
ACLI PROVINCIALE RAVENNA
CONGRESSO PROVINCIALE ACLI RAVENNA
S. PIETRO IN VINCOLI
Centro Missionari Saveriani 26 ottobre 2024
DOCUMENTO CONGRESSUALE PROVINCIALE


Sommario
1 - Sviluppare una presenza nuova fondata sulla radicalità dei valori: scenari e prospettive.3
1.1 - I cambiamenti impetuosi del mondo e le loro conseguenze3
1.2.- Il ruolo dei cattolici in un mondo in cambiamento3
1.3. - L'attualità del personalismo4
1.4. - La polarizzazione della politica5
1.5. - La responsabilità dei laici credenti6
1.6. - La pace come ideale e prova di realismo7
1.7. - La forza della speranza e del personalismo8
1.8. - La necessità di una politica e un'azione sociale coerenti con i valori cristiani8
1.9. - Il ruolo dell'associazionismo cattolico9
2 – Il nostro presente: da dove partiamo11
2.0 – Premessa11
2.1 – I circoli e gli associati12
2.2 - CAF ACLI Servizi s.r.l.14
2.3 – Patronato ACLI14
2.4 – CTA (Centro Turistico) ACLI16
2.5 – U.S. (Unione Sportiva) ACLI17
2.6 – FAP (Federazione Anziani e Pensionati) ACLI17
2.7 – Il quadro patrimoniale ed economico del sistema provinciale18
3 – Rilanciare la presenza delle ACLI nelle comunità: le sfide e le priorità.19
3.0 - Premessa19
3.1 – La centralità della vita associativa democratica: le linee per l’organizzazione interna del livello provinciale del movimento aclista.19
3.2 – Il metodo e i temi per operare e sviluppare reti nella comunità locale.21


1 - Sviluppare una presenza nuova fondata sulla radicalità dei valori: scenari e prospettive.
1.1 - I cambiamenti impetuosi del mondo e le loro conseguenze Viviamo un tempo di cambiamenti impetuosi. Una “guerra mondiale a pezzi” – come l’ha definita Papa Francesco - poggia su sconvolgimenti geopolitici che nessuno aveva previsto in così pochi anni. Anche il clima muta rapidamente producendo disastri, alluvioni, desertificazione, migrazioni di massa. Ciò imporrebbe un mutamento altrettanto rapido di politiche e comportamenti, ma le risposte sono gravemente inadeguate. Intanto lo sviluppo tecnologico accelera sempre di più, offrendo straordinarie opportunità al genere umano, ma anche pericoli e minacce. Tra questi l’aumento delle povertà e delle fratture sociali. La globalizzazione ha reso il pianeta più piccolo, e i popoli più vicini e interdipendenti. Tuttavia avvertiamo un senso di impotenza, una fuga dei poteri reali verso élite economico-finanziarie. Anche i singoli Stati si scoprono inadeguati, si rifugiano in una illusoria difesa conservativa e le politiche nazionali sempre più spesso – non riuscendo ad affrontare davvero i problemi – ricorrono alla demagogia, al populismo, al nazionalismo. Le guerre sono il rifiuto di governare la globalità, oltre a essere la negazione dell’umanità dell’uomo. Chi pensa globale è invece la finanza, che continua a valere più dell’economia e del lavoro nonostante le crisi che ha generato.
La nostra non è soltanto un’epoca di trasformazioni. Siamo in un vero e proprio “cambiamento d’epoca”. Nel transito verso una nuova era. E davanti a noi si pone anche una questione antropologica. Che non riguarda soltanto l’etica umana, ma lo stesso destino, le generazioni future, le possibili trasformazioni dell’umano. Riusciranno l’uomo e le comunità a governare questi mutamenti, a sfuggire a nuove dominazioni, a omologazioni forzate, restando padroni della propria coscienza e costruendo il bene comune nella condivisione?
1.2.- Il ruolo dei cattolici in un mondo in cambiamento
E noi cattolici cosa facciamo? Qual è il nostro compito? Come possiamo restare fedeli alla nostra coscienza e, al tempo stesso, contribuire a una maggiore giustizia, a una più autentica libertà, a una fattiva solidarietà?
I cattolici italiani hanno una storia ricca, intensa, travagliata. Le Acli ne sono state parte, e lo sono tuttora operando con energia e passione nella società, nella politica, nella democrazia.
I cattolici hanno dato moltissimo alla Costituzione, alla Repubblica, alla formazione del nostro modello sociale.


Il lavoro nella Costituente fu cruciale, non soltanto per l’influenza che ebbe il pensiero cattolico sul testo finale, ma perché la Costituzione è divenuta ancoraggio e orizzonte delle politiche pubbliche, e dunque assai più di un sistema di norme, di un ordinamento. La fedeltà costituzionale è divenuta un solido argine tanto nella stagione degasperiana che in quella morotea. Non era scontato. E questo ha favorito il riconoscimento nella casa comune di tutte le forze che a quella Costituzione avevano contribuito.
E’ questa una considerazione su cui dovremmo riflettere ora che si vuole stravolgere la Carta in parti essenziali. La casa comune si può modificare solo insieme, come è stato detto alla Settimana sociale di Trieste. Se si riduce la Costituzione a una legge ordinaria, appannaggio di una maggioranza pro-tempore, la nostra comunità nazionale si svuoterà di un patrimonio di condivisione.
Le Acli c’erano e ci sono ancora. Hanno lavorato sempre con convinzione per allargare le basi democratiche della Repubblica, per ridurre le diseguaglianze, per accrescere i diritti, anzitutto di chi ne aveva meno, per evitare che il benessere delle comunità fosse prerogativa solo dei ceti più abbienti. Lo hanno fatto con i loro dirigenti e con i loro militanti. Lo hanno fatto con le loro idee e con le loro azioni concrete. Restando radicate nel mondo del lavoro, continuando a costruire cultura democratica, mettendo su, mattone su mattone, il welfare italiano.
Le Acli sono state interpreti di quel “personalismo”, che rappresenta al meglio la visione dei credenti, cioè l’insieme dei principi, dei valori, dei contenuti politici e giuridici che possono ispirare l’azione sociale.
1.3. - L'attualità del personalismo
Il personalismo è nato nella Francia di Maritain, di Mounier, della rivista Esprit, mentre l’Europa, tra le due guerre, vedeva crescere la volontà di potenza del nazismo e il culto statalista. Il personalismo ha chiaramente una radice teologica, ma è divenuto filosofia politica nella prospettiva di una terza via tra marxismo e liberalismo. Proprio quest’idea di terza via ha favorito nel dopoguerra una collocazione centrale del cattolicesimo politico. Gli ha consentito un ruolo di mediazione attiva. Che non è significata certo neutralità, ma impegno per un’economia sociale, per un welfare tendenzialmente di comunità, per una Costituzione-programma (e non solo ordinamento), orientata a rimuovere gli ostacoli che impediscono nei fatti una effettiva giustizia.
La terza via di Mounier, così vicino agli ideali aclisti, non era affatto equidistanza tra ideologie contrapposte, ma ambiva a competere anzitutto sul terreno del socialismo per comporre una società della libertà e dell’uguaglianza meglio di come avrebbero potuto fare i comunisti, vincolati all’autoritarismo sovietico e al materialismo dialettico: a ben guardare, proprio a partire da questi obiettivi di giustizia sociale, si sviluppò il dialogo tra un centro dinamico e innovatore e una sinistra che sempre più faceva dell’attuazione costituzionale il proprio programma di fondo. Si disgelarono così, nel confronto, anche tante asperità ideologiche e venne riconosciuto – da tutte le forze del


movimento operaio - che la fede religiosa poteva fornire un autonomo contributo alla costruzione di una società migliore.
Questo è il passato che sta alle nostre spalle. I “trent’anni gloriosi”, come dicono oggi molti storici. Il passato ci richiama alle responsabilità dell’oggi. Ma purtroppo non ci dà indicazioni concrete per sbrogliare la matassa che abbiamo di fronte.
Il personalismo mantiene una attualità vitale ed esigente. Sono però le altre condizioni a essere svanite.
1.4. - La polarizzazione della politica
Il cattolicesimo non è più il mastice culturale ed etico del Paese. Oggi siamo minoranza in una società fatta di tante minoranze.
L’idea del centro come motore della politica si fa sempre più astratta, e priva di un chiaro fondamento. Le nostre società e le opinioni pubbliche si polarizzano. E questo non è soltanto la conseguenza di un sistema maggioritario. Le forze estreme vincono anche nei Paesi europei dove si vota con leggi elettorali proporzionali.
Indagini demoscopiche rivelano che parte significativa degli elettori di AFD (Germania) e di VOX (Spagna) - partiti di destra estrema, anti-europei, che strizzano l’occhio a fanatismi e razzismi pericolosissimi – si considerano moderati.
La polarizzazione è una realtà della politica con cui fare i conti. La cultura della moderazione e della mediazione, che sono stati vettori del cattolicesimo politico nella seconda metà del Novecento, rischiano di apparire deboli, quasi insignificanti nel nostro tempo della comunicazione diretta, globale, gridata, dove tutto allude a una progressiva, inesorabile disintermediazione.
Non che ciò sia in sé un bene. Una nuova mediazione tra ideali e programmi concreti andrà ricostruita. Ma la disintermediazione è nella realtà. E nella realtà dobbiamo agire.
Certo, non possiamo accettare le conseguenze più negative della polarizzazione, come la demonizzazione dell’avversario, la violenza verbale, la demagogia sparsa a piene mani, la riduzione della politica a scontro tra leader, la personalizzazione dei partiti e delle istituzioni, le fake news usate come arma politica, le doppie morali.
Il confronto presuppone sempre il rispetto. Il potere deve conoscere il suo limite. Le istituzioni democratiche non appartengono a chi le occupa provvisoriamente. Il compromesso può essere positivo. La verità che sentiamo di avere non può, non deve impedirci di cercare la verità che sta negli altri.


A queste convinzioni non rinunceremo. Perché sono valori che fanno parte della nostra identità politica e sociale. Tuttavia sentiamo che oggi parlare di centro politico, di moderazione, di mediazione è come girare a vuoto.
Avvertiamo il rischio di una irrilevanza dei cattolici. Ma non possiamo illuderci che la soluzione sia alle nostre spalle. Guardare indietro per riprodurre modelli di un passato che non torna non ci permetterà di affrontare l’oggi e preparare il domani.
1.5. - La responsabilità dei laici credenti
Siamo davanti a un paradosso. Mentre ci poniamo queste domande su come portare un coerente contributo nelle nostre società, c’è un Papa, Francesco, che fa sentire la sua voce nel mondo con una forza e una radicalità che scuote i cattolici, che sorprende i non credenti, che sfida pigrizie e conservatorismi ponendo domande inedite e controcorrente. Ancora di più: riporta il Vangelo – un Vangelo sine glossa – nella contemporaneità della vicenda umana.
Parliamo del Papa della Evangelii gaudium, della Laudato sì, della Fratelli tutti. Il Papa dell’ecologia integrale. Il Papa della pace. Il Papa del primato della misericordia nell’ordine morale. Il Papa che denuncia “l’economia che uccide”. Il Papa dell’accoglienza e della fraternità.
I laici credenti non sono chiamati a fare il partito del Papa. C’è sempre una loro, specifica responsabilità nell’attuare le indicazioni del magistero. Una responsabilità che richiede una dose di coraggio e di rischio personale. Tuttavia, la radicalità evangelica di Papa Francesco non può neppure essere trattata come una esortazione astratta.
Non si può far finta di nulla. Non ci si può consolare dicendo che il Papa parla di principi generali che non riguardano la nostra vita reale.
Peraltro nel magistero di Francesco c’è una profonda lettura del cambiamento d’epoca. E con essa non possiamo non confrontarci.
Ci sono opposizioni al Papa dentro la Chiesa. E ci sono inerzie.
Vogliamo essere tra coloro che prendono il Papa sul serio e credono che le parole del Vangelo abbiano ancora oggi rilevanza nella città dell’uomo. Sì, la nostra fede ci chiede anche le opere. Le Acli in fondo sono queste: opere, azione, testimonianza di chi vuole trasmettere ciò che sta nella sua coscienza.
Non è mai stata intenzione delle Acli appropriarsi del magistero per trasferirlo in politica. Il Concilio Vaticano II, del resto, ci impedirebbe di farlo proprio oggi. Però, prendiamo atto che c’è distanza tra le parole del Papa su tanti temi umani, politici, sociali e le azioni nelle istituzioni di esponenti o forze dichiaratamente cristiane.


Noi vogliamo accorciare queste distanze. Vogliamo agire nella società, vogliamo dialogare e operare, avvicinando di più l’esperienza politica a una radicalità evangelica, a una coerenza del Vangelo.
Ne avvertiamo la necessità.
La sfida più grande per il cristianesimo sociale è proprio questa: fare i conti con Papa Francesco. Stare dalla sua parte. Accettare la sfida che pone alla Chiesa e al mondo. Guardare le trasformazioni con gli occhi degli ultimi, dei poveri, dei piccoli. Senza pessimismi, ma anche senza ipocrisie.
Le trasformazioni fanno paura a molti. E non manca chi, in Occidente, vuole alzare muri, costruire bunker per difendere una civiltà pure cresciuta nell’apertura e nel confronto. Non manca chi vuole persino usare la religione cristiana come presidio dell’integrità occidentale e del suo primato.
Il Papa sostiene il contrario: chiede una Chiesa in uscita, chiede di costruire ponti, immagina il dialogo tra le religioni come leva di pace universale. Mette al centro l’uomo. In primo luogo il più debole.
1.6. - La pace come ideale e prova di realismo
Oggi la parola pace è quasi impronunciabile, bollata come irrealistica. Invece noi vogliamo gridarla, perché consideriamo irrealisti quelli che pensano che la guerra sia la strada per la vittoria.
Non ci saranno vittorie militari. Né nella martoriata Ucraina, invasa dall’aggressore russo. Né nella Terra Santa, dove alle mostruosità del 7 ottobre stanno seguendo stragi intollerabili e strategie che possono portare a conflitti globali.
Ci dicono che siamo utopisti. A volte ci dicono anche che facciamo il gioco del nemico. Ma la pace è al tempo stesso una prova di realismo e un grande ideale.
Senza ideali non c’è politica. E neppure azione sociale. Spes contra spem, ripeteva spesso Giorgio La Pira, padre costituente e fondatore delle Acli di Firenze.
La radicalità non è estremismo. E’ una energia che solo la coerenza personale può indirizzare al meglio e che può divenire una grande forza comunitaria.
Oggi siamo chiamati a portare più radicalità evangelica nell’azione politica e sociale.
Dobbiamo essere costruttori di pace. Artigiani di giustizia sociale. Dobbiamo difendere la libertà facendo in modo che questa sia davvero di tutti. Dobbiamo rafforzare la democrazia con la partecipazione, consapevoli che senza equità, senza un lavoro incessante per ridurre le diseguaglianze, senza solidarietà non crescerà la fiducia e potremo rischiare un nuovo inverno democratico.


1.7. - La forza della speranza e del personalismo
La radicalità evangelica ci aiuterà ad attualizzare il personalismo, nostro tesoro culturale.
Il personalismo ci dice che l’esito della storia non è scontato. La storia di oggi e di domani dipende da noi. Il progresso lineare e inarrestabile è un mito smentito dai travagli della contemporaneità. Il progresso offre grandi opportunità per l’uomo, ma va maneggiato con spirito critico, con capacità di discernimento, con visione.
Basta guardare oggi alle frontiere dell’intelligenza artificiale, della manipolazione genetica, della robotizzazione delle fabbriche, della digitalizzazione accelerata di molte attività umane.
Occorre fare in modo che il progresso sia sempre a favore dell’uomo e di tutto il genere umano.
Non siamo predestinati, ma il credente è ottimista. Emmanuel Mounier definiva la speranza cristiana come un “ottimismo tragico”, immerso in un’atmosfera “di grandezza e di lotta”. “Per il cristiano - scriveva Mounier - il senso del progresso non è mai completamente rappresentabile, non si definisce al di fuori del paradosso della croce, e non esclude che al suo interno si scatenino fino all’ultimo giorno le catastrofi delle potenze infernali”.
L’ecologia integrale e la pace integrale sono oggi i nomi nuovi, le punte più avanzate di una moderna cultura personalista. Ma dobbiamo avere la forza di pronunciarli queste nomi. E di compiere atti conseguenti. Di lottare per cambiare il corso delle cose.
Non ci devono riconoscere per una maglietta con la scritta cristiano, o cattolico, o aclista. Ci devono riconoscere per la nostra fedeltà ai valori che scaturiscono dalla nostra fede. Per la visione che abbiamo della giustizia sociale. E per la coerenza dei comportamenti.
A volte ci scoraggiamo davanti alle difficoltà. Ma non dobbiamo fare torto alla speranza.
La speranza è stato il filo conduttore della relazione che il cardinale Matteo Maria Zuppi ha pronunciato al recente Consiglio permanente della Cei. “Siamo chiamati al futuro – ha detto. –Non lo cerchiamo perché abbiamo accumulato garanzie sufficienti per il cammino o per la sicurezza che sarà senza problemi e fatiche”. Lo cerchiamo perché come Abramo ci mettiamo in cammino e andiamo incontro all’eredità che ci è stata promessa. Non la conosciamo esattamente, ma sappiamo che proprio in questo cammino si compie la nostra umanità.
Non siamo soli. Tanti credenti sono in cammino con noi. Credenti che rifiutano l’inerzia e danno vita a esperienze significative che preparano il domani.
1.8. - La necessità di una politica e un'azione sociale coerenti con i valori cristiani
Nelle esperienze di partito faticano ad affermarsi nuove categorie e nuove presenze. Permane un clima di diffidenza, le campagne anti-politiche hanno scavato in profondità, la sfiducia si manifesta


in un astensionismo che può minare le fondamenta delle istituzioni. Appaiono velleitarie le discussioni su nuovi partitini cattolici o su correnti cattoliche nei partiti esistenti.
I partiti sono essenziali alla democrazia. Sono gli autocrati che cancellano i partiti e il pluralismo. Alla rivitalizzazione dei partiti intendiamo partecipare. Ma la politica non è solo quella che fanno i partiti nelle istituzioni e in televisione.
L’associazionismo cattolico dà segnali di vivacità, di passione, di rinnovamento che andrebbero considerati con più attenzione. Non dobbiamo considerare un mondo cattolico generico e indistinto. Pensiamo alle associazioni che, con più apertura e condivisione, prendono sul serio il magistero di Papa Francesco. Noi delle Acli certamente. Ma anche Azione cattolica, Agesci, Pax Christi, Movimento per l’unità, Sant’Egidio. Una nuova, giovane classe dirigente si sta misurando con le sollecitazioni del Papa e, al tempo stesso, sta mettendo a terra buone pratiche, sociali, educative, culturali. Anche in comunità più piccole, legate a territori o a esperienze concrete, emergono testimoni coraggiosi di solidarietà che interpretano la cultura del dono, della fraternità, dell’integrazione, e che sono consapevoli della politicità del loro agire.
Si sta sviluppando anche un pensiero. Con grandi convergenze. Pensiamo ai libri recenti di Mauro Magatti e Chiara Giaccardi, di padre Francesco Occhetta, di Ernesto Maria Ruffini. Pensiamo al libro sul Piano B che raccoglie esperienze di economia sociale. Pensiamo al libro “Sfidare il realismo” nato per impulso delle Acli in un dialogo con altre associazioni cattoliche.
Non siamo più in un ambito pre-politico.
Ciò che si fa nella società, con la cultura e la visione di cui abbiamo parlato, è politica e può cambiare il mondo che ci circonda, può migliorarlo, può innescare nuove dinamiche. Può anche indurre comportamenti nuovi, può inserire nel circuito istituzionale persone nuove.
Non c’è più il collateralismo di un tempo, non c’è una divisione dei compiti.
Nell’attività educativa, così come nell’azione sociale, sindacale, politica, nelle esperienze di comunità e territorio, nella cooperazione, nelle battaglie per i diritti, le libertà, la giustizia, la nostra soggettività collettiva contiene una forza che è già politica.
Come politica è la nostra responsabilità di cittadini.
1.9. - Il ruolo dell'associazionismo cattolico
Dall’associazionismo può oggi emergere una forza nuova. E l’esito della Settimana sociale di Trieste ci incoraggia.
C’è un nuovo protagonismo cattolico. Sui temi della pace, della libertà, della giustizia sociale, della solidarietà, dei diritti eguali che reinterpretano e attualizzano quel primato della persona, quel riconoscimento dell’unicità di ogni persona umana, che è all’origine della nostra idea di comunità.


Anche il cattolicesimo democratico e il cristianesimo sociale, intesi come movimenti storici, possono ricevere da queste realtà vive nuova linfa. A dire il vero, la spinta è già in atto. Solo che non ha più il segno del moderatismo. Non confida più nel potere che logora chi non ce l’ha.
Si esprime con una modalità radicale. Una radicalità che ha un profumo evangelico. A partire proprio dall’insegnamento sociale più difficile: la fraternità. Quella fraternità che era parte della triade rivoluzionaria francese ma che poi declinò, lasciando soli libertà e uguaglianza.
Non dobbiamo aver paura di andare contro al main stream.
Piuttosto dobbiamo costruire relazioni e legami sempre più fruttuosi con movimenti e associazioni che condividono con noi queste valutazioni.
Si parla con le stesse parole, si pensa più o meno allo stesso modo, ma si comunica ancora poco tra noi. Non ci si incontra spesso. Si deve fare di più insieme.
Da Trieste ha preso le mosse una rete di raccordo tra amministratori locali cattolici. E’ una belle notizia. Una iniziativa promettente. Si è detto che questo è un momento “sturziano”, che si deve ripartire dalla presenza nei territori. Non so se la storia potrà ripetersi allo stesso modo del Novecento. Tuttavia pensiamo che, se movimenti e associazioni – non tutte le sigle indistintamente, ma quanti si ritrovano in queste idee e condividono la portata storica delle novità del magistero – fossero più consapevoli di una loro responsabilità collettiva, anche nelle istituzioni le nostre idee avrebbero più forza. E, a proposito di presenza cattolica, le rappresentanze politiche non potrebbero restare indifferenti. Le politiche pubbliche ne sarebbe influenzate.
La radicalità è un po’ la lingua del nostro tempo. E’ forse anche la condizione per restituire alla politica la dignità offuscata e un’etica coerente con i valori enunciati. Possiamo interpretarla con i nostri valori. Anzi, lo stiamo già facendo.
L’impegno è farlo sempre di più.
Nel confronto. E anzitutto nell’azione sociale che ogni giorno ci contraddistingue.
È nostro compito tradurre nelle diverse realtà del nostro territorio questa radicalità dal profumo evangelico in azioni concrete e collaborare a ritessere la comunità per valorizzare tutto il potenziale del nostro capitale sociale.
Queste sono le direzioni a cui le ACLI provinciali devono guardare per collaborare a costruire nel territorio ravennate un futuro a dimensione più umana, più solidale, più inclusiva.


2.0 – Premessa
Abbiamo la consapevolezza che in questi anni, sia a livello nazionale che a livello locale, è presente una crisi della dimensione associativa che va oltre quella conseguente all’impatto della pandemia di COVID e all’impatto della riforma del Terzo Settore. Non ne siamo ancora completamente usciti, nonostante segnali di ripresa; è necessario cambiare passo e intraprendere percorsi articolati su più livelli, per invertire la tendenza e avviare un nuovo stile e una nuova presenza della ACLI.
“Le sfide del presente sono così complesse che è necessario camminare insieme per alimentare ampio respiro, impegno quotidiano e spazi comuni di riflessione, analisi e sogno.
La costruzione di comunità e la capacità di vivere assieme, tra soggetti che abitano gli stessi territori, non è più qualcosa che può essere dato per scontato. L’elaborazione sullo sviluppo di comunità vede come i luoghi fisici e gli spazi concreti (di cui molte parrocchie sono detentori, così come anche una parte dei nostri circoli) rivestano una importanza essenziale in questo.” (cfr. traccia congressuale cap. 4.6)
Nel corso degli ultimi quattro anni, a livello locale, è stato fatto uno sforzo, in un contesto di difficoltà di tutte le organizzazioni del terzo settore, per dare segnali di cambiamento e integrazione, cercare strade nuove, costruire reti territoriali. È stato uno sforzo che ha portato qualche risultato, quale ad esempio il miglioramento delle sedi dei servizi sul territorio, una rete maggiore tra i circoli, ma non basta: occorre procedere con rinnovato vigore e maggiore forza in questa direzione di cambiamento e rafforzamento.
Il quadro di riferimento e le prospettive ideali sono tracciate; per affrontare un compito così impegnativo dobbiamo partire da una riflessione sullo stato attuale del movimento aclista sul nostro territorio, con determinazione e realismo, per avere chiare le criticità e le potenzialità, senza questa chiarezza rischia di essere superficiale e poco incisivo il nostro impegno.
Di seguito quindi il quadro attuale dell’articolato e complesso mondo provinciale delle ACLI


2.1 – I circoli e gli associati
La rete territoriale delle ACLI in provincia di Ravenna vede attivi 16 circoli con statuto aggiornato e iscrizione al RUNTS con un numero complessivo di 1.991 tesserati (fino al 1 Ottobre)per l’anno in corso.
- Circolo Acli in Famiglia (Valgimigli Flavio Presidente)
- Circolo Acli Amicizia di Fosso Ghiaia (Camerani Angelo)
- Circolo Acli Bizzuno (Babini Matteo Presidente)
- Circolo Acli Boncellino (Ballardini Marcello Presidente)
- Circolo Acli Castel Raniero (Bandini Pietro Presidente)
- Circolo Acli Castellucci Baroncelli (Rosetti Riccardo Presidente)
- Circolo Acli Don Bosco San Lorenzo ( Baraldo Enrico Presidente)
- Circolo Acli Don Luigi Fabbri ( Babini Ulisse Presidente)
- Circolo Acli Faenza (Ghinassi Vittorio - Presidente)
- Circolo Acli Fossolo (Belosi Valter Presidente)
- Circolo Acli Lugo ( Clò Raffaele Presidente)
- Circolo Acli Piangipane ( Valentini Don Matteo Presidente)
- Circolo Acli San Martino ( Melandri Simone Presidente)
- Circolo Acli Santo Stefano (Raspa Walter Presidente)
- Circolo Acli Zaccagnini - (Benedetti Carla Presidente)
- Circolo Associazione Volontari Aclisti (ODV) ( Barboni Maria Teresa Presidente - Pini Bruno referente)
Questi i dati dei soci tesserati nel corso del 2024 confrontati con il 2020:
l trend negli anni dal 2020 al 2024 strutture affiliate e soci tesserati:


La composizione dei tesserati per classi di età

Questi dati ci mostrano una sostanziale tenuta del numero dei tesserati ma non devono nascondere le criticità presenti oltre questo dato.
La popolazione anziana (over 65 anni) rappresenta oltre il 50% dei tesserati: il patrimonio di valori e di esperienze e sicuramente importante, ma rischia di essere disperso per la mancanza di giovani che sono il 10% dei tesserati. In prospettiva con questo trend si prospetta un progressivo restringimento della base sociale per le sole cause naturali.
Occorre inoltre considerare la differenziazione tra circoli con mescita e circoli senza mescita che presentano due profili di criticità diversi: gestionali i primi e di contenuti, partecipazione e attività i secondi.


2.2 - CAF ACLI Servizi s.r.l.
CAF ACLI Servizi s.r.l. di Ravenna è una delle 92 società della rete nazionale dei CAF ACLI. Gestita da un proprio Consiglio di Amministrazione ha come soci le ACLI provinciali a.p.s. (socio maggioritario), le ACLI ragionali e nazionali.
Articolata su base provinciale con 4 sedi a Ravenna, una a Lugo e una a Faenza. In questi anni è stato fatto uno sforzo costante per migliorare la struttura logista. Con trasformazioni patrimoniali sono passate da proprietà ad affitto una sede di Ravenna e la sede di Lugo, ed è stato fatto un forte investimento per migliorare e ampliare la sede di via Galilei, che era giunta a saturazione rispetto alla richiesta degli utenti. Sono in corso approfondimenti per ampliare la sede di Faenza, anche come occasione di integrare in un unico polo CAF, Patronato e Circolo; sono in corso valutazioni anche per ampliare la sede di via Trieste a Ravenna.
CAF ACLI servizi s.r.l. ha un organico di 12 dipendenti a tempo indeterminato a cui si aggiungono 22 dipendenti per i picchi stagionali di lavoro per la campagna fiscale.
CAF ACLI servizi s.r.l. propone una articola gamma di servizi come di seguito schematicamente riassunti:
- 730
- Mod. Redditi
- Contabilità
- ISEE
- Locazione
- Successioni
- ER-GO per il diritto agli studi superiori
- Bonus TARI/Locazioni
- IMU
Complessivamente i cittadini serviti sono n. 23.500 (anno 2024 in corso), con un trend di crescita, sull’intero territorio provinciale.
La patrimonializzazione, le riserve, la consolidata base dei clienti sono tutti indicatori positivi che garantiscono la continuità aziendale e sufficienti margini operativi.
2.3 – Patronato ACLI
Il Patronato Acli è un ente di diritto privato che svolge un servizio di pubblica utilità dal 1945; organizzato a rete sull’intero territorio nazionale e con articolazioni anche all’estero, ha una presenza forte a livello provinciale con sedi a Ravenna, Lugo e Faenza.


Obiettivo del Patronato è quello di fornire un supporto valido, una consulenza e un’assistenza continua, un’informazione completa alle persone, alle famiglie e alla comunità tutta. Compito del Patronato ACLI è quello di sostenere, informare e tutelare i diritti del lavoratore, del disoccupato, del pensionato, dell’invalido, dei cittadini italiani e stranieri.
L’attività del Patronato ACLI Ravenna si sta consolidando come punto di riferimento per le famiglie e le persone che necessitano di risposte ed è inoltre diventato punto specializzato del personale del comparto difesa e sicurezza offrendo tutela e consulenza specializzata pre e post pensionamento.
Per perseguire questi obiettivi la struttura organizzativa del Patronato provinciale si basa su una figura di Direttore e 8 operatori, adeguatamente preparati grazie anche alla partecipazione della Scuola di Formazionale Arturo Boschiero superata a pieni a voti, assunti dalle ACLI provinciali aps e distaccati, con specifica convenzione, al Patronato medesimo.
Il Patronato propone una articola gamma di servizi come di seguito schematicamente riassunti:
Lavoro e salute Invalidità Sostegno al reddito Pensioni e Contributi
Infortuni
Malattie professionali
Valutazione medico-legale
Dimissioni
Invalidità civile
Indennità di accompagna mento frequenza
Inidoneità al servizio
Disoccupazione
Malattia
Maternità/Paternità
Assegni familiari
Domande di pensione dipendente privato/pubblico
Ricalcolo pensione
Proiezionepensionistica
Riscatto/ricongiunzione
Versamentivolontari
OBISM/CU
Nel 2023, il Patronato ha aperto n. 13.268 pratiche che dovrebbero essere confermate se non superate nell’anno corrente (alla data del 30/09/2024 sono state attivate n. 10.082 pratiche).
Da segnalare l’incremento registrato nel 2023 relativo all’intervento in materia di danno da lavoro e alla salute (INAIL) che ci ha visto raggiungere e superare i principali competitor del Ce.Pa.
Il trend degli interventi in questa anni dimostra una crescita costante come evidenziato dalla tabella seguente:
SEDE 2020PtAp 2021Pt Ap Diff 2021su2020 2022Pt Ap Diff 2022 su 2021 2023Pt Ap Diff 2023 su 2022 Ra


2.4 – CTA (Centro Turistico) ACLI
Il CTA provinciale è un’articolazione del CTA nazionale. L’Associazione è nata negli anni ’60, prima come servizio sociale costituito dalle ACLI per dare risposte concrete alla nascente domanda di turismo da parte dei lavoratori, per favorire nuova socialità e crescita umana e culturale; successivamente, negli anni ‘90 come vera e propria associazione di turismo sociale impegnata, sull’intero territorio nazionale, a gestire il turismo sociale nella complessità della nuova domanda di tempo libero, generata da nuovi e diversi modelli di lavoro e di stili di vita.
La mission del CTA, oggi:
contribuire a trasformare il “turista” in “viaggiatore consapevole e responsabile” verso il territorio che visita, ma soprattutto verso la realtà sociale con la quale viene in contatto.
gestire il turismo sociale con una “nuova qualità”, non solo per quanto riguarda il “prodotto turistico” e la sua accessibilità economica ma soprattutto nel rapporto con l’utente, specie se appartenente a quella categoria di “soggetti deboli “quali gli anziani, i disabili, le famiglie con bambini, i migranti.
essere “associazione di promozione sociale” competente, diffusa sul territorio in sinergia associativa, al servizio dei soci e in rapporto con le Istituzioni.
Il CTA Provinciale è la struttura politico organizzativa di riferimento per il CTA nazionale e per il Movimento delle Acli.
Il Circolo di Ravenna denominato “C.T.A. Ravenna Insieme” svolge l’attività organizzativa e promozionale di carattere turistico e aggregativo:
Il Volontariato Civico;
Il Contrasto delle solitudini;
La conoscenza dell’Arte, della Cultura e della Storia;
ALTROViaggiare (per abbracciare il mondo con una rete di relazioni e solidarietà);
La salvaguardia del Creato;
Il tempo libero e la partecipazione sociale.
Si è recentemente costituito una nuovo Circolo di base “ Viaggiare insieme” che inizierà la propria attività a partire dal prossimo anno.
Soci tesserati
Volontari attivi


2.5 – U.S. (Unione Sportiva) ACLI
L’Unione Sportiva Acli è promossa dalle Acli per favorire, sostenere e organizzare attività motorie, ludiche e sportive rivolte a soggetti di ogni età e di ogni condizione, con particolare attenzione alle persone più esposte a rischi di emarginazione fisica e sociale.
Attività svolte
Giochi da tavolo; Tennis; Addestramento cani; Corsa campestre
Giochi da tavolo; Tennis; Addestramento cani; Corsa campestre
Giochi da tavolo; Tennis; Addestramento cani; Corsa campestre
Giochi da tavolo; Tennis; Addestramento cani; Corsa campestre; Yoga; Ginnastica corpo libero.
2.6 – FAP (Federazione Anziani e Pensionati) ACLI
Giochi da tavolo; Tennis; Addestramento cani; Corsa campestre; Yoga; Ginnastica corpo libero; Ciclismo.
La FAP è un’associazione nata per dare continuità e riconoscibilità all’impegno delle ACLI volto a promuovere e tutelare i diritti degli anziani e dei pensionati:
Come cittadini, componenti attivi della società.
Come protagonisti della vita sociale e politica che, anche da pensionati, continuano a partecipare attivamente alle iniziative delle organizzazioni dei lavoratori.
Come portatori di valori sociali, etici e spirituali.
Come destinatari legittimi di servizi, assistenza e sostegno quotidiani.


2.7 – Il quadro patrimoniale ed economico del sistema provinciale
Nel corso dell’ultimo quadriennio ACLI Provinciali di Ravenna a.p.s. è stata particolarmente impegnata nel lungo, complesso e faticoso percorso di trasformazioni patrimoniali conseguenti alla vendita, a cui gli altri soci ci hanno praticamente obbligato, della Società Gestione Campeggi a cui ACLI provinciali partecipava con una quota di poco superiore al 20%.
Obiettivo delle trasformazioni patrimoniali è stato quello di creare le condizioni per poter strutturalmente finanziare con tali introiti il funzionamento della struttura provinciale, in linea con le tracce congressuali nazionali 2024, per garantire “un impegno complessivo di persa in carico di tutto ciò che attiene a promozione e sostegno delle realtà associative affiliate incluse le associazioni specifiche” (Tracce congressuali v. 3 capitolo 4.4 punto 5).
La metodologia scelta è stata quella di operare all’intero del sistema ACLI; pertanto, dopo approfondite valutazioni economiche, finanziarie, fiscali e giuridiche, di concerto con CAF ACLI Servizi Ravenna s.r.l. sono state fatte cessioni di sedi dalla stessa a ACLI provinciali e successivamente sottoscritti contratti d’affitto. Questa operazione ha permesso ad ACLI Servizi di ampliare la sede di via Galilei a Ravenna e ad ACLI provinciale di garantirsi la possibilità di perseguire a partire dal 2025 l’obiettivo sopra illustrato, anche tenendo presente una progressiva contrazione, a livello nazionale e conseguentemente anche locale, dei finanziamenti dal 5 xmille.
Questa soluzione garantisce il funzionamento essenziale del sistema; per il rilancio e la promozione di attività, progetti, iniziative di sviluppo sarà necessario affiancare e sviluppare impegno e competenze di raccolta fondi e per partecipare a bandi di finanziamento pubblico, locale, nazionale e, ove possibile, anche europeo.
Uno degli strumenti fondamentali per realizzare gli obiettivi sarà il fundraising, inteso come l'arte di cercare e mobilitare risorse per sostenere progetti di interesse sociale. Le ACLI possono impegnarsi a diventare fundraiser competenti, capaci di individuare le opportunità di finanziamento e di costruire partnership solide con il settore privato, enti pubblici e fondazioni.
La sfida è attrarre risorse non solo per la nostra organizzazione ma per tutta la rete di enti e associazioni che operano nei territori.
In questo percorso, la chiave sarà proporre progetti credibili e sostenibili, capaci di dimostrare il loro impatto sociale ed economico. L'esperienza degli HUB territoriali dimostra che il successo di queste iniziative si basa su una visione integrata di sviluppo che combina sostenibilità, inclusione e innovazione. Gli strumenti come il crowdfunding, ad esempio, permettono di coinvolgere direttamente le comunità nei progetti, creando un senso di appartenenza e condivisione.


3 – Rilanciare la presenza delle ACLI nelle comunità: le sfide e le priorità.
3.0 - Premessa
Per rilanciare la presenza delle ACLI nelle nostre comunità provinciali occorre considerare due diversi fronti di impegno da perseguire con determinazione, costanza, impegno e coinvolgimento di nuove forze: sul versante dell’organizzazione interna, con l’obiettivo di dare maggiore forza operativa e contribuire a creare una nuova cultura organizzativa basata sulla condivisione di uno “stile aclista”; sul versante esterno con l’obiettivo di promuovere attività e iniziative finalizzate a dare testimonianza della “radicalità dal profumo evangelico” all’interno di un dialogo e una rete di relazioni con tutte le diverse realtà del nostro territorio.
“Una cosa da fare, subito: vincere ogni timore e uscire dal fortino, dialogare con gli altri, confrontarsi anche aspramente se necessario, contaminare e lasciarsi contaminare, contribuire con le nostre idee e proposte a innalzare il livello qualitativo della modesta stagione politica che stiamo vivendo, ritrovare rapidamente quella spinta che ci ha caratterizzati in un non lontano passato e ha prodotto tanti frutti eccellenti”. (Cfr. C’è stato un tempo – V. Ghinassi Circolo ACLI città di Faenza).
3.1 – La centralità della vita associativa democratica: le linee per l’organizzazione interna del livello provinciale del movimento aclista.
3.1.1. -Il Consiglio e la Presidenza provinciale dovranno porsi come “system integrator”, ovvero come organi che non solo hanno il compito di adempiere con efficienza e trasparenza ai compiti istituzionali previsti dallo statuto, ma soprattutto avranno il compito di far dialogare le diverse articolazioni del mondo ACLI (CAF, Patronato, CTA, U.S. ACLI, FAP, Strutture di base) che, pur diverse tra di loro, possano utilizzare sinergicamente le potenzialità di ciascuna per concorrere allo scopo comune allo scopo come definito dall’articolo 3 dello Statuto.
3.1.2. - Le ACLI agiscono nelle comunità nel tentativo di cercare delle risposte attraverso il dialogo e l'incontro, e vivendo la fede come spazio di ricerca, testimonianza e aiuto reciproco. Questo lo stile che deve caratterizzare la modalità relazionale interna al movimento, condivisa nelle sue diverse articolazioni provinciali; stile di cui dare testimonianza anche nelle relazioni esterne. (cfr. punto 2.3 Traccia congressuale)
3.1.3. – La centralità della collaborazione tra i servizi e nel sistema sono la condizione per dare concretezza alle linee soprarichiamate. Un labor cum (lavorare insieme) – collaborare) ondato sulla condivisione di valori e sulla individuazione di temi e obiettivi comuni. Lavorare assieme partendo da un impegno reciproco al mutuo aiuto ed un senso di responsabilità comune e condiviso verso l’Associazione e i suoi obiettivi. (cfr. punto 2.5 Traccia congressuale)


3.1.4. – Promuovere la creazione di forma aggregative leggere e gruppi di base, come modo per coinvolgere le persone e promuovere la partecipazione attiva nella comunità ove raccogliere l’esperienza territoriale per promuovere progetti e azioni per la nascita di nuovi servizi e attività. (cfr. punto 4.4 Traccia congressuale).
3.1.5. - Coinvolgere le nuove generazioni con iniziative mirate ai giovani e finalizzate all’immissione di forze nuove a tutti i livelli associativi.
3.1.6. - Garantire un sostegno costante alle diverse organizzazioni del territorio per gli adempimenti richiesti dalla nuova normativa del terzo settore e la mettere a punto servizi integrati a favore dello sviluppo associativo. Mantenere un’organizzazione del livello provinciale adeguata a garantire lo sviluppo e il coordinamento degli obiettivi definiti, supportata da un adeguato staff tecnico, cercando di recuperare i ritardi nell’uso delle nuove tecnologie di comunicazione. (Tracce congressuali v. 3 capitolo 4.4 punto 5).
3.1.7. - Realizzazione di alcune attività di livello provinciale tese a dare visibilità alle ACLI e promuovere contenuti e valori del movimento con finalità formative e aggregative con ricadute su tutti le articolazioni territoriali del movimento; predisposizione di occasioni ed eventi da mettere a disposizione dei circoli, ponendosi come service facilitante le attività formativo/culturali dei circoli stessi. Sviluppo della rete di relazioni tra i diversi circoli territoriali attraverso la definizione di temi e di strategie di sistema, declinate nelle singole realtà in relazione alle specificità dei diversi territori.
3.1.8. – I circoli, le articolazioni territoriali del movimento, oltre a svolgere la loro tradizionale funzione di aggregazione e rappresentanza sociale, possono diventare attori proattivi nella progettazione e realizzazione di iniziative utili al territorio. Questi progetti, in sinergia con tutti i territori della provincia e con il provinciale, possono contribuire a:
Migliorare la qualità della vita nelle nostre comunità, offrendo nuovi servizi e opportunità di sviluppo sociale ed economico.
Rafforzare l'identità locale, rispettando il Genius Loci e promuovendo una crescita sostenibile e inclusiva.
Creare reti territoriali capaci di attrarre risorse e investimenti esterni, rendendo i Circoli protagonisti dello sviluppo locale.
In quest'ottica, è fondamentale che i Circoli acquisiscano competenze nella gestione di progetti complessi, nella rendicontazione dei fondi e nella ricerca di finanziamenti, attraverso bandi pubblici e privati. Dobbiamo vedere i nostri Circoli come "incubatori" di idee e progetti che rispondano ai bisogni emergenti delle comunità.


3.2 – Il metodo e i temi per operare e sviluppare reti nella comunità locale.
Il metodo
La promozione delle attività esterne al movimento aclista provinciale deve partire da una premessa fondamentale: nel rispetto dello stile ACLI, è necessario adottare il metodo del dialogo e del lavoro di rete tra associazioni e istituzioni. Questo approccio è cruciale per promuovere il bene comune, poiché favorisce la collaborazione, la condivisione di risorse e la definizione di obiettivi condivisi. Un confronto aperto e partecipativo permette di creare uno scambio continuo di idee e buone pratiche, rafforzando l'efficacia delle azioni collettive. In questo modo, si facilitano l'inclusione di prospettive diverse e la creazione di soluzioni più sostenibili e adeguate ai bisogni della comunità.
I temi
3.2.1. - La pace
Le ACLI provinciali di Ravenna si ispirano al pensiero di Papa Francesco per promuovere una cultura della pace radicata nella "fraternità universale" e nella "cura della casa comune". Seguendo l'invito del Papa a costruire ponti e non muri, le ACLI si impegnano a favorire il dialogo interreligioso e interculturale, promuovendo azioni di solidarietà verso i più vulnerabili, come migranti e rifugiati. Attraverso iniziative di educazione alla nonviolenza e alla giustizia sociale, le ACLI di Ravenna sosterranno la pace locale e globale, in linea con l'enciclica *Fratelli tutti*, promuovendo una cittadinanza attiva e responsabile. È possibile desiderare un pianeta che assicuri terra, casa e lavoro a tutti.
“Questa è la vera via della pace, e non la strategia stolta e miope di seminare timore e diffidenza nei confronti di minacce esterne. Perché la pace reale e duratura è possibile solo «a partire da un’etica globale di solidarietà e cooperazione al servizio di un futuro modellato dall’interdipendenza edalla corresponsabilità nell’intera famiglia umana”. (FT 127)
“Ciascuno di noi è chiamato ad essere un artigiano della pace, unendo e non dividendo, estinguendo l’odio e non conservandolo, aprendo le vie del dialogo e non innalzando nuovi muri!” (FT 284)
3.2.2. – Il lavoro.
Il tema della nuova questione morale e democratica del lavoro degno ci impone di affrontare con urgenza il fenomeno del "lavoro povero", come evidenziato nel documento della Presidenza nazionale per il Primo Maggio 2024. Il lavoro povero è quello che, nonostante l’impegno e le ore


lavorate, non garantisce una vita dignitosa, sia in termini economici che di realizzazione personale. Questo tipo di lavoro alimenta disuguaglianze, precarietà e una perdita di senso della comunità, erodendo i valori fondanti della democrazia. Le ACLI provinciali devono impegnarsi a promuovere un lavoro degno, sicuro e giustamente remunerato, che garantisca diritti, tutele e il rispetto della persona, anche attraverso il dialogo con le istituzioni e le imprese per sostenere azioni che contrastino il fenomeno del lavoro povero e favoriscano l'inclusione sociale.
3.2.3. – La Costituzione
Il tema della democrazia secondo la Costituzione richiede un rinnovato impegno per promuovere i valori fondamentali della Carta costituzionale: partecipazione, uguaglianza, e tutela dei diritti. Le ACLI devono porsi come promotrici di una democrazia inclusiva, che metta al centro il cittadino e la giustizia sociale, attraverso l’educazione civica e il coinvolgimento attivo della comunità. In un'epoca segnata da disaffezione politica e diseguaglianze crescenti, è essenziale rafforzare il senso di appartenenza e responsabilità collettiva, favorendo un dialogo costante con le istituzioni e un’effettiva rappresentanza delle fasce più deboli, affinché i principi costituzionali non rimangano solo sulla carta, ma si traducano in politiche concrete per il bene comune.
3.2.4. - La partecipazione
La crescente frammentazione sociale e l'individualismo limitano la capacità di pianificare il futuro e costruire il bene comune. Una carenza forte di partecipazione impoverisce il tessuto sociale e rende liquide anche le comunità. Occorre sostenere l’importanza della partecipazione. La partecipazione è “elemento trainante, potente energetico, che rinforza l’unità, o - megliopartecipando, esponendosi, ascoltandosi, ci fa riscoprire fratelli, più uniti e un po’ più coraggiosi, rinvigoriti di quella forza che permette di aprirsi, di trovare nuove strade, di intraprendere nuovi progetti. È una palestra dove ritrovare il gusto di pensare insieme” (cfr. Al cuore della democrazia: partecipare tra storia e futuro).
3.2.5. - Community hub (Le Comunità intraprendenti)
Le organizzazioni di economia sociale e solidale debbono sviluppare la capacità di incentivare la partecipazione della società civile alla produzione e alla gestione di servizi pubblici o di interesse generale e di contribuire alla definizione di nuove politiche di sviluppo orientate a innescare una trasformazione socioeconomica che porti al miglioramento delle condizioni di vita delle comunità locali. In tale contesto, le Comunità Intraprendenti sono da intendersi come «tutte quelle pratiche di trasformazione sociale frutto di processi di organizzazione dal basso da parte di gruppi di persone o organizzazioni che si attivano all’interno del proprio territorio per sperimentare collettivamente soluzioni innovative di sviluppo socio-economico dal cui successo può dipendere il futuro della loro comunità» (Euricse 2020, p. 9). Compito delle ACLI è prestare attenzione, partecipare e favorire la crescita di “Comunità intraprendenti.
Il concetto di Next Economy, proposto dall’economista Leonardo Becchetti, fornisce una cornice teorica perfetta per guidare la nostra azione. La Next Economy è un modello di sviluppo che pone


al centro la sostenibilità, l'equità sociale e il benessere collettivo, valori che da sempre ispirano il nostro operato.
La crescita economica non può prescindere dal rispetto dell’ambiente e dalla centralità della persona. Gli HUB territoriali, i Circoli ACLI e il nostro impegno nel fundraising devono ispirarsi a questi principi, promuovendo un'economia di scopo, dove il profitto non è fine a se stesso ma uno strumento per generare valore condiviso. Le imprese che operano in questo quadro diventano attori di cambiamento, capaci di coniugare il successo economico con l'impatto sociale e ambientale.
3.2.6. - La custodia del creato.
Il tema della custodia del creato si pone con forza a seguito dei cambiamenti climatici, particolarmente sul nostro territorio così duramente colpito da eventi calamitosi in questi ultimi anni. Questo impegno deve tradursi in azioni concrete per sostenere e promuovere una transizione ecologica giusta e sostenibile. Le ACLI, ispirate alla *Laudato Si'* di Papa Francesco, devono farsi promotrici di stili di vita e politiche che rispettino l'ambiente, riducendo l'impatto umano sul pianeta. Ciò include sensibilizzare la comunità sull'importanza di un'economia circolare, sostenere progetti di energia rinnovabile, e favorire la giustizia ambientale, poiché i danni ambientali colpiscono soprattutto i più poveri. Il nostro impegno per la custodia del creato deve coniugare sostenibilità ambientale e inclusione sociale, contribuendo a costruire un futuro più equo per le generazioni a venire.
