Andy Magazine

Page 11

Intervista: Manuela De Leonardis Soggetto: Luca Massimo Barbero

Luogo: Roma

Foto: Delfina Todisco

Web: www.macro.roma.museum

IL NEO DIRETTORE DEL MACRO SI RACCONTA IN UN AFFASCINANTE GIOCO DI IMMAGINI SVELANDO LA NUOVA ANIMA DEL MUSEO CONTEMPORANEO Ironico, curioso e loquace, Luca Massimo Barbero (Torino 1963) - già presidente della Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia e curatore della Collezione Peggy Gugghenheim - si muove con disinvoltura nelle sale del Macro – Museo d’Arte Contemporanea di Roma, di cui è ufficialmente alla guida dal dicembre scorso. Entra e esce dalla porta di Massimo Bartolini, s’inoltra tra i filari di perline di Alessandra Tesi, si sofferma davanti a Gravida/Maternità (1964) di Pino Pascali, di cui ammira la delicatezza e la fragilità, oltre che la genialità di aver inserito nel retro della tela un palloncino per creare il gonfiore della pancia. Accarezza con lo sguardo le opere di Bice Lazzari, Ettore Colla, Giulio Turcato, Titina Maselli… presentando uno ad uno gli “abitanti della casa”. C’è anche l’irresistibile video di Naum June Paik Global Groove (1973); il lavoro fotografico di Tracey Moffatt (Guapa, 1995) e, tra gli “ospiti”, The innocents (2007) di Bill Viola. In letargo da un anno, dopo le dimissioni di Danilo Eccher, il museo ha festeggiato la sua riapertura in occasione della Notte dei Musei, il 16 maggio scorso. Un pubblico dinamico e numeroso ha potuto vedere le due installazioni realizzate ad hoc: la proiezione laser di Arthur Duff (durata solo un giorno), e la pala di una gru che incombe su una miriade di edifici colorati - tetti di lamiera, cupole di moschee, templi indù - di Hema Upadhyay. Where the Bees Suck, There Suck I (in mostra fino al 21 settembre) è una caotica visione urbana, un pò presepe, un pò slum. L’odore dell’India è lì, presente, forse meno intenso di quando le scatole, arrivate direttamente da Mumbai, sono state aperte svelando il loro contenuto. Luca Barbero ricorda l’emozione - la sorpresa - del momento. Un’opera emblematica sul sottile confine tra progresso/civiltà e, metaforicamente, “un cantiere nel cantiere Macro, dove cominciare una lenta trasfusione per armonizzare tutte le parti, in prospettiva del nuovo museo”. L’anticipazione della nuova apertura è avvenuta all’insegna delle installazioni di Arthur Duff e di Hema Upadhyay. Il Macro guarda ad Oriente? Il Macro guarda alla città, torna a respirare aria romana. Vorrebbe diventare un grande albero della contemporaneità romana con i grandi padri: alcuni ripudiati, altri amati e altri ancora che cominceremo ad amare. Oltre ad una novità che guarda ad Oriente e l’altra a Occidente, perché Duff è di origine americana - nasce in Germania, cresce in America e Corea, lavora in Italia - mentre Hema Upadhyay è indiana, penso che uno dei segni più forti sia quello di avere finalmente una collezione. Un museo, per essere tale, deve avere una

LUCA MASSIMO BARBERO 11


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.