Andco novembre 2015

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focus impresa villa esperia

pavia

ciak si gira

voghera

rilancio economico

valle staffora

fiera di San Martino

motori

bentley continental oltre i 330 km/h

Anno 09 novembre 2015

COPIA GRATUITA

giovanna rei Neapolitan dream

Anno 08 | agosto/settembre ‘14 | COPIA GRATUITA


©adveRum

RistoRante

La Corte dei Quattro Re Immerso nel verde tra Pavia e Milano, i locali rinnovati recentemente, La Corte dei Quattro Re è il luogo ideale per ospitare pranzi, cene, banchetti e cerimonie. La cucina, raffinata e tradizionale, offre un’ampia scelta di specialità. Inoltre, vengono organizzate serate danzanti a tema.

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sommario

Anno 09 | novembre 2015 mensile a diffusione gratuita REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI PAVIA Pavia Court Registration n. 675 del 18/03/2007 INIZIATIVA EDITORIALE DI An editorial iniziative by ADVERUM SRL DIRETTORE RESPONSABILE Editor BEPPE VIETTI

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focus impresa: villa esperia

voce del verbo riabilitare

PROGETTO EDITORIALE Research editor GERMANO LONGO

10 focus economia: politica e lavoro

CONSULENTE EDITORIALE Publishing Adviser STEFANO SPALLA

12 cover story: giovanna rei

DIREZIONE ARTISTICA Art director Adverum srl Responsabile Marketing Marketing manager gianluca Maspero redazione Research and material LEGGIERI GIUSEPPINA | LIGUORI DANILA LONGO GERMANO | LUVINO ILENIA MOLLO ANNA | Montagna Tommaso PILATO MARIANNA | Pisanu Nicoletta | RAPPARELLI SIMONA Mattia Tanzi | SPALLA STEFANO SEGRETERIA DI REDAZIONE Editorial support team CATIA MORETTI

ecco le donne al potere vedi napoli e poi sogna

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italia vs isis: al via la missione? TSUNAMI FIFA: ANNEGANO I POTENTI

22 pavia: e dintorni trasformati in set

quando la nebbia è fotogenica

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24 voghera

alla ricerca del rilancio economico

30 valle staffora: l’a ntica fiera di san martino

sopra il mantello

32 tecnologia: lo smartphone

WEB ADVERTISING Roberto Stefanini

STAMPA Printed by Tipografica DERTHONA SRL Strada Vicinale Ribrocca 6/5 15057 Tortona (AL)

16 attualità/1: terrorismo

18 attualità/2: i sognori del calcio

web master MAXIMILIANO DI GIOVANNI

PUBBLICITà Advertising ADVERUM SRL

IL MONDO IN UN CELLULARE ECCO TUTTI I BENEFICI

34 lifestyle

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I SEGRETI PER UNA VITA DI COPPIA AL TOP

36 icons: I 100 anni della nascita di Sinatra

PROVACI ANCORA, FRANK

40 movie: By the Sea

lui & Lei

Adverum srl Sede legale: Via Robecchi Brichetti 40 - Pavia Tel. 0382/30.98.26 - fax 0382/30.86.72 Sede Amministrativa: V. Montebello 14 - Voghera (PV)

issuu.com/andco

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44 fashion

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LE TENDENZE AUTUNNO INVERNO 2016

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VEGANO: MODA O STILE DI VITA?

48 motori: Una Bentley Continental nell’Outback

NEED FOR SPEED

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editoriale novembre LA FINE DEL MONDO 2015 Historical director Germano Longo

e’

una rivoluzione che ogni tanto fa un po’ di rumore mediatico, quella di Papa Francesco, ma molto più profonda e sottile di ciò che si immagina. Per la prima volta, nella sua storia millenaria, al timone della Chiesa cattolica c’è un uomo che non solo si tiene alla larga da ogni tentazione terrena di soldi & potere, ma condanna senza mezzi termini quelle di certi suoi colleghi, che al culmine di una carriera da top manager con il Rosario fra le mani, vivono di privilegi e ricchezze, in appartamenti che basterebbero ad ospitare l’intero Sinodo. Poco per volta, partendo da sé stesso e dall’ormai celebre appartamentino di 50 metri quadri che ha scelto per vivere in Vaticano, Papa Bergoglio sta scardinando tutto, malefatte, porcherie e svolazzi di capitali, traslocando ogni angolo della Chiesa esattamente verso ciò che dovrebbe essere: umiltà, povertà, rispetto per gli ultimi e nessun legame con chi detta le regole al mondo intero. Fa impressione, a guardarla così, perché suona come una resa dei conti in cui nessuno sperava più, un lavare in piazza panni così sporchi che ormai non era più pensabile tenerli in casa, sperando che nessuno li vedesse. E questo è sufficiente a spiegare l’enorme e immensa popolarità del Papa venuto “dalla fine del mondo”, come ama definirsi lui stesso. Sembrava una frase ad effetto, invece era una sorta di promessa d’intenti: la fine di un certo mondo, l’azzeramento progressivo e graduale dei potentati ecclesiastici, la capacità di chiedere scusa a nome di chi ha sbagliato, e scusa non l’ha mai chiesto. Li ricorderemo a lungo questi anni, statene certi, perché la fine del mondo, nelle sue mani, non fa paura a nessuno.

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focus impresa Villa Esperia

VOCE DEL VERBO

RIABILITARE Nel verde di Salice Terme, una struttura all’avanguardia è diventata una vera eccellenza nel campo della riabilitazione IAC (Intensiva ad alta complessità): da quella neuromotoria alla cardiologica, alla respiratoria, a quella dell’alimentazione complicata da disturbi correlati alla sfera del sonno. Un esempio di efficienza che attira pazienti da tutta Italia di germano longo

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Abbiamo un gioiello di cui andiamo molto fieri: si chiama “Lokomat” e in questo momento siamo una delle poche Strutture in Italia ad averlo tutti i giorni in funzione”. È instancabile ed energica, la dottoressa Adele Andriulo, direttore sanitario di “Villa Esperia”, casa di cura privata, accreditata e convenzionata, pensata per essere una vera cittadella della riabilitazione; ricorda i nomi di chiunque incontra e scherza con i pazienti, quasi a dimostrare che il camice bianco e il titolo universitario non significano nulla, senza metterci umanità. È questo il primo impatto di “Villa Esperia”, un esempio di eccellenza immersa nel verde residenziale di Salice Terme in cui nulla è fuori posto, lasciato lì alla meno peggio o improvvisato. Un colpo d’occhio non così comune, per gli italiani abituati alle leggendarie storture della sanità. “Villa Esperia” nasce negli anni Sessanta, quando le riviste mediche iniziano a parlare di tecnologie con l’avvento del “laser”, l’amplificazione della luce attraverso l’emissione stimolata di radiazioni che cambierà per sempre la storia della scienza medica. Ma la struttura di allora, la “Vera Esperia” da cui prende il nome - una splendida villa d’epoca - regge fin quando può alla necessità di ampliamento delle attività e del

personale necessario per rispondere ad una fama di efficienza che cresce e porta in dote pazienti da ogni dove, attirati dalla notizia di un posto nell’Oltrepo’ specializzato nella riabilitazione, un piccolo modello di efficienza che già allora gira come un orologio. Nel 2005, “Villa Esperia” mantiene il nome, ma trasloca verso la nuova struttura, un moderno ed efficiente ospedale di due piani a Salice Terme, in viale dei Salici 35, con 116 posti letto per quattro reparti complessivi e circa 200 dipendenti fra medici

e personale amministrativo, infermieristico e tecnici della riabilitazione. “Siamo una struttura dedicata alla riabilitazione di pazienti affetti da patologie neurologiche e degenerative, ortopediche, cardiologiche, pneumologiche e con disturbi legati alla sfera nutrizionale e a quella del sonno. Ma siamo anche un centro dove si effettua la presa in carico del paziente in regime MAC, acronimo di Macroattività Ambulatoriale Complessa, quello che fino a qualche anno fa era comunemente conosciuto come Day Hospital, per arrivare, infine, all’attività ambulatoriale semplice”. Ogni reparto dispone di una propria equipe stabile formata da medici, infermieri, coordinatori di reparto, fisioterapisti e OSS che hanno un solo e unico obiettivo: rieducare i pazienti per riportarli il prima possibile alla propria vita di sempre, dagli affetti al lavoro, studiando in sinergia fra i vari specialisti dei percorsi riabilitativi individualizzati che mirano alla guarigione o comunque al raggiungimento della massima autonomia 5

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funzionale possibile per migliorare la qualità di vita dei pazienti. “Possiamo contare su un’equipe professionale di assoluta eccellenza formata da neurologi, fisiatri, internisti, pneumologi, cardiologi, endocrinologi, neuropsicologi, psicoterapeuti, nutrizionisti, fisioterapisti, terapisti occupazionali, logoterapisti, dietiste, educatori e musicoterapeuti. Tante le attrezzature di valutazione e trattamento di cui disponiamo, come ad esempio il laboratorio di “Gait Analysis”, un’analisi computerizzata della deambulazione in grado di rilevare i deficit funzionali del movimento ed ottimizzare i trattamenti. O ancora l’Elettromiografia semplice, una serie di test che attraverso l’attività elettrica valutano la funzionalità della muscolatura e dei nervi, le “Terapie a onde d’urto”, un tempo utilizzata nel trattamento della calcolosi renale e oggi applicata in modo efficace per patologie a carico dei tessuti molli e delle ossa. Per poi arrivare al “Lokomat”, l’apparecchiatura a cui accennavo prima, utilizzato per pazienti con gravi deficit motori provenienti da diversi ospedali, tra i quali il Niguarda di Milano”. Già, il “Lokomat”, una apparecchiatura che, detto senza dare fondo alla terminologia scientifica, consente di rieducare alla deambulazione pazienti che hanno perso questa funzione parzialmente o del tutto. A vederlo, è una sorta di robot che andrebbe bene in certi film di fantascienza, nella realtà un esoscheletro a controllo elettronico perfettamente tarato per alleviare il peso corporeo, dotato di tapis roulant e di uno schermo su cui sono proiettati video coloratissimi e piacevoli da guardare, ma che

in realtà rappresentano gli obiettivi che ad ogni seduta il paziente deve raggiungere, di durata e complessità progressiva. È proprio la “riabilitazione”, il concetto cardine su cui si basa ogni giorno l’attività di “Villa Esperia”, mediante la presa in carico di pazienti con differente grado di complessità e con un “case-mix” di patologie e relative comorbidità a cui sono dedicati programmi riabilitativi personalizzati che puntano al miglior recupero possibile delle funzioni motorie, cognitive, cardiovascolari, respiratorie, nutrizionali e metaboliche. Tante anche le iniziative di “Villa Esperia”, come ad esempio la recente “Cena di Velluto”, organizzata nella splendida cornice della sala convegni della struttura la sera del 29 ottobre scorso, giornata mondiale della prevenzione dell’Ictus cerebri. Non una semplice cena, per quanto piuttosto invitante, ma un vero e proprio incontro voluto per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla “disfagia”, la difficoltà di deglutizione che si manifesta soprattutto in persone colpite da Ictus, sclerosi multipla, Parkinson e altro. Quattro portate, ideate e realizzate dalla chef Piera Spalla Selvatico, pensate proprio in funzione di chi ha difficoltà di deglutizione. Un modo per focalizzare l’attenzione su un sintomo invalidante per la qualità di vita di chi ne è affetto. Obiettivo? Far conoscere la disfagia in modo che un pasto al ristorante non risulti più problematico per nessuno: né per il disfagico né per il ristoratore. 7

Viale dei Salici, 35 - Salice Terme (PV) Tel. 0383.945211 - www.villaesperia.it

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focus economia POLITICA e lavoro

Girl Power: imprenditoria e politica si tingono di rosa di Danila Liguori

ecco le

donne

al potere

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D

a diversi anni donna non è più sinonimo di casalinga. Almeno non solo. Oggi il gentil sesso si sta prendendo il posto che gli spetta nel mondo del lavoro e, gradualmente, anche in quello della politica. Correva l’anno 1946 quando in Italia le donne furono chiamate a votare per la prima volta. Oggi, la questione più spinosa riguarda le cosiddette quote rosa, ovvero le quote minime di presenza femminile all’interno degli organi politici istituzionali elettivi e no. Con il Governo Renzi la questione sembrava essere stata in parte risolta. Più di un nome femminile figura infatti tra le file dei ministri: dalla Boschi alla Madia, alla Guidi e alla Giannini ancora. Anche se c’è chi, al momento della nomina dei ministri, ha lamentato la presenza rosa soprattutto nei ministeri senza portafoglio, considerati meno “operativi” degli altri. In realtà comunque, la questione sulle quote rosa è ancora aperta, e risulta al momento tutt’altro che definita. Dopo la politica, anche nell’imprenditoria le donne stanno rosicchiando sempre più spazio ai colleghi maschi. Sempre più numerose sono infatti le presenze femminili in ambiti ritenuti, fino a pochi anni fa, prettamente maschili. Basti citare Nuvola Rosa, il progetto nato per aiutare le ragazze a intraprendere percorsi tecnico-scientifici, che garantiscono un più rapido accesso al mondo del lavoro e

nell’industria, nell’economia, nella politica. Dopo il successo delle precedenti edizioni, a Firenze e a Roma, quest’anno l’iniziativa si è tenuta a Milano e sviluppatasi poi lungo l’intero semestre di Expo, coinvolgendo giovani donne provenienti da tutto il mondo. Dal 19 al 21 maggio, 1.500 ragazze italiane e straniere dai 17 ai 24 anni hanno infatti avuto la possibilità di approfondire la formazione tecnico-scientifica e di conoscere le opportunità offerte dal digitale in una tre giorni di eventi, momenti di networking e incontri con le aziende. Con Nuvola Rosa si è sancita la consacrazione all’avvicinamento delle donne a un mondo che è sempre stato popolato maggiormente da uomini: quello della tecnologia. Al timone in politica e nel lavoro, le donne stanno avendo buone agevolazioni anche nel mondo dell’imprenditoria. Queste

sono da riscontrare nei cosiddetti finanziamenti a fondo perduto: una parte del fondo viene quindi concesso come finanziamento senza obbligo di restituzione. Chi può presentare il progetto: ditte individuali gestite da donne e società cooperative o di persone costituite da almeno il 60 per cento di donne. Ma non solo: anche società di capitali le cui quote di partecipazione siano, per almeno 2/3, in possesso di donne e imprese, consorzi, associazioni, servizi di consulenza e assistenza le cui quote siano possedute per almeno il 70 per cento da donne. I parametri relativi alla componete femminile dovranno essere poi mantenuti per almeno 5 anni. Anche se per inoltrare la domanda attendere bisogna attendere i bandi per Regione, questa resta comunque un’ottima opportunità per aumentare la fetta rosa dell’imprenditoria italiana. 7


COVER STORY Giovanna Rei

VEDI NAPOLI E POI

SOGNA Nasce affacciata sul golfo più bello del mondo, in una famiglia dove non ci sono attori ma una simpatia contagiosa. Scopre il teatro per caso e da allora la recitazione diventa un mestiere, una passione e un amore, grosso almeno quanto il Vesuvio di germano Longo

Napoli è teatralità, in ogni cosa: è una citta straordinaria, di una bellezza unica e abitata da gente con uno spiccato senso dello spettacolo e dell’ironia, del tutto innati. Basta gironzolare per strada, prendere un taxi, entrare in una salumeria o andare dal parrucchiere per entrare in una dimensione di umorismo, sarcasmo e visione della vita realmente unici”. Giovanna a Napoli ci è nata, più precisamente nel rione Chiaia, oggi uno dei più esclusivi ed eleganti della città, lasciandola quando è diventata grande per scoprire il mondo e seguire la voglia di fare un mestiere bello

e difficile come solo il palcoscenico sa essere. Debutta nel 1995 a teatro, ma tre anni dopo è già nei cinema con “L’ultimo capodanno”, diretta da Marco Risi, e di seguito in tivù, nel capitolo nove de “La Piovra”. Per tanti Giovanna diventa il volto dell’omonima centralinista di “Camera Café”, la sit-com con Luca e Paolo, ma lei non si è mai accontentata, mettendo insieme un curriculum ormai lunghissimo, che spazia senza problemi fra tutto quello che una trama, un regista e delle luci.


Quindi nascere a Napoli aiuta ad affrontare il palcoscenico? Certamente. Ogni più piccola parte di me è assolutamente napoletana. E più mi sono allontanata dalla mia città, più sono riuscita a capirla fino in fondo. Ho vissuto all’estero, ad esempio a Parigi, ma quel senso teatrale della gente di Napoli mi è sempre mancato. Anche in famiglia è così? Non ho precedenti nel mondo dello spettacolo, a parte una zia che non ho mai conosciuto che negli anni Cinquanta recitava a teatro. Per il resto sì: i miei due nonni materni erano un vero duo comico, con tempi e cambi di ruolo perfetti, da far invidia ad attori professionisti. Ho ricordi bellissimi di battute e situazioni che sarebbero andate bene in un film: il capitone di Natale che scappa per la casa e tutti lo inseguono è un episodio che ancora oggi, quando ci penso, mi fa star male dal ridere. È in quei momenti che hai deciso di voler fare l’attrice? In realtà non lo sapevo. Sono cresciuta a pane e film ma studiavo architettura, poi per caso mi sono avvicinata al teatro e mi ha attirato l’idea di esplorare questo mondo. Quando mi hanno detto brava, sei davvero portata, 5

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mi è venuta voglia di perfezionarmi e di riprovare più spesso la straordinaria sensazione dell’adrenalina che sale quando stai per entrare in scena. Un ambiente non facile, si dice. Come tutti, in fondo, no? Non è che quello dell’università fosse molto meglio. I lupi ci sono ovunque, ma lo capisco anche: la torta si è fatta sempre più piccola e tutti ne vogliono una fetta. Ma quando decidi di uscire con gli amici, in genere ci sono anche colleghi oppure è gente che con lo spettacolo non c’entra nulla? Ci si conosce un po’ tutti, perché ci si incontra agli eventi e nelle occasioni più diverse, ma non posso dire di avere molti amici fra gli attori. Un discorso a parte va fatto con Laura Chiatti, con cui siamo amiche e non parliamo quasi mai di lavoro: è un’amicizia rara, molto sincera. Un ruolo che ti è piaciuto più di altri? Adoro il teatro, sempre e comunque, perché regala soddisfazioni e permette una preparazione dei personaggi più profonda. Però ho apprezzato molto il ruolo della mamma di Dalila Pasquariello nel recentissimo “Sotto copertura”, diretto da Giulio Manfredonia. E il cinema? Non ne abbiamo ancora parlato. Per un attore il cinema è la consacrazione. Mi piacciono i ruoli drammatici, perché hai modo di lavorarci sopra e dare intensità. Poi, sarà che caratterialmente sono ironica e spumeggiante, ma anche la commedia mi attira tanto. E un bel film d’azione? Eccome… anni fa ho fatto “Distretto di polizia” e mi sono divertita a correre e sparare. A proposito: sono orgogliosa che Monica Bellucci, a cinquant’anni, abbia portato un tocco di italianità nell’universo di 007. Una collega, anche straniera, che ammiri: fuori il nome. Naomi Watts, la trovo straordinaria, seguita da Charlize Theron e Sandra Bullock, bravissima soprattutto nei ruoli brillanti. In genere mi accorgo di preferire i nomi un po’ meno celebrati, ma comunque di attori capaci di interpretazioni pazzesche, come Edward Norton e John Cusack, ad esempio. L’ultimo film che hai visto? “Io che amo solo te”. Non per fare il tifo per la mia amica Laura (Chiatti, ndr), ma l’ho trovato un gran bel film, e per lei una grande prova recitativa: mette in mostra cambi di intenzione da manuale, bravissima. 14|

Cinema, teatro o tivù? Ma perché chiedete tutti la stessa cosa? La bellezza di questo mestiere è poter spaziare, fra i personaggi ma anche fra le varie opportunità che si presentano. Ogni volta è una sfida, che si tratti di una fiction leggerissima o di un ruolo drammatico. Stanno finendo i tempi degli attori plafonati, legati solo al cinema, al teatro o alla televisione: prendete George Clooney, partito da “ER” e finito per diventare un attore, un produttore e un regista. L’onda lunga della rivoluzione americana sta arrivando anche da noi, dateci tempo. Chiudi gli occhi e immagina Giovanna fra dieci anni. Spero di essere felice, di poter scegliere e poter gestire i miei tempi. Questo è un lavoro bellissimo, ma chiede in cambio sacrifici e rinunce. Quali ha chiesto a te? Ho trascurato l’aspetto familiare, anche un po’ per carattere. Ma magari il mestiere è solo un alibi dietro il quale mi nascondo un po’. Vai a capire. 7 Si ringrazia per la collaborazione l’Agenzia Manzo-Piccirillo

A cosa stai lavorando? Stiamo ultimando “Don Matteo”, e ho un ruolo impegnativo. Proprio ieri abbiamo girato una scena di un episodio ispirato alla vicenda di Erika e Omar, i due giovanissimi assassini di Novi Ligure di qualche anno fa. Nella finzione, mia figlia e il fidanzato vogliono uccidermi e ho passato la giornata a cadere e urlare, tanto è vero che stamattina sono senza voce e coperta di lividi, malgrado le protezioni.



attualità/1 terrorismo

ITALIA VS ISIS AL VIA LA MISSIONE? 16


di Danila Liguori

N

on sono un esercito. Non hanno divisa né basi. Si nascondono tra la gente, per strada. Anche in Europa. Qui, dove continuano a cercare nuovi adepti. Il web è la loro arma più incisiva, per arrivare dove non avrebbero mai sperato di raggiungere consensi. In quell’Occidente tanto odiato, si stanno formando i nuovi combattenti. Difficile stanare gli adepti dell’Isis. L’Europa è in fermento, impossibile concepire che un “esercito invisibile” possa anche solo pensare di mettere in ginocchio intere Nazioni. E l’Italia cosa fa? La missione antiIsis è già pronta. E’ lì che sonnecchia vigile, pronta per l’uso al momento giusto. Se mai ci sarà. Manca l’ok del Parlamento, che ancora tentenna e non si pronuncia in via definitiva. Gli effettivi rischi e i possibili benefici non si possono ancora calcolare con sicurezza. L’unica cosa certa è che al momento sono disponibili quattro Tornado del sesto Stormo di Ghedi pronti a bombardare, carabinieri e fanteria specializzata, compagnia di genio costruzioni ed elicotteri da trasporto. I Tornado, configurati inizialmente per la ricognizione e l’illuminazione degli obbiettivi, potrebbero assumere nuovamente le loro

caratteristiche di cacciabombardieri e dunque colpire direttamente i bersagli. C’è dunque quiete “prima” della tempesta. Mancato l’intervento in Siria, poiché non richiesto dal governo guidato da Assad e quindi a rischio di andare contro i vincoli imposti dalla Costituzione alle nostre forze armate, potrebbe invece concretizzarsi quello in Iraq, giustificato dalle richieste di aiuto dello stesso Governo. Resta da capire cosa sia la missione anti Iisis per l’Italia: rischio o liberazione? Le Istituzioni rispondono così: il ministero della Difesa guidato da Roberta Pinotti, parla di “ipotesi da valutare assieme agli alleati e non decisioni prese che, in ogni caso, dovranno passare dal Parlamento”. Risponde invece in maniera più incisiva Matteo Renzi, che solo poco tempo fa

a New York ha incontrato il presidente Barack Obama. Il numero uno degli Usa aveva usato parole forti contro l’Isis: “Alla fine lo Stato islamico perderà, perché non ha niente da offrire alle persone, se non una vita rigida e brutale”. Pronta la risposta del premier italiano, che assicurava al presidente statunitense un “sostegno risoluto sul fronte dell’azione antiterrorismo”, considerando “l’Isis un nemico pericoloso alle nostre porte”. Inevitabile poi tornare sul tema siriano: “Abbiamo preso atto del fallimento dell’inerzia in Siria”. Proprio all’Onu, il Premier ha poi dichiarato la volontà di mettere a disposizione delle missioni delle Nazioni Unite almeno altri 500 uomini (oltre ai 1100 della missione Unifil in Libano), con un “battaglione di fanteria specializzata, una compagnia di genio costruzioni e uno squadrone di elicotteri da trasporto”. A questo punto è lecito chiedersi: bisogna intervenire in Iraq contro l’Isis? C’è chi, anche tra le Istituzioni, ancora nicchia, ritenendo che sia inutile gettarsi adesso in questa missione, che sia il caso di attendere ancora. Gli “interventisti” invece, credono che si debba agire al più presto. Perché quest’inerzia non salverà l’Italia dalle minacce dell’Isis, di cui resta un possibile e reale obiettivo. E perché l’ultima volta che si è sottovalutata l’azione di pochi, si è finiti dritti alla Seconda Guerra Mondiale. 7


attualità/2 i signori del calcio

TSUNAMI FIFA

ANNEGANO I POTENTI

di Danila Liguori

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L

a terra trema, le onde si elevano quasi a toccare il cielo. Lo tsunami colpisce i “piani alti” e, a cadere stavolta, sono i potenti. Loro, i signori del calcio del mondo dorato del pallone, crollano e diventano come i fantocci del calcio balilla. Eccoli: “Le Roi”, il “Kaiser” e colui che si è battuto per l’inasprimento delle pene per atti ritenuti immorali, come la simulazione e il “fallo da dietro”, che scivolano lentamente dalle stelle alle stalle. Affondando in un mare di vergogna. Almeno finchè le indagini non saranno terminate, proclamando l’innocenza di qualcuno. Michael Platini, chiamato il re per le sue capacità tecniche come calciatore e attuale presidente dell’Uefa, Frank Beckenbauer, soprannominato appunto l’imperatore per le sue qualità difensive, e dal 2007 nell’esecutivo dell’Uefa e della FIFA, e Joseph Blatter, che ha portato molte rivoluzioni nel regolamento del calcio grazie alla sua presidenza alla FIFA: lo scandalo Fifa del 2015 è stato peggio di un tornado. Blatter è indagato per gestione fraudolenta e appropriazioni indebita, indagine che vede coinvolta la magistratura svizzera. Platini invece, per aver percepito 2 milioni di franchi svizzeri come compenso dalla Fifa, e dunque da Blatter stesso, soldi che il numero uno dell’Uefa sostiene siano perfettamente legittimi e legati a una delle sue attività. Per Beckenbauer, invece,

l’inchiesta si riferisce all’assegnazione dei Mondiali 2006, per i quali Kaiser Franz era a capo del comitato organizzatore.

Caso Blatter: indagini di Usa e Svizzera

In principio fu Joseph Blatter. Lo scandalo scoppia lo scorso maggio e, a far tremare la terra sotto i potenti del pallone, sono gli Usa. L’inchiesta, condotta dai magistrati statunitensi con la collaborazione dell’Fbi,

riguarda la gestione dei diritti televisivi e dell’attività di marketing: i dirigenti in manette avrebbero fatto parte, da oltre un ventennio, di “un’associazione a delinquere volta ad arricchirsi attraverso la corruzione e il riciclaggio di denaro”. “La corruzione ha macchiato il calcio mondiale dal 1991, anno dopo anno”, afferma infatti Loretta Lynch, procuratore generale degli Stati Uniti, nel corso di una conferenza stampa tenutasi a New York in un giorno di qualche mese fa destinato a diventare storico per il calcio mondiale. In seguito, la polizia svizzera ha aperto un altro filone dell’inchiesta, per capire realmente cosa ci sia sotto l’assegnazione da parte della Fifa dei Mondiali del 2018 alla Russia e quelli del 2022 al Qatar. Il tribunale di Brooklyn ha poi formalizzato le accuse nei confronti di ben 14 persone (con capi di accusa di riciclaggio, frode e organizzazione a delinquere); coinvolti, oltre a nove dirigenti della FIFA, cinque alti funzionari di organizzazioni che operano sotto la Federazione, accusati di aver messo in atto uno schema fraudolento in vigore per ben 24 anni finalizzato ad arricchimento personale: gli inquirenti americani ipotizzano un giro da oltre 150milioni di dollari. Tutto crolla intorno a Joseph Blatter e gli amici si sa, si vedono nel momento del bisogno. E in seguito alle parole di Blatter, improvvisamente se ne sente l’eco. Ne prendono quasi tutti le distanze. 5


e polemiche. Da mercoledì 27 maggio a martedì 2 giugno: il quinto mandato di Blatter è durato pochissimo, nemmeno 7 giorni. Attualmente è stato sospeso per 90 giorni dal Comitato Etico Fifa il presidente Jospeph Blatter e il numero uno dell’Uefa, Michel Platini. Il giudizio riguarda la vicenda del pagamento da 2 milioni di Franchi svizzero effettuato dalla Fifa a vantaggio di Platini nel 2011 e che, secondo la linea difensiva del francese, sarebbe giustificato da alcuni lavori sostenuti nel 2003 e liquidati solo con grande ritardo. Il Comitato Etico non ha creduto alla versione e ha messo al bando per tre mesi Blatter, Platini e altri alti dirigenti della Fifa come il segretario generale Jerome Valcke. La sospensione durerà 90 giorni e potrà essere estesa di ulteriori 45.

Anche Platini coinvolto

Tra questi che anche il presidente dell’UEFA Michael Platini, che chiede le sue dimissioni perché “disgustato”. Nel “fuggi fuggi” generale uno dei pochi a difendere Bletter è Putin: “Gli Usa attaccano Blatter per toglierci i mondiali”. Poi l’annuncio delle dimissioni da presidente della Fifa di Sepp Blatter chiude una settimana di scandali

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A far scoppiare la bomba su Le Roi è il quotidiano inglese Daily Telegrafh: il 3 giugno 2014 il presidente dell’Uefa, Michel Platini, avrebbe incontrato a una cena segreta il principale lobbysta del Qatar, Mohamed Bin Hammam, per l’assegnazione dei Mondiali 2022. La cena segreta tra i due sarebbe avvenuta il 2 dicembre 2010 a Zurigo, un mese prima che la Fifa assegnasse allo stato arabo la competizione. Qualche giorno dopo la cena segreta con Hammam (ma sempre prima della decisione della Fifa), Platini aveva partecipato a un’altra cena, questa volta all’Eliseo a Parigi, con il presidente Sarkozy, l’emiro del Qatar e il primo ministro dell’emirato. Il presidente della Uefa, in un’intervista a un giornale spagnolo, aveva dichiarato “affermo categoricamente che il presidente Sarkozy non mi ha domandato di votare perché

il Qatar ospitasse i Mondiali 2022, né prima, né durante, né dopo quell’incontro Il quotidiano britannico Sunday Times ha scritto che Bin Hammam avrebbe versato più di cinque milioni di dollari in tangenti ai vertici del calcio internazionale perché dessero il Mondiale del 2022 al Qatar. A oggi non ci sono procedimenti penali contro Platini definito dalla procura svizzera “a metà tra un testimone e un indagato”. Sono in corso ulteriori accertamenti sul suo caso. Per il momento l’Uefa resta con Le Roi: “sosteniamo il suo diritto ad avere un processo equo e un giudice imparziale per poter dimostrare la sua innocenza”.

Beckenbauer

Ultima pietra dello scandalo l’ex stella del calcio tedesco Franz Beckenbauer, sotto indagine da parte della Fifa per non meglio precisati “illeciti”. Lo ha reso noto la stessa federazione internazionale, informando che il suo caso è stato trasmesso alla camera arbitrale per essere sottoposto ad un giudizio del comitato etico. Dal 2007 fa parte del comitato esecutivo dell’UEFA e della FIFA, per la quale ha organizzato i mondiali in Germania del 2006. Possibili guai quindi anche per il Kaiser. Oltre Platini, Blatter e Beckenbauer sono ovviamente invischiate nell’affare altre persone, dai piani bassi a quelli alti. Persone che hanno contribuito a rendere il calcio, lo sport più seguito in Italia, anche un covo di mazzette, affari loschi e vergogna. Se questi sono uomini. 7


EDILPONTE di Sala Gianluigi

I.P. edilponte

ATTO DI FORZA

Via Emilia, 63 15055 Pontecurone (AL) Tel. 333.5746936 mail: edilponte@yahoo.it

Il titolare di una storica azienda edile sta cercando di resistere con tutte le forze alla crisi. Ma ha qualche richiesta da fare...

5 PONTECURONE La crisi del mattone ha costretto le aziende a puntare, più che sulla realizzazione di nuove strutture, a diverse modalità di intervento, in particolare sugli edifici già esistenti. Numerose aziende del settore per far fronte alla difficile situazione economica si sono specializzate in ristrutturazioni e riparazioni, riuscendo così a soddisfare un’ampia clientela, restia ad acquistare immobili nuovi e costosi. Gianluigi Sala, porta avanti l’attività di famiglia e combatte contro la situazione difficile per ogni impresa. Lei è titolare dell’azienda Edilponte di Pontecurone. Quando avete avviato la vostra attività? “Mio nonno ha dato il via a questa attività imprenditoriale nell’immediato secondo dopoguerra. L’impresa poi è stata curata da mio padre, ora me ne sto occupando io. Quindi, da

circa settant’anni l’azienda è presente sul territorio. Siamo un’impresa edile, facciamo qualsiasi lavoro. Ci occupiamo della manutenzione di immobili, della rimozione dell’amianto, anche di realizzare nuove costruzioni. Lavoriamo sia nella provincia di Alessandria, con Tortona e Pontecurone, sia in Valle Staffora e nel Vogherese”. In quali attività siete specializzati all’interno dell’impresa? “Io sono l’imprenditore, ho i miei dipendenti e poi diversi artigiani che con competenza mi aiutano nei lavori specifici. Per esempio, ci affidiamo a piastrellisti, idraulici ed elettricisti di fiducia, sapendo che faranno ottimi lavori dato che conosciamo il loro modo di intervenire”. Come avete fatto fronte alla crisi economica? “Noi abbiamo dirottato molto del lavoro dalle nuove costruzioni alle ristrutturazioni e alla manutenzione. Abbiamo dovuto convertire il lavoro, oggi infatti non si vendono tante case, mentre fino agli anni Ottanta abbiamo venduto molto. Adesso è innegabile che i ritmi di lavoro siano diversi. Questi ultimi cinque anni sono stati sicuramente i più difficili per le imprese del settore edile. Noi puntiamo molto anche sulla rimozione e sullo smalti-

mento delle coperture, oltre che all’isolamento termico delle abitazioni e all’impermeabilizzazione, genere di lavori che vengono molto richiesti”. E per quanto riguarda gli ultimi grossi incarichi ottenuti? “Da novembre 2014 a oggi abbiamo lavorato a una nuova costruzione a Tortona, una villa. Poi come detto ci siamo occupati di tante ristrutturazioni e dei lavori per i nostri clienti fidelizzati”. Quali soluzioni potrebbero favorire la ripresa? “Agevolazioni al credito, abbassamento del costo del lavoro, queste sono soluzioni, fattori fondamentali. Inoltre, la politica dovrebbe venire incontro agli imprenditore maggiormente”. •

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Pavia e dintorni trasformati in set

QUANDO LA NEBBIA è FOTOGENICA Negli ultimi cinquant’anni l’antica capitale longobarda e la sua provincia sono state protagoniste sul grande schermo. Da “Il cappotto”, di Alberto Lattuada, fino a “Magic Card”, l’ultima produzione cinematografica cinese con Maria Grazia Cucinotta: un ideale percorso tra le principali pellicole ambientate nel territorio pavese di tommaso Montagna

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a scorsa primavera, per un paio di settimane, l’antica capitale longobarda è stata teatro della pellicola, a produzione cinese (tra i finanziatori anche il presidente del Pavia Calcio Xiaodong Zhu), “Magic Card”. Per le piazze e per le vie, si aggiravano i membri della troupe e gli attori, tra i quali la protagonista Maria Grazia Cucinotta che si è detta entusiasta della città, definendola una romantica, pervasa dalla vita vera: quella di provincia, caduta per un attimo sotto l’occhio scrupoloso della telecamera. Le vicende pavesi di “Magic Card” (i commercianti si devono difendere da un imprenditore senza scrupoli) si sono dipanate, frenetiche, tra il cardo e il decumano (Strada Nuova e Corso Cavour), il ponte vecchio, piazza Vittoria, la cattedrale e la cupola Arnaboldi, sotto la quale, come si vede anche nel trailer


del film, si sono accesi i tipici festeggiamenti orientali, con tanto leoni di cartapesta, rulli di tamburi e campane calate dall’alto. L’esperienza cinese è stata in ordine di tempo l’ultima produzione all’ombra delle cento torri, la prima fu agli inizi degli anni Cinquanta. Nel mezzo secolo precedente, Pavia vide il cinema soltanto nei baracconi ambulanti e nei teatri. Se nel 1949 Giuseppe De Santis narrò, con “Riso amaro”, le vita delle mondine sullo sfondo di una Lomellina ben poco riconoscibile, Alberto Lattuada, qualche anno dopo, decise che la notte, la nebbia e le placide acque del Ticino potessero simboleggiare bene il dramma di un uomo semplice, derubato del suo oggetto più prezioso: un cappotto. La pellicola (sceneggiata anche da Cesare Zavattini) è tratta dall’omonimo racconto di Gogol (Il cappotto), ambientato a San Pietroburgo, sulle rive della Neva, e vede avvenire il furto su uno dei simboli di Pavia: il ponte vecchio (appena ricostruito dopo i bombardamenti della guerra), avvolto in una nebbia densa e lattiginosa. Renato Rascel, il protagonista, si muove, alla ricerca del mal tolto, attraverso angoli di Pavia perfettamente identificabili, come corso Garibaldi o i vicoli attorno alla basilica di San Michele. Il centro storico, in particolare l’Università Degli Studi, torna a essere protagonista, qualche anno più tardi, ne “I sogni nel cassetto” (1956, con Lea Massari), nel quale il regista Renato Castellani racconta di due studenti dell’ate-

neo pavese che vivono un amore contrastato. La solitudine dei ciotoli, dell’arenaria e delle chiese romaniche, vestigia di un tempo dimenticato, si prestarono al cosiddetto realismo rosa, all’epoca veicolo, forse involontario, per descrivere i cambiamenti sociali. Cambiamenti riscontrabili anche nel film “Il maestro di Vigevano” del 1963. Alberto Sordi, docente elementare vecchio stampo, deve fare i conti col boom economico. Per lui, tra le fabbriche di scarpe lomelline, immerse nella bruma mattutina, e la storica piazza ducale, l’abisso è incolmabile. Come la distanza che separa i due amanti, Sophia Loren e Marcello Mastroianni, de “I girasoli” (1970, diretto da Vittorio De Sica), dove la campagna pavese, quella di Bereguardo e

il suo ponte di barche, simboleggiano il focolare domestico al quale, loro malgrado, i protagonisti dovranno rinunciare. Proprio Mastroianni tornerà a Pavia per girare “Fantasma d’amore” (1981, tratto dal libro di Mino Milani). Le atmosfere rarefatte dell’antica capitale longobarda, coi suoi vecchi portici che sembrano infiniti, sono rese mirabilmente dalla mano di Dino Risi, regista della pellicola, e rispecchiano l’evanescenza del fantasma femminile che compare e scompare nella nebbia, risvegliando la passione di un commercialista, suo amante in gioventù. Nel 1988 Pavia diventa nuovamente set di prim’ordine col film “Paura e amore”, ispirato al romanzo “Tre sorelle” di Cechov”. Il salone teresiano, la biblioteca e il cortile delle statue dell’università sono i luoghi nei quali si intrecciano le vicende delle tre protagoniste (Fanny Ardant, Greta Scacchi e Valeria Golino). Dopo un’incursione nell’horror con Roger Corman che gira alcune scene a Pavia del suo film “Frankenstein oltre le frontiere del tempo” (1990), arriva Mario Monicelli (nel 1995) con “Facciamo paradiso”, una commedia in parte ambientata nella città delle cento torri. In definitiva, possiamo dire che la Settima arte ha fatto variegate incursioni sul territorio pavese, trovando nella campagna pianeggiante e nella storicità dei monumenti (sembrano mancare all’appello le colline oltrepadane) due elementi di spicco, in grado di divenire, essi stessi, personaggi di celluloide, funzionali alle storie raccontate. 7


voghera

ALLA RICERCA DEL RILANCIO ECONOMICO di Nicoletta Pisanu

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o sviluppo del territorio, le linee guida da adottare e quali azioni le istituzioni locali possono intraprendere per favorire la crescita dell’economia in Oltrepo Pavese, in particolare a Voghera. Sono i temi trattati durante l’incontro che si è svolto mercoledì 11 novembre a Voghera, organizzato da Confindustria Pavia alla sede iriense dell’associazione, per la quale erano presenti Francesco Caracciolo, Andrea Viola e Pietro Ferrari, che hanno incontrato il

sindaco della città Carlo Barbieri e i rappresentanti sindacali delle soglie Cgil, Cisl e Uil. La tavola rotonda rientra nell’ambito del Patto per una politica industriale locale e un territorio attrattivo. Un momento di confronto tra i rappresentanti dell’industria, della politica e dei sindacati, per trattare il delicato tema dello sviluppo economico del territorio

e proporre idee da mettere in pratica. Francesco Caracciolo, direttore di Comfindustria Pavia, in una nota ha spiegato: “E’ importante procedere in modo sinergico sul territorio con lo scopo di migliorarne il brand al fine sia di attrarre investimenti esterni sia di potenziare lo sviluppo di imprese esistenti - ha commentato il direttore pavese dell’associazione. Fondamentale per potere procedere in questa direzione è operare insieme con le istituzioni al fine di garantire lo sviluppo di infrastrutture materiali e immateriali sempre più efficienti. Con il sindaco di Voghera Carlo Barbieri abbiamo condiviso l’importanza di tale rafforzamento e ci siamo impegnati a operare insieme per colmare le lacune esistenti, in primis il completamento della tangenziale di Voghera. Assume importanza basilare lo svilluppo dell’industria sul territorio, nonché lavorare per recuperare la competitività dell’industria medesima. Al fine di procedere in questa direzione intendiamo pertanto promuovere un protocollo di intesa sulla competitivà”. Il progetto della tangenziale di Voghera, è in stallo da tempo, la strada dovrebbe col-

legare la zona sud della città a Rivanazzano, permettendo un’alternativa all’attraversamento dei paesi e alla strada statale del Penice. Durante l’incontro a Voghera, i rappresentanti dei sindacati hanno invece trattato la necessità “di fare massa critica sul territorio, trovando forme di incentivazioni volte ad attrarre grandi investitori e investendo sull’occupazione, auspicando anche che tali misure possano sfociare in un consolidamento delle realtà esistenti”. 5


Soddisfatto della tavola rotonda il sindaco Carlo Barbieri, che ritiene l’incontro avuto con le diverse parti “il primo importante tassello per la creazione di un patto per l’attrattività e l’occupazione, non solo a Voghera, ma in tutto il territorio oltrepadano - ha commentato il primo cittadino -.

Nella mia agenda politica l’occupazione e l’attenzione verso il mondo industriale e produttivo sono una priorità a cui riservo una grande attenzione e credo che il miglior modo affinché si realizzino gli obiettivi sia la sinergia con

tutti gli attori. Ringrazio Confindustria per l’organizzazione di questo tavolo, le organizzazioni sindacali e i lavoratori che ho trovato molto attenti e propositivi. Il 26|

prossimo passo in tempi piuttosto brevi dalle riunioni ai fatti quindi a breve la predisposizione del patto per l’attrattività industriale di Voghera e del territorio in sinergia e con gli altri enti locali”. Si va quindi verso la realizzazione di un protocollo d’intesa per dar vita ad azioni mirate allo sviluppo di Voghera e dell’Oltrepo. In città, oltretutto, nella stessa giornata è stato aperto il nuovo centro commerciale Coop, in viale Martiri della libertà. Al taglio del nastro hanno partecipato il presidente di Coop Lombardia Guido Galardi, con il vicepresidente Daniele Ferrè, insieme al sindaco Barbieri e agli assessori comunali vogheresi Marina Azzaretti, Giuseppe Fiocchi, Giuseppe Carbone e Simona Virgilio. “Una nuova realtà che ha portato lavoro e sviluppo per una città che, nonostante la crisi, cerchiamo di far crescere sempre di più ogni giorno”, ha commentato sui social network il sindaco Carlo Barbieri. Il nuovo supermercato è stato realizzato nell’ambito del futuro sviluppo commerciale della zona del Parco Baratta, dove sorgeranno, oltre a complessi residenziali e lotti riservati al verde pubblico e privato, anche diversi esercizi commerciali. La nuova Coop ha a disposizione un parcheggio con 210 posti per i veicoli. L’energia è garantita da un sistema fotovoltaico composto da centinaia di pannelli solari. Attenzione anche all’ambiente e al riciclo, per esempio recuperando oli di scarto, per evitare la loro pericolosa dispersione, e sfruttando le acque piovane attraverso un sistema di canalizzazione. E mentre è sorto il nuovo centro commerciale, i negozianti del centro storico stanno studiando nuove attrattive per rendere più gradevole lo shopping a Voghera e attrarre clienti. Tra le idee, in vista del periodo natalizio, l’idea di autotassarsi per ottenere la musica in filodiffusione per le strade del centro. Il Comune invece sta pensando al l’allestimento delle luminarie e all’utilizzo dei locali rimasti vuoti in centro, molti dei quali per esempio durante la campagna elettorale di maggio erano stati usati come sedi dei diversi esponenti politici. Una delle ipotesi per il loro sfruttamento natalizio sembra essere renderli centri temporanei per iniziative culturali e commerciali sotto le feste, per abbinare alle compere attività da svolgere tra un negozio e l’altro. Nelle prossime settimane saranno studiati nuovi progetti. 7


I.P. costruzioni

Impresa edile AURORA Innovazione e professionalità a disposizione della clientela 5 BRONI L’impresa edile Aurora nasce nel 1994 da un’idea imprenditoriale di Tonsino Maurizio. Nei primi anni, il giovane imprenditore (dotato di una notevole esperienza lavorativa edile, tramandatagli dalla tradizione famigliare), si afferma sul vasto mercato del Nord Italia, Toscana compresa, effettuando lavori sia civili e sia industriali anche ad alto livello. Maurizio, diplomato geometra,

Via Emilia 135 Broni ( PV ) tel. 338 7705808 mail: imp.aurora@libero.it

si occupa direttamente della progettazione e della messa in opera di ristrutturazioni in genere e costruzioni di ville ed appartamenti (chiavi in mano) ed è specializzato nel restauro di antichi cascinali nella zona dell’Oltrepò pavese, riuscendo a coniugare le caratteristiche particolari dell’architettura di un tempo con le più moderne innovazioni. Oggi l’impresa edile

Aurora è in grado di effettuare qualsiasi lavoro: pavimentazioni, coperture in legno e calcestruzzo, posa in opera di cartongesso, imbiancature etc..., avvalendosi di un team di esperti collaboratori specializzati che eseguono con cura e precisione le disposizioni lavorative progettuali.

Inoltre l’impresa ha, naturalmente, a disposizione tutta una serie di macchinari necessari per il processo costruttivo: ruspe, piattaforme, camion etc... L’impresa edile Aurora è oramai divenuta un punto di riferimento imprescindibile per la sua capacità di realizzare lavori, attraverso un mix di elementi fondamentali per un successo garantito: il giusto equilibrio tra costi, professionalità e rispetto dei tempi per la consegna del lavoro. L’impresa edile Aurora ha la sua sede a Broni (PV) in Via Emilia, 135 ed è contattabile direttamente al 338.7705808. • |27



I.P. arredamento

l’alta qualità è di casa soluzioni d’arredo e complementi d’interni 5 giussago Da sempre vive circondato dai mobili, ora ha portato la sua esperienza in provincia di Pavia. Orazio Elli, titolare della LP Arreda, da quarantacinque anni commercia mobili e complementi di arredo, ma prima ancora “i miei genitori si occupavano della loro creazione – ha raccontato -. Io sono originario di Lissone, nel mezzo della Brianza, il cuore dei mobilieri italiani. Io ho continuato l’indirizzo della mia famiglia proseguendo nello stesso ambito imprenditoriale, dedicandomi però alla commercializzazione, non alla costruzione”. Da ottobre, Elli ha aperto uno store a Giussago, “in precedenza avevamo negozi altrove, per esempio

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a Lacchiarella. In provincia di Pavia siamo ormai pronti, stiamo ultimando gli ultimi trasferimenti – ha precisato Elli -. Ci dedichiamo solo alla commercializzazione, abbiamo numerosi fornitori da cui ci procuriamo merce di alta qualità”. E proprio sulla qualità Orazio Elli e la sua squadra puntano, non temendo la concorrenza: “Rispetto alla grande distribuzione siamo un settore totalmente diverso. Non ci occupiamo di quel genere di commercio, noi siamo mobilieri – ha

commentato il titolare della LP Arreda -. Noi miriamo a vendere prodotti di alta qualità, mettiamo a disposizione dei clienti la nostra lunga esperienza come mobilieri. Sappiamo consigliare e interpretare i gusti e i desideri dei clienti. Non sempre, in realtà diverse, si riscontra la stessa cura e conoscenza della materia. È difficile riconoscere un mobile di qualità, ci vuole tanta esperienza”. La crisi economica ha travolto anche il settore: “Certamente la stiamo sentendo tutti, soprattutto, nel nostro caso, legata al settore del mattone. Logicamente se si fatica a vendere le case, di conseguenza si fatica ad arredare. Ma noi ce la caviamo lo stesso”, è il pensiero di Orazio Elli. La clientela di LP Arreda è variegata, dalle giovani coppie alle persone più mature: “Vengono da noi clienti di tutte le età. Vendiamo mobili in legno massello o melaminico”, quest’ultimo è composto di legno truciolare rivestito con una sostanza sintetica. Tra i prodotti ultimamente più venduti “le cucine, su cui abbiamo ottime promozioni. Come tutti i nostri mobili, sono selezionate in base all’alta qualità”, ha concluso Orazio Elli. Il nuovo negozio LP Arreda ha aperto in via Marconi 94, una delle strade principali di Giussago. • |29


Valle Staffora L’Antica Fiera di San Martino

SOPRA IL

MANTELLO

M

artino di Tours aveva un po’ la strada segnata: il padre, alto ufficiale delle legioni Romane, immaginandone il futuro da guerrafondaio lo chiama così per onorare Marte, il dio della guerra. Lui un po’ ci sta,

Una festa popolare, giunta alla 345esima edizione, che ha mantenuto intatta la vocazione popolare e la voglia di trasformarsi in un’occasione per pensare anche a chi ha poco da festeggiare di germano longo

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lascia fare, e a 15 anni, invece di finire a servire bibite in un bar, come tutti i ragazzini in estate, finisce in Gallia, a combattere o morire. Martino, va detto, la seconda ipotesi fa di tutto per scongiurarla, così tanto da meritarsi comunque un piccolo record: diventare uno dei primi Santi a


guadagnare l’aureola senza per forza morire martirizzato. Ed è proprio durante la leva, diciamo così, che Martino - secondo la leggenda - si rende protagonista di un gesto destinato a valicare i millenni, consacrandone il suo nome per sempre.

andata proprio così: il mantello di Martino era intatto. È questo, stringato al massimo, il senso della Fiera di San Martino di Godiasco, giunta alla 345esima edizione: una cifra stratosferica, se si pensa agli eventi che gongolano quando arrivano alla terza volta considerandosi ormai “una tradizione”. Ma non è questo che importa, quanto piuttosto l’idea che da ben più di trecento

Giunto alle porte di Amiens con la sua guarnigione, Martino incontra un mendicante seminudo: scende da cavallo e con un colpo di spada divide in due il suo mantello, donando al poveretto uno straccio con cui coprirsi. Un gesto così meritevole da colpire l’attenzione nell’altissimo dei cieli, in particolare di Gesù, che compare in sogno a Martino assicurandogli il mantello integro. Il mattino successivo, la risveglio, era

anni significhi per Godiasco una festa che da sempre attira persone da ogni dove. Un appuntamento autunnale dal sapore sincero, rustico e contadino, com’è rimasto nei secoli, senza badare a mode e tentazioni. Fra caldarroste, polenta, prodotti tipici locali, canti tradizionali, mostre, degustazioni, esposizioni e un pizzico di internazionalità regalato dalla presenza di Challes Les Eaux, comune francese gemellato con Godiasco, anche qualche motivo in più, intriso di nobili propositi. Ad esempio la presenza di un banchetto che raccoglieva firme per dire no all’inceneritore di Retorbido e di un altro, quello del Rotary Club Valle Staffora, che al contrario ha scelto di dire no all’inverno che arriva. A fine giornata, i responsabili del Rotary guardavano con soddisfazione ben 13 sacchi riempiti di coperte e abbigliamento per adulti e bambini destinati alla Caritas Diocesana di Tortona. Il mantello di Martino serve ancora da esempio. 7

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tecnologia lo smartphone

IL MONDO IN UN CELLULARE ECCO TUTTI I BENEFICI

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orreva l’anno 1973 quando il direttore della sezione Ricerca e sviluppo della Motorola Martin Cooper, fece la sua prima telefonata da un apparecchio cellulare. Forse, senza neanche arrivare a immaginare come questo avrebbe cambiato la vita alle persone. Trascorrono ben dieci anni prima che la Motorola stessa riesca a mettere in produzione un primo modello di cellulare al costo di

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Come ti cambia la vita Un “drin” di Danila Liguori 4000 dollari. Al principio in effetti, possedere un apparecchio cellulare era affare per pochi. Modelli limitati, prezzi altissimi e la

mancata consapevolezza di come quest’aggeggio potesse influire positivamente nella vita quotidiana, erano i principali motivi per cui molte persone storcevano il naso a quella che sicuramente sarebbe divenuta una delle più grandi invenzioni del secolo. E’ stato solo negli anni Novanta poi, che i cellulari hanno smesso di essere uno status symbol per ricchi, e sono entrati in modo dirompente nella quotidianità della gente. Dal modello monoblocco a quello con lo spor-


tellino, dal modello a conchiglia (cioè diviso in due parti, una che contiene la tastiera, l’altra lo schermo, unite da una cerniera) a quello a rotazione, che si apre e si chiude facendo ruotare su sé stesse le due parti del telefono tramite un perno, la “cellulare mania” è esplosa da oltre un ventennio. Abbandonando fanatismi e iniziali eccessi di uno strumento che, come tutti gli oggetti, se utilizzato in maniera eccessiva e poco educata verso il prossimo può portare ad un utilizzo sbagliato della cosa stessa, ci si può e deve concentrare sugli enormi benefici che il cellulare ha portato nelle nostre vite. Il primo punto da affrontare è sicuramente quello della sicurezza. Prima dell’avvento del cellulare telefonare dalla strada era possibile solo grazie alla cabine. Che, ovviamente, non potevano essere presenti in tutte le strade, potevano essere momentaneamente occupate o anche guaste. In caso di reale emergenza, soprattutto in macchina in autostrada o in zone isolate, era quasi impossibile riuscire ad effettuare una telefonata. Se ci si bloccava causa maltempo, se si aveva un incidente e nessuno poteva saperlo, se ci si trovava in una situazione di pericolo, si rischiava spesso di aspettare ore prima che qualcuno si accorgesse della situazione pericolosa. Oggi grazie al cellulare è possibile in qualsiasi momento chiedere soccorso: la persona anziana che va a fare la spesa e cade, non si sente bene o ha bisogno di un qualsiasi aiuto dei parenti, può raggiungerli telefonicamente in qualsiasi

momento. Il ragazzino alle prime uscite può chiamare a casa in caso di bisogno. E tanto altro ancora. Quindi, sicurezza innanzitutto. C’è poi la questione comunicazione. Impossibile non sottolineare come il cellulare ci metta in contatto costantemente con chi e quando lo si vuole, in qualsiasi momento della giornata, in qualsiasi posto ci si trovi. L’uomo d’affari può mettersi in contatto con i suoi clienti senza necessariamente sedersi a una scrivania. Gli amici e amori lontani non aspettano più lettere e cartoline, ma si possono telefonare senza necessariamente dover essere a casa, con il telefono fisso. Grazie anche ad internet poi, la connessione dai cellulari è com-

pleta. E qui si arriva al terzo e ultimo punto: quello della tecnologia. Grazie alla connessione internet, oggi i cellulari ci consentono realmente di fare tutto: inviare e-mail, “chattare” con amici, colleghi, clienti o familiari anche grazie a “whatsapp”, avere qualsivoglia informazione istantaneamente. Il mondo della tecnologia, che si voglia o meno, è in continua evoluzione. Si va sempre più avanti, e il cellulare è uno degli strumenti che ci consentono di stare al passo. Quante innumerevoli funzioni in un sempre più piccolo aggeggio. Con un “drin” e con un “clic” la vita quindi, è completamente rivoluzionata. 7

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Lifestyle

I SEGRETI PER UNA VITA DI COPPIA AL TOP P

di Anna Mollo

er coltivare un rapporto di coppia e renderlo perfetto ci vogliono cura e dedizione. Non è semplice far funzionare un legame di tipo amoroso senza risentire del peso di svariati fattori. Questa è la brutta notizia ma ce n’è anche una buona: esistono dei piccoli trucchi per tenere salda la vostra relazione. Partiamo dal fattore fiducia. Mai andare a spifferare i segreti

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più intimi e delicati del partner ad amici o conoscenti. Per il proprio amato sarebbe un vero tradimento, un boccone amaro da mandare giù. Gli episodi relativi alla vita sessuale devono necessariamente essere custoditi e restare tra di voi. Ascoltare: questa è la regola principale su cui si deve fondare un buon rapporto. Le basi della comunicazione tra le due parti sono rappresentate dal potere dell’ascolto. E’ pur vero che nella società attuale questa pratica appare, ormai, obsoleta, ma non c’è niente di più meraviglioso e gratificante che prendersi cura dei pensieri altrui.


Fondamentale è, soprattutto, conoscere ciò che il partner trova irritante o piacevole in noi, per migliorarci e soddisfare i suoi desideri. Altro consiglio è quello di fare sempre di testa vostra. Di certo ci sarà qualcuno “più esperto” di voi che tenterà di dispensare consigli e pillole di saggezza sul vostro rapporto d’amore, ma l’amore è amore proprio perché è un sentimento irrazionale, pertanto concentratevi sulle vostre esperienze seguendo il ritmo naturale della storia. Lasciamogli prendere l’iniziativa. Mai cedere alla tentazione di controllare ogni cosa personalmente. E’ giusto far sentire importante il partner, concedendogli la possibilità di scegliere, di prendere decisioni (una volta tanto). Amatelo costantemente e in tanti modi diversi. Non cadete nella routine di coppia, è necessario reinventarsi in continuazione e senza retorica. Sorprenderlo non vuol dire offrire gesti plateali, degni dei migliori film romantici; non sempre il segreto di un amore sta nei fasci di rose e le cenette a

no di noi ha diritto a coltivare le proprie passioni, i propri passatempo e le proprie amicizie ma questi non devono interferire nel rapporto a due. Il tempo da destinare al partner deve essere un tempo qualitativamente alto. Se vivete insieme questa norma va osservata alla perfezione altrimenti diventa prepotente il rischio di trasformarvi in semplici coinquilini piuttosto che amanti. Infine progettate insieme il vostro futuro: mettetevi comodi, uno a fianco all’altra e sognate un po’. Immaginate come vorreste vivere i prossimi mesi e anni, come vorreste arredare il vostro nido d’amore lasciando da parte le cose davvero importanti per fare spazio all’aspetto ludico della coppia. Proponete sempre idee nuove, organizzate eventi e serate con i vostri amici, rendete il week –end un’occasione buona per concedervi occasioni mondane e appuntamenti tra compagni.Insomma, spazzate via la malinconia e la monotonia e fate spazio alle emozioni, quelle vere… 7

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In una suggestiva abitazione d’epoca ben ristrutturata si può usufruire di un ristorante, un ristorante della pizza, un bar e una piccola bottega

lume di candela, a volte sono le azioni più semplici ad essere apprezzate, l’importante è restare se stessi. Quando si parla di serenità di coppia fulcro dell’attenzione è il sesso. Mai trascurare questo aspetto fondamentale della vita a due. Il sesso non va dato per scontato e merita tanta dedizione e inventiva. La monotonia è un tema che non deve appartenervi. Sotto le lenzuola ci vuole armonia, desiderio e molta fantasia. Provate a sperimentare almeno ogni mese qualcosa di diverso sorprendendo il partner. Altra regola da seguire è: trovare il tempo da dedicare a se stessi e alla coppia. Ognu-

il RisToRanTe

la nosTRa Tavola

il baR

il RisToRanTe della pizza


ICONS I 100 anni della nascita di Sinatra

PROVACI ANCORA,

FRANK È tutto pronto per le celebrazioni di “The Voice”, il più grande di sempre. Figlio di poveri emigranti italiani, diventerà padrone assoluto della musica per lunghi decenni, circondato da pettegolezzi, sospetti, whisky e una sottile tristezza di germano Longo

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l’intrattenitore per le truppe americane durante la Seconda Guerra Mondiale, sbarca a Cuba per un mega-party che lo segnerà per sempre: inizia da lì a diffondersi la voce popolare che lo vuole in stretti rapporti con la mafia, alimentando un rapporto nelle mani dell’FBI che si dice contasse su oltre 2.400 pagine di indagini e intercettazioni. Nel giro di qualche anno, i primi posti delle classifiche di tutto il mondo diventano terreno privato di Sinatra: Bing Crosby, fino ad allora assiduo frequentatore delle billboard, fra l’ironico e lo sconsolato amava ripete che di Frank nel nasce solo uno nella storia, ma che sfiga averlo proprio in quella dov’era nato lui. 5

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ui lo diceva sempre: “Bisogna amare la vita, perché la morte è una scocciatura”. La sua, di scocciatura, arriva il 14 maggio 1998, ottantatré anni dopo aver messo piede su questa Terra, lasciata per entrare nella ristretta galleria riservata a chi in realtà non morirà mai. Un personaggio a tutti gli effetti, Francis Albert Sinatra, italiano fino all’ultima piastrina malgrado natali americani e un’infanzia da perfetto figlio dell’emigrazione: cresce sulle strade di Hobocke, nel New Jersey, il posto dove si conclude la “fuitina” di Antonio e Natalina, i suoi genitori, siciliano lui, genovese lei. Chiamato “The Voice”, “Ol’ Blue Eyes” o “Swoonatra”, per indicare lo svenimento che sapeva provocare nelle ammiratrici, la carriera pubblica di Frank parla di oltre duemila canzoni incise per 166 album fra inediti e raccolte, 150 milioni di dischi venduti in tutto il mondo, tanti film e addirittura due Oscar. Quella privata racconta invece di un latin lover che si sposa quattro volte, riempiendo il vuoto fra un altare a l’altro con flirt che piacciono tanto alle cronache rosa. Ha 24 anni quando sposa Nancy Barbato, da cui avrà tre figli, seguono sei anni di botte e bouquet di fiori con Ava Gardner, ci riprova con Mia Farrow e si concede un ultimo altare con Barbara Marx. In mezzo, si dice, ciondoli come Marilyn Monroe, Anita Ekberg, Angie Dickinson, Grace Kelly e Lana Tuner. Nel 1946, dopo aver fatto

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spettacolo che tengono banco nelle notti senza sonno di Las Vegas. Osannato come una leggenda vivente, Sinatra attraversa il pianeta tenendo ovunque concerti che danno il tutto esaurito. Nel dicembre del 1994, dopo essersi definito un “maniaco depressivo a 18 carati”,

sale per l’ultima volta su un palcoscenico per due serate a Fukuoka, in Giappone, chiudendo i concerti con una commossa interpretazione di “My way”, cantata dopo aver annunciato l’addio alle scene. L’anno successivo, per i suoi 80 anni, l’America gli tributa ogni tipo di onore: i mezzi

All’inizio degli anni Cinquanta, Sinatra attraversa una crisi professionale che sembra voler mettere fine alla sua carriera: due film sono un colossale flop al botteghino e Frank è costretto ad accettare contratti in locali che prevedono anche tre concerti a sera. Con la forza di sempre, e si dice con qualche aiuto di certe famiglie, il nome di Sinatra torna a svettare sulla stratosfera dello showbiz mondiale. È proprio quello, il decennio in cui insieme a Dean Martin, Sammy Davis Jr, Peter Lawford e Joey Bishop fonda il “Rat Pack”, amici fraterni e grandi nomi dello

pubblici di Los Angeles e Chicago espongono un enorme “Happy Birthday Frankie” sulle fiancate, mentre l’Empire State Building di New York si tinge d’azzurro, come i suoi celebri occhi. Si spegne tre anni dopo, nella sua casa di Malibù, sulle spiagge della California, vinto da un infarto che non gli lascia scampo. Ma proprio il prossimo 12 dicembre, l’America riscopre uno dei suoi miti più vivi di sempre. Per celebrare i cento anni della nascita di “The Voice”, la “New York Public Library for the Performing Arts” è partita con largo anticipo, aprendo una mostra di quadri e foto private di Sinatra, alcune mai viste prima. Poco dopo si è accodato il “Lincoln Center” dove sono in programma tre concerti-evento, e il “Tribeca Film Festival” di Robert De Niro, che farà tornare sul grande schermo la filmografia completa di Frank. Non mancano all’appello neanche dibattiti, documentari e perfino un’edizione speciale del “Jack Daniel’s”, il suo whisky preferito, che non poteva mai mancare ovunque Sinatra arrivasse. 7 38|



MOVIE By the Sea

LUI &LEI 40


Brad Pitt e Angelina Jolie tornano insieme sullo schermo, protagonisti e autori dell’intensa storia di una crisi di coppia. L’atteso ritorno dei “Brangelina” mette in fuga gossip e voci di corridoio, confermano l’idea di una coppia di ferro di germano longo

L

ui e Lei fanno sempre notizia: se vanno a fare la spesa, recitano, posano, si operano, mangiano un hamburger, adottano un bambino o comprano una casa. In realtà Lui e Lei, quelli che i media chiamano i “Brangelina”, sposi da un annetto scarso ma vissuti nel peccato per tanto tempo, non recitavano insieme da dieci anni, nel 2005, quando - dice la leggenda - proprio sul set dell’ironico “Mr e

Mrs Smith” si annusano, si trovano e via di gossip. Per tornare insieme sullo schermo, Lui e Lei hanno scelto una storia pensata e scritta da Lei e Lui, prodotta e interpretata sempre da loro stessi medesimi. Si narra di una coppia di americani annoiati e con l’incanto a fine corsa, a zonzo per la Francia negli anni Settanta. Si fermano in un piccolo paesino affacciato sul mare e grazie all’energia degli abitanti troveran-

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no il modo di affrontare i problemi messi in valigia. C’è da dire che Lei alla regia sta diventando bravina, Lui come attore è sempre intenso, e tutti e due sembra sempre debbano sforzarsi di togliere di mezzo quella maledizione chiamata bellezza, che nel loro mestiere aiuta tanto all’inizio della carriera ma poi diventa un fardello che pesa, perché guai a non essere perfetti che sulle colline di Los Angeles partono subito le malelingue. 5


IL CAST Brad Pitt Angelina Jolie Mélanie Laurent Melvil Poupaud Sarah Naudi

Roland Vanessa Lea Francois Clarisse

LA SCHEDA DEL FILM Regia: Angelina Jolie Pitt - Sceneggiatura: Angelina Jolie Pitt - Produttore: Angelina Jolie Pitt, Brad Pitt - Fotografia: Christian Berger - Montaggio: Patricia Rommel - Musiche: Gabriel Yared - Scenografia: Jon Hutman - Costumi: Ellen Mirojnick - Produzione: Jolie Pas, Pellikola, Plan B Entertainment Distribuzione: Universal Pictures.

Lui e Lei nelle interviste ci mettono pazienza, va detto anche questo, sapevano fin dall’inizio che sarebbe finita così e rispondono senza mostrare noia, giurando che no, loro non c’entrano nulla con i personaggi di Vanessa e Roland, un’ex ballerina e uno scrittore. Anzi, Lui

Ma trattandosi della storia di una coppia in crisi, è inevitabile che la questione si stia indirizzando sempre e solo su un’unica domanda: quei due siete voi? Come a dire che di trama, riprese, interpretazione e altre balle così al mondo importa poco, quel che tutti vogliono è spiare sotto le lenzuola di Lui e Lei. Se dopo le celebri operazioni di Lei, Lui sia cambiato. E chissà poi perché avrebbe dovuto farlo, nessuno lo chiede mai.

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e Lei fanno passare fra le righe altri dettagli, che dimostrano quanto siano tosti e concentrati: il film è stato girato durante la loro luna di miele, perché è inutile perdere tempo facendo aquagym in un villaggio “all inclusive”, meglio portarsi appresso luci, macchine da presa, scenografi e costumisti. A pensarci, vuoi mettere il risultato, rispetto a quel che resta dei matrimoni con il fotografo che immortala il lancio del riso e gli scherzi degli amici? 7


I.P. marco haute couture

La moda come passione e impresa di famiglia 5 stradella I fratelli Piermarco e Maria Grazia Emanuele si occupano di pellicceria, portano avanti il loro show-room in via Cesare Battisti a Stradella, dove mostrano ai clienti le loro collezioni. Oltre alla vendita diretta, la famiglia Emanuele ha stretto legami con aziende del settore e maisons dell’alta moda, preparando i propri capi in pelliccia. I fratelli lavorano con materie prime scelte con cura e avendo dalla loro parte l’esperienza necessaria per trattare prodotti delicati e raffinati. “Dagli anni Ottanta ho lavorato nel mondo della moda a Milano. Poi a Stradella ho fondato il mio atelier. Il nostro show room è ormai aperto da vent’anni - ha raccontato Piermarco

Show Room Via C. Battisti, 28 27049 Stradella (PV) Tel. 0385 246196 piermarcoemanuele.com

Emanuele -. Insieme a mia sorella confezioniamo pellicce su misura, modelli creati da noi, dal disegno alla scelta dei materiali fino alla realizzazione del prodotto finito”.

Con creatività: “Noi puntiamo a creare prodotti diversi, personalizzati, che sicuramente si differenziano da tutti gli altri - ha commentato Piermarco Emanuele -. Anche per questo motivo riusciamo a far fronte al generale clima di crisi economica. Proponendo ai nostri clienti i nostri prodotti originali, riusciamo ad andare avanti. La nostra clientela è sempre alla ricerca di nuovi capi anche molto particolari, che noi abbiamo l’esperienza necessaria per realizzare”, ha spiegato Emanuele. A partire dal 2005, l’impresa collabora con i colossi internazionali del settore pellicceria, contribuendo alla realizzazione di capi e inserti in pelo per le grandi case della moda, come Louis Vuitton, Prada e Valentino: “Ci occupiamo anche dei capi d’alta moda, collaborando con una grande azienda che produce le pellicce per le esigenze stilistiche delle maisons - ha spiegato Emanuele -. Contribuiamo in diversi modi, anche ricevendo dalle grandi aziende internazionali i modelli dei capi delle nuove collezioni e realizzandoli per le case di moda che li richiedono”. Piermarco Emanuele e Maria Grazia nel loro show-room accolgono non solo clienti italiani, ma da tutto il mondo, mostrando le loro creazioni e cercando “di interpretare i gusti del cliente, per soddisfarlo con le nostre proposte alla moda, realizzate secondo la sensibilità dell’acquirente e il nostro gusto”. •

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LE TENDENZE AUTUNNO INVERNO 2016 I

FASHION

La nuova stagione porta sempre con sé molteplici novità, soprattutto dal punto di vista dell’abbigliamento

di anna mollo

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trend per l’autunno-inverno 2016 sono tantissimi e diversi l’uno dall’altro. Come si suol dire “C’è l’imbarazzo della scelta!”. Le più influenti passerelle della moda al mondo, come quelle di Parigi, Milano, Londra e New York, hanno offerto i primi suggerimenti sui colori e le tendenze future. Le fashion addicted non avranno nulla da temere, riusciranno facilmente a riempire il loro armadio con una varietà di capi originali. Lo stile annunciato per la prossima stagione non sembra differire troppo da quello già conosciuto nell’inverno scorso. Le linee restano morbide e ricordano i tempi passati, i colori forti


nero ma con combinazione di capi che differiscono tra di loro per tipologia e tessuti. Ovviamente non possono mancare i colori autunnali come il verde pino, il giallo ocra ed il marrone. Ritorna, come nella stagione passata, la lunghezza maxi e le forme over. Niente abitini succinti ma linee molto morbide e misure che sovrabbondano. Cappotti, maglioni e giacche ricorderanno i fantastici e stravaganti anni Ottanti per lunghezza e larghezza. Assisteremo anche alla ricomparsa delle mantelle, tipiche di quel periodo. Maglioni e camicioni andranno indossati large e portati sopra gonnelloni

ampi e lunghi all’altezza delle ginocchia, slacks pants e longuette. Per i materiali, pelle e pellicce sono ancora preferite. Non importa se la scelta ri-

©Adverum

e brillanti mentre i materiali ritornano ad essere ricercati e possibilmente ecologici: la moda 2016 strizza l’occhio alla natura, rispettandola e valorizzandola. Dunque, quali saranno i must have di cui non potremo fare a meno? Parliamo di colori… L’universo della moda si tingerà dei toni caldi del rosso con tutte le sue varianti e sfumature. Marsala, bordeaux e rosso brillante: sono le tre tonalità cardine del prossimo inverno. Il colore del famoso vino tingerà gonne e abiti di milioni di donne, attestandosi protagonista indiscusso. Mai dire di “no” all’intramontabile nero. Quando si dice “il nero sta bene su tutto” è proprio vero. Da sempre sinonimo di classe, eleganza e femminilità, è pronto a regalare serate indimenticabili alle ragazze nei loro outfit total black. Tutto

cada sull’eco o sul real, ciò che conta è il contatto con un tessuto da sempre particolare che si adatta alla perfezione al proprio corpo. Scarpe, vestiti e accessori targati autunno-inverno 2016 si presenteranno con inserti e dettagli in pelle o simil-pelle. Tra le novità assolute affiora il mannish. Il mannish è quello stile che ricorda la mascolinità. L’influenza maschile è preponderante e si intravede da giacche dal taglio classico ed elegante, tailleur nonchè camicie dalla fattura sartoriale. Sovrabbondano sulle passerelle le audaci proposte degli stilisti, con cravatte sottili e papillon coloratissimi. Dunque, al posto dei gioielli tipicamente femminili, troviamo accessori sfacciatamente maschili. I pantaloni da donna scendono a palazzo sulle scarpe oppure si portano lunghi fin sotto alle ginocchia, con calze a vista e francesine. Per le borse la preferenza va ancora alla cluctch seppure il senso di praticità fa virare verso la classica e sempreverde shopping bag o le maxi borse da indossare a tracolla. Regola fondamentale è che tutti gli elementi siano in perfetta sintonia, ma soprattutto, che aldilà del fattore moda, il proprio outfit rispecchi la propria personalità. 7

Piazza Duomo 77 - VOGHERA ( PV ) -

ilgiglioDifirenze


food

VEGANO

MODA O STILE DI VITA?

I

l vegetarianismo è una nuova pratica che fa tendenza? Perché il numero di vegani nel nostro Paese sta crescendo a dismisura? Questi sono solo alcuni degli interrogativi che ruotano attorno al tema della dieta vegana. Un argomento che sta prendendo sempre più

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di Anna Mollo piede nell’attuale società. Ma conosciamo chi sono esattamente i vegani? I vegani fanno parte di quella fetta di popolazione che ha scelto di dire “no” a qualsiasi ali-

mento che abbia derivazione animale. Essi hanno eliminato dalla propria tavola il latte e i suoi derivati, le uova e, ovviamente, la carne. Ma l’occhio non è puntato solo al cibo. Per i vegani tutti i capi prodotti con elementi di origine animale vanno cestinati. Niente coperte di lana e niente piumi-


ni realizzati con vera piuma d’oca. Anche l’abbigliamento, dunque, è vegano. Questa notizia non suona come nuova: da tempo molte imprese si dedicano alla produzione di vestiti, scartando ogni possibilità di maltrattamento sugli animali. Questa “moda” è in continua espansione ed aggiornamento basti pensare che ricercatori e designer della Willem de Kooning Academie di Rotterdam, in Olanda, hanno avuto una trovata davvero geniale: trasformare le bucce di albicocche in borse ed altri articoli come zaini o portafogli. Una visione della vita a tutto “green”, senza sprechi alimentari. Gli studenti dell’accademia per mesi si sono dedicati alla raccolta degli scarti di frutta ed ortaggi presso i mercati della metropoli. Tonnellate e tonnellate di cibo sono state trasformate in un composto chiamato “Fruit leather”. Da quel momento il passo verso la creazione della borsa-albicocca è stato decisamente breve. Non solo zaini, shopping bag e portafogli, si è aperta una nuova frontiera di articoli vegani di ogni genere, alcuni davvero curiosi che meritano di essere citati. Oltre a sciarpe, guanti, cappotti e slip eco-friendly, esistono i prodotti cosmetici non testati sugli animali, in particolare quelli per la cura dei capelli, creme solari e articoli per l’igiene orale. E se anche un disegno indelebile sulla pelle fosse vegano?Tutto è possibile!Sono nati i vegan tattoo. Con l’espressione ve-

gan tattoo si può intendere sia un tatuaggio a tema vegano impresso su una parte del corpo che un tatuaggio realizzato con prodotti esclusivamente ecologici. Anche la vasellina, comune derivato del petrolio, viene abolita e sostituita da un burro cento per cento vegetale amico della pelle e della natura. Dai tattoo al sex…Una scoperta molto speciale è quella dell’oggettistica vegan che riguarda la sfera del sesso. Avete mai sentito parlare di sex toys e gadgets vegani? Ecco, questo genere di articoli esiste per davvero. I preservativi vegani, ad esempio, sono concepiti senza l’uso della caseina. In alcune aziende oltre ad essere privati della caseina, vengono privati an-

che di additivi e parabeni. Per il packaging si parla di materiali riciclati. Alla carrellata di articoli vegan va ad aggiungersi il vibratore irlandese caratterizzato da soli materiali di riciclo. Il particolare aggeggio si ricarica attraverso un cavetto USB oppure una manovella. Infine per un momento di total relax, non si può rinunciare all’olio per massaggi di origine vegetale. Ma come vivono i vegani?La loro è una dieta dannosa per l’organismo?Gli esperti rassicurano, rispondendo di no, è però consigliabile consultare il proprio medico prima di intraprendere l’alimentazione di tipo vegano e capire, una volta per tutte, che il vegetarianismo non è una moda! 7


motori Una Bentley Continental nell’Outback

NEED FOR

SPEED Una delle auto più lussuose al mondo ha superato i 330 km/h nel più infame deserto australiano. Una spremuta di esclusività portata a spasso da un motore da 6.000 cc di germano Longo 48


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hissà se l’assessore al traffico del “Northern Territory, nella lontanissima Australia, si è mai pentito di una decisione un po’ cervellotica presa qualche tempo fa: abolire, almeno per un periodo limitato di tempo, ogni limite di velocità su un tratto di 200 km della “Stuart Highway”, una cosina da niente che in totale corre per 2.834 km lungo l’Outback, uno dei terreni più desolati e inospitali del mondo, punto di contatto fra Darwin a Port Augusta, da nord a sud. Più o meno la stessa distanza che c’è fra Londra e Istanbul.

Da quel momento, una parola tira l’altra e migliaia di gente con tanta voglia di passare al Creatore si è presentata in quell’angolo di mondo per picchiare su acceleratori e assicurazioni sulla vita. In realtà, la “Stuart

Highway” un tempo non sapeva cosa fossero i limiti di velocità: tutti liberi di andare come volevano, liberi come il vento, tanto neanche Aborigeni e canguri da quelle parti amano starci più di tanto. 5


Poi, nel 1994, arrivano le truppe dei pazzi della “Cannonball Run”, folle corsa per gente che ha garage pazzeschi e portafogli a prova di capriccio, che sbarca in forze ma rovina la festa: una Ferrari F40 lanciata a tutta velocità si schianta su un posto di blocco dalle parti di Alice Springs uccidendo sul colpo quattro persone, due agenti e i due occupanti. Acqua passata. L’assessore, per tornare al discorso, ha deciso che i tempi sono maturi, forse perché si avvicina la tornata elettorale - boh - e la “Bentley”, blasonato marchio anglosassone che da sempre si gioca con “Rolls-Royce” la corona di regina del lusso su ruote, ne ha approfittato. Una squadra

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attrezzata di tutto è sbarcata da quelle parti con al seguito una “Continental GT Speed”, un coupé gran turismo che simboleggia il passaggio di “Bentley” al gruppo “Volkswagen”. Un tripudio di pelle, fibra e legni pregiati, con sistema infotainment che offre connessione a tutto ciò che è connettibile. La quint’essenza dell’esclusivo

Tutto questo è successo agli inizi dello scorso novembre - il 4 - quando una “Continental GT Speed” rigorosamente di serie è stata affidata alle cure di John Bowe, leggenda locale del volante, con sei successi all’Australian Touring Car e altri due alla “Bathurst 1000”. Il compito di John? Niente di più semplice: spingere la Bentley al massimo delle sue possibilità, direttamen-

e del lusso, con tutta probabilità l’anello mancante fra un quadrigetto executive e una banale automobile. Sottopelle, è il caso di dirlo, si agita un mostruoso 6 litri W12 da 635 CV e 820 Nm di coppia con cambio automatico Quickshift a otto rapporti. Il tutto, squillino le trombe, per 330 km/h dichiarati dalla Casa. Ora, con il proliferare di autovelox e multavelox, non è che provare una cosina così su strada sia impresa semplice. Ecco allora l’idea: andiamo nell’Outback, dove i radar sono spenti e i canguri stanno alla larga o gli si secca il marsupio.

te nel “cuore rosso” dell’Australia. Lui, che per mestiere non sa cosa sia la paura, l’ha fatto di brutto, raggiungendo in appena 76 secondi i 331 km/h su 9,4 km dell’asfalto polveroso della “Stuart Highway”. Per chi non ha voglia di mettersi a contare, ad ogni secondo scandito dai cronometri la “Continental” macinava circa 92 metri, quasi quanto un campo di calcio. Da allora, dell’assessore si è persa ogni traccia. 7



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