APPUNTI DI VIAGGIO: GIAPPONE
Articolo e fotografie di Paolo Trichilo
In Giappone ho trascorso due intense settimane nel 1987, selezionato per il Japan Study Tour dal Ministero degli Esteri nipponico, realizzando un full immersion nella sua storia e cultura. Ciò che mi colpì di più fu la spiritualità diffusa anche nelle piccole cose in un paese forse più raccontato per la sua tecnologia e gerarchia1 . Di seguito, in ordine sparso, oltre a mie foto di quel viaggio, ricordi di luoghi visitati e tradizioni conosciute attraverso quell’esperienza diretta, grazie a cui sono diventato un grande estimatore della cultura giapponese2 .

1 Ad esempio Tiziano Terzani in Asia (Longanesi, 1998) o Amélie Nothomb in Stupori e tremori (Voland, 2000).
2 In letteratura, oltre agli ormai famosi Murakami Haruki e Banana Yoshimoto, ricordo i due premi Nobel Kawabata Yasunari e Ōe Kenzaburo; tra i miei preferiti anche Sōseki Natsume e Tanizaki Jun’ichirō Tra i film mi
Miyajima (宮島), l"isola del santuario", dove si è accolti da un grande torii3 rosso, è un luogo dove spiritualità e natura incontaminata convivono, malgrado sia una famosa meta turistica. Lungo il sentiero naturalistico che conduce alla vetta del Monte Misen (535 m) si trovano altarini e luoghi di devozione, oltre che scimmie, e in cima si gode di un magnifico panorama. Trascorrere la notte in un albergo tipico (ryokan), dormendo nel futon steso sul tatami, nella pace di quel luogo, è un’esperienza indimenticabile.
L’isola si trova a pochi minuti di traghetto da Hiroshima (広島市), dove i luoghi di interesse maggiore sono legati all’esplosione della bomba atomica. Il Parco della Pace include un Museo, un Memoriale e un monumento dedicato ai bambini vittime delle radiazioni. Come Sadako Sasaki che, malata di leucemia, passò la parte finale della sua vita a comporre origami in base a una leggenda secondo cui chi avesse creato mille gru di carta avrebbe potuto esprimere un desiderio. Ancora oggi persone da tutto il mondo portano origami al monumento a lei dedicato.
Kyoto (京都), l’antica capitale e residenza dell'imperatore dal 794 al 1868, continua a rappresentare il cuore culturale e storico del Paese del Sol Levante. È una città che tutti dovrebbero visitare almeno una volta nella vita, con più di 1600 templi buddhisti e 400 santuari shintoisti, 17 dei quali dichiarati Patrimonio dell'Umanità dall'Unesco. Essi sono per fortuna scampati ai bombardamenti della seconda guerra mondiale, bomba atomica inclusa, limito a ricordare i vincitori di premi Oscar: Rashomon (1950) e Samurai I (1954) di Kurosawa Akira, Gate of Hell (1953) di Kinugasa Teinosuke, i film animati Spirited Away (2001) di Miyazaki Hayao e La Maison en Petits Cubes (2008) di Katô Kunio, Departures (2008) di Takita Yojiro, Drive my Car (2021) di Hamaguchi Ryusuke. 3 Il tradizionale portale d'accesso che conduce a un santuario shintoista o a un'area sacra
visto che Kyoto era stata inizialmente designata come bersaglio (sostituita poi da Nagasaki) Kamakura (鎌倉), a un’ora di treno da Tokyo, è la città costiera dove nel 1192 lo shogun Minamoto Yorimoto stabilì la capitale del Giappone feudale4 . Oggi è famosa per i suoi templi e santuari, tra cui Kencho-ji, il monastero Zen più antico del Giappone, e il santuario shintoista Hachimangu. L’immagine più famosa è il Daibutsu, “grande Buddha”, statua monumentale in bronzo di 13,35 metri di altezza, pesante 93 tonn. realizzata nel 1252. Rudyard Kipling dedica alla statua un poema dopo aver visitato Kamakura nel 1892.
4 Fino al 1333, quando Kyoto riuscì a riconquistare quel ruolo

Il kabuki, forma teatrale risalente all’inizio del XVII sec., è una parola formata da tre ideogrammi: 歌 ka (canto), 舞 bu (danza), 伎 ki (abilità) e fu l'espressione teatrale favorita dei c.d. chōnin (abitante della città), cioè della emergente borghesia cittadina (commercianti, professionisti, artigiani). Si tratta di un teatro popolare, che racconta fatti, spesso drammatici, realmente accaduti, con immediatezza da cronaca. È una rappresentazione diversa dagli schemi occidentali, che non tratta argomenti di ordine generale, questioni esistenziali o riflessioni filosofiche.
Sakura, il fiore di ciliegio, ogni primavera viene festeggiato non solo per la sua bellezza, ma anche per la sua caducità, poiché fiorisce appena qualche giorno. È anche simbolo delle qualità del Samurai - onestà, coraggio, lealtà e purezza - pronto come il fiore a perdere la vita e a staccarsi dalla materialità del mondo, come rinascita a vita eterna tramite il sacrificio. Il Sakura, protagonista di tanta letteratura classica nipponica, è simbolo del mono no aware (物の哀れ), concetto che esprime una forte partecipazione emotiva nei confronti della bellezza della natura e della vita.
Il giardino zen rappresenta in miniatura paesaggi ideali, dove sussiste un'armonia perfetta e l'energia chi, adatto per la contemplazione interiore e la meditazione. Zen ("pensare, riflettere, meditare"); non è una religione, né una filosofia, ma un metodo dello spirito adottabile da chiunque. Nel giardino, l'acqua e il suo flusso viene rappresentato dai "fiumi" di ghiaia, mentre le pietre simboleggiano le piante, gli elementi della natura, il dinamismo dell'universo. Come il mondo e l’animo umano, esso è in continua mutazione e necessita di costanti attenzioni e cura.
La carpa koi (锦鲤, Nishikigoi) fu importata dal XIX secolo dalla Cina per tenere pulito il fondo delle risaie. A seguito di numerosi incroci è oggi molto apprezzata non solo per la sua bellezza come pesce colorato, ma soprattutto come simbolo della perseveranza: essendo in grado di nuotare controcorrente ha la forza di superare le avversità. In Giappone è sempre rappresentata in movimento contornata da onde a suggerire le virtù di un

guerriero ed è utilizzata in forma di aquiloni nella festa dei ragazzi per rappresentare e augurare forza e virtù.
La cerimonia del tè è un rito che va ben oltre il consumo di una bevanda, seguendo un codice di comportamento ben preciso. I monaci buddhisti Murata Jukō (1423-1502) e Sen no Rikyū (1522-1591) ne sono rispettivamente il fondatore il codificatore nella sua forma attuale. La cerimonia è considerata un’arte intrisa di spiritualità: attraverso gesti rituali essa mira a raggiungere calma e consapevolezza interiore in base ai suoi quattro principi costitutivi: armonia, rispetto, purezza e tranquillità.
Ikebana 生け花, l’arte di disporre i fiori, dal ‘600 era praticata nei templi buddhisti, ma anche dai samurai, che vi si dedicavano prima di affrontare gli scontri. Prodotto di concentrazione e dedizione, questa piccola opera d’arte viene esposta come una manifestazione di sé, solitamente durante la

cerimonia del tè. Shin il fiore (o ramo) più alto, si estende in verticale e simboleggia il cielo; Soe, il fiore intermedio, rappresenta l’uomo, intermediario tra il cielo e la terra, richiamata dal Tai (o Hikae), l’elemento di equilibrio connesso alle radici.
L’ukiyo-e è una forma artistica Ukiyo, “mondo fluttuante”, è nato come prodotto di massa, in origine monocromatico (XVII sec.), per gli abitanti della città che non potevano permettersi veri dipinti; il loro soggetto principale era la vita della città, in seguito divennero popolari anche i paesaggi. Nell’era Kansei (1789-1801) la stampa raggiunse il suo apogeo. La Grande Onda di Kanagawa di Katsushika Hokusai (1830), una delle immagini più conosciute al

mondo, presenta il mare in tempesta e appartiene alla serie intitolata Trentasei vedute del Monte Fuji5 .
Combattimento di sumo

Il sumo, oltre che sport di combattimento praticato dal XVII sec., è considerato anche una forma d'arte, nata nel VI sec. da riti shintoisti per raccolti abbondanti. Esso mantiene vive antiche tradizioni come variopinti mawashi (perizoma); l’acconciatura dei lottatori (che richiama la foglia di ginko); il dohyo, ring in paglia sollevato da terra.
5 Al Museo Civico di Arte Orientale di Trieste si trova un’ampia e bellissima collezione di queste stampe dell’età Edo o Tokugawa (1603-1868). L’ukiyo-e ha conquistato l’Occidente da metà Ottocento, influenzando grandi artisti europei come Degas, Manet, Monet, van Gogh, Toulouse-Lautrec, dando vita al cd. japonisme