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laëtitia testard

en les reconstituant à une échelle compatible avec l’espace obligé du confinement.

Les montagnes monténégrines de son enfance étaient loin ? Elle les a recomposées avec toute la vertu du souvenir intact. Réfraction du temps passé, elles éblouissent d’une beauté personnelle comme ancestrale. Mis sous verre, ce paysage artificiel peut être considéré et observé comme une espèce en voie de disparition, aussi millénaire que les cristaux qui le recouvrent et le textile dont il est fait. Ces montagnes miniatures aux cristaux d’alun pourraient être les derniers vestiges d’un monde qui n’a pas su vivre.

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Laëtitia Testard

Née au Monténégro, Bojana Nikcevic vit et travaille en France depuis 1997. Plasticienne autodidacte, elle a fait des études en linguistique historique comparée avant de se consacrer à l’art. Le feutre, sa technique de prédilection, lui offre d’infinies possibilités d’expérimentation. Son travail a fait partie de la sélection de plusieurs expositions internationales d’art textile.

◀ WHERE I END AND YOU BEGIN 3 Bojana Nikcevic 20x43x200 cm., feutre, couture, collage, laine, soie, fibres siliconées, 2020 Photographie de Daniel Cluzel©

◀ WHERE I END AND YOU BEGIN 4 Bojana Nikcevic 26x60x293 cm., feutre, couture, collage, laine, soie, fibres siliconées, 2019-2020 Photographie de Daniel Cluzel©

michael johnson – 62 –

michael johnson – 63 – VI PATAATAP

◀ THE PESTILENCE WITH SHIP OF FOOLS (DETAIL) Michael Johnson 124x206 cm., oil on canvas, 2021 SNOWMAN Michael Johnson 210x85 cm., crayon on paper , 2021

BIRD IN HAND Michael Johnson 90x105 cm., crayon on paper , 2021

All my work is based upon years of drawing from life, alongside a process of imaginative improvisation, during which, subjects and associations may suggest themselves, often touching upon contemporary socio-political issues, but never bound to these to the exclusion of wider associations.

Another aspect of my work centres upon landscape, usually with a human element or narrative. I draw in order to connect with the world around me, in the hope of transmitting feeling, atmosphere and humanity; out of joy, and the dream of encompassing a range of emotions and experience.

The works I have included here were all made in the year of the Pandemic and are saturated with an almost mediaeval sense of human vulnerability. I made much of the work outside, even in snow and rain, in order to connect with nature’s energy, but also to see people, if only from a safe distance.

The process reminded me of those wonderful drawings by Van Gogh, where humans are subject to the power of nature, full of vitality but not in control, as perhaps we have been reminded of during this tragic time.

Michael Johnson

Michael Johnson, born 25th May 1962, Minehead, UK. First Class Honours Degree, Fine Art, University of Reading Postgraduate Scholarship, Byam Shaw School of Art, London.

COSMIC MAP Michael Johnson 180x180 cm., crayon on paper, 2021

FISH MAN Michael Johnson 240x60 cm., crayon on paper, 2021

ASSYNT Michael Johnson 210x300 cm., crayon on paper , 2021 PERSEPHONE (DETAIL) Michael Johnson 150x170 cm., crayon on paper , 2021

– 71 – VII SWALLOW

tendenze complicate

Arte e artigianato erano un tempo legati a doppio filo. Poi si sono slegati, hanno proseguito per strade indipendenti, a volte ritrovandosi, a volte no. Nello scisma, ognuno ha perso e guadagnato qualcosa. Ciò che l’arte ha perso è il pubblico, che brama l’eccellenza palpabile della perizia tecnica. Non è un caso che si ami Raffaello più di Pollock: nel primo l’artigianato si tasta con gli occhi, nel secondo si cela a qualsiasi percezione. L’abilità manuale cattura, irretisce, poiché rappresenta il superamento di un limite. Ipnotizza come il giocoliere di un circo. E, per un artista, un pubblico con occhi spalancati e bocca aperta è la più feroce delle tentazioni.

Anche la cucina, così come l’arte, è piena di tecniche e tentazioni. Come per l’arte, il grande artigianato ha dominato per secoli sulle tavole imbandite d’Europa. Oggi, di contro, il vanto maggiore di uno chef è sfiorare la purezza. Non la semplicità, ma la purezza. Che è sinonimo d’essenza. L’essenza di un cibo, di un alimento, di un sapore, di un profumo, di una consistenza. L’equilibrio tra le sensazioni, così puro da diventare elegante. In questo percorso l’abilità non si nota, soggiace; l’artigianato si scherma. La strada del paradiso, insomma, è questa. Ma nessuno riesce a scordare le lusinghe dell’inferno.

Quando senti parlare di materie prime eccellenti, allora sei in presenza di un asceta, che è la veste più indossata dai cuochi moderni. La materia prima eccezionale aiuta a catturare l’essenza. Paradossalmente, la tentazione della grande tecnica è passata dalle cucine ai campi, agli allevamenti, alle manifatturiere. I veri virtuosi, oggi, sono i produttori.

Poi ci sono gli spagnoli. Non solo loro, naturalmente. Ma gli spagnoli sono quelli che, più di altri, si sono lasciati sedurre dalla tentazione della tecnica. La parola d’ordine è stata (ed è) modificare. Modificare prima di tutto la percezione del cibo, attraverso tecniche innovative che scompongono la materia per ricostruirla in sensazioni inaspettate. Il freddo dove si aspetta il caldo, il duro dove si attende il morbido, il liquido per il solido e viceversa.

La cucina delle complicazioni è qui e fa scuola. Da una parte affascina, dall’altra spaventa. Eppure, e non è neppure tanto strano, l’ossessione principale è sempre la stessa: colpire al cuore l’essenza della materia. Da una parte il paradiso, che tende a sublimare la purezza di questa essenza. Dall’altra l’inferno, che di quest’essenza ci rivela la sopravvivenza sempre e comunque, nonostante le infinite modificazioni che rasentano il barocco. E che ci spalancano occhi e bocca.

Forse solo nella cucina, tra tutte le attività umane, uomini, dei e demoni procedono a braccetto per sentieri che si biforcano e poi s’uniscono, alla ricerca di un’idea del sapore che risiede in cielo e in terra. Purificandoci e, al tempo stesso, tentandoci.

Giogio Giorgetti

A vent’anni, a Milano, il mio grande sogno era di vivere in un’isola greca con una giapponese. Trent’anni dopo la vita ha scelto per me la Sardegna, e ha scelto bene.

Giovanni Bernuzzi

Andante con bici

Il viaggio di una vita alla ricerca di verità e bellezza, narrato con amore in uno stile semplice e trasparente, libero.

L’opera in copertina Demoiselle Dragonne (travail en cours octobre 2018) è di Jean-Claude Borowiak Grafica di Amelia Verga

E 14,00 Andante con bici

Giovanni Bernuzzi Giovanni Bernuzzi

Andante con bici

Happy Hour Edizioni

Happy Hour to the Happy Few

Ainas propone un’originale iniziativa editoriale, la collana di libri Happy Hour, classici moderni e contemporanei con in copertina un’opera di artisti internazionali presentati su Ainas Magazine.

Edita da Bianca Laura Petretto e diretta dal poeta e scrittore Giovanni Bernuzzi, che l’ha creata nel 2010, pubblica pochi titoli all’anno realizzati con estrema cura editoriale e grafica, puntando sulla qualità etica ed estetica di una proposta innovativa con vocazione internazionale.

I libri Happy Hour Edizioni sono disponibili in tutte le librerie e sui siti di vendita online.

per consultare il catalogo: https://ainasmagazine.com/happy-hour-edizioni/

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