hanno il privilegio di visitarlo, ai quali è chiesto di vestirsi decorosamente e non fare foto.Entrambe le sale dove si svolgono le sedute sono caratterizzate da un soffitto in vetro attraverso il quale filtra gran parte della luce necessaria ad illuminare l’assemblea, nel Palazzo Montecitorio un antico lucernario e nel Reichstag una cupola in vetro di nuova concezione.


Nel Palazzo Montecitorio è stato preservato il “look” storico dell’edificio con 630 sedie e scrivanie dall’aspetto antico circondate da pareti ornate di storici affreschi che ricordano l’importanza di chi ha duramente lavorato per preservare questa istituzione. Il Bundestag ha al suo interno una sala moderna e scarna con semplici sedie azzurre e alcuni tavoli, per i deputati più importanti, comunque studiata e progettata nei minimi dettagli e nel rispetto di una rigida simmetria. Questa scelta oltre a simboleggiare una filosofia legislativa pronta ad affrontare il mondo di domani potrebbe essere stato un tentativo da parte dei governi di Germania Est e Ovest di distaccarsi da un passato diviso per guardare a un futuro unito. Questa modernità lascia però spazio ad alcune tradizioni, il Bundestag, per esempio, continua a far votare i deputati per alzata di mano piuttosto che usare sistemi elettronici con scansione biometrica digitale come nel Parlamento Italiano. A favore del Bundestag c’è l’enorme impegno durante la ricostruzione della sua sede nel creare un edificio “green” la cui ecosostenibilità comunicasse le intenzioni del governo e fornisse un esempio alla popolazione, ciò è reso possibile dall’architettura stessa dell’edificio contemporaneamente bella e funzionale. La bellezza del Reichstag risiede nella sua modernità interiore che ha in nessun modo intaccato i segni della storia preservati dalla struttura, esso trova quindi un compromesso tra una mentalità all’avanguardia e il ricordo di un passato ricco di eventi da non dimenticare. Palazzo Montecitorio nonostante non sia nato come sede del Parlamento sprizza storia da ogni angolo di ogni stanza, molte delle quali nonostante qualche leggera modernizzazione conservano lo stile originale dell’edificio e immergono i visitatori nel passato raccontando ognuna la sua storia tramite affreschi ed esposizioni di oggetti storici. Tiziano Buzzigoli 5CMA/A




CRONACHE DI UN ALTRO MONDO Le Fiabe di Olidammara La rubrica sarà un racconto di esperienze di gioco della community dei giochi di ruolo italiani trovate sulla rete e vissute dall’autore della rubrica sia da master che da giocatore, sotto forma di racconto fantasy. La nostra combriccola di eroi, dopo uno strenuo combattimento contro un’orda infinita di mostri e altre aberrazioni, arrivarono esausti al termine del dungeon dove si ergeva maestoso un portale molto antico ricoperto di rune luccicanti ai bordi. Sembrava non dare segno di vita a parte un breve tremolio emesso dalle rune. L’orco barbaro del gruppo, Bog, estraendo un dardo avvelenato dalla spalla guardò in cagnesco il piccolo ladro halfling, Chimon, urlando: “ PUNTA IL TUO SPARA- COSI’ LONTANO DA BOG!” “Non è colpa mia se ti pari davanti ai bersagli!” rispose a tono il ladro. Il paladino del gruppo, un umano di nome Frummorn, intromettendosi fra i due litiganti con fare superbo disse:


“ Compagni siamo al termine di una lunga avventura, perché non riposarci e curare le nostre ferite?” facendo sedere i compagni per terra. I 4 sentirono un “click”, Frummorn aveva attivato il portale pestando la mattonella sbagliata. Gli avventurieri, compreso lo stregone umano Tragretor che si era soffermato a leggere le rune del portale, vennero teletrasportati al cospetto di una donna gigante sdraiata su un triclinio. Questa rivolgendosi agli avventurieri “ Ah, è da molto che non ricevo visite da degli stupidi mortali”. Lo stregone meravigliato da un teletrasporto così potente chiese: ”Chi siete voi incantatrice?”. La donna rispose: “Io sono Olidammara, la dea dei ladri, del vino, dell’ironia e dei trucchetti e vi ho appena intrappolati qua per farvi miei schiavi.. Purtroppo i miei vecchi servitori sono morti un secolo fa più o meno”. A quelle parole Chimon chiese timoroso:” Fin quando ci vorrà trattenere?” Al che la dea risponde:” Mio protetto.. Finché non morirete, ascoltando tutto ciò che ho da raccontare delle cose sentite nelle taverne da me nelle infinite realtà e infiniti tempi in cui ho vissuto”. I 4, soggiogati dal potere della dea risposero in coro:” Sì nostra signora!” “Iniziamo con la novella della torre di Larloch, una delle mie preferite: un assassino umano prova a rendersi utile al gruppo di avventurieri in un corridoio cercando di individuare le possibili trappole. Individuata la prima cerca di disinnescarla ma fallisce miseramente, colpendo tutta la compagnia.


Individua una seconda trappola e prova a disinnescare anche questa, fallendo (non era il mio fedele preferito), facendo colpire tutte gli alleati di nuovo. Ne individua una terza e stavolta le altre persone scappano prima che possano essere colpiti; stavolta l’assassino riesce a disinnescarla senza uccidere nessuno e i compagni ringraziano me chiedendo di non farlo più fallire. Ironia della sorte moriranno poco dopo uccisi da una trappola mal disinnescata dall’assassino.” I nostri eroi non sembrano reagire alla brutale novella, ma sembravano assorti nell’ammirare la dea. Dopo una manciata di secondi in silenzio nei quali la dea si aspettava una risposta dai 4 avventurieri la dea, scocciata, liberò dall’incantesimo la compagnia che si schifò della novella appena sentita. A quella reazione la dea, infuriata disse:” Bene così non vi piacciono le mie fiabe.. Vedremo cosa direte quando ne prenderete parte a una, forse vi renderete conta di quanto siano spiritose!” I nostri eroi, prima di poter fare qualsiasi cosa, sparirono in una nuvoletta di fumo rosa, ritrovandosi di fronte un enorme dragone addormentato. Riusciranno i nostri eroi a cavarsela? Lo scopriremo nella prossima avventura de “Le fiabe di Olidammara”.

Andrea Peruzzi 3TEL


UNA NUOVA AVVENTURA State creando la vostra prima avventura? O State entrando a farne parte? Allora leggete qui sotto, forse troverete delle cose che potrebbero servirvi per il viaggio. Qual è la cosa che vi mette più ansia di tutte nei giochi di ruolo? Beh, sicuramente l’ansia per la prossima sessione, e quando finalmente quel momento arriva escono sempre fuori gli impegni che fanno saltare tutto. Allora, come si risolve? Beh, una volta ogni tanto potreste fare sessione su Roll20.net! Roll20 è una piattaforma che offre un sacco di features come la presenza di una griglia virtuale per i giocatori, che potranno posizionare e muovere le loro miniature, una nebbia di guerra che oscura le aree che i giocatori non vedono, chat sia scritta che vocale all’intero party o a un solo giocatore, schede virtuali che si interfacciano ai bonus o malus momentanei. Queste sono solo alcune delle tante cose che potete fare con Roll20. InKarnate.com invece è un utilissimo sito con cui potete creare qualsiasi mappa desideriate, che sia una regione, uno stato o il mondo in cui sarà ambientata la vostra avventura. È completamente gratuito, basta solo registrarsi al sito ed è fatta! Potete creare montagne, boschi, paludi, isole, posizionare castelli, villaggi e fattorie. Quando avrete finito il vostro lavoro, potrete salvarlo sul vostro account e convertirlo in immagine da stampare o da mandare a chi volete ….insomma InKarnate è l’opzione più facile e veloce per creare il vostro mondo di gioco. Donjon.bin.sh è un altro sito che ha davvero decine di utilizzi, dalla creazione di dungeons schematici alla creazione di mondi, calendari, taverne, tesori, quest, popolazioni delle città, punti xp e molto altro ancora. Quindi se avete bisogno di idee, su qualsiasi cosa vi venga in mente per la vostra campagna, fateci un salto.


Per quanto riguarda il comprare il materiale per giocare quale, manuali, dadi, schermi del dm, oltre a visitare la vostra fumetteria di fiducia potete anche dare un’occhiata a questi siti: AliExpress.com è il miglior sito di vendita all’ingrosso e non di dadi, con prezzi favorevoli. Invece, per le miniature consigliamo MiniatureMarket.com che offre una vasta gamma di prodotti di qualità e a buon prezzo per ogni evenienza. I manuali si possono acquistare su Amazon.it e costano un po', ma valgono ogni singolo centesimo. Passiamo ora a dei consigli di carattere un po' più social. Esistono tanti forum dove poter fare domande sui vostri dubbi riguardo a quella regola o quella meccanica di gioco, che dopo letture su letture non riuscite ancora a capire, a nostro avviso il migliore di tutti è Dragons’ Lair.it. Su Dragons’ Lair, iscrivendovi, potrete: ●

Accedere ai forum e alle chat

Creare dei blog personali e spazi interamente a vostra disposizione

Creare una galleria dove raccogliere le vostre immagini

Creare un calendario dove poter segnare gli eventi unici

Creare un’area download dove poter condividere il materiale Gdr con gli altri utenti, e non solo

dove poter discutere degli argomenti trattati dalla community


Per chi invece vorrebbe iniziare una nuova avventura di Dungeons&dragons, ma senza l’obbligo di presentarsi almeno quel giorno a settimana, oppure per chi ha giocato fino ad ora alle versioni “vecchie” del gioco e vorrebbe sperimentare qualcosa di nuovo, o ancora per chi vorrebbe approcciarsi alla nuova V edizione e magari conoscere persone nuove, c’è la possibilità di entrare a far parte della D&d Adventurers League Italia! Cosa’è? L’AL Italia è la lega di gioco italiana di Dungeons&dragons, una volta che ne sei entrato a far parte hai la possbilità di giocare a qualsiasi evento targato AL nel mondo! Solitamente le sessioni vengono giocate in date e orari precisi nelle fumetterie che espongono il logo D&D Adventurers League, ma possono essere giocate sia a casa di altri, che nelle convations o eventi e anche online!. Come ci si iscrive? Il modo più semplice e veloce è andare alla fumetteria Dungeon Street di Pisa in Via Rigattieri 29, il martedì o il giovedì alle 21:00 e chiedere di iscrivervi. Con l’iscrizione vi verrà data una tessera con un codice DCI il quale verrà aggiornato a ogni sessione con i dati del personaggio che vi andrete a creare con il supporto dei master e che potrete utilizzare ovunque! Il divertimento, insieme al conoscere persone nuove e al partecipare alle fiere, rende ogni sessione sempre diversa dall’altra, in grado di farvi emozionare a ogni lancio di dado! Di seguito le pagine facebook adibite. Gruppo della D&D Adventurers League Pisa

Per informazioni o chiarimenti su qualsiasi cosa cercate:

Gruppo della D&D Adventurers League Italia

Marco Donadu IV bta, o su WhatsApp al 333 23 04 748


Intervista al direttore di CapsLock Ja Lorenzo Marinsalda »Ciao Lorenzo parliamo un po' della tua azienda...qual è la vostra "mission"?: --Il nostro obiettivo è fornire un intrattenimento moderno, semplice e coinvolgente, basandoci su elementi classici che hanno fatto appassionare migliaia e migliaia di videogiocatori, abbattendo la noia un pixel alla volta.

»Torniamo un po' indietro nel tempo, come è nata l'azienda? -- La nostra classe ha fatto ricerche di mercato, sondaggi e piccoli studi, ed ognuno ha tirato fuori un'idea per un prodotto. Alla fine abbiamo fatto una votazione e si è deciso di creare un’azienda di videogiochi, per rispondere alle esigenze del mercato e creare un prodotto che oltre a piacere ai potenziali clienti, piace ed appassiona anche noi.

»Qual è il vostro obiettivo? -- L'obiettivo del nostro gioco è far rivivere le vecchie emozioni dei videogiochi, il nostro gioco infatti si chiama "hardcade" che indica un gioco vecchio stile e con una grande difficoltà di gameplay.


»Avete delle attività in corso in questo momento? -- Questo progetto ha bisogno di tanto lavoro, occupiamo tanto del nostro tempo per impare nuove cose come fossimo una vera azienda, e stiamo continuamente lavorando al nostro gioco. Il team produzione sta lavorando al codice, per l'ottimizzazione e le nuove funzionalità da inserire nel gioco, mentre il gruppo marketing e finanza pensano alla sponsorizzazione del gioco. Il gruppo comunicazione invece sta lavorando e gestendo i social, informando i nostri clienti e potenziali clienti delle novità e dei lavori in corso. Quali sono i principali prodotti o servizi che l’azienda offre? -- Il principale prodotto è un videogioco con il quale vogliamo trasformare i classici momenti noiosi della giornata in momenti rilassanti, divertenti e che ti mettano alla prova. »Scendiamo più in dettaglio sul videogioco.Che cos'è hardcade? --Hardcade è il nostro primo videogioco fatto in vecchio stile in cui la nostra piccola volpe Proxy deve saltare per raggiungere la vetta della mappa, poi il gioco ti propone un'altra sfida ancora più difficile, e si evolve man mano. Alla fine di ogni livello c'è un minigioco in vecchio stile da affrontare, cioè giochi vecchi di 20-30 anni fa, e come paesaggio ci saranno biomi ambientati nella lava, ghiaccio, terra, caverna e molti altri che stiamo tuttora sviluppando.



»Perché avete scelto un videogioco "vecchio stile"? --Il play store tende a migliorarsi sempre puntando sulla grafica, noi puntiamo invece a fare un gioco per tutti gli store, che possa appassionare tutti gli utenti, anche i più nostalgici. Ci sembrava giusto come idea riproporre un gioco di vecchio stile, in modo da non far morire uno stile che ha segnato un'epoca e far concentrare di più sul gameplay che sulla grafica come oggi invece si tende a fare. »In che senso dunque il vostro gioco si può definire innovativo? -- Il gioco ha una grafica particolare, incentrata sulla pixel art, ma è innovativo perché ti mette alla prova, non a caso si chiama "hardcade". Un gioco così complicato non è facile trovarlo, e la continua sfida che ti propone grazie ai minigiochi, le mappe complicate ed i vari ostacoli lo rendono unico nel suo genere. »In che linguaggio è stato scritto il gioco e perché lo avete scelto? -- Il gioco è stato scritto usando dei linguaggi che si usano solitamente per sviluppare siti web, ma che hanno un gran potenziale, HTML e Javascript. Abbiamo scelto questi linguaggi perché sono adattabili per ogni piattaforma esistente (Android, iOS o altre), in più abbiamo utilizzato anche delle librerie fatte apposta per la realizzazione del gioco chiamate phaser, usate per la fisica e per la simulazione di fenomeni come, per esempio, la gravità.


» Come si sono sentiti gli alunni all'idea di creare una vera impresa? -- Inizialmente un po' scettici perché non ci siamo mai ritrovati in questa situazione, mettendo in pratica le nostre conoscenze nel mondo del lavoro, noi tutti ci siamo impegnati per realizzare nel miglior modo il gioco nonostante siamo solo al 4 anno delle superiori, questa idea ci sta migliorando tanto. Nelle aziende di informatica inoltre il lavoro di gruppo è fondamentale, pertanto questa impresa ci sta migliorando molto da questo punto di vista. »A che categoria di clienti si rivolgono i vostro prodotti? -- Il nostro prodotto è adatto ad una fascia di età abbastanza ampia, perché dopotutto portiamo un prodotto in cui un adulto può ritrovare il fascino dei giochi di quando era bambino, però possiamo dire che è adatto anche ai ragazzi che cercano sempre delle nuove sfide e nuovi prodotti sul web. »Avete a che fare con aziende che possono farvi concorrenza con prodotti simili? -- La concorrenza nel play store è mostruosa, perché ci saranno milioni di applicazioni che potrebbero essere nostre concorrenti, però se guardiamo sul fronte arcade ci sono veramente pochi videogiochi in confronto alle altre categorie, e quelli che ci sono hanno notevoli carenze: c'è un buon gameplay ma è molto ripetitivo a differenza del nostro prodotto che sfida l'utente con molte mappe e con minigiochi finali ad ogni livello. Con gli aggiornamenti futuri puntiamo ad arrivare a ben 500 mappe del gioco, all'implementazione di diversi personaggi, nuovi minigiochi ed altro ancora. Quindi il divertimento è assicurato.


»C'è una azienda che vi aiuta nel vostro progetto? -- Abbiamo come azienda madrina la "beeapp" che ha sede al polo tecnologico, è un’azienda di prodotti software per cellulari in tutti i dispositivi. Ci ha aiutato molto con lo studio sulla fattibilità e ci ha consigliato e supportato nei dubbi che avevamo per sviluppare inizialmente il gioco. »Quali sono i vostri progetti futuri? Puntiamo prima di tutto a migliorare il più possibile questa nostra applicazione e renderla sempre più "user-friendly", ottimizzata e completa. Puntiamo anche a rilasciare il gioco su diverse piattaforme (iOS ed altri..) »La ringrazio per la pazienza e le faccio un’ultima domanda: perché il pubblico ha bisogno di hardcade? -- Moltissimi giochi sono troppo complicati graficamente, ed hanno un gameplay molto scarso e noioso. Hardcade lancia una sfida e prova le tue abilità nei giochi arcade: scaricate hardcade e vediamo quanto riuscite a scalare la classifica con la volpe Proxy!! e lasciateci un commento per cercare di migliorare il più possibile il gioco per le vostre esigenze.

Federico Landini 4INF


CRONACHE IN ARTE LA MUSICA E’ SENTIMENTO “La musica è l’arte che regola l’armonia dei suoni”. Queste sono le uniche parole che sono riuscito a recuperare dalle numerose pagine dei libri e quaderni di musica che utilizzavo alle scuole medie. Sfogliando gli appunti, infatti, mi accorgevo sempre più che una definizione chiara e puntuale per tale termine in fin dei conti non esiste. Dovevo, comunque, in qualche modo documentarmi sulla tematica che mi apprestavo ad affrontare ma invano ho cercato di trovare le mie risposte nell’enciclopedia: erano vaghe le parole che mi offriva, prive di un effettivo significato, talvolta discordanti con la mia linea di pensiero. Ed è proprio in quel momento che ho capito il vero significato della musica: dunque è impensabile concepire un' espressione per definire questo termine in modo univoco, poiché infinite sono le sfaccettature che la musica può assumere ma soprattutto sono innumerevoli le interpretazioni che ogni persona, in modo soggettivo, esprime quando l’ascolta.


La musica è l’arte che in sé permette l’organizzazione armonica e definita dei suoni; è un linguaggio che si propaga nello spazio e nel tempo ed è l’unico ad essere universalmente riconosciuto. Ogni elemento che ci circonda, infatti, è stimolo per il nostro udito poiché tutto produce un suono, definito tale se armonico, o un rumore, quando non segue i dettami di quest’arte, che rappresentano i tasselli fondamentali per lo sviluppo della musica. Dunque il nesso con il seguito della definizione è lampante: la musica riesce ad unire lo spazio e il tempo come un fattore capace di definirli separatamente ma rendendoli, allo stesso tempo, un’unica dimensione. E’ legata allo spazio, poiché in esso si propagano le vibrazioni che la compongono, ma anche al tempo, il quale detta il ritmo e la durata del suono. La parte essenziale della definizione che ho provato ad esprimere, tuttavia, risiede in un’unica parola: linguaggio. Forse la sola cosa per la quale ho la certezza, quasi tangibile, della veridicità nelle mie parole risiede in questo termine; la musica è linguaggio perché è comunicazione, ma non solo: è l’espressione dell’interiorità di chi la compone ma soprattutto il riflesso di chi in essa si ritrova. Come un lettore si immerge nella sua immaginazione, seguendo la narrazione di un libro e il linguaggio con il quale è scritto, riscoprendo lati di sé inascoltati e profondamente celati, anche la musica permette a chi l’ascolta di comprendere le intenzioni del compositore e di immedesimarsi nei pensieri che esso voleva trasmettere. Inoltre la musica può definirsi linguaggio perché come tale esso è definito dinamico; con il tempo indubbiamente quest’arte ha cambiato volto, si è modificata, ha portato alla nascita di nuove categorie musicali, nuove melodie, nuovi brani, tutti capaci di comunicare, come un vero e proprio linguaggio, emozioni e stati d’animo all’ascoltatore.


Ecco che, tuttavia, mi rendo conto di non aver considerato un fattore determinante, una dimensione che prescinde dallo spazio e dal tempo, l’unica che riesce a pieno a completare non solo la mia definizione ma soprattutto il significato e l’esistenza stessa della musica: i sentimenti. Le emozioni sono il lato della musica che più mi affascina; mi sono sempre chiesto come sia possibile che una melodia possa modificare così radicalmente i sentimenti di una persona. Non sono mai riuscito a rispondere definitivamente a questo interrogativo, come qualcosa di cui ne conosci l’esistenza ma per qualche motivo non ti è dato raggiungerlo. Per qualche istante riesci a toccare quella realtà, proprio durante l’ascolto di una melodia, e capisci che la musica non è solo una successione regolare di suoni ma è ciò che di più umile ha l’uomo per sopravvivere. La musica è sentimento. Cosa dunque aggiungere in questa piccola rubrica, in questa introduzione per comprendere al meglio l’ambiente nel quale ci stiamo affacciando, se non chiarire i temi che affronteremo più vicini alla nostra realtà, quale prima fra tutte, il rapporto tra la musica e le nuove tecnologie, oppure il legame che i giovani hanno con la musica. Le parole per descrivere quest’arte sono veramente infinite poiché ogni definizione deriva dalla soggettività di chi la esprime, sono certo che un articolo come questo non basterebbe neppure, ma forse proprio questo mistero che rende la musica quasi incomprensibile alla mente umana mi ha spinto a scegliere di trattare questa complessa ma meravigliosa tematica. Ma in fondo la verità in tutte queste parole sta nel fatto che, scrivendo questo articolo, anche ora che sono arrivato alla sua conclusione, non sono ancora riuscito a spegnere la musica nelle mie cuffie.

Andrea Sodini 3TEL


Fotografia e Social Network: trampolino di lancio o buco nero per fotografi? Da quando nel 1975 un ingegnere Kodak inventò il primo prototipo di macchina fotografica digitale e da quanto uno dei Social Network più famosi al mondo, Facebook, venne lanciato nel 2004, la fotografia è cambiata per numero di scatti prodotti e facilità di condivisione (fino a diventare come ai giorni nostri) ma questi cambiamenti sono stati veramente benefici per la fotografia? Da quando il digitale è subentrato nel mercato, diventando accessibile anche a gran parte della popolazione, il concetto di fotografia e la sua produzione sono cambiati radicalmente. Con l’avvento del digitale la fotografia ha avuto una notevole crescita a livello di produzione d’immagini poiché, grazie ai prezzi accessibili e all’estrema facilità di utilizzo delle fotocamere digitali odierne, potenzialmente tutti posso fotografare, producendo un’infinità di immagini. Questo porta essenzialmente a due conseguenze, la prima è indubbiamente la svalutazione più totale del fotogramma stesso; la seconda è una grandissima opportunità per chiunque di poter sviluppare al meglio la propria passione o il proprio talento. Andando ad analizzare la svalutazione della fotografia in sé, è necessario dire che tutta la marea di fotografie scattate ogni giorno (anche da Smarphone o da qualunque altro dispositivo) non ha un valore, è semplicemente un piccolo file destinato a finire presto nel dimenticatoio rimpiazzato da una nuova fotografia, altrettanto facilmente dimenticabile. Ai tempi dell’analogico ogni fotografia scattata aveva un valore, in quanto scattata e stampata principalmente per ricordare momenti felici, che rimanevano indelebili, proprio perché stampati su carta.



Andando poi a parlare dell’immensa opportunità di chiunque di coltivare la passione per la fotografia, sicuramente si tratta di uno dei vantaggi più grandi del digitale; come detto precedentemente, chiunque può permettersi una macchina fotografica al giorno d’oggi, e questo porta senz’altro a liberare la fotografia dia quell’aria di mistero e complessità con la quale veniva percepita precedentemente, proprio perché poco accessibile alla popolazione. Con questo non voglio dire che fotografare sia facile o più facile rispetto a qualche decennio fa, semplicemente si dà la possibilità a chiunque di capire e sperimentare qualcosa come la fotografia che precedentemente era destinata soltanto ad una particolare “élit”. Inoltre da quando i Social sono entrati, anche in maniera prepotente, nelle nostre vite, la fotografia e la sua percezione è mutata ulteriormente, perché forse per la prima volta siamo andati ad instaurare una vera e propria rete fra appassionati e professionisti (in ambito fotografico) con una facilità di condivisione e comunicazione inimmaginabile. Questo, però, oltre ad essere un beneficio per la comunicazione, ha portato ad un particolare processo chiamato Dunning-Kruger, dove individui poco esperti tendono a sopravvalutarsi giudicando le loro capacità superiori alla media e al contrario persone oggettivamente esperte e di talento tendono a sottovalutarsi considerando i propri lavori mediocri.


Questa distorsione cognitiva è dovuta ad una continua visione di fotogrammi su ogni piattaforma Social, che tende appunto a non far riconoscere i propri limiti ed errori alla persona inesperta e a far vivere un continuo senso di inadeguatezza da parte di chi invece è veramente competente. Quindi la fotografia digitale, come i Social Network, ha sì molti lati negativi, ma anche diversi lati positivi, che permettono a chiunque di immergersi nella meravigliosa arte della fotografia. Sta all’individuo sfruttare al meglio le potenzialità che gli vengono offerte. Mattia Giuntini

4BTA


Studiare fotografia serve davvero? Lo studio della fotografia, esattamente come lo studio delle arti in generale, è sempre molto discusso in quanto molti lo ritengono necessario per una completa formazione, altri invece affermano che lo studio delle arti sia superfluo e che soltanto l’esperienza e la passione con cui una persona realizza l’arte sia importante. Quando si parla di fotografia, però, è necessario distinguere due tipi di formazione, quella amatoriale e quella professionale. Quando parliamo di formazione amatoriale parliamo di competenze maturate attraverso le conoscenze più o meno approfondite della fotografia e di tutto ciò che gira intorno ad essa, come luci, pose, composizione ecc. Queste competenze, a mio parere, possono essere apprese autonomamente in maniera più che sufficiente; Youtube è colmo di video-corsi volti proprio all’insegnamento della fotografia a livello amatoriale, che ti permettono di apprendere le competenze basilari che, se coltivate con il giusto metodo, portano anche ad una buona preparazione in ambito fotografico, senza spendere centinaia di euro in “corsi base” fatti da fotografi dalla dubbia preparazione. Personalmente posso confermare tutto quello che ho appena scritto, perchè ho iniziato a fotografare guardando video-corsi su YouTube e non ho mai frequentato nessun tipo di corso. Adesso, dopo aver dedicato anche molto studio individuale alla fotografia, ho raggiunto delle buone competenze tecniche che mi permettono di fotografare pressoché tutto ciò che voglio.


Parlando invece della formazione in ambito professionale, quindi volta a prepararti al mestiere di fotografo, credo che una preparazione di questo tipo sia di fondamentale importanza per chiunque voglia far diventare la fotografia un vero e proprio lavoro con cui guadagnare. Lo studio individuale, l’esperienza e la dedizione che una persona dedica alla fotografia, per quanto lunga e approfondita, non potrà (quasi) mai eguagliare quella di una laurea triennale o anche semplicemente un diploma biennale. Lo studio in accademie e università, fatto da veri professionisti per formare veri professionisti, come ho già detto, è ineguagliabile proprio perché le competenze che si sviluppano sono estremamente professionali e un fotografo autodidatta molto difficilmente riesce ad acquisirle autonomamente. Tutto quello che ho scritto è ciò che ho percepito e rielaborato tramite la mie esperienza da fotografo amatoriale, quindi prendetelo più come un consiglio spassionato piuttosto che come una verità assoluta.


Visto che per migliorare il proprio modo di fotografare è fondamentale guardare ed analizzare molte foto, scattate da persone più competenti e talentuose di noi, mi permetto di allegare una lista di fotografi e fotografe a cui mi ispiro ogni giorno e che mi hanno permesso di migliorare e cambiare il mio modo di vedere le cose semplicemente grazie alle loro fotografie. ●

Alessio

Albi

Dayana

Montesano

Clotilde

Petrosino

Ren Hang

Cristina

Greta Langianni

Ekaterina

Ignatova

Marta

Bevacqua

Aldo Giarelli

Coral

Mattia Giuntini 4BTA


GIOVANNI, IL POETA CLOCHARD IL POETA “INVISIBILE” HA DATO FORTI EMOZIONI CON LE SUE POESIE LETTE IN 2D Affrontando il genere letterario della poesia, abbiamo avuto, grazie a un compagno, l'opportunità di entrare in contatto con un poeta che ha accolto il nostro invito a scuola. Dopo quest'incontro positivo abbiamo deciso di andarlo a intervistare. Casciavola 18 Marzo 2017. Giovanni Lecci scrive per liberare un’emozione, uno stato d’animo che ha dentro di sé e si manifesta nelle sue poesie come un flusso spontaneo, gli basta ripensare alla sua vita trascorsa. Giovanni è un poeta contemporaneo. Ha condotto una vita difficile: lutti, problemi economici e familiari. È solo e la sua intera esistenza è basata sulla fede in Dio. Ha spiegato il collegamento tra la poesia e la fede, dicendo che Dio ha creato anima, corpo, spirito e poesia. Le sue poesie sono molto cupe e profonde, in tutte è presente la tristezza, il dolore e la frustrazione di vivere, trascurando la felicità e l’allegria. Abbiamo scelto i versi più rappresentativi della sua produzione: - “Ora scaturisce il fuoco del silenzio e sconvolge il mio essere…” (Questa fiamma che in me abita) - “Per riempire questo mio cuore che vi dedica le sue lacrime…” (Oscuri pensieri) - “Ora in quell’anima tu aleggi, vivi nell’aldilà non hai più il corpo…” (Ora) - “Ci siamo perduti là dove un oblio forma un’ombra infinita…” (Ultimo angolo)


Giovanni ha risposto alle nostre domande, ma ad una ha dato una risposta molto forte, inattesa: “Pensa che le disgrazie che ha vissuto negli ultimi anni l’abbiano cambiato in positivo o in negativo?” La sua risposta non si è fatta attendere: “Mi hanno cambiato in positivo, però quando un uomo soffre c’è anche del negativo, però nel bene e mai nel male…”


Anche dopo 11 anni da homeless non si è fatto abbattere e ha proseguito la sua vita nella gioia e nel dolore. Durante l’intervista siamo stati “sfrattati” da una stanza della canonica, Giovanni con i suoi capelli bianchi, il suo 1.80m di statura non si è scomposto e ci siamo spostati all’interno della chiesa. Giovanni ha scritto, oltre alle poesie, anche dei racconti riguardanti fatti attuali, come l’immigrazione e la diversità tra uomini. Quest’ultimo argomento ha tratto un libro, intitolato “L’emarginazione in Poesia”. Per leggere le sue poesie potete acquistare il libro “Viaggi di Versi 80” su Amazon o visitare il blog di Giovanni Lecci. Alì Gioele Chiappini Angela Meini Andrea Terrosi Gianluca 2D


UN POETA ALLO SCOPERTO Massimo Baroni e il suo “Cosmo” “Le parole sono piene di potenza e alla loro lettura esplodono rilasciando un’ energia” dice Massimo Baroni, autore di “Verso il Cosmo”, ospite all'ITIS di Pisa. Massimo è un poeta contemporaneo che ha la passione per la parola. Il suo libro è una raccolta di poesie, che richiamano a un vissuto profondo e a momenti di riflessione. Il tema principale di cui parla è l’amore, l’emozione che lui predilige e che compare maggiormente nelle sue poesie. Scegliamo dalla poesia “In una tela “ un esempio dei suoi versi: dove cielo e terra si toccano con un dito. Il 15 Marzo 2017, il poeta Massimo Baroni, ha fatto visita nella nostra classe 2 D dell’Istituto Leonardo da Vinci e ci ha spiegato attraverso un laboratorio, il significato e l’interpretazione della poesia. Queste sue parole hanno cambiato il modo di vedere e di capire la poesia a tutti noi presenti. Guidando un laboratorio dedicato alla poesia, Max ha valorizzato il termine “COSMO” simulando il Big Bang: ci ha fatto radunare velocemente al centro dell’aula per poi farci allontanare immediatamente. Max ci ha ascoltato mentre leggevamo alcune sue poesie, facendoci notare come queste cambiavano di significato a seconda del tono di voce che veniva usato durante la lettura da noi ragazzi, che eravamo un po’ emozionati. Grazie a lui ci siamo buttati e abbiamo letto dal leggio che ha montato nel centro dell’aula e non siamo andati troppo male, secondo quello che ci ha detto Max.


A differenza di quello che molti pensano, per scrivere poesie non bisogna essere poeti e si possono scrivere poesie in qualsiasi luogo: la poesia è l’espressione di se stessi attraverso le emozioni che passano per la testa e che poi vengono “rappresentate” sulla carta. Dopo questo laboratorio ci siamo sentiti tutti un po’ più vicini alla poesia…o forse abbiamo capito di essere tutti in fondo un po’ poeti. Sandor Zontini Elisa Alaimo Alessio Danese Matteo Lo Bue 2D


CRONACHE DI OPINIONE COME REAGIAMO ALLA PERDITA DI UN NOSTRO CARO

La perdita di un caro è davvero difficile da affrontare. Ciò che la maggior parte di noi non sa, è che farà male per molto tempo. Secondo una ricercatrice australiana che ha condotto un'indagine su questo argomento , però si attraversano degli stadi riconoscibili che vanno dal lutto alla guarigione.(4) Stadio 1: Shock e negazione Per settimane dopo la morte di un nostro caro, puoi sentirti come se semplicemente non riesci ad assorbire ciò che è accaduto. Può farti sentire come se ci fosse un muro di vetro fra te e i tuoi sentimenti. Sai di essere triste, ma non riesci a soffrire. Stadio 2: Rifiuto Quando la tenda protettiva del rifiuto comincia a scivolare su di un lato, emozioni intense posso iniziare ad affiorare. Questo potrebbe essere il momento più difficile. I sensi di colpa sono comuni. Puoi ritrovarti a ricordare conversazioni e decisioni e a chiederti se avresti potuto comportarti diversamente.


Stadio 3: Rabbia Per molte persone, questo stadio si alterna con dolore e senso di colpa. Puoi ritrovarti ad essere molto reattivo. Ti senti abbastastanza bene fino a quando qualcosa ti porta ad un'esplosione di rabbia, anche con sentimenti ostili. Stadio 4. Accettazione Non importa quanto profondo sia il tuo dolore, lentamente ma sicuramente ritornerai nel mondo - forse anche contro la tua volontà. Ma prima di tutto, è quasi certo che ti sentirai di aver fatto un passo in avanti e due indietro. E' okay. un poco alla volta la tua mente accetterà ciò che è accaduto e tu scoprirai nuove riserve di forza e capacità di recupero. Azzurra Chericoni 3CMA


LA PARITÀ DI GENERE

L’idea del femminismo, ovvero il sostenere la PARITÀ economica, politica e sociale fra i sessi, riconoscendo che le donne sono state discriminate, nasce durante la Rivoluzione francese con la “DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELLA DONNA E DELLA CITTADINA”, la quale portò a riflettere sul fatto che la figura femminile venisse spesso messa in secondo piano. Negli anni successivi, il femminismo si è manifestato in diverse ondate, le quali hanno portato a risultati di fondamentale importanza: il diritto di voto alle donne, grazie all’intervento delle suffragette, il diritto a disporre della propria vita e del proprio corpo (il divorzio, l'aborto, l’abrogazione del delitto d’onore). Oggi siamo arrivati ad una nuova fase, inclusiva anche degli uomini che possono contribuire nel raggiungimento di risultati importanti, infatti si auspica di arrivare a parlare di parità tra le persone. Nonostante siano stati fatti degli enormi passi avanti rispetto al passato, tuttavia troppo spesso continuiamo a sentir parlare di femminicidio, ovverosia l’assassinio di una donna perché donna, perché oggetto di gelosia, in quanto si crede che la donna sia un possesso. Un altro tema importante è il fenomeno del “GLASS CEILING”; si tratta di un “SOFFITTO DI CRISTALLO”, ovvero una barriera sociale che non permette alle donne di avere successo in ambito lavorativo. Alcuni studi dimostrano come nella maggior parte delle aziende ci siano prevalentemente uomini a ricoprire le cariche alte .


Anche gli uomini sono discriminati, ovviamente non regge il confronto con tutto ciò che hanno dovuto subire le donne in passato, ad esempio per gli uomini, in Italia, esiste un solo centro antiviolenza, (sì, anche gli uomini possono subirla), oppure non si è “liberi” di piangere in pubblico poiché si viene visti come “poco uomini”, in quanto non si rientra nel canone dell’uomo forzuto e macho (fenomeno meglio conosciuto come “MACHISMO”). Siamo ancora legati alla vecchia, chiusa e sbagliata mentalità. Dovremmo pensare alla donna come persona, e più in generale alle persone come persone, e non come “oggetti” o “cose” da discriminare. Una seria e possibile soluzione è il parlarne, manifestare a favore del femminismo. UTOPIA? SI SPERA CHE, UN GIORNO, ESPRIMERE SE STESSI PER QUELLO CHE SI È DIVENTI LA NORMALITÀ. Di seguito sono riportati siti e letture che trattano di FEMMINISMO: • bossy.it • cmdrp (canale Youtube) • "DOVREMMO ESSERE TUTTI FEMMINISTI" di Chimamanda Ngozi Adichie • "ANCORA DALLA PARTE DELLE BAMBINE" di Loredana Lipperini Michele Quartararo 4BTA


CRONACHE DAL MONDO/WORLD CHRONICLES Syria: a country sentenced to death In March 2011 people in Syria started to go on the streets to ask the dictator Bashar al-Assad to make new reforms and to change parts of the Constitution. The Regime started to shoot the people in the manifestation, and one day on a wall of the city of Daraa, in the south of Syria, three kids wrote "THE PEOPLE WANT THE FALL OF THE REGIME"; after that the kids were brutally killed by the regime forces. From the next day a lot of people started to leave the army to establish a new army called Free Syrian Army (FSA) . From the 15th March 2011 it started to fight the dictator Assad for the freedom and the democracy in Syria.


According to the Syrian Observatory of Human Rights, in 2017 the victims of this war have reached more than four hundred thousand deaths, and millions have lost their homes. The attack with gas Sarin in Khan Sheikhoun has shocked the entire world, but it shouldn't be a surprise, in fact since the start of the war in 2011, Bashar Al Assad and his allies (Russia, Iran and Hezbollah) have used all types of weapons, and also chemical weapons like Napalm, Sarin, Chlorin and Phosphorus, because they don't care about the people, they want only the power and the control of everything...This is the worst war ever (except for the two World Wars) but what is the rest of the world doing? Totally nothing, no one cares about the strange people... shame on you...shame on you world, in Syria Humanity is dead.

Wael Ammar 5 BTA/A



MY WORK EXPERIENCE ABROAD The eighth of January 2017 was the beginning of my best experience abroad. Thanks to this project I was in Belfast, North Ireland to improve my language skills, my work skills and to learn how to live without my parents, living in another country with another culture, meeting new people...That was very good! The first week wasn't very good because everything was new for me, I missed all my things from Italy, indeed. But step by step everything changed, at work after the first week I was happy because I started to draw, and my flatmate from Germany, who was very lazy, left the house after my second week. From that moment this experience became beautiful, nothing was bad, at home we were only a girl from Germany and me. The girl was better than the other boy from Germany: for example she always washed her dishes. The house was nice with two bathrooms, the kitchen, the living room and five rooms for the guests and obviously all the fittings that we could find in a house, for example the washing machine that I had to learn how to use. My room was the number five at the last floor, it was very nice inside, there was also the sink. It was very useful because in the morning I woke up at half past six to go to work, so, thanks to the sink, I didn't have to go up and down to go to the bathroom.



Also my workplace was very good, all my colleagues were friendly and polite from the workshop to the office. To do my work I was in the workshop, measuring the pipes and then drawing them in the office by the computer using Solid Works, a program to draw that I have never used before this experience. Obviously this experience wasn't only about home and work. In addition to the working hours, we had our free time to meet other people and have fun, therefore also in social terms it was very nice, mostly when other people came in our house because we had the possibility to socialize. Belfast is a nice city for young boys there are many pubs and night clubs where you can go to enjoy with your friends to spend nice evenings. Anyway people from Spain came in my house after a month and half, unfortunately, so near the end of my experience. They were very friendly, they taught me a lot of things of their culture and we spent our free time together. We had a lot of fun indeed, and I spent my best moment in Belfast with them.


Anyway after this experience I learnt a lot of things, starting from the language skills: at the beginning when I was at work and the colleagues spoke with me I couldn't understand anything and the same was at home when also my flatmates spoke with me. It was because the accent in North Ireland is strong and also because my English was too bad so now I'm very happy for the all things that I have learnt, all the people that I have met but the most I'm happy is for the English language that it's very important for me and my future. Samad Oubamou ex5MM


CRONACHE CITTADINE “DONACI ILARIA” PER IMPARARE AD AIUTARE IL PROSSIMO Il giorno 21 aprile 2017, si è svolto al Palazzo dei Congressi di Pisa l’evento “Donaci Ilaria”, una giornata interamente dedicata alla sensibilizzazione sulla donazione del sangue e del midollo osseo, che ha visto la partecipazione di numerose classi provenienti da molte scuole del territorio. Questa giornata, diventata già da qualche anno un vero e proprio “appuntamento fisso”, è nata per ricordare la giovane Ilaria Alestra, scomparsa prematuramente a causa di una grave malattia del sangue. L’Istituto Tecnico Industriale “Leonardo Da Vinci” ha partecipato con un buon numero di studenti, che hanno avuto l’opportunità di conoscere ed approfondire un argomento molto importante, la donazione appunto, che nella società odierna viene spesso sottovalutato o addirittura ignorato.


La giornata è stata principalmente suddivisa in due parti. La prima parte è stata dedicata alla storia di Ilaria, una giovane donna alla quale la leucemia non ha lasciato via di fuga e alle parole di suo padre che ha raccontato e cantato l’importanza di donare e aiutare il prossimo, accompagnato da studenti che si sono improvvisati per l’occasione cantanti e ballerini. La seconda parte della giornata è stata dedicata alla storia di Laura Massa, una ragazza che con il sorriso è riuscita a convivere per quindici anni con un “inquilino” molto fastidioso, che purtroppo non le ha lasciato scampo. Laura non si è lasciata abbattere e, tra una trasfusione e l’altra, ha trovato la voglia di raccontarci la sua storia, sempre con la positività che lei stessa ha trasmesso nella frase: “Finché esiste un donatore, esiste anche un’opportunità di vivere”. La sua vita, fatta di sorrisi e di coraggio, è stata raccontata in un libro intitolato “ConVivere”, nel quale Laura ci ha lasciato il ricordo chiaro e solare di un’adolescente che ha dimostrato di saper affrontare a testa alta il nemico più pericoloso che la vita ci possa schierare di fronte, una malattia grave.


“ConVivere” è nata come una pagina Facebook in cui Laura attraverso i post quotidiani raccontava le sue giornate tra problemi e sorrisi. L’eredità del suo “tesoro” social è stata raccolta dalla sorella, sua donatrice di midollo osseo ed in seguito questi post sono diventati un libro grazie ad una collaborazione con Paolo Ghezzi. L’evento “Donaci Ilaria” è stato organizzato con la collaborazione di Avis, Agbalt e Admo, grazie ai quali le numerose persone presenti hanno avuto l’opportunità di capire l’importanza di donare e che molto spesso un piccolo gesto può diventare di vitale importanza per gli altri.

Asia Gronchi 4INF



CRONACHE LOCALI Più che un”Piccolo Chimico” nell’Itis. Intervista al professor Maurizio Cini. Docente dell'Istituto Tecnico Leonardo da Vinci di Pisa, nel reparto di Scienze Naturali e Chimica, Maurizio Cini ha dato vita, insieme alla professoressa Caroti, all'indirizzo "Biotecnologie Ambientali" (BTA). Il Professore Cini oggi è uno dei massimi esponenti di questa specializzazione. Questo indirizzo è caratterizzato dal costante lavoro nei laboratori e dallo studio delle tecniche che portano al miglioramento dell'ambiente naturale circostante. Le Biotecnologie Ambientali sono un settore in crescita per l'interesse che esiste ed è sempre maggiore ai problemi dell'inquinamento e dell'ambiente. Tutto è partito da quando il professor Cini frequentava le superiori, un istituto tecnico, dove subito si appassionò alla chimica. Una volta perito, Maurizio si è iscritto all'università, al Dipartimento di Chimica industriale, dove ebbe buonissimi risultati. Subito dopo l'università, il professor Cini ha cominciato a lavorare all'impianto di depurazione di Santa Croce sull'Arno. Dopo alcuni anni ha vinto un concorso a cattedra, per insegnare all'ITIS, dove appunto ha creato BTA.


Le materie che caratterizzano l'indirizzo sono: chimica analitica, chimica organica, biologia, fisica ambientale, insieme alle materie tradizionali: matematica, italiano, storia e inglese. Una volta uscito dall' Itis gli sbocchi professionali per un perito chimico lasciano tutte le strade aperte per una scelta futura ovvero, si possono seguire tutte le facoltĂ scientifiche come Biologia e Chimica farmaceutica. I ragazzi che escono da BTA sono in grado di conseguire le laure brevi, a numero chiuso, che si occupano di: scienze infermieristiche, prevenzione e sicurezza negli ambienti del lavoro oppure diventare tecnico di radiologia. Gli insegnanti di questo indirizzo vogliono formare i ragazzi ad avere delle professionalitĂ con competenze sia in campo ambientale sia in quello della sicurezza nell'ambiente del lavoro. Ci spiega Cini nella nostra lunga conversazione con lui. Il professore, da sempre, cerca di sensibilizzare i ragazzi delle sue classi alla cura dell'ambiente proponendo alcuni progetti. Ad esempio, ad Aprile del 2017, alcune classi andranno a San Rossore, presso la spiaggia, dove cercheranno ogni tipo di rifiuto, come oggetti di plastica e di materiali inorganici, di ogni formato, piccoli o grandi che siano.


Gli studenti preleveranno dei campioni di acqua e sabbia, che successivamente analizzeranno in laboratorio; così facendo studieranno in maniera alternativa la chimica, mettendo in atto le conoscenze apprese a scuola e contemporaneamente aiuteranno alla pulizia della spiaggia. Poco tempo dopo, ci sarà anche un'altra esperienza, a cui parteciperanno le classi terze e quarte dell’Itis, in cui ci saranno alcuni migranti che aiuteranno gli studenti. Con l’operazione sarà possibile mettere in atto una forma di integrazione tra studenti italiani e migranti, che sensibilizzerà i ragazzi giovani a conoscere le storie di queste persone e speriamo che i migranti si sentiranno accolti e a loro agio. I ragazzi dell’ITIS Da Vinci sono molto soddisfatti di avere un professore che li sensibilizzi così alla cura dell'ambiente. Gli studenti di questo “Piccolo chimico” apprezzano in lui la voglia di fare, il suo essere in grado di insegnare alternando momenti di grande simpatia a momenti in cui riesce a spiegare anche alla sesta ora della mattinata. Igor Luperini Elena Scaramelli Gabriele Pelliccia Francesco Fumarola 2D


“Ogni volta che si cade ci si rialza” Giovanni Bongiorni Campione nel passato, maestro nel presente Giovanni Bongiorni è professore di motoria all’ITIS di Pisa e all’Università di Scienze motorie nella medesima città. A scuola, quando non insegna, lo vediamo spesso mentre pulisce e sistema le palestre e i campi da gioco dell’istituto. Il suo rapporto con lo sport è iniziato in giovane età. A 16 anni completa dei test scolastici con buoni risultati; decide così, grazie al suo professore di motoria, di iniziare a praticare l’atletica leggera nelle specialità 200 metri e staffetta 4x100. Con l’allenamento migliora sempre più fino ad arrivare a 18 anni alle nazionali. Entrato nel circolo della nazionale gli allenamenti si fanno più intensi, fino a permettergli di partecipare alle ambite Olimpiadi. Una così grande ricompensa e soddisfazione è però preceduta da tanti sacrifici. Inizialmente si allena due-tre volte alla settimana, ma con il miglioramento dei propri risultati diventa necessario incrementare l’intensità degli allenamenti. Ci spiega che, “ogni età ha bisogno di allenamenti differenti per portare benefici e miglioramenti. Infatti essere allenati da qualcuno che pensa solo al risultato può procurare gravi danni all’ossatura e alla muscolatura, un esempio sono i pesi entrati più tardi nell’allenamento poiché se fatti prematuramente provocano danni sulla struttura scheletrica.


Ci spiega che, “ogni età ha bisogno di allenamenti differenti per portare benefici e miglioramenti. Infatti essere allenati da qualcuno che pensa solo al risultato può procurare gravi danni all’ossatura e alla muscolatura, un esempio sono i pesi entrati più tardi nell’allenamento poiché se fatti prematuramente provocano danni sulla struttura scheletrica. Nello sport non c’è solo la forza ma anche la tecnica. La forza va comunque incrementata per vincere l’inerzia del corpo e la fatica”. Per gli allenamenti deve anche distaccarsi dalla vita privata andando a vivere a Formia per 20 giorni al mese, per 6 mesi. Lì segue gli allenamenti di Pietro Mennea (campione olimpico nel 1980 detentore del record mondiale per 17 anni sui 200 metri, record ancora imbattuto in Europa) che si rivelano duri e intensi. Bongiorni impara a rapportarsi con la fatica mentale e fisica. “La fatica è un dolore che non si perderà mai, è un dolore che il corpo ha per non far star male se stesso. L’organismo ci avvisa tramite la fatica perché si sta consumando, sta finendo tutte le energie e distruggendo i muscoli. Mi affatico allenandomi e con il riposo l’organismo si potenzia (fenomeno della super compensazione), se invece faccio sempre le stesse cose non miglioro, resto allo stesso livello”. Pur trascurando per molto tempo la sua vita privata e la famiglia, per allenarsi, i suoi genitori che non avevano idea che lui sarebbe arrivato ad un livello semiprofessionistico, non l’hanno comunque mai osteggiato, lasciandogli una grande libertà e autonomia.


Lo sport lo ha sempre costretto a organizzarsi molto bene per non perdere qualche altra parte della sua vita; riusciva a conciliare lo sport con lo studio, gli amici e la famiglia. Studiava la sera mentre la mattina si allenava e durante la giornata stava con gli amici e con la fidanzata, che successivamente è diventata sua moglie. “Il sacrificio e la fatica hanno sempre un ritorno, anche se non sempre è quello sperato. Sapersi sacrificare e impegnarsi porta sicuramente delle soddisfazioni, lo sport insegna ad affrontare le difficoltà perché si cade tante volte e senza piangersi addosso bisogna sempre rialzarsi e riproporsi degli obiettivi”. Giovanni, finito il liceo scientifico, inizia a frequentare un corso di Chimica Farmaceutica, poi dopo tre anni decide di lasciare per lo sport. Fa una scelta: studiare all’ISEF per vedere se gli sarebbe piaciuto insegnare. Continuando gli studi è poi diventato tecnico d’atletica leggera, quindi entrare nella scuola è stato solo una conseguenza del rapportarsi con i ragazzi sul campo. Il prof. è riuscito anche a realizzare il sogno nel cassetto di ogni atleta: partecipare alle Olimpiadi del 1984. Era tra i cosiddetti probabili olimpici per staffetta 4x100 e i 200 metri: per ogni nazione vengono scelti una squadra per la staffetta e tre per partecipare alle corse individuali, ai 200 Bongiorni arrivò 4° bruciandosi così l’opportunità di partecipare alle olimpiadi; invece per la staffetta partecipa e insieme alla squadra si classifica 4°. “Quando arrivano le convocazioni per i Giochi Olimpici senti un sogno realizzarsi, è il coronamento di tante fatiche e tensioni, anche perché si svolgono ogni quattro anni e c’è da trovare il momento giusto, i giochi sono un ricordo indelebile”.


“Nell’atletica leggera” - spiega - “bisogna vedere il miglioramento di noi stessi perché lì siamo soli, non come in un gioco di squadra dove qualcun altro può rimediare agli errori commessi. Vedere il proprio miglioramento è molto soddisfacente e ti spinge a migliorare ancora. Quando si è soli sulla pista, mentre si corre non si pensa molto ma a qualcosa sì: per esempio vedere se stiamo usando la giusta tecnica, vedere l’avversario come va, cosa fa, come sta, bisogna gestire bene anche le propria forza per non bruciarci all’inizio”. “Con gli “avversari e i compagni” - ci racconta - “c’è un rapporto di amicizia anche perché la staffetta è un’attività di squadra, c’è uno spirito di unione. In competizione però siamo avversari c’è rivalità, ma rimane comunque un legame stretto”. Giovanni ha allenato anche la figlia, Anna, anch’essa velocista, che seguendo le orme del padre ha ottenuto molti riconoscimenti a livello prima nazionale, europeo e infine olimpionico giovanile. Dopo un infortunio la ragazza ha smesso di correre per un lungo periodo, per poi ricominciare a ottenere risultati. La sua squadra si è persa per pochissimo le Olimpiadi di Rio, ma come ripete il prof. “Spesso si cade ma bisogna sempre rialzarsi e ripartire”. Matteo Martellini Marco Redini Fabio Ficcoli Dario Seghetti 2D


"L “Ibra"”della break dance La passione nascosta di Domenico Zumpano Domenico, Professore di sostegno dell'ITIS di Pisa, ci parla della sua passione: la Break Dance. Zumpano racconta di aver conosciuto e apprezzato la Break Dance in Puglia dove viveva, vedendo un ballerino esibirsi per strada: “Mi sono subito innamorato delle cose che faceva tanto da chiedergli se insegnava e sono così immediatamente finito nella sua palestra”. Quei movimenti difficili da imitare lo hanno conquistato e, giorno dopo giorno, ha tentato di replicarli nel giardino di casa sua. Ma i vicini non erano molto affascinati dalla danza, anzi si lamentavano frequentemente a causa della musica e della confusione. Domenico decide perciò di iscriversi ad una palestra per essere libero di scoprire quest’arte. In questo ambiente conosce un ragazzo, Kris, con la sua stessa passione: questo ballerino diventa per lui un esempio da seguire e un idolo da imitare, con il quale per venti anni si esercita. “All’epoca non esistevano YouTube né internet che ci potessero permettere di seguire degli idoli, il mio idolo erano i compagni di Crew con cui ballavo e facevo cose difficili che non riuscivo a fare da solo, mentre nella danza in piedi è sempre stato Kris il mio riferimento e la mia ispirazione”. Adesso Zumpano vive a Pisa ed è diventato anche un insegnante di Break Dance. Questa danza piace anche a molti di noi studenti dell’ITIS Da Vinci, perché permette di scaricare l’adrenalina; questa danza si basa su movimenti particolari e apparentemente tanto difficili, e che lo sono poi anche di fatto, come può dire bene chi di noi ha provato a ballarla.


I top ballerini di Break Dance per noi favoriti del momento sono: Lilou, Hong10, Klash e Bboy. Tutti questi praticano Break Dance a livello professionistico, adottando movimenti praticamente impossibili agli umani. Nella Break Dance ci sono due momenti fondamentali: uno è il ballo eseguito in piedi, detto Toprock, l'altro è il ballo con movimenti a stretto contatto con il pavimento, che è il Footwork. Dopo aver parlato con lui di questi esempi, Domenico ci ha detto che la sua danza preferita è il Thomas, ossia una figura che si effettua ruotando le mani sul pavimento e muovendo le gambe in senso orario. Se volete capire meglio di cosa stiamo parlando, andate a visitare: CUSplayPisa. Dance Contest Domenico Zumpano, rimarrete stupiti dall’agilità dei suoi movimenti che sono per tutti noi impossibili. Abbiamo chiesto a Domenico se ha dei tatuaggi dedicati alla Break Dance e abbiamo scoperto che sul corpo, quando era orgoglioso di aver chiuso una acrobazia particolarmente dura da realizzarsi, si segnava qualcosa, per esempio una volta si è fatto il sopracciglio a strisce. Un’ultima domanda al “Prof.”, che è anche padre di una bimba molto piccola, gli abbiamo chiesto se ha già iniziato a farla entrare in questo suo mondo o se in futuro le vorrà far praticare quest’arte, che ha risposto “Mia figlia è troppo piccola ora. Spero con tutto il cuore che si butti in questa forma di arte perché è sana ed è davvero affascinante per diversi aspetti, ma non la forzerò minimamente anzi…voglio che faccia ciò che si sente di fare. Spero però pratichi qualcosa e non che poltrisca sul divano e perda troppo tempo dietro ai cellulari e ai computer…sarebbe un vero peccato”.


Molti ragazzi all’ITIS di Pisa chiamano Zumpano, “Ibra” per la sua grande somiglianza con il calciatore del Manchester, Zlatan Ibrahimovic: la somiglianza è evidente, sono entrambi acrobati e molto abili anche se in campi diversi, ci affascinano e fanno stupire. 2D: Leonardo Moro Diego Cima Alessio Nencioni Klisman Spaiu Andrea Giorgi


FUORI DALLA CRONACA Kafka: “Il Processo”: oltre “La fine” (Il romanzo incompiuto come romanzo aperto) A una certa ora, K aprì gli occhi come svegliandosi da un incubo assurdo. Si alzò a sedere di scatto, picchiando la testa contro una dura lastra di legno. Ritornato sdraiato contro voglia, andò con le mani a tastare la superficie contro la quale aveva sbattuto. Strano, pensò, non ricordavo di essermi addormentato! Era completamente al buio, e non riusciva a vedersi neanche le mani. Eppure sapeva che erano lì, ne era certo! Tastava continuamente la superficie, scrutandola a occhi spalancati come un cieco. Dopo qualche minuto buono di ricerca, trovò qualcosa di irregolare su quella lastra: Era freddo e rotondo, e sporgeva dal legno come se fosse fatto apposta per essere preso. Subito K. pensò che fosse un pomello, e lo spinse delicatamente. La sua azione sembrò portare risultati, ma evidentemente qualcosa sbarrava l'apertura della lastra. Allora K provò con più forza, più deciso. Un centimetro di movimento, poco più.


Era tutta quella la sua forza? Tutte quelle passeggiate serali che faceva, ed erano questi i risultati? No, pensò, devo impegnarmi di più. Raccolse allora tutte le sue forze, spingendo quello strano pomello il più possibile. Un tonfo sordo dall'altra parte ed ecco la lastra alzarsi e la luce del sole entrare. Rimasto accecato, K si lasciò un paio di minuti per rendersi conto di dove fosse. Si era alzato a sedere su quella che sembrava una bara in legno di mogano. Si guardò intorno: Era in una chiesa, ma in una che non aveva mai visto. Non c'erano simboli religiosi, solo una bara e qualche persona che piangeva. Strano, pensò K, se questo è il mio funerale perché nessuno si stupisce che sono vivo? Si guardò intorno come se qualcuno dovesse arrivare ad abbracciarlo. Accortosi che nessuno sarebbe arrivato, si alzò in piedi e goffamente uscì da quel comodo monile che gli avrebbe fatto da letto, un giorno. Osservò le decorazioni poste accanto alla sua bara: Una foto, dei fiori, qualche candela. Niente di più. Probabilmente era quello che lasciavano a tutti i neo-morti per invogliare le persone a metterci qualcosa anche loro. K scrollò quei pensieri dalla mente con un movimento vigoroso delle braccia come a scacciare un insetto, e tornò con lo sguardo verso le persone che piangevano: ne riconosceva una, due. Alcuni erano suoi dipendenti di basso rango della banca. Altri erano persone a cui aveva riservato una o due parole nel corso della sua lunga carriera. Ma dove era suo zio? Dove era il resto della sua famiglia? La signora Grubach, la signorina Burstner? Più si soffermava a guardare le persone che piangevano per lui, più si accorgeva che quelle persone non significavano niente o quasi niente per lui.


Perciò perché piangevano? Si accostò a una di quelle figure, e la guardò sommariamente. Era un ragazzetto, un semplice impiegato con cui aveva scambiato una parola o due durante la pausa pranzo, essendo rimasto a corto di persone con cui conversare. Lui non lo guardava, lo ignorava completamente. K provò a toccargli una spalla, come a scuoterlo da quella scena. Il giovane non si mosse, continuava a frignare come un bambino. Allora K provò a parlargli “Mi scusi, ma cosa ci fa qui?”. Come spaventato, il giovane si mosse e guardò K con sguardo vuoto. Imbarazzato, K girò lo sguardo altrove. Qualche secondo in silenzio, e il giovane si mosse nuovamente in quella posizione rannicchiata, con il volto rosso coperto dalle mani. K, esasperato, si alzò di scatto borbottando qualcosa sommessamente. Quel posto gli dava i nervi, voleva andarsene a tutti i costi. Ma la cosa era più facile a dirsi che a farsi. Un enorme energumeno gli sbarrava la strada. Era alto quanto un armadio, se non più alto. Era vestito come un inserviente, ma non lo sembrava affatto. All' avvicinarsi di K, alzò una mano come a dire “Voi non potete passare”. K si fermò davanti a lui, titubante se parlare o tornare indietro. “Levatevi, devo passare” disse infine, con tono seccato. “Voi non potete” “E chi può?” replicò K con tono alterato “Tutti. Ma non voi. E' il vostro funerale, dopotutto” “Sentite, qui ci deve essere stato uno sbaglio, un banale malinteso. Voi dite che è il mio funerale, ma come potete vedere sono qui: Vivo e vegeto davanti a voi che chiedo di andarmene” L'energumeno lo osservò placidamente, come se fosse la prima volta che lo guardava dall' inizio della conversazione. Poi, commentò monotono “Mi dispiace, ma ho ricevuto ordine di non lasciarvi uscire. Questo è il vostro funerale, che siate vivo o morto non mi interessa. E poi, anche se usciste, non avreste altro posto dove andare”


A quella frase K sgranò gli occhi “Come fate a dirlo?” “Come faccio a dirlo, non vi è dato saperlo. In fondo voi siete morto, e questo è il vostro funerale. Cos'altro può importarvi?” “Ma io sono vivo e vegeto! Sono qui, davanti a voi. Non mi vedete, forse?” “Vi vedo eccome” Esclamò la guardia, in tono seccato “E vi ripeto che vivo o morto, non interessa a nessuno. Vedete, io non mi intendo di persone vive o di persone morte: Quello è il lavoro di un becchino. Non mi intendo neanche di decidere chi vive o chi muore: Quello è il lavoro del giudice. Io sono una guardia, e seguo gli ordini: E gli ordini sono di permettere a tutti di entrare o uscire a piacere, meno che a voi. Mi dispiace, è il mio lavoro” Allorché K iniziò a spazientirsi. Camminò avanti e indietro dalla bara fino alla guardia svariate volte, prima di tornare a parlare con l'uomo. “Se non potete farmi uscire, almeno potete far entrare qualcuno, o perlomeno mandarlo a chiamare!” La guardia lo scrutò in silenzio, come a giudicare le parole di K. Infine, annuì “Si, questo posso farlo. Ma chi dovrei chiamare? Non avete nessuno.” “Chiamate mio zio, lui verrà sicuramente in mio aiuto” La guardia lo osservò per qualche secondo, impassibile, poi scosse la testa animatamente “Non posso farlo. Vostro zio e la vostra famiglia sono al momento sotto processo a causa vostra.” K annuì mestamente, osservando un punto non meglio precisato dietro la guardia “Di cosa sono accusati?” “Non lo so, e non ci è dato saperlo. Io sono un umile guardia, e voi siete deceduto. So solo che il vostro processo c'entra con il loro. Di più non so” “Allora sareste così gentile da contattare per me la signorina Grubach? Lei testimonierà che sono ancora in vita!” La guardia aspettò nuovamente qualche secondo prima di scuotere la testa, come se lo facesse per farlo arrabbiare “La signorina Grubach vi ha disconosciuto stamattina, e ha rifiutato l'invito di venire al vostro funerale” “In che senso disconosciuto?” “Nel senso che ha rifiutato la vostra persona e ciò che rappresenta. In sostanza, per lei è come se non esistesse”


La gola di K era diventata secca come la pietra del deserto. La sua testa girava come un vortice, la signorina Grubach aveva rinnegato la sua esistenza?! Iniziò a fare nomi su nomi “Leni, la signorina burnster, la signorina Montag?” “Lo hanno tutti rinnegato, mi dispiace.” Ora K iniziava a manifestare una maschera di orrore e disgusto per quelle parole. Iniziò a respirare affannosamente, imponendosi di calmarsi “E tutte le persone che ora sono qui? Loro non mi hanno rinnegato: Per loro esisto, ed è per questo che sono qui a piangere la mia morte!” “Suvvia, non è il caso di arrampicarsi sugli specchi: Loro sono qui, è vero, ma solo temporaneamente. Vedete, presto anche loro riconosceranno la vostra morte effettiva e totale e vi rinnegheranno. E se non lo faranno, verranno processati” “Processati! E per cosa poi?” La faccia di K era rossa dalla furia, in chiara contrapposizione a quella della guardia, calma e monotona come la pietra scolpita “Questo non lo so, e non vi è dato saperlo. Vi ho già detto anche troppo” K voleva ribattere, voleva provare a scappare, a dare di matto e a urlare. Ma non ne aveva la forza. Si guardò intorno, sconsolato: Tutti lo avevano rinnegato, rinnegata la sua stessa esistenza! Lui era vivo, ma Josef K. Era morto. Si avvicinò nuovamente alla sua bara, accarezzandone il freddo legno. Che senso ha esistere, se nessuno te ne da atto? Pensò K, mentre si risistemava nella bara. Chiuse l'apertura con la stessa maniglia con cui l'aveva aperta, e sprofondò nuovamente nel buio. Chiuse gli occhi, trovando inutile tenerli aperti. E su di lui cadde una stanchezza tale che si addormentò di colpo.

Valerio Bertolone V INF


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