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Robert Capa

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Memento Mori

Memento Mori

Un altro contesto nel quale la morte è vissuta in prima persona è sicuramente nel fotogiornalismo. Il fotoreporter è uno di quei mestieri che richiede un grande impegno sociale e che ha a che fare quotidianamente con la sofferenza, la paura e il dolore dei soggetti fotografati. Prendiamo in analisi i lavori di Robert Capa e William Eugene Smith. Nell’estate del 1936, Capa stava appena iniziando la sua carriera. Sono state le sue straordinarie immagini dei primi cinque mesi del suo soggiorno in Spagna, nel 1936, a catapultare la sua reputazione su una piattaforma internazionale. “Death in the making” pubblicato nel 1938 come toccante tributo agli uomini e alle donne, civili e soldati, che combatterono in Spagna contro l’insurrezione fascista di Franco ha come copertina la foto più famosa di Capa, il miliziano colpito a morte. Scattata a Cordova, in Andalusia, nel 1936, Capa riesce a cogliere l’atti- mo in cui un soldato repubblicano cade per un proiettile sparato dai franchisti. Il libro includeva solo un anno di immagini dalla posizione repubblicana, ma copriva lo spettro delle emozioni di una guerra civile, dall’eccitazione iniziale alle realtà più strazianti della guerra moderna.

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“Il proiettile passa, ma il nemico non si fa vedere. La linea repubblicana avanza verso un punto migliore.”

“Alla fine trovammo il fronte, vicino a un villaggio chiamato Santa Eulalia, come tanti in Spagna. Il nemico era fuori dalla vista attraverso un burrone. I difensori del villaggio, soldati, contadini, giovani professionisti, qua e là una donna, giacevano nei campi di grano senza protezione; l’arte di costruire trincee era sconosciuta in questo paese senza tradizione militare.”

Sul sedile posteriore di un’auto, il dottor Ceriani somministra un’iniezione di morfina a una turista di Chicago di 60 anni, vista qui con suo nipote, che soffriva di un lieve disturbo cardiaco

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