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La Marsigliese fu musicata da un italiano
from Allora! 8 Marzo 2023
by Alloranews
La Marsigliese viene unanimemente considerata il più glorioso, celebre e bello inno nazionale del mondo. Ma pochi sanno che la musica esisteva già prima d’essere posta su di uno spartito, la notte del 25 Aprile 1792, da Claude Joseph Rouget de Lisle. A quel tempo la Francia era in guerra contro l’Austria e, intrattenendo a cena a casa propria degli ufficiali francesi, il sindaco di Strasburgo lamentò il fatto che la Francia non possedesse un proprio inno. Rouget de Lisle, uno degli ufficiali presenti, tornò nella propria baracca e nella notte buttò giù questo pezzo musicale che intitolò “Un Chantal de guerre pour l’Armée du Rhin”.
Le parole che compose sono ancor oggi potenti e ci trasmettono un forte spirito, che ci fa tremare le vene, sposandosi stupendamente con le note musicali, che Rouget de Lisle mai disse di aver composto.
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Quella canzone fu subito popolare fra i soldati e, successivamente, divenne il simbolo dei rivoluzionari francesi. Divenne nota come la Marsigliese solo dopo che fu cantata dai volontari di Marsiglia che, giunti a Parigi, parteciparono alla presa del Palais des Tuileries, il 10 Agosto 1792.
Rouget de Lisle era un capitano dell’esercito reale francese ma non 1793 rifiutò di giurare fedeltà alla nuova costituzione rivoluzionaria e fu perciò imprigionato, andando vicino a salire sulla ghigliottina. Fu liberato solo per via dell’arresto di Robespierre, che segnò la fine del tempo del Terrore.
Napoleone Bonaparte non fu mai un fan della Marsigliese e la fece mettere da parte durante l’Impero. Fu poi proibita durante la restaurazione, da re Luigi XVIII. Con la salita al trono di Napoleone III, la Marsigliese venne lasciata da parte, dato che l’inno nazionale francese in quei giorni eraPartant pour la Syrie che suona piuttosto profetico ai giorni nostri… La Marsigliese tornò in auge nei giorni della Comune, nel 1871 e fu poi dichiarata ufficialmente l’Inno Nazionale francese nel 1879.
Ma, allora, chi scrisse quella musica così dinanica? Credo non esistano dubbi in merito: fu Gian Battista Viotti, che la compose nel 1781, ben 11 anni prima di Claude Joseph Rouget de Lisle.
Ora, non vogliamo biasimare o accusare di disonestà un uomo come Rounget de Lisle – che preferì morire in povertà piuttosto che scendere a compromessi con la propria coscienza e tradire il giuramento fatto al Re - va però detto, a onor del vero, che non si trattò d’una casuale somiglianza, ma è, piuttosto, la stessa cosa. Ed è spiacevole che la Francia non lo ammetta, non concedendo a Viotti un onore postumo che gli spetta.
Ecco ciò che dice Frederic Frank-David, ex direttore del Museo della Marsigliese: “Vi è un certo grado di probabilità che Rouget sia stato ispirato dalla musica di Viotti, forse consciamente o inconsciamente.”
Questo è vero ma è difficile pensare che fu una cosa inconscia. Basti dire che sentendo le due musiche in sequenza si capisce che sono la stessa cosa, nota dopo nota.
Giovanni Battista Viotti nacque a Fontanetto Po nel 1755 e morì a Londra nel 1824. Fu direttore del King’s Theatre di Londra, poi si trasferì in Germania per due anni (1798-1800); infine rientrò a Londra, dove restò sino alla morte, salvo che per una breve parentesi a Parigi, dove fu direttore del Theatre des Italiens.

Viotti vien oggi considerato uno dei maggiori violinisti mai esistiti, ma fu anche un grande compositore, fra l’altro, durante la sua lunga carriera scrisse ben 29 concerti.
Angelo Paratico
UNA RADIOSA (?) RADICAL CHIC ALLA GUIDA DEL PD
re tutta la sinistra soprattutto quella intorpidita e delusa. Sarà un inedito duello fra fanciulle e le tensioni vedrete che non mancheranno.
Facendo i doverosi auguri alla sua nuova segretaria, il PD non cessa di stupire e l’elezione di Elly Schlein ne è una conferma.
Premesso che trovo comunque positivo il ricorso alle “primarie” perché permette di capire il pensiero dei (presunti) simpatizzanti ed elettori, si pone però il problema di che cosa contino allora gli iscritti al PD visto che solo il 34,8% di loro l’aveva scelta e soprattutto che logica ci sia se - come pare - solo il 50% dei votanti alle "primarie" sarebbe stato effettivamente un elettore del PD e che quindi il voto sarebbe stato fortemente condizionato dall’esterno.
Esempio calzante di radical-chic, Elly è comunque espressione di quella sinistra che la rivoluzione la fa sempre a parole soprattutto quando è all’opposizione, scordandola quando è maggioranza dove non disdegna di fare affari nel solco delle migliori tradizioni capitalistiche di cui proprio la Schlein ne è fulgido esempio.
Ben sistemata economicamente, nata vicino a Lugano in una famiglia ebrea svizzera
“bene”, appoggiata da buona parte della nomenklatura PD (soprattutto da quelli che avevano fiutato l’aria) con Franceschini, Prodi e Zingaretti in testa e soprattutto spinta dai media che negli ultimi giorni ne hanno indubbiamente tirato la volata, la Schlein gode di ben tre nazionalità diverse (statunitense, svizzera ed italiana: un perfetto pedigree per una leader di sinistra!), è apertamente bisex (e quindi “à la page”) e si è reiscritta al PD soltanto 15 giorni dopo essersi candidata alla segreteria del partito.
Con lei il PD penso riscoprirà il movimentismo delle “sardine” e una maggiore vicinanza con il M5S mettendo in difficoltà la sua ala cattolica e moderata - quella della “fu” Margherita, insommail cui leader Fioroni, infatti, se ne è subito andato.
Un partito che credo aprirà alla sinistra di “Articolo Uno” e a quella più radicale.
Sicuramente la Schlein sarà una bella spina per la Meloni perché spariglierà le carte, farà rumore - stando all’opposizione, ovvero non rischiando nulla - e avrà tempo e modo di scuote-
Compromessi Imbarazzanti
Elly me la vedo un po' come il sindaco Sala a Milano, tutto infervorato per le zone green e a circolazione limitata, plaudente in smoking nel palco d’onore della Scala, ma che evidentemente non passa mai per Lampugnano o Via Padova oppure che trovi il tempo di visitare il degrado delle case popolari occupate. Se lo avesse mai trovato sarebbe diventato forse meno green e magari si vergognerebbe di essere sindaco.
Altro aspetto da sottolineare la partecipazione al voto, poco oltre il milione. Sembrano tanti, ma sono altri 500.000 votanti in meno rispetto al 2019 quando venne eletto Nicola Zingaretti e sideralmente lontani dai 3,5 milioni di elettori votanti al debutto del PD, se poi metà di loro non l’ha neppure votato il a settembre…

In fondo, per il (presunto) elettore Pd domenica si trattava di scegliere tra due identità diverse, una più massimalista e una più riformista di un partito che vorrebbe attrarre consensi pescando tra sensibilità diverse - per non dire opposte - su ogni argomento, ovvero tenere insieme sia il cattolico che il gay più estremo, l'operaio e l'imprenditore.
Ha vinto l’ala sinistro-massimalista, ma ricordando che i voti presi dalla Schlein (587mila) sono praticamente gli stessi di Cuperlo e Civati nel 2013 (510mila), o di Vendola. Solo che allora con 500mila voti eri minoranza, oggi si vince.
Certamente la sconfitta di Bonaccini riavvicina ora i democratici al M5S e apre invece spazio per passaggi di quadri ed elettori verso Calenda e Renzi, felici del risultato “estremista”.
Per il Pd sarà un nuovo inizio o il definitivo inizio della fine? Sarà sicuramente un PD diverso da prima, più oppositore e di sinistra, con verdetto alle europee 2024.

MIGRANTI, DELINQUENTI E SENSI DI COLPA
Penso a quel pelouche rosa sbattuto a riva dalle onde, simbolo del disastro, e a tutte le polemiche inutili e scontate che ci stanno dietro. Tra l’altro se a bordo del barcone naufragato a Crotone c’erano davvero solo siriani, curdi, afghani e somali avevano diritto di asilo in Europa, nessuno glielo avrebbe potuto negare.
Ma perché allora non andare in Grecia con un viaggio di 2 ore e invece stare in giro per 4 giorni? Perché non sbarcare regolarmente e chiedere asilo? Perché pagare 6.000 euro a testa per essere in balia di mercanti di carne umana? Sono domande che non sento porre da nessuno. Circa le ONG, se vi dicono di imbarcarvi perché tanto ti aspettano al largo (e lo sai perché lo vedi in TV) o invece sai che la strada è chiusa e di rischiare, tu - migrante - che cosa scegli? I morti in mare non ci saranno più solo se non si parte, se chi vi costringe a partire finirà finalmente in galera e lì resterà, ma soprattutto se l’Europa vorrà finalmente trovare un modo serio di selezionare chi emigra valutando le persone nel proprio paese o alla partenza, non abbandonando poi esseri umani e i singoli paesi al loro destino.
Mentre i TG grondano lacrime ed accuse per il disastro umanitario di Crotone (banale il debutto della Schlein, anche lei già con il solito ritornello “dimissioni dimissioni”) è indubbio che quando succedono tragedie come quelle di domenica cresce un profondo di senso di colpa collettivo tra tutti gli italiani.
Poi, mercoledì sera, “Striscia la Notizia” fa passare un servizio da Milano dove, in metropolitana, cinque ragazze extracomunitarie dell’est - che non dovrebbero più essere nel nostro paese perché già in possesso del “foglio di via” e “presumibilmente incinte” - si producono in un folle saccheggio e borseggio violento a danno dei passeggeri rubando tutto il possibile.
Eppure è questa la verità quotidiana di una qualsiasi metro d’Italia dove i cittadini pagano il biglietto e qualcuno invece scavalca impunemente i tornelli davanti ai guardiani che - se intervengono - sono picchiati. La Milano dove si butta tutto per terra alla faccia del “green”, dove la piccola delinquenza, lo spaccio, il borseggio sono la realtà quotidiana e dove i controllori se ne stanno blindati nei loro box perché altrimenti rischiano pure di essere brutalmente aggrediti. E noi, con il macigno dei nostri sensi di colpa, che cosa siamo in grado di dire se non “Poverine” a queste delinquenti straniere che arrivano qui solo e soltanto per delinquere e non possono poi essere di fatto perseguite, arrestate, detenute, espulse?
Sono convinto che la gran parte dei migranti morti a Crotone fossero brava gente desiderosa solo di lavorare e di scappare dalla guerra, ma c’è anche l’altra faccia dell’immigrazione di cui non si vuole mai parlare perché non è “chic” ed invece colpisce la gente che poi dice “basta” e quindi diventa cinica anche davanti ai naufragi. Siamo pronti ai sensi di colpa, ma qualcuno sta davvero approfittando, politicamente e moralmente, di una situazione sempre più esplosiva. Dirlo, però, è “qualunquismo” .
Perché alla fine troppe volte il cittadino “normale” passa per colpevole e il delinquente, invece, ha ancora ragione
Venerdì 24 febbraio alla trasmissione "Fratelli di Crozza" il (bravissimo) comico genovese ha passato mezza puntata a ironizzare - come è suo mestiere - sui vari esponenti politici, soprattutto (ovviamente) quelli di centro-destra. Dopo aver “demolito” Bonaccini (anche così si è costruita la vittoria della Schlein), nel prendere pesantemente in giro il senatore Fazzolari (Fratelli d’Italia, consigliere della Meloni) per una sua proposta di legge sulle armi, ha mostrato una mega-fo- to del "Gruppo Azof" (definiti “gli amichetti del Fazzolari”) ovvero gli ucraini filo-nazisti di cui non si parla quasi mai, forse perché rovinerebbero l’icona costruita su Zelensky & C.

Il bello è che la mega-foto apparsa come sfondo su La7 portava in basso a destra - tra svastiche varie e saluti nazisti - anche una grande bandiera ucraina, pudicamente coperta però - chissà perché ?!- da una striscia grigia, quasi non la si volesse far troppo vedere. Chissà perché…