Viva - II 2025

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Lo sfogliabile di n. 2 | aprile-giugno 2025

tva.aqp.it

VIVA l’ulivo che cresce piano.

Viva i bambini che assaggiano la terra.

Viva i trulli che raccontano la civiltà della pietra che siamo stati.

Viva l’intelligenza artificiale che non si sostituisce a noi ma che ci fa comodo.

Viva l’acqua che scorre sicura nelle condotte.

Viva l’acqua per i contadini, viva l’acqua per la focaccia e il pane di Altamura.

Viva questa acqua che bagna la terra e la benedice.

Viva le storie che scorrono.

VIVA è una di queste.

Periodico de La Voce dell'Acqua registrato al Tribunale di Bari, Num. R.G. 1158/2011 del 21/04/2011

Direttore responsabile: Vito Palumbo comunicazione@aqp.it

Un progetto editoriale di

L’EDITORIALE

Il tempo delle scelte

CCi sono parole che usiamo così spesso da averne quasi consumato il significato: “transizione”, “futuro”, “partecipazione”, “resilienza”. Eppure, sono proprio queste le parole che la cronaca quotidiana mette continuamente alla prova. I territori provano a riempirle di contenuto, le comunità a trasformarle in realtà, cittadini ed imprese a declinarle nel proprio agire sempre più consapevole e maturo. Un viaggio multidimensionale e con più sfumature su sostenibilità e competitività richiede una pluralità di punti di vista e osservatori autorevoli al fine di esser analizzato.

Quella che attraversiamo è una stagione in cui l’agire responsabile non costituisce più un’opzione, ma diventa il campo stesso del confronto politico, sociale ed economico.

Lo ha detto a chiare lettere il Festival dello Sviluppo Sostenibile 2025, che – in un calendario fitto e sempre più ricco, con oltre mille iniziative in tutto il Paese – ha saputo in particolare accendere i riflettori su un’Italia che cambia e che lo fa spesso nonostante tutto. Il Festival si è confermato un motore di energia positiva ma anche lo specchio di una fragilità sistemica: un Paese che produce significative eccellenze dal basso ma che, contemporaneamente, arretra su alcuni diritti fondamentali, equità sociale, qualità della democrazia. Il paradosso è che abbiamo la visione e le energie, ma manca spesso il coraggio

politico di connetterle. Un tratto di strada spesso in salita che in queste pagine è sintetizzato come una raccolta di spunti, riflessioni e stimoli sulle buone pratiche, ma anche come una mappa del percorso possibile ancora da compiere e dei traguardi ancora lontani all’orizzonte. Ogni ritardo ha un costo e ogni ritardo è una rinuncia al futuro. Le nuove generazioni lo hanno capito meglio di chi le governa. Chiedono spazio, voce, diritti. In questo numero, accanto al dossier “Italia 2030”, si affrontano temi cruciali come la transizione dei territori, il destino dei ghiacciai e delle risorse idriche, la tutela della biodiversità con l’esempio del Parco delle Dune Costiere, la dieta mediterranea come modello sostenibile, la rifioritura della Posidonia oceanica alle isole Tremiti, e l’intreccio tra arte, cultura e ambiente nella mostra "Apuliae Aqua”. Ogni sezione è pensata per offrire letture, testimonianze e analisi che rendano concreto e condiviso il senso della sostenibilità.Ecco il senso di questo lavoro: non soltanto un esercizio di ottimismo, ma un atto concreto di vigilanza e di impegno. Raccontare la sostenibilità, oggi, significa scegliere da che parte stare. Significa restituire complessità senza perdere la rotta, raccontare iniziative, progetti, realtà, modelli, voci e volti che sono un passo avanti, ma anche essere da stimolo per coinvolgere tutti ad abbracciare un nuovo paradigma.

IPSE DIXIT

Libera la tua mente, sii informe, senza forma, come l'acqua

SOMMARIO

Dossier

Italia 2030 4

L'intervista. Marcella Mallen, Presidente ASviS 1/5

"Serve un patto sociale per rimettere al centro le persone"

2/5 3/5 4/5

Il falso dilemma: la realta, oltre gli slogan

Il coraggio di cambiare

Idee e partecipazione: il ruolo dei territori

5/5 17 obiettivi, un solo futuro (a rischio)

Sulla strada Nel tempo lento delle Dune Costiere 16

Ti racconto Nick Radogna 22

Cose dell'altro mondo I ghiacciai e le sfide del nostro tempo 24

Il futuro è oggi Un patrimonio a tavola: la dieta mediterranea 28

Custodi della terra Isole Tremiti in fiore, la natura protagonista 32

Arte e cultura Tutto scorre, tutto crea 34

Parole come gocce Il canto dell'acqua 39

10 in condotta

La mia vita da guida oceanica 40

dossier | ITALIA 2030

Il futuro ci riguarda da vicino

L’Italia si trova di fronte a un bivio decisivo: a dieci anni dall’approvazione dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, solo una piccola parte degli obiettivi di sviluppo sostenibile appare realisticamente raggiungibile. Eppure, proprio nei territori, nelle scuole, nelle imprese e nei piccoli comuni, si moltiplicano le esperienze che indicano una direzione diversa improntata all’innovazione, alla coesione e al coraggio. Il Festival dello Sviluppo Sostenibile, promosso dall’ASviS a maggio scorso, ha raccontato questa Italia che non si arrende, ma agisce. Un’Italia che, tra le disuguaglianze che persistono e le

sfide ambientali che si aggravano, si muove, tra le comunità, verso un cambiamento profondo. Questo dossier nasce dall’osservazione diretta di tali fermenti, un viaggio nelle crepe del sistema da cui filtrano prospettive e possibilità. È il racconto di un Paese che sperimenta nuovi modelli di governance partecipata, che valorizza il protagonismo giovanile e che guarda alla sostenibilità non come un vincolo, ma come una strategia di futuro. Dalla Puglia, con le sue iniziative simbolo come il Festival della sostenibilità di Crispiano, fino ai dati disomogenei che emergono dai rapporti regio-

nali, il reportage lega esperienze locali, scenari macroeconomici e riflessioni politiche, tra il bisogno di un nuovo patto sociale e la ricerca di una visione condivisa. In un tempo segnato da tensioni geopolitiche, crisi climatiche e disillusione democratica, la sfida è doppia: accelerare la transizione e non lasciare nessuno indietro. Questo dossier vuole restituire la complessità dei contesti, l’analisi dei territori, ma anche la speranza e l’operosità di istituzioni, associazioni e cittadini. Perché, come ci ricorda la campagna ASviS, “la sostenibilità ci riguarda da vicino. Molto da vicino.”

DOSSIER / ITALIA 2030 1/5

Un patto per rimettere

edizione del Festival dello Svilup Qual è, secondo lei, il messaggio

lità, consapevoli che competitività

spesso accusati ingiustamente di

le disuguaglianze, come si può rafforzare l’inclusione e la coesione all’interno delle politiche pubbliche e delle strategie di sostenibilità?

La sostenibilità sociale non è una componente secondaria dello sviluppo sostenibile, ma la sua condizione abilitante. In un Paese attraversato da disuguaglianze economiche, educative e territoriali, serve un nuovo patto sociale che rimetta al centro la persona. Il Festival ha ribadito con forza questo messaggio, affrontando temi cruciali come l’istruzione, il lavoro, l’accesso alla sanità e le infrastrutture nei territori più fragili. È fondamentale rafforzare i sistemi di protezione sociale, garantire l’accesso ai diritti e promuovere la partecipazione democratica. Solo così la transizione ecologica potrà diventare un processo inclusivo e non generare nuove forme di disuguaglianza. La sostenibilità ambientale ed economica può reggere solo se fondata su una solida base di giustizia sociale.

Quali azioni l’ASviS sta promuovendo per rendere strutturale il protagonismo delle nuove generazioni nel percorso verso un’Italia più orientata al futuro? L’ASviS considera il protagonismo delle nuove generazioni un elemento strategico per costruire un’Italia più equa e orientata al futuro. Per questo promuoviamo l’inclusione stabile dei giovani nei processi decisionali, il sostegno al lavoro dignitoso e all’imprenditoria sostenibile, la diffusione dell’educazione alla cittadinanza attiva e alla sostenibilità. Un passo fondamentale è stato l’inserimento in Costituzione della tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, insieme al riferimento esplicito ai diritti delle future generazioni. Non si tratta solo di un riconoscimento simbolico, ma di un cambiamento di paradigma: da ora in poi, ogni scelta politica dovrà tener conto dell’impatto sul futuro, rendendo la sostenibilità un principio costituzionale e vincolante.

10

leve per il futuro

INNOVAZIONE, EQUITÀ, ISTRUZIONE, CAPITALE UMANO, FINANZA SOSTENIBILE, GOVERNANCE, CULTURA, DIGITALIZZAZIONE, INCLUSIONE E

AMBIENTE:

SONO LE DIECI LEVE PER IL FUTURO INDICATE DALL'ASVIS. STRUMENTI CHIAVE PER UNA SOCIETÀ PIÙ GIUSTA E RESILIENTE.

La campagna #moltodavicino

LLa campagna “Comfort Zone – #moltodavicino” del Festival dello Sviluppo Sostenibile 2025 ha mostrato quanto le crisi ambientali e sociali – clima, povertà, guerra – siano qui, accanto a noi. Persone che vivono tranquille nella loro zona di comfort: c’è chi legge, chi cucina, chi si rilassa. Proprio accanto a loro si materializza la realtà tragica che incombe, gli effetti negativi di un mondo che non ha a cuore la sostenibilità i 17 obiettivi dell’Agenda 2030. Il messaggio attraverso la voce dell’artista Elisa: agire per il cambiamento. La sostenibilità riguarda tutti, qui e ora, e la società civile deve rispondere.

DOSSIER / ITALIA 2030 2/5

Il falso dilemma: la realtà oltre gli slogan

Adieci anni dall’approvazione dell’Agenda 2030, l’Italia si trova a un bivio. Secondo il Rapporto di Primavera 2025 dell’ASviS, competitività e sostenibilità non sono in conflitto: anzi, la transizione ecologica rappresenta oggi la strada più efficace per rafforzare l’economia, creare occupazione e aumentare l’equità sociale.

Il documento, elaborato con Oxford Economics, analizza quattro scenari per l’Italia al 2035 e al 2050. Lo scenario più virtuoso, definito Net Zero Transformation, prevede investimenti mirati in decarbonizzazione, innovazione e capitale umano. I risultati sono netti: +8,4% di PIL rispetto allo scenario base nel 2050, riduzione della disoccupazione, maggiore stabilità finanziaria e un netto miglioramento del debito pubblico. I benefici si estendono a quasi tutti i settori, escluse le fonti fossili, con crescita per manifattura, agricoltu-

ra, costruzioni e servizi. I dati raccolti mostrano che le imprese italiane che investono in sostenibilità ambientale ed economia circolare ottengono vantaggi competitivi significativi: aumento della produttività, miglioramenti finanziari, riduzione dei costi e maggiore attrattività sui mercati. Lo confermano anche CDP, Istat e la Banca Europea degli Investimenti. Nella manifattura, ad esempio, un incremento dell’indice di sostenibilità ambientale è associato a un “premio di produttività” tra il 5% e l’8%. Eppure, la risposta della politica appare inadeguata. La Legge di Bilancio 2025 e la revisione del PNRR non hanno innescato quel cambio di passo necessario per colmare i ritardi rispetto ai Sustainable Development Goals. L'ASviS denuncia un’occasione mancata, soprattutto alla luce della Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile adottata nel

Rapporto di Primavera 2025 dell' ASviS, Agenzia Italiana per lo Sviluppo Sostenbile.

Il cambiamento segue tre fasi: nell’emersione, idee nuove si sviluppano in nicchie sperimentali; nell’accelerazione, superano una soglia critica e si diffondono rapidamente nella società; nella stabilizzazione, diventano pratiche comuni.

Il documento
Fasi della transizione

2023 e del “Piano di accelerazione” promosso in sede ONU. Il Rapporto evidenzia inoltre come la crescente instabilità geopolitica, la crisi del multilateralismo e il ritorno dei nazionalismi ostacolino le politiche globali per il clima e lo sviluppo. La disinformazione sistematica e l’erosione della fiducia nelle istituzioni aggravano questo scenario, mentre le disuguaglianze crescono. Nel 2024 il debito dei Paesi a basso e medio reddito ha

del PIL del 23,8% e una disoccupazione al 12,3% nel 2050.

Per evitare questi esiti, il Rapporto propone azioni concrete: una governance pubblica orientata al lungo termine, valutazioni d’impatto generazionale per tutte le leggi, un Istituto nazionale per il futuro e un nuovo patto sociale fondato sulla giustizia climatica. Lo sviluppo sostenibile non è un lusso né un vincolo. È una necessità e un’opportunità concreta.

Valutare sempre l’impatto generazionale di ogni legge: una politica pubblica che non guarda al futuro rischia di compromettere diritti e sostenibilità.

sfiorato i 9.000 miliardi di dollari, e gli aiuti allo sviluppo sono in calo. Per l’Italia, il messaggio è chiaro: ritardare la transizione avrebbe costi molto più elevati, come dimostrano gli scenari alternativi. Uno slittamento delle politiche post-2030 porterebbe a un PIL più basso del 2,4% già nel 2035, con tassi di disoccupazione più alti e pressioni inflazionistiche. Lo scenario peggiore, la catastrofe climatica, segnerebbe una caduta

Già oggi oltre il 50% delle imprese manifatturiere italiane ha investito in efficientamento energetico, mostrando una preparazione alla transizione verde superiore a quella di molte economie europee.

L’Italia può ancora scegliere di guidare la trasformazione, beneficiando di una transizione che crea valore economico, ambientale e sociale. Ma deve farlo adesso, senza più alibi.

I punti di ingresso chiave per le politiche pubbliche

Il GSDR definisce un modello per elaborare il Piano nazionale di accelerazione trasformativa (PAT), basato sui principi d’integrazione e indivisibilità dei Goal dell’Agenda 2030 e di coerenza delle politiche. Il modello identifica sei “punti d’ingresso chiave” per le politiche pubbliche: Benessere e capacità umane; Economie sostenibili e socialmente eque; Sistemi alimentari sostenibili e alimentazione sana; Decarbonizzazione dell'energia e accesso universale; Sviluppo urbano e periurbano; Protezione dei beni comuni ambientali globali Ciascuno di questi sei punti di ingresso o ambiti di intervento serve a guidare i cambiamenti, sfruttando le sinergie e aiutando a gestire i compromessi con “cinque leve d’azione strategiche”: governance; economia e finanza; scienza e tecnologia; azione individuale e collettiva; sviluppo delle capacità. Queste leve sono utili in un processo decisionale inclusivo che coinvolga tutti i settori, compresi i vari segmenti della popolazione e le entità subnazionali, per non lasciare indietro nessuno.

DOSSIER / ITALIA 2030 3/5

Il coraggio di cambiare

Le sfide del nostro tempo – crisi climatica, disuguaglianze crescenti, instabilità geopolitica, transizione digitale – richiedono molto più di soluzioni tecniche, ma una visione.

Il Rapporto ASviS “Scenari per l’Italia al 2035 e al 2050” la propone con chiarezza: superare l’idea che sostenibilità e competitività siano in contrasto. È proprio la sostenibilità la chiave per rigenerare l’economia, innovare il sistema produttivo e rendere più coeso il tessuto sociale.

Il documento affronta quattro scenari per il futuro del nostro Paese: Net Zero Transformation, con un’economia profondamente ristrutturata in chiave verde; Net Zero, dove si raggiunge la neutralità climatica ma con minori investimenti trasformativi; Transizione tardiva, in cui i ritardi nelle politiche generano gravi danni; e Catastrofe climatica, lo scenario peggiore, segnato dal fallimento dell’azione climatica e da impatti devastanti. La differenza? Sta nella qualità delle politiche, nella

capacità di investire in ricerca, capitale umano, infrastrutture verdi e nuovi modelli di governance. Uno scenario di trasformazione sistemica – fondato sull’economia circolare e l’innovazione inclusiva – non solo genera maggiore occupazione e benessere, ma rafforza la resilienza dell’Italia di fronte ai cambiamenti globali. Il rapporto mette in luce come la sostenibilità sia già oggi un vantaggio competitivo per molte imprese: chi investe in soluzioni green, formazione e tecnologie pulite, migliora efficienza, reputazione e redditività. Serve, però, un quadro politico e istituzionale che accompagni questa evoluzione, con strategie chiare e coerenti. A ciò si aggiunge una consapevolezza sempre più diffusa: non esistono soluzioni semplici a problemi complessi, ma solo scelte collettive capaci di tenere insieme visione, responsabilità e coraggio. Secondo le analisi ASviS-Oxford Economics, lo scenario di trasformazione profonda potrebbe portare a un +8,4% del PIL italiano

Costo economico dei disastri legati al clima

entro il 2050, con più occupazione e minore debito pubblico. Nel dettaglio, il valore aggiunto dell’industria crescerebbe del 14,9%, quello delle costruzioni del 18,2%, e quello dei servizi del 5,9%. Solo i combustibili fossili segnerebbero un calo. Un risultato particolarmente rilevante riguarda il settore delle utilities, con un incremento del valore aggiunto del 52,6% al 2050, trainato dalla crescita delle rinnovabili e dalla riconversione della rete energetica.

Una evidenza concreta: i settori che innovano crescono di più e contribuiscono a liberare il Paese della dipendenza energetica. Andando oltre la logica dell’emergenza, questo dossier invita a pensare per scenari, a valorizzare le connessioni tra ambiente, economia e società. Perché costruire un’Italia sostenibile non è solo un obiettivo etico, ma una scelta razionale, conveniente e ormai indispensabile. Investire nella sostenibilità significa ridurre le disuguaglianze.

I danni economici dei disastri climatici sono più che raddoppiati dal 2000, secondo il database internazionale EM-DAT. I dati provengono da un'elaborazione del World Economic Forum pubblicata nel rapporto "The Cost of Inaction" del 2024 e mostrano quanto costano eventi come alluvioni, tempeste, siccità, temperature estreme, frane e incendi.

La politica deve imprimere un’accelerazione decisa e concreta per il raggiungimento degli Obiettivi dell’Agenda 2030, come il Governo si è impegnato a fare 18 mesi fa e, di nuovo, otto mesi fa nel corso dell’Assemblea Generale dell’ONU. Nel Rapporto di Primavera abbiamo dimostrato come potrebbe essere costruito il Piano di accelerazione trasformativa che il Governo dovrebbe predisporre, anche attraverso un confronto pubblico approfondito con la società civile, che con il Festival ha dimostrato ancora una volta il proprio impegno per lo sviluppo sostenibile. In tale prospettiva, va approvato il prima possibile il disegno di legge n.1192, già votato dal Senato, che introduce, come proposto dall’ASviS, la Valutazione d’Impatto Generazionale (VIG) nell’iter di formazione delle leggi. Si tratta di un passaggio cruciale per dare concreta attuazione al principio di equità intergenerazionale, sancito con la modifica dell’articolo 9 della Costituzione.

Il green veste italiano

Nel 2021-2022, il 63,1% delle imprese del sistema moda ha adottato almeno una misura ambientale. Il settore, ad alta esposizione mediatica e sensibile alle scelte dei consumatori, sta accelerando su filiere tracciabili, economia circolare e riduzione degli sprechi. Alcuni brand italiani investono su materiali rigenerati e produzioni a basso impatto.

Il made in Italy può guidare la transizione sostenibile, unendo stile e responsabilità.

LA BUSSOLA PER LA COMPETITIVITÀ

ADOTTATA IL 29 GENNAIO 2025 È UN ATTO

STRATEGICO DEFINITO

DALLA COMMISSIONE

EUROPEA COME “STELLA POLARE DEI PROSSIMI ANNI”.

DOSSIER / ITALIA 2030 4/5

Idee e partecipazione: il ruolo dei territori

Innovazione sociale, partecipazione civica, economia circolare, inclusione. Sono queste le parole chiave che emergono dal rapporto "Le buone pratiche dei territori 2024/2025", promosso dall’ASviS. In tutta Italia, da Nord a Sud, enti locali, associazioni, scuole, imprese e cittadinanza attiva stanno dando forma concreta agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, trasformando idee in azioni. Il documento raccoglie 146 esperienze, selezionate tra oltre 400 progetti candidati, capaci di generare impatti positivi su ambiente, comunità e governance. Non si tratta solo di testimonianze virtuose: queste pratiche rappresentano una mappa dinamica del cambiamento in corso, costruita dal basso. Dal recupero dei borghi in chiave ecologica, all’agricoltura inclusiva, dai patti educativi territoriali alla mobilità dolce, i

La

transizione
ecologica e sociale passa dai territori, dai legami che generano fiducia e trasformano le sfide in opportunità.

progetti raccontano un’Italia che innova e si prende cura. Significativo il coinvolgimento dei piccoli Comuni e delle aree interne, dove la coesione sociale diventa strumento di resilienza. In Puglia, a Manduria, il Comune ha promosso l’iniziativa “Ripuliamo le spiagge & liberiamo la

Distribuzione geoografica dei progetti per Regione

Rapporto "Le buone pratiche dei territori 2024/2025", curato dall'ASviS.

Il documento

La distribuzione dei progetti per macroaree è la seguente: Nord Est 23%, Nord Ovest 26%, Centro 36%, Sud 10% e Isole 6%.

Sono stati presentati progetti realizzati in tutte le regioni con l’eccezione di Abruzzo, Basilicata, Molise e Valle d’Aosta.

Il rapporto "Le Buone pratiche dei territori 2024/2025", promosso dall’ASviS, raccoglie 146 esperienze selezionate tra oltre 400

progetti candidati. Le parole chiave che emergono dal documento

sono: innovazione sociale, partecipazione civica, economia

circolare, inclusione.

fauna selvatica”, coinvolgendo scuole e volontari nella tutela degli ecosistemi costieri e nel recupero della fauna marina. A Lecce, invece, il progetto “Reactivity” di TIM promuove l’uso consapevole della strada e la mobilità attiva, con percorsi educativi e campagne di sensibilizzazione sul rispetto del Codice della Strada.

Molte pratiche si concentrano su salute e benessere, in linea con il Goal 3 dell’Agenda 2030. Altri valorizzano risorse locali, intrecciando cultura, turismo lento e sostenibilità ambientale. Il file rouge è la capacità di fare rete, coinvolgere attori diversi e produrre valore condiviso. Queste iniziative dimostrano che

la transizione ecologica e sociale passa dai territori, dai legami che generano fiducia e trasformano le sfide in opportunità. Non sono modelli da replicare in modo rigido, ma ispirazioni da adattare e diffondere. Perché la sostenibilità non è una direttiva: è un processo collettivo che parte dalle persone, nei luoghi in cui vivono.

Crispiano protagonista per 4 giorni

La quinta edizione del Festival della Sostenibilità – Agenda 2030 nella Puglia delle 100 Masserie si è svolta dal 10 al 13 maggio a Crispiano, nel tarantino. L'evento, organizzato dall'associazione People Agency in collaborazione con il primo comune pugliese ad aderire alla Rete dei Comuni Sostenibili, rappresenta la più grande iniziativa regionale sui temi dello sviluppo sostenibile.

Quattro giorni di convegni, seminari, workshop, mostre, spettacoli ed eventi sportivi hanno coinvolto cittadini, imprese, associazioni, scuole e istituzioni in un percorso di cambiamento culturale e politico. Al centro l'Agenda 2030 delle Nazioni Unite e i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Grande successo per le attività formative dedicate alle scuole locali e per la partecipazione di ospiti di

rilievo nazionale e regionale. Il Festival, inserito nel programma "Crispiano Creativa '25" e riconosciuto tra gli eventi ufficiali ASviS, ha rappresentato una delle più significative occasioni di sensibilizzazione in Puglia sui temi della sostenibilità economica, sociale e ambientale, in un laboratorio di buone pratiche per un futuro più equo e resiliente

DOSSIER / ITALIA 2030 5/5

17 obiettivi, un solo futuro (a rischio)

L'Agenda 2030 delle Nazioni

Unite rappresenta una delle sfide più ambiziose del nostro tempo: 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile che dovrebbero trasformare il mondo entro la fine del decennio. Per l'Italia, il percorso verso questi traguardi si rivela particolarmente complesso. Secondo il Rapporto Territori 2024 dell'Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), presentato al CNEL, solo il 19% degli obiettivi quantitativi nazionali risulta raggiungibile entro il 2030. Un dato allarmante che evidenzia

Con pochi anni rimanenti, l'Italia deve accelerare drasticamente per non mancare all'appuntamento con il futuro sostenibile.

come tre quarti dei target (76%) mostrino progressi insufficienti o addirittura un allontanamento dalle mete prefissate. Il rapporto, giunto alla quinta edizione, analizza circa 100 indicatori statistici per fotografare lo stato di salute sostenibile di regioni, province e città metropolitane. Temi cruciali come la decarbonizzazione dei trasporti, il dissesto idrogeologico, la rigenerazione urbana e la qualità dell'aria sono al centro di un'analisi che non risparmia criticità. Con soli sei anni rimanenti, l'Italia deve accelerare

drasticamente per non mancare all'appuntamento con il futuro sostenibile.

Senza interventi tempestivi, il nostro Paese rischia di pagare un prezzo sociale, ambientale ed economico elevatissimo. Il Festival dello Sviluppo Sostenibile ha lanciato un messaggio chiaro: il tempo dell’indifferenza è finito, quello dell’azione è ora. Oltre 1.200 eventi in tutta Italia hanno coinvolto istituzioni, imprese, scuole e cittadini per costruire insieme un futuro che porti avanti la sfida del cambiamento.

Puglia 2030, tra luci e ombre

La Puglia presenta un quadro contraddittorio nel cammino verso gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Se da un lato eccelle nel consumo responsabile – con la raccolta differenziata –dall'altro mostra preoccupanti peggioramenti in settori chiave. La povertà assoluta ha raggiunto il 12,8% nel 2023, mentre il consumo di suolo continua ad aumentare inesorabilmente.

Particolarmente critica la situazione occupazionale femminile e il gap di genere, nonostante lievi miglioramenti nella rappresentanza politica delle donne.

Il verdetto è impietoso: solo il 18% dei 28 obiettivi quantitativi regionali risulta raggiungibile entro il 2030, contro il 68% in ritardo o addirittura in peggioramento.

Le province mostrano performance disomogenee: Lecce eccelle in Acqua (G6) ed Energia (G7), Barletta-Andria-Trani supera la media nazionale in Acqua (G6) ed Energia (G7), mentre Foggia e Taranto accumulano ritardi in quasi tutti i settori. Bari Metropolitana fa meglio della regione con il 29% di obiettivi raggiungibili.

La dimensione economica rappresenta il tallone d'Achille pugliese, con solo uno obiettivo su cinque considerato raggiungibile. Anche il versante sociale non sorride: appena uno traguardo su otto appare alla portata della regione. Sul fronte positivo, cresce l'energia rinnovabile (+38,6 punti percentuali) e migliora la digitalizzazione con internet ultraveloce (+38,3 punti). Una Puglia divisa tra innovazione tecnologica e ritardi strutturali, che dovrà accelerare il passo per non sprecare le proprie potenzialità.

SULLA BASE DEGLI INDICI COMPOSITI, NEL PERIODO 2010-2023 LA PUGLIA PRESENTA UN FORTE MIGLIORAMENTO PER IL CONSUMO E PRODUZIONE RESPONSABILE (GOAL 12). LIEVE MIGLIORAMENTO PER: PARITÀ DI GENERE (GOAL 5), ENERGIA (GOAL 7), GIUSTIZIA E ISTITUZIONI (GOAL 16). STABILI O IN PEGGIORAMENTO I DATI PER GLI ALTRI OBIETTIVI.

Nel tempo lento delle Dune Costiere

Cè un punto della Puglia in cui la terra sembra piegarsi con delicatezza verso il mare. È il Parco Naturale

Regionale delle Dune Costiere, un’area protetta che si estende per oltre 1.100 ettari tra i comuni di Ostuni e Fasano, un lembo sottile

e resistente di biodiversità che racconta storie di pietra, vento e ulivi secolari con 8 chilometri di costa che si inoltra verso le aree agricole interne. Un luogo in cui il Mediterraneo non è solo orizzonte, ma presenza. E il paesaggio è qualcosa da attraversare in silenzio, più

che da osservare.

Appena lasciamo la statale 379, direzione Pilone–Rosa Marina, il paesaggio cambia. Le spiagge selvagge lasciano spazio a lame antichissime, i “fiumi fossili” che scendono dalle Murge e tagliano la piana verso il mare. Si attraversano accompagnati dal frinire dei grilli e dall’odore della macchia. Ogni passo rivela una stratificazione di bellezza e memoria: uliveti monumentali, masserie, frantoi ipogei, torri d’avvistamento, cripte scavate nella roccia. Qui la natura si lega alla storia in un racconto che ha il passo lento e ostinato della resistenza.

All’ingresso del Parco, alla Casa del Mare, prende forma l’idea di una nuova opera: un progetto di land art che reinventa i muretti a secco trasformandoli in segni ritmici, in un messaggio cifrato scritto in linguaggio Morse. Si intitola Pianura Liquida, ed è il lavoro firmato da Jasmine Pignatelli con cui il Parco partecipa alla 19ª Bien-

Uno scorcio dall'alto del Parco delle Dune Costiere

A destra Veduta al tramonto

(tutte le foto sono del Parco delle Dune Costiere)

nale di Architettura di Venezia. Un’opera pensata per dialogare con il Mediterraneo, per raccontare la forma del mare, i margini, i confini intesi non come barriere, ma come soglie da attraversare. Un gesto simbolico e visionario che mette in relazione la materia della pietra con la fluidità del pensiero. Pianura Liquida non è solo è progetto di connessione tra le sponde, di culture che si toccano, si mescolano, si specchiano. È l’arte che torna a terra per ricostruire, per restituire senso al paesaggio. Ma la bellezza qui non è solo estetica. È anche forza vitale.

Scopriamo, con il direttore del Parco Michele Lastilla, una storia che ha dell’incredibile. Nelle campagne tra Galatone e Collepasso, centinaia di ulivi dati per spacciati a causa della Xylella sono rinati. Senza interventi umani. Hanno ripreso a fiorire di nuovo. Hanno prodotto olive. E da quelle olive, un olio giudicato persino migliore.

“È come se la natura avesse trovato da sola una nuova forma di equilibrio” racconta Lastilla. È un segno. Un’indicazione che forse non tutto è perduto. E che la resistenza è nella genetica delle

Un lembo sottile e resistente di biodiversità: il Parco
Naturale Regionale delle Dune Costiere è un'area protetta che si estende per oltre 1100 ettari tra i comuni di Ostuni e Fasano

piante, come nella pazienza dei contadini. Il Parco, da tempo, è parte del progetto di cooperazione

SusAgri con Albania e Montenegro: un’iniziativa dedicata alla resilienza climatica e all’agricoltura sostenibile. E la lezione di questi ulivi è chiara: la vita, se le si dà tempo, torna.

Nel Parco Naturale Regionale

Dune Costiere, tra ulivi secolari e dune dorate, prende forma una nuova visione di sostenibilità. Non solo bellezza paesaggistica e biodiversità, ma anche un laboratorio di idee per affrontare le sfide del cambiamento climatico. Qui nasce il progetto europeo ACTION – Increasing Coastal Ecosystem Resilience to Climate Change, parte del Programma Interreg Italia–Croazia, che coinvolge istituzioni, scuole, esperti e comunità locali in un dialogo aperto sul futuro. Il parco, insieme a otto partner internazionali, diventa protagonista nella promozione di un’agricoltura

segue

SULLA STRADA

capace di resistere ai cambiamenti del clima, recuperando saperi antichi e valorizzando paesaggi rurali ricchi di storia e cultura.

Le attività si concentrano su analisi ambientali, sensibilizzazione e formazione, con particolare attenzione ai giovani e agli attori locali. Attraverso incontri, esperienze e confronto diretto, il territorio si trasforma in un luogo dove si impara facendo, costruendo legami tra persone e ambiente. Il progetto diventa così un’occasione per costruire reti di collaborazione e sviluppare strategie condivise per proteggere il territorio. Un esempio virtuoso di come natura, cultura e innovazione possano incontrarsi in uno spazio che guarda lontano, senza perdere il legame con le sue radici.

Nel Parco Dune Costiere, il futuro sostenibile si coltiva giorno dopo giorno, tra paesaggi autentici e visioni lungimiranti.

Nelle numerose masserie didattiche che costellano la zona il turismo è lento, integrato, partecipato. Famiglie, scolaresche, camminatori e cicloturisti trovano nel Parco un’aula a cielo aperto per imparare, osservare, toccare. La rete dei percorsi ciclabili si snoda tra lame, tratturi, dune fossili e orti, in un continuo dialogo tra ambiente e agricoltura. Anche i prodotti tipici raccontano questa convivenza virtuosa: grani antichi, miele, mandorle, conserve e l’olio extravergine DOP prodotto dai frantoi locali.

Nel cuore del Parco, lungo gli stagni di Fiume Morelli, il tempo sembra essersi fermato. Le anti-

Nei suoi itinerari è possibile partecipare a laboratori di trasformazione agroalimentare, percorrere in bicicletta sentieri sterrati che collegano la costa alle colline, o lasciarsi guidare alla scoperta di forni comunitari, cripte rupestri e frantoi ipogei.

La zona umida di Fiume Morelli

che vasche per l’itticoltura, oggi riconvertite in impianti biologici, ospitano ancora le acque limpide delle risorgive. Ci muoviamo tra canneti, uccelli acquatici, piccole pozze traslucide. Le chiuse in pietra regolano l’ingresso del mare. È un equilibrio fragile e sapiente. Un ingranaggio lento che funziona perché nessuno lo forza.

Il Parco delle Dune Costiere non è solo paesaggio da contemplare, ma territorio da vivere. Nei suoi itinerari è possibile partecipare a laboratori di trasformazione agroalimentare, percorrere in bicicletta sentieri sterrati che collegano la costa alle colline, o lasciarsi guidare alla scoperta di forni comunitari, cripte rupestri e frantoi ipogei. I cammini lenti portano verso la Grotta di San Biagio, antico luogo di culto nascosto tra i muretti a secco, oppure alla Torre di San Leonardo, sentinella affacciata sul mare, da cui partono percorsi naturalistici tra le dune, gli stagni e i canneti. Nei mesi più caldi, si organizzano uscite lungo le lame, osservazioni dell’avifauna nelle ore più silenziose, attività di educazione ambientale per le scuole e degustazioni guidate di prodotti locali. Ogni visita è diversa, ma tutte condividono lo stesso ritmo: quello del rispetto e della scoperta, quello del passo che si adatta alla terra.

Lì, nel silenzio tra un passaggio d’airone e il fruscio dell’acqua, sentiamo che questo luogo ci chiede poco. Solo attenzione. Solo ascolto. Forse è questo il vero turismo sostenibile: non quello che consuma esperienze, ma quello che le abita con rispetto.

Il Parco delle Dune Costiere è un luogo da comprendere. Vive di soglie, tra terra e mare, tra passato e futuro, tra naturale e coltivato. Non c’è una linea netta: tutto scorre, tutto si mischia, tutto si adatta. E in questo equilibrio dinamico –dove gli ulivi si riprendono, l’arte prende forma tra le pietre, e le lame scorrono lente – capiamo che la vera intelligenza, oggi, è quella dei margini. Dei luoghi che non gridano, ma insegnano. Dei paesaggi che non si impongono, ma accolgono. Dei progetti che non semplificano, ma mettono in relazione.

Qui, dove il vento racconta storie antiche e la luce si rifrange sulle dune, il futuro ha radici profonde.

Biodiversa. I Parchi si raccontano

Il Parco Naturale Regionale delle Dune Costiere ha partecipato, a maggio scorso, alla seconda edizione di Biodiversa. L’Italia dei Parchi si racconta, a Gravina in Puglia.

Un viaggio immersivo tra natura e cultura nei Geoparchi italiani UNESCO, per valorizzare paesaggi, comunità e memorie geologiche.

La rassegna, quest’anno dedicata alla geodiversità, ha ospitato per la prima volta il summit nazionale dei Geoparchi, con mostre, laboratori, incontri e degustazioni. Un’occasione per celebrare anche il decimo anniversario dell’International Geoscience and Geoparks Programme UNESCO e l’ingresso di MurGEopark nella rete globale.

Tre giorni per scoprire come la geologia sia una chiave per leggere il passato e costruire futuro fra mostre, attività laboratoriali, degustazioni, spettacoli e visite guidate. L'iniziativa è stata organizzata dall’Ente Parco Nazionale dell’Alta Murgia in collaborazione con il Comitato Nazionale dei Geoparchi Italiani UNESCO, Federparchi, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, ISPRA, la Regione Puglia e il Comune di Gravina in Puglia.

Fontana antica di Gallipoli (LE), al secondo posto della 12° edizione de “I Luoghi del Cuore”del FAI,

© Andrea Saponaro

Fondo Ambiente Italiano

TI RACCONTO

NICK RADOGNA

Si può essere seri con il sorriso

Nick Radogna, 22 anni di Casamassima ha scelto cosa fare nella sua vita dopo una laurea in Scienze delle Comunicazione: “Faccio quello che più mi piace: sono youtuber”.

Come nasce la tua passione? Tutto nella vita ha un senso. Ho cominciato per gioco e adesso è diventata una vera e propria professione. Nel giro di pochi anni ho raggiunto quasi 550mila iscritti, un profilo Instagram da 80mila follower.

Come sviluppi le sceneggiature? Come nascono i tuoi personaggi? Scandaglio il web, scelgo personaggi al limite del surreale e situazioni comiche e poi sviluppo e realizzo i miei video.

Il tuo però è un pubblico ristre tto: i giovani. Il mio pubblico è composto prevalentemente da ragazzini ed è sempre un piacere incontrarli e scambiare qualche chiacchiera con loro.

Non è un caso che sei il volto scelto per la campagna di Acquedotto Pugliese Flexa la Goccia. Con i ragazzi abbiamo creato un’intesa speciale. Sono divertenti, intelligenti e pieni di idee, mi hanno sorpreso. Sono creativi,

svegli e attenti; hanno capito che ogni goccia conta. Confrontarmi sulle loro sceneggiature originali e portare sullo schermo una loro storia è stata un’esperienza bellissima. Abbiamo realizzato un video che parla di risparmio idrico, e nel farlo ci siamo divertiti tantissimo. I temi seri possono essere affrontati anche con leggerezza e intelligenza. L’acqua è una questione di vitale importanza, raccontata questa volta con il sorriso.

Anche il linguaggio: "flexa". Uno slang tutto dei giovani. Beh si. Hanno rivoluzionato il modo di approcciarsi. Tra loro usano termini che ormai sono utilizzati nel linguaggio comune. E flexa è uno di questi. Flexa, cioè metti in mostra, è un esempio di come il linguaggio e la cultura giovanile si evolvano costantemente, spesso influenzati dalla tecnologia e dalle tendenze emergenti.

Puoi raccontarci del tuo libro

In giro per il mondo con il più figo degli sfigati?

Il libro è dedicato ai ragazzi e parte da un presupposto: a scuola sono stato preso di mira per il mio aspetto, per la dimensione dei miei occhiali. E facevo esattamente il contrario di ciò che consiglio nel libro. Mi sono chiuso in me stesso. Da questa esperienza ho imparato a ignorare i miei detrat-

Nick Radogna Youtuber pugliese, 22 anni. Nel 2016 inizia la sua carriera, con video che uniscono informazione e intrattenimento.

L'acqua sui banchi di scuola

Un percorso educativo, che ha coinvolto centinaia di alunni pugliesi delle scuole primarie e secondarie di primo grado, è culminato nella realizzazione di sceneggiature originali dedicate al risparmio idrico ed in un video con il content creator Nick Radogna, testimonial del progetto Flexa la Goccia promosso da Acquedotto Pugliese (AQP) in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale: a distinguersi, tra le numerose proposte pervenute da tutta la regione, è stata la classe 1ªA dell’Istituto Comprensivo Giovanni XXIII - De Amicis di Triggiano (BA)

“Flexa la Goccia è – secondo l’Assessora all’Ambiente della Regione Puglia, Serena Triggiani – un esempio virtuoso di alleanza tra istituzioni, scuola e comunità; di come si possa fare educazione ambientale in modo coinvolgente, utilizzando codici espressivi vicini ai giovani e rendendoli parte attiva del cambiamento. Il tema è tra gli strumenti cruciali di attuazione della nostra Strategia di sviluppo sostenibile per promuovere comportamenti e stili di vita da adottare nella vita quotidiana”.

I vincitori di Flexa la Goccia: la classe 1ª A dell'Istituto Comprensivo Giovanni XXIII - De Amicis di Triggiano (BA).

tori, usando l'autoironia.

Quali sono le passioni di Nick? La cucina pugliese. Soprattutto i panzerotti. Ne ho uno tatuato sul mio corpo. Racconto un aneddoto: quando sono sall'estero ho realizzato un video in cui, per un giorno intero, ho mangiato solo panzerotti.In un altro ho mangiato per un giorno intero soltanto cibo pugliese: dalla colazione con pesce crudo e birra; per concludere, la cena a base di spaghetti all’assassina, passando per focaccia e

orecchiette.

Come è diventato un video virale?

Non potrebbe essere il contrario. I miei video uniscono informazione e intrattenimento. Mi viene tutto molto naturale.

Cosa suggerisci ai suoi follower? Flexate.

Anche i boomer possono flexare? Non si è mai troppo boomer per flexare.

I ghiacciai e le sfide del nostro tempo

Giganti bianchi come componenti integrali del ciclo idrologico. Giganti con una vera e propria identità. Estate e inverno seguono il loro trasformarmi nel ritmo denso delle stagioni. Sono i ghiacciai e studiarli aiuta per capire il cambiamento climatico. Sono come un libro: contengono un sacco di informazioni e, nella sua storia, si scrivono pagine nuove anno dopo anno. La World Meteorological Organization (WMO) ha recentemente confermato che il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato, ribadendo l’urgenza della situazione con ripetuti allarmi rossi sullo stato del clima globale, incluso il drammatico ritiro dei ghiacciai. E non è un caso che l'Onu ha procla-

mato il 2025 come l’Anno Internazionale per la Conservazione dei Ghiacciai. Nel mondo sono poco più di 18mila e rappresentano circa il 10% delle terre ghiacciate del pianeta, coprendo una superficie di approssimativamente 66.000 km2. Eppure, almeno un quinto dei siti ha perso più del 25% della propria massa ghiacciata in soli venti anni. un terzo dei ghiacciai presenti nei 50 siti del Patrimonio Mondiale è destinato irrimediabilmente a scomparire entro il 2050. In pericolo sono soprattutto i ghiacciai più piccoli – con una dimensione inferiore ai 10 km2 –che rispondono più rapidamente ai cambiamenti climatici. Fra i ghiacciai a rischio sparizione entro il 2050, non solo troviamo

gli ultimi ghiacciai africani e quelli dei parchi nazionali Yellowstone e Yosemite (USA), ma anche i ghiacciai delle Dolomiti. Anno, il 2025 per la conservazione dei ghiacciai. E quindi di preservarli. Questo significa che ancora qualcosa si può fare. Con il progressivo ritiro dei ghiacciai, la superficie terrestre si trasforma. Meno ghiaccio significa una ridotta capacità di riflettere la radiazione solare; di conseguenza, il terreno assorbe più calore, alimentando un circolo vizioso che accelera ulteriormente il cambiamento climatico. Questi mutamenti non sono solo geologici o climatici: impattano direttamente sulla vita di miliardi di persone. Sono un avvertimento all’umanità. L’afflusso di acqua proveniente dallo scioglimento dei ghiacciai contribuisce all’innalzamento del livello del mare.

Ciò aumenta l’erosione costiera e mette molte isole a rischio di sommersione, compromettendo i mezzi di sussistenza delle comunità costiere. Dal 2006, oltre la metà dell’innalzamento del livello del mare è stata attribuita allo scioglimento dei ghiacciai e delle calotte glaciali in Antartide e Groenlandia. L’aumento dell’afflusso di acqua dolce derivante dallo scioglimento dei ghiacciai artici è anche identificato come causa dell’indebolimento del Capolvolgimento meridionale della cicolazione atlantica. Un’altra conseguenza è che lo scioglimento potrebbe portare al rilascio di agenti patogeni precedentemente intrappolati

L’UNESCO E LA WORLD METEOROLOGICAL ORGANIZATION (WMO) HANNO DICHIARATO IL 2025

"ANNO INTERNAZIONALE DELLA PROTEZIONE

DEI GHIACCIAI", CON L’OBIETTIVO DI EVIDENZIARE

IL RUOLO VITALE DEI GHIACCIAI E LE SFIDE URGENTI

POSTE DAL LORO SCIOGLIMENTO ACCELERATO.

nel ghiaccio, con conseguenze sconosciute per la biodiversità e la salute umana. Molte specie di virus, batteri e talvolta anche piccoli organismi sono riusciti a fermare i loro segni vitali per lunghi periodi per resistere ad ambienti estremi. Ci sono stati esempi di specie rianimate dopo periodi molto lunghi, fino a 750.000 anni, trascorsi nei ghiacciai o nel permafrost. Questo è il caso di alcuni virus, ma anche di una specie di verme scoperta di recente che ha trascorso 36.000 anni nel permafrost siberiano.

Occorre quindi una vera e propria educazione al cambiamento climatico ed è una sfida importante: secondo una recente indagine dell'Unesco in circa cento paesi, quasi la metà (47%) dei programmi scolastici non faceva riferimento al cambiamento climatico e meno del 40% degli insegnanti si sentiva sicuro nel discutere l’impatto del cambiamento climatico nelle proprie classi.I dati parlano chiaro: tra il 2012 e il 2023, la velocità di fusione è aumentata del 36% rispetto al decennio

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Rapporto mondiale delle Nazioni

Unite sullo sviluppo delle risorse idriche 2025, Montagne e ghiacciai. Torri d’acqua.

Il documento

Quadro concettuale che integra gli effetti della riduzione della criosfera sui servizi ecosistemici culturali, di approvvigionamento e di regolazione.

precedente. Ogni anno vengono persi in media 273 miliardi di tonnellate di ghiaccio, contribuendo all’innalzamento del livello del mare (+18 mm dal 2000 a oggi). Se il trend non si inverte, entro il 2040 potremmo registrare un incremento tra i 32 e i 67 mm, rendendo i ghiacciai la seconda causa principale di innalzamento marino dopo il riscaldamento degli oceani. Anche se il quadro è allarmante, la partita non è ancora persa. Ridurre le emissioni di gas

serra, promuovere politiche climatiche ambiziose, migliorare la gestione dell’acqua e finanziare la ricerca sono passi imprescindibili. Ma serve anche consapevolezza individuale: ogni scelta sostenibile – dal risparmio energetico al consumo consapevole – può contribuire a rallentare lo scioglimento dei nostri ghiacciai. L’impatto provocato da questi cambiamenti avrà effetti sugli esseri viventi, ma anche sulla sfera economica. Pensiamo solo all’industria ittica,

l’ice melting marino potrebbe causare fino a 130 trilioni di dollari di perdite economiche extra a livello globale nell’attuale traiettoria normale nei prossimi tre secoli. L’accelerazione del cambiamento climatico guidata dallo scongelamento del permafrost artico e dallo scioglimento del ghiaccio marino potrebbe causare complessivamente fino a 130mila miliardi di dollari di perdite economiche extra a livello globale nei prossimi tre secoli.

L'impatto del clima in 150 anni

Otto spedizioni in 13 anni sulle “tracce dei ghiacciai”: Karakorum, Caucaso, Alaska, Ande, Himalaya, Alpi. Un progetto di Fabiano Ventura che si è avvalso di studi originali e nuove riprese fotografiche dallo stesso punto di osservazione, e nel medesimo periodo dell’anno, di quelle realizzate dai fotografi-esploratori di fine ‘800 e inizio ‘900. Si tratta del più ampio archivio esistente di fotografia comparativa sulle variazioni delle masse glaciali; la diffusione dei contenuti ha l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di salvaguardare le risorse naturali per il futuro.

Garantire acqua a tutti

Un numero ben preciso: 6.

Una data ben precisa: 2030. Circa la metà degli abitanti del pianeta vive in situazioni di scarsità d’acqua per almeno una parte dell’anno.

Due miliardi di persone vivono ancora senza accesso all’acqua potabile, tre miliardi non possiedono servizi igienici gestiti in modo sicuro, mentre 1,4 miliardi sono privi di servizi igienici di base.

Il mondo è in ritardo sull’attuazione del goal 6 che intende garantire, a ogni individuo, la disponibilità e la gestione sostenibile dell'acqua e delle strutture igienico-sanitarie. Investimenti a livello intersettoriale in grado di promuovere l’innovazione e l’adozione di un approccio più integrato e olistico sulla gestione dell’acqua possono consentire il raggiungimento dell'obiettivo. Tra il 2010 e il 2022 in Italia il Goal 6 peggiora a causa dell'aumento della dispersione idrica e dell'indice di sfruttamento dell'acqua.

In media, più del 42% dell’acqua che immettiamo nelle tubature italiane non arriva nelle nostre case. Si tratta di uno spreco enorme, ancor più grave in un periodo in cui la crisi climatica limita sempre più le risorse a disposizione, caratterizzato da differenze tra Nord e Mezzogiorno. Appare dunque chiaro che, senza cambiamenti significativi nelle politiche, non riusciremo a raggiungere il Target 6.4 dell’Agenda 2030, il quale prevede di portare la dispersione idrica al 35,2% entro il 2026.

Agenda 2030: i target del Goal 6

Conseguire l’accesso universale ed equo all’acqua potabile sicura

Raggiungere un adeguato ed equo accesso ai servizi igienico-sanitari e di igiene per tutti

Migliorare la qualità dell’acqua riducendo l’inquinamento, eliminando le pratiche di scarico non controllato e riducendo al minimo il rilascio di sostanze chimiche e materiali pericolosi, dimezzare la percentuale di acque reflue non trattate e aumentare sostanzialmente il riciclaggio e il riutilizzo sicuro a livello globale

Aumentare sostanzialmente l’efficienza idrica da utilizzare in tutti i settori e assicurare prelievi e fornitura di acqua dolce per ridurre in modo sostanziale il numero delle persone che soffrono di scarsità d’acqua

Attuare la gestione integrata delle risorse idriche a tutti i livelli

Proteggere e ripristinare gli ecosistemi legati all’acqua, tra cui montagne, foreste, zone umide, fiumi, falde acquifere e laghi

Ampliare la cooperazione internazionale e la creazione di capacità di supporto a sostegno dei Paesi in via di sviluppo in materia di acqua e servizi igienico-sanitari legati, tra cui i sistemi di raccolta dell’acqua, la desalinizzazione, l’efficienza idrica, il trattamento delle acque reflue, le tecnologie per il riciclo e il riutilizzo

Sostenere e rafforzare la partecipazione delle comunità locali nel miglioramento della gestione idrica e fognaria

Stato di avanzamento del Goal 6, 2024 Fonte: Nazioni Unite

IL FUTURO È OGGI

Un patrimonio a tavola: la dieta mediterranea

Valorizzare le ricchezze del territorio

Uno stile di vita sostenibile passa anche dalle scelte alimentari, come quella di privilegiare i prodotti a “kilometro 0”.

Un modello nutrizionale ispirato agli stili alimentari tradizionali dei Paesi che si affacciano sul Mar Mediterraneo, riconosciuto dall’Unesco come bene protetto e inserito nella lista dei patrimoni orali e immateriali dell’umanità nel 2010.

Parliamo della dieta mediterranea, che ad oggi, come dimostrato dalle evidenze scientifiche, rappresenta un importante piano di dieta sana e sostenibile, in grado di anteporsi come fattore determinante di prevenzione, contrastando il rischio di insorgenza di significative patologie croniche come diabete, ipertensione arteriosa e obesità, oltre a quelle oncologiche, sebbene, su queste ultimi, i meccanismi alla base degli effetti biologici non siano ancora stati del tutto chiariti. In particolare, si tratta di un’alimentazione basata sia su alcuni principi nutrizionali, sia su un insieme di conoscenze, abitudini sociali e tradizioni culturali. Pertanto, non è da considerare come una dieta dal regime restrittivo, bensì come uno stile di vita che si pone come la più salutare strategia nutrizionale da seguire nel lungo periodo, caratterizzata da un insieme di caratteristiche vali-

date scientificamente. Per quanto non vi sia una singola dieta mediterranea, esiste un modello che fissa alcuni principi cardine, secondo cui, ogni giorno, bisognerebbe consumare carboidrati (per il 55-65 per cento dell’apporto energetico giornaliero), proteine (12-15 per cento) e grassi (25-30 per cento).

Contestualmente, è da evidenziare il principio della sostenibilità che si lega alla dieta mediterranea con i suoi effetti positivi in ambito ambientale, economico e sociale. Dal punto di vista ambientale, i risvolti positivi si possono ricondurre a un minore impiego di risorse naturali, la cui produzione richiede un impiego di suolo e acqua e di emissioni di gas serra meno intensivo rispetto a un modello alimentare basato per lo più sul consumo di alimenti di origine animale; al rispetto della stagionalità, che si traduce in una riduzione delle coltivazioni in serra e dei relativi impatti ambientali, così come dell’approvvigionamento e dei costi di trasporto da Paesi lontani (food miles); al mantenimento della biodiversità attraverso l’utilizzo di semine diverse in ogni area e la rotazione delle colture, al fine di garantire

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Organizzare i pasti in modo equilibrato includendo una varietà di alimenti come cereali integrali, frutta, verdura, pesce, legumi, noci e semi, prestando attenzione alle dimensioni delle porzioni per evitare eccessi calorici.

Favorire gli alimenti freschi di stagione e del territorio, acquistando prodotti locali e biologici quando possibile.

Utilizzare l'olio di oliva extravergine come principale fonte di grassi, preferendo la cottura a vapore, alla griglia o il soffritto rispetto alla frittura.

Consumare pesce almeno due volte a settimana preferendo varietà ricche di acidi grassi omega-3 come salmone, sgombro e sardine e limitando il consumo di carne rossa e preferendo tagli magri.

Aggiungere legumi come fagioli, ceci e lenticchie, sia come piatto principale che come contorno.

Mangiare formaggi a pasta dura con moderazione dando priorità a latticini a basso contenuto di grassi come yogurt greco e formaggio fresco.

Bere almeno 1,5 litri di acqua riducendo il consumo di bevande zuccherate, succhi di frutta.

Seguire una dieta sana e praticare attività fisica in modo regolare.

I punti chiave

anche la sicurezza alimentare; al consumo di porzioni frugali e di alimenti genuini, intesi come cibi integrali, freschi e poco trasformati che contribuiscono a ridurre gli impatti ambientali.

È interessante sottolineare, inoltre, come chi scelga di mangiare mediterraneo consumi ben il 25 per cento di acqua in meno, pari a 1104 litri di acqua/die/pro capite, rispetto a chi segue un regime alimentare diverso. Un dato emerso dallo studio “Low versus high adherence to the Mediterranean diet in the Italian food consumption: a case study on water footprint implication”, svolto dagli scienziati del Crea, l’ente italiano di ricerca sull’agroalimentare.

Un’ulteriore evidenza di come la dieta mediterranea rappresenti un modello alimentare sostenibile anche per l’ambiente, in questo caso, in termini di impronta idrica. Di grande impatto anche i vantaggi in termini economici. Infatti, seguendo tale modello alimentare, si otterrebbe una riduzione della spesa sanitaria per via dei benefici ottenuti; una riduzione della spesa delle famiglie attraverso il consumo prevalente di alimenti vegetali e di stagione, più economici rispetto a quelli fuori stagione e agli alimenti di origine animale; la valorizzazione delle aziende grazie alla diffusione del consumo di alimenti tipicamente mediterranei (olio, vino, pasta, pane, ecc.), creando reddito e occupazione per le aziende e per i piccoli produttori locali; la valorizzazione del territorio per via della grande offerta agro-eno-gastronomica mediante prodotti tipici ottenuti in un particolare ambiente e realizzati secondo metodi tradizionali che conferiscono all’elemento caratteristiche di unicità e di irriproducibilità al di fuori di quello specifico contesto territoriale.

Uno studio del Crea, ente italiano di ricerca

sull'agroalimentare

In termini sociali, invece, i fattori positivi si identificano grazie, soprattutto, a una ritualità quotidiana che caratterizza la famiglia, la sua cultura e le sue abitudini; al ruolo della convivialità data dall’interazione sociale e dai pasti comuni all’interno di feste e tradizioni; a una maggiore consapevolezza alimentare resa possibile grazie al legame col territorio, alla conoscenza della stagionalità, della biodiversità e della naturalità degli alimenti; a una forte identità che caratterizza tale modello alimentare, espressione storica e culturale del Mediterraneo. Quindi, il cibo diventa l’occasione per “far gustare” il territorio attraverso una immersione e un coinvolgimento diretto del fruitore nelle specialità enogastronomiche, culturali e ambientali che

25%

DI ACQUA IN MENO: IL CONSUMO

PER CHI SCEGLIE

DI

MANGIARE

SANO

identificano i luoghi di origine dei prodotti. Un viaggio nel gusto e nella tradizione per ritrovare e/o scoprire antichi sapori dimenticati. Tutti valori particolarmente apprezzati dall’Unesco, che ritiene la dieta mediterranea un «esempio di ricchezza culturale legata al territorio, alla convivialità, alla società con l’alimento che si trasforma in un vero e proprio atto di relazione e condivisione». Il 16 novembre 2010, a Nairobi (Kenya), il Comitato Intergovernativo della Convenzione Unesco sul Patrimonio Culturale Immateriale ha approvato, con questa definizione, le pratiche tradizionali, le conoscenze e le abilità che sono passate di generazione in generazione in molti Paesi mediterranei fornendo alle comunità un senso di appartenenza e di continuità.

Un modello per gli obiettivi del 2030

La Dieta Mediterranea

è un modello importante per affrontare le sfide degli obiettivi ONU dell’Agenda 2030 e della nuova strategia Farm to Fork Europea per la riduzione degli impatti ambientali dell’agroalimentare.

È vista come un sistema per costruire un futuro sostenibile che parte dal locale per agire su scala globale, con un’attenzione particolare all’educazione e alle nuove generazioni.

Un valore dal patrimonio inestimabile, come evidenzia anche Sara Roversi, presidente di “Future Food Institute”.

Noi ci occupiamo di innovazione, cibo e futuro e per conciliare questi tre temi, dobbiamo necessariamente far riferimento al tema del costo della salute. Per prenderci cura di essa dobbiamo considerare anche l’ecosistema che ci accoglie. Quindi connettere questi punti, ci permette di introdurre i valori del corretto stile di vita e della dieta mediterranea. Noi, oggi, dobbiamo reimparare ad ambientarci nel sistema che ci circonda anche grazie alla dieta mediterranea.

È un modello che, ricordo, rappresenta un esempio concreto per raggiungere i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile imposti dall’Agenda 2030, sottoscritta nel 2015 dai governi dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite e approvata dall’Assemblea Generale dell’ONU. Quando parliamo di giovani e dieta mediterranea, troviamo che sia un perfetto momento per approfondire il significato di sostenibilità e sviluppo ecologico integrale.

Sara Roversi, presidente di “Future Food Institute”

VIDEO

Su tva.aqp.it

l'intervista integrale

CUSTODI DELLA TERRA

Isole Tremiti in fiore, la natura protagonista

Èil simbolo del Mediterraneo: la posidonia. Quella oceanica è tornata a fiorire alle Isole Tremiti. Un evento unico e soprattutto raro. e praterie di Posidonia, comprese quelle dell’Area Marina Protetta delle Isole Tremiti, sono da decenni sottoposte a una costante regressione. I fattori scatenanti sono numerosi: dall’ancoraggio delle imbarcazioni turistiche, che ogni estate danneggiano irreversibilmente i fondali, fino agli effetti del cambiamento climatico, con l’aumento della temperatura delle acque e l’intensificazione delle mareggiate. “È un fenomeno a dir poco eccezionale – spiegano il gruppo di ricerca del Laboratorio del Ma.Re – che da moltissimi anni non si verificava”. I fiori della Posidonia non sono vistosi, si tratte di spighe modeste, a volte nascoste tra le foglie. Ma custodiscono il segreto della riproduzione sessuata della pianta, un processo che arricchisce la diversità genetica delle praterie e rafforza la loro resilienza contro i cambiamenti ambientali.

A destra e nella pagina seguente Esemplari di posidonia oceanica in fioritura, scoperti dal Laboratorio del Ma.Re. Foto Adelmo Sorci

Le piante marine come la Posidonia oceanica possono ricordare eventi stressanti avvenuti nel corso della loro vita, come sbalzi di temperatura, e li memorizzano attaccando etichette molecolari al Dna in corrispondenza di geni chiave: lo ha scoperto lo studio internazionale pubblicato a New Phytologist, guidato dall'Italia con la Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli e al quale ha partecipato anche l'Università di Trieste. La ricerca rappresenta un passo in avanti importante per capire come le piante marine riescono ad affrontare le condizioni avverse e apre nuove strade per la conservazione e il ripristino degli ecosistemi marini.C'è di

più: il WWF avvierà a ottobre un importante progetto per la protezione, tutela e ripiantumazione della Posidonia oceanica lungo i fondali della Puglia meridionale. Lo ha annunciato la stessa associazione ambientalista in occasione della giornata mondiale degli oceani. Secondo il nuovo report, a causa degli ancoraggi e dei cambiamenti climatici, nel Mediterraneo sono a rischio 50.000 ettari di Posidonia, pari a 70.000 campi da calcio. Il Basso Adriatico ospita una delle ultime roccaforti europee di questa pianta marina, fondamentale per garantire la biodiversità dell’ecosistema.

Posidonia oceanica

Caratteristiche

LA POSIDONIA OCEANICA È UNA PIANTA SOTTOMARINA CHE VIVE

NEL MEDITERRANEO. HA RADICI, LUNGHE FOGLIE NASTRIFORMI, FIORI VERDASTRI

CHE SI FORMANO SOTT’ACQUA IN AUTUNNO E FRUTTI, DETTI OLIVE DI MARE, CHE MATURANO TRA MARZO E APRILE. PUÒ COLONIZZARE VASTE AREE DI FONDALE GENERALMENTE COMPRESE TRA I 30 E I 35 M DI PROFONDITÀ, SPINGENDOSI OLTRE I 50 M IN ACQUE PARTICOLARMENTE LIMPIDE. TOLLERA

VARIAZIONI DI TEMPERATURA NOTEVOLI (TRA I 10°C E I 28°C)

MA È PARTICOLARMENTE SENSIBILE A VARIAZIONI DI SALINITÀ.

Presenza sul territorio

PUÒ COLONIZZARE VASTE AREE DI FONDALE GENERALMENTE COMPRESE TRA I 30 E I 35 M DI PROFONDITÀ, SPINGENDOSI OLTRE I 50 M IN ACQUE PARTICOLARMENTE LIMPIDE. TOLLERA VARIAZIONI DI TEMPERATURA NOTEVOLI (TRA I 10°C E I 28°C)

MA È PARTICOLARMENTE SENSIBILE A VARIAZIONI DI SALINITÀ. IN ITALIA, SI TROVA LUNGO LE COSTE DI QUASI TUTTE LE REGIONI, ANCHE SE SPESSO IN REGRESSO. LE PRATERIE DI POSIDONIA SONO CONSIDERATE UN "POLMONE BLU" DEL MEDITERRANEO, PRODUCENDO OSSIGENO E ASSORBENDO CO2.

Minacce

LE PRATERIE DI POSIDONIA SONO IN REGRESSIONE O ADDIRITTURA SCOMPARSE DA INTERI TRATTI DI LITORALE ITALIANO DOVE UN TEMPO ERANO L’AMBIENTE PIÙ COMUNE. LA CAUSA È DOVUTA QUASI ESCLUSIVAMENTE AD ATTIVITÀ UMANE COME: PESCA A STRASCICO, RASCHIAMENTO DELLE ANCORE DELLE IMBARCAZIONI DA DIPORTO; CEMENTIFICAZIONE DELLE COSTE , INQUINAMENTO DA SOSTANZE CHIMICHE SVERSATE IN MARE. NON MENO IMPATTANTE È IL

CAMBIAMENTO CLIMATICO .

ARTE E CULTURA

Tutto scorre, tutto crea

L’acqua non ha forma, ma sa prenderla. Scivola, si adatta, plasma e nutre. È limpida e profonda, a volte riflette, a volte confonde. Da questo mistero nasce Apuliae Aqua – L’arte racconta l’acqua, la mostra collettiva promossa da Acquedotto Pugliese e Accademia Pugliese delle Scienze, in occasione del centenario di fondazione dell’Accademia. Un progetto che coinvolge trentuno artisti, chiamati a dare forma e visione a un elemento che per natura sfugge: l’acqua come simbolo, memoria, materia, emozione. Non una celebrazione, né un manifesto, ma un racconto plurale che si sviluppa in due sedi emblematiche: la storica Villa La Rocca, immersa in un parco ottocentesco, e il Palazzo dell’Acqua di Bari, monumento Art Nouveau e simbolo della conquista dell’acqua pubblica in Puglia. Qui, tra affreschi e arredi di Duilio Cambellotti, l’arte non si espone: si rivela. Le opere spaziano tra pittura, scultura, installazione, fotografia e video. L’acqua è il filo conduttore: sussurra, prorompe, riflette e interroga.

Nel dipinto Il primo bagno, Dario Agrimi scompone una scena immersiva tra gesto e deformazione, restituendo un’umanità frenetica e frammentata. Nel dittico Respiro e Blu, Pietro Capogrosso utilizza il colore come strato emotivo, capace di sospendere lo sguardo in un blu interiore, profondo e luminoso. Con I fiori del mare, Miki Carone plasma una rosa marina fatta di ostriche e memorie, un bassorilievo in cui materia e simbolismo convivono.

La mostra traccia un percorso nell’arte contemporanea pugliese per raccontare l’ACQUA, intesa come fonte di ispirazione, oggetto di esplorazione visiva e portatrice di significati simbolici.

L’acqua diventa riflesso identitario nelle fotografie in bianco e nero di Nicolai Ciannamea, Ritratti riflessi, dove i volti si sdoppiano sulla superficie liquida, tra introspezione e alterazione.

In Cilindro, Daniela Corbascio unisce neon, acqua e plexiglass in un’opera minimale e potentemente evocativa.

Giulio De Mitri, con Memorie di un viaggiatore nelle acque del Mare Nostrum, costruisce una narrazione sacra e simbolica del Mediterraneo come luogo di passaggi e radici. Il duo DEPALMAPINTO propone Fluens Mundi, una sfera fragile e sospesa in cui l’acqua scorre lentamente, tra metallo e vetro, per riflettere sul delicato equilibrio del ciclo idrico.

Con Acqua nera, Vincenzo De Sario crea un’opera scultorea in

a destra:

Massimo Saverio Ruiu

Il tuffo, 2024 Olio su tela, 80x100x21 cm

Mario Nalli Onda, 2025

Smalto su vetro, grafite s u marmo, olio su tavola, 45x60 cm

L'esposizione, aperta fino al 14 luglio 2025, si snoda nel giardino di Villa La Rocca, sede dell’Accademia Pugliese delle Scienze, e negli ambienti di Palazzo dell’Acqua di Bari, storica sede centrale dell’Acquedotto Pugliese.

cui strumenti edilizi e flusso liquido si intrecciano in un’allegoria spirituale. In Tintaunita, Pietro Di Terlizzi modella la terracotta in una fontana plastica, monocroma, dove il tempo si fa forma nello scorrere dell’acqua.

La fotografia Abyss di Michele Giangrande è un frammento tratto da un’opera video, dove corpi e simboli emergono da un nero rituale. Con ‘Nder a la lanz, Iginio Iurilli rievoca l’identità marinaresca di Bari in una poetica cassetta di ricci di mare.

L’artista turco Çağlar Kırtı, con Frutta di mare, ingigantisce ami e aghi in forme vitali, fluide, organiche. In Saturno, Paolo Laudisa trasfigura il pianeta in una sostanza liquida, tra luce e tensione emotiva.

In Tautologico, Paolo Lunanova gioca con l’ambiguità percettiva: il linguaggio si fa forma e confutazione, nel segno ironico di “BLUE WATERS”. Gianna Maggiulli, con L’Arte racconta l’Acqua, sintetizza in un collage pop memorie personali e riferimenti storici, tra cui la silhouette della Venere di Botticelli.

Il corpo femminile ritorna in Un sogno? di Ugo Martiradonna, tra docce scroscianti e spazio metafisico. In Onda, Mario Nalli monumentalizza l’istante del massimo inarcamento: tensione e forma congelate. Irene Petrafesa, in By the sea, lavora con bitume e ossidi per evocare un paesaggio

ARTE E CULTURA

interiore senza confini.

Con Il Fiume magico Tara, Nicola Amato ritrae uno scorcio del piccolo corso d’acqua vicino a Taranto, luogo intriso di sacralità popolare e leggende curative. La fotografia si fa documento e visione, tra natura e spiritualità, in un dialogo visivo con l’acqua come elemento taumaturgico e ancestrale.

Annalisa Pintucci, con i due acquerelli Guidati dalla Natura, celebra l’acqua come elemento armonico in due acquerelli delicati, pieni di luce e forme vegetali.

Con il video Hýdōr – Le parole dell’acqua, Ambrogio Palmisano compone un poema visivo: voce, luce e movimento si fondono in un racconto liquido.

Giuseppe Pavone, in Punti di fuga, fotografa dal treno i paesaggi in movimento, fissando frammenti

Utilizzando varie tecniche, dalla pittura all’installazione ambientale, dalla scultura alla fotografia al video, gli artisti coinvolti nel progetto espositivo sono stati invitati a declinare l’elemento naturale secondo una propria visione espressiva.

sopra:

DEPALMAPINTO

Fluens Mundi, 2025

Ferro e vetro

120x120 cm

Giardino di Villa Rocca

VIDEO su tva.aqp.it

Il pescatore, 2024

Legno e terracotta

160x200 cm

Un mare difficile, s.d.

Olio su tela

100x95x2 cm

d’acqua tra le visioni mobili dell’Italia. In SeTaccio il mare, la videoinstallazione di Agnese Purgatorio, l’acqua è madre e confine, memoria e conflitto, tra sponde e migrazioni.

Con Il tuffo, Massimo Saverio Ruiu compone un’immagine sospesa, ispirata alla Tomba del tuffatore, carica di tensione lirica e concettuale. In Attraverso, Rosemarie Sansonetti costruisce un codice simbolico fatto di lastre di ferro intagliate, segnate dall’acqua.

In L’Osservatore Sospeso, Soldani scolpisce una figura immersa nella propria apatia digitale, tra resina e ironia. In Un mare difficile, Beppe Labianca propone una scena simbolica: una barca che attraversa stelle e onde, tra allegoria e visione.

Infine, in Il pescatore, Giuseppe Sylos Labini installa quattro figure sospese tra solitudine e coralità, dominate da un personaggio azzurro, simbolo del mare. E con Pesci, Tarshito crea un fregio scultoreo tra misticismo e mediterraneità, che è al tempo stesso preghiera e ponte spirituale. Il percorso della mostra è un invito a rallentare lo sguardo, ad osservare ciò che ci cironda con attenzione, a cogliere il senso più recondito di ciascuna opera.

A Villa La Rocca, il parco ottocentesco diventa estensione viva dell’arte, con roseti, fontane e l’Albero della Pace nato da un seme sopravvissuto a Hiroshima. Al Palazzo dell’Acqua, l’opera di Cambellotti e le installazioni sono in armonia tra memoria, materia e senso civico.

Apuliae Aqua non semplifica, non impone. Lascia fluire immagini interiori. L’acqua qui non è solo tema, ma presenza viva, voce collettiva, richiamo etico e poetico. Proteggerla non è solo un dovere ecologico: è un’urgenza umana, etica e culturale. In mostra, come nella vita.

sopra:
Giuseppe Sylos Labini
sotto:
Beppe Labianca

L’ACQUA PER IL BENESSERE DI TUTTI

Condividiamo ogni giorno ciò che abbiamo di più prezioso: l’acqua.

Un bene comune che curiamo con responsabilità, al servizio delle persone e dei territori. Un impegno che si traduce in benessere, equità e sviluppo, perché il futuro si costruisce insieme, goccia dopo goccia.

Parole come Gocce

IL CANTO DELL'ACQUA

Linda Rui Feng

Piemme

304 pagine € 19,90

Un romanzo che scorre come un fiume e che intreccia con grazia le vite della piccola Junie, di Momo e di Cassia in una storia di dolore e rinascita.

È “Il canto dell’acqua”, opera di esordio della scrittrice Linda Rui Feng. Nell’estate del 1986, in un tranquillo villaggio cinese, Junie riceve una lettera che cambierà per sempre il corso della sua vita. I suoi genitori sono emigrati in America anni prima, il padre le ha promesso di tornare a prederla entro il suo dodicesimo compleanno. Junie è profondamente legata ai nonni e alla serenità della campagna, non riesce a immaginare un futuro lontano da casa. Quello che Junie non sa è che i genitori, Momo e Cassia, vivono separati nel loro nuovo Paese, entrambi imprigionati dai ricordi di un passato che non smette di tormentarli. Per mantenere una promessa fatta alla figlia, Momo deve compiere un ultimo coraggioso tentativo e cercare di ricucire i fili della sua famiglia, anche a costo di rivelare verità difficili. Un racconto che mette al centro la forza delle scelte e delle speranze che definiscono l'esperienza di chi vive sospeso tra due mondi.

Una famiglia divisa dall’oceano, ma che continua ad essere legata attraverso una promessa che non può essere perduta nel tempo.

in condotta

Storie di eccellenza

La mia vita da guida oceanica

C’è un angolo remoto del mondo, nel cuore del Pacifico, dove una giovane donna barese ha scelto di riscrivere la propria vita. Francesca Lananna ha lasciato la sua Puglia per seguire un sogno che profuma di mare, avventura e libertà: diventare guida oceanica in Polinesia. Oggi accompagna gruppi di viaggiatori tra acque cristalline e creature marine affascinanti come delfini, balene e squali. “Regalo emozioni irripetibili – racconta – ma è fondamentale rispettare l’ambiente che ci ospita”. La sua non è solo una scelta professionale, ma un percorso umano profondo, fatto di coraggio, sacrifici e amore per le proprie radici.

“Mi sono innamorata davvero della mia terra solo dopo essere andata via. – confessa – Lontano capisci quanto siano speciali certe cose: il calore delle persone, i colori della campagna, l’odore del mare d’inverno”. Nel blu intenso dell’Oceano e sotto il sole dei Tropici, Francesca ha trovato una nuova dimensione. Ma il filo che la lega alla Puglia resta teso e vivo, come un richiamo che non si spegne mai.

INTERVISTA su tva.aqp.it

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