Il Dialogo - Acli Svizzera (Aprile 2025)

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il dialogo

bimestrale d’informazione e di opinione delle ACLI Svizzera associazioni cristiane lavoratori internazionali

Mobilità, lavoro e diritti: il futuro dell’integrazione in Svizzera e in Europa

Impressum

Bimestrale delle ACLI Svizzera

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Direttore responsabile: Giuseppe Rauseo

Direttore Editoriale: Salvo Buttitta

Comitato di redazione:

Luciano Alban, Romeo Bertone, Salvo Buttitta, Salvatore Cavallo, Antonio Cartolano, Markus Krienke, Daria Lepori, Daniele Lupelli, Eliana Lo Vaglio, Moreno Macchi, Marco Montalbetti, Franco Narducci, Monica Ostuni, Franco Plutino, Luca Rappazzo, Giuseppe Rauseo, Luca Scandroglio, Barbara Sorce, Gaetano Vecchio

Responsabili di zona:

AG: Giuseppe Rondinelli

BA-BE-SO: Barbara Sorce

GE-VD: Daniele Lupelli

ZH-LU-SG-SZ-TG: Salvatore Dugo

Redazione e recapito:

Redazione il dialogo

Circolo Acli Lugano, Via Simen 10, 6900 Lugano telefono 091 921 47 94 segreteria@acli.ch www.acli.ch

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Grafica e impaginazione: Corriere dell’italianità

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Il prossimo numero sarà recapitato il giugno 2025. La chiusura della redazione il 17 maggio 2025.

Il Dialogo beneficia del contributo del Governo per l’editoria italiana all’estero.

La vignetta di Daria Lepori

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Da 60 anni al servizio dell’emigrazione italiana in Svizzera

Mobilità, lavoro e diritti

Il recente Seminario internazionale ACLI-EZA (Europäischen Zentrum für Arbeitnehmerfragen) svoltosi a fine febbraio in Albania ha posto l’attenzione sul tema dei servizi a favore dei lavoratori in mobilità e sull’importanza della portabilità dei diritti.

A cura di Giuseppe Rauseo, presidente ACLI Svizzera

La Svizzera continua a essere una delle mete più ambite per i lavoratori in mobilità. Con un mercato del lavoro dinamico, salari medi elevati e una qualità della vita tra le più alte al mondo, il Paese rappresenta un polo d’attrazione non solo per gli italiani, ma anche per numerose altre nazionalità. Tuttavia, le sfide legate alla mobilità lavorativa non riguardano solo il diritto all’accesso all’occupazione, ma anche la tutela sociale, la formazione e l’integrazione. La Svizzera, con la sua lunga tradizione di accoglienza della manodopera straniera, si trova oggi davanti a nuove sfide che richiedono risposte adeguate e politiche lungimiranti. Flussi migratori e mercato del lavoro

Circa il 30% della popolazione residente in Svizzera è composta da cittadini stranieri, con una forte presenza italiana, tedesca, francese e portoghese. Questo dato testimonia come il Paese sia storicamente un crocevia di mobilità lavorativa. Tuttavia, l’invecchiamento della popolazione e la crescente necessità di manodopera qualificata pongono nuove sfide. La carenza di lavoratori in settori chiave come la sanità, l’industria tecnologica e i servizi spinge la Svizzera a rivedere le proprie politiche di accoglienza, formazione e integrazione. Formazione e inclusione: strumenti per un’integrazione effettiva

Come evidenziato nel Seminario ACLI-EZA 2025 di Tirana, l’integrazione dei lavoratori migranti passa attraverso percorsi di formazione adeguati. Il diritto alla formazione è sancito da diverse iniziative europee, che promuovono programmi combinati di formazione, certificazione e job placement per facilitare l’inclusione lavorativa. In Svizzera, i programmi di apprendistato e di formazione professionale rivestono un ruolo centrale, ma occorre un maggiore impegno per rendere questi percorsi accessibili anche ai migranti, soprattutto alle donne, che ancora oggi trovano barriere significative nell’accesso a settori tecnologici e altamente qualificati.

Diritti e tutele sociali: il ruolo delle istituzioni

Il tema della tutela dei lavoratori migranti non è solo una questione economica, ma anche di diritti. Il Patronato ACLI, attivo da decenni nella difesa dei lavoratori italiani nel Mondo, ha sviluppato una rete di supporto per garantire assistenza previdenziale e sociale. La Svizzera, con il suo sistema di previdenza basato sui tre pilastri, deve assicurare che i lavoratori stranieri abbiano pari accesso alle prestazioni sociali e pensionistiche, evitando discriminazioni e situazioni di vulnerabilità.

Sfide e opportunità per il futuro

La mobilità lavorativa in Svizzera non è solo una questione economica, ma anche sociale e politica. L’integrazione dei lavoratori migranti richiede politiche che vadano oltre la semplice regolazione dell’accesso al mercato del lavoro, promuovendo un approccio olistico che includa formazione, diritti e servizi di supporto. Le organizzazioni della società civile, come le ACLI, giocano un ruolo fondamentale nel garantire che la mobilità sia un’opportunità e non una fonte di precarietà. Guardando al futuro, la Svizzera ha l’opportunità di confermarsi un modello di integrazione, facendo della mobilità una leva per la crescita e la coesione sociale. La sfida è chiara: costruire un sistema che non solo accolga i lavoratori migranti, ma che li renda parte attiva di una società inclusiva e giusta.

Sommario

Il cuore e la mano

Mobilità, lavoro e diritti: le coordinate di una società integrativa

Politica Svizzera

Lo La nuova amministrazione americana ha provocato un terremoto geopolitico

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ACLI FAI 6

Albania e ACLI: giovani, cooperazione e futuro – Un seminario internazionale tra impegno e relazioni

DOSSIER 7 - 14

• Oltre i muri: il dilemma Europeo delle migrazioni tra paura, politica e umanità

• I diritti e l’integrazione dei lavoratori mobili: la prospettiva dell’Unione Europea e i dati dai Balcani occidentali

• Esigenze occupazionali ed accesso all’occupazione in Italia

• Il Mobilità, lavoro e diritti: il futuro dell’integrazione in Svizzera e in Europa

• EZA, la nostra voglia di Europa

• On the move – EZA ACLI

• Patronato ACLI: oltre i confini, al servizio dei diritti

ACLI SVIZZERA 15

Le ACLI in piazza per l’Europa: Un impegno condiviso per il futuro dell’Unione

Patronato ACLI 16 - 17

• Pagamenti annuali e semestrali delle Pensioni

• Variazione coordinate bancarie per pagamenti pensione italiana

Impegno e Passione 18

La vita straordinaria di Ennio

Carint: una storia di impegno e visione nelle ACLI Svizzera

Vita delle ACLI 19 - 23

• Vita delle ACLI Argovia

• Vita delle ACLI Lucerna

• Vita delle ACLI Ticino

• Vita delle ACLI VD

Delegazione

Mobilità, lavoro e diritti: le coordinate di una società integrativa

Era l’idea dei filosofi antichi – Platone, Aristotele e molti altri – che una società “ben ordinata” deve rispecchiare l’anima ossia la struttura armonica dell’essere umano. Sebbene chiaramente questa non può costituire più una visione per società dinamiche e libere moderne, l’idea che la giustizia (sociale) ha a che fare con equilibri che devono misurarsi alla persona sembra non aver perso di rilevanza. Questi equilibri si articolano – nella società moderna caratterizzata da dinamicità e “accelerazione” – tramite i tre indicatori “mobilità”, “lavoro” e “diritti”, i quali indicano oggi però tre specifici momenti di crisi cioè di disintegrazione sociale.

Dal grado di equilibrio sociale – che sarebbe da rideterminare attraverso essi – dipende però la risposta alla domanda centrale per una “società equa”: se il “merito” può articolarsi in modo socialmente giusto, cioè sulla base del proprio impegno – non a caso il termine lavoro sta al centro dei tre concetti – in un contesto che garantisce la mobilità sociale e i diritti individuali. Sembra, invece, che in tutti e tre gli ambiti, l’individuo di oggi subisca esternalità negative, e che esse caratterizzano innanzitutto i giovani – che non per ultimo attraverso le elezioni alzano la loro voce nel sentirsi “inascoltati” dalla società (in Germania hanno votato i partiti estremi, ai limiti o fuori dall’“arco costituzionale”). E non a caso individuiamo le “classi sociali” non più rispetto alla distinzione imprenditori/lavoratori ma in base alle generazioni (baby boomers, generazione X, millennials, generazione Z). Se tale situazione dei giovani incontra l’impressione o presunta esperienza della generazione adulta circa la mancanza di impegno loro, si crea evidentemente una situazione di “stallo” o “blocco” che tramite la realtà del lavoro diventa un fenomeno sociale in cui i diritti diventano sempre più diseguali e sono tendenzialmente sempre più i figli delle famiglie già svantaggiate a pagarne il conto. È la giustizia od armonia sociale a risentirne, con tutte le conseguenze negative per l’idea di garantire la maggiore inclusione possibile nel benessere per tutti. Ciò, ovviamente, non può non avere delle conseguenze negative per la democrazia. Laddove, infatti, le politiche economiche preoccupate dello sviluppo della produttività non arrivano più ai giovani, esse non possono chiamarsi sostenibili: e a partire da qui si disarticola il meccanismo democratico, portando alla disuguaglianza dei diritti e delle opportunità. Ciò che manca nelle nostre analisi sulla crisi della democrazia oggi, ormai da rito dopo quasi ogni elezione, è la consapevolezza del fatto che sono tutte le istituzioni – a partire dai partiti politici a quelle educative e giuridiche, dal mondo economico a quello amministrativo – ad ostacolare la mobilità sociale e l’idea che l’accesso al mondo del lavoro e la realizza-

zione dei propri diritti non sia un privilegio di alcuni giovani provenienti, appunto, da famiglie d’élite. Sarà anche che tali nuove disuguaglianze si articolano spesso in modo inconsapevole dato che sono dominate da un certo “ceto” generazionale (l’età media europea è di 44,7 anni, quella italiana di 48,7), tuttavia indicano un fenomeno che va affrontato. Impariamo, dunque, a leggere la mancanza di mobilità sociale-lavorativa non come “incapacità” dei giovani ma come fallimento politico.

A questo punto si prestano innanzitutto due agende: da un lato una riforma del settore dell’istruzione, con maggiore accesso sin dagli asili nido e maggiore capacità di far progredire giovani meritevoli anche provenienti da contesti disagiati, e dall’altro lato una maggiore responsabilità degli imprenditori nel dare opportunità, rispetto ai canoni del merito, a prescindere dal contesto sociale. Ciò che la nostra società soffre – in chiave di competenze a tutti i livelli – è infatti la mancanza di talenti. In un momento in cui la politica capitola di fronte alle crescenti disuguaglianze sociali, saranno i mondi dell’istruzione e dell’imprenditoria a poterci mettere più che una semplice pezza?

di Markus Krienke, Prof. Cattedra Rosmini alla Facoltà di Teologia di Lugano
Prof. Markus Krienke

POLITICA SVIZZERA

La nuova amministrazione americana ha provocato un terremoto geopolitico

Anche la Svizzera ne viene coinvolta. Gli USA hanno inserito la Svizzera nella lista dei Paesi con pratiche commerciali sleali. Il Consiglio federale, tramite la presidente della Confederazione Karin KellerSutter, spiega la sua posizione: “La politica estera della Svizzera non cambia”. La guerra sui dazi e le nuove posizioni degli USA, rispetto al conflitto Russia-Ucraina, hanno già provocato inquietudine e preoccupazione sull’economia mondiale e di conseguenza anche sui capitali delle borse di tutto il mondo, con conseguenze anche per la Svizzera. Le imprevedibili posizioni del presidente americano Donald Trump e di uno dei suoi principali sostenitori, Elon Musk, lasciano prevedere continui cambiamenti di scenario.

Per quanto riguarda la politica della Svizzera, è importante rilevare la conclusione materiale dei negoziati tra la Svizzera e l’UE. La Svizzera e l’Unione Europea hanno concluso materialmente i negoziati sulla base dell’approccio a pacchetto. In occasione della sua seduta del 20 dicembre 2024, il Consiglio federale ne ha preso atto con soddisfazione. L’Esecutivo ha constatato che la delegazione svizzera, guidata dal capo negoziatore Patric Franzen, ha raggiunto gli obiettivi definiti nel mandato negoziale. Dopo la riunione del Consiglio federale, la presidente della Confederazione Viola Amherd e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, arrivata a Berna, hanno elogiato la conclusione materiale dei negoziati davanti ai media.

Il Consiglio federale ha preso atto del risultato positivo raggiunto nelle trattative materiali tra i capi negoziatori di Svizzera e UE, e ringrazia tutta la squadra negoziale per l’importante lavoro svolto. Dall’adozione, l’8 marzo scorso, del mandato negoziale da parte dell’Esecutivo, hanno avuto luogo circa 200 riunioni. La conclusione delle trattative materiali rappresenta una tappa fondamentale verso la conclusione formale dei negoziati, prevista nella primavera del 2025 con la parafatura del testo finale degli accordi da parte dei due capi negoziatori. Fino a tale data, i lavori con l’UE continueranno per perfezionare i documenti sul

piano della formulazione giuridica e della traduzione. In parallelo, sul piano interno verranno portate a termine le concertazioni con i partner istituzionali (Cantoni e Parlamento), le parti sociali e i partner economici. I dipartimenti federali interessati dovranno infine ultimare il lavoro legislativo legato all’attuazione.

Obiettivi dei negoziati. Il Governo intende stabilizzare e sviluppare la via bilaterale con l’UE. Assicurare relazioni stabili e prevedibili con l’UE, e in particolare con i Paesi vicini alla Svizzera, rappresenta una necessità strategica in un contesto segnato da instabilità geopolitica e crisi mondiali. Per garantire sicurezza e prosperità in Svizzera è imprescindibile sviluppare gli scambi commerciali, cooperare sul piano scientifico e gestire in comune le sfide attuali. Da circa 25 anni la via bilaterale contribuisce in larga misura al successo del nostro Paese. Il Consiglio federale dovrà decidere l’avvio di una procedura di consultazione ordinaria sul progetto di messaggio prima dell’estate 2025 per poterlo trasmettere al Parlamento presumibilmente a inizio 2026. Entrambe le parti hanno sottolineato l’importanza delle relazioni bilaterali tra la Svizzera e l’UE e i valori economici, culturali e sociali da loro condivisi. Di fronte alle sfide internazionali, in particolare nei settori della sicurezza, del clima e della migrazione, è particolarmente importante mantenere forme di cooperazione positive e costruttive in Europa, ha sottolineato la presidente della Confederazione. La Svizzera e l’UE vogliono stabilizzare e sviluppare le loro relazioni. Al mandato sui negoziati del 2024 si è aggiunto ora un nuovo capitolo: le questioni di sicurezza che l’Europa deve ora affrontare.

Luciano Alban

Albania e ACLI: giovani, cooperazione e futuro – Un seminario internazionale tra impegno e relazioni

Isorrisi, i volti, la musica, l’impegno che nel nostro centro giovanile a Scutari in Albania promosso da Arka e Ipsia ACLI è stata una scoperta per tanti aclisti che hanno partecipato al seminario internazionale delle Acli che si è svolto in Albania proprio qualche settimana fa. Il momento finale, l’esperienza da raccontare e da sostenere per le nostre ACLI dove giovani sono protagonisti nel vero senso della parola: gestiscono una struttura in cui la formazione professionale, l’empowerment, e l’impegno per il proprio territorio si incontrano e creano un’atmosfera incredibile e contagiosa.

Parto da qui per raccontare la nostra esperienza in Albania, perché oltre alle relazioni che abbiamo stretto con alcune realtà associative albanesi, il Patronato ACLI oggi e’ partner strategico dell’ente previdenziale Albanese in vista dell’accordo sociale in discussione tra Italia-Albania in discussione in parlamento. La nostra azione quotidiana su quel territorio fa davvero la differenza e in Albania la dimensione della cooperazione internazionale e del supporto ai lavoratori italiani e albanese crea una rete profonda di impegno.

A questo si aggiunge una riflessione che spesso tralasciamo in Italia ovvero le sovrapposizioni storiche per ciò che riguarda le

emigrazione albanese e italiana, due diaspore che seppur numericamente diverse hanno dei tratti comuni da non sottovalutare. Ce ne ha parlato Senida Mesi, già vicepresidente del consiglio dei ministri in Albania. E’ subito parso evidente come una emigrazione storicamente giovane rispetto alla nostra che è iniziata negli anni 90, oggi si fa le le stesse domande che ci facciamo noi sulla nostra, ovvero come rendere circolare quel movimento di persone, soprattutto a pochi anni dall’adesione formale dell’Albania all’Unione Europea.

Rimane anche il grande lavoro di rete che abbiamo fatto con i partner della rete Eza che hanno rappresentato la propria idea di sviluppo delle politiche sociali dell’Unione Europea con lo sguardo di Germania, Spagna, Portogallo, Slovacchia e Macedonia. Non scontato il risultato di questo confronto che ci dice quanto ancora le dinamiche nazionali abbiano un impatto forte nel dialogo sociale europeo, soprattutto quando si parla di immigrazione e welfare.

È stato un momento di sviluppo anche della nostra rete internazionale: tutte le associazioni delle Acli all’estero erano presenti e hanno partecipato all’approfondimento sulla nostra presenza nelle comunità in relazione alla promozione della lingua italiana e del paese di destinazione. E’ un elemento essenziale, non solo nello sviluppo delle comunità italiane e di supporto alla nuova mobilità, ma anche per l’associazione perché può essere un cardine su cui dare forza al nostro sviluppo associativo.

L’altro grande approfondimento è stato quello sulla formazione professionale organizzato da Enaip Acli sul tema della formazione dei migranti extra UE e delle nostre strategie di sistema su un tema così improntate con partecipanti per 12 paesi

Insomma un grande successo di partecipazione e una occasione per rinnovare la nostra amicizia.

Matteo Bracciali

Oltre i muri: il dilemma Europeo delle migrazioni tra paura, politica e umanità

Durante il seminario Eza 2025 a Tirana è emersa con forza la tematica dei flussi migratori (e quelli dall’Albania all’Italia sono stati storicamente i primi negli anni Novanta del secolo scorso), che è il tallone d’Achille non solo dell’Italia ma di tutta l’Europa, che peraltro considera ancora un fattore emergenziale qualcosa che dura da almeno trent’anni. Eppure, la vicenda stessa degli aclisti all’estero dimostra come sia possibile l’integrazione in una realtà nazionale diversa pur non dimenticando il proprio Paese e la propria cultura d’origine, nonostante tutte le difficoltà e le diffidenze che si riscontravano all’inizio. Ma la paura e l’odio sono sentimenti facili, vengono spontanei, soprattutto se non vengono governati ed arginati, ed anzi vengono aizzati da una politica incapace di avere un pensiero lungo, di scavare in profondità, e preferisce capitalizzare un facile consenso in base all’ultimissimo sondaggio.

Del resto, alzare i muri non è tanto difficile, gestire un problema epocale è un’altra cosa, e la politica dei muri crea le periferie, non solo di tipo esistenziale, che degenerano in ghetti, in luoghi di solitudine e di disperazione. Il nostro Governo si è inventato qualcosa di nuovo con i centri di permanenza per il rimpatrio (CPR) in Albania : durante i lavori del seminario EZA ho avuto modo di visitare uno di questi luoghi, a Gjader, ed è impressionante, perché in effetti sono ben attrezzati da qualunque punto di vista, ma oltre ad essere vuoti (perché alla fine la magistratura si è rifiutata di avallare i decreti di espulsione), sono anche costosi e sostanzialmente inutili, anche se il Governo italiano li rivende in tutta Europa come una soluzione geniale al problema dell’ immigrazione. Il nostro Paese non soltanto ha esternalizzato le proprie frontiere, ma ha anche esternalizzato la tutela costituzionale dei migranti e dei profughi ad un Paese straniero che al momento non fa nemmeno parte dell’Unione europea. Si sa, occhio non vede cuore non duole, e questo a maggior ragione nel momento in cui le organizzazioni umanitarie e di volontariato sono state accuratamente allontanate dai CPR , ma questo è stato fatto non solo abbassando la tutela dei diritti da parte delle persone, ma anche venendo

meno a quel principio che potremmo definire costitutivo dell’identità europea che è l’ospitalità. Si pensi ad esempio quanto fossero sacri gli ospiti, in particolari gli esuli, nella Grecia classica, come appare ad esempio nei poemi omerici, o in certi testi tragici come l’”Edipo a Colono” di Sofocle. Pensiamo soprattutto alla Bibbia, ad Abramo che accoglie i tre angeli che nella famosa icona di Andrej Rublev diventano immagine della Trinità, a Mosè in fuga dall’Egitto ed ospite di Jethro, che diventa suo suocero, a Rut la moabita. E ovviamente pensiamo al messaggio evangelico, che ci è stato ricordato costantemente dagli ultimi Pontefici, i quali hanno colto (con accenti diversi ma univoci) come la questione dell’emigrazione sia una di quelle su cui sta o cade quello che rimane dell’anima cristiana dell’Europa. Negando l’umanità del migrante neghiamo anche la nostra umanità, perché l’incapacità di guardare all’altro come ad un essere umano disumanizza lui ma anche noi, che riduciamo un essere umano creato da Dio e dotato di diritti esattamente come noi in un nemico o in un estraneo. In fondo, è anche in questo modo che nascono le guerre: dal non riconoscere l’umanità dell’altro da noi. Cosa possiamo fare noi? Innanzitutto dobbiamo evitare ogni forma di disimpegno morale, perché il riconoscere l’altro come un fratello è un nostro dovere dal punto di vista del Vangelo, e se vogliamo utilizzare un’immagine che ci definisca non può che essere quella del Buon Samaritano, e questo non solo nel senso di toccare le piaghe di questi nostri fratelli, ma di provvedere loro “l’olio e il vino”, i quali, come ricordava il cardinale Martini nella sua famosa lettera pastorale “Farsi prossimo” (e sono passati quasi quarant’anni….) non sono altro che l’azione sociale e politica che da un lato incontra il bisogno immediato del fratello e della sorella feriti al ciglio della strada, e dall’altro cerca di incidere e di correggere le cause strutturali (le strutture di peccato….) dell’emarginazione e della povertà. È un compito difficile, ma è quello che ci siamo assunti ottant’anni fa, e non possiamo venirvi meno adesso.

I diritti e l’integrazione dei lavoratori mobili: la prospettiva dell’Unione Europea e i dati dai Balcani occidentali

L’istruzione e la formazione professionale (Vocational Education Training, VET) sono state un pilastro fondamentale delle politiche dell’UE sin dall’inizio. Il Pilastro europeo dei diritti sociali (European Pillar of Social Rights, EPSR), approvato dalle istituzioni dell’UE nel 2017, ha ribadito l’importanza dell’istruzione, formazione e apprendimento permanente” come primo dei 20 principi. Infatti, i primi quattro principi dell’EPSR mirano a garantire pari opportunità e accesso al mercato del lavoro, per tutti i lavoratori, mentre i successivi sei garantiscono condizioni di lavoro equo, e i restanti dieci assicurano protezione sociale e inclusione.

Le sfide affrontate dagli immigrati e le azioni dell’UE

È importante distinguere tra movimenti interni ed esterni nelle politiche dell’UE. Mentre la libera circolazione dei lavoratori tra gli Stati membri è incentivata attraverso strumenti di “mobilità intra-UE”, la mobilità dei cittadini di paesi terzi (third country nationals, TCN) è regolamentata e controllata. Questa differenza si riflette spesso nella terminologia: si parla di “mobilità” per i cittadini dell’UE e di “migrazione” per i cittadini di paesi terzi.

Diversi studi dimostrano che i lavoratori immigrati nell’UE affrontano molteplici svantaggi, tra cui un accesso limitato alle informazioni sul mercato del lavoro, l’assenza di meccanismi di riconoscimento delle competenze, barriere linguistiche e pregiudizi che portano a discriminazioni. Queste difficoltà si traducono spesso in tassi di occupazione più bassi e in un maggiore rischio di disoccupazione o inattività per i TCN rispetto ai cittadini del paese ospitante. Inoltre, i migranti occupati sono più frequentemente impiegati in lavori irregolari o informali, con una forte concentrazione in settori a bassa qualificazione e retribuzione (agricoltura, lavoro domestico, edilizia, ospitalità, assistenza, ecc.). Una quota significativa di immigrati è anche sopra qualificata per il proprio lavoro, con conseguenti problemi di disallineamento delle competenze e spreco di talento. Inoltre, un numero maggiore di TCN non completa l’istruzione secondaria superiore ed è più a rischio di rientrare nella categoria dei NEET (giovani che non studiano, non lavorano e non sono in formazione).

Per affrontare queste sfide, la Commissione Europea ha lanciato diverse iniziative nell’ambito del primo principio dell’EPSR. Tra queste figurano l’Agenda per le competenze europee, la Raccomandazione del Consiglio sulla formazione professionale (VET), il Patto per le Competenze, il Piano d’azione per l’istruzione digitale e, più recentemente, l’Unione delle Competenze. L’approccio della CE basato sulle competenze mira a includere tutti i migranti attraverso un supporto mirato, l’accesso alla formazione professionale, il riconoscimento delle qualifiche estere e l’au-

mento della partecipazione dei migranti al mercato del lavoro. Nel 2020, la CE ha inoltre adottato il Piano d’azione per l’integrazione e l’inclusione (2021-2027), che evidenzia cinque aree chiave per l’integrazione dei migranti: istruzione e formazione, occupazione e competenze, salute, alloggio e costruzione di partenariati con diversi attori.

Il piano pone l’accento sulla valutazione precoce delle competenze dei migranti1, l’accesso immediato a opportunità educative e formative, la sensibilità di genere, i programmi di orientamento socio-culturale con corsi di lingua e educazione civica, i servizi di mediazione del lavoro, il riconoscimento delle qualifiche e il sostegno all’imprenditorialità dei migranti. Inoltre, sottolinea l’importanza di supportare i migranti lungo tutto il ciclo migratorio: pre-partenza, durante la migrazione e post-migrazione. L’inventario globale dell’ETF sulle misure di supporto ai migranti ha individuato diverse azioni per ottimizzare i risultati della migrazione per tutte le parti coinvolte (ETF, 2015). Nel 2017, la Commissione Europea ha anche lanciato lo Strumento di Profilazione delle Competenze per i Cittadini di Paesi Terzi, per mappare competenze, qualifiche ed esperienze lavorative e fornire consigli personalizzati sui passi successivi. Questo strumento online è disponibile in tutte le lingue dell’UE, oltre che in arabo, farsi, pashtu, sorani, somalo, tigrino, turco e ucraino. L’iniziativa più recente è il Pacchetto Competenze e Talenti dell’UE, lanciato tra il 2022 e il 2023, che prevede la creazione di un EU Talent Pool e il lancio di Talent Partnerships con paesi terzi interessati. La EU Talent Pool sarebbe una piattaforma a livello dell’UE per il reclutamento internazionale di lavoratori qualificati e interessati provenienti da paesi terzi, basata sulle esigenze dei datori di lavoro dell’UE. Parallelamente, i Talent Partnerships con paesi terzi interessati fornirebbero un quadro di cooperazione completo per supportare la migrazione legale, programmi di mobilità per lavoro o formazione, il rafforzamento delle capacità nel mercato del lavoro, l’analisi delle competenze e la formazione professionale (VET). Attualmente, l’UE sta negoziando questi accordi con Tunisia, Marocco,

Egitto, Pakistan e Bangladesh. Inoltre, ha adottato una Raccomandazione sul Riconoscimento delle Qualifiche dei Cittadini di Paesi Terzi, con l’obiettivo di semplificare e accelerare il riconoscimento delle competenze e delle qualifiche di questi lavoratori.

Tendenze migratorie dai Balcani occidentali verso l’UE

Per ragioni economiche e politiche, i sei paesi dei Balcani occidentali (Albania, Bosnia ed Erzegovina, Kosovo, Montenegro, Macedonia del Nord, Serbia) sono stati storicamente paesi di emigrazione. La tabella seguente mostra i dati sugli emigrati da ciascun paese, integrandoli con informazioni relative al mercato del lavoro. L’analisi dell’ETF sull’interazione tra migrazione, capitale umano e mercato del lavoro mostra che l’emigrazione netta dalla regione è proseguita tra il 2010 e il 2020, sebbene l’entità varia da paese a paese. Il tasso più alto si registra in Bosnia ed Erzegovina, seguita da Kosovo e Albania, mentre il più basso si osserva in Montenegro, Macedonia del Nord e Serbia (ETF, 2022). Sono stati rilevati cambiamenti nelle destinazioni10 tradizionali, con un aumento delle migrazioni verso nuove mete come Croazia, Slovenia, Slovacchia, Cecoslovacchia, Ungheria e Bulgaria. I principali fattori che hanno spinto alla migrazione includono la difficile transizione dall’economia socialista a quella di mercato, conflitti regionali e frammentazione, elevata disoccupazione, difficoltà nel passaggio dalla scuola al lavoro, migliori prospettive occupazionali e salariali all’estero, oltre alla presenza di vaste reti diasporiche. A questi fattori si aggiungono nuove motivazioni, come la povertà diffusa, il persistente disallineamento delle competenze e la scarsa qualità dei lavori disponibili, spesso caratterizzati da salari bassi e limitate opportunità di carriera (ETF, 2022). Di conseguenza, la struttura dei mercati del lavoro e dei sistemi educativi influenza i flussi migratori, con un significativo aumento delle iscrizioni ai corsi di laurea in professioni richieste a livello internazionale. Inoltre, la crescita economica sostenuta e la diversificazione in Serbia e Montenegro hanno contribuito a

ridurre l’emigrazione da questi paesi. Complessivamente, l’emigrazione netta dalla regione riguarda principalmente individui con un livello di istruzione medio-basso, con l’eccezione dell’Albania. Infatti, lo studio dell’ETF ha documentato prove di una fuga di cervelli in Albania, Bosnia ed Erzegovina e Kosovo, soprattutto tra i neolaureati, mentre in Montenegro, Macedonia del Nord e Serbia si riscontrano segnali di un “guadagno di cervelli” (ETF, 2022).

Massimizzare i benefici della migrazione

La migrazione non è né completamente positiva né completamente negativa. I suoi effetti dipendono dalla struttura economica, dal mercato del lavoro e dal capitale umano di un paese. Gli studi di caso dell’ETF nei settori sanitario e ICT hanno evidenziato come alcuni paesi o settori possano trovarsi in un “circolo vizioso”, in cui il mercato del lavoro locale non genera abbastanza posti di lavoro e non riesce a valorizzare la propria forza lavoro. Al contrario, altri possono sperimentare un “circolo virtuoso”, quando vi è un coordinamento delle politiche per sviluppare l’economia e attrarre competenze (ETF, 2022).

Nel settore sanitario, molti professionisti emigrano per migliori salari e condizioni di lavoro, causando un peggioramento dei servizi sanitari nei paesi d’origine. Analogamente, i professionisti IT spesso lasciano il proprio paese in cerca di opportunità migliori, ma alcuni tornano per avviare imprese o stabilire connessioni commerciali, contribuendo così all’economia locale.

Il lavoro dell’ETF sulla migrazione nei Balcani occidentali evidenzia l’importanza di un coordinamento tra istruzione, formazione professionale (VET) e politiche del mercato del lavoro. Affrontando le sfide dei migranti e valorizzando le loro competenze, la regione può ottenere impatti positivi, come attrarre investimenti diretti esteri, creare nuovi legami commerciali e stimolare la crescita economica. È fondamentale coinvolgere attori chiave nelle politiche migratorie, in particolare operatori del mercato del lavoro, istituzioni educative e imprese.

Per garantire un approccio coordinato, è essenziale migliorare la trasparenza del mercato del lavoro e l’intelligence sulle competenze da entrambe le parti, così come la qualità e la trasparenza dei sistemi di istruzione e formazione. Ciò include il riconoscimento e la validazione delle competenze, rendendole visibili e trasferibili a livello internazionale.

Source: UN DESA, Eurostat, national statistics.

Ummuhan Bardak

Esigenze occupazionali ed accesso all’occupazione in Italia

L’analisi dei bisogni occupazionali in Italia prende il via necessariamente dal dato occupazionale più recente. A gennaio 2025 il numero di occupati è salito a 24.222.000

La crescita rispetto al mese precedente coinvolge i dipendenti permanenti, che salgono a 16.447.000, i dipendenti a termine (2.663.000) e gli autonomi (5.111.000). L’occupazione aumenta anche rispetto a gennaio 2024 (+513.000 occupati), ma è sintesi della crescita dei dipendenti permanenti (+702.000) e degli autonomi (+41.000) e del calo dei dipendenti a termine (-230.000). Su base mensile, il tasso di occupazione cresce al 62,8%, mentre diminuiscono quello di disoccupazione, al 6,3%, e quello di inattività, al 32,9%.

L’aggiornamento del bollettino Excelsior permette un focus sulla tematica delle assunzioni.

Nel trimestre febbraio/aprile 2025 sono previste 1.393.480 assunzioni (il 30% dei posti di lavoro è dedicato ai giovani)

Al contempo, le aziende lamentano una difficoltà di reperimento di personale pari al 48%.

Rispetto al totale del mercato del lavoro, il settore con maggiore difficoltà di reperimento risulta essere quello delle costruzioni, seguito da quello delle industrie metallurgiche e dei prodotti in metallo.

L’analisi dei dati evidenzia due cause principali a cui attribuire la difficoltà di reperimento: la mancanza di candidati e la preparazione inadeguata, in quanto molti dei candidati risultano poco formati.

La problematica della mancanza dei candidati, presente in tutti i settori, pone le sue radici soprattutto nel c.d. “gelo demografico”. La popolazione nella fascia 15-74 (quella che corrisponde al più ampio bacino per la forza lavoro) entra in fase di diminuzione a partire dal 2013: si è passati da 45,5 milioni a 44,4 milioni ad inizio 2024 (da 39,1 a 37,4 milioni nella fascia 15-64). La riduzione più accentuata sarà visibile nei prossimi anni, in particolare dalla fine di questo decennio: secondo lo scenario mediano Istat la popolazione 15-74 scenderà sotto 43 milioni nel corso del 2035, sotto 40 milioni nel 2043, arrivando a contare poco più di 37 milioni nel 2050 (e con ulteriore diminuzione negli anni successivi).

Questo comporterà un maggior numero di posti di lavoro disponibili ed un maggior numero di persone in età non lavorativa (con relativo incremento dei costi previdenziali/pensionistici).

Una possibile soluzione è quella dei flussi migratori, come disciplinati dal DPCM 27 settembre 2023 “Programmazione dei flussi d’ingresso legale in Italia dei lavoratori stranieri per il triennio 2023-

2025”. A febbraio 2025, il Ministero del Lavoro ha provveduto ad una prima attribuzione delle quote per l’anno in corso, con 42.835 quote per il lavoro subordinato non stagionale e 38.462 quote per il lavoro subordinato stagionale.

Un’ulteriore soluzione è l’incremento del livello occupazionale delle donne. Nel 2023, il tasso di occupazione femminile in Italia si è attestato al 52,5%, rispetto al 70,4% degli uomini, evidenziando un divario di genere significativo pari al 17,9%. Inoltre, le assunzioni femminili hanno rappresentato solo il 42,3% del totale. Il gap retributivo di genere rimane un aspetto critico, con le donne che percepiscono stipendi inferiori di oltre venti punti percentuali rispetto agli uomini.

Il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, proprio per ovviare a questa criticità, ha introdotto una serie di incentivi occupazionali, finalizzate in particolar modo a incrementare l’occupazione giovanile, femminile e nei territori particolarmente in difficoltà (sud Italia), attraverso il meccanismo di riduzione del costo del lavoro, a fronte di instaurazioni di rapporti di lavoro a tempo indeterminato.

In tal senso, si segnalano in particolare il c.d. “bonus giovani” (assunzione di soggetti under 35 anni), il c.d. “bonus donne” (donne svantaggiate e molto svantaggiate), il c.d. “bonus ZES” (assunzioni di soggetti over 35 anni in aziende fino a 10 dipendenti, ubicate al SUD, disoccupati da almeno 24 mesi).

Alessandro Gaetani

Mobilità, lavoro e diritti: il futuro

dell’integrazione

in Svizzera e in Europa

di Toni Ricciardi, Storico delle migrazioni all’Università di Ginevra e deputato al parlamento italiano

Mobilità, lavoro e diritti rappresentano tre pilastri fondamentali nell’analisi del futuro dell’integrazione in Svizzera e nello spazio europeo. In un contesto globale sempre più interconnesso, è cruciale comprendere come questi elementi possano interagire per promuovere una società inclusiva e sostenibile. La mobilità, in particolare, ha subito una trasformazione radicale negli ultimi decenni. Grazie ai progressi tecnologici e alle politiche di apertura, ci si può spostare più liberamente tra paesi, alla ricerca di opportunità di lavoro e condizioni di vita migliori. Tuttavia, questa libertà di movimento porta con sé sfide significative. In Svizzera, ad esempio, l’afflusso di lavoratori stranieri ha contribuito storicamente a una crescita economica rilevante, ma ha anche sollevato interrogativi riguardo alla coesione sociale e all’integrazione culturale. Non è un caso che, nel paese dei referendum per antonomasia, il popolo dal 1970 ad oggi sia stato chiamato ad esprimersi sulla presenza degli stranieri, in media, ogni due anni e mezzo. Nell’ultimo decennio la mobilità italiana in Svizzera ha registrato un incremento significativo, contribuendo a plasmare il panorama economico e sociale del paese. Ormai le italiane e gli italiani in Svizzera sfiorano le 700.000 unità, facendo di questa comunità la terza “ufficiale” nel mondo, dopo Argentina e Germania, ma in realtà la seconda se si considera l’anomalia “Argentina” della cittadinanza. La ripresa repentina del flusso a partire dalla fine degli anni Novanta fa della Confederazione la terza meta di destinazione della nuova mobilità italiana. Si tratta di un fenomeno testimoniato anche dall’incremento di iscrizioni all’Aire nei principali consolati italiani, in cui si registra una media mensile di 400500 nuove iscrizioni, principalmente nelle circoscrizioni consolari di Zurigo, Ginevra e Basilea. Non partono solo le persone altamente qualificate. Ad aumentare è la mobilità in settori quali l’edilizia, la ristorazione e i servizi. Secondo un rapporto dell’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL), nel 2021, circa il 30% dei lavoratori italiani impiegati in Svizzera occupava posizioni a bassa qualificazione, un aumento rispetto al 20% nel 2011. Questa tendenza evidenzia come molte italiane e italiani che

partono oggi occupino posizioni lavorative che non richiedono elevate competenze, contribuendo così a soddisfare la domanda di lavoro in settori chiave dell’economia svizzera. Un tipo di mobilità che porta con sé sfide significative: sono lavori che si contraddistinguono per condizioni precarie, salari più bassi e minori opportunità di crescita professionale. Inoltre, l’integrazione di queste lavoratrici e lavoratori nel tessuto sociale ed economico svizzero può risultare complessa, a causa di maggiori barriere linguistiche e culturali. Inoltre, le statistiche mostrano anche che la mobilità italiana non è uniforme: mentre molte persone si spostano verso le regioni urbane, come Zurigo, Ginevra e Basilea, le aree rurali e periferiche vedono un calo della popolazione. In questo scenario, la formazione continua e l’apprendimento permanente diventano essenziali. Qui entra in gioco il ruolo dei governi, delle scuole, delle università, che devono collaborare per garantire che le opportunità di formazione siano accessibili su larga scala. Parallelamente, il rispetto dei diritti dei lavoratori è un tema cruciale. In Europa, esistono normative che tutelano i diritti fondamentali, ma la loro attuazione varia significativamente da paese a paese. La Svizzera, con il suo modello di economia sociale di mercato, può fungere da esempio per altri paesi europei nell’implementazione di politiche che equilibrino la competitività economica con il benessere sociale. La sfida della mobilità, del lavoro e dei diritti è intrinsecamente legata alle dinamiche globali. È fondamentale che i paesi europei collaborino per affrontare tali sfide in modo coordinato, sviluppando strategie comuni che promuovano la solidarietà e la responsabilità condivisa. In conclusione, il futuro dell’integrazione in Svizzera e in Europa dipende dalla capacità di affrontare le sfide della mobilità, del lavoro e dei diritti in modo globale. Solo attraverso un approccio integrato che consideri le interconnessioni tra questi elementi sarà possibile costruire una società inclusiva e prospera per tutti. La Svizzera, con la sua tradizione di dialogo e mediazione, ha l’opportunità di guidare l’Europa verso un futuro più giusto e sostenibile, dove ogni individuo possa avere accesso a opportunità e diritti fondamentali.

Toni Ricciardi

EZA, la nostra voglia di Europa

Scrivo questa testimonianza sul Seminario EZA di quest’anno di rientro dalla bella manifestazione “Una piazza per l’Europa”, che si è tenuta questo pomeriggio a Roma in piazza del Popolo. I Giovani delle ACLI sono intervenuti a nome di tutta l’associazione: Alice Manoni, con un bellissimo discorso dal palco, ha sottolineato la responsabilità di essere europei, il “peso” della bandiera europea che sventoliamo: “senza tutti noi, che abbiamo deciso di prendercene un pezzo, questa bandiera non avrebbe potuto muovere il vento della democrazia, della pace e della libertà”.

L’Europa è nostra: è un grande sogno realizzato di pace, sviluppo, solidarietà; ma è anche un grande cantiere in cui lavorare, per il quale è indispensabile l’apporto di ciascuno. È infatti minacciato da venti contrari che mettono a dura prova la nostra identità e i nostri doveri di cittadini europei e del mondo, in continua lotta per la democrazia e per i diritti, di tutti e di ciascuno. Una delle più belle opportunità che ci dà la nostra grande associazione è da sempre quella di respirare concretamente una grande passione europea e di poterci impegnare direttamente per la costruzione dell’Europa. Questa opportunità è data innanzitutto dal fatto di poter contare su delle presenze acliste e dei servizi ACLI in quasi tutti i paesi europei. Viaggiare in Europa, andare per lavoro a Bruxelles o nelle grandi capitali, scoprire circoli Acli in remoti villaggi di svariati angoli dell’Unione, oltre che nella nostra amata Svizzera e in Gran Bretagna… è occasione per incontrare dei volti amici, sentendoci a casa, perché accolti dagli aclisti di quei territori. I Giovani delle ACLI, inoltre, non smettono di ricordarci con la loro passione e con il loro impegno la nostra vocazione europea, creando continuamente opportunità per i ragazzi.

Il seminario EZA - itinerante anno dopo anno per tutta l’Europa - è il nostro appuntamento annuale per reincontrarci e per ribadire che siamo europei e che ci impegniamo per la casa comune. EZA è l’Europäischen Zentrum für Arbeitnehmerfragen, attivo nel campo della ricerca e dell’istruzione per gli adulti, per sviluppare una società europea in difesa dei diritti delle persone e volta a promuovere percorsi di cambiamento al passo delle nuove istanze e bisogni di un mercato del lavoro in evoluzione. ENAIP Nazionale è stato protagonista, insieme alla FAI e al Patronato Acli, dell’organizzazione del Seminario 2025. L’appuntamento è stato simbolicamente programmato e realizzato in Albania, a Tirana, un Paese, come sappiamo, alle prese con una delicata e lunga transizione verso l’ingresso nell’Unione Europea. A conclusione del seminario ci è stato permesso di conoscere le splendide iniziative che Ipsia e le ACLI realizzano a Scutari. In un tempo in cui sembrano prevalere la preoccupazione e il pessimismo riguardo al destino dell’Europa - e non mancano i motivi per tenere alta l’attenzione - da Tirana ci siamo resi conto anche di quanto siano stati importanti e veloci i passi avanti compiuti per sentirci europei anche con fratelli e sorelle di Stati quali ad esempio l’Albania. Il tema delle migrazioni e della mobilità intra UE, al centro dell’edizione 2025, ha un rapporto stretto sia con il lavoro dei nostri enti di formazione, la rete ENAIP, sia con l’impegno quotidiano del Patronato ACLI in Italia e nel mondo, come ben evidenziato nel corso del seminario dal titolo “On the move”. Ecco perché la formazione professionale aclista che realizziamo sotto il marchio ENAIP - la quale ha sempre avuto una vocazione ed una proiezione europea ed internazionale - è tornata a dare il proprio contributo nella costruzione di questa comunità aclista sovranazionale e si impegna per il futuro a continuare a dare il proprio apporto con rinnovata convinzione e con forte impegno, proprio mentre il progetto comune ci permette di realizzare importanti progetti finanziati dall’Unione Europea. Mai come quest’anno abbiamo sentito gratitudine per le ACLI e per il Patronato ACLI, che hanno mantenuto sempre attiva la rete europea e mondiale della nostra associazione.

On the move – EZA ACLI

La mobilità dei cittadini e dei lavoratori da sempre riveste una notevole importanza in ordine economico sociale e politico. In particolare, in questi ultimi anni, Migrazione ed Inclusione, sono fra le più grandi sfide che dobbiamo affrontare. La formazione può svolgere un ruolo chiave per una reale integrazione dei migranti fornendo loro skills e qualificazioni essenziali per il loro inserimento sociale e professionale. Il diritto individuale alla formazione è riconosciuto da tempo e richiamato anche negli ultimi anni da numerosi documenti autorevoli quali la Declaration of Inclusion, Council Recommendation on VET (2020), Osnabruck Declaration (2021-2025). Rendere la formazione più inclusiva e flessibile è il pensiero dominante. Dobbiamo infatti rispondere a interessi precisi con consapevolezza: 1) come possiamo contribuire allo sviluppo economico supportando in particolare i settori produttivi ad elevata domanda di lavoratori 2) come possiamo contribuire ad attenuare il problema dell’”aging worforce” (anzianità/denatalità) che accomuna tutto il continente europeo, (“Draghi Report on European Competitiveness”). A fronte di queste sfide da tempo le organizzazioni della formazione professionale hanno individuato 3 linee di azione: 1) strutturare e fornire programmi combinati di formazione, certificazione e job placement per l’integrazione dei migranti; 2) costruire forti partnership con le organizzazioni economiche e sociali; 3) attuare azioni di leverage  con risorse pubbliche e non solo per promuovere una effettiva cooperazione nei sistemi educativi e di formazione con focus sull’integrazione dei refugees e dei migranti. Per realizzare questi scopi riteniamo che sia da perseguire un approccio olistico che combini educazione/formazione, occupazione e inclusione sociale. Ma se la formazione è uno strumento per facilitare l’inclusione sociale degli allievi in particolare quelle persone con migratory background la prima domanda che responsabilmente emerge con forza è la seguente: stiamo facendo abbastanza per le donne e le ragazze, parte debole fra i deboli? NO. Sappiamo che alcuni settori restano a prevalenza maschile in particolare quelli ad elevata concentrazione di tecnologia. Permangono quindi significative barriere per le donne al punto che per esempio, in Europa solo il 18%  delle donne ha ruoli specialisti

nell’ICT. Le azioni per far fronte a questo gap di genere devono quindi affrontare i seguenti temi: stereotipi e norme sociali e culturali, responsabilità multiple che limitano l’accesso alla formazione e non ultimo la mancanza di rappresentanza che rende difficile anche solamente conoscere possibili percorsi di carriera. Le risposte che ne conseguono sono quindi da trovarsi in un effettivo engagement delle comunità e delle famiglie per cambiare stereotipi e promuovere modelli positivi con ruoli ripensati, ripensare i training formats rendendoli più flessibili e con servizi di supporto ai bisogni delle donne e infine creare percorsi non-tradizionali che permettano di uscire dagli schemi precostituiti. Ma perché il diritto sia effettivo dobbiamo fare i conti con il mercato del lavoro o, meglio, i mercati del lavoro. Cosa sappiamo veramente dei “nostri migranti”? Ci siamo posti le domande giuste traguardando all’occupazione? Questo è la domanda che mi sono posto per il nostro incontro in Tirana. Abbiamo innumerevoli dati che possiamo elaborare per capire meglio quali azioni concretamente mettere in atto. In particolare, possiamo immaginare che esistano correlazioni positive fra scelte che i singoli lavoratori che si muovono fra i paesi europei. Di loro sappiamo che i flussi sono determinati da fattori push e fattori pull. Push sono motivazioni che spingono il singolo a muoversi dal loro paese e pull sono i fattori che determinano la scelta di recarsi in quello specifico paese. Per similitudine ho preso in considerazione lavoratrici e lavoratori che si muovono solo per periodi limitati ad un anno senza variare la propria residenza. Sappiamo bene che confrontiamo popolazioni con peculiarità ben diverse.

Una ha il diritto riconosciuto del lavoro, “cittadini europei”, gli altri non hanno alcuni diritti ma entrambi scelgono o sperano di recarsi in quel paese. Esistono quindi nelle scelte di mobilità fattori che possono aiutarci a rendere più effettivo il nostro intervento? Il vantaggio di questa analisi è quella di disporre di una base dati che comunque possa aiutarci a leggere possibili realtà. Un lavoro iniziale che nella mia speranza possa sicuramente essere approfondito con le correzioni del caso.

Giorgio Sbrissa

Patronato ACLI: oltre i confini, al servizio dei diritti

Nato nel 1945 per tutelare e prendersi cura dei diritti delle persone, ancorato nei valori nelle ACLI e in quelli della Costituzione Italiana, pensato per rendere conosciuti, disponibili, effettivi e pieni i diritti, il Patronato ACLI fin da subito non ha avuto dubbi rispetto alla necessità di allargare la sfera di tutela fuori dai confini nazionali, seguendo le persone e non i confini. Ne sono nati un impegno organizzativo, una competenza professionale, una passione associativa capaci di arrivare dove c’era un lavoratore o una lavoratrice bisognosa di accompagnamento e tutela. Le sfide politiche, sociali ed economiche che si affacciavano alla fine del secolo scorso in materia di welfare, lavoro e immigrazione e che oggi stanno dispiegando appieno le loro conseguenze hanno contribuito a spingere il Patronato ad interrogarsi sulla propria presenza oltre i confini nazionali e dei Paesi di emigrazione italiana, a partire da quei Paesi che guardavano all’Italia come opportunità e a cui l’Italia guardava, più o meno consapevolmente e più o meno con diffidenza, per rispondere ai bisogni produttivi del proprio sistema economico e anche dei bisogni di cura espressi da milioni famiglie. Forte della propria storia, quindi, il Patronato ACLI negli ultimi 25 anni ha aperto proprie sedi in Marocco, Moldova, Ucraina, Filippine e Albania, sin dal 2006: una presenza in sintonia con la propria mission e con la propria storia, una presenza che si è anche consolidata con una rete di operatori provenienti dall’Albania, che ci ha permesso di interagire con la diaspora albanese per affiancare ai servizi di tutela anche percorsi di

inclusione e partecipazione. Dal 2006 ad oggi Il Patronato Acli ha realizzato oltre 300.000 pratiche a favore di cittadini nati in Albania, oggi circa 20.000 pratiche annue. Attraverso le pratiche svolte dal Patronato ACLI è possibile definire una fotografia della migrazione albanese. Una migrazione prevalentemente giovane, inserita in percorsi lavorativi spesso instabili e che si rivolgono al Patronato anche per ottenere interventi di carattere assistenziale o di tutela del lavoro. Una popolazione che sempre di più guarda con speranza all’Italia e vuole diventarne cittadino, come testimoniano i 5000 albanesi che hanno ottenuto la cittadinanza italiana attraverso di noi. Questi dati e l’analisi delle situazioni previdenziali dei cittadini, sono alla base dell’accordo tra Italia ed Albania in materia di sicurezza sociale di prossima ratifica. Un accordo che segna un passo significativo nella tutela dei diritti dei lavoratori italiani e albanesi, in quanto garantirà una maggiore sicurezza sociale e una prospettiva previdenziale più solida; un accordo che riguarderà, nel corso degli anni, circa 200.000 persone tra Italia ed Albania.  Grazie a questa opportunità, si aprono per il Patronato ACLI nuove sfide in Albania, che passano dall’aumentare la presenza con uffici sempre più competenti, dalla necessità di intercettare e informare i cittadini albanesi sui diritti maturati e su quelli esigibili in materia previdenziale ed assistenziale a seguito dell’entrata in vigore dell’accordo di protezione sociale, dall’opportunità di collaborare e di mettersi in relazione con gli istituti previdenziali dei due Paesi per garantire corrette informazioni, efficacia nella liquidazione delle prestazioni e per aumentare la fiducia nelle istituzioni da parte delle persone. Per fare questo sarà strategico, in Albania come in Italia come negli altri Paesi di migrazione, continuare a collaborare con la diaspora sia per far conoscere i contenuti dell’accordo sia per trasformare sempre più le migrazioni in opportunità di sviluppo oltre che per le persone per i Paesi nel loro complesso. Il Patronato ACLI, grazie all’esperienza accumulata e sempre rinnovata, nel lavoro con gli Italiani nel Mondo, può essere un punto di riferimento per queste comunità migranti e per questa migrazione circolare, che sempre più rappresenta la realtà. La Svizzera in particolare, meta di tanti albanesi, potrà giocare un importante ruolo anche in questa dinamica di estensione dei diritti e di inclusione: nuove sfide che mettono in gioco la nostra capacità di essere versatili, inclusivi, attenti ai bisogni della società che cambia.

Le ACLI in Piazza per l’Europa: Un Impegno Condiviso per il Futuro dell’Unione

Le ACLI hanno accolto con convinzione l’appello lanciato da Michele Serra su La Repubblica per una mobilitazione in difesa dell’Europa e dei suoi valori fondamentali. Crediamo che sia il momento di affermare con forza il nostro impegno per un’Unione Europea più democratica, sociale ed inclusiva, attraverso il sostegno attivo ai movimenti europeisti, la promozione del dialogo tra i cittadini e le istituzioni e la partecipazione a iniziative concrete volte a rafforzare la coesione e la solidarietà tra i popoli.

Un’Europa da difendere e rafforzare

L’Europa non è solo un’istituzione, ma una comunità di valori che affondano le radici nella pace, nella giustizia sociale, nei diritti e nella partecipazione democratica. In un’epoca segnata da crescenti tensioni internazionali, da derive nazionaliste e da sfide economiche e sociali sempre più complesse, è fondamentale riaffermare con determinazione il progetto europeo. Perché questa mobilitazione sia davvero efficace, è necessario che tutti facciano un passo indietro rispetto a personalismi e protagonismi. La difesa e il rilancio del progetto europeo non possono essere patrimonio di una singola sigla o di singoli leader, ma devono essere il frutto di una mobilitazione collettiva, che metta al centro i valori condivisi.

Protagonisti del futuro: I giovani

Un ruolo cruciale in questo percorso spetta ai movimenti giovanili europeisti, che in questi anni hanno lavorato con passione e competenza per un’Europa migliore. Un esempio concreto è la rete Europa porta Europa, che ha promosso iniziative di sensibilizzazione, incontri con le istituzioni e campagne di informazione per avvicinare i giovani ai temi dell’integrazione europea e della partecipazione democratica. Reti come Europa porta Europa rappresentano il cuore pulsante di questa mobilitazione e devono avere lo spazio per essere protagonisti del cambiamento, non semplici spettatori. Il futuro dell’Unione Europea deve essere scritto con il contributo delle nuove generazioni, che più di chiunque altro ne saranno custodi e interpreti nei decenni a venire.

La mobilitazione a Zurigo: una piazza per l’Europa Sabato 15 marzo, le ACLI Svizzera hanno partecipato con

convinzione alla mobilitazione per l’Europa, scendendo in piazza a Zurigo, davanti al Consolato Generale d’Italia. L’atmosfera era carica di entusiasmo e determinazione, con bandiere europee che sventolavano tra i partecipanti e interventi appassionati che ribadivano l’importanza di un’Europa più solidale. “Essere qui oggi significa credere in un futuro comune, senza muri né divisioni”, ha dichiarato un giovane attivista, testimoniando lo spirito che ha animato l’evento.

Abbiamo dato voce a un’Europa che vogliamo più democratica, più sociale, più vicina alle persone. Insieme a tante altre realtà e cittadini, abbiamo ribadito che il futuro dell’Unione è una responsabilità collettiva. L’Europa si costruisce con l’impegno di tutti, senza distinzioni ideologiche o confini nazionali. L’iniziativa ha dimostrato che esiste una volontà concreta di lavorare per un’Europa più forte, più unita e capace di affrontare con determinazione le sfide del nostro tempo.

Un ringraziamento speciale a tutti coloro che hanno partecipato, dimostrando che la costruzione del futuro europeo è nelle nostre mani. Continueremo a lavorare con determinazione affinché l’Unione Europea sia sempre più un progetto di inclusione, giustizia e partecipazione democratica.

L’esperto risponde

Pagamenti annuali e semestrali delle Pensioni

Buongiorno, mi chiamo Michele, mi rivolgo a voi per un dubbio sul pagamento della mia pensione di vecchiaia italiana. Ho notato infatti che l’importo della piccola pensione italiana corrispostomi a gennaio è diversa dal solito. Ringraziandovi in anticipo del riscontro, Cordiali saluti

Gentile Michele, diverse possono essere le ragioni di una variazione dell’importo della pensione e la invitiamo a rivolgersi alla sede del Patronato ACLI a lei più vicina per una verifica approfon-

dita.

Il primo pensiero che ci è venuto in mente però riguarda il pagamento di pensioni dagli importi molto bassi. Sotto un certo importo infatti la pensione non viene più pagata mensilmente, come avviene in genere, ma viene pagata semestralmente o addirittura mensilmente. Se l’importo in pagamento è prossimo a quelli di riferimento, può accadere che da un anno all’altro, anche piccole variazioni sull’importo determini una variazione anche della frequenza dei pagamenti.

Approfittiamo quindi per proporre qui di seguito la tabella coi limiti salariali, le frequenze e le date di queste tipologie di pagamenti:

Da 0,01 € a 10,00 € Da gennaio a dicembre (compresa la tredicesima)

Da gennaio a giugno

Da 10,01 € a 85 €

Da luglio a dicembre (compresa la tredicesima)

3 gennaio

3 gennaio

1 luglio

Variazione coordinate bancarie per pagamenti pensione italiana

Spettabile Patronato ACLI, Sono residente a Lugano e titolare di una pensione di vecchiaia INPS con pagamento mensile, vorrei cambiare per comodità il conto corrente sulla quale è accredita in quanto attualmente viene versata presso una banca in Italia, come è possibile fare? Grazie e saluti. Giovanna

Gentile Giovanna, Per cambiare l’ufficio pagatore di una pensione INPS è necessario presentare una domanda telematica all’INPS. Può farlo da sola, sul portale MyINPS, o può usufruire dei nostri servizi (gratuiti).

In entrambi i casi, dovrà munirsi della seguente documentazione:

- Documento su carta intestata della banca dove intende spostare la pensione dove risulti che il conto è intestato a lei e siano indicati l’IBAN e il BIC

- Documento di identità in corso di validità

- Se, come nel suo caso, attualmente riceve i pagamenti

su un conto in Italia, servirà confermare anche il codice IBAN di questo conto corrente.

Se è già in possesso di questi documenti può prendere contatto con la sede del Patronato ACLI Svizzera a lei più vicina. Si ricordi solo di non chiudere il vecchio conto prima d’aver ricevuto conferma che l’accredito della pensione sul nuovo conto sia andato a buon fine.

Sede di Aarau

Rohrerstrasse 20, 5001, Aarau 062 822 68 37 aarau@patronato.acli.it

Sede di Basilea

Aeschenvorstadt 24, 4051, Basel 061 272 64 77 basilea@patronato.acli.it

Sede di Bellinzona

Via Mesolcina 2, 6500, Bellinzona 091 825 43 79 bellinzona@patronato.acli.it

Sede di Biasca

Via Pini 9, 6710, Biasca 091 862 23 32 biasca@patronato.acli.it

Sede di Locarno

Via Angelo Nessi 22A, 6600, Locarno 091 752 23 09 locarno@patronato.acli.it

Sede di Losanna

Av. Louis-Ruchonnet 8, 1003, Lausanne 021 635 24 21 losanna@patronati.acli.it

Sede di Lucerna Luzernerstrasse 131, 6014, Luzern 041 410 26 46 lucerna@patronato.acli.it

Sede di Lugano

Via Serafino Balestra 19, 6900, Lugano 091 923 97 16 lugano@patronato.acli.it

Sede di San Gallo Heimatstrasse 13, 9008, St. Gallen 071 244 81 01 sangallo@patronato.acli.it

Sede di Zurigo

Herostrasse 7, 8048, Zurich 044 242 63 83 zurigo@patronato.acli.it

Coordinamento Nazionale svizzera@patronato.acli.it

La vita straordinaria di Ennio Carint: una storia di impegno e visione nelle ACLI Svizzera

Salvo Buttitta, presidenza ACLI Svizzera

Ennio Carint è uno di quegli uomini che lasciano tracce profonde e indelebili, capaci di ispirare intere generazioni. Nato in Friuli da una famiglia con possibili radici austriache, arriva in Svizzera nel 1960 spinto dal desiderio di nuove opportunità e dal bisogno di migliorare le condizioni della sua vita e di quella della sua famiglia. Si stabilisce a Baden, dove trova lavoro come elettromeccanico in una grande azienda. Nonostante il lavoro impegnativo, Ennio coltiva sempre la sua passione per la cultura classica e la scrittura, attività che lo accompagnano fin dalla giovinezza.

Grazie alla sua professione, ha l’opportunità di viaggiare in diversi paesi, come Sudamerica, Australia e Cina, e di entrare in contatto con culture e tradizioni lontane. Questi viaggi diventano fondamentali per sviluppare una visione aperta e multiculturale, che arricchisce ulteriormente il suo impegno sociale.

La svolta decisiva nella vita di Ennio avviene grazie all’incontro con un missionario italiano, che lo avvicina al mondo delle ACLI. Da questo incontro prende vita l’idea di fondare il circolo ACLI di Wholen, che rapidamente diventa un punto di riferimento importante per gli immigrati italiani in Svizzera. Per Ennio, l’associazione non è solo un luogo di incontro, ma una missione autentica che porta avanti con grande determinazione e passione.

La realtà svizzera degli anni ‘60 non è sempre facile per gli immigrati italiani. Nonostante ciò, Ennio si sente accolto dalla comunità locale, riuscendo a concentrarsi con entusiasmo sul volontariato e sul sostegno concreto ai connazionali. La sua determinazione, alimentata da un forte senso di giustizia sociale, lo rende presto una figura di riferimento, capace di raccogliere attorno a sé molte persone desiderose di contribuire al bene comune.

Nel suo lungo percorso nelle ACLI, Ennio partecipa a numerosi congressi nazionali in Italia, dove incontra personalità influenti come Emilio Gabaglio e Giovanni Bianchi. Questi incontri gli permettono di rafforzare ulteriormente il suo impegno e il suo legame con l’associazione. Un momento particolarmente significativo è la scoperta della figura di Don Lorenzo Milani, simbolo di un cristianesimo impegnato concretamente verso i più deboli. È proprio Don Milani, con la sua vita e le sue opere, a rafforzare in Ennio la convinzione di essere un “lavoratore cristiano impegnato per una società migliore”.

Ennio assume incarichi di responsabilità a livello locale e nazionale nelle ACLI in Svizzera, portando avanti progetti concreti e ambiziosi. Tra questi, la costruzione della nuova sede del circolo di Wholen rappresenta sicuramente un traguardo straordinario. Centinaia di volontari collaborano alla realizzazione di questo progetto, offrendo gratuitamente migliaia di ore di lavoro. Questa esperienza diventa un esempio tangibile di quanto sia potente e efficace il lavoro di squadra e la solidarietà concreta.

La strada percorsa da Ennio non è stata priva di ostacoli e delusioni, ma il suo idealismo pragmatico e il suo spirito resiliente lo hanno sempre spinto a guardare avanti con determinazione. Il sogno che ancora oggi alimenta la sua passione è quello di una società giusta e coerente, dove le piccole azioni quotidiane possono contribuire a un cambiamento positivo. Come dice lo stesso Ennio, «La tua giornata non passi senza che tu ti scopra a sognare, perché senza sogni non realizziamo niente nel mondo. Sono i sogni che ci portano in alto».

La vita di Ennio Carint è una testimonianza potente di autenticità, coerenza e impegno sincero. La sua storia ci insegna che, animati da ideali autentici e dalla passione per la giustizia e la solidarietà, ciascuno di noi può davvero lasciare un segno importante. Una vita semplice ma straordinaria, che mostra concretamente quanto l’impegno personale e collettivo possa rendere migliore il mondo in cui viviamo.

Ennio Carint

Il circolo ACLI di Lucerna presenta il programma culturale e ricreativo per il 2025

di Angelo Pistone, presidente del circolo ACLI di Lucerna

Il 07 febbraio 2025, presso il “Centro Polifunzionale e Scuola di Formazione Professionale ENAIP IB” di Lucerna, si è tenuta la tanto attesa presentazione del programma del Circolo ACLI di Lucerna per l’anno 2025. L’evento ha attratto numerosi partecipanti, con una grande partecipazione di giovani famiglie arrivate recentemente a Lucerna, ma anche di altre persone interessate a scoprire le iniziative proposte per il prossimo anno. Antonio Scolamiero, durante la serata, ha presentato con grande entusiasmo i corsi della Scuola Professionale ENAIP IB, questi corsi rappresentano un’importante opportunità di formazione per i residenti, con particolare attenzione alle nuove esigenze del mercato del lavoro e alle competenze richieste nella società moderna. Soffermandosi in particolar modo oltre ai corsi classici che sono ormai un unicum per tutta la Svizzera Centro orientale (Muratore e Gessatore AFC; Caposquadra e Capomuratore FA), sui corsi che offre gratuitamente ai suoi concittadini il Cantone di Lucerna con il programma “Semplicemente meglio”. Accanto a questa presentazione, sono stati introdotti anche i numerosi servizi offerti dal Patronato ACLI, che supportano la comunità in ambito sociale, fiscale e amministrativo. Un’attenzione particolare è stata rivolta ai servizi di consulenza per le famiglie e le giovani coppie, che spesso si trovano a dover affrontare molteplici difficoltà legate alla vita quotidiana. È stata anche l’occasione per fare il bilancio de primo anno dello Sportello Consolare di Lucerna, che è ospitato nei locali del Patronato ACLI. La sorpresa più grande della serata è stata senza dub-

bio la partecipazione di un folto pubblico, con la sala del Centro Polifunzionale che si è riempita di volti sorridenti e curiosi. La maggior parte dei partecipanti era composta da giovani famiglie che, da poco tempo, hanno scelto Lucerna come loro nuova casa. Un segno evidente dell’importanza della comunità locale e dell’interesse crescente per le attività proposte dal Circolo ACLI. L’evento si è concluso in un clima di grande cordialità, con un ricco aperitivo offerto dal Circolo e dal Patronato. Un momento di socializzazione che ha permesso a tutti i partecipanti di conoscersi meglio e scambiarsi idee su come sviluppare ulteriormente la vita culturale e sociale di Lucerna. Con questo primo incontro, il Circolo ACLI ha dimostrato di essere sempre più al centro della vita della comunità, proponendo attività e iniziative che rispondono alle necessità e alle aspettative dei suoi cittadini. L’appuntamento per il 2025 si preannuncia ricco di eventi e opportunità per tutti.

PROGRAMMA 2025 DEL CIRLO ACLI DI LUCERNA

07 Febbraio - Presentazione del Centro Polifunzionale di Lucerna

(Patronato ACLI - Circolo ACLI - Sportello Consolare - Enaip IB)

06 Marzo - Giornata Internazionale della Donna Proiezione del film “C’√® ancora domani”

In collaborazione con l’Ambasciata Italiana di Berna e il Consolato Generale di Zurigo

09 Marzo - Pranzo insieme: “Paella”

Presso il Circolo ACLI - Luzernerstrasse 131, LittauLucerna

17 Marzo - IMPASTIAMO - Le mani in pasta

Ore 18:00, presso il Circolo ACLI di LucernaLuzernerstrasse 131

05 Aprile - Conferenza: “I riti pasquali tra fede e tradizione”

A cura del prof. E. Petoia (antropologo)

Ore 17:30, presso il Circolo ACLI di LucernaLuzernerstrasse 131

Maggio (data da definire) - Gita a Lugano

Incontro con il Circolo ACLI di Lugano

29 Giugno - Grigliata “In-boscati”

Le nuove truffe e i mezzi per proteggersi

Venerdì 21 febbraio il circolo ACLI di Losanna ha organizzato una serata informativa sulle nuove truffe e sui modi per proteggersi. Nel 2023, solo nel Canton Vaud, le truffe internet sono state l’84%, mentre a livello nazionale circa il 70%. Si osserva, infatti, che oggi la criminalità è diminuita a livello di furti, di qualsiasi genere, mentre è in forte aumento la cybercriminalità.

Queste statistiche sono il risultato dell’analisi dei casi denunciati, anche se non corrispondono propriamente alla realtà. C’è, infatti, un discreto numero di persone che non ha il coraggio di denunciare, vergognandosene.

Nastia Kordo, Coordinatrice della prevenzione e Criminologa, insieme al suo collega, Anthony Sutter, della Polizia, ci hanno elencato quelli che sono i diversi tipi di truffe:

• telefoniche;

• con finti poliziotti;

• finto supporto tecnico;

• siti di vendita online, troppo accattivanti per essere veri;

• sentimentali;

• phishing o “hameçonnage” per mail o sms.

Le raccomandazioni sono quelle di non fornire alcun tipo di codice, password o altro dato sensibile. I truffatori sono molto bravi a cogliere le nostre fragilità, rendendoci ancora più vulnerabili.

Dobbiamo renderci attenti ai dettagli: errori ortografici, prezzi troppo bassi che non possono corrispondere alla realtà, falsi indirizzi mail, informazioni non veritiere che sono sempre da verificare chiamando il 117, richieste di codici o dati personali, pacchi bloccati in dogana, ecc.

Ogni anno vengono usurpate grandi somme di denaro, che finiscono nelle mani di truffatori senza scrupolo, residenti maggiormente all’estero, così da essere ancor più difficilmente rintracciabili.

Molto l’interesse manifestato per l’argomento, purtroppo sempre più di attualità. La serata, infatti, ha visto la partecipazione di circa un’ottantina di persone. Cerchiamo di essere vigili e scrupolosi, prendendo visione dell’informativa dell’Ufficio federale della cibersicurezza in materia. E soprattutto, se siamo o siamo stati vittima di una truffa, parliamone con la nostra famiglia, con le persone che ci circondano e denunciamo alla polizia.

Celebrazione interculturale della Messa e serata conviviale con condivisione di cibi di diverse nazioni

di Natale Di Giovanni, Circolo ACLI Möhlin

Ègiunta ormai alla quarta edizione la Messa Interculturale di Möhlin/Argovia.

Alla base dell’ormai tradizionale e seguitissima

Messa Interculturale ci sono le esigenze di aggregazione della comunità cattolica multinazionale della nostra regione. Solo tramite gli incontri con persone di diverse culture si crea la fiducia e la comprensione per l’ignoto. E la fiducia è fondamentale per la convivenza.

L’idea è nata qualche anno fa dal colloquio fra il nostro parroco, dott. Godwin Ukatu, formatosi come teologo all’Università di Roma, ed Agostino Oliva, presidente del Circolo ACLI di Möhlin. Il Circolo ACLI, attivo a Möhlin fin dal lontano 1968, funge da coordinatore delle 12 nazioni componenti e partecipa attivamente alla pianificazione e realizzazione della Messa e dell’interscambio gastronomico-culturale che ne segue.

Dopo la simbologia del “Pane” per diverse culture, nell’ultima Messa Interculturale, nella funzione religiosa del 15

marzo scorso si è scelta la tematica “Vitamina C”, indispensabile per la salute, il rafforzamento del sistema immunitario e la promozione del buon umore.

Durante il servizio religioso un folto gruppo ha svolto una processione vivente durante la quale sono stati portati in ceste degli agrumi all’altare ed una volta benedetti sono stati offerti ai partecipanti. È stata una celebrazione gioiosa in chiesa con musica, letture e preghiere provenienti da vari paesi, continenti e culture.

Di seguito alla funzione religiosa, la festa della diversità, della fede e della comunità si è protratta al Centro Parrocchiale “Schallen” dove durante l’accogliente e piacevole serata alla quale hanno partecipato moltissime persone di tutte le età, sono state offerte un gran numero di squisitissime specialità, sapientemente preparate dai gruppi delle nazioni partecipanti. Le molteplici tavole imbandite hanno stimolato al colloquio e all’avvicinamento delle persone.

Visto che quest’anno si celebra anche il 20.mo anniversario di sacerdozio di Don Godwin Ukatu, il gruppo musicale nigeriano Associazione APA Suisse, ha partecipato con i suoi vivaci canti e balli ritmati alla processione in chiesa e all’intrattenimento durante la festa al Centro Parrocchiale. Il generoso ricavato della colletta è andato al favore dell’associazione Humanity Nigeria che promuove la formazione professionale di giovani e studenti nel paese natio del nostro parroco.

È stata una giornata memorabile, condivisa e molto apprezzata da tutti i partecipanti. Visto il grande e ripetuto successo dell’ormai tradizionale messa interculturale, il gruppo pastorale ha deciso di ripeterla due volte l’anno. La prossima data è già stata fissata a sabato 18 ottobre 2025.

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