L'Almanacco 2020

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2020

L ’ A L MANAC C O A.S.D. FALCHI LECCO SOMMARIO Lettera di Sandro 03 Saluto di Francesca Morganti 05 Parola al Presidente 06 TEAM 2020 08 2020 un anno particolare 14 Quella Maledetta Bandelletta 24 Monte Emilius 26 Semi-Marathon International de Marrakech 29 Una “dolce” caduta 32 L’Angolo del preparatore 34 Giro del Lago di Resia 38

40 TGS 2020 Free e Solo Edition 42 Prima dell’Apocalisse 44 Golden Trail Championship 2020 - Azzorre 50 Snow Run Resinelli 54 La Nazionale! 58 Trofeo Adelfio Spreafico 60 Valle Aurina 66 Everesting al San Martino 70 Sentiero Roma e Kima 74 Lieti Eventi 75 Saluti e Ringraziamenti

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Lettera di Sandro CARISSIMI, con tutta la mia buona volontà quest’anno non so da che parte cominciare. L’entusiasmo va a farsi benedire, ma non è nel mio carattere sbattere la porta e lasciare le cose a metà. Quest’anno di bastonate ne abbiamo prese tutti, dalle gare annullate, agli atleti, agli organizzatori, agli affezionati amici dei Falchi. Pochissime gare anche se come sempre riuscite a distinguervi in ogni situazione e qualche buon risultato è stato portato a casa anche quest’anno! Abbiamo portato a casa anche un Miracolo (io non so chiamarlo diversamente): il nostro Andrea! Vi ricordate le preghiere alla S. Messa in cascina Don Guanella in un clima di partecipazione eccezionale e con qualche lacrimuccia? Il più bel trofeo dei Falchi! Altre cose su questa annata non saprei cosa dirvi. Io ormai posso dichiararmi Morteronese perché nel momento in cui scrivo ho passato circa sei mesi qui. La fifa è tanta!! E qui mi sento più sicuro.

La Kapriol sta girando molto bene grazie ai miei figli e nipoti... speriamo che continui così. Dall’Eritrea cattive notizie. La guerra che sembrava finita con l’Etiopia è ricominciata con un bombardamento sull’aeroporto di Asmara. Oltre al COVID che sta facendo un sacco di vittime, la fame completa la sofferenza di questa popolazione. Siamo riusciti a far arrivare un po’ di euro per acquistare settanta quintali di grano. Le nostre suore di S. Anna stanno facendo di tutto per dare un minimo aiuto ma con il governo di delinquenti che si ritrovano non sanno più cosa fare. Chiudendo, in attesa di poterci finalmente riabbracciare, magari davanti a un bel piatto di polenta taragna o un buon panino col salame del Carlino, auguro a voi e alle vostre famiglie un sereno S. Natale e un Buon 2021!

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Il saluto di Francesca Morganti CARISSIMI falchi, impossibile non partire dal constatare che quest’anno è stato un anno fuori dal comune. Le nostre vite sono state improvvisamente ribaltate e riorganizzate da “fasi”, colori e dati epidemiologici. Abbiamo atteso impazienti ogni decreto, letto attentamente ogni ordinanza e misurato in lungo e in largo i confini, della nostra casa prima e del nostro comune poi, scoprendoci creativi progettisti di tracciati improponibili e percorsi ad ostacoli.

che non possiamo davvero permetterci di sprecare nemmeno un giorno di vita. Perché riprendendo le parole di Papa Francesco: “Se c’è qualcosa che abbiamo potuto imparare in tutto questo tempo, è che nessuno si salva da solo. Le frontiere cadono, i muri si sgretolano e tutti i discorsi fondamentalisti si dissolvono di fronte ad una presenza quasi impercettibile che manifesta la fragilità di cui siamo fatti”. E in questa fragilità possiamo forse davvero riscoprire qualcosa di bello di questo 2020. E penso allora all’amicizia, al ridere di gusto, alla solidarietà e alla voglia di crescere, sfidarsi e migliorarsi insieme. Brindiamo a tutti questi valori, i valori della grande famiglia dei Falchi, con l’augurio di non darli mai per scontati e moltiplicarli ancora di più nei giorni a venire.

Con l’avvicinarsi della fine di quest’anno si inizia quindi a guardare al futuro e ognuno, con il cuore carico dei dolori e delle gioie inaspettate del 2020, prova ad immaginare i prossimi mesi, i viaggi, le cene con gli amici e le gare col cronometro da rispolverare. È il momento in cui gettare letteralmente il cuore oltre l’ostacolo e iniziare a sperare, progettare e, perché no, anche sognare in grande... perché se c’è qualcosa che possiamo imparare da quest’anno strano è Un grande abbraccio virtuale!

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Parola al presidente Di Mauro Esposito

La nostra terra continua a vivere ed è bellissima. Ci costringe a stare a stare in gabbia, a vivere separati dai nostri affetti, a non poterci abbracciare, a non poter condividere una cena con gli amici o una corsa in montagna. Secondo me ci sta inviando un messaggio: “Attenzione ricordatevi che siete mie ospiti e non i miei padroni”. Gli animali sono scesi dalle montagne nelle città deserte per visitare gli spazi vuoti di persone, che l’uomo evoluto ha riempito di cemento in maniera disordinata e irrazionale, spesso senza rispettare l’ambiente. Sono dei chiari segnali che dobbiamo tenere in considerazione, è necessario modificare il nostro stile di vita, dobbiamo vivere in modo più sostenibile e meno consumistico, nel rispetto dell’ambiente che ci circonda. Questo passaggio fondamentale è possibile attraverso il ritorno alle nostre origini e seguendo l’esempio di chi ci ha preceduto. Le nuove generazioni, alle quali affideremo un pianeta sofferente, hanno il difficile compito di ristabilire il delicato equilibrio tra uomo e natura e consegnare una terra migliore di quanto abbiamo saputo fare noi. Sono sicuro che ci riusciranno e noi riusciremo a toglierci questa mascherina e ritorneremo a vedere il sorriso di chi ci sta davanti. 6

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La squadra

A.S.D. FALCHI LECCO TEAM 2020


Andreotti Davide 2017

Bern asco ni Serg io 2010

Bon ano mi Pao lo 201 4

Cort i Gian luca 2012

Del Lung o Stef ano 2017

Ar de si En ric o 20 01

Bertoldini Taddeo 201 2

Br am bil la Da nil o 20 18

Cri ppa Ale ssa ndr o 200 3

Del Pero Luca 2019

Ard izzo ia Fed eric a 2018

Belt rami Lore nzo

Beria Paolo

2018

2012

Biassoni Andrea

Biffi Mattia

Bisogno Carlo

Cappell o Antonio

Casa ti Stef ano

Ceraudo Andrea

2013

2001

Cru cife ro Ant one lla 2016

Driza Dritan 2017

2017

2013

D’Amato Massimili ano 2015

Espo sito Mau ro 2001

2015

2014

D’Am bros io Brun o 2001

F arumi Fabriz i o 2011

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Fili gur a Ale ssa ndr o 200 5

Fumagalli Emilio 2013

Gallo Vito 2016

Grilli Andrea

Lafran coni Luca

2014

Maggioni Gianluca

Main etti Gian luca

Nicoletti Marcello

Noia Enrico

Gir ola Gio na 201 6

Lucernini Gianmaria

2019

2012

2003

2016

2016

2003

Pagano ni Gianluc a 2001

Gh isl an zo ni Da vid e 20 12

Lafran coni Marco 2013

Ma uri Luc a

Ghislanzo ni Riccardo 2001

Locatelli Silvia 2018

200 6

Mazzo le ni Enrico

Pereg o David e

Picco Alice

2019

2006

2017

NEW

Piloni Michele 2019

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A.S.D. FALCHI LECCO

Pizzagalli Claudio 2001

Pr os erp io Ca rlo 20 17

Radaelli Eros 2013

Rainolter Federica 20 20


C

Ratti Carlo 2001

S preaf ic o Matteo 2005

Tizzon i Micae la 2013

Reda elli Stef ano 2018

Sprea fico Nicola 2011

Trincavelli Davide 2019

Ronc alet ti Robe rto 2013

Stefanoni Alessio 2013

Ugolini Filippo 2016

Simo nett a Cost anti no 2006

Ta vo la Gi ov an ni 20 12

Simo netta Franc esco 2006

Tavola Marco 2001

Valsec chi Miche le 2016

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I Migliori Risultati Gara

Data

Tipo Gara

Risultati Falchi (prime 5 posizioni)

12/01/2020

Soft Trail - Annone Brianza (LC)

Corsa a coppie

1° Del Pero - Redaelli 2° Piloni - Arrigoni

19/01/2020

Scaldagambe Winter Trail - Carvico (BG)

Trail

1° Del Pero (Prova "Half" - 16 km)

19/01/2020

Scaldagambe Winter Trail - Carvico (BG)

Trail

2° Brambilla (Prova "Long" - 30 km)

02/02/2020

Bergamo City Run - Bergamo (BG)

10 km

5° Beltrami

02/02/2020

Bergamo City Run - Bergamo (BG)

Mezza maratona 4° Brambilla

02/02/2020

Cross della Bosca - Campovico di Morbegno (SO)

2° Del Pero Corsa campestre (1° cat. SM)

09/02/2020

Winter Trail

1° Del Pero

15/02/2020

Val di Mello Winter Trail - Val Masino (SO) Teglio Sunset Winter Run - Teglio (SO)

Winter Trail

3° Del Pero

22/02/2020

Snow Run - Piani Resinelli (LC)

Trail

1° Del Pero 3° Beltrami

13/09/2020

Arrancabotta - Botta (BG)

Skyrace

13/09/2020

Latemar Mountain Race - Pampeago (TN)

Skyrace

4° Del Pero (1° Under23)

27/09/2020

Campo dei Fiori Trail (25k) - Gavirate (VA)

Trail

1° Beltrami (Campione Italiano di Trail Running Corto CSAIn)

27/09/2020

Trail del Nevegal - Nevegal (BL)

Trail

2° Del Pero

10/10/2020

Euromarathon EcoTrail della Penisola di Muggia - Trieste (TS) Trail

18/10/2020

La Culman Skyrace - Moltrasio (CO)

Skyrace

1° Beltrami

18/10/2020

La Culman Half-Skyrace - Moltrasio (CO)

Skyrace

2° Del Pero 4° Bonanomi

18/10/2020

Trofeo La Culman - Moltrasio (CO)

Vertical

2° Radaelli, 3° Del Pero

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1° Brambilla - Arrigoni - Rota (ex aequo)

1° Del Pero - Antonioli (ex aequo)


Gare di livello nazionale ed internazionale

Tipo Gara

Gara

Data

Campionato Italiano di Mezza

16/02/2020

Giulietta&Romeo Half Marathon - Verona (VR)

01/08/2020

Piz Tri Vertical - Malonno (BS)

02/08/2020

Fletta Trail - Malonno (BS)

08/08/2020

K31 Trail Sanbe - San Bernardino (SVI)

19/09/2020

Rosetta Verticale Trail Run - San Martino di Castrozza (TN)

Maratona

Risultati Falchi 574° Bertoldini

Chilometro Verticale nazionale 7° Del Pero

Corsa in montagna nazionale

11° Del Pero, 34° Perego

Trail internazionale

8° Beltrami, 10° Ugolini

Corsa in montagna interna-

7° Del Pero (2° Under23)

zionale

20° Del Pero, 31° Beltrami, 40° Bonanomi,

04/10/2020

Campionato Italiano di Corsa in 45° Perego, 47° L. Lafranconi, Montagna Lunghe Distanze

Trofeo Nasego - Casto (BS)

82° Ugolini, 88° Nicoletti 3° posto Campionato Italiano Società (Maschile) 32^ Ardizzoia (F)

11/10/2020

Kilometro Verticale Chiavenna-Lagunc - Chiavenna (SO)

25/10/2020

Trofeo Vanoni - Morbegno (SO)

Campionato Italiano di

55° L. Lafranconi, 210° Bertoldini, 251° D.

Chilometro Verticale

Ghislanzoni

(8° Campionato Italiano di Corsa in 11° Antonioli - Perego - Brambilla

Agosto-Ottobre 2020

Grand Prix di Società di Corsa in Montagna Maschile (Campionati Italiani Individuale, a Staffetta, Lunghe Distanze e Chilometro

Verticale)

Montagna a staffetta

posto italiano)

Corsa in montagna nazionale

7° posto italiano

28/10/2020

Prologo (3,4 km - 110 m D+) - Isola di Faial - Azzorre (POR)

Golden Trail Championship

32° Del Pero (2° italiano)

29/10/2020

1^ tappa (26 km - 1110 m D+) - Isola di Faial - Azzorre (POR)

Golden Trail Championship

20° Del Pero (3° italiano)

30/10/2020

2^ tappa (24,5 km - 1250 m D+) - Isola di Faial - Azzorre (POR)

Golden Trail Championship

31/10/2020

3^ tappa (31 km - 1800 m D+) - Isola di Faial - Azzorre (POR)

Golden Trail Championship

01/11/2020

4^ tappa (34 km - 1400 m D+) - Isola di Faial - Azzorre (POR)

Golden Trail Championship

16° Del Pero (3° italiano)

Classifica generale: 18° Del Pero (3° italiano)

15° Del Pero (4° italiano)

Classifica generale: 17° Del Pero (3° italiano)”

35° Del Pero (4° italiano)

Classifica generale finale: 19° Del Pero (4° italiano)”

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2020 UN ANNO PARTICOLARE

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U rticoli

A

a l l ue

a t t e d e l Ma A T T E L L E BAND

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Dr. Alessio Stefanon

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Quella Maledetta Bandelletta Carissimi Falchi, ebbene sì, anche quest’anno, dopo aver macinato chilometri e chilometri nei propri giardini, balconi o abitazioni, siamo finalmente tornati a correre sui nostri sentieri… e lì, dietro ad un pioppo, ingannevole come sempre, si nascondeva la temutissima bandelletta!!! Ma facciamo un po’ di chiarezza….

Che cosè? La bandelletta ileotibiale è una fascia di tessuto fibroso (connettivo) che si trova lungo tutta la parte esterna della coscia. Ci sono diverse teorie riguardanti lo sviluppo di questo disturbo, alcuni autori dicono che è la conseguenza dell’attrito tra la bandelletta e il ginocchio. Quando il ginocchio si piega, questa fascia si sposta dietro ad una prominenza del femore, mentre quando il ginocchio si estende, la bandelletta ci passa davanti. Secondo altri autori, la sindrome è causata dalla compressione della bandelletta contro uno strato di grasso con molti vasi sanguigni e nervi. La presenza di tanti vasi sanguigni può spiegare il gonfiore localizzato che si vede spesso nei pazienti con diagnosi di sindrome della bandelletta ileotibiale. 24

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L’angolo del fisioterapista Proprio perché si parla di sindrome, non è mai chiara… I fattori che aumentano le probabilità di incorrere in questa problematica sono molti: uno squilibrio muscolare, come la debolezza o inibizione del muscolo medio e piccolo gluteo o dei flessori del ginocchio; le anomalie di allineamento della gamba, per esempio l’iperestensione o la rotazione interna del femore; l’iperpronazione del piede, anche se non tutti gli autori sono d’accordo; la corsa in discesa (perché l’angolo di flessione del ginocchio durante l’appoggio del piede è ridotto). Fredericson et al. hanno analizzato un gruppo di 24 corridori con la sindrome della bandelletta ileotibiale e hanno riscontrato che la forza degli abduttori (muscoli esterni) dell’anca era minore nel lato colpito. Sarebbe logico associare la debolezza dei muscoli esterni dell’anca con questo disturbo poiché gli abduttori deboli possono causare una maggiore adduzione dell’anca (spostamento verso l’interno del ginocchio) durante il passo. Le conseguenze sono: aumento della tensione della banda ileotibiale; una maggior pressione sui tessuti sottostanti.

I sintomi Dolore al ginocchio nella parte esterna, specialmente durante le attività; limitazione del movimento; dolore e tendenza alla “zoppia” dopo l’attività, nei casi più severi.

E mo’ che faccio? Come sempre, le strade sono due: Bagno nella piscina di Lourdes o, eventualmente, auto trattamento tramite boccetta d’acqua santa a forma di Madonnina trasparente; rivolgervi al vostro santissimo fisioterapista di fiducia! Gli aiuti migliori, allo stato dell’arte odierna, vengono proprio dalla Terapia Manuale, accompagnata da una buona dose di lavoro di controllo ed esercizi mirati. È spesso utile ridurre il volume di allenamento se non addirittura sospenderlo. Spesso il lavoro in bicicletta è utile nel mantenere lo stato di allenamento cardiovascolare. Nei casi più seri si può ricorrere all’uso di farmaci o terapie fisiche quali le onde d’urto (in caso di calcificazioni presenti sul tendine). Ma la cosa più IMPORTANTE, come sempre, resta la prevenzione! Da fare, dopo valutazione, tramite lavoro specifico e mirato di controllo e rinforzo muscolare. Qui il lavoro di fisioterapista associato a quello di laureato in Scienze Motorie dà i suoi risultati migliori!!

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U rticoli

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MONTE EMILIUS CON OSCAR

Di Sergio Bernasconi

Erano un paio di anni che io ed Oscar, mio compagno di cordata, pensavamo di fare il Monte Emilius sopra Pila, in Valle d’Aosta, una bella cima di oltre 3500 m , montagna che non presenta troppe difficoltà alpinistiche ma con un avvicinamento lungo e con una bella pietraia nella ultima ora dove bisogna stare attenti a dove si mettono i piedi. L’avevo già salito in giovane età, da un altro versante, da Cogne precisamente. Ho vaghi ricordi se non che era stata un’escursione molto lunga ed impegnativa. Partiamo in tre: io, Oscar e Marco, con quest’ultimo che si vuole avvicinare al mondo della montagna . 26

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Prima della partenza mi informo sulle condizioni che dovremo affrontare, il rifugista mi avverte che dal Passo dei Tre Cappuccini a 2900 m troveremo neve, dunque partiamo con scarponi pesanti, ramponi e picca. Prendiamo la funivia per il primo breve tratto sopra Pila, al Lago Chamolé. Saliamo ad un primo colle e ridiscendiamo al rifugio, da qui inizia la salita dopo un’ampia valle verso il Colle posto a 2900 m. Marco, non essendo abituato alla quota, decide di fermarsi un attimo prima e di aspettarci al rifugio. Io ed Oscar facciamo il colle, ci accorgiamo che non c’è neve e che si potevano usare anche calzature più leggere… Io inizio ad avere problemi ad un piede, avendo usato gli scarponi da ghiacciaio


Monte Emilius pesanti e rigidi, e maledico il rifugista. L’ultima ora e mezza è una salita su pietraia non troppo stabile, raggiungiamo la cima dopo 5 ore abbondanti di salita. Il panorama è stupendo e la giornata è tersa: uno spettacolo! Dopo le foto di rito, calcolo da buon ragioniere che l’ultima funivia è troppo presto e la perderemo sicuramente: ci toccherà quindi scarpinare fino a Pila. Scendiamo attentamente per la ripida pietraia seguendo la via di salita, ad ogni passo mi tocca l’unghia, ormai nera, nello scarpone rigido ed è per me una via crucis, calcolando che sono quasi 20 km di rientro... Marco ci avverte che prende l’ultima funivia e ci aspetterà in paese. Noi, con poche soste, ritorniamo al rifugio. Dobbiamo fare una ripida risalita, testa bassa, essendo stanchi mi metto davanti e faccio il passo, poi lunghissima discesa fino a Pila. Arriviamo a Pila alle 19:30, eravamo partiti da Como alle 6 e iniziato salita alle 9: una bella mazzata ma siamo soddisfatti, compreso Marco che era stato per la prima volta in Valle. Ci spariamo una buona cena in un ristorante tipico valdostano. Siamo vestiti “da montagna” e non siamo troppo adatti per l’ambiente… ma a noi non è che ce ne importa più di tanto... Anche l’Emilius è portato a casa! Alla prossima!

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SEMI-MARATHON INTERNATIONAL DE MARRAKECH (MAROCCO)

Di Taddeo Bertoldini

Per me è stata la prima esperienza di running in terra straniera, la prima sul continente africano, in Marocco Occidentale, e precisamente a Marrakech, dove ho partecipato alla 31^ edizione della “Marathon & Semi Marathon International de Marrakech” che ha visto coinvolgere poco più di 8500 partecipanti! La partenza e l’arrivo erano lungo l’Avenue de la Ménara. Sono uscito dal riad pronto per correre. I riad, che significa “giardini”, sono simili a Bed&Breakfast, ovvero piccole case tradizionali in stile marocchino con un giardino all’interno e dotate di camere. 28

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Ho gareggiato sul percorso della mezza maratona con partenza alle ore 9:30 (mentre alle 8:30 erano partiti quelli della maratona) e si gareggiava intorno alle mura della Medina toccando i Giardini dell’Agdal, le Tanneries (le concerie) e il Suk di Bad Doukkala, rendendo il tracciato di gara davvero molto bello e molto scorrevole, in una città che sa sorprendere ad ogni passo, su strade circondate da palmeti, aranceti e ulivi. C’erano anche un sacco di bambini lungo la strada che erano lì pronti ad accoglierci, a farci il tifo, con le loro mani alzate per ricevere il cinque! Insomma, un ambiente e un percorso davvero stupendi ed ero proprio contento di essere lì!


Semi-Marathon International de Marrakech

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U rticoli

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Semi-Marathon International de Marrakech Come prestazione cronometrica non avevo grosse aspettative, volevo solo divertirmi ammirando il panorama, assaporare l’aria del Marocco e soprattutto cercare di arrivare fino al traguardo per conquistare la medaglia finisher! I chilometri passavano abbastanza velocemente, però notavo che non riuscivo a tenere un passo costante. “Vabbè!” mi sono detto, tanto sapevo che non avrei fatto una buona prestazione… Quando poi mi sono reso conto che potevo concludere la gara in linea con i miei tempi soliti, allora ho iniziato sì a cercare di spingere seriamente ed infatti ho tagliato il traguardo, inaspettatamente, col tempo finale di 1h30’49” (tempo dallo sparo: 1h31’53”) e classificandomi 515° assoluto su 6929 finisher. Partenza Al traguardo c’era una grandissima festa con tanto di musica e balli tradizionali, era davvero molto emozionante e il momento clou della giornata è stato quello della consegna della bella medaglia finisher! Che altro dire? Avrei ancora tante altre cose da scrivere di questo viaggio, ma non voglio allungare troppo il racconto... e mi rendo conto che non ha molto senso descrivere l’esperienza a parole, ma bisognerebbe proprio viverla, “toccare con i propri piedi” e vedere con i propri occhi l’atmosfera che si respirava! Voglio riportare di seguito le foto più significative di questa bella vacanza giusto per farvi capire il clima che si assaporava a Marrakech, così seducente, solare, avvolgente, sensuale... e direi anche magica! Tutto ruota attorno a Jamaa el Fna che è la piazza principale di Marrakech, anzi il cuore pulsante, l’anima di tutta la città che, pensate, fa parte dell’Unesco come “Capolavoro del Patrimonio orale e immateriale dell’Umanità”! Una piazza che si trasforma con il passare delle ore. Con le prime luci dell’alba ci sono i chioschi che vendono spremute d’arancia per pochi dhiram, gli incantatori di serpenti, numerosi calessi trainati dai cavalli, per non parlare poi dei motorini che sfrecciano a tutta velocità sfiorando i passanti. Con il calare della luce, al tramonto, tutto cambia volto, lasciando spazio alla musica tradizionale, ai danzatori e soprattutto alle tante bancarelle dedicate al cibo, alla ristorazione, tutto a cielo aperto, avvolgendo la piazza di profumi e di... fumi! Davvero spettacolari sono anche i suk (mercati) presenti in quei tanti ed infiniti vicoli della Medina, un vero e proprio labirinto! Ogni suk prende il nome della merce che vende. C’era, per esempio, il suk del ferro, c’era quello che costruiva strumenti musicali, il suk delle babbucce, della lavorazione del cuoio, della paglia, del legno e così via... era un vero e proprio spettacolo ad ogni angolo! Ovviamente ho visitato tante altre belle cose... ma è meglio che mi fermi qui altrimenti rischio di prendere di nuovo l’aereo e tornare là! :-) Ultimissima cosa... vorrei ringraziare tanto lo staff del gruppo “Deaf Italy Marathon Group 2014”, gli amici sordi sparsi in tutta l’Italia, per aver organizzato questa bella trasferta extraeuropea e non vedo l’ora di scoprire quale sarà la prossima meta!

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U rticoli

A

Di Andrea Grilli

UNA “DOLCE” CADUTA Per via del COVID molte gare quest’anno sono state annullate, personalmente però il 2020 lo ricorderò per un altro motivo. Mi son sempre occupato dell’impaginazione di tutti gli articoli creati dai Falchi, ma visto che, per finire in copertina, ho fatto una “dolce caduta”, ne approfitto per raccontare cos’è successo. Tutto è iniziato il 30 novembre 2019, avevo scelto una meta per me nota, la vetta del Resegone. Son partito al mattino presto perchè alle 9:00 avevo in programma di andare sulla neve con la mia famiglia. Sono sempre stato piuttosto puntuale, un precisino, così mia moglie Ramona, non vedendomi arrivare, ha iniziato a preoccuparsi e ha chiamato sua sorella che aveva contatti con i medici del soccorso, i quali le hanno riferito di aver trovato un ragazzo in gravissime condizioni sotto la croce del Resegone. 32

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Da quel momento è iniziata “la mia gara”... Sono stato in coma diversi giorni finchè il 23 Dicembre ho detto le mie prime parole a Ramona: “Ciao amore!”. La notizia del mio “risveglio” ha fatto il giro di tutti i TG, era la storia a lieto fine che si vuole sentire nei racconti di Natale, ma ero solo all’inizio del mio percorso... Dopo essere stato ricoverato al “Papa Giovanni XXIII” di Bergamo sono stato trasferito all’ospedale “Manzoni” di Lecco, pronto poi per partire alla volta della rinomata struttura riabilitativa di Costamasnaga, Villa Beretta (non mi son fatto mancare nulla!), lì lanciavo insulti a destra e a sinistra... Qualunque persona nel raggio di 2 metri diventava il mio facile bersaglio! Il 23 marzo ho iniziato finalmente il mio recupero a casa. Adesso che sto scrivendo l’Almanacco devo (e voglio) tornare ad essere quello di prima... vedremo come va a finire!


UNA “DOLCE” CADUTA Durante tutti questi lunghi mesi mi sono state vicino tante persone, partendo da mia moglie Ramona e dai miei bimbi Thomas e Giorgia, tanti Falchi, soprattutto Lorenzo Beltrami che con la sua professionalità e capacità mi sta sistemando fisicamente e Ricky, che è stato accanto fin da subito e lo è ancora! Ci sarebbero un sacco di altre persone da ringraziare, mio papà e mia mamma, tutti i medici e gli infermieri

Ristoro finale

dell’ospedale di Bergamo e Lecco, lo staff di Villa Beretta che ancora oggi mi supporta/sopporta, in particolar modo il dott. Lanfranchi e la dott.ssa Gramigna, Antonella, Chiara, Sabrina, Osvaldo che hanno creduto in me, mio cugino Tete, Dave, Digre, il mio capo Mario e i miei colleghi, potrei andare avanti fino a domani ma evito di farlo perchè sarebbe un Almanacco senza fine! Allora... Ringrazio genericamente tutti quanti!

In viaggio

Team in gara

Ospedale di Lecco: Titti (a sinistra) e Ramona (a destra)

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U rticoli

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del o l o g n a ’ L e r o t a r a prep ngiu Maro o r d n o Sa atletic e r o t ra Prepa

Il 2020 sarà ricordato dai più, non tanto per i risultati agonistici, ma per le restrizioni che purtroppo il Covid-19 ci ha imposto. Come se non bastasse tutto ciò, anche il rifacimento della pista di atletica al Centro Sportivo del Bione di Lecco non ci ha permesso i soliti allenamenti collegiali settimanali che al giovedì eravamo soliti fare. Sembrava che, con la pista in dirittura di arrivo, si potesse riprendere la collaborazione di questi ultimi anni. I contatti con Mauro erano frequenti per conoscere lo stato dei lavori e su quando finalmente avremmo potuto ricominciare a ritrovarci per programmare al meglio la prossima stagione.

In fondo al tunnel si intravedeva la luce in quanto i lavori della pista erano ormai ultimati e mancava solo la sostituzione della recinzione prima del via libera agli allenamenti di gruppo del giovedì sera. Purtroppo la chiusura del Bione, causa l’aggravarsi dell’epidemia, ancora una volta costringe a spostare tutto in avanti in attesa di tempi migliori e, raccogliendo l’invito di Paolo di scrivere un programma nell’angolo del tecnico dell’Almanacco, approfitto dei miei documenti salvati per descrivere la preparazione per una maratona da 2h35’ circa, preparazione svolta da un atleta Master40 capace di correre successivamente in 2h32’.

enti m a n e , 5 all e n a ere, m i n t e t t e s a 9 tmi d tta da i a r f e i a n mpo e o e i t z n a n o i u m ttenz ento a ogram m r i p a r e a m f tire i n i s r r U s a a e p i m m u o nali, i da c o ha c s a t a t b m e i e d t i t r e se tmi! rop om i p c r e a i l l l o o e tab uland sapend d o o n m questa i u r a ogn tarla t m a ’ d 5 a 3 h di 2 vi, può i t t e i b i ob e i suo

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A.S.D. FALCHI LECCO


L’angolo del preparatore PRIMA SETTIMANA

L

15km CL + 8 allunghi

M M 1000 x 4’00” 3000 x 11’15” 1000 x 4’00” 3000 x 11’15” 1000 x 4’00” 3000 x 11’15” 1000 x 4’00”

M M

G G

7 X 200 x 40” Rec. 500m corsa 10km CM lenta in 2’10”

V V 10km CL 10km CM 5km CL 3km CM 3km a 3’50” 2km a 3’40”

SECONDA SETTIMANA

15km CL + 8 allunghi

1000 x 4’00” 3000 x 11’15” 1000 x 4’00” 3000 x 11’15” 1000 x 4’00” 3000 x 11’15” 1000 x 4’00”

7 X 200 x 40” Rec. 500m corsa 10km CM lenta in 2’10”

10km CL 10km CM 5km CL 3km CM 3km a 3’50” 2km a 3’40”

TERZA SETTIMANA

15km CL + 8 allunghi

1000 x 4’00” 4000 x 15’10” 1000 x 4’00” 4000 x 15’10” 1000 x 4’00” 4000 x 15’10”

10 x 300 x60” rec. 400m in 1’30”/1’35”

12km CM

10km CL 15km CM 5km CL 6km ritmo maratona

QUARTA SETTIMANA

10km CL + 10 allunghi

5km CL 5km CL 5km CM 3km CM 2km ritmo mara2km ritmo maratona tona

Gara Piacenza 30km

QUINTA SETTIMANA

10km CL + 10 allunghi

1000 x 4’00” 3000 x 11’15” 1000 x 4’00” 3000 x 11’15” 1000 x 4’00” 3000 x 11’15

7 x 200 x 40” rec. 10km CM 800 x 3’10”

5km CL 5km CM 20km ritmo maratona 5km CL 2km CM 1km x 3’35”

L’ALMANACCO 2020

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U rticoli

A

SESTA SETTIMANA

L

15km CL +10 allunghi

M 1000 x 4’00” 5000 x 18’55” 1000 x 4’00” 5000 x 18’55” 1000 x 4’00” 5000 x 18’55”

G

M

5km CL 5km CM 3km ritmo maratona

12km CM

SETTIMA SETTIMANA

15km CL + 10 allunghi

5km CM 3km x 11’00” 1km x 4’00”

V

5km CL 10km CM 15km ritmo maratona

MEZZAMARATONA

5km CL 3km CM 3km ritmo

OTTAVA SETTIMANA

15km CL + 10 allunghi

1000 x 4’00” 3000 x 11’10” 1000 x 4’00” 3000 x 11’00” 1000 x 4’00” 2000 x 7’20” 1000 x 4’00” 2000 x 7’20”

5km CL 3km CM 3km ritmo mara- 10km CM tona

5km CL 8/10km CM 5km ritmo maratona

NONA SETTIMANA

10km CL + 10 allunghi

4km CL 2000 x 7’10” 1000 x 4’00”

4km CL 3km CM

Corsa Lenta 4’20” al km Corsa Media 4’00” al km Ritmo Maratona (2h35’ ) (3’45” al km) Ripetute vicino ritmo maratona (-2”/5” al km) Ripetute vicino ritmo maratona (+2”/5” al km)

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A.S.D. FALCHI LECCO

MARATONA


L’angolo del preparatore

L’ALMANACCO 2020

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GIRO DEL LAGO DI RESIA S P EC I A L EDITION Di Davide Perego

Prima gara su strada post pandemia Covid in Italia, ritiro pettorali e poi via all’attesa della partenza scaglionata ogni 20 secondi, alle ore 13.40 tocca me. Dopo essermi presentato in ritardo in griglia, si parte forte nei primi 7/8 km per poi iniziare a soffrire intorno al decimo km. Quando, dopo l’attraversamento della diga, inizia il vento a sfavore, mi aspettano

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A.S.D. FALCHI LECCO

gli ultimi 5 km di sofferenza prima dell’arrivo, con un continuo e maledetto saliscendi. È dura ma concludo soddisfatto la mia prova in decima posizione mantenendo una media di 3’25”/ km per i 15,5 km di gara. Fantastica gara su strada, circondati da vette che toccano i 3000 m!


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TGS 2020 FREE & S O LO EDI T I O N

Di Giacomo Mainetti

Quest’anno è stato molto particolare per tutti, molti di noi hanno dovuto dedicare più attenzione del solito a salute e lavoro, rubando spazi all’allenamento e alle competizioni. La forma non è al top e la testa è ben lontana dalla corsa e dalle gare. Però in giro ci sono tante persone che non ci stanno e non vogliono farsi sovrastare da tutto questo trambusto. Tra queste persone c’è Sandro Gilardoni, il “padre” della TGS di Mandello e amico storico di famiglia. Come tutti gli anni a metà settembre arriva la sua chiamata: “Oh, guarda che devi partecipare alla mia gara, eh! Dai, se partecipi ti offro una birra!” mi dice. Ma quest’anno, per via del virus, ha dovuto cancellare la competizione e si è inventato il format “TGS FREE&SOLO”: basta iscriversi alla partenza, cimentarsi nel percorso della TGS Sprint, effettuare alcune foto nei luoghi simbolo del tracciato, per vedersi riconosciuto un graditissimo pacco gara, consistente in una fascetta e un’ottima birra TGS. “Pubblicizza, pubblicizza!!!” raccomanda. Ad essere onesti la voglia di mettersi in gioco è pochissima ma condivido nella chat dei Falchi la proposta. Venerdì sera arriva il messaggio di Turro: “Domani TGS?”. Perché no? In compagnia è tutta un’altra cosa! 40

A.S.D. FALCHI LECCO

Ore 9:30 di sabato 26 settembre Turro è a casa mia e via per Mandello, dove incontriamo alla partenza Luca Lafra che, carico a molla, si sta già riscaldando da 10 minuti! Inizio a preoccuparmi!! Allo stand della TGS ci attende il Sandro Gila per registrarci e farci fare la foto di partenza con il camoscio, la mascotte della gara. Via il kway, GPS pronto e via… si parte! Il passo è buono ma non eccessivo, riesco persino a parlare e a guardarmi in giro. Noto con una certa curiosità che il Lafra indossa una sola calza compressiva e gli domando il perché, credendo che ci fosse dietro chissà quale studio per aumentare la prestazione. Invece lui mi risponde bello pacifico “Eh, stamattina non trovavo l’altra, quindi ne ho messa una sola!”. Beh, chiaro: come avevo fatto a non pensarci?? Chiacchierando del più e del meno la prima salita vola via velocissima, sulle discese invece rimango un po’ indietro: visto il poco allenamento ho paura di farmi male; per fortuna Turro non corre da tempo in montagna e decide di farmi compagnia mentre il Lafra guadagna un po’ di terreno, complici anche le sue tecniche di esecuzione dei “tornanti con giravolta al contrario”. Provate a chiedere a lui un corso accelerato di questa tecnica; lui giura che funziona, io ho provato ad emularlo e sono quasi finito in terra!


TGS 2020 FREE & SOLO EDITION Superiamo diverse comitive che stanno facendo lo stesso nostro percorso e in compagnia i kilometri passano via veloci, soprattutto quando, ad un certo punto, sentiamo delle urla davanti a noi che ci incitano: “Alè Falchi!! Alè!!”. I nostri occhi rimangono increduli, i nostri cuori si scaldano, le fatiche spariscono, quando alzando la testa vediamo il mitico Andrea Grilli che se la spasseggia allegramente per le montagne di casa. Vederlo qui è stato davvero il compimento della giornata, l’apice della felicità! Ci fermiamo a fare due chiacchiere e un selfie d’obbligo con il nostro amico leone. Poi, pieni di gioia, ripartiamo con ancor più forza e grinta. Arriva l’ultima salita: il famoso Manavello! Me la ricordavo in piedi ed effettivamente è bella in piedi. Io e il Turro iniziamo a rallentare e la corsa viene sostituita da una camminata veloce. Il Lafra invece dice: “Oh ragazzi, qui provo ad aumentare un po’!” Ingrana la quarta e sparisce dai nostri occhi in men che non si

dica. Noi continuiamo con il nostro passo e ritroviamo il nostro compagno al Baitel de Manavel, dove ci offrono un rigenerante thè caldo. Foto di rito al panorama mozzafiato su Mandello e la Grigna e giù per l’ultima discesa. Sul piano finale del lungolago di Mandello i miei due soci allungano il passo e io stringo i denti e tento a fatica di tenerli, taglio in mezzo ai tavolini della piazza per non rimanere indietro. Ecco l’arrivo, lo tagliamo a 3’30”/km con le braccia alzate, come se avessimo appena vinto le Olimpiadi! Foto di arrivo col camoscio, ritiro premio finisher e via a bersi la meritata birretta. Oggi nessuna prestazione particolare, nessuna classifica, nessuna competizione, ma una bellissima giornata in ottima compagnia, in luoghi selvaggi, con tanto di birra omaggio e il regalo più bello di tutti: vedere il nostro mitico compagno di avventure Andrew a spasso per i monti, nel suo habitat naturale!

L’ALMANACCO 2020

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PRIMA DELL’APOCALISSE Di Michele Piloni e Paolo Beria

Dicembre 2019… Tutti al 2244, 2416, 2149… insomma al ristorante ai Resinelli per la cena sociale. Mi lavoro la presenza di Paolone (Beria) a Fontanellato già da un po’ ma so che questa è la sera giusta. Gli metto pressione già dal viaggio a salire e prima di concludere la serata centro il risultato! A metà settimana è fumata bianca! “Dove andiamo a mangiare e a bere a Parma?”. Perfetto, mi dico, la mentalità è quella giusta per andare a fare il tempo! Paolone non si misura sulla mezza maratona da un po’ ma lui è “forte vero” e so già che sarà al top come sempre. Coinvolgiamo l’amico Stefano, quando c’è da andare in giro lui è sempre pronto e super organizzato. Proviamo a coinvolgere altri Falchetti ma sono tutti presi dalla veloce “mezza dei sottopassi” che si corre nella stessa data. Siamo ancora ignari di ciò che si sta prefigurando all’orizzonte… Ci prepariamo bene e arriviamo tirati a lucido per il week-end della gara. Il Covid inizia a dilagare, il 21 febbraio Mattia di Codogno diventa famoso suo malgrado per essere diventato il “paziente uno”. Essendo lui un runner, si teme che il contagio si diffonda soprattutto alle manifestazioni podistiche... Paolo è titubante, Ste pure, mentre io sto ancora (ahimè) sottovalutando il problema. In un impeto di irresponsabilità decidiamo comunque di presentarci sulla linea di partenza della mezza. Partiamo di buon’ora, il clima è fresco e mentre 42

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raggiungiamo Fontanellato scopriamo che la Lombardia ha annullato tutte le manifestazioni sportive. Cresce la paura e, nel trasferimento in bus verso la partenza, tra gli atleti non si parla d’altro. Cerchiamo di coprirci la bocca (sigh!) sul bus imballato di gente e raggiungiamo la città di Salsomaggiore. Ci scaldiamo per bene, siamo in prima fila, la Banda Verdi intona l’Inno Nazionale... Peccato che tutti decidano di partire sul “siam pronti alla morte”… Sgomitiamo e arranchiamo un attimo per prendere la posizione, il ritmo è buono fin dall’inizio, Ste è nella pancia del gruppo mentre Paolone ed io andiamo via insieme brillanti. Le sue A2 cantano che è un piacere (tek tek tek), sento la sua presenza continua e risaliamo posizioni. Ci diamo un attimo il cambio e ritorno davanti giusto in tempo per far sbagliare strada al nostro trenino. Reagiamo al volo e usciamo dall’abitato di Fidenza in gran spolvero. La gamba è “bella piena”, riesco ad accelerare ulteriormente e ci avviciniamo a Fontanellato attraversando la pianura parmense. Inizio ad accusare un po’ la fatica ma ormai sono al traguardo a timbrare il PB (grazie Franz!). Paolone arriva a stretto giro di vite e fa segnare il suo Personal Best. Me lo aspettavo! Quelli forti sono forti sempre! È tempo di andare in doccia, un atleta svizzero ci attacca una pezza infinita sul valore dell’oro e sulle miniere di Mendrisio (?!?!!?!) ma l’adrenalina ci fa sopportare tutto!


Prima dell’Apocalisse

Ma adesso lascio la parola a Paolo e al suo racconto. “La gara è un po’ assurda, cioè è un mix di ben quattro distanze, si parte tutti assieme e gli arrivi sono diversificati. In effetti all’inizio si capisce poco, tra chi fa la dieci, la maratona, chi va forte, chi va piano. Partiamo forte, anche per scordarci in fretta degli assembramenti in partenza e sulla navetta. So già che quel satanasso di The Pilons mi farà sudare le proverbiali sette camicie per stargli dietro... e infatti per un po’ ci riesco ma poco dopo metà gara mi stacca di alcuni metri: la sagoma di Michele si allontana ancora, non demordo ma oggi il suo piè è assai veloce! Aspettiamo Stefano e andiamo a docciarci veloci: birra e premiazioni ci attendono. E poi filiamo in osteria: il buonumore ci fa scordare le fatiche e non ci fa pensare a questa nuova realtà da affrontare… Bolla spazio-temporale all’altezza di Lissone: Michele con l’ugola

riarsa sta sognando una coca cola da numerosi chilometri e inizia a vaneggiare... Stefano ed io non ci facciamo cogliere impreparati e optiamo per l’Esselunga. Appena entrati uno scenario infausto ci si presenta davanti: facce impaurite, mascherine, code alle casse, carrelli ricolmi di ogni genere alimentare… È scoppiata la guerra? Con questo interrogativo ci rivolgiamo ad alcuni nativi brianzoli... Nemmeno loro hanno mai veduto così tanta gente in quel sito.... ma col motto che una coca cola val bene il Coronavirus, ce ne fott.... ehm.... freghiamo, e via, di ritorno verso l’amata Lecco! Certo l’ho messa un po’ sul ridere, ma tante cose sono cambiate e tanta sofferenza ha prevalso purtroppo in campo sanitario, sociale e lavorativo. Ora cari Falchi e amici siamo ancora in mezzo al guado, se così si può dire... Non ci resta che tenere botta e andare avanti. Avanti Falchi!!!” L’ALMANACCO 2020

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GOLDEN TRAIL CHAMPIONSHIP 2020

AZZORRE Di Luca Del Pero

Una sera ai primi di ottobre ricevo una telefonata. Dall’altra parte della cornetta è il Dega (Marco De Gasperi, “capitano” del Team Scarpa e brand manager per il trail di Scarpa) che mi parla: “Ciao Luca, tutto bene? Avrei una proposta da farti: ti andrebbe di partecipare alle Golden Trail Series alle Azzorre?”. Dopo qualche istante di blackout del mio cervello in cui cerco di elaborare l’informazione, rispondo senza pensarci con un entusiasta: “Eccome se mi piacerebbe! Certo!!!”. Non sapevo né quando si sarebbero svolte le gare, né come fossero organizzate, i chilometri, quante tappe fossero… Così, l’indomani, comincio ad informarmi un po’ anche se sinceramente, vista la situazione di emergenza sanitaria, non mi son mai montato troppo la testa e ho realizzato realmente il tutto solo il 25 ottobre, quando mi son ritrovato all’Aeroporto di Orio al Serio. Qui ho incontrato i miei due compagni di viaggio, Dimitra Theocharis (anche lei nel Team Scarpa, che avevo già avuto modo di conoscere in altre occasioni) e William Boffelli (atleta bergamasco della nazionale di skialp, che invece non conoscevo). Sono previsti due scali, così, dopo aver passato una notte in quel di Lisbona, l’indomani prendiamo il volo che ci porta nell’arcipelago delle Azzorre, ma su un’isola diversa da quella dove si svolgeranno le gare, a 600 km di distanza. Intanto si è aggregato a noi anche Hassan Elazzaoui, runner marocchino in forza al Team Salomon, 44

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che si rivelerà protagonista successivamente di diversi momenti esilaranti, tipo farci uscire dall’aeroporto senza bagagli o esser convinto che alle Azzorre non ci sia il fuso orario... Qui veniamo sottoposti ad un secondo tampone (il primo lo avevamo fatto in Italia per conto nostro), il risultato arriva dopo circa 6 ore e questo ci fa perdere l’aereo per Horta, campo base delle gare. L’organizzazione non era stata molto chiara a riguardo (Elisa Desco non riuscirà a prendere il via alle gare per un inghippo simile…) così, dopo un primo momento di panico, ci calmiamo, ringraziamo il fatto di esser partiti con largo anticipo, e veniamo portati in un “Covid Hotel” a Ponta Delgada, dove passiamo qualche ora reclusi in una stanza finché non ci vengono inviati i risultati del test, fortunatamente tutti negativi. Abbiamo modo di visitare anche questa caratteristica cittadina e l’indomani finalmente riusciamo a prendere il volo che ci porterà a destinazione. La felicità è tanta, l’isola di Faial è un’autentica perla verde in mezzo all’Oceano e Horta è un bellissimo paesello di 7000 abitanti, famosa per le sue “fabbriche di balene” (dove veniva estratto l’olio) e per essere stata un importante punto di sosta nelle spedizioni transatlantiche verso l’America. Un fatto curioso che notiamo subito è che qui ci sono mucche ovunque: si parla di circa 4 bestie per ogni abitante e infatti ogni


Golden Trail Championship 2020 - Azzorre prato disponibile è occupato proprio dai simpatici bovini. Ci sistemiamo nelle nostre camere ed usciamo a mangiare. La mensa della gara dove mangiano buona parte degli atleti si trova a quasi 2 km di distanza, praticamente dall’altra parte della città, ma in compagnia e con una vista del genere sull’Oceano e sull’isola di Pico proprio di fronte a noi (dominata dall’omonimo vulcano di 2400 m che sarebbe dovuto essere protagonista della tappa regina nella terza giornata…) passano in fretta, anche se non possiamo non chiederci se sarà così anche per i giorni successivi, dopo 2/3 ore di gara! Qui conosco di persona anche Giorgio Venini, un ragazzo mandellese tesserato per l’OSA Valmadrera, con cui mi ero sentito tramite messaggi nei giorni precedenti. L’indomani è tempo di accendere i motori, infatti è previsto un prologo di 3,5 km e 200 m di dislivello che ha lo scopo di stabilire le griglie di partenza per la prima tappa del giorno successivo (si partiva a batterie distanziate di 50 persone ciascuna). Lo start a cronometro parte proprio all’interno di una “fabbrica di balene” e il percorso che ricalca i sentierini delle due asperità che sovrastano la città è da urlo, con scorci sull’Oceano davvero da cartolina. Visto che il tempo non contribuirà alla classifica, prendo il prologo con relativa “calma” e termino questa prima prova in 35^ piazza: l’obiettivo della prima griglia è centrato! Ho modo di incontrare di persona anche parecchi atleti che prima d’ora conoscevo solo per fama e via social, Walmsley, Bonnet, Przedwojewski, Baronian, Egli, Jan Margarit, Oriol… e devo dire che, per come vanno, un po’ d’ansia per i giorni seguenti comincia farsi sentire... Eccoci così al primo vero giorno di gare: nel menù 23 km e 1350 m di dislivello, tappa facile si direbbe giudicando questi numeri. Veniamo portati al luogo di partenza tramite dei bus (tutte le gare avranno partenza/arrivo in punti diversi dell’isola), pioviggina e tira un forte vento. Viene allestita la griglia in base ai risultati del giorno precedente e si parte. I primi km sono in salita, una sterrata larga e bella corribile che dal livello dell’Oceano sale verso il vulcano. Riesco a rimaner agganciato ad un gruppetto in cui riconosco un altro italiano, il buon Riki Borgialli, poi Jan Margarit, Pascal Egli. Sono contento di non esser rimasto da solo, l’atmosfera è spettrale, tra pioggia e fitta nebbia, non son sicuro che avrei visto la bandierina che dalla sterrata portava in leggera discesa in un prato/acquitrino nel bel mezzo del nulla... Si ricomincia a salire sempre per prati, stavolta le pendenze diventano serie e non è più così facile continuare a riuscire a correre. Inoltre, son prati parecchio “zollosi”, fangosi e pieni d’acqua, quindi le energie richieste per avanzare raddoppiano. Ad un certo punto, passata una staccionata ed un cancelletto in legno, comincia il cinema! L’ALMANACCO 2020

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Entriamo in una fitta foresta di conifere dove all’improvviso sembra che abbiano spento la luce, il percorso da seguire, ricavato “a caso” nel bel mezzo del bosco, è sempre indicato dalle bandierine rosse. Correre diventa impossibile e cominciamo ad usare le mani per aiutarci ad avanzare nel fango, tra rami e alberi caduti. Superiamo un atleta non molto a suo agio su questo terreno e che fatica ad avanzare, io per contro mi sto divertendo come un bambino e spero che questo tratto duri il più a lungo possibile! Ad un certo punto rimango letteralmente incastrato fino a metà gamba nel fango e vengo aiutato da Riki dietro di me che con una poderosa spinta a due mani sulle natiche mi spinge su. Riusciamo così a raggiungere il punto più elevato dell’isola a circa 1000 metri di quota, il vento nel mentre è diventato fortissimo e ci butta indietro ma il sentierino molto stretto e super divertente, tipo trincea che costeggia tutto il cratere, è proprio una figata e ci obbliga a rimanere super concentrati. Tutte e quattro le tappe avranno dei tratti su questo sentierino ma in nessuna di esse, causa nebbia, riusciremo mai a vedere cosa si cela nell’enorme caldera... Comincia la discesa che ci porta sino ai meno 10 km dal traguardo, di nuovo a livello dell’Oceano, e quando pensi che siano finite le sorprese, eccone un’altra. Ha inizio un’estenuante gimkana, un vero e proprio labirinto tutto su e giù (nel quale, se per puro caso non vedevi una bandierina e finivi fuori percorso, eri finito) in un folto bosco di cespugli di erica (qui sulle Azzorre alti anche 4/5 metri) e altre strane piante, alternati a tratti su rocce laviche che non invitavano assolutamente a caderci sopra. Qui perdo qualche posizione e sono contento, dopo esser scollinato un dosso, di scorgere in fondo il traguardo. Ci troviamo all’estremità occidentale dell’isola, in una località chiamata Vulcao dos Capelinhos dove nel 1957 ebbe luogo un’eruzione che durò ben 13 mesi e distrusse 300 case, “ingrandendo” l’isola di Faial di 3 km2 ed obbligando gli abitanti ad emigrare verso USA e Canada… Un paesaggio davvero lunare che merita di essere visitato, e che sarà inoltre sede di partenza e/o arrivo anche di altre tappe.

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Golden Trail Championship 2020 - Azzorre Una volta tagliata la linea d’arrivo non ho la minima idea della posizione in cui potessi essere arrivato e quando mi dicono che ero 20° rimango piacevolmente sorpreso. Scambiando le prime impressioni con Francesco “Puppinho” Puppi, Willy e Riki, siamo tutti d’accordo sul fatto che più che una gara è stata una vera e propria avventura, nulla a che fare con le competizioni a cui eravamo abituati in Italia. Le gambe sono stanchine e il pensiero va alle 3 tappe che ancora mancano, così cerchiamo di rimediare almeno un po’ andando ad immergerle nell’Oceano. Torniamo col bus in hotel, laviamo i vestiti e le scarpe ed andiamo a mangiare. Il resto del pomeriggio è dedicato al riposo, anche se il sottoscritto, non riuscendo a stare fermo più di due/tre ore, ad una “certa” prendeva ed andava ad esplorare i dintorni. La routine si ripete nei giorni seguenti. I 20’ di riscaldamento della prima tappa diventano 10 nella seconda, mentre nelle ultime due praticamente si riduceva al tragitto per andare ad imboscarsi ed espletare i bisogni fisiologici. Tuttavia, la solfa in gara non cambia: si è sempre a tutta e rimango anche abbastanza colpito per come risponde il mio fisico, sicuramente non abituato ed allenato a certi chilometraggi. Vedo gente saltare clamorosamente per aria nella seconda e terza giornata, cosa che succederà anche a me nell’ultima e più lunga tappa di 34 km e 1850 m di dislivello positivo. La terza tappa, quella che si sarebbe dovuta svolgere sulla vicina isola di Pico con la scalata al vulcano, viene annullata ufficialmente per condizioni meteo avverse, ufficiosamente perché non saremmo ben visti in quanto possibili portatori del virus... Degne di nota sono state le raffiche di vento in cima al cratere nella seconda tappa, raffiche da 100-110 km/h dicono, che obbligavano a procedere di traverso e abbassati per evitare di essere sbattuti a terra. Caratteristici anche i pezzi di gara che costeggiavano la cosiddetta “lavada”, un piccolo ma profondo canale di irrigazione in cemento dove il sentiero passava repentinamente da un lato all’altro, con molti ponticelli e cambi di direzione che richiedevano la massima attenzione. unici per il fatto che crescono su terreni lavici e sono inquadrati da stretti muri di pietra lavica. Contrasti, quelli L’ALMANACCO 2020

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del nero della pietra lavica, del verde delle viti e del blu dell’Oceano che difficilmente scorderò. Spero vivamente che in futuro avrò l’occasione di poter fare altre esperienze simili, oltre che per la competizione in sé, proprio per il fascino di vedere posti così diversi rispetto quelli a cui siamo abituati dalle nostre parti. Ho conosciuto anche nuove fantastiche persone e alla fine tra noi italiani si era creato veramente un bel gruppo. Mi ritengo molto fortunato per aver avuto questa opportunità di giocarmi le mie carte in un evento così, di questi tempi, e penso che sia proprio per questo che me lo sia goduto al massimo. Grazie a tutti!

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Golden Trail Championship 2020 - Azzorre

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ULTI M I S S IM A GAR A P R I MA D EL LO S TO P !

SNOW RUN RESINELLI

Di Alice Picco

Dopo aver organizzato tre edizioni di Snowman, un triathlon unico nel suo genere con corsa, mtb e sci alpinismo, quest’anno, sempre in collaborazione con gli amici del Team Pasturo e G.S.A. Cometa, abbiamo deciso di organizzare un Winter Trail. Scelta molto azzeccata, considerato il fatto che quest’anno, ai Resinelli, di neve non se n’è vista e sarebbe stato impossibile sciare al Coltignone. È nato così SNOW RUN, un giro di corsa di 14 km tra i boschi ed i sentieri dei Resinelli, con passaggi mozzafiato, vista lago e quasi un chilometro “sotto terra”, nei cunicoli delle antiche miniere. La sera prima della gara, alle 22.00, ero ancora in giro con Paolino, Daniel, Carlo e i Cometa a tracciare, muniti di frontale, quel percorso che per tanto tempo avevamo studiato. Sabato 22 febbraio 2020: è il giorno della gara! Già da qualche

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settimana nell’aria si sentiva parlare di Covid, mascherine e smart working, ma era una giornata bellissima, troppe erano le cose ancora da fare per fermarsi a pensare, e dopo i preparativi ed un giro di ricognizione... eccomi in partenza. Questa volta dovevo tener duro, volevo vincere quel piccone (che voleva dire salire sul podio!), mi guardavo intorno e… mah, la vedo grama! Però anche il livello maschile è bello alto, sarà dura anche per i falchetti… Partitiiii! Già dai primi metri mi sembravano dei cavalli pazzi... Ooouuu, lo sapete che siamo solo all’inizio? Saliamo sul Coltignone poi giù a tutta birra per recuperare le posizioni perse in salita, un po’ di piano al Prato della Nave e poi ancora su...


Snow Run Resinelli Chissà se c’è ancora il “Kazako” al ristoro, mi aveva detto che era lì a fare i video, aspettava le prime cinque donne poi andava all’arrivo, mi avrà aspettata? Le prime cinque saranno ormai lontane... sììì eccolo! Allora forse non son lontanissime, il piccone è andato ma la gara è ancora lunga. Passaggio in Piazza della Chiesa, casco e frontale in testa e via per la seconda metà del percorso, quello che avevo tracciato con Paolino e Daniel la sera prima. Ricordavo tutto alla perfezione, ogni sasso, ogni falsopiano, poi una deviazione... Perché?!? Calümer l’aveva detto che ci voleva far passare sul sentiero della Val Calolden, ma non avrei mai pensato che andasse a spostarci bandierine e fettucce... “aaah, appena lo vedo gli tiro la barba!”. Fortunatamente la deviazione era breve, neanche un minuto

dopo ero di nuovo sul nostro percorso. Passaggio in miniera, ultima salita, rettilineo d’arrivo ed ecco il gonfiabile. Wow... tanta gente felice, sorridente, baciata dal sole, bambini con le mani distese ad aspettare un cinque: che emozione! Sì, che emozione, ripensarlo oggi non sembra vero, ora che non possiamo abbracciarci, batterci le mani ed i nostri sorrisi sono nascosti dalle mascherine. SNOW RUN 2020 si conclude con Luca Del Pero vincitore, davanti a Marco De Gasperi e con Lorenzo Beltrami alle calcagna: dicevo io che c’era livello. Onore anche a Capitan Carlo “vincitore” su Ugo. Io chiudo ottava, il piccone non è mio, ma sono felicissima di come sia andata! Ci saranno altre edizioni e non me le voglio perdere.

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LA NAZIONALE! Di Danilo Brambilla

Questo 2020 è stato l’anno più bello della mia vita, nel quale mi è stata donata la gioia più grande per un uomo, la bellezza di diventare papà. Credo che questa sia l’emozione più intensa, fantastica ed unica che abbia mai vissuto. Lo sport mi ha donato e mi donerà tanto, ma una pienezza così è imparagonabile. Una fiamma, la fiamma della vita, che si è accesa ad inizio anno, un anno strano per tutti noi e molto difficile in particolar modo per qualcuno. Le priorità per ciascuno di noi sono cambiate e anche, riguardo alla corsa, tutti i progetti iniziali venivano cancellati con il passare dei mesi. Quest’anno ho avuto la possibilità, insieme ad altri ragazzi e ragazze, di entrare a far parte della Nazionale Italiana di Skyrunning. Quando mi è stato proposto di partecipare a questo progetto non ho dato molta rilevanza alla possibilità che mi era 54

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stata donata, pensando soprattutto a correre il Mondiale, senza dare troppo peso a tutto il resto. Solo dopo ho scoperto quanto ero stato fortunato, durante il primo ritiro a settembre in uno splendido campeggio della Val Veny, ai piedi del Monte Bianco. Una location stupenda, luoghi e panorami fantastici, ma ciò che più di tutto mi ha stupito è stata la bellezza di condividere momenti e pensieri con persone che fino a quel momento non conoscevo. È facile parlare ed ascoltare chi la pensa come te, ma è molto più stimolante e vero imparare e confrontarsi con chi ha idee diverse. Credo per questo che un gruppo così eterogeneo abbia portato e porterà una splendida crescita in ognuno di noi; ci siamo allenati, abbiamo chiacchierato, abbiamo ascoltato, ci siamo divertiti e ci siamo dati appuntamento in Trentino per il mese successivo.


La Nazionale nazionale

Durante il secondo raduno a Mezzocorona, il nostro compagno Daniele Cappelletti avrebbe tentato il record di dislivello positivo nelle 24 ore: una pazza idea, che ho ammirato fin da subito. Quello che mi ha stupito è stata la naturalezza con cui ho confermato la mia presenza al secondo raduno, consapevole ora della fortuna di far parte di questo gruppo. Sicuramente un raduno diverso, incentrato principalmente sul tentativo di record, dove non sono mancati però i tantissimi momenti di crescita e condivisione, a partire dai pranzi e le cene, alla nottata passata a correre su e giù per la salita con il mio compagno Cristian. Daniele stava compiendo un’impresa estrema: salire per più di 34 volte una ripida ascesa nelle 24 ore! Noi non potevamo far nulla per alleviare la sua fatica, ma eravamo lì. Ci alternavamo e

continuavamo a salire dietro a lui: tutto questo non era imposto da nessuno, era un suo record, eppure con piacere sono salito con lui tantissime volte durante la notte, e dopo aver dormito tre ore, al mattino ho voluto continuare ad accompagnarlo. Daniele chiedeva poco, quasi nulla, una forza della natura! Non servivamo a nulla, ma noi eravamo lì, lui ci sentiva, sapeva di non essere solo, aveva la forza di tutto il gruppo: è stato stupendo aver creato questa sensazione in un tentativo di record di un singolo atleta in uno sport individuale come la corsa. Credo sia stato dato un bel messaggio. Parlare di corsa durante quest’anno è stato difficile, ma soprattutto correre lo è stato: non ho mai ricevuto tanti insulti gratuiti nella mia vita come nei momenti di allenamento solitario L’ALMANACCO 2020

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dei primi mesi dell’anno, rischiando anche la vita perché un “paladino della giustizia” voleva eliminarmi dalla sua strada. Una domanda mi è sorta spontanea: “Non ci sono gare, perché lo fai?”. Lo faccio perché mi fa stare bene! Prima consideravo gli allenamenti principalmente come un fine per prepararmi al meglio ad una gara ed invece solo ora ho imparato a trovare quel piacere nell’allenarmi per me stesso, per stare bene (erano anni che mio papà lo diceva ma io essendo cocciuto ho avuto bisogno di questa situazione difficile per capirlo). La corsa deve essere un piacere, deve regalare emozioni fine a

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sé stesse e felicità, altrimenti non vale la pena fare così fatica. Fanno parte di tutto questo stupendo “gioco” anche l’agonismo ed il mettersi alla prova con gli altri, che sono come i fiori delle piante, ciò che dall’esterno un occhio subito nota. Sono però le radici, in questo caso l’amore per la corsa, che tengono in vita e danno la forza a questi fiori. È difficile in questo momento fare progetti per il futuro quasi in ogni settore e così anche nell’ambito della corsa, ma i miei sogni sono davvero tanti, sia con la maglia azzurra sia con la maglia blu “targata” Falchi. Questi sogni rimangono forti dentro al mio cuore che sa già che, come i fiori, sbocceranno quando finirà il freddo inverno e arriverà la dolce primavera!


La Nazionale

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U rofeo Adelfio Spreafico

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Di Riccardo Ghislanzoni

Il 25 aprile, in pieno lockdown anti-Covid, si è comunque disputato il Trofeo Adelfio Spreafico! Non una edizione normale, ma una “edizione virtuale” davvero particolare... Anche se i Piani d’Erna alcuni di noi potevano vederli solo dal balcone di casa, abbiamo comunque fatto un po’ di attività fisica e qualche risata... INSIEME!!! I primi 10’ fino alla Stoppani sono stati fatti correndo in giardino, sul balcone, in bici sui rulli, sulla cyclette o saltando la corda… Poi la parte più dura, la temutissima Sponda, è

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stato il workout ideato dal nostro Lorenzo “@ Lorenz_in_Motion” Beltrami, con il “giro della morte” finale guidato da Eros Radaelli. Tutto con il commento di Cine e i video su Zoom. L’iscrizione alla “gara” era gratuita ma, chi voleva, poteva fare una donazione per l’Ospedale di Lecco. Birretta finale, tanti saluti e ci si rivede presto sui sentieri! …un modo “diverso” per ricordare il nostro indimenticabile amico Adelfio!


Trofeo Adelfio Spreafico

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VALLE AURINA Di Filippo Ugolini

In questo anno particolare con pochissime gare e questo stramaledetto Coronavirus che continua a “puffarci” (per usare un francesismo), l’estate è stata un’incognita: “Si può andare all’estero? Riprenderanno le gare? Si potrà andare in gruppo in vacanza? Prenotiamo o aspettiamo? Ed altre mille domande che hanno continuato a rimanere senza una vera e propria risposta. Fino a che una sera di inizio agosto, in cui i miei programmi estivi erano ancora ben confusi, arriva la proposta da Danilo che, con Sissi e Lorenzo, stava valutando la possibilità di tornare insieme in Valle Aurina, dove eravamo già stati in gruppo l’anno scorso e dove Danilo è ormai di casa, visto che ci va fin da quando era piccolo con la famiglia. Posti bellissimi, selvaggi e poco frequentati. “Ok! Sento Biso!” rispondo di getto. Squadra fatta: Danilo con Sissi e la piccola Sofi che ci anticipano di 60

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un paio di giorni e a seguire io, Biso, Lore ed Ame li raggiungiamo il 14 agosto sera. Location la stessa: a San Pietro in due appartamenti sopra la casa di una famiglia di fattori con 4 figli, amica di Danilo, che ci ha trattato da subito con affetto e amicizia. Avevamo a disposizione una settimana intera di vacanza, ma che dico vacanza, di estenuanti allenamenti! Perché non prendiamoci in giro, noi Falchi non siamo da spiaggia ed ombrellone, si va in montagna, si suda, si soffre e si portano a casa KOMS a profusione e overdose di acido lattico: che bello. Programmi pochi, magari evitiamo di ripetere gli stessi giri dell’anno scorso e vediamo posti nuovi, visto che ci sono tantissime cime, unico giro d’obbligo da ripetere su cui tutti concordavamo: l’Alta Via Valle Aurina.


Valle Aurina

In questo anno particolare con pochissime gare e questo stramaledetto Coronavirus che continua a “puffarci” (per usare un francesismo), l’estate è stata un’incognita: “Si può andare all’estero? Riprenderanno le gare? Si potrà andare in gruppo in vacanza? Prenotiamo o aspettiamo? Ed altre mille domande che hanno continuato a rimanere senza una vera e propria risposta. Fino a che una sera di inizio agosto, in cui i miei programmi estivi erano ancora ben confusi, arriva la proposta da Danilo che, con Sissi e Lorenzo, stava valutando la possibilità di tornare insieme in Valle Aurina, dove eravamo già stati in gruppo l’anno scorso e dove Danilo è ormai di casa, visto che ci va fin da quando era piccolo con la famiglia. Posti bellissimi, selvaggi e poco frequentati. “Ok! Sento Biso!” rispondo di getto. Squadra fatta: Danilo con Sissi e la piccola Sofi che ci anticipano di

un paio di giorni e a seguire io, Biso, Lore ed Ame li raggiungiamo il 14 agosto sera. Location la stessa: a San Pietro in due appartamenti sopra la casa di una famiglia di fattori con 4 figli, amica di Danilo, che ci ha trattato da subito con affetto e amicizia. Avevamo a disposizione una settimana intera di vacanza, ma che dico vacanza, di estenuanti allenamenti! Perché non prendiamoci in giro, noi Falchi non siamo da spiaggia ed ombrellone, si va in montagna, si suda, si soffre e si portano a casa KOMS a profusione e overdose di acido lattico: che bello. Programmi pochi, magari evitiamo di ripetere gli stessi giri dell’anno scorso e vediamo posti nuovi, visto che ci sono tantissime cime, unico giro d’obbligo da ripetere su cui tutti concordavamo: l’Alta Via Valle Aurina.

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15 agosto. 22,6 km – 1’950 m d+. Dormito poco, ma tanta voglia di correre. Colazione, ci si prepara e si parte. La meta è stata decisa al volo all’unanimità: Monte Fumo a 3’251 m, vetta saltata l’anno scorso. Ovviamente ovunque si vada, si parte in salita. Tanta salita (chiedete a Biso). Arrivati a Passo del Cane, passaggio che porta verso tanti percorsi, ci si avvia verso un mangia&bevi tra roccette che porta fino all’attacco della salita tutta di rocce fino alla vetta. Sentiero tecnico, ma poco esposto. Segnavia rari e nascosti, ma difficilmente si può sbagliare. Arrivati in cima ognuno al proprio passo e fatti i selfie di rito, ci avviamo verso una discesa alternativa rispetto la salita, così da poter chiudere un anello fino a Passo del Cane e riprendere la stessa strada fino a casa, dove ad attenderci per pranzo, ci sono la dolce Sissi e la sorridente Sofi. 16 Agosto. 20,4 km – 1’500 m d+. Il secondo giorno Ame e Biso decidono di fare una cosa leggera in zona e io e Lorenz ci fidiamo dell’esperta conoscenza che Dani ha del territorio e ci facciamo trascinare in un bellissimo anello, allungando per arrivare a toccare i 3’000 slm e passando da un bellissimo rifugio famoso in zona dal nome Giogo Lungo. Scendendo si passa dalla Valle Rossa, che prende il nome dal colore che assumono le rocce e il fiume che ci passa in mezzo, dovuto alle forte presenza di rame nella terra, infatti ci sono numerose miniere abbandonate che son diventate attrazioni di turisti. 17 Agosto. 16,3 km – 1’900 m d+. Al terzo giorno Ame e Biso tornano dei nostri, ma Danilo decide di alzarsi prestissimo e risolverla con un mordi&fuggi di un’oretta ed essere di ritorno quando noi ci stavamo alzando, così da poter dedicare del tempo a Sissi e Sofi durante la nostra assenza (bravo il nostro neo-papi). La giornata non è delle migliori…anzi, piove proprio. Ma non ci scoraggiamo e propongo di

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ripetere un’uscita che avevo fatto lo scorso anno con Fede e Turro a Griesbachsee. Durante la salita per fortuna la pioggia diminuisce fino a smettere, ma freddo e nebbia restano a farci compagnia per tutta la durata dell’uscita. Arrivati al lago, ognuno col proprio passo, Lorenz si fa affascinare da una cima che sovrasta il lago ed esclama: “Io vado là”. Ecco, il solito. E ti sembra che lo lascio andare da solo? Così ci avviamo verso il sentiero che sale verso quel 3’000 tra roccette appuntite e piccoli nevai sparsi e ci dividiamo in due gruppi, io con Lo ed Ame con Biso. Arrivati in cima, selfie con croce di rito e Lorenz decide la direzione in cui dobbiamo andare, un direzione che aveva già deciso e che era sicuro fosse quella giusta. Io penso: “Dovremmo scendere, ma questa mi sembra una cresta, non una discesa”, fortuna che la presenza di ometti lungo la cresta mi rassicura. Alla fine Lorenz ha avuto una bella idea perché siamo arrivati ad un’altra vetta con croce, anch’essa sopra i 3’000 con qualche tratto tecnico e divertente. 18 Agosto. 13,5 km – 890 m d+. Avendo deciso che l’Alta Via l’avremmo fatta il giorno seguente e considerato che era u n’uscita impegnativa con più di 30 km, abbiamo deciso tutti di prenderci una giornata di riposo. MAFFIGURATIIIIIIII!!!!!!!! Si fa una corsetta defaticante con qualche variazione, ovviamente in salita, perché la pianura in Valle Aurina non l’hanno ancora inventata. Così ci lasciamo attirare da una salita mulattiera che sale a zigzag nel bosco sulla montagna di fronte a noi dal nome Hasental. Per essere sicuro di fare un defa, decido di stare con Amelia e Bis ed abbandonare Lorenz e i suoi improvvisi fuorisoglia. 19 Agosto. 32 km – 2’320 d+. Il giorno dell’uscita lunga è arrivato e le gambe al risveglio desideravano solo uno zapping tra divano e frigorifero. Colazione abbondante e via con Lorenz e Dani.


Valle Aurina

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Valle Aurina A me e Bis ci avrebbero raggiunto dal fondo della Valle facendo un giro più easy. In un attimo arriviamo a Passo del Cane, anche oggi il tempo non è dei migliori freddo e uggioso. Dopo un’oretta e mezza inizio ad accusare fastidi a pancia e gambe e son tentato di tornare indietro per non essere un peso per gli altri due, che già partono con uno stato di forma superiore al mio, ma sono loro stessi ad insistere per farmi continuare. Il percorso è bellissimo e rimane sempre in quota all’altezza dei 2’500 slm, percorre tutto il versante ovest della Valle Aurina fino al confine con l’Austria, strada facendo inizio anche a star meglio così da potermi godere il panorama. Verso la fine del percorso decidiamo di conquistare la Vetta D’Italia a 2’912 slm dove siam d’accordo di trovarci con Ame e Biso, vetta che fino a qualche tempo fa si credeva fosse quella più a nord dell’Italia. La discesa finale inizia al rifugio in fondo all’Alta Via, il rifugio Tridentina, meta di molti escursionisti e famiglie, finisce dopo 7,5 km a Casere, dove finalmente abbiamo la macchina per rientrare a casa. 20 Agosto. 18,4 km – 1’890 d+. Se il giorno prima le gambe erano affaticate, giovedì 20 le mie gambe volevano disertare dal mio corpo. Nonostante questo, la vetta odierna era già stata definita: Rifugio Sasso Nero a quota 3’026. Dani decide di rimanere con la family, così noi quattro ci spostiamo in macchina per avvicinarci alla partenza. La stanchezza regna sovrana in tutti, quindi decidiamo di rimanere in gruppo ed effettuare la salita in modalità trekking “spinto” e mettiamo davanti Biso a dare il passo. L’andatura col passare del tempo aumenta sempre più, le gambe si scaldano, i muscoli si ammorbidiscono e la mente viaggia di fronte al panorama che si sta aprendo davanti a noi: il sentiero ci mostra la via verso quel rifugio nero scuro che si impenna sopra una parete rocciosa ai cui piedi c’è un

lungo nevaio che presto dovremo affrontare. Biso incomincia ad andare in affanno ma noi da dietro lo sosteniamo moralmente e non molla, Biso non molla mai! Arriviamo in cima dopo alcuni passaggi molto divertenti tra catene, rocce e nevai, di fronte a noi il rifugio che visto da vicino è ancora più imponente di quanto si potesse immaginare, meraviglioso il paesaggio. Lorenzo si guarda intorno e vede che la cima è circa 300 metri di dislivello sopra di noi e sembrerebbe facilmente raggiungibile e decide di avviarsi. Titubo. Ma non titubo troppo, alla fine lascio lo zaino, cambio maglia e mi avvio pure io per cercarlo di raggiungerlo (ovviamente invano). Lo raggiungo in vetta, a quota 3’370 slm, MAESTOSO tutto intorno a noi. 21 Agosto. 14,3 km – 960 d+. A malincuore anche quest’anno è arrivato in fretta l’ultimo giorno e la titubanza dell’ultima uscita è notevole. Soprattutto perché le gambe di tutti sono particolarmente provate, così io Lorenz accettiamo di accompagnare Amelia e Biso al rifugio Giogo Lungo, ripetendo l’anello dell’altro giorno. Era stato talmente bello che abbiamo ripetuto volentieri. Lorenzo decide di provare a raggiungere la cima Pizzo Rosso, quasi a 3’500 slm, ma le condizioni non glielo permettono e decide coscienziosamente di rimandare a data da destinarsi. La Valle Aurina, una valle con magnifici percorsi da fare, con varie difficoltà e diverse tecnicità, unico luogo comune come già detto è il dislivello notevole dal quale non scampi! Noi siamo stati ulteriormente fortunati perché abbiamo avuto la possibilità di conoscere la famiglia Hofer, la quale ci ha trattato subito come amici di sempre, condividendo con noi grigliate, cene e bevute e facendoci provare prodotti della loro fattoria, come latte, carne e selvaggina, un’ottima ciliegina sulla torta che già era deliziosa!

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Everesting al San Martino Di Dritan Driza

Su e giù dal San Martino, da Rancio al Crocione posto in vetta, per tredici volte consecutive per un totale di 8993 metri di dislivello, poco più dell’altezza del Monte Everest! Per questa sfida ho scelto il San Martino, montagna di casa. Ho iniziato a pensarci a fine maggio, quando ormai era chiaro che quest’anno molte corse non si sarebbero più svolte.. Non volevo smettere di allenarmi, ma non volevo nemmeno farlo senza un 66

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obiettivo: ho alzato gli occhi verso il San Martino e in testa mi è balenata l’idea dell’Everesting, di cui avevo sentito parlare; ho capito di volerci provare, è stata una dichiarazione d’amore nei confronti di questa montagna. Abitando praticamente sotto ci vado spessissimo, qua è iniziata la mia passione per la montagna e per la corsa. Non potevo scegliere montagna migliore. Mi sono preparato senza darmi limiti di tempo, da giugno


Everesting al San Martino percorrevo il percorso almeno due o tre volte a settimana, ad ogni ora, anche di notte. Nonostante cercassero di dissuadermi, non ho mai smesso di crederci. Montagna, scelta! Percorso, scelto! Scarpe, allacciate! Sono partito sabato 17 ottobre da Rancio (sentiero Silvia… un caso?!) alle ore 21. Nonostante il percorso fosse arduo, sapevo che di sera sarei rimasto più fresco (si gelava!), ho cercato comunque di mantenere un buon ritmo da subito: 2,2 km e un dislivello di 720 metri, più la discesa, un round da 5,5 km per 13 volte.

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Everesting al San Martino Come sanno gli amici Falchi la discesa del San Martino è bestiale, soprattutto al buio, proprio per questo è stata fondamentale la presenza di tanti amici che si sono dati il cambio per scortarmi e sostenermi. E, udite udite, verso mezzogiorno della domenica (non so che ore fossero in realtà) sono comparsi ad incoraggiarmi anche due bei Falchi selvatici, Ugo e Ste. Grazie ragazzi! Dopo 19 ore, 27” e 26” l’obiettivo è stato raggiunto! Ero sul Monte Everest. Un onore come sempre compiere queste imprese, nel mio piccolo, con addosso una grande maglia!

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SENTIERO ROMA E KIMA Di Lorenzo Beltrami

Il Sentiero Roma è uno degli itinerari più classici e spettacolari della nostra zona e delle Alpi Centrali. È un percorso che, per chi ama la montagna, almeno una volta nella vita va fatto! Dal canto mio fino al 2020 non ci ero mai stato… ma la voglia era tanta. Tra una proposta e l’altra senza mai concludere Eros tira fuori il momento giusto: l’1 agosto facciamo il KIMA! Tra le varie proposte di dividerlo in più giorni decidiamo di fare un’unica tappa saltando il pezzo noioso di asfalto che da San Martino porta a Filorera. Ci troviamo a Mandello alle 4.30 con la ciurma composta da Danilo, Ugo, Eros, Michelino, Fratto e me, pronti per la partenza. 70

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Il clima è un po’ freddo ma, dopo aver sistemato le macchine, partiamo da Filorera verso Preda Rossa. Alla prima curva aspetto Ugolini per confortarlo e sembra funzionare... Il paesaggio da qui in poi è davvero mozzafiato con la valle che si apre davanti a noi e il Disgrazia lì a guardarci dall’alto. Passata Bocchetta Roma e scesa la prima lingua di neve, inizia il su e giù tra i passi e i rifugi: Cameraccio, Torrone, rifugio Allievi, Averta, Qualido, Camerozzo e rifugio Gianetti... Il viaggio è lungo ma i sentieri sono divertenti con tratti corribili e altri più tecnici che lasciano sempre uno scorcio diverso ma sempre bellissimo delle valli e delle cime che ci sovrastano. La compagnia è allegra e ci divertiamo molto, è come al parco


Sentiero Roma e Kima giochi! Solo sull’ultimo passo, il Barbacan, la conversazione diminuisce e la fatica inizia a farsi sentire, un po’ le gambe e un po’ il freddo ci mettono in difficoltà, ma scendiamo veloci alla Omio e poi ai Bagni di Masino dove abbiamo la macchina e ci aspetta un food-truck che viene subito assalito dai sottoscritti. Alla fine sono stati 43 km e 3670 m D+ in poco meno di 9 ore… di puro divertimento. Ma la giornata non è ancora finita, è il compleanno di Biso e bisogna festeggiare: purtroppo ci tocca!! Sono tornato in Val Masino qualche settimana dopo per accompagnare Marco De Gasperi nella sua impresa con il nuovo record di percorrenza dell’intero Sentiero Roma: 7 ore 53 minuti e 41 secondi per percorrere i 54 km (4500 m D+) che collegano Novate Mezzola a Torre Santa Maria, in Valmalenco.

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Alla richiesta di Marco di accompagnarlo per qualche km nel tratto centrale sono euforico. Parto la mattina da San Martino e mi dirigo al rifugio Allevi dove sono d’accordo di incrociarlo con acqua e cibo. Attendo un po’ con dei tifosi che lo aspettano sul percorso fino al suo arrivo. Un veloce spuntino e partiamo insieme verso il Passo Torrone parlando e scherzando animatamente, nonostante la sua fatica. Arrivati sul Cameraccio sono fresco e mi chiede di continuare, la valle è ampia e il sentiero si mimetizza tra le rocce. Faccio il

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meglio possibile per non perdere la traccia e voliamo. Sotto il bivacco Kima sbagliamo un po’ il percorso anche per colpa del GPS ma ci rimettiamo velocemente sulla traccia fino a Bocchetta Roma dove lascio Marco per finire l’impresa. L’unica nota negativa è che nel ridiscendere a San Martino inverso la caviglia e impiego 3 ore zoppicando, più di quello che ci avevo messo fino a quel momento… ma fa parte del gioco. Giornata da incorniciare e un grande onore accompagnare Marco in un’impresa del genere!


Sentiero Roma e Kima


BENVENUTI AL MONDO PICCOLI 13 gennaio 2020

SOFIA Papà Danilo Brambilla e mamma Sara

13 marzo 2020

PAOLO Papà Matteo Spreafico e mamma Sara

6 novembre 2020

MATILDE Papà Alessio Stefanoni e mamma Marta

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Saluti e Ringraziamenti Ci auguriamo che anche la dodicesima edizione del nostro Almanacco sia stato di Vostro gradimento. Un grosso saluto. Ci rivediamo nel 2021, per festeggiare i 20 anni dei Falchi! Seguiteci anche sul nostro sito www.asfalchi.it su Instagram e su Facebook

Gli atleti dell’A.S.D. Falchi Lecco

Le foto, dove non specificato, sono state tratte dal sito www.asfalchi. it, dalle raccolte private di atleti e simpatizzanti dell’A.S.D. Falchi Lecco e di Lecconotizie.com, Sportdimontagna. com, Corsainmontagna.it e Podisti.net, oltre che di fotografi professionisti e non come Nuno Bettencourt (Golden Trail Championship), Dino Bonelli, Pascal

Egli, Davide Ferrari, Roberto Ganassa, Francesca Grana (Correre), Marco Gulberti, Giacomo Meneghello, Marco Milani, Mickael Mussard (GTC), Philipp Reiter (GTC), Jordi Saragossa (GTC), Pedro Silva (GTC), Davide Sousa (GTC), Maurizio Torri, Martina Valmassoi (GTC) e Davide Vaninetti, che ringraziamo. Ci scusiamo per eventuali involontarie imprecisioni, omissioni e dimenticanze.

Un grazie in particolare va a tutti coloro che hanno contribuito non solo con articoli e foto ma anche con idee, consigli e proposte per la stesura dell’Almanacco. Ringraziamo tutta la Famiglia Morganti, in particolare Sandro e Francesca, e la Kapriol per il grande supporto e per l’affetto che vengono rinnovati anno dopo anno.

Finito di stampare nel dicembre 2020. Grafica, impaginazione e disegni a cura di Andrea Grilli - andrea.giroll@gmail.com con il supporto creativo di

freepik.com


BUILDING THE FUTURE

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Kapriol


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