Andco ottobre15 nancy Brilly

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marketing

a pavia arriva freecar

teatro fraschini FABRIZIA CUPELLA

oltrepo

vendemmia 2015

voghera in mostra

motori

lo show di francoforte

Nancy Brilli

indomabile bellezza Anno 08 | agosto/settembre ‘14 | COPIA GRATUITA

Anno 09 ottobre 2015

COPIA GRATUITA Foto di Federico Riva


©adveRum

RistoRante

La Corte dei Quattro Re Immerso nel verde tra Pavia e Milano, i locali rinnovati recentemente, La Corte dei Quattro Re è il luogo ideale per ospitare pranzi, cene, banchetti e cerimonie. La cucina, raffinata e tradizionale, offre un’ampia scelta di specialità. Inoltre, vengono organizzate serate danzanti a tema.

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sommario

Anno 09 | Ottobre 2015 mensile a diffusione gratuita REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI PAVIA Pavia Court Registration n. 675 del 18/03/2007 INIZIATIVA EDITORIALE DI An editorial iniziative by ADVERUM SRL DIRETTORE RESPONSABILE Editor BEPPE VIETTI

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PROGETTO EDITORIALE Research editor GERMANO LONGO

focus impresa: Marco Salvadeo

“In provincia si può fare impresa”

marketing: Sbarca anche a Pavia il fenomeno “Freecar”

Io vendo, tu compri, lui media

CONSULENTE EDITORIALE Publishing Adviser STEFANO SPALLA

10 cover story: Nancy Brilli, elogio della femminilità

DIREZIONE ARTISTICA Art director Adverum srl

14 teatro: Nancy Brilli inaugura la nuova stagione pavese

Responsabile Marketing Marketing manager gianluca Maspero redazione Research and material LEGGIERI GIUSEPPINA | LIGUORI DANILA LONGO GERMANO | LUVINO ILENIA MOLLO ANNA | Montagna Tommaso PILATO MARIANNA | Pisanu Nicoletta | RAPPARELLI SIMONA Mattia Tanzi | SPALLA STEFANO SEGRETERIA DI REDAZIONE Editorial support team CATIA MORETTI

l’arte della commedia

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18 eventi: La serata Revival del Rotary Club Valle Staffora 20 pavia: mostra al castello visconteo

MACCHIE DI LUCE

22 oltrepo: l’oro rosso

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Vendemmia agli sgoccioli: “è l’annata del rilancio”

26 voghera: in festa/1

Iria castle festival, due mesi di arte e musicA

28 voghera: in festa/2

Non solo Castello, a Voghera la Notte bianca

32 ambiente: retorbido

WEB ADVERTISING Roberto Stefanini

STAMPA Printed by Tipografica DERTHONA SRL Strada Vicinale Ribrocca 6/5 15057 Tortona (AL)

QUESTA SERA SI RECITA AL FRASCHINI because the night

web master MAXIMILIANO DI GIOVANNI

PUBBLICITà Advertising ADVERUM SRL

l’Oltrepo si mobilita per il caso Pirolisi

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34 moda: fiere del settore

Le nuove tendenze fashion in diretta dal Mipap

38 motori: Salone di Francoforte 2015

ma che bella giornata

42 musica: I 50 anni del più grande successo di Beatles

Oh, I believe in yesterday

44 società: Arrivano i Breakfast Dating Adverum srl Sede legale: Via Robecchi Brichetti 40 - Pavia Tel. 0382/30.98.26 - fax 0382/30.86.72 Sede Amministrativa: V. Montebello 14 - Voghera (PV)

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Amore, cappuccino e croissant

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46 la storia: New age garage

BOX A SORPRESA

48 arte: The Burning Man

bruci la città

50 curiosità: la rivincita del nascondino

alle olimpiadi, di nascosto

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Atelier: Viale Cesare Battisti, 2/B - 27100 Pavia

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Arte contemporanea

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editoriale ottobre 2015 Historical director Germano Longo

La sindrome del fantino appiedato

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l momento in cui andiamo in stampa, Ignazio Marino è ancora il sindaco di Roma in carica. Si dice e si mormora, che il chirurgo prestato alla politica sia ormai troppo stanco di giustificarsi e difendersi, e stia meditando l’addio al Campidoglio. Il problema non è affatto Marino, sia chiaro, fior di politologi e magistrati avranno mezzi e tempi per capire chi, quando e se ha sbagliato, la vera questione è un’altra, e in fondo fingere di non vederla ricorda il celebre proverbio dello stolto che guarda il dito invece della luna. Quello a cui si intende è un problema congenito dell’italiano medio-alto, che in altre parti del mondo si spiegano poco ed è definibile come la sindrome del fantino appiedato, che rimane in sella anche quando il cavallo ha cessato di vivere. Guardiamo tutti con una certa invidia alle notizie che a volte giungono da altri paesi, con manager dai posti invidiabili che al minimo alito di vento contrario alzano le braccia e si fanno da parte, cospargendosi il capo di cenere, da lavarsi poi con calma grazie agli indennizzi milionari, va detto. È successo di recente, con l’amministratore delegato della Volkswagen, travolto da uno scandalo che sembra minare il mondo dell’auto, per quanto tutto fosse il segreto di pulcinella da tempo immemore. E come scordare il caso di Annette Schavan, ministro dell’istruzione e della ricerca scientifica del governo Merkel, beccata in flagranza per aver copiato la tesi di dottorato e dimissionaria in tempo reale. Cioè, una cosa così innocente come copiare, che spinge i genitori italiani a discutere con i professori quando beccano il figlio, e quella si dimette? Roba da pazzi, specie se vista al di qua degli italici confini, dove volendo rimpolpare in qualche modo i nomi di dimissionari bisogna includere anche i Pooh, che dopo cinquant’anni di “Pensiero” hanno pensato di chiudere senza che fosse loro richiesto.

L’elenco di politici e top manager andati via senza fiatare potrebbe continuare quasi all’infinito, sfiorando mezzo mondo ma lasciando fuori rigorosamente i nomi degli italiani, da sempre abituati a sopravvivere in mezzo, forse perché nati in una penisola che non è del tutto mare e neanche terra per intero. La frase ricorrente, in genere pronunciata dagli avvocati difensori di fronte alle telecamere è questa prendete appunti: il mio cliente è sereno e confida nel lavoro della magistratura. È vero, anche Blatter, il potente capo della Fifa, non si è dimesso e come tutti gli altri non smette di confidare: deve avere sangue italiano anche lui, da qualche parte.

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focus economia

Marco Salvadeo

“In provincia si può fare ” impresa di Pisanu Nicoletta

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lebili segnali di ripresa per l’economia dell’Oltrepo Pavese. “Attualmente la situazione dell’Oltrepo Pavese è leggermente migliorata, perché alcune aziende che producono macchinari che esportano all’estero e alcuni imprenditori del vitivinicolo stanno portando a casa risultati positivi – ha spiegato Marco Salvadeo, che dal 2013 è il presidente dei giovani industriali di Pavia -. Le aziende del settore metalmeccanico e ricerca e sviluppo stanno migliorando. Per quanto riguarda il settore dell’indotto petrolifero, Oil&gas, le aziende stanno lavorando, hanno

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sentito una ripresa al di là delle fusioni. Diciamo che in generale ci sono timidi scenari di ripresa, dobbiamo capire se si è trattato di un periodo fortunato o se nel 2016 ci sarà un consolidamento. D’altra parte le piccole aziende con un mercato nazionale o locale soffrono ancora, si presenta la necessità di avere un impulso da parte del Governo per far sì che ci sia un progetto di politica industriale serio e costruttivo. Ovviamente le aziende più strutturate possono organizzarsi meglio, rispetto alle più piccole. La Regione ci sta dando una mano, si è interessato alla situazione l’Assessorato alle Attività produttive, ma ci vuole una strategia a livello nazionale che al momento purtroppo ancora non vediamo”.


Un settore che ancora risente della crisi economica è “l’Edilizia, sicuramente è un settore che soffre molto, come tutto ciò legato a questo ambito, come l’attività estrattiva – ha precisato Salvadeo -. L’Oltrepò era terra di fornaci, ma al momento non ci sono segnali di ripresa. Il problema è anche che rischiamo l’isolamento non essendoci infrastrutture efficienti come strade ponti e infrastrutture informatiche. Rischiamo di essere tagliati fuori dalle zone a nord ovest di Milano, aree molto produttive. Potenzialmente a Voghera c’è tutto, ma siamo ancora bloccati in un limbo, non si riesce a brillare. Stiamo cercando di creare una rete tra artigiani industria e politica, per poter creare un territorio ancora più favorevole”. Oltre alle aziende locali e al settore dell’Edilizia, soffrono anche le imprese neonate: “Le start up interessanti in provincia di Pavia sono quasi tutte incubate al Polo tecnologico di Pavia, io stesso ho una start up di servizi – ha aggiunto Salvadeo -. La mortalità di queste imprese è intorno al 95% perché i canali di finanziamento tradizionali non permettono agli imprenditori di avere un sostegno concreto. Come Confindustria stiamo studiando un sistema alternativo affiancando un imprenditore strutturato a giovani startuppari che hanno un’idea da sviluppare, studiando soluzioni per il recupero di finanziamenti”. I campi più gettonati tra i nuovi

imprenditori in provincia di Pavia sono “gli ambiti Ict e di servizi, perché hanno costi minori rispetto per esempio alle aziende metalmeccaniche”. Pochi giorni fa al Polo tecnologico di Pavia sono state premiate le start up incubate presso il stesso Polo o Open Torrevecchia Pia, i giovani imprenditori le cui idee sono

possibilità - ha commentato Salvadeo -. E’ sempre il momento buono per fare impresa, l’importante è credere nella propria idea e avere un progetto chiaro in mente. A fare gli imprenditori si rischia di essere più precari dei lavoratori precari stessi. Noi come Confindustria abbiamo anche uno sportello start up per aiutare chi vuo-

state giudicate le migliori si sono aggiudicati un’esperienza nella Silicon valley: “I concorsi servono in primis alla comunicazione delle attività sul territorio, a dire che a Pavia si può fare impresa, ci sono

le sviluppare un’idea, abbiamo molte convenzioni, se uno ha passione e volontà riesce. Credo nel territorio pavese abbiamo tutte le condizioni possibili, tra cui l’università e un polo sanitario d’eccellenza”. 7

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marketing Sbarca anche a Pavia il fenomeno “Freecar”

Stanchi di mettere annunci che fanno perdere tempo? Da un’idea tanTo semplice quanto geniale la prima, vera agenzia di intermediazione automobilistica in cui pensano a tutto loro: basta solo avere un’auto da vendere

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Io vendo tu compri

lui media


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l grande drammaturgo francese Victor Hugo amava ripetere: “Si può resistere agli eserciti, ma non all’invasione delle idee”. E di idee utili o meno, in questi anni strani ne abbiamo viste tante, qualche volta perfino troppe. Poi arrivano delle trovate che nascono da un’intuizione, spesso figlie dell’esperienza personale, di quelle che resti lì e ti chiedi: ma come avrò fatto a non pensarci io? Ecco, più o meno da un punto simile inizia la storia di “Freecar automobili”, un’idea nata alla fine degli Novanta da Maurizio Cialoni, imprenditore pisano che una mattina del 1998 si chiede: ma se per vendere un’abitazione ci si rivolge ad un’agenzia specializzata, per quale motivo vendere un’auto significa dover mettere un annuncio e iniziare la solita, sfiancante sequela di telefonate fatte da curiosi e perditempo, fra appuntamenti che saltano e gente che non si presenta? Non c’è niente da fare: le idee migliori sono sempre le più semplici. “Freecar” nasce proprio per diventare quel tassello, nell’infinito puzzle legato all’automobile, che ancora mancava: una struttura di intermediazione capace di gestire la vendita di auto usate fra privati, aziende e commercianti, sgravando soprattutto il venditore da un sacco di complicazioni, a cominciare da truffe e bidoni, piuttosto frequenti soprattutto in rete. È “Freecar”, scendendo nel dettaglio, a prendere in carico la vettura realizzando un dettagliato book fotografico, a pubblicare l’annuncio su una quarantina di siti specializzati, a ricevere e smistare le chiamate dei potenziali clienti e per finire a fissare appuntamenti che mettano d’accordo tutti, completando il servizio occupandosi di tutta la parte burocratica, altrettanto sfinente nella versione fai da te. Una serie di vantaggi per chi vende, ma altrettanti per gli acquirenti, che a loro volta hanno a disposizione servizi accessori come finanziamenti ed estensione della garanzia. E che l’idea sia vincente lo dimostrano la diffusione a macchia d’olio di “Freecar”, realtà ormai ben radicata in buona parte del nord-centro Italia, da Milano a Roma, e dallo scorso settembre sbarcata anche a Pavia, in viale Partigiani 79. Ai posti di

comando della neonata struttura Gian Andrea Toffano, pavese d’adozione con un passato in Confindustria e una smodata passione per l’auto che in fondo rappresenta una sorta di tradizione familiare: “Mio nonno aveva un grosso autosalone a Milano e mio papà, pur avendo scelto

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QUATTRO RUOTE E UN PAIO DI CUORI Gian Andrea Toffano e sua moglie Barbara. Titolare della neonata filiale pavese di “Freecar”, grande appassionato di auto, dopo anni passati in altri settori, Toffano ha scelto di cambiare vita affidandosi ad un’idea imprenditoriale tanto innovativa quanto semplice.

un’altra carriera, è sempre stato un grande amante delle auto, passione che ho ereditato in pieno e che finalmente adesso si è trasformata nella svolta professionale che ho sognato per tanto tempo. “Freecar”, fra l’altro, ha molti atout in più: ad esempio la valutazione del veicolo, mediamente maggiore rispetto a quella tradizionale di rife-

rimento, l’affiliazione a grandi realtà come la rete “Officine Pro”, presente in Italia con 1.200 punti e in grado di garantire lo stato d’uso effettivo, per finire con l’accordo stipulato con “Fiditalia” per finanziamenti a tassi vantaggiosi. Oltre a poter offrire anche auto a km zero, “Freecar” è un meccanismo talmente oliato da essere perfino in grado di trovare auto precise, accontentando i clienti su tutto, dall’anno d’immatricolazione al chilometraggio”. 7

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COVER STORY Nancy Brilli, elogio della femminilità

L’ARTE DELLA COMMEDIA Palcoscenico, piccolo e grande schermo: le tre dimensioni di un’icona del cinema e della televisione italiani degli ultimi trent’anni di tommaso Montagna foto di federico riva

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ra cinema, teatro e televisione si è dipanata la carriera di Nancy Brilli che inaugurerà la stagione del teatro Fraschini di Pavia, portando in scena un classico di Shakespeare: “La bisbetica domata”, un lavoro che si può collocare a metà tra la commedia dell’arte e il teatro popolare. Giocata sullo scontro tra due poli opposti, quello maschile e quello femminile,

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la commedia dell’autore inglese (probabilmente scritta, in cinque atti, nel 1594) è stata interpretata, dalla regista Cristina Pezzoli, in chiave moderna e metateatrale: si narrano le vicissitudini di una compagnia d’attori che deve mettere in scena “La bisbetica domata”, fronteggiando anche le difficoltà legate all’abbandono del regista, entrato in contrasto col produttore. Nancy Brilli vestirà i panni della protagonista, Caterina, che sarà al centro della vicenda, ribaltando i ruoli del testo originale: lei, dal carattere indomito, soggiogherà il timido (e più giovane) co-protagonista Petruccio. Anche attraverso un allestimen-

to di grande impatto visivo e sonoro, che guiderà in parallelo le mosse sia degli attori della compagnia sia dei personaggi della commedia, la regista ha voluto donare all’opera dello scrittore di Stratfordupon-Avon una verve femminista che mancava all’opera cinquecentesca, pur mantenendone la comicità.


Se il punto di vista shakespeariano sembra proprio essere quello maschile e storicamente elisabettiano (quasi compiaciuto dell’oppressione sofferta dalla bisbetica, che alla fine viene appunto domata e si prostra ai voleri del tirannico Petruccio), la messa in scena che si presenterà al Fraschini si affida alla visione femminile, filtrata attraverso la presenza scenica di Nancy Brilli. Un ruolo che sembra essere ben adatto alle corde recitative della Brilli, che si avvicinò, quasi per caso, al mondo del cinema. Di natali romani e compagna di classe, all’Istituto Statale d’Arte dell’Urbe, della figlia del regista Pasquale Squitieri, debuttò sul grande schermo nel 1984, proprio diretta dal padre della sua compagna, in “Claretta”, una pellicola sulla vita di Claretta Petacci, interpretata da Claudia Car-

dinale. Di lì a breve l’esordio televisivo, sempre sotto l’egida di Squitieri (in una miniserie intitolata “Naso di cane”). Ma è dopo una fugace incursione nell’horror (diretta anche da Lamberto Bava) che Nancy Brilli imbocca la strada della commedia, che difficilmente abbandonerà. 5

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Prima con “Compagni di scuola” (1988) di e con Carlo Verdone, poi con “Piccoli equivoci” (1989) di Ricky Tognazzi, dove vinse pure un David di Donatello quale miglior interprete non protagonista, e infine con “Italia Germania 4 a 3 (1990), diretta da Andrea Barzini, l’attrice romana si ritaglia un posto di rilievo nella commedia italiana degli anni Ottanta. Una commedia che risente della fine del boom economico, i cui personaggi sono disillusi, quasi sull’orlo della disperazione, impegnati a nascondere la loro tristezza. In questo senso, basti pensare alla già citata pellicola di Verdone, che idealmente è il remake de “Il grande freddo” (Usa, 1983),

diretto da Kasdan. Ma se nella pellicola statunitense i compagni di scuola, ex sessantottini ormai adulti imborghesiti, ritrovano, stando insieme, l’innocenza della gioventù, nel film di Verdone i protagonisti scoprono, nonostante un inizio faceto, di non aver realizzato i propri desideri, di essere fondamentalmente dei falliti. Ecco allora che la lussuosa casa nella quale si ritrovano diventa, alla fine della nottata, l’ennesimo castello di carte, la cui presunta proprietaria, interpretata proprio

da Nancy Brilli, confessa di essere una mantenuta che nasconde, sotto uno spesso strato di trucco (se lo mette sul viso nel mirabile inizio del film), una vita non sua. Negli anni successivi l’attrice sembra dedicarsi molto anche al piccolo schermo, mietendo successi con due serie televisive: “Commesse” (dal 1999 al 2002, regia di Giorgio de Capitani) e “Il bello delle donne” (iniziata nel 2001, diretta da Mario Ponzi), dove la quotidianità del mondo femminile oscilla tra dramma e commedia. Senza comunque lesinare le partecipazioni nel cinema, tanto nelle commedie più popolari (ad esempio “Natale in crociera” nel 2007, di Neri Parenti e “A Natale mi sposo”, del 2010) quanto in quelle più sofisticate (“Maschi contro femmine” sempre nel 2010, regia di Fausto Brizzi), e nel teatro. Tra le ultime fatiche del palcoscenico, l’interpretazione (datata 2012, ne “La locandiera” di Carlo Goldoni) di Mirandolina: donna forte, volitiva e consapevole della propria femminilità. Come Nancy Brilli. 7



TEATRO Nancy Brilli inaugura la nuova stagione pavese

QUESTA SERA SI RECITA AL

FRASCHINI Lirica, Prosa, Danza, Musica si alterneranno sul palcoscenico dell’antico Teatro dei Quattro Cavalieri fino a maggio del prossimo anno. 14

Rapporti interpersonali e famiglia sono al centro delle scelte artistiche del teatro, che punta ad accontentare ogni tipo di pubblico. di tommaso Montagna


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orreva l’anno 1772. Per contrastare i capricci di Giacomo Omodei, unico proprietario di un teatro a Pavia, capace di angustiare il pubblico con futili imposizioni, quattro nobili (il Conte Francesco Gamberana Beccarla, il Marchese Pio Bellisomi, il Marchese Luigi Bellingeri Provera e il Conte Giuseppe de’ Giorgi Vistarino) decisero di unirsi nella Società dei Cavalieri per edificare quel teatro che fu poi inaugurato l’anno successivo e nel 1869, quando l’originaria Società, causa le ingenti spese, rischiava il fallimento, fu rilevato dal Comune di Pavia e intitolato al tenore pavese Gaetano Fraschini. Teatro di Tradizione dal 2003, il Fraschini è di recente divenuto Fondazione, con presidente il sindaco di Pavia. Dal maggio dello scorso anno il vicepresidente vicario è Fabrizia Cupella, imprenditrice pavese. “In un clima di crisi economica, ormai radicata da qualche anno in

Italia e non solo, il teatro Fraschini riesce a mantenere una certa stabilità - dichiara la dottoressa Cupella -. Lo attesta il medesimo numero di abbonati che registriamo quest’anno, rispetto alla passata stagione”. Punto di forza dell’antico Teatro dei Quat-

tro Nobili Cavalieri è sicuramente anche la volontà, da parte dei suoi dirigenti, di lanciarsi in sfide all’apparenza irte di pericoli. Basti pensare, in questo senso, al recente ingresso del teatro nella gestione dell’unica sala cinematografica rimasta in tutta la città di Pavia, oppure diventare il baluardo artistico della prossima kermesse del teatro Sociale di Stradella. “Vogliamo mantenere alta l’attenzione nei confronti della città e della sua provincia”. E quando accade, non è raro che si formino le file per assistere agli spettacoli. “A noi piacciono le code! Vuol dire che riusciamo bene nel nostro lavoro” precisa la vicepresidente, indubbiamente orgogliosa. Anche perchè la stagione del Fraschini, ormai alle porte, è incentrata prevalentemente su tematiche femminili e famigliari: un terreno che Fabrizia Cupella, già consigliere in regione Lombardia con delega alle Pari Opportunità per vari mandati, conosce bene. 5

A lato: MAURIZIO MICHELI, SABRINA FERILLI e PINO QUARTULLO. Sopra: DANIEL HARDING che dirige la Swedish Radio Symphony (27 aprile)

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In un tale contesto, in molti spettacoli, compreso quello di apertura con Nancy Brilli che impersona una moderna bisbetica domata, la figura della donna ha un ruolo primario. “Se dovessi definire la giovane donna moderna - continua Fabrizia Cupella - direi che è una donna con una grande consapevolezza di se stessa, dalla quale però deriva forse una dose eccessiva di aggressività verso il mondo maschile. Un lato del carattere che andrebbe smussato... per trovare il giusto equilibrio tra le parti”. Dei venti spettacoli di prosa, alcuni trattano anche altri temi delicati, come quello dei genitori adottivi (“La lavatrice del cuore”, con testo del pavese Edoardo Erba) e della transessualità (“Scende giù per Toledo”, da un romanzo di Patroni Griffi). “Accanto a questi abbiamo poi intrapreso strade più popolari, basti pensare allo spettacolo con Sabrina Ferilli e all’esibizione di Maurizio Lastrico”. “L’idea, condivisa con il nostro direttore artistico Fiorenzo Grassi, è quella di creare un’offerta che possa adattarsi a ogni tipo di pubblico”.

Sopra: a sinistra CECILIA BERNINI nelle Nozze di Figaro. A lato: FABRIZIO GIFUNI “L’attualità è stata preponderante per le nostre scelte, che rispecchiano una società, come quella in cui viviamo, che sta lentamente tornando a occuparsi, e preoccuparsi, dei rapporti interpersonali”.

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Ecco allora che accanto alla Prosa, saranno in scena le Operette di Abbati, la Danza, con compagnie di fama internazionale, e la Musica che vede, tra gli interpreti, il trombettista e filocornista Paolo Fresu, il pianoforte solista Giuseppe Albanese e il direttore d’orchestra Daniel Harding. Senza dimenticare, naturalmente, la stagione di Lirica che alzerà il sipario il 29 ottobre con un classico: le Nozze di Figaro, che vanta, in qualità di soprano, la pavese Cecilia Bernini. A proposito di Lirica, quest’anno il Fraschini si occuperà della produzione dell’opera “Ballo in maschera” di Giuseppe Verdi. “Sarà una messa in scena ricca e vedrà, tra i figuranti, dieci allievi della nostra scuola di teatro, che l’anno prossimo inizierà un nuovo triennio”. A chiudere la rassegna, gli spettacoli dei comici e quelli fuori abbonamento, come a Capodanno, quando la Compagnia della Rancia calcherà le assi del Fraschini. “Tra tutti - confessa Fabrizia Cupella - potrei mai perdermi il monologo di Fabrizio Gifuni”. L’attore romano leggerà parte del romanzo “Lo straniero” di Alber Camus. Quella sera di aprile andranno in scena l’assurdità della vita e l’indifferenza del mondo. 7

In alto: MAURIZIO LASTRICO in Il Bugiardo di Carlo Goldoni. Sopra: ARTURO CIRILLO in Scende giù per Toledo. A lato: il musicista GIUSEPPE ALBANESE

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eventi La serata Revival del Rotary Club Valle Staffora

Because the Vestiti come Travolta o con parrucche “afro”, i soci del giovanissimo sodalizio pavese hanno dato vita ad una notte piena di musica e ricordi, con una precisa finalità benefica

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guardarlo adesso, a una bella manciata d’anni di distanza, il trentennio che va dai Settanta ai Novanta aveva qualcosa di magico e forse irripetibile. Partendo dai “Seventies”, quelli delle lotte politiche, della trasgressione, dei jeans a campana e le camicie a fiori sbuffanti, dei mezzi di comunicazione che entrano di prepotenza nelle vite del mondo intero, per poi passare attraverso gli anni Ottanta, un decennio stranamente felice ed elettronico che inizia portandosi via John Lennon e si chiude idealmente come sarebbe piaciuto proprio a lui, con il crollo del Muro di Berlino, una delle più grandi vergogne ideate dal genere umano.


Nei dieci anni che cuciono insieme due eventi di simile portata storica esplodono fenomeni come Michael Jackson, l’Italia del pallone alza al cielo la coppa che significa il mondiale di Spagna accompagnata dall’entusiasmo di Sandro Pertini, ancora oggi uno dei presidenti più amati. Inizia anche la fiaba di Carlo e Diana, destinata a chiudersi in tragedia, e nelle case entra il personal computer: è il progresso, baby. Poi arrivano i Novanta, la chirurgia estetica impara a sistemare quel che la natura ha improvvisato, il codino di Fiorello fa cantare l’Italia, la politica mostra il fianco con Tangentopoli, dall’altra parte dell’oceano la puritana America spia sotto la scrivania del presidente Clinton e la moda impone lo stile grunge, un po’ minimalista e vissuto, voluto da schiere di stilisti che ad ogni nuova stagione dettano forme, colori e misure. In Italia il must è il cellulare: nel 1991 ne circola un milione scarso, cinque anni dopo i milioni sono già 6. Da lì in poi, contarli diventerà quasi impossibile. Ecco, è esattamente questo, il mitico trentennio 70, 80 e 90, ad essere diventato il protagonista assoluto di un “Revival” dal sapore assai vintage, voluto dal “Rotary Club Valle Staffora” e in scena lo scorso 18 settembre presso il “Golf Club” di Salice Terme. Una festa con tanto di cena,

Testualmente, il Rotary Club nasce a Chicago nel 1905 definendosi “Un gruppo di amici appartenenti a diverse professioni, chiamati ad impegnarsi a favore del prossimo”. Oggi sono quasi 33.000, i Club sparsi in tutto il mondo, con oltre un milione e duecentomila soci. A volere l’organizzazione fu l’avvocato Paul H. Harris, che nella stanza 711 dell’Unity Building di Chicago ebbe l’idea di creare un punto di aggregazione che non tenesse conto di nazionalità, fede religiosa e mestieri: ancora oggi, questi sono i principi fondamentali del “Rotary Club”, nel tempo si è impegnato sempre più di fronte a problemi sanitari, ambientali, di nutrizione, infanzia e analfabetismo.

DJ e dress-code che invitava a dare fondo agli armadi alla ricerca dei look di allora, creata sì per dare un’occasione di divertimento, ma con una finalità benefica ben precisa, come nella più antica e profonda tradizione del Club: contribuire fattivamente alla ristrutturazione e l’accorpamento degli Ambulatori di Senologia del Policlinico San Matteo di Pavia. “Mi assumo la “colpa” della serata, nel senso che ho avuto l’idea, immediatamente sposata con entusiasmo e voglia di fare dagli altri soci, di creare un evento diverso, per una volta lontano dal tipico stile “rotariano” un po’ formale - interviene la dottoressa Adele Andriulo, presidente incoming dopo aver coperto il ruolo di responsabile dei progetti e vice presidente - mi piace molto l’idea di aprire le porte del Rotary alla gente, avvicinare un club giovane come il nostro, nato da appena tre anni, al territorio in cui siamo nati e viviamo, che ha enormi potenzialità tutt’oggi poco sfruttate. La scusa, diciamo così, è stata una serata Revival legata ad un trentennio che racchiude e accomuna un bel po’ di generazioni, e se il tutto è riuscito perfettamente buona parte del merito va all’intero staff del “Golf Café”, che si è speso senza pensare a fatiche e ritorni economici perché ogni cosa funzionasse come meglio non avrebbe potuto”. 7

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pavia Mostra al Castello Visconteo

MACCHIE DI LUCE Come alcuni giovani toscani impararono a ribellarsi alla tradizione

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a forma non esiste autonomamente, essa è creata dalla luce, rivelata, ai nostri occhi, attraverso macchie di colore, distinte e sovrapposte le une alle altre. Questa, in sostanza, è l’essenza del movimento artistico delineato dai Macchiaioli (termine usato la prima volta, in toni quasi dispregiativi, da un giornalista sulla Gazzetta del Popolo, nel 1862), nato tra i tavolini del Caffè Michelangiolo di Firenze nel 1856. Contrari alla pittura purista, collegata all’arte del trecento e quattrocento, a quella romantica e a quella neoclassica, i giovani fondatori della scuola dei Mac-

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chiaioli rifuggivano da una visione tradizionale (e figurativamente parlando accademica) della realtà. Percepivano il reale come plasmato dalla luce, che, sbattendo sugli oggetti, tornava agli occhi sotto forma di colore. A quel punto, Giovanni Fattori, Telemaco Signorini, Adriano Cecioni &co. non potevano far altro che riprodurre tale impressione del mondo circostante per mezzo di chiazze sulla tela. E’ chiaro che in questo clima di fermento e di ribellione, contemporaneo ai moti per l’Unità d’Italia, anche i soggetti ritratti dovevano cambiare. Grazie ai Macchiaioli, la pittura italiana comincia a essere concepita

Al Castello Visconteo di Pavia resterà aperta, fino al 20 dicembre, la mostra sui Macchiaioli. Un percorso che si snoda tra dipinti e carteggi, per ricostruire le vicende del movimento artistico nato a Firenze nel 1856, precursore della pittura italiana moderna di Tommaso Montagna


moderna in Italia e non solo. Basti pensare che i componenti della scuola fiorentina, imperniata sulla luce e sull’impressione di realtà che ne deriva, possono essere a ben ragione considerati i precursori degli Impressionisti (anche in questo caso il nome nasce da un epiteto ben più che ironico) francesi, maestri nel trasporre in dipinto le sensazioni scaturite dal reale. In generale, si potrebbe affermare che anche quando, attorno al 1870, alla morte di due dei suoi pilastri, Raffaello Sernesi (1866) e Giuseppe Abbati (1868), il gruppo lentamente si sciolse, l’eredità lasciata ai posteri dai Macchiaioli fu pesante. Lanciati verso il futuro, quel gruppo di giovani toscani aveva abbandonato la train senso verista. Le scene di campagna e di vita quotidiana la fanno da padrone, i protagonisti sono anche contadini e buoi, curvati sotto il peso della fatica, donne intente a occuparsi della propria bellezza, cascinali e imbarcazioni, immobili nel tempo che scorre come l’acqua che s’intravede oltre i pioppeti. E i paesaggi non sono più sublimati o simbolici, ristretti nelle loro costruzioni geometriche di stampo classico, ma sono connotati dal senso di vastità: i campi aperti e gli spazi infiniti sono prediletti dai fautori del movimento artistico toscano. La mostra al Castello Visconteo di Pavia, che vanta settanta opere esposte provenienti da prestigiosi musei italiani e da

collezioni private, vuole indagare, anche attraverso scritti, racconti e lettere dell’epoca, lo stretto legame che esiste tra il movimento dei Macchiaioli e la pittura

dizione per abbracciare una pittura fatta di luci e ombre: quasi un’anticipazione dei turbamenti umani tipici del Novecento, che era ormai alle porte. 7

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Oltrepo l’oro rosso

Vendemmia agli sgoccioli

“è l’annata del rilancio” 22


di Nicoletta Pisanu

L

a vendemmia è iniziata a metà agosto, in un clima di tensione. La vicenda giudiziaria legata al Pinot grigio contraffatto in cui è coinvolta la cantina Terre d’Oltrepò, oltre alla crisi economica

de La Versa, hanno portato molti imprenditori vitivinicoli locali a considerare il 2015 come un anno di transizione verso il rilancio dei prodotti del territorio. Le condizioni climatiche tuttavia quest’anno non sono state ottimali: “Al di là delle grane giudiziarie possiamo parlare dell’annata del rilancio. Sono di queste ultime settimane i giudizi positivi delle guide,

ad esempio il Gambero ha selezionato sette vini aggiudicandogli tre bicchieri, così come la guida di Ais, entrambe oltre ad aziende storiche hanno considerano anche alcune new entry – ha spiegato Michele Rossetti, presidente del Consorzio tutela vini Oltrepo Pavese -. 5


dimentichiamo il Riesling superiore – ha aggiunto Rossetti -. Rappresentano la più genuina espressione della qualità della viticoltura nella nostra zona. E del resto i riconoscimenti per i prodotti del nostro territorio arrivano. Significa che una parte notevole di Oltrepo sta lavorando bene. È ora di parlare del buono e delle eccellenze di questa terra”. E tra le eccellenze locali, il vino è stato protagonista, insieme agli altri prodotti del territorio nelle iniziative della Provincia di Pavia legate a Expo: “L’effetto

Tuttavia, quest’anno abbiamo notato un calo produttivo, seppur modesto, dovuto all’andamento climatico”. L’estate ha registrato temperature particolarmente alte: “La siccità colpisce in modo differente il fondovalle e le creste delle colline, influendo quindi in modo diverso sull’uva e sulla vite. Abbiamo registrato circa il 15-20% in meno di produzione mediamente su tutte le varietà – ha aggiunto Rossetti -. Ci sono situazioni con notevoli cali in funzione di diverse variabili. Tuttavia, per fortuna, da un punto di vista qualitativo invece è stata una grande annata, perché se da una parte l’andamento siccitoso ha influenzato negativamente la quantità, dall’altro canto ha rafforzato la qualità del prodotto. Ci sono vini molto ben strutturati come i casi dei rossi, che lasciano presagire anche una notevole longevità soprattutto per i vini di riserva”. I bianchi invece grazie al clima

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“sono vini profumati, sebbene torrida non è stata un’annata drammatica, come in altre occasioni quando il caldo ha penalizzato la finezza e il profumo del prodotto – ha commentato il presidente -. La primavera piovosa ha determinato un andamento climatico adatto ottimale per i bianchi”. Si punta su prodotti noti: “I vini di punta della nostra zona sono quelli su quali da anni i produttori si impegnano. Lo spumante metodo classico, il pinot nero rosso nella versione riserva e lo storico Buttafuoco. Non

Expo non è quantificabile nell’immediato, ma tutte le iniziative promozionali creano sicuramente un effetto indiretto sulla percezione di qualità, è ancora prematuro oggi fare bilanci ma è stato un momento importante – ha aggiunto il presidente del Consorzio -. Forse ci si poteva organizzare meglio, una presenza dell’Oltrepò disunita e non coordinata con diverse iniziative lodevoli ma se fossero tutte confluite in una sola iniziativa forte sarebbe stato meglio. Bisognerà riflettere per il futuro sul fatto che sia più opportuno puntare su un obiettivo piuttosto che disperdere gli sforzi”. 7


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Iria castle festival due mesi di arte e musicA 26


L

’autunno a Voghera da sei anni porta con sé l’Iria castle festival. La rassegna, organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Voghera, si pone da oltre un lustro “l’obiettivo di vivacizzare culturalmente la città, prevedendo una serie di eventi che ruotano attorno al Castello visconteo e, più in generale, al centro storico”, come spiegato dagli organizzatori. Presentato a inizio settembre dall’assessore Marina Azzaretti, il fitto calendario della manifestazione ha preso il via sabato 12, con il concerto serale in Duomo. “Canti del primo Novecento”. Non solo una serata in musica, ma arricchita da aneddoti, a cura dell’Usci della Provincia di Pavia con le corali San Germano, Polifonica Gavina e Musicalmente. L’inaugurazione ufficiale della rassegna si è tenuta giovedì 17 settembre, con il taglio del nastro e il convegno “Il Castello: una storia da raccontare”, seguito da una cena organizzata dal Lions club. La sera seguente, danza con i ballerini della Silvio Oddi Academy mentre, il giorno dopo, gli associati Acol hanno presentato le collezioni moda autunno/inverno 2015/2016 con una sfilata nel corso di una serata di gala, così come la domenica una seconda sfilata, organizzata da La Vogue, è andata in scena a sostegno dell’Airc - Associazione italiana per la ricerca sul cancro. Il fine settimana seguente, la musica è stata ancora protagonista, con “I sentieri dei canti – Voci di terra, voci dell’anima” a cura di Musiche Sel-

La rassegna al castello visconteo è giunta alla sesta edizione di Nicoletta Pisanu

vagge e Appennino String Quartet, concerto organizzato dalla Fondazione per la salvaguardia e lo sviluppo dell’Oltrepò pavese, ma anche con lo spettacolo di teatro danza del Centro Studi Danza di Annalisa Dalla Betta e la voce di Mary Montesano che ha allietato i partecipanti al Gran gala del Castello di domenica 27 settembre. Il programma di ottobre offre intrattenimento fino a domenica 25, quando la rassegna chiuderà. Venerdì 2 si sono esibiti allievi e degli istruttori della Tarditi Studio Dance di Voghera, il giorno seguente il Rotaract Club ha organizzato un concerto di beneficenza, “Musica senza età”. Il giorno seguente doppio appuntamento, al pomeriggio si sono esibiti gli allievi dei corsi di danza latinoamericana, orientale, hip hop e delle classi di fitness, burlesque e arti marziali di Target obiettivo danza, mentre la sera ancora note con “Cosa succede in città”, concerto jazz a cura della Big Band della Civica

Scuola di Musica. Il week end successivo è stato all’insegna dei funghi, con l’inaugurazione sabato della mostra mitologica per la Festa del fungo città di Voghera, e domenica a pranzo con la rislttata no stop. Ma il mese non è ancora terminato, e in cartellone per il fine settimana del 16 ottobre in programma c’è lo spettacolo di danza dell’Equipe Danza di Simona Corna, il concerto sabato 17 della Chitarrorchestra Città di Voghera, mentre domenica sarà la volta della tradizionale esposizione “Aromatica – Sapore, profumo e aroma” a cura dell’Istituto Carlo Gallini. Durante lo stesso pomeriggio, si terrà la premiazione del concorso “FAI un selfie a Voghera” in occasione della Giornata FAI Marathon. Alle 18, sempre domenica, aperitivo letterario con la presentazione del libro “Il frumento e l’Oltrepo” , mentre alle 21 giovani musicisti sul palco con “Il gusto di far musica” con la band e il coro dell’Istituto Gallini. Tango e cultura venerdì 23 ottobre con la presentazione, alle 18,30 del libro di Stefania Convalle “Una calda tazza di caffè americano” con spettacolo di danza, alle 21 si terrà il concerto “Dal tango al jazz”. Sabato 24 e domenica 25, ultime giornate, si terrà un festival nel festival, con Cultura e libertà, mini rassegna a cura dell’Associazione CulturAma. In chiusura, domenica alle 21, nei giardini del Castello l’appuntamento “Osservazione serale della luna e del profondo cielo” terra tutti con il naso in su, a osservare gli astri che illuminano le notti vogheresi. 7


voghera in festa/2

di Nicoletta Pisanu 28


G

© ADVERum

li eventi a Voghera, tra settembre e ottobre, non si sono esauriti con la ricca programmazione dell’Iria castle festival. Il 26 settembre si è svolta la Notte bianca, organizzata dalle associazioni dei commercianti locali e dall’Assessorato alle Fiere e mercati del Comune di Voghera. Per le associazioni, l’appuntamento “è stata l’occasione per permettere a tutti, anche a chi durante il giorno non ne ha la possibilità, di guardare la merce dei negozi vogheresi, pensando agli acquisti”. La serata è stata arricchita da iniziative culturali organizzate nel centro storico della città. In piazza Duomo sotto i portici è stata allestita una mostra fotografica, il locale La Cappelleria ha offerto musica e ha dato la possibilità di cenare ai passanti, hanno aderito anche Nicola estetica, Birrificio Iriense e la profumeria Parisienne, con la musica. Per l’occasione, il bar Barocco ha servito un aperitivo lungo, mentre la gelateria Britz ha avuto a disposizione sei metri di plateatico. Più di dieci metri di plateatico al locale Duomo 67, aperto fino a notte fonda. Al bar Cristallo, la cena. Nella centrale via Emilia, negozi aperti, vetrine

illuminate e il mercatino, l’erboristeria Nature House ha allestito una bancarella per l’esposizione di materiale e la degustazione di confetture. Festa in via San Lorenzo,

con la degustazione di pesce fritto, birra e il dj set, non sono mancate esibizioni di pallacanestro, l’esposizione di capi d’abbigliamento e di bigiotteria. 5

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Hanno aderito all’iniziativa i commercianti de 1871 Commune de Paris, Les Amis, Arbiter abbigliamento, Ottica buena vista, Crevani sport, Laura C. abbigliamento, Time out, Pescheria Bagnaschi, Oltre l’enoteca, Marilyn abbigliamento, Gloria F., Palonta calzature, L’intimo è, caffetteria San Lorenzo, con la partecipazione degli atleti dell’Olympia basket. In via Garibaldi, degustazione di finger food a cura del Caffè del Corso e le particolari acconciasettembre il bar Twenty street ha messo in scena il karaoke. Anche in piazza Fratelli Bandiera, l’Invidia cafè ha organizzato un karake, mentre il caffè Cervinia in piazza Meardi ha ospitato le esibizioni di Vito Romito e Lele Baiardi. La manifestazione ha registrato un migliaio di visitatori, scopo dei commercianti era anche attrarre persone provenienti da fuori città. 7

ture di Ely Line. In via Grattoni bancarelle di Daniela Alini (Jafra cosmetics), degustazioni della Cantina Guerci e manicure d’autore con Evanescence estetica. In via Bidone è stata allestita la Wedding night, con esposizione di abiti da sposa e set fotografico professionale. La libreria Ticinum ha presentato il libro di Alessandro

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Reali “Ritorno a Pavia”, in serata ha organizzato giochi legati alla letteratura. In via Plana la Taverna di Boe ha preparato una cena con bolliti misti, mostarda e salsine tradizionali oltrepadane, in via XX



A l’Oltrepo si mobilita per il caso ambiente Retorbido

Pirolisi di Pisanu Nicoletta

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ncora in fase di valutazione il progetto per l’impianto per la pirolisi dei pneumatici che la Società Italiana Energetica Tire ha chiesto di costruire a Retorbido, sul sito dell’ex fabbrica Valdata. Sabato 12 settembre il Comitato per il no all’inceneritore ha organizzato una giornata dedicata alla promozione dei prodotti tipici locali e alla divulgazione sul progetto dell’impianto per la pirolisi. All’evento, chiamato SalviAMO l’Oltrepò, hanno partecipato circa quattromila persone. Le pro loco dei Comuni oltrepadani, i sindaci e i Comitati locali hanno esposto banchetti di cibo, materiale informativo e vino, mentre sul palco si sono succedute band di giovani musicisti del posto. Nelle settimane seguenti, c’è stata una manifestazione di protesta davanti a Confindustria a Voghera, in occasione dell’incontro tra Silvio Arrivabene, responsabile per il progetto di Retorbido di Italiana Energetica Tire, e i soci dell’associazione, cui l’in-


gegnere ha presentato il progetto attualmente al vaglio di una commissione di esperti in Regione. La manifestazione, pacifica, ha portato alla chiusura al traffico di un breve tratto della via Emilia a Voghera, per consentire ai presenti di presidiare in sicurezza la zona. Un incontro per discutere dell’impianto a settembre si è svolto anche a Rivanazzano, con i rappresentanti di Federterme, associazione critica nei confronti dell’impianto.

All’incontro hanno partecipato l’assessore provinciale Paolo Gramigna, Aurelio Crudeli e Giorgio Matto, rispettivamente direttore e vicepresidente di Federterme, insieme ai consiglieri regionali Iolanda Nanni (Movimento 5 Stelle), Giuseppe Villani (Pd) e Angelo Ciocca (Lega Nord), quest’ultimo presidente della IV Commissione -Occupazione e Attività Produttive di Regione Lombardia. Dopo la visita agli impianti termali, il sindaco di Rivanazzano Romano Ferrari ha dato voce a una delegazione di cittadini oltrepadani, che hanno manifestato le proprie preoccupazioni. Nella loro lettera aperta, i cittadini hanno spiegato: “Cosa possano pensare gli amministratori locali, i cittadini e gli imprenditori agricoli, dell’industria vitivinicola, della ristora-

zione, del turismo, delle terme che negli ultimi anni hanno effettuato investimenti scommettendo sulle potenzialità naturali di questo territorio, nel vedersi calare dall’alto il devastante impianto di Retorbido per lo smaltimento dei pneumatici usati? È del tutto incomprensibile la logica che permetterebbe di installare un inceneritore, perché di questo si tratta, in piena campagna a Retorbido totalmente in contrasto con il tessuto economico circostante. È un progetto che non sta in piedi, un controsenso unico per l’economia di un territorio che si sta faticosamente rialzando, puntando sulle specificità naturali e paesaggistiche”. Riguardo alla presenza dei numerosi impianti termali, hanno aggiunto: “Gran parte

dell’efficacia delle cure termali è legata alle condizioni ambientali che danno un contributo decisivo nel determinarne la precoce risoluzione delle varie patologie. Ma come si può anche solo pensare di costruire un inceneritore a un chilometro da un centro termale? Le persone vengono qui a curarsi, circa 30mila visitatori l’anno, proprio per le malattie respiratorie”. Intanto, il progetto presentato dalla società Italiana Energetica Tire al momento è ancora in fase di valutazione, recentemente è stata nominata una commissione di esperti per affiancare i tecnici regionali che stanno studiando il piano. 7

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Le nuove tendenze fashion in diretta dal Mipap S di Marianna Pilato

i è concluso lo scorso 28 settembre, registrando dei dati di affluenza molto positivi, il Mipap, ovvero il Salone milanese dedicato al prêt-à-porter femminile. L’evento, della durata di tre giorni e ospitato all’interno di un padiglione di Fieramilanocity, è stato visitato per l’esattezza da 4.090 operatori professionali e buyer (di cui il 22% provenienti dall’estero), che hanno potuto constatare dal vivo la qualità delle collezioni presentate dai 160 marchi partecipanti, nonché apprezzare l’originalità degli stilisti

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che hanno ideato certi modelli Se da una parte i visitatori italiani sono stati leggermente di meno, dall’altra sono aumentati quelli venuti appositamente dal Libano, dal Sudafrica e dal Brasile. Rimane stabile anche l’interesse dei giapponesi e dei coreani, che sono soliti intervenire alle manifestazioni di questo genere per poi riproporre determinati

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stili di abbigliamento sul mercato dell’Estremo Oriente. Alcuni operatori, poi, hanno preferito stringere affari con i brand già conosciuti nelle scorse edizioni, mentre altri più ardimentosi hanno concluso accordi anche con nuove realtà della filiera, colpiti dalle loro proposte per la primavera-estate 2016. Il marchio giovanile “Ean 13”, per esempio, sembra ispirarsi a ricordi di un passato agreste e spensierato. Dalla campagna infatti prende spunto la serie di modelli “Gold Fruit”, molto chic con una patina di oro luccicante. Altre stampe, inoltre, sono caratterizzate da un tripudio 5

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di fiori, coccinelle e farfalle, illuminate da Swarovski Elements sparsi qua e là. Una rappresentazione della natura, seppur più selvaggia, contraddistingue altri capi che rendono omaggio agli animali e alla flora dell’Africa e dei Caraibi. Non mancano quindi neppure le classiche stampe leopardate o zebrate, mixate però a altre fantasie per rendere il tutto il più creativo possibile. I tessuti sono rigorosamente naturali, con la predominanza del cotone e della viscosa/seta.

che era anche sponsor del concorso di bellezza vinto da questa giovane viterbese e andato in onda di recente sul canale La7. Oltre a vestire le Miss finaliste, l’azienda è stata scelta anche per fornire la divisa delle hostess del Mipap. Ricorda un po’ lo stile del celebre marchio spagnolo Desigual l’offerta commerciale di “Antica Sartoria by Giacomo Cinque”, adatta alle donne dall’animo nomade, bohemienne ma allo stesso tempo romantico. Tra pizzi e merletti, ricami preziosi,

Eleganza e comodità vanno di pari passo nell’ultima collezione di “Tiziano Santandrea”, un brand che è riuscito a catturare l’attenzione sia delle ragazze di vent’anni che delle donne più adulte di classe grazie anche a una disponibilità di taglie molto ampia, che va dalla 38 alla 58. Per la bella stagione del prossimo anno l’azienda punta su tendenze fashion ben precise: Luxury Jeans, Cruise, Pixel, Rose in Yellow, Moonlight, Havana, Animalier, Marina Yachting e Safari. Il marchio canadese “Joseph Ribkoff” domenica 27 settembre ha avuto l’onore di ospitare presso il suo stand la nuova Miss Italia Alice Sabatini, dal momento

collane e accessori, le fantasie e i colori degli abiti si sovrappongono, per un effetto finale che non può passare inosservato. Una moda sbarazzina e chic con accenti couture è quella proposta da Sonia Fortuna, in cui il pizzo, declinato in varie nuance, è il protagonista assoluto. Il mood etnico e l’atmosfera esotica, combinati ad abiti leggeri dai colori decisi e vivi come l’arancio, il giallo, il rosa e il verde, richiamano indubbiamente il sapore dell’estate. Il denim che non tramonta mai viene rivisitato attraverso abiti bon ton, tra pantaloni in stretch che si sposano con camicie sofisticate e sfiziose tshirt con stampe inusuali. 7


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motori Salone di Francoforte 2015 Poco prima della tempesta Volkswagen, il mondo dell’auto ha vissuto giornate esaltanti, fatte di segnali di ripresa e speranze fondate. Eccone qualcuna, le più attese di germano Longo

C

he peccato. Dopo anni di asfissia quasi totale, con la stragrande maggioranza dei marchi automobilistici in apnea notturna, sembrava che il Salone di Francoforte - vetrina che si alterna a Parigi, facendo un anno a testa - fosse quello della rinascita,

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Ma che

bella giornata del consolidamento dei segni “più”, tornati finalmente sui bilanci di tutti, o quasi. Invece, alla prima sgambata felice fuoriporta, arriva una foratura, e anche piuttosto impegnativa: lo scandalo Volkswagen, che in molti immaginano ormai come una sorta di vaso di Pandora, quello che secondo la mitologia racchiude

tutti i mali del mondo. Peccato, si diceva, perché proprio Francoforte è apparso subito come un anticipo di primavera, con tanto di rondini e fiori. Lo confermano cifre considerate da record: 1.103 espositori da 39 paesi, a dividersi gli onori e la gloria di ben 210 novità. Cose che non si vedevano da un po’, in effetti.


A farla da padrone, dato tranquillamente confermabile dando un’occhiata al traffico, sono i Suv, o quel che ne resta, visto che ormai nessuno li chiama più Suv ma Crossover, Urban, Sport Actvity e via così. L’idea che acchiappa è comunque quella di vetture sempre più alte da terra, con cui poter affrontare le bizze del tempo, ma senza esagerazioni da Parigi-Dakar,

anzi. È proprio la parola “anzi” a fare da spartiacque, portando in trionfo la vedette di Francoforte, una principessa blasonata come la Bentley Bentayaga: cinque metri di Suv mosso da un poderoso 6 litri W12 biturbo con 608 CV e 900 Nm, che concedono fino a 300 km/h. Abbassa un po’ i toni la Jaguar F-Pace, primissimo Suv nella storia del Giaguaro inglese, pardon, indiano, che si limita - si fa per dire - a due versioni: un 2 litri diesel da 180 CV ed un 3.0 diesel con la cavalleria portata a quota 300. Chiude il cerchio la seconda generazione di BMW X1, Suv compatto con dotazioni ed equipaggiamenti che nulla hanno da invidiare alle sorelle maggiori. Due benzina e tre diesel quattro cilindri al lancio, con “range” di potenza compreso fra 150 e 231 CV. 5


va l’erede della Veyron: la Vision Gran Turismo. Bocche cucite sul futuro, anche se filtra il nome di “Chiron”, una robina da con un W12 da 1.200 CV e 430 km/h. Altra star delle passerelle la Lamborghini Huracàn LP 610-4 Spyder: decapottabile a due posti erede della Gallardo

Completavano il selfie del gruppo Suv, nella ridente Francoforte, la nuova Toyota Rav-4, diventata ibrida, la Seat Leon Cross Sport e le sempreverdi Kia Sportage, Hyundai Santa Fe e Ford Kuga. Ma se l’auto è sogno, i sogni albergavano altrove, accidenti. Ad esempio nello stand Bugatti, dove in un concept dall’aria molto definitiva si cela-

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che vive dei ruggiti di un V10 aspirato da 5,2 litri e 610 CV, con cambio a doppia frizione LDF a sette rapporti. E ancora una volta, spazio ai modelli highlander: il facelift dell’inossidabile Porsche 911. Qualche ritocco d’immagine, consumi ed emissioni un po’ riviste e un nuovo motore da sogno, il 3 litri da 370 CV, che diventano 420 nella versione “S”. Degna di nota, fra le più ammirate di Francoforte, l’Alfa Romeo Giulia Quadrifoglio, alla prima vera apparizione pubblica. È lei l’auto del rilancio del marchio del Biscione, che dovrebbe portare al debutto un inedito 2 litri turbo con tre varianti di potenza (178, 250 e 326 CV) e concedersi anche al nuovo quattro cilindri turbodiesel da 2,2 litri. Picco massimo con il V6 da 2,9 litri biturbo, con 510 CV e 600 Nm di coppia. 7



musica I 50 anni del più grande successo di Beatles

Oh, I believe in yesterday “

Yesterday, all my troubles seemed so far away”. Alzi la mano chi, anche senza capirne il significato, non ha mai canticchiato almeno la primissima strofa di “Yesterday”, forse il più grande e immortale successo di quattro “Beatles” da Liverpool, Inghilterra. L’ha fatto, qualcuno lo ricorderà, anche il compianto Massimo Troisi in “Non ci resta che piangere”, quando per far colpo sulla giovane Amanda Sandrelli giura di averla composta di persona, in quanto musicista di professione, e che professione. Perché “Yesterday” è così, un po’ di tutti, il brano simbolo di una stagione irripetibile, che proprio quest’estate è arrivato al traguardo degli “anta”: mezzo secolo, cinquant’anni. I

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Beatles, raccontano le cronache, registrarono il brano il 14 giugno del 1965 nei leggendari studi di Abbey Road. Un anno piuttosto prolifico per la musica, il 1965, visto che negli stessi mesi i Rolling Stones incidono “I can’t get no satisfaction”, gli Who “My generation”, i Byrds “Mister tambourine man”, i Beach Boys “California girls” e Bob Dylan “Like a rolling stone”. Erano i tempi delle idee libere, dei fiori da mettere nei cannoni e dell’idea che il mondo stesse cambiando davvero.

Si dice che “Yesterday” sia nata nella testa di Paul McCartney, allora poco più che ventenne: aveva sognato la melodia di notte, mentre dormiva al 57 di Wimpole street, nella casa londinese della sua fidanzata di allora, Jane Asher, dove viveva. Paul quel mattino si sveglia, corre al pianoforte e prima che tutto svanisca mette nero su bianco quelle note destinate a diventare una leggenda a sé. I Beatles erano già piuttosto famosi, avevano inciso due album capaci di svettare ai primi posti delle


di germano longo classifiche di quasi tutto il mondo, e il testo di “Yesterday”, letto con il senno di poi, sembra anticipare il finale della storia d’amore fra Paul e Jane: lei l’avrebbe beccato a letto con una bionda, qualche tempo dopo, invitandolo a rivestirsi, prendere le sue cose e allontanarsi con passo svelto. E si dice anche che lo stesso McCartney, stupito della perfetta semplicità delle note che gli erano venute in mente, abbia speso parecchio tempo facendola ascoltare ad amici e parenti, cercando di capire se fosse una

canzone già incisa da qualcun altro. La prima stesura del testo si intitolava “Scrambled eggs”, uova strapazzate, per fortuna di tutti cambiato al volo, mentre più travagliato pare sia stato il parto del brano: i quattro Beatles e il loro produttore George Martin non riescono a trovare un accordo sull’arrangiamento migliore. Provano a inserire chitarre, organi e batteria, e soltanto alla fine succederà qualcosa che in qualche modo, ancora una volta filtrata con gli occhi del futuro, avrebbe rappresentato la prima avvisaglia di quanto sarebbe successo qualche anno dopo: John, Ringo e George, non senza qualche malumore, lasciano gli studi al solo McCartney, che insieme a due violini, una viola e un violoncello tira fuori un brano perfetto, destinato alla gloria eterna. Non sono dello stesso avviso gli altri tre Beatles, che ritengono la canzone troppo melensa e lontana dallo stile che li sta imponendo come fenomeno planetario. “Yesterday”, struggente e malinconico affresco in musica di un amore finito, entra nella tracklist di “Help”, album uscito il 6 agosto del 1965, ma come singolo resta per 11 settimane in vetta alle

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classifiche dei 100 più venduti, grazie ad un milione di copie andate come il vento in una manciata di giorni. Ma il destino che attendeva “Yesterday” era ancora più fulgido: nel 2004 inclusa nelle 500 più grandi canzoni di tutti i tempi, è considerata la canzone più registrata nella storia della musica. Si calcola sia eseguita ogni tre minuti, mentre sono oltre 1.600 le cover ufficiali, realizzate fra i tanti da Bob Dylan, Marvin Gaye, Ray Charles, Claudio Villa, Mina, Frank Sinatra ed Elvis Presley, gente che ha ha prestato la propria voce, ripetendo all’infinito quel mitico inizio: “Yesterday, all my troubles seemed so far away”, Ieri, tutti i miei problemi sembravano allontanarsi. 7

Finger Food e piatti caldi

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Letteralmente, io credo in ieri. E faceva bene a crederci Paul McCartney, quando una mattina del 1965 si sveglia con in testa una melodia destinata a diventare leggenda. Aneddoti e curiosità sulla più celebre ballad degli ancor più celebri “Fab Four”, i Beatles

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SOCIETÀ Arrivano i Breakfast Dating

Amore cappuccino e croissant L’appuntamento alla sera? Antico. Dall’America si sta imponendo un nuovo orario per i “dating”, gli appuntamenti al buio in cui conoscere gente nuova, che predilige le prime ore della giornata. Per chi ci riesce di Germano Longo

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L

o sappiamo, sembrava a tutti che ci fossero delle regole precise, almeno sul primo appuntamento. Più che regole erano convenzioni ma in fondo sempre uguali, impossibili da superare: conosci qualcuno, e se proprio la cosa sembra dare speranze, si combina di uscire, una sera. Ecco, è proprio su quest’ultimo concetto che qualcosa sta cambiando, inesorabilmente. Colpa degli americani, sempre loro, che forse vedono la notte piccola, troppo piccolina, e dall’assolata West Coast han-


no dato il via ad un’idea nuova, che dice addio per sempre all’orario degli appuntamenti dopo il tramonto. Anzi, a voler essere sinceri l’ora in cui uscire si sta spostando sempre più verso l’opposto, all’alba. Insomma, da quelle parti si chiama “Breakfast dating” ed è una sorta di gioco che offre nuove prospettive all’appuntamento al buio, che ovviamente tanto al buio non è più, visto che significa darsi appuntamento all’ora di colazione. Un momento difficile per buona parte degli abitanti del pianeta Terra, che al risveglio impiegano qualche buona mezzora prima di riprendere conoscenza, ridare ordine alla capigliatura e nascondere quanto

più possibile i segni lasciati dal sonno. Roba che richiede tempo, insomma. Ma gli americani non ci sentono: il bello è proprio quello, le prime ore della giornata, quando si è più veri, senza trucchi e inganni e soprattutto senza ancora aver ingoiato i veleni che rovinano le giornate

e si accumulano fino a sera. Tante le coppie che hanno accettato di provare, dando il via ad una pandemia partita dalla California per approdare anche sull’altra costa americana, a New York, l’unico posto al mondo dove diventa normalità quello che per gli altri è un esperimento. E da lì

spargersi a macchia d’olio fino all’Europa, Italia compresa. Pare infatti che anche gli italiani, popolo che normalmente a colazione si limita a grugnire, stiano cominciando ad apprezzare l’idea: già si conta qualche piccola avvisaglia, in giro per la penisola, di gente che preferisce il mattino per darsi appuntamento e conoscersi. Regole, ovviamente, non ce ne sono: i locali predispongono i tavoli per il têteà-tête, e si hanno cinque minuti a disposizione per tentare l’approccio, per poi cambiare tavolo, conoscere altra gente e alla fine scegliere, sempre che l’altro sia d’accordo. A San Francisco è addirittura nata una piattaforma virtuale, chiamata “500 Brunches”, che si occupa di organizzare i Breakfast Dating, così come sta succedendo a Edimburgo, in Scozia, con il “Sunday Brunch Club”, altra piattaforma digitale dedicata all’appuntamento di buon mattino, e in Francia, dove l’iniziativa “Les petits déjuners networking” pare abbia già fatto da cupido a decine e decine di coppie. Che poi, a pensarci bene, tutto può avere un senso e perfino una possibilità di raddoppio: se proprio non si sistema la serata fin dalle prime ore del mattino, perché nessuno degli ospiti risulta di gradimento o perché appena svegli è onestamente difficile sembrare affabili, carini e intelligenti, resta tutta la giornata per provare ad aggiustarsi la sera. Mica male. 7

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LA STORIA New age garage

BOX A SORPRESA

Dalla compassata Germania, l’idea di un’azienda che ha creato un catalogo di

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rivestimenti per dire addio alla tristezza delle porte basculanti di Germano Longo


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osa c’è di più triste, sconsolante e anonimo della porta di un garage? In effetti, non che sia richiesta particolare fantasia, visto che si tratta di divisori generalmente non da mostrare con orgoglio, a cui spetta il compito di nascondere auto, moto e tutto ciò che prima o poi finisce lì, in una sorta di anticamera del cassonetto dei rifiuti. Ma perfino in Germania, dove la serietà è un dogma, qualcuno dev’essersi stancato di uscire dal portoncino di casa e trovarsi di fronte alla parete metallica,

triste e grigia. Perché vale sempre lo stesso principio, se il buongiorno si vede dal mattino, quella vista priva di colori non sembra promettere granché al resto della giornata. Così la Zweinullvier Werbagentur GmbH di Monaco, azienda dedita alla grafica aziendale, qualche tempo fa ha creato la Style Your Garage (style-yourgarage.com), ramo aziendale nato con l’unico scopo di dare nuova vita alle porte

ta di vita anche alla tristezza della porta basculante. Un po’ la scoperta dell’acqua calda, volendo: trattasi di semplici pannelli fotografici plastificati antistrappo, ignifughi e resistenti ai dispetti del tempo (che ricordano i teloni dei grossi camion), disponibili in sette diverse dimensioni, da fissare alla porta tramite velcro, in modo da poterli mettere, togliere e perché no, sostituire a piacere. In breve, il catalogo inizia a prendere forma, spaziando a piene mani attraverso tutto ciò che può attraversare la mente di chiunque, dalle passioni ai paesaggi, fino a includere 350 soggetti diversi, ma lasciando sempre la possibilità a chiunque di creare la propria porta dei garage fornendo direttamente il soggetto. L’effetto è garantito, con un colpo d’occhio da “tromp d’oeil” che lascia credere a chi passa di avere in garage un fuoribordo, un jet militare, un cavallo da corsa, una monoposto da F1 o un’auto della polizia oppure gatti, elefanti, coccodrilli, pappagalli e perché no, un night club con lap dancer seminude incluse. Fra i paesaggi spicca “Bellitalia”, concetto sintetizzato dal primo piano di una Vespa con scorcio su campi di papaveri e grano maturo. I prezzi? Cambiano in base alle dimensioni, si parte da un centinaio di euro per arrivare a quasi 500 per i soggetti che devono coprire più porte del garage. 7 dei garage. L’idea è quella di creare dal nulla un mercato che non c’è, affidandosi alla fantasia e alla voglia di dare una bot|47


arte The Burning Man

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etti che ti viene in mente di radunare un po’ di amici, circa 70mila, e che ognuno prima di partire carichi in macchina tenda e sacco a pelo. E metti che non sapendo dove andare (in 70mila è oggettivamente difficile fermarsi a mangiare anche solo un panino) si decida di puntare verso il nulla, nel deserto, dove anche se canti, urli, disegni, dipingi, suoni, trapani, batti e accendi falò, non ci sono vicini a urlare basta o chiamo la polizia. Il posto si chiama Black Rock City, più o meno ad un centinaio di km da Reno: una distesa di sabbia battuta dal vento nel mezzo del deserto del Nevada, con una quaran-

tina di gradi nelle ore più calde del giorno, niente acqua, luce e speranze che le tacche del cellulare mostrino segni di vita. Non è un caso se l’impresa, in realtà un mega-raduno, è chiamata “Burning Man”, anche se a dirla tutta, il nome è dato dall’evento clou, che chiude ogni edizione: il falò in cui si brucia un enorme fantoccio in legno. Non si tratta del solito happening yankee dove tutti si stordiscono di canne e birre e dopo mezz’ora si accoppiano come ricci, ma una vera e propria festa giovanile che suona un po’ come i raduni del “Flower Power” dei loro genitori. Tutto inizia nel 1991, quando Larry Harvey, artista di San Francisco in preda a chissà quale sostanza, si veglia una mattina con l’idea di organizzare un esperimento radicale

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Bruci la città In realtà, a bruciare è un pupazzo in legno che rappresenta il momento conclusivo di un esperimento di società all’insegna della massima libertà. A parte i 380 dollari di iscrizione di germano longo

di comunità capace di tornare a contatto con quella natura che tante erbe buone sa donare all’uomo, e anche alla donna, individuando la sabbia ardente di Black Rock City il luogo ideale. Per otto giorni, tutti sono liberi di organizzare esibizioni, performance, workshop, giochi e mostre d’arte, mentre ogni sera si chiude con un concerto che non vuole saperne di star e celebrità della musica. Ai partecipanti, oltre a 380 dollari a testa di iscrizione, con ingresso rigorosamente vietato ai bambini (vai a capire il perché), è richiesto di portarsi l’attrezzatura da campeggio, compresi i generatori per l’elettricità, cibo e acqua a sufficienza, perché il più vicino emporio vende caffè, torta di mele e guardando bene forse qualche galletta avanzata dall’anno precedente. 7



curiosità La rivincita del Nascondino

Alle Olimpiadi, di

nascosto Ha grandi ambizioni planetarie, uno dei più antichi, semplici e divertenti giochi per bambini di ogni tempo. C’è chi ci crede talmente da organizzare, ogni anno, il Campionato del Mondo di germano Longo

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ei tempi: bastava un albero, o un angolo, qualcuno che contasse e tutti gli altri a cercare di nascondersi per non essere trovati. Si chiama nascondino ed è un gioco che hanno fatto tutti: non ha bisogno di attrezzature, le regole sono pochissime e basta essere in due, anche se più si è meglio diventa. Un passatempo antico forse quanto il mondo, quando nascondersi voleva dire sopravvivere a un nemico o un animale in caccia, che nel XVII secolo era di

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gran moda nei parchi delle aristocratiche corti europee di Francia, Italia e Spagna, perché chissà con chi finivi per dividere il nascondiglio e che succedeva da lì in poi. Un fine studioso giapponese, Yasuo Hazaki, professore di Media Studies alla “Josai International University” di Tokyo, forse non avendo molto altro a cui pensare è arrivato perfino a studiare Nascondino in ogni dettaglio, giungendo alla conclusione che servono grande intuito, buone dosi di strategia, equilibrio e velocità. Ma nessuno avrebbe mai immaginato che proprio il gioco da giardino più popolare nei giardini pubblici avesse un numero di seguaci così nutrito da trasformare tutto in un’ambizione e un sogno: finire nel novero delle discipline delle Olimpiadi di Tokyo, quelle del 2020. Non un’idea buttata lì, tanto per vedere che fa, ma una vera e propria escalation di interessi nata nel corso delle varie edizioni del “Campiona-

to del Mondo di Nascondino”, giunto alla quinta edizione e ospitato lo scorso settembre a Bergamo. Due giorni di gara in cui 45 squadre formate da 6 giocatori ciascuna si sono sfidate fra i boschi del parco “Beata Cittadini” di Loreto, 33.000 mq nel cuore di Bergamo, in mezzo ad alberi, cespugli e anfratti artificiali sistemati dagli organizzatori, da affrontare con l’obiettivo di vincere l’ambito premio finale, il “Fico d’Oro”. E in mezzo, una voce di corridoio che sembra aprire qualche spiraglio alla speranza: l’interesse del Comitato Olimpico ad aprire le porte al Nascondino, almeno inizialmente come sport dimostrativo. Non resta che sognare ad occhi aperti che un giorno, messi da parte gli dei della pedata, l’Italia si inorgoglisca di fronte ad una formazione che sarà capace di conquistare l’oro olimpico, con le immagini di un’atleta destinate alla storia - nel momento in cui a squarciagola urlerà “Liberi tutti”. 7




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