In questo giorno così importante per la vita della nostra Associazione voglio ringraziare tutti voi presenti, chi mi ha sostenuto e chi mi ha richiamato, dandomi la possibilità di imparare e rappresentare al meglio la nostra associazione.
Alcuni grazie, alle tantissime donne e ai tantissimi uomini che hanno custodito la passione delle ACLI nei Circoli dentro i territori, nei piccoli come nei grandi paesi.
Una dedizione e una fedeltà, a volte ostinata, nel quotidiano, che mi ha spesso commosso e dato forza nei momenti più faticosi. È stato un grande regalo incontrarvi. Ringrazio i lavatori e le lavoratrici delle Acli, Da chi mi ha affiancato quotidianamente con le attività di segreteria e supporto ai Circoli, anche quelli delle Associazioni Specifiche. Sono stati un punto di riferimento aggiornato e paziente, supportando e spronando dalle pratiche burocratiche alla progettazione per finire con la comunicazione Ringrazio i dipendenti tutti delle Acli, del Patronato e di Acli Service. E’ grazie alla loro competenza e professionalità che i nostri servizi, lo dico senza falsa modestia, sono i Migliori e sempre in crescita.
. Ringrazio il Consiglio Provinciale uscente, , che, con me, ha dovuto aggiornare modi e tempi diversi di incontro e confronto in questi 4 anni. Ringrazio Francesca Maletti, che in tutti questi anni è stata come un filo rosso. . E approfitto ancora per congratularmi con lei pubblicamente, per il ruolo assunto di Vicesindaco e Assessore, un riconoscimento importante per le sue competenze e capacità.
Sono diventata presidente subentrando nell’estate del 2019, e poi ….nessuno si aspettava di essere travolti dalla Pandemia del Covid, e dalla riforma del terzo settore .
Non è stato facile, non ce l’avremmo fatta se non collaborando insieme.
IL CONTESTO E GLI SCENARI
Le tracce congressuali includono diversi punti chiave che io sintetizzo
Viviamo in un tempo Espansivo, cioè che cambia così rapidamente che non si riescono ad assimilare i cambiamenti, né a percepirli. Le disuguaglianze e le povertà aumentano in maniera progressiva e vertiginosa. E allora è importante imparare a interrogare i segni attorno a noi. Senza farsi spaventare dai segnali di un futuro distopico (L’ARRETRARE DEI DIRITTI CIVILI, LE DEMOCRAZIE IN AFFANNO, la violenza, il prevalere degli interessi personali -dall’economia all’ambiente- su tutto) , ma piuttosto SCOMMETTENDO, sulle persone, sull'essere umano, sulla condivisione delle conoscenze, sulle storie, sul fare
esperienze insieme, sul fare scelte politiche – anche di parte, a volte, perché queste cose creano futuro, occupazione, relazioni sviluppo e ci permettono di immaginare un futuro a misura d'uomo, dignitoso, giusto dove si può pensare di vivere veramente la democrazia, l'essere cittadino.
Cito alcuni dati e riflessioni di Marco Pagnoncelli, al Congresso Acli di Bergamo, per capire il contesto in cui operiamo.
“Secondo Istat al 31 dicembre del 2021 le organizzazioni non profit presenti in Italia erano 360.623. e contano 4,6 milioni di volontari (su un totale di oltre 6 milioni di volontari attivi nel nostro Paese). Si tratta di una realtà molo articolata che comprende associazioni, corpi intermedi, organizzazioni che operano in ambiti diversi: servizi alla persona, cultura, sport, casa,, cooperazione internazionale, istruzione, proteezione civile, ambiente, lavoro, consumerismo, ecc. Le associazioni rappresentano quindi una componente fondamentale del capitale sociale del nostro Paese, affiancano i servizi pubblici svolgendo spesso un ruolo di supplenza, rispondendo a bisogni degli individui e delle colletvità nelle quali operano, dando voce e rappresentanza a piccolo segmenti sociali e operando in un clima sociale che non sempre favorisce il loro operato.
Gli atteggiamenti dei cittadini nei confronti delle associazioni sono ambivalenti: si apprezzano le associazioni di volontariato e quelle che “proteggono i cittadini” (per esempio le associazioni consumerismo) e si criticano aspramente si guardano con diffidenza quelle di rappresentanza (partiti, sindacati, associazioni datoriali, ecc.). Le associazioni operano oggi in contesti sempre più complessi caratterizzati da diseguaglianze crescenti, partcolarismi, fratture sociali che negli ultmi anni si sono acuite e, più in generale, in un clima sociale che si è fortemente deteriorato a seguito del susseguirsi delle crisi di questo inizio di decennio (la pandemia, il ritorno dell’infazione, la crisi energetca a seguito del conflitto in Ucraina, la crisi climatca, la situazione internazionale, la Guerra israelo-palestiese e medio.orientale)
La coesione sociale sembra essere in crisi, dato che sempre più persone sono convinte che siano più le cose che ci dividono rispetto a quelle che ci uniscono. È una convinzione da ricondurre anche, ma non solo, alla presenza di molte disuguaglianze, da quelle economiche (le più avvertite), a quelle generazionali, di genere e territoriali. Si registra una forte domanda di cambiamento del Paese unita ad una indisponibilità al cambiamento individuale, perché prevale il ripiegamento difensivo, la paura di mettersi in discussione e di rinunciare alle proprie certezze. E i numerosi processi di transizione di cui parliamo quotidianamente (transizione energetica, ambientale, tecnologica, digitale, ecc.) producono reazioni ambivalenti nelle persone: si alimenta l’aspettativa di un cambiamento positivo che potrebbe avere un impatto sulla qualità della propria vita, ma determinano anche ansia e preoccupazioni. . È un atteggiamento che frena anche i processi di riforma e genera indifferenza nei confronti del PNRR che invece dovrebbe indurci a guardare al futuro e al bene comune, grazie alle riforme che consentono di mettere mano ai nodi strutturali che affliggono il Paese. Si notano più le difficoltà di progettazione e di attuazione, senza riuscire a vedere i risultati finali dell’intero piano ed evitando di rispondere al seguente interrogatvo : che Italia avremo tra 10-15 anni se realizzeremo il PNRR (non a caso denominato dall’Unione Europea NextGeneration EU)? Insomma, molte ricerche ci dicono che la stragrande maggioranza degli italiani reclama le riforme, ma sono quasi sempre “le riforme degli altri.
Assistiamo e viviamo una personalizzazione e mediatizzazione della politica, che trasforma il ruolo del cittadino da attore a spettatore che, come tale, applaude o fischia a seconda delle circostanze, senza in nessun modo sentirsi parte del processo democratico, incurante o addirittura ignaro delle sue responsabilità individuali.
Il crescente tasso di astensione,la sfiducia nei partiti, il senso di estraneità rispetto alle vicende politiche sono crescenti tra i cittadini, anche tra quelli più impegnati nel sociale; alcuni approfittano per mettere in discussione la democrazia , imputandole i tempi lunghi, l’incapacità decisionale e i costi. C’è chi reclama scelte autoritarie o leader “forti” ma nessuno riesce a rispondere a quali alternative o correttivi.
Questo è il contesto nel quale operano oggi le associazioni.
Un’importante ricerca sui corpi intermedi trealizzata da Istat nel 2019, prima del Covid. che ha intervistato un campione di persone attive nel volontariato che operano in svariate realtà associatve ha evidenziato che tra i volontari e tra coloro che fanno parte di un’associazione, la politica è giudicata distante dalla loro associazione e rispetto ad essa prevale un atteggiamento di marcata superiorità morale.
Durante la pandemia, I CORPI INTERMEDI, anche quelli con funzione di rappresentanza, beneficiavano di una ripresa di reputazione ed erano destinatari di elevate aspettative da parte dei cittadini: venivano considerati fondamentali da una quota rilevante della popolazione per la crescita e il benessere sociale dell’intero Paese nonché per supplire alle carenze dei servizi pubblici. per mediare tra le decisioni delle autorità pubbliche e i cittadini destinatari di queste decisioni, per promuovere la cultura della collaborazione e della partecipazione “dal basso”, e per “fare rete”. Quasi tre cittadini su quattro ritenevano molto o abbastanza importante il ruolo delle associazioni e dei corpi intermedi per la ripartenza del Paese, una volta superata la fase critica dell’emergenza pandemica. Perchè le associazioni hanno la capacità di farsi portavoce di bisogni ed esigenze dei citadini e di intervenire a favore di quelli più fragili; ma anche sulla capacià di mediare tra le autorità di governo (a livello nazionale e locale) e i cittadini, di promuovere la cultura della solidarietà e della coesione sociale, di favorire il coinvolgimento e la partecipazione delle persone.
Insomma, sembrava aprirsi una nuova e promettente stagione per il nostro Paese che interpellava le istiuzioni, i corpi intermedi, i mondi associatvi che agli occhi dell’opinione pubblica avrebbero dovuto avere un ruolo di primo piano per l’uscita dall’emergenza e il ritorno alla normalità. (ricordo le richieste congiunte delle Associazioni del riconoscimento di essere luoghi di relazione e socialità, per)
A quattro anni di distanza dal conclamarsi del Covid cosa è rimasto di tutto ciò?
Purtroppo molto poco, quasi a conferma che gli italiani sanno dare il meglio di loro stessi nelle situazioni emergenziali, ma difettano molto in quelle di normalità.
Ma non tutto è perduto e, pur nella complessità della situazione attuale speriamo che nel prossimo futuro si apra uno spazio importante per i corpi intermedi e per le associazioni che può favorire la crescita sociale e civile del Paese. A condizione che le realtà associatve sappiano evolvere dandosi nuovi e più ampi obiettivi:
• essere consapevoli del ruolo più ampio di cui si è portatori, quello di “costruzione della città” e di rafforzamento dei legami sociali
• Mettere al centro il tema degli interessi generali, del bene comune e lo “sguardo lungo”. Tenere in equilibrio il benessere individuale e il benessere collettivo può rappresentare un vantaggio per tutti e dobbiamo esserne consapevoli
• Operare in una prospettiva di collaborazione con altre realtà, facendo rete, sistema
• Contribuire a riassegnare valore alla politica, alla partecipazione, rendendo il cittadino consapevole delle proprie responsabilità
• Saper cogliere i segnali positivi, che pure ci sono nella società, ed essere portatori di uno sguardo positivo,
A questo proposito faccio qualche esempio di segnali positivi presenti nel paese: Per esempio la partecipazione dei giovani. C'è lo stereotipo che considera i giovani apatici. E che racconta che la partecipazione e la mobilitazione delle giovani generazioni è scomparsa, in realtà è una partecipazione che, a differenza del passato è cambiata, , perché spesso si tratta di partecipazione su base tematica ambientale, parità di genere, violenza sulle donne. Pace e non violenza.
Interessante guardare anche alle iniziative che nascono nel territorio e vedono cittadini e imprese protagonisti, come per esempio per le CER, le comunità a energie rinnovabili, che vedono anche associazioni di utenti privati e cittadini, artigiani e commercianti, pubbliche amministrazioni locali, piccole e medie. Imprese, parrocchie, organizzazioni non profit, che si si aggregano per vendere, acquistare o entrambe le cose, l'energia prodotta da fondi da fonti rinnovabili.
I benefici di questa iniziative sono ambientali, economici, e sociali. Esistono anche i Pat di collaborazione, cioè gli accordi tra cittadini ed enti locali che progettano e realizzano la rigenerazione di beni comuni urbani e la gestione condivisa di interventi di cura degli stessi. Oppure sta crescendo tra gli imprenditori e i manager la consapevolezza che l'impresa è un soggetto economico che ha rilevanti responsabilità sociali e ciò induce a investire sempre più, nelle responsabilità sociale di impresa.
La coesione quindi, per dirla con parole semplici ed efficaci, il FARE RETE, rappresenta un vantaggio competitivo e risulta un fattore di successo aziendale, offre grandi spazi e opportunità di intervento per i corpi intermedi che hanno un ruolo di rappresentanza, e anche per le realtà associative che possono rivitalizzare la propria missione sociale, sostenendo queste iniziative, dando loro visibilità, favorendo la partecipazione, accompagnando i processi di attuazione, monitorando i risultati, facendo percepire i vantaggi per l'intera società..
E questa la vera sfida per le associazioni e i corpi intermedi, i quali potrebbero rappresentare una sorta di cinghia di trasmissione che conferisca Valore politico (in senso alto) e potrebbe favorire un diverso atteggiamento nei confronti della politica e a un impegno diretto dai cittadini, quantomeno nel proprio territorio. E come si collocano le Acli cli in questo scenario fatto più di ombre che di luci? La mission delle Acli è da sempre quello di valorizzare e dare un'anima al territorio attraverso la collaborazione con altri soggetti, operando per favorire le relazioni tra persone, associazioni, istituzioni, sostenendo la consapevolezza e l'assunzione di responsabilità, attivando progetti concreti di crescita sociale.
Tutto questo con la convinzione che i territori e le comunità, come le persone, vivono di relazioni. In esse trovano la capacità di rinnovarsi, di proteggersi, di dare senso e direzione alle proprie azioni. Le Acli si muovono in questa direzione. Partendo da
specifiche attenzioni che scaturiscono dalla propria storia e dalle tre grandi fedeltà del movimento Aclista, Lavoro, Democrazia, dottrina sociale della Chiesa. Alla luce di queste fedeltà vogliono infatti occuparsi di ciò che riguarda lo stare bene in una comunità e in un territorio. Quindi tutto ciò che favorisce il prendersi cura di persone, gruppi, organizzazioni e istituzioni.”
La volontà delle Acli è quella di migliorare le cose con la pazienza, il confronto senza esclusioni ideologiche, testimone di valori che non si devono perdere. Nella convinzione che il futuro che ci appartiene è quello costruito insieme.
A questo proposito voglio ricordare anche le parole che il Papa ha rivolto all’udienza del 1 giugno 2024 in occasione degli 80 anni della associazione:
siamo chiamati a essere “voce di una cultura della pace” e a promuovere la pacifica convivenza a tutti i livelli: internazionale, comunitario e familiare. La pace non è mai inevitabile, ma sempre possibile, e noi, come ACLI, abbiamo il dovere di lavorare instancabilmente per essa.
Ci ha detto anche lo stile che bisogna avere: popolare/sinodale/democratico/cristiano
Lo stile popolare delle ACLI, ci invita a essere vicini alla gente, a vivere e condividere le gioie e le sfide quotidiane della comunità2. Questo significa riconoscere che i grandi progetti sociali e le trasformazioni durature nascono dal basso, dall’impegno condiviso e dai sogni collettivi. Dobbiamo continuare a essere un luogo di incontro, dove le persone possono costruire legami di solidarietà e senso di appartenenza, per intraprendere insieme un cammino di integrazione e bene comune.
Lo stile sinodale è un altro pilastro fondamentale del nostro operato. Collaborare per il bene comune, lavorare insieme superando le differenze culturali, sociali e politiche, è essenziale per il nostro cammino3. La sinodalità ci permette di ascoltare e valorizzare ogni voce, costruendo una comunità inclusiva e partecipativa.
Lo stile democratico è al cuore della nostra identità. significa promuovere la partecipazione attiva e consapevole dei cittadini alla vita pubblica, difendendo i diritti dei lavoratori, dei pensionati, dei giovani e degli stranieri. La nostra missione è quella di organizzare la gente contro le disuguaglianze, promuovendo un nuovo impegno sociale e politico che metta al centro la dignità della persona umana.
Infine, lo stile cristiano ci ricorda che il nostro operato deve sempre essere ispirato dai valori universali del Vangelo. La nostra fede ci spinge a essere testimoni di speranza per costruire una società più giusta e fraterna.
Tra poche settimane si celebrerà il Congresso Nazionale , con il titolo IL CORAGGIO DELLA PACE. La scelta di questo titolo è frutto di un percorso iniziato nel 1944, ma oggi è uno spazio di confronto sul futuro ell’Associazione, partendo dalla pace e dalle sue molteplici declinazioni.
DA DOVE PARTIAMO
E quindi Partiamo dalle Acli, che sin dalla loro nascita, (1944), alla fine della seconfda guerra mondiale, si sono poste soprattutto al servizio degli ultimi e dei fragili (lavoratori, migranti, donne). Come? Con attività di volontariato, certo, con i servizi di Patronato, ma soprattutto creando un tessuto sociale, Cercando coesione, promuovendo la cultura dell'altro.
Questa mission che ritroviamo anche nelle tracce congressuali, la ritrovo nella grande disponibilità dei nostri volontari presenti nell’associazione con la loro attiva partecipazione alla vita della Comunità, attraverso le iniziative, e i progetti che allargano la visione del singolo, anche attraverso la semplice presenza e disponibilità ad essere presidio di socialtà nel territorio, come reclamavamo nel 2020/2021.E COME POSSIAMO VEDERE ALLE MIE SPALLE, DOVE SCORRONO LE IMMAGINI DELLE ATTIVITA’ E DELLE PROPOSTE DEI NOSTRI CIRCOLI, SPARSI NELLA PROVINCIA, E SOPRATTUTTO PRESENTI NELLE AREE PIU’ DISAGIATE, NEI BORGHI DELL’APPENNINO TRA REGGIO E BOLOGNA. A MODENA LE ACLI POSSONO CONTARE SU 16 CIRCOLLI, CON L’ADESIONE DI CIRCA 2500 SOCI.
Come Acli provinciali di Modena abbiamo cercato in questi 4 anni di grandi cambiamenti, di essere al loro fianco per supportarli al meglio delle nostre possibilità, Possiamo migliorare, certo, e lo faremo INSIEME.
Ricordo anche la sfida della Riforma del Terzo settore, e del famigerato Registro unico, così utile e così faticoso, che ci ha imposto notevoli cambiamenti dal punto di vista durocratico, di trasparenza, e di uso delle nuove tecnologie; e poi le riunioni on line, che ci hanno permesso di essere più vicini anche se così lontani.
FARE RETE
Ne ho già parlato: E la base di un qualunque movimento. Soprattutto oggi, soprattutto se si vuole guardare al futuro.
Le Acli, per esempio, sono collegate con altre reti, nazionali LA RETE PACE E DISARMO, L'ALLEANZA CONTRO LE POVERTÀ, IL FORUM DEL TERZO SETTORE, IL FORUM DELLE FAMIGLIE, LA VIA MAESTRA, IN DIFESA DELLA
COSTITUZIONE, e locali TamTAM di Pace (numerose associazioni di diversa formazione politica, sociale e religiosa, ma anche Scuole e singoli cittadini, si ritrovarono per iniziare insieme a lavorare sul tema che accomunava tutte: l’urgenza di fare qualcosa per la pace), i Tavoli interreligiosi, Diocesani tavoli con le Amministrazioni comunali, la Marcia Perugia assisi.
in questi anni ricordo “Io accolgo”, le mai abbastanza numerose manifestazioni per la pace, la collaborazione sulla informazione e prevenzione su truffe e gioco d’azzardo con Arci e Federconsumatori, la Casa dei Calzini Spaiati, con il CSI, l’Adesione alla Casa delle Culture, crogiolo di integrazione e culture diverse..
SFIDA
Questa è la nostra sfida. E TUTTO QUESTO è RACCHIUSO NEL TEMA SCELTO PER IL CONGRESSO NAZIONALE ACLI: IL CORAGGIO DELLA PACE.
Lo abbiamo capito, non è così semplice, non significa solo ripudiare la guerra (e già questo porta domande: Come? In che modo? Con quali limiti? in che modo, il mio impegno sociale e politico può essere segno di speranza? Può cambiare qualcosa? Può superare la mentalità dei recinti (non nel mio giardino….) e dei confini? il prodigarsi e lavorare per la comunità, per la collettività, per l’ambiente, per noi stessi, è lavorare per la pace. Noi siamo ARTIGIANI DI PACE, come dice Papa Francesco e costruiamo il futuro, ogni giorno, un passo alla volta.
CONCLUSIONI
Oggi partecipate a questa Assemblea non solo per eleggere dei delegati, ma per segnare la vostra impronta nei prossimi anni di mandato della nostra associazione. E quello che sono qui a chiedervi, ammirando e sostenendo la vostra opera quotidiana come presidente provinciale. Vi chiedo di continuare ad allargare la vostra azione, mettendovi a disposizione le nostre strutture ed energie, vi chiedo di muovervi e contaminare positivamente anche gli altri circoli con le buone pratiche che avete saputo realizzare qui.
Dopo aver ricostruito e consolidato i circoli della provincia negli anni difficili, il prossimo mandato per il quale mi ricandido deve essere quello della costruzione di futuro. E continuare a tessere per fare rete. E questo sarà possibile solo se ognuno di noi, ognuno di voi, avrà la voglia e la capacità di allargare i confini del proprio operato, sapendo che moltiplicare la nostra azione quando è positiva è l'unica via per una società più giusta, una società di pace, una comunità forte. E possiamo farlo insieme.
Da Silviana siggillino, tessitrice, è tutto.
Grazie