AndCo magazine maggio giugno 2015

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SPECIALe voghera 633a edizione fiera dell’ascensione

impresa

sartoria di veroli

economia

sordi orologi

marketing Bellentani

attualità expo 2015

territorio ecco i vini dell’oltrepò

spettacolo sport beauté

Francesco arca LA CONTRADA DELLO SPETTACOLO

Anno 08 | agosto/settembre ‘14 | COPIA GRATUITA

Foto di Marco Rossi

Anno 09 maggio giugno 2015

COPIA GRATUITA



sommario

Anno 09 Maggio/Giugno 2015 Bimestrale a diffusione gratuita REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI PAVIA Pavia Court Registration n. 675 del 18/03/2007 INIZIATIVA EDITORIALE DI An editorial iniziative by ADVERUM SRL DIRETTORE RESPONSABILE Editor BEPPE VIETTI

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PROGETTO EDITORIALE Research editor GERMANO LONGO

Responsabile Marketing Marketing manager e. Moretti redazione Research and material Frisa Pier FilipPO LEGGIERI GIUSEPPINA | LIGUORI DANILA LONGO GERMANO | LUVINO ILENIA MOLLO ANNA | Pestoni Andrea PILATO MARIANNA | RAPPARELLI SIMONA Mattia Tanzi | SPALLA STEFANO SEGRETERIA DI REDAZIONE Editorial support team CATIA MORETTI

14 cover story: francesco arca

i giorni della civetta

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18 spet tacolo: The art of behind the scene

a luci spente

22 speciale voghera: elezioni comunali

BARBIERI, UN VOGHERESE AL SERVIZIO DELLA SUA CITTà

26 speciale voghera: la sensia

un ponte sul mondo

28 speciale voghera: la fiera dell’ascensione

sette secoli di futuro

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30 speciale voghera: I prodotti De.Co.O.

tutta roba nostra

32 speciale voghera: Run for Pakinson’s 2015

di corsa, per chi rallenta

34 attualità/1: expo 2015

WORLD TOUR

WEB ADVERTISING Roberto Stefanini

STAMPA Printed by Tipografica DERTHONA SRL Strada Vicinale Ribrocca 6/5 15057 Tortona (AL)

focus economia: sordi spa

la storia del tempo

BARRA A DRITTA E AVANTI TUTTA

web master MAXIMILIANO DI GIOVANNI

PUBBLICITà Advertising ADVERUM SRL

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focus impresa: sartoria di veroli

FOR GENTLEMAN ONLY

12 focus Marketing: giorgio bellentani

CONSULENTE EDITORIALE Publishing Adviser STEFANO SPALLA DIREZIONE ARTISTICA Art director PAOLO ARMANI

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36 attualità/2: turismo

expo 2015

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38 attualità/3: a pavia I capolavori della Johannesburg Art Gallery

picasso and co.

40 territorio/1

oltrepò

42 territorio/2

Eccellenze italiane: ecco i vini dell’Oltrepò Pavese

Adverum srl Sede legale: Via Robecchi Brichetti 40 - Pavia Tel. 0382/30.98.26 - fax 0382/30.86.72 Sede Amministrativa: V. Montebello 14 - Voghera (PV)

issuu.com/andco

44 sport: in acqua

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tutti i benefici del nuoto

46 fashion: Gary Cooper

48 forme & Beauté

mezzogiorno di stile

E-mail: info@adverum.net Vieni a trovarci anche su

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il peso della bellezza AndConews

maggio/giugno ‘15 |3


con

MELAZZINI


con

MELAZZINI

editoriale maggio giugno 2015 Historical director Germano Longo

NEL BLU DIPINTO DI ALTRO

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anno bene gli esperimenti, i prelievi, le analisi e le misurazioni, ma alla gente - statene certi - dei compiti di Samantha Cristoforetti, prima donna italiana dello spazio, dal novembre dello scorso anno ospitata sulla stazione spaziale “ISS Expedition 42/43 Futura”, importa più o meno. Perché i dubbi non sono affatto sulla validità del suo lavoro - chi potrebbe replicare? - ma più legati alle banalità, a come funzionano le giornate lassù dove tutto è buio e non ci sono scioperi, traffico, polemiche, i plastici di “Porta a Porta” e i franchi tiratori a Montecitorio. Così, in una sorta di resa che dimostra anche una certa dose di autoironia e intelligenza, “Astrosammy” ha giocato d’anticipo, approfittando di un collegamento con il suo pianeta d’origine per aprire una delle porte più giustamente segrete della stazione spaziale: il cesso. E alla faccia di quanti erano convinti che bastasse aprire un oblò per liberarsi del superfluo, si scopre che sulla faccenda fior di ingegneri hanno perso le notti pur di trovare una soluzione.

Ma la questione in fondo non è questa: è la morbosa deriva che si è impossessata dell’umanità, la voglia di sbirciare dal buco della serratura per accontentare dosi quotidiane di gossip che devono essere sempre più massicce. Ne siamo stati vittime anche noi, non credete: ci hanno dato per spacciati (per la verità succede da anni, regolarmente), finiti, alla frutta. Invece proprio da questo numero, “And Co.” rinasce: la dimostrazione è la qualità della carta che avete fra le mani in questo momento, l’attenzione agli argomenti, l’eleganza delle inserzioni pubblicitarie. Ne siamo orgogliosi, è un risultato enorme, specie in un momento come questo, e per di più raggiunto senza neanche mostrare il cesso.

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FOCUS IMPRESA Sartoria Di Veroli

Via Cesare Battisti 2/B, Pavia: è questo l’indirizzo che da trent’anni celebra l’eleganza maschile con un raffinato equilibrio di tagli, stili e tessuti. Perché il vero lusso è distinguersi dal resto di germano longo

“L FOR GENTLEMAN ONLY 6| maggio/giugno ‘15

a moda passa, lo stile resta”. Coco Chanel l’aveva capito per prima, quando ancora la moda non era un’esasperazione del culto di apparire ad ogni costo, come quella attuale. Quando Donato Di Veroli ha iniziato era la metà degli anni Ottanta, un arco di tempo rimasto impigliato nella memoria collettiva, in cui l’epicentro della moda slitta velocemente dall’universo femminile a quello maschile: dalla triste grisaglia che per tanti anni ha rappresentato uno dei

massimi dell’eleganza per gli uomini, i maschi si scoprono “preppy” e casual, oppure si ispirano allo stile di “Miami Vice”, telefilm culto in cui due poliziotti affrontano ogni pericolo indossando impeccabili completi da urlo. Le sartorie, in quegli anni, patisco-


no i primi eccessi del pret-a-porter, finendo quasi relegate a botteghe amate da chi ha le tempie grigie. Donato Di Veroli è la conferma di quanto quell’idea fosse sbagliata: insieme ai suoi collaboratori inizia a creare ogni volta esattamente ciò che i clienti cercano, dal manager al giovane, dal gusto classico a capi più comodi e pratici, ma addomesticato ad ogni personalità e per questo unico, irripetibile: in una sola parola, sartoriale. Quella di Donato Di Veroli è una passione, prima ancora che un mestiere, sapientemente mescolata alla sottile psicologia necessaria per capire i propri clienti e ac-

compagnarli, consigliarli o, quando è il caso, convincerli che quel capo, su di loro, non starebbe bene. Capita, non siamo tutti modelli da copertina, e Miami è lontana come negli anni Ottanta. Trent’anni fa, si diceva, Di Veroli pianta radici a Pavia, dando il via ad un sapiente mix artigianale che da una parte non prescinde dalle ultime tendenze, ma soprattutto diventa garanzia di altissima qualità per accuratezza, massima attenzione ai dettagli e “fit” sempre attuali, uniti ad una quasi maniacale continua ricerca dei tessuti, perché in provincia, ancor più che nelle grandi città, non si scherza. Nel tempo, l’arte della “Sartoria Di Veroli” si affina, al buon gusto, la misura e l’assenza di eccessi ed esibizionismi fine a se stessi, viaggiano di pari passo con la ricerca: i filati arrivano da ogni parte del mondo, soprattutto da Italia e dall’Inghilterra, dove ancora oggi nascono i migliori del pianeta, e i piccoli dettagli di ogni abito, che da soli fanno eleganza come asole, impunture dei revers e bottoni di corno, diventano l’emblema di un’artigianalità che non ha eguali, mentre ogni nuova tendenza e collezione maschile è studiata nei minimi dettagli, per farla propria in modo così totale da potersi permettere di personalizzarla in base alla richiesta del cliente: il vero lusso diventa il privilegio di distinguersi. E ogni abito - che sia informale o da cerimonia - ogni camicia, cucita all’inglese e con bottoni in madreperla o galatite, ogni pantalone realizzato nei laboratori di via Cesare Battisti, a Pavia, è frutto di una raffinata ingegneria artigianale, di grande concentrazione e infinita manualità, perché ancora oggi da Di Veroli vale ciò che tanti anni fa affermava lo scrittore inglese William Somerset Maugham: “L’uomo elegante è quello di cui non noti mai il vestito”. 7 maggio/giugno ‘15 |7


focus economia sordi spa

LA STORIA DEL TEMPO Una delle ultime grandi aziende italiane di orologeria, nata piena di speranze e voglia di fare è oggi concentrato di pura tecnologia d’avanguardia. In via Bobbio nascono i cronografo “Momo Design” e le collezioni “Mondia” di germano Longo

8| maggio/giugno ‘15


D

egli italiani che esportano orologi in Svizzera? Sì, certo: è come insegnare tecniche di congelamento agli abitanti dell’Alaska, o spiegare agli americani come si fa un hot dog. Poi si scopre che è tutto vero: ci sono orologi che partono da Voghera e arrivano in una trentina di paesi del mondo, Svizzera compresa. Dove pare apprezzino molto. La storia della “Sordi SpA” può iniziare da qui: anzi, volendo da molto più lontano. Primi del Novecento, anni in cui per campare bisogna inventarsi qualcosa, anche a costo di prendere strade che portano lontano. A bordo di una delle tanti navi che solcano l’oceano verso l’America c’è Giovanni Sordi, originario di Centenaro, frazione di Ferriere, nel piacentino. Suo figlio Luigi sceglie invece l’Egitto, dove impara l’arte minuziosa dell’orologeria. Quando tornano in Italia Luigi ha un mestiere in mano, Giovanni due kg d’oro messi da parte facendo un po’ di fortuna nel nuovo mondo, che tradotti nelle vecchie lire valgono l’inizio di un’attività e di un bel po’ di speranze. E il destino in queste cose ci vede sempre lungo: quella di Luigi Sordi diventa in poco tempo una delle più note manifatture in cui si assembla-

no orologi da polso prendendo solo il meglio dei componenti: un’abilità così profonda da fare scuola e assicurarsi marchi prestigiosi, quelli che non possono sbagliare niente e di Luigi si fidano ciecamente. Esattamente qui inizia il secondo tempo: quello di Ermanno e Claudio, i suoi due figli, che fra lancette e meccanismi di precisione crescono, finendo per vivere gli orologi con la stessa passione viscerale del papà. 5


mettono il proprio marchio, restando dei leader ma nell’ombra, sospesi in un perfetto equilibrio fatto di “understatement” e “high-technology”. Già, ma chi sono gli altri, quelli che sugli orologi incidono i proprio nomi? L’esclusiva mondiale degli orologi “Momo Design”, per cominciare: acronimo di “MorettiMonza” e prestigioso marchio di abbigliamento, occhiali, profumi e accessori, nato nel 1964 dalla fantasia imprenditoriale di Gianpiero Moretti, pilota amatoriale che deve la fortuna al suo primo volante, così bello, particolare e funzionale da colpire John Surtees, pilota che lo vuole ad ogni costo per la sua monoposto di F1.

Certo, c’è da stringere i denti, perché i tempi sono quelli che sono: i 25 produttori italiani che negli anni Novanta si spartivano il mercato dell’alta orologeria sono spartiti uno dopo l’altro, mangiati dalla crisi, lasciando la “Sordi” e pochissimi altri a tenere alto il nome dell’orologeria tricolore, ennesima espressione allo stato puro del made in Italy. Oggi la “Sordi SpA” è un’azienda che produce 150 mila orologi all’anno, cresciuta

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incontrando la più alta espressione della tecnologia: i progetti passano da hardware e software altamente sofisticati, finendo per diventare esempi reali in 3D di quello che il cliente aveva in mente. Neanche la filosofia è cambiata, dai tempi di Luigi Sordi in poi: si produce per altri che poi

E questo senza contare il marchio “Mondia”, totalmente di proprietà della “Sordi SpA” e divisa in due rami aziendali: la “Mondia Italy” e, accidenti, la “Mondia Swiss”. Perché anche gli Svizzeri sanno che gli italiani sono i migliori, ma non lo dicono. 7


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FOCUS MARKETING Giorgio Bellentani

BARRA A DRITTA P E AVANTI TUTTA

Nell’oceano della comunicazione, un’agenzia pavese ha trovato la propria rotta, prendendo come esempio i compiti di un equipaggio velico di germano Longo

er lui, la pubblicità e il marketing sono un gioco di squadra perfettamente oliato, in cui ognuno deve sapere esattamente cosa fare e soprattutto quando farlo. L’esempio arriva dal sito della “Bell&Tany”, agenzia di comunicazione e immagine che gioca sul cognome di Giorgio Bellentani, schematizzato in modo efficace prendendo a prestito i ruoli dell’equipaggio di una barca da regata: c’è lo skipper e l’equipaggio, tutti devono pensare alla cambusa, all’albero, la randa, il fioco e lo spinnaker, ma più che altro alla rotta, che dev’essere quella giusta, pena perdere di vista la terra. Quello di “Bell&Tany” è uno scafo velocissimo, che ha mollato gli ormeggi nel 1978, prendendo il largo nel mare a volte tempestoso della comunicazione, della pubblicità e del marketing. Quasi quarant’anni di salsedine, porti e giri di boa che significano un patrimonio di esperienza diventato una certezza per chiunque abbia in mente l’editoria, la pubblicità, la multimedialità, le manifestazioni, il packaging e il visual.

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Il nostro è un territorio apprezzato a livello internazionale, ma la crisi sembra aver limitato visibilità e interessi delle aziende a promuoversi: quali ritiene possano essere le strategie da adottare in un periodo difficile come questo? La mia convinzione è che la visibilità e la promozione delle attrattive prescindano dall’ubicazione geografica di una zona, così come le sue capacità di attrarre investimenti. Grandi aziende nascono spesso in aree remote, ma si rivelano vincenti grazie a condizioni favorevoli, come ad esempio la qualità della vita, che creano il tessuto socio-economico ideale. In un mondo 2.0 come quello attuale, quali pensa possano essere i mezzi più utili per sperare in un rilancio delle imprese? Il mondo 2.0 rappresenta contemporaneamente un’occasione e una sfida per il mondo imprenditoriale (come, d’altronde, per tutte le realtà della nostra società). Da un lato, ha abituato l’imprenditore ad una velocità prima impensabile per individuare nuove possibilità. Purtroppo, però, ha anche causato una caduta nella fidelizzazione dei clienti e una dispersione dei canali di comunicazione. Henry Ford diceva che fermare la pubblicità equivale a fermare le lancette dell’orologio, ma oggi siamo nell’era dei social: come si è trasformata la pubblicità e quali sono i nuovi scenari a cui dovremo abituarci? Le parole di Henry Ford vanno decodificate: non si tratta unicamente di pubblicità. Anche l’innovazione tecnologica e il confronto con il mercato richiedono continui investimenti e un’attenzione costante. In questo momento dobbiamo offrire più valore aggiunto: più prodotti pieni di creatività, che rispondano ai bisogni manifestati dal mercato o che siano capaci di crearne di nuovi. L’avvento della rete ha totalmente scardinato il mondo dell’editoria: la pubblicità sui giornali segna il passo, le edicole chiudono e i lettori calano a ritmo incessante. Sinceramente: esiste ancora una via percorribile? L’editoria è forse il settore dove la tecnologia, internet, i social network e tutto il mondo del web 2.0 e 3.0 hanno fatto i danni maggiori. Oggi tutto è più facile da raggiungere, o quantomeno appare tale,

e alcune volte la peculiarità del prodotto, la sua storia e la sua tradizione sono dimenticati, tralasciati a favore dell’occasionalità, del momento. Anche la cultura divulgativa, fatta di sguardi prolungati, di

approfondimenti, è sacrificata a vantaggio dell’approssimazione, di una “fast culture”. Difficile immaginare un ritorno ad una situazione ante web, anche se esiste ancora una generazione, la nostra, che ama la lettura, la sensazione tattile del libro, del quotidiano... È il momento di Expo 2015: secondo lei, per l’Oltrepo’ si tratta di un’opportunità sfruttata o di un’occasione persa? Avrebbe dovuto essere un’opportunità. È ancora presto per capire la reale portata dell’Esposizione Universale, per il nostro paese e il nostro territorio in particolare. Andrebbero valutate contemporaneamente le occasioni create da Expo e l’effettiva

capacità di coglierle da parte delle istituzioni, delle associazioni e delle imprese oltrepadane. Forse il nostro meraviglioso Oltrepò è capace di produrre grandi sapori, ma non altrettanti saperi. Le si attribuisce il ruolo di opinion leader nel marketing e nella pubblicità: in che modo ritiene che gli enti locali possano intervenire a sostegno dell’Oltrepo’? La ringrazio del complimento, ma credo di essere solo un buon conoscitore delle leggi del marciapiede e vedo pochi che hanno l’umiltà di cercare di capire come cambiano i bisogni e le aspettative del mondo che ci circonda. Manca soprattutto la voglia di imparare da realtà, anche vicine, che possano offrire spunti di riflessione, dai quali attingere per crescere e migliorare. Una delle più recenti novità in tema pubblicità, proprio di questi giorni, è la strategia ideata da Google e Facebook per tentare l’editoria: avere notizie in cambio di parte dei ricavi pubblicitari. Potrebbe essere una soluzione? Sono ulteriori mazzate che arrivano sull’imprenditoria locale. La politica del piccolo prezzo, gestita da monopoli mondiali, procura ricchezza solo a loro e rischia di mettere in difficoltà tutti gli altri. Credo che, in generale, chi acquista sia in grado di scegliere e non lo faccia per motivi diversi dalla libera scelta. Certo la comunicazione, il promuovere, l’interpretare il gusto, l’attenzione ai cambiamenti, l’assoluta mancanza di presunzione nell’avvicinarsi al mercato e tanto altro, fanno la differenza di un imprenditore che sa difendere il proprio lavoro e quello di coloro che sono con lui. 7

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COVER STORY francesco arca

Senese verace, l’ex tronista diventato attore si racconta: dagli inizi, modo facile per guadagnare soldi, alla voglia di imparare l’arte antica della recitazione, e fare sul serio. Con un sogno nel cassetto: un bel film di guerra di germano longo 14| aprile/maggio ‘15


I GIORNI DELLA CIVETTA

uno sbirro”, due anni dopo Bruno Attali in “Le tre rose di Eva” e ancora un agente di polizia ne “Il commissario Rex”. All’appello mancava solo il cinema, che in realtà sbirciava, era alle porte: l’occasione arriva lo scorso anno con uno dei ruoli da protagonista di “Allacciate le cinture”, film corale di Fernan Ozpetek con Kasia Smutniak, Carolina Crescentini, Carla Signoris ed Elena Sofia Ricci. Non è per iniziare facendoti incacchiare, ma è dal 16 agosto del 2009 che la contrada della Civetta non vince un Palio... Sbagliato. L’abbiamo vinto lo scorso anno e io c’ero, ovviamente, perché da senese non posso mancare. È una cosa di cui non parlo quasi mai, perché mi rendo conto che è un sentimento difficile da capire per chi non è nato a Siena, ma il Palio è dentro, scorre nel sangue. La prima volta in tivù è stata per “Volere Volare”, reality del 2004 di Maria De Filippi. In realtà da dov’eri partito? Da un campo di calcio. Avevo sentito parlare di un reality che si intitolava “Campioni”, voluto da Pier Silvio Berlusconi. In quel periodo giocavo in Promozione, studiavo all’università e facevo il modello. 5

L

’accento toscano gli scivola ancora, ogni tanto, in mezzo ad un’inflessione che inevitabilmente contagia chiunque viva a Roma. Quello di Francesco Arca è un nome che piace tanto al gossip, per via di qualche conquista che ha fatto notizia: altri tempi, di quando Francesco aveva imparato a prendere dalla vita quel che la vita dava. Senese classe 1979, a 25 anni finisce in un reality che non vince, ma gli fa da trampolino: per tre mesi diventa tronista a “Uomini e Donne”, spesso vera anticamera della notorietà, poi passa a qualche ruolo nelle fiction, finendo per calcare le tavole del teatro. Nel 2010 è Antonio Branca, poliziotto di “Ho sposato maggio/giugno ‘15 |15


Foto di Romolo Eucalitto

Mi sono presentato e mi hanno preso al primo provino, ho superato anche il secondo ma al terzo, quello definitivo, mi hanno scartato. Poi capita che Maria De Filippi vede per caso l’ultimo, quello televisivo, e mi contatta chiedendomi se volevo partecipare a “Volere Volare”, che sarebbe partito a breve. Sei l’unico in famiglia che ha seguito il richiamo dello spettacolo? Assolutamente sì. Mia mamma non era d’accordo, e in fondo anche io avevo preso l’esperienza come un modo facile e divertente per guadagnare soldi, niente di più. Il fuoco sacro per la recitazione è arrivato dopo, nel 2007, quando ho capito che qualcosa doveva cambiare: sono tornato a Roma e vedendo l’impegno e la preparazione meticolosa ai personaggi che metteva nel suo lavoro Laura Chiatti, la mia compagna di allora, mi sono deciso ad iscrivermi a corsi di recitazione. Quindi sono arrivate le fiction e il teatro, addirittura con Michele Placido: come seguire ogni sera un corso di recitazione? Dovevo leggere qualche pagina dell’Orlando Furioso sul palco, davanti a migliaia di persone. Era la mia prima vera esperienza, ma sono incosciente per natura e mi sono buttato senza pensarci. Ricordo quando Placido si è presentato per le

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prove, che avevano organizzato in un’aula scolastica: si è seduto alla cattedra e mi ha ascoltato. Poi ha iniziato a recitare lui, a memoria, e mi sono sentito qualcosa di molto simile ad un atomo. Cinema, teatro o televisione? Le ho fatte tutte, e sono state ugualmente importanti, ma al primo posto metto il cinema, perché va oltre: apre la mente, ti dà il tempo di sguazzare nel personaggio. A proposito di cinema: Ozpetek? Fernan è un regista che lavora con gli attori, è generoso, ama condividere la sua visione della storia e ti coinvolge totalmente. Il lavoro con lui è iniziato tre mesi prima delle riprese: ci siamo trovati a casa sua qualche decina di volte per leggere

le battute, poi andavamo tutti a cena. Un mese prima dell’inizio ci ha portati a Lecce, dov’era ambientato il film, e abbiamo vissuto tutti insieme, perché voleva creare un vero microcosmo. Hai fatto anche un piccolo ruolo in “Spectre”, il nuovo e segretissimo film di James Bond: svelaci qualche segreto, promettiamo di non dirlo a nessuno…. Non posso, è top secret. Per carità, ho fatto un semplice cameo che durerà pochi secondi, ma mi è bastato per arrivare sul set con Daniel Craig e Monica Bellucci, ammirando una delle produzioni più colossali del cinema mondiale. Qual è il ruolo che stai aspettando e diretto da chi. Reciterei di nuovo con Ozpetek, perché è stata una scuola di vita e professionale. Ma ci sono anche tanti altri registi che ammiro. Per i ruoli direi qualcosa in costume, perché oltre al personaggio mi piacerebbe approfondire le ricerche storiche. O anche un bel film di guerra, dove mettere in pratica un paio di cose che so… Intendi la boxe e i corsi di tiro operativo… La boxe, che mi piace da impazzire, poi corro e frequento corsi di tiro: se a questo ci aggiungi che sono figlio e cognato di militari capisci bene che ho una certa familiarità con le storie di guerra. Hai la fama di sciupafemmine: Carla Velli, Jennipher Rodriguez, Laura Chiatti, Anna Safroncik, Luisa Corna e Irene Capuano. Una bella rivincita, per uno che ha dichiarato che ai tempi della scuola non lo filava nessuno… Avevo semplicemente paura di prendere il classico “due di picche”. Preferivo andare sul sicuro. Poi ho imparato a cavarmela. Qualche settimana fa tu e la tua compagna avete annunciato che presto sarete in tre: è vero che diventare padre era un tuo sogno ricorrente? Era un sogno continuo, ancor prima di scoprire che sarei lo sarei diventato per davvero. Prima di diventare genitore è quasi inevitabile temere di non essere all’altezza, e soprattutto, pensare che l’arrivo di un piccolino cambierà la vita… Sono sincero: non so se ne sarò capace, so che farò del mio meglio. Riguardo alla vita che cambia non ho dubbi: lo sta già facendo adesso, figuriamoci appena nasce. 7 Si ringrazia per la collaborazione Agenzia Manzo Piccirillo



SPETTACOLO The art of behind the scene

A LUCI SPENTE 18| maggio/giugno ‘15


Dura pochissimi giorni, una mostra fotografica dedicata ai momenti di pausa, il dietro le quinte di celebri pellicole. Un evento collaterale al Festival di Cannes, ospitato in un prestigioso hotel di Antibes di Germano Longo

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C

’è Liz Taylor sulla spiaggia: era il 1959, il set quello di “Improvvisamente l’estate scorsa” (Suddenly last summer), tratto dalla pièce teatrale di Tennesse Williams e nella sua trasposizione cinematografica diretto da Joseph L. Makiewicz. È una pellicola cruciale nella carriera della bellissima Taylor, che interpreta Violet, una donna in lotta con la perfida zia, Katharine Hepburn, che vorrebbe sottoporla alla lobotomia per scongiurare l’onta di uno scandalo sulla famiglia. Per Liz è l’acclamazione, il momento esatto in cui si completa la metamorfosi dell’ex enfant prodige di “Torna a casa Lassie” ai ruoli forti, adulti, tormentati e impegnati. In un’altra immagine si vede Clint Eastwood, uno dei duri di Hollywood, in una pausa di lavorazione di “Joe Kidd”, anno di grazia 1972, pochi mesi dopo il successo dell’ispettore Callaghan e ormai lontano dai ruoli di pistolero diretti da Sergio Leone. Clint è su un camper della produzione, sfoglia tranquillo la rassegna stampa quotidiana in attesa del nuovo ciak. Sono due degli scatti che fanno parte di “The art of creativity, behind the scene”, una mostra fotografica creata aprendo cassetti e archivi di major cinematografiche e agenzie fotografiche per tirare fuori scatti mai visti. Per i cinefili incalliti, l’occasione è di quelle da non perdere, anche perché il tempo è limitato: cinque giorni, non uno di più, dal 15 al 19 maggio, al prestigioso “Hôtel du Cap-EdenRoc” di Antibes, in Costa Azzurra. Una mostra realizzata con la collaborazione di “Jaeger-LeCoultre”, prestigiosa maison di alta orologeria svizzera da sempre molto vicina al mondo del cinema, come evento collaterale alla 68esima edizione del “Festival del Cinema di Cannes” che dal 13 al 24 maggio torna a trasformare la “croisette” in una succursale delle colline di Hollywood. Questa volta, gli scatti si concentrano sul dietro le quinte, le pause di lavorazione

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di celebri pellicole, i momenti in cui le più grandi stelle del cinema svestivano i caratteri dei loro personaggi per tornare se stessi. Si tratta di immagini molto rare, alcune mai mostrate finora, riferite ad alcuni capolavori immortali della cinematografia e selezionate da John Ingledew, fotografo inglese e professore di fotografia presso diverse accademie d’arte. Fra le tante immagini, colpisce l’intenso primo piano di Anne Bancroft, mentre sullo sfondo un giovane Dustin Hoffman aspetta che lei finisca una sigaretta per poter girare. È il set de “Il laureato” (The Graduate), la conturbante storia di mrs. Robinson e Benjamin Braddock diretta nel 1967 da Mike Nichols: malgrado nel film la differenza di età fra i due personaggi sia marcata, nella realtà la Bancroft e Hoffman hanno solo sei anni di differenza. Anne Bancroft torna in un’altra foto, questa volta tratta da “Frenesia del

SOLO UN ATTIMO, PLEASE Una divertita Anne Bancroft (qui sopra), finisce di fumare una sigaretta mentre sullo sfondo Dustin Hoffman attende il ciak per una scena de “Il laureato”. Più in alto Clint Eastwood controlla cosa dicono i giornali e Liz Taylor in una scena di “Improvvisamente l’estate scorsa”, film che la consacrerà fra le stelle del cinema. In apertura Audrey Hepburn mentre chiacchiera con il regista sul set di “My fair Lady”.

piacere” (The Pumpkin Eater, 1964): lei e Peter Finch sono in un letto, ed il regista Jack Clayton sta dando le ultime indicazioni ai due attori. Per finire con Audrey Hepburn: la grande icona del cinema è ripresa mentre discute con il regista George Cukor la scena successiva di “My fair lady”, film del 1964 tratto dal “Pigmalione” di George Bernard Shaw. Guardando bene, si nota il nome della Hepburn sul telaio della bicicletta in primo piano: altri tempi, quando i capricci non erano contemplati in nessun contratto. 7


CittĂ di Voghera

Assessorato Fiere e Mercati


specialE elezioni comunali

BARBIERI UN VOGHERESE AL SERVIZIO DELLA SUA CITTa’

22| maggio/giugno ‘15


Il Sindaco uscente si ricandida per fare grande Voghera

“I

o sto con Carlo, io sto con Voghera”. E’ molto chiaro lo slogan elettorale del Sindaco uscente Carlo Barbieri, che dopo cinque anni di amministrazione si ripresenta agli elettori per proseguire e concludere un mandato decennale. Una campagna elettorale, quella del primo cittadino, in parte incentrata sulle opere realizzate nel corso dei cinque anni di Governo e in parte proiettata alla “Voghera del futuro”, una Città in grado di seguire l’evolvere dei tempi ed il cui progetto di realizzazione è contenuto nel nuovo programma elettorale presentato agli elettori. “Tante opere realizzate in questi cinque anni sono sotto gli occhi di tutti – precisa Carlo Barbieri – Altri interventi importanti sono in fase di realizzazione, tant’è vero che nel programma elettorale sono state inserite nel capitolo “stiamo facendo” mentre altre nuove idee sono destinate a

Città di Voghera

Assessorato Fiere e Mercati

cambiare il volto della Città per renderla sempre più moderna e vivibile”. I progetti del candidato sindaco Carlo Barbieri toccano tutti gli argomenti del vivere quotidiano dei Cittadini Vogheresi. In particolare, su tutti, spiccano il tema della Sicurezza e del Lavoro. “Sicurezza con un progetto imponente che è già stato approvato dalla Giunta Comunale e verrà realizzato in collaborazione con Asm Voghera Spa – aggiunge il primo cittadino – Questo progetto prevede l’aumento delle telecamere da 25 a 60, il controllo di tutti gli ingressi cittadini con sistemi di controllo intelligenti che individuano le auto rubate o prove di copertura assicurativa e il collegamento 24 ore su 24 con la centrale operativa. Per quanto riguarda il lavoro, realizzeremo un ambizioso progetto, in collaborazione con le Università, per favorire le “startup” e proprio in questi giorni abbiamo aperto la sede vogherese della Camera di Commercio per eliminare la burocrazia che rappresenta un freno allo sviluppo delle Aziende”. 5


specialE

Nel programma elettorale dei prossimi cinque anni i progetti del Sindaco Barbieri, la cui candidatura è sostenuta da Forza Italia, dal Nuovo Centro Destra, dall’Unione di centro, dal Partito dei Pensionati e da tre liste civiche: Alleanza Democratica, Voghera Attiva e Voghera Lombarda, sono davvero molti. Oltre a Sicurezza e Lavoro, saranno potenziati i servizi sociali a favore delle fasce più deboli, sarà possibile rivedere da subito il Piano del Governo del Territorio, sarà riservata grande attenzione all’ambiente ed agli eventi e manifestazioni sportive e culturali.

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“Due importanti impegni che mi assumo prima della metà del prossimo mandato elettorale – assicura Carlo Barbieri – Sono il riutilizzo del palazzo del Tribunale, che è stato chiuso dopo la scellerata decisione del Governo (mentre con risorse nostre siamo riusciti a salvare la camera di Commercio e la Compagnia dei Carabinieri) e la riapertura del teatro Sociale, che nei giorni scorsi è stato riconsegnato alla città con la nascita dell’associazione “Amici del Teatro”, un nutrito gruppo di soggetti che saranno i protagonisti della rinascita del nostro gioiello culturale, chiuso dal lontano 1986”. Come da cento anni a questa parte e sempre di più grazie all’amministrazione Barbieri, il ruolo centrale nello svi-

luppo cittadino e territoriale sarà giocato da Asm Voghera Spa, l’ex municipalizzata del Comune che in questi ultimi anni ha fatto registrare un utile record ed ha acquisito la quota di maggioranza della società Asmt Tortona. “Il nostro obiettivo, diversamente da quello di altri, è valorizzare l’Asm e non venderla per fare cassa – conclude Carlo Barbieri – Tant’è vero che da una parte la nostra azienda è sempre in crescita e dall’altra, nonostante oltre dieci milioni di tagli dei trasferimenti statali, siamo riusciti a ridurre di 11 milioni il debito del Comune di Voghera. Se il Governo Renzi dovesse raggiungere i nostri risultati, per gli italiani la crisi sarebbe presto un vago ricordo”. 7



specialE La Sensia

UN PONTE SUL MONDO Tradizione, territorio, prodotti tipici ed Expo: queste le parole chiave dell’edizione 2015 della Fiera dell’Ascensione, la più antica della Lombardia di germano Longo

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a un po’ impressione leggerlo: edizione numero 633. Eppure correva l’anno 1382, dei black bloc ancora nessuna traccia, anche se già allora, parlando di disordini il mondo non si fa mancare nulla: i contadini ridotti in miseria mettono a ferro e fuoco Parigi e poi Londra. La “Sensia” nasce per volontà di Gian Galeazzo Visconti, signore ben più illuminato di certi suoi colleghi d’ogni tempo, e fin dall’inizio suona come un appuntamento destinato a resistere al tempo, perché si sparge la voce che a Voghera si possono fare affari. Tanta la popolarità della “Sensia” da crescere in attrazioni mai viste: nel 1824 la gente resta a bocca aperta di fronte a un elefante portato lì da chissà chi, qualche anno dopo arrivano i fuochi d’artificio, l’albero della cuccagna e una tombola.

La nuova edizione, quella numero 633, apre i battenti il 14 maggio per chiudersi quattro giorni dopo, domenica 17. Ancora oggi, la Festa dell’Ascensione è una sorta di

bussola per tutte le merciali, industriali che rappresentano nomica dell’Oltrepò glioni e bancarelle

attività come artigianali l’anima ecoPavese. Padisi riempiono


di attività, grandi o piccole non importa, perché rappresentative di un territorio che si mette in vetrina, a cominciare dall’agroalimentare, da sempre potentissi-

mo traino, rappresentato da 40 aziende del settore. Una connessione in più, quest’anno, è rappresentato dal legame fra la “Sensia” ed Expo 2015, l’Esposizione Universale di Milano, un evento di portata storica a cui il Comune di Voghera e l’Amministrazione comunale hanno dedicato un’edizione che sarà ricordata come quella del rinnovamento. L’area fieristica, grazie ad un layout totalmente nuovo, sarà ancora più accogliente e facilmente accessibile, mentre l’Area Fermi ospiterà un’inedita quanto avveniristica tensostruttura di circa 600 mq, sotto la quale andrà in scena il “Free Spirit Sport & Motor Sensia”, una sorta di fiera nella fiera, al centro della quale c’è la passione per le due e le quattro ruote. Concerti, spettacoli, degustazioni, momenti culturali ed eventi dedicati ai bambini e al tempo libero, riempiono per intero le quattro giornate della “Sensia” 2015, in attesa del gran finale di domenica 17: con la musica e i fuochi artificiali. Come la storia insegna, uno dei momenti più attesi. 7


specialE La Festa dell’Ascensione

SETTE SECOLI DI FUTURO Era il 1382, la data della prima edizione della “Sensa”, evento ormai fra i più importanti e fondamentali di ogni annata vogherese

Daniele Salerno

Barbara Cabano

La Festa dell’Ascensione? Da secoli, sotto ogni punto di vista, è un momento fondamentale per la città di Voghera. Impossibile non visitarla almeno una volta”, spiega Daniele Salerno, assessore al bilancio e scrittore, autore di un libro dedicato alla figura di San Bovo, al quale l’appuntamento vogherese è dedicato. Racconta Salerno: “La fiera di San Bovo è antichissima, nasce ufficialmente nel maggio del 1382, quando la cittadinanza inviò alla corte milanese di Gian Galeazzo Visconti il capitano Lorenzo Boccardi con la richiesta esplicita di consentire la nasci-

ta di un grande mercato. Il Signore di Milano accettò senza opporre questioni e il 14 maggio concesse un diploma, il “Privilegium Nundinarum” che istituiva una fiera della durata di sei giorni, con diritto di ripeterla ogni anno, attorno al 22 maggio, giorno dedicato a San Bovo, patrono di Voghera. Per tutto l’Oltrepò Pavese la Fiera di San Bovo diventò rapidamente un appuntamento di straordinaria importanza, vero motore per il commercio locale e ancora oggi, quasi sette secoli dopo, si ripete ogni anno portando in città decine di migliaia di visitatori”.“Una festa rilevante che guarda al futuro e ogni anno viene organizzata con grande

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impegno - sottolinea Barbara Cabano, consigliere comunale a Voghera - non a caso oggi è diventata un punto di incontro non soltanto per il sud della Lombardia, ma anche per le aree limitrofe di Piemonte, Emilia e Liguria, dimostrando che Voghera è una città ospitale e piacevole, capace di offrire servizi e momenti di attrazione collettiva tra i più rilevanti”. “C’è anche una nota curiosa racchiusa nel “Privilegium Nundinarum” firmato da Gian Galeazzo Visconti - aggiunge sottolinea Daniele Salerno - nell’atto medievale viene decretato che almeno un vogherese per famiglia dovrà obbligatoria-

mente presentarsi alla Fiera, come minimo tre volte per ogni giorno di apertura, con qualche merce da vendere, in caso contrario sarà multato di cinque fiorini. La festa è legata alle nostre tradizioni, ricordarle è essenziale per non dimenticare la nostra storia”. “Sette secoli sono passati, ma Voghera ha mantenuto la sua caratteristica di città piacevole, con un’intensa attività sia verso il commercio che il tempo libero: la Fiera di San Bovo ne è lo specchio fedele e siamo certi proseguirà ancora nel futuro, con la nostra città sempre più protagonista”, conclude Barbara Cabano. 7


specialE I prodotti De.Co.O.

Dal 2005, sono sette i prodotti protetti dal marchio di Denominazione Comunale di Origine del Comune di Voghera di germano Longo

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l nome, come spesso accade, è l’acronimo di una definizione: in questo caso, dietro alla definizione De.C.O. si nasconde la “Denominazione Comunale di Origine”, un’idea voluta da Luigi Veronelli, padre spirituale dell’enogastronomia italiana quando ancora la cucina non era così di moda. Anzi, il progetto “De.C.O.” rappresenta addirittura una sorta di testamento spirituale del grande critico milanese, che verso la fine degli anni Novanta si rende conto che ai

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TUTTA ROBA NOSTRA


così detti prodotti di nicchia, quelli caratteristici di piccolissime porzioni d’Italia ed esclusi dalle tutele di DOP e IGP, serve una tutela. “De.C.O.” diventa legge nel giugno del 1990, e rappresenta una certificazione di originalità attribuibile, dopo aver appurato le caratteristiche e le modalità di lavorazione dei prodotti, con una semplice delibera comunale: una sorta di marketing territoriale oggi adottato da oltre 240 comuni italiani. Dal 2003, l’Assessorato alla Promozione del Territorio di Voghera apre il proprio fascicolo “De.C.O.”, che diventa operativo soltanto due anni dopo e, al termine di un “censimento”, è pronto l’elenco dei sette prodotti entrati sotto la tutela della “Denominazione Comunale di Origine del Comune di Voghera”.

Agnolotti di stufato la mostarda

Quella di Voghera ha una tradizione antichissima, che vanta fra i primi estimatori il palato eccellente di Gian Galeazzo Visconti, signore dell’Oltrepò. A portare avanti la tradizione è la “Pianetta di Barbieri”, azienda che dal 1977 rispetta la ricetta e soprattutto i tempi di lavorazione.

la zuppa Vogherese

Dolce che mette insieme il pan di spagna con la torta paradiso: in mezzo troneggia una farcitura a base di panna, creme e caffè, il tutto chiuso da altra crema e cioccolato. La “pasticceria Vellini”, dal 1978, è uno dei posti migliori in cui gustarla.

Lo stracchino

Dolce semifreddo a base di zabaione e cacao, creato alla metà degli anni Cinquanta dal mastro gelataio Giovanni Marchesi.

Piatto tradizionale natalizio, nato come piatto povero. L’indirizzo giusto, da oltre mezzo secolo, è l’azienda artigianale “Savignoni pasta fresca”.

Agnolotti e lasagne al ragù di vaglica

Dal 1984, il laboratorio di Lorenzo Vaglica li realizza ogni giorno, seguendo l’antica tradizione della pasta fatta in casa.

il peperone

Salvato dall’estinzione nel 2005 partendo da alcune piantine superstiti, il peperone vogherese ha caratteristiche organolettiche particolari, donate dal terreno argilloso.

la cipolla

La “dorata” è di forma tondeggiante, di un giallo intenso e dal sapore ottimo: quanto basta per renderla celebre ovunque. 7


specialE VOLONTARIATO Run for Pakinson’s 2015

DI CORSA PER CHI RALLENTA “I

l Parkinson mi ha salvato la vita: prima vivevo a cento all’ora, ora mi sono avvicinato alla famiglia”. Michael J. Fox, il simpatico Marty McFly di “Ritorno al futuro”, è forse il più grande

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testimonial di una malattia neurodegenerativa di cui ancora poco si sa. A lui la diagnosticano nel 1991, nel pieno di una carriera che l’ha già proiettato fra le stelle più promettenti di Hollywood, e da allora tutto cambia: nel 2000 crea a suo nome una fondazione che si occupa di trovare


Sesta edizione per un evento beneficio di raccolta fondi organizzato come una festa: alla passeggiata senza impegno, si è affiancata quest’anno anche una maratona agonistica. Nelle parole del dottor Carlo Dallocchio gli sforzi della comunità scientifica mondiale di GERMANO LONGO una cura, riuscendo finora a finanziare la ricerca con 126 milioni di dollari. Ma Michael J. Fox, insieme ad altri malati “celebri” come Muhammad Alì e Papa Giovanni Paolo II, è soltanto la cima, la parte più visibile di ciò che la comunità medica e quella rappresentata dai malati e le loro famiglie continuano a fare, incessantemente. Da sei anni a questa parte, nel lungo elenco degli sforzi per tenere alta l’attenzione sul morbo è nata “Run for Parkinson’s”, una maratona-evento creata nel 2010 da un malato spagnolo di origini italiane che è riuscito a coinvolgere centinaia di persone in una semplice camminata, cosa molto naturale per chi sta bene, ma vera impresa titanica per chi ha perso o sta perdendo il pieno controllo dei propri movimenti. Tale e tanta è la partecipazione che “Run for Parkinson’s” cresce, diventa annuale e da quel momento capace di coinvolgere migliaia di persone da oltre 100 città di 12 paesi diversi. In Italia, dove arriva quattro anni fa, il dottor Carlo Dallocchio, neurologo presso l’Ospedale di Voghera, è fra i primi a sposare la causa: “Ho messo insieme la mia

Il sindaco di Voghera Carlo Barbieri e il Dott. Carlo Dall’occhio passione per la corsa a quello che ritengo possa essere un altro tassello importante nella sensibilizzazione verso la malattia. Oggi c’è un po’ la tendenza a organizzare

maratone per qualsiasi motivo e finalità, io insieme ad alcuni colleghi abbiamo voluto pensare a “Run for Parkinson’s” più come una sorta di festa per la città, se così si può dire, una camminata aperta a tutti, a cui abbiamo aggiunto un’appendice sportiva. Ma alla base di tutto resta la voglia di raccogliere denaro da devolvere interamente all’Associazione Parkinsoniani Italiani, una onlus che si occupa di tenere in piedi il volontariato intorno alla malattia. E devo dire che, dopo una partenza timida, “Run for Parkinson’s”, si è trasformato in uno degli eventi sportivi più attesi di Voghera: alla prima edizione eravamo poco più di 300 persone, mentre all’ultima, quella dello scorso 19 aprile, in concomitanza con altre 26 città italiane, c’erano 1.280 partenti fra agonisti e famiglie con bambini. Ognuno corre o cammina in base alle proprie possibilità, ma la cosa più bella è vedere la partecipazione di pazienti, parenti, amici, familiari e di chiunque voglia testimoniare la propria solidarietà con chi è colpito da questa terribile malattia degenerativa”. Il morbo di Parkinson, segnalato per la prima volta nel 1817 dal medico inglese James Parkinson, è fra le malattie extrapiramidali, insieme all’Alzheimer, una delle più diffuse. “Il picco massimo di incidenza si ha intorno ai sessant’anni, anche se non sono rari i casi registrati su pazienti più giovani. Il lato oscuro del Parkinson è che al momento non è stato ancora possibile capirne le cause, ovvero cosa la scatena: ci sono diverse teorie che raccontano di una correlazione con gli erbicidi, altre che propendono invece per agenti esterni introdotti per via aerea. I sintomi più comuni sono il tremore, la rigidità ed un rallentamento nei movimenti, ma non sempre è così: non sono rari i casi in cui la malattia si manifesta con dolori localizzati in precise zone del corpo, che spesso vengono trascurati o scambiati addirittura per problemi ortopedici. Eppure la prevenzione è al momento l’unica arma contro una malattia per cui esistono cure, ma non è prevista la guarigione”. 7

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attualità/1 Expo 2015

Gusti e disgusti dall’immensa area che ospita l’esposizione universale, dopo 109 anni tornata a Milano. Sei mesi di tempo per capire cosa mangeremo nel futuro, ma poche le speranze di poterlo visitare in una volta sola: lo dicono i numeri di Germano Longo

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WORLD

TOUR


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rima accortezza: bisogna abituarsi ai numeri, che fin dall’inizio dell’Expo sono colossali ed esibiti come un trofeo. Si parte, perché così va fatto, dai sei milioni di italiani incollati alla televisione per ascoltare la voce di Bocelli nella serata inaugurale, e si arriva ad altre cifre, ben più grosse:

20 milioni di visitatori previsti, 184 giorni di esposizione, 5,4 miliardi di investimento e 50 quelli attesi nelle casse, un milione di metri quadri da visitare, pari a 140 campi di calcio. Neanche andando di corsa, basterebbe una settimana. Ma l’Expo ha un’altra caratteristica: divide da sempre - specialità non solo italiana in diverse correnti di pensiero. A chi dice che sarà un’occasione unica per rilanciare l’Italia, citando come esempio Siviglia, città che nel 1992 cambiò così tanto che ancora oggi vive di rendita grazie a ponti, strade, aeroporti, stazioni, treni ad alta velocità e strutture alberghiere, rispondono gli “expogufi” o “exposcettici”, come ama definirli il premier Renzi, che al contrario

mentazione: “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. A quello si ispira “Foody”, la mascotte, realizzata dalla Disney e formata da 11 alimenti che si uniscono fino a formare un ritratto ispirato ai quadri dell’Arcimboldo, e sempre al cibo si sono allineati i 144 padiglioni, chi più chi meno. Di sicuro, fra le 450 mila tonnellate di cibo, trasformati nei 26 milioni di pasti previsti, chi vorrà avrà modo di assaggiare cucine diverse e lontane, esotiche e perfino un po’ forti, a volte. Alla pizza italiana e gli ham-

ricordano un paio di episodi tutt’altro che confortanti: nel 2000 quello di Hannover fu uno dei più sonori flop nella storia dell’Expo, così come quello del 2005, ospitato ad Aichi, nell’efficientissimo Giappone. Il tema dell’Expo 2015, anche questo lo sanno quasi tutti, è l’ali-

burger degli americani, che dettano legge dalle sagre di paese in su, fanno da contraltare bistecche di coccodrillo, larve giganti, cavallette caramellate, pesce palla, vino di serpente, insalate di meduse e ragni fritti. Disgustati? Secondo gli esperti è meglio rassegnarci: non solo il futuro del cibo è questo, ma chi è riuscito a vincere il disgusto assicura che non sono neanche così male. Ci fidiamo sulla parola. 7

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attualità/2 turismo

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orreva l’anno 1851. La prima Esposizione universale fu a Londra, nel Crystal Palace in Hyde Park, conosciuta anche come Great Exhibition. Da qui si sono susseguite, ogni 5 anni, diverse Esposizioni che hanno lasciato nei luoghi che le hanno ospitate alcune strutture che sono poi diventate parte importante della città stessa: da Parigi con la Torre Eiffel, a Budapest, arricchita da vari complessi architettonici nella zona di Piazza degli Eroi. Da Bruxelles, a cui è rimasto l’Atomium, a Siviglia con l’Isla de Cartuja. Area di notevole interesse è stata anche quella milanese, per l’expo del 1906, dove l’Esposizione lanciò l’attuale Fiera di Milano, ma venne sfruttato anche il Parco Sempione, nel quale c’è ancora l’Acquario Civico. Proprio a Milano è iniziato da pochi giorni il nuovo Expo 2015: tante le cose da visitare in città e non solo. Tra le varie Province, quella di Pavia appare particolarmente predisposta ad accogliere i turisti. Basti pensare ai quattro itinerari del posto, esaltante attrattiva per chi vuole conoscere un territorio intriso di storia e cultura. Il primo, “Le terre dei re, dai Longobardi ai Visconti”, racconta di Pavia. Pavia, capitale del Regno dei Longobardi, che offre le sue bellezze storiche in un percorso di visita lungo le vie della città raccontando di un popolo lontano nel tempo, per giungere alle recenti espressioni culturali e artistiche che ad essa si sono ispirati per raccontare la storia della città.

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2015 quattro buoni motivi per visitare Pavia Di Danila Liguori


Lasciando Pavia, ci si perde lungo le strade delle altre terre dell’agro pavese, fino al complesso monumentale visconteo della Certosa, e poi ancora in cammino verso il Po, sino a Santa Cristina, ai principeschi castelli di Belgioioso e Chignolo Po, alle antichissime sorgenti termali di Miradolo Terme, e tanto altro ancora. Da vedere c’è veramente tanto. Il secondo percorso, “Le valli del vino”, comprende la visita di tre valli: : Valle Versa, famosa per la produzione di vini rossi e bianchi; Valle Scuropasso, situata tra la Valle Versa e la Valle Coppa. A fondo valle, dove si apre la pianura, si incontra Broni, sulla Via Emilia, uno dei centri più importanti dell’Oltrepò. Infine troviamo Valle Coppa: il centro principale è Casteggio, mentre la valle, è composta anche da un borgo particolare, il Fortunago, annoverato tra quelli più belli d’Italia.

“L’Alto Oltrepò” è un piccolo territorio a cui si giunge percorrendo la Valle Staffora alla quale si collegano le Valli Ardivestra e Nizza. Il paesaggio è collinare, caratterizzato da suggestivi borghi medievali, castelli, ma anche da una natura incontaminata. Infine, l’ultimo itinerario “Castelli e risaie”, invita a visitare la Lomellina, un insieme di acqua e terra, dove spesso non si comprende con precisione dove inizia l’uno e finisce l’altro. I suoi abitanti da più di mille anni si sono adoperati per livellare i dossi di sabbia e ciottoli modellati dalle piene dei suoi tre fiumi le conche, gli avvallamenti, per convogliare rogge e canali. Un paesaggio davvero suggestivo. Non resta che visitare Expo Milano 2015, senza perdere d’occhio tutte le meraviglie che si trovano intorno. 7


attualità/3 a pavia I capolavori della Johannesburg Art Gallery

PICASSO AND CO.

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a “Johannesburg Art Gallery” è considerata una delle più antiche e prestigiose raccolte d’arte di tutto il continente africano. Aperta al pubblico nel lontano 1910, nasce per volontà di Lady Florence, moglie del magnate minerario Lionel Phillips, che convinta della necessità di dare alla sua città un museo d’arte, persuade il marito a donare sette dipinti e una scultura di Rodin. Non contenta, Lady Florence vende un prezioso diamante az-

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zurro e seguendo i consigli dell’autorevole Sir Hugh Lane, uno dei creatori della “Dublin’s Municipal Gallery of Modern Art” considerata la prima galleria d’arte della storia - acquista altri capolavori da donare a Johannesburg. Ed è proprio dalla più popolosa città del Sudafrica che dal 21 marzo scorso, e fino al prossimo 19 luglio, arrivano nelle sale delle Scuderie del Castello Visconteo di Pavia oltre sessanta straordinarie opere

tra olii, acquerelli e grafiche realizzate da artisti che hanno letteralmente scritto e cambiato per sempre il corso della storia dell’arte mondiale: Edgar Degas, Dante Gabriel Rossetti, Jean Baptiste Corot, Alma Tadema, Vincent Van Gogh, Paul Gauguin, Antonio Mancini, Paul Signac, Pablo Picasso, Francis Bacon, Roy Lichtenstein ed Andy Warhol, solo per citarne alcuni. Otto le sezioni della mostra “I capolavori della Johannesburg Art Gallery, da Degas a Picasso”, con una suddivisione pensata per


Sono una sessantina le opere esposte alle Scuderie del castello Visconteo fino al prossimo luglio: un’occasione unica per ammirare preziosi capolavori d’arte che spaziano dal XIX secolo al Novecento

GUIDA PRATICA

di germano longo tematiche e per ordine cronologico, fino a formare un percorso che spazia fra i diversi linguaggi dei movimenti artistici, da quelli europei a quelli americani, attraversando un arco di tempo che va dalla metà del XIX secolo al secondo Novecento. In pratica, dall’Ottocento inglese ai movimenti nati sulle rive della Senna, a Parigi, fino ad arrivare alle avanguardie del Novecento. Un’esposizione molto raffinata e curata, con pannelli esplicativi che raccontano i capolavori, e che doverosamente si apre con il ritratto di Lady Florence Phillips, la mecenate del museo di Johannesburg, un olio su tela realizzato nel 1909 da Antonio Mancini, pittore verista di origini romane, amico di Degas e Manet. Fra le opere più celebri “Hammestein sotto Andernach”, acquerello del 1817 di William Turner, pittore paesaggista del movimento romantico il cui stile farà da base all’Impressionismo, il pastello “Due ballerine”, fra i soggetti preferiti da Edgar Degas, e la “Testa di Arlecchino II”, misto

di matita e pastello realizzato nel 1971 da Pablo Picasso, uno dei maestri assoluti del XX secolo. Ancora la “Scogliera di Etretat”, suggestivo angolo dell’alta Normandia, in Francia, che alla fine del 1800 attira la fantasia di numerosi artisti, fra cui Gustave Colbert. Per finire la piccola carrellata con “Le bagnanti”, una delle opere di Paul Cézanne, forse il più singolare ed enigmatico esponente della pittura francese post-impressionista e “Donna che si acconcia i capelli”, litografia a colori del 1896 di Henri de Toulouse-Lautrec, il cantore della vita bohémien della Parigi di fine Ottocento. 7

I capolavori della Johannesburg Art Gallery, da Degas a Picasso Scuderie del Castello Visconteo Piazza Castello 
27100 - Pavia 21 marzo - 19 luglio 2015 Orari Dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 19.00. Giovedì fino alle 22. 
Sabato, domenica e festivi dalle 10.00 alle 20.00 (la biglietteria chiude un’ora prima). Prezzi intero: 12,00 €; 
ridotto: 10,00 € (audioguida inclusa); scuole: 5,00 € Informazioni tel: +39.02.36638601 email: info@scuderiepavia.com sito internet: www.scuderiepavia.com

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territorio/1

OLTREPò Una giornata spesa bene di Daniela Capone

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hi, in una giornata di sole non ama prendere la macchina e trascorrere il fine settimana fuori porta in buona compagnia? Noi Pavesi abbiamo la fortuna di avere a pochi chilometri di distanza luoghi da visitare ricchi di storia, di cultura e di buon cibo. Nel 1164 Federico I concesse il diritto di nominare i consoli nelle varie località che ora occupano la Provincia di Pavia. Fu proprio in quell’occasione che nacque l’Oltrepò pavese che, all’inizio dell’Ottocento, era diviso tra la diocesi di Tortona e quella di Piacenza. Fu nel 1359 che cadde insieme a Pavia sotto la dominazione dei Visconti di Milano per poi prendere la qualifica di Principato di Pavia nel 1499 insieme a tutto il territorio pavese. Situato a sud del fiume Po, l’Oltrepò è un territorio della Provincia di Pavia a forma di grappolo d’uva. Circa 109.000 sono gli ettari che compongono questo territorio di collina, pianura e montagna.

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E’ sicuramente uno dei territori più conosciuti della nostra Provincia per molteplici ragioni. Ideale per uscire dalla routine quotidiana, questa lingua di territorio lombardo offre numerosi motivi per ricaricarsi dallo stress della settimana. Terra di storia, di cultura e di tradizione, ricca di colori e di odori, questa fascia del nord Italia porta con se le caratteristiche del tipico territorio lombardo. Borghi medioevali con castelli, vie antiche e paesi rurali sono le caratteristiche di molti dei comuni oltre padani. Passeggiare nel borgo di Zavattarellum che nel 971 è stato ceduto da Ottone I al monastero di Bobbio o vicino al Castello di Cecima che rimase a lungo tempo in possesso dei Ve-

scovi di Pavia, o a quello di Montalto Pavese costruito in pietra e mattoni a vista, può rappresentare un vero e proprio tuffo nella storia. Una giornata in Oltrepò è sempre una giornata ben spesa. Accogliente e rilassante, offre la possibilità di soggiorni piacevoli, anche prolungati, soprattutto nel periodo estivo a stretto contatto con la natura e lontano dal frastuono cittadino. per il clima, per i borghi e per i sapori. Importanti e molto conosciute sono le colline, note per i pregiati vitigni, fama e onore della terra oltre padana. Infatti, questo territorio a sud del Po, è rinomato proprio per i prodotti tipici e per la sua cucina. Facilmente raggiungibile dalle grandi metropoli nord occidentali, è metà ambita per godere la fresca aria delle colline e per passare un fine settima-

na gustando i tipici piatti delle numerosissime taverne. Ce n’è davvero per tutti i gusti e per tutte le tasche. Osterie, trattorie, agriturismi e ristoranti offrono sfiziosi piatti made in Oltrepò. La tradizione gastronomica locale, determinata dalle attività agricole, si esprime in una cucina ricca e genuina. Vale la pena fermarsi per assaggiare lo squisito salame DOP di Varzi , gustare il risotto con i funghi delle verdi colline, assaporare miele con formaggi del bestiame proveniente dalla fascia montuosa dell’Oltrepò, godersi un’ottima polenta o dei ravioli di carne e terminare con la frutta fresca della Valle Staffora. Il tutto ovviamente accompagnato dai pregiati vini DOC. Questo e molto di più nei tipici ristoranti ma… non solo questo è Oltrepò Passeggiando nella nostra provincia sud lombarda è facile incontrare anche specialità non prettamente tipiche della zona. Per chi avesse voglia di trasgredire alle specialità del posto, si possono trovare alternative valide per soddisfare ogni esigenza. Certo di ristoranti con viste dei vigneti e specialità tipiche abbiamo l’imbarazzo della scelta. Ma se il prossimo weekend ci assale la voglia di orecchiette alle cime di rapa, gnocco fritto, purè di fave e cannoli siciliani, nessun problema, in Oltrepò troviamo anche questo. Ci si adegua alla cucina dell’intero Stivale. Dopo tutto si sa, l’Italia è il Paese dove meglio si mangia al mondo e allora perché limitarsi alle risorse del territorio? Molti ristoranti hanno risolto creando le famose “serate a tema” dove a seconda del soggetto, si realizza il menù adatto. Molti altri invece hanno voluto proporre un menù misto per accontentare un po’ tutti i gusti. Altri ancora hanno preferito specializzarsi nelle tipiche cucine regionali. Ovviamente sapori e profumi sono diversi. Allora, il prossimo weekend si va in Oltrepò a gustare le sue prelibatezze, assaporarne gli odori e profumi della terra in un paesaggio veramente unico! 7


territorio/2

di Danila Liguori

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Eccellenze italiane ecco i vini dell’Oltrepò Pavese


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io non aveva fatto che l’acqua, ma l’uomo ha fatto il vino”, diceva lo scrittore francese Victor Hugo. Nel caso dei vini dell’Oltrepò Pavese, l’uomo li ha fatti davvero buoni. Dal Moscato al Pinot Nero, dal Riesling al Cortese, dallo Chardonnay al Sauvignon, sono innumerevoli le eccellenze vinicole di questo territorio italiano. La denominazione Oltrepò Pavese è riservata ai vini DOC, la cui produzione è consentita nella zona chiamata appunto Oltrepò Pavese, e cioè la fascia collinare della provincia di Pavia a sud del Po. Si tratta di

vini di altissima qualità, conosciuti in Italia e nel mondo intero, che fanno del made in Italy la loro punta di diamante. L’ andamento vendite sembra in continua crescita anche grazie, in termini di valore sul mercato, alla punta della piramide, e cioè l’Oltrepò Pavese Metodo Classico Docg e il Pinot nero dell’Oltrepò Pavese Doc. Si tratta di due tipologie di vino che fanno da traino a un territorio che produce il 65% del vino in Lombardia e che può esprimere, da solo, un’articolata carta dei vini di alta qualità. Quella dell’Oltrepò Pavese è una zona davvero caratteristica, situata a 30 minuti circa da Expo Milano 2015. Proprio attraverso l’Expo di Milano, aperto ai visitatori dall’1 maggio, si intenderà puntare al di là dei confini italiani, grazie alla recente messa a punto del primo piano Ocm Paesi

Terzi direttamente gestito dal Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese. In tutto il 2015 s’investiranno circa 700mila euro su Stati Uniti, Cina, Russia e Svizzera, badando altresì ad animare un’at-

tività mirata di “incoming” in chiave Expo 2015: fiere, wine tasting, eventi market place. L’obiettivo è scavalcare i confini italiani per portare un’eccellenza tutta italiana all’estero, affermandosi sui mercati, anche d’oltreoceano, in maniera costante. Il direttore del Consorzio Emanuele Bottiroli, già nei mesi scorsi spiegava: “Abbiamo scelto di avere coraggio e di giocare la nostra parte nel progettare un futuro diverso. Dialogare con la nostra ristorazione e i nostri wine-bar è importante e vitale, ci concentreremo nel fare sinergia, ma abbiamo l’obbligo di guardare anche oltre confine, dove si possono ancora fare numeri e creare valore. Chi ci assaggia e chi ospitiamo ritorna sempre”. 7

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sport in acqua

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TUTTI I BENEFICI DEL NUOTO

grandi vantaggi del nuoto sono tre. Il movimento subacqueo migliora la forza ed il tono muscolare, l’elasticità e la resistenza; inoltre a dispetto di altre forme di allenamento si concentra su tutti i muscoli, a partire da quelli delle braccia fino ai pettorali e ai dorsali. Nuotare non comporta particolari rischi, è difficile farsi male perché è l’acqua stessa a ridurre gli effetti della gravità. Per alcuni la pratica del nuoto può essere davvero complicata, ma non è mai troppo tardi per imparare a nuotare! Impegno e sacrificio sono alla base di ogni attività sportiva.

Voglia d’estate? Voglia di tornare in forma? Ci pensa il nuoto. Questa antica disciplina aerobica ha le caratteristiche idonee per farci conquistare una perfetta silhouette di anna mollo

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Non sono pochi i casi di persone che hanno mostrato interesse verso il nuoto in età avanzata, probabilmente perché noti sono i benefici che l’acqua produce sul corpo e la mente. Il movimento in acqua è di fondamentale importanza per chi è in sovrappeso oppure in stato interessante. Gli esercizi muscolari prevedono una buona dose di forza e impegno e le calorie disperse aiutano, attraverso un processo di termoregolazione, a mantenere equilibrata la temperatura corporea. Spesso abbiamo sentito che il nuoto in mare fa perdere peso più rapidamente, ma per quale motivo? La risposta è molto sem-


plice e il segreto risiede proprio nell’ acqua salmastra. L’alto contenuto di sale presente nell’acqua porta all’assorbimento dei liquidi del tessuto cutaneo, mentre le dolci carezze prodotte dal movimento ondoso sono validi massaggi. Coccole per il corpo e per l’umore, sì, perché il dondolio dell’acqua che ci culla mentre siamo a galla, fa riaffiorare dolci sensazioni legate al ricordo inconscio del grembo materno, generando, così, uno stato di pace e calma interiore. Anche i bambini in tenera età fanno presto a prendere confidenza con l’acqua. Il contatto con essa si definisce come un’ esperienza del tutto naturale. Le neomamme possono far sonni tranquilli, perché l’essere umano è da sempre pronto a immergersi. Ormai buona parte delle strutture balneari o delle piscine, si attrezza con corsi di nuoto dedicati a grandi e piccini che hanno tanta voglia di imparare ed esplorare. I piccoli, accompagnati dalla mamma, entrano in vasca e, seguiti da istruttori esperti, tentano l’approccio con la bagnata disciplina. Nella fase iniziale il bimbo viene seguito mentre prende confidenza con l’acqua. Giochi, canzoncine e paperelle galleggianti sono i compagni di questo primo momento. La presenza di un genitore o di un adulto è estremamente importante per il piccolo, in quanto punto di riferimento. Inoltre l’esperienza acquatica rafforza notevolmente la complicità madre/padre-

figlio. L’essere umano perde l’istinto di stare in apnea poco dopo la sua nascita, per cui tale pratica si riacquista solo grazie al continuo esercizio che ha portato campioni del nuoto a risultati di tutto rispetto. Per

tale ragione è assolutamente impensabile portare la testa del bambino sotto il livello dell’acqua, a meno che non sia presente una figura esperta che monitori ogni passaggio. Anche nell’età dello sviluppo, i benefici del nuoto sono eccezionali e riguardano addirittura l’apparato osseo: molto spesso, grazie a questa attività, sono stati risolti casi di scoliosi anche importanti. Inoltre, notevoli sono gli stimoli motori e respiratori offerti dal nuoto. Vantaggi su tutti i fronti, benessere di “mens et corpore”, emozioni colorate di azzurro. Questo è il nuoto! 7


fashion Gary Cooper

Da poco è stato inserito nel ristrettissimo elenco dei quattro uomini più eleganti della storia: l’eleganza innata di un’icona assoluta di Hollywood, così colto e affascinante da essere un esempio ancora oggi di germano longo 46| maggio/giugno ‘15

MEZZOGIORNO

DI STILE S

e ne andava esattamente 54 anni fa, più o meno in questi giorni, dopo aver lottato contro un male - il solito - che non gli ha lasciato scampo. Gary Cooper, al secolo Frank James, era nato nel 1901 a Helena, città di confine del Monta-

na, forse lo stato più agricolo d’America: una sorta di curioso trabocchetto del destino, che dev’essersi divertito un mondo a circondare di campi, cavalli e fattorie i primi anni di Gary Cooper, così bello e raffinato da essere eletto, poco tempo fa, uno dei quattro uomini più eleganti della storia dell’umanità.


tman dura poco: il portamento, lo sguardo profondo e l’eleganza innata, anche quando indossa stivali, pistole e cappelli da bovaro, lo catapultano sulla cima delle colline di In realtà con le fattorie Cooper ha poco a che Hollywood. Mentre in patria diventa un’icona fare: a otto anni la sua famiglia, piuttosto del cinema nel giro di un lustro appena, vinbenestante, sceglie per lui un college in Incendo tre Oscar (“Il sergente York”, nel 1942, ghilterra, dove alla faccia delle mandrie im“Mezzogiorno di fuoco” nel 1953, più quello para a “leggere in latino, risolvere equazioni, alla carriera del 1961), su cinque nomination, indossare un cilindro e fare l’inchino nel Gary vola in Italia, a Roma, dove frequenta il modo giusto, senza sembrare un maggiordobel mondo, quasi per chiudere la costruzione mo”. Tornato in America scopre di avere una di uno stile che ancora oggi resta inimitabile: passione per la pittura, ma quando la famieducato, affabile, capace di conversare d’arte glia sbarca a Los Angeles, Gary si avvicina al e storia, diventa uno degli ospiti più richiemondo del cinema: sa andare a cavallo come sti nei salotti di via Veneto. Quando torna in pochi altri, è alto quasi due metri e in più, acAmerica il cerchio si è chiuso: Gary Cooper è cidenti, è bello come il sole. Nei ruoli di1stundiventato un perfetto gentleman. DiveroliMagazine070515:Layout 7-05-2015 15:11 Pagina 1

Amico di Hemingway, di Picasso e dei Kennedy, Cooper è considerata la prima star ad aver intuito l’importanza dello stile: ovunque girasse i suoi film, si racconta, era capace di comprare grandi quantità di cotone, lino e tessuti pregiati che immediatamente spediva ad uno dei suoi tanti sarti, disseminati fra Italia e Inghilterra. Di giorno amava i jeans, mentre la sera gli bastava un blazer doppiopetto blu con camicia bianca a collo lungo per distinguersi dal resto del mondo. Ma quando era richiesta eleganza, Gary Cooper sceglieva il frac: uno dei pochi uomini nella storia dell’umanità a saperlo portare con la stessa disinvoltura di chi indossa un pigiama. 7

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Forme & Beauté

Il PESO DELLA BELLEZZA Fattore soggettivo oppure oggettivo? Quali sono i canoni per essere belli nel 2015? Sono tanti gli interrogativi che ruotano intorno all’idea dell’aspetto fisico, e ovviamente tante e svariate anche le risposte possibili

di anna mollo

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A

vere un fisico “da paura” di certo contribuisce al proprio benessere psicologico. Sin dai tempi più lontani, una donna o un uomo sicuri di sé trasmettono fiducia e consapevolezza a chi li osserva, per tale ragione diventano immediatamente più attraenti. Chi possiede un proprio stile, gusto nello scegliere gli abiti da indossare o il trucco da sfoggiare, acquista punti nelle pratiche di seduzione. Ha successo con le donne l’uomo che definisce la sua presenza nel mondo, che viene accettato dai gruppi grazie alla sua autostima. La bellezza del corpo gioca un ruolo fondamentale nella vita di ogni essere umano, spesso anche troppo! Di certo la bellezza esteriore è fondamentale nella prima fase della conoscenza e della seduzione. L’attrazione iniziale dipende necessariamente dall’impatto fisico, solo in un secondo momento si passa alla valutazione del carattere e dei modi di fare. Studi recenti hanno rivelato che la bellezza femminile è legata a forme fisiche che indicano fertilità, mentre quella maschile è associata a simboli che esprimono vigore e forza. Nella società odierna pare essersi affermato un vero e proprio culto del corpo; la sfida è raggiungere ad ogni costo risultati estetici quanto più vicini alla perfezione. Non poche sono le persone che ricorrono a piccoli o grandi interventi di chirurgia estetica per conquistare il proprio posto nella

società, un tentativo tanto ambizioso quanto estremo. Lifting, mastoplastica, punturine anti-age, sono solo alcuni degli espedienti utili a migliorare il proprio aspetto. L’attuale ideale corporeo sembra essere molto distante dalla realtà, lo svelano anche i servizi alla tv. Analizzando la bellezza nel corso dei secoli, è evidente quanto le donne abbiamo inflitto pratiche spesso violente sulla propria superficie corporea. Come dimenticare gli stretti e angusti bustini delle donne del Settecento oppure i vertiginosi tacchi dalla forma irregolare di epoche più contemporanee. La figura femminile che si è delineata dopo gli anni Duemila ha subìto un brusco ritorno

ai canoni estetici classici. Forme morbide, sì, ma mai eccessive. Il top sono le donne dal corpo longilineo e slanciato, dove ogni elemento comunica in perfetta armonia. La figura femminile, oggi si ripropone con un carattere tutto nuovo. L’aspetto esteriore deve parlare dell’io interiore. La donna è dolce ed elegante ma indipendente, sensuale ed emotiva ma anche sportiva ed atletica. Ma cosa succedeva nei decenni precedenti al nostro? I nostalgici degli anni Ottanta, ricordano piacevolmente la mitica Jane Fonda che ai suoi tempi portò una ventata di novità col l’aerobica, pratica atletica in grado di modellare il fisico della donna “anni Settanta”. In realtà il vero canone estetico di quei tempi fu la slanciata fotomodella Cindy Crawford che abilmente conquistò le copertine delle riviste più in voga. Con Kate Moss, negli anni Novanta, si diede il benvenuto ad una nuova icona estetica: androgina e filiforme…forse troppo. La padronanza del proprio corpo divenne smisurata portando all’uso prepotente di pillole dimagranti. Non pochi sono stati i casi accertati di anoressia. La bellezza corporea è stata declinata, nei secoli, in tutte le sfumature possibili, ma l’unica certezza che resta è che essa continuerà ad essere all’infinito croce e delizia dell’universo pink! 7


MINI LISA DOG MAISON

La fantasia della “Petit Maison”, azienda californiana specializzata in cucce per animali domestici, ha colpito la fantasia di personaggi celebri come Rod Stewart, uno dei tanti che ha voluto per il proprio cane una cuccia a forma di villa hollywoodiana.

Alla Gioconda, capolavoro di Leonardo, mancava solo l’ultimo passaggio: rendersi quasi invisibile. L’ha fatto un laboratorio americano, che ha riprodotto il quadro con misure infinitesimali: 30 micrometri, un terzo di un capello umano. La “Mini Lisa” è merito di un microscopio atomico capace di realizzare litografie termo chimiche. Certo, bisogna andare sulla fiducia.

ERBA AD ALTA VELOCITÀ Si chiama Mean Mower ed è un tagliaerba. Ma ha una caratteristica in più: è il più veloce del mondo. Prodotto dalla Honda, è dotato di un motore che sviluppa 110 CV e può spingerlo fino a 210 km/h. Inutile aggiungere che servono prati piuttosto estesi.

LE ARMI DI JOHNNY A darne la notizia è stata Margherita, figlia dello scrittore Beppe Fenoglio: sul fondo di un armadio della vecchia casa di Alba, in cui viveva l’autore, sono comparse le armi del Partigiano Johnny, dal nome del suo personaggio più celebre, reso immortale dall’omonimo romanzo. Si tratta di una carabina M1 calibro 30 ed una Colt 45 automatica, immediatamente donate al centro studi intitolato a Fenoglio, e a breve esposte al pubblico. 50| maggio/giugno ‘15




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