RELAZIONE
CHIARA PAZZAGLIA – CONGRESSO ACLI BOLOGNA
Oggi, in un momento così significativo, sento il bisogno di iniziare ringraziando chi ha contribuito al nostro cammino. In primo luogo, dedico un pensiero a chi non può essere con noi, come mio padre, che mi ha aperto la strada nelle Acli vent'anni fa, grazie al fatto che, entrambi, avevamo conosciuto il movimento attraverso Tano Armaroli e al suo Circolo del Fossolo. Desidero ricordare in particolare Sergio Cocci, che mai mi sarei aspettata di non avere oggi al mio fianco e tutti gli aclisti che ci hanno lasciato negli ultimi anni. Ognuno di loro ha lasciato un segno profondo nel nostro percorso. Mai come nelle circostanze dei dolorosi lutti che ho dovuto affrontare in questi anni ho sentito la vicinanza e l’affetto di tutte le Acli. Desidero ricordare tutti coloro a cui devo un pezzo di questa strada che abbiamo percorso e stiamo percorrendo insieme, perché ciascuno di voi dedica un po’ del proprio tempo a questa nostra Associazione che compie orgogliosamente 80 anni. Vorrei ringraziare in particolare tutti i nostri dirigenti, volontari, collaboratori, colleghi, consiglieri provinciali, presidenti di circolo: ognuno di voi mi è stato di ispirazione e sostegno per il mio impegno associativo.
Ringrazio Attilio Giuliani, che mi ha aiutato a vincere il “blocco dello scrittore” su questo discorso, in una riflessione entusiasta e ricca di futuro che stiamo portando avanti per la nostra Associazione.
Naturalmente, è doveroso un ringraziamento alla mia famiglia, che mi consente di prendermi questo impegno e di dividermi tra loro e le Acli. E poi le “nostre ragazze”, come le chiamiamo in modo affettuoso, loro non si offendono: Rosa, Claudia, Roberta, Silvia, Michela, Federica, Simona più che collaboratrici, ma amiche vere e tutti i giovani delle Acli, una ventina, che sono un conforto anche per chi etichetta i giovani come pigri e disinteressati Ultimo ma primo, Filippo, amico fraterno e aclista nell’animo: senza di lui, oggi, le Acli di Bologna, semplicemente, non esisterebbero più. Il mio debito con lui è enorme e ancora mi stupisco che abbia voglia di “fare le Acli”, perché è difficile essere un “ex Presidente” e mantenere questo entusiasmo e questo impegno. È grazie a lui, soprattutto, se oggi abbiamo quasi 10.000 soci di sistema, in crescita del 4,5% l’anno, varie Associazioni specifiche, da UsAcli ad Acli Arte e Spettacolo, da Acli Terra alla Fap, i giovani, le donne, oltre 120 volontari attivi, un bilancio da un milione e mezzo di euro con ben 32 progetti attivi sul territorio, di cui beneficiano oltre 300 persone di ogni età, genere e condizione sociale. Ad oggi realizziamo circa 40 eventi culturali e divulgativi l’anno, raggiungendo più di 35.000 persone, oltre ai 100.000 utenti singoli annui dei nostri servizi e ai 10.000 soci che raggiungiamo coi nostri canali di comunicazione, grazie a Silvia e a Giancarlo: insomma, vorremmo che nessun bolognese potesse dire: “io le Acli non le conosco”.
È grazie a tutti voi se le Acli sono, oggi, così “multiformi e inquiete”, come le ha ben definite il nostro Presidente nazionale, che saluto. Anche se una delle definizioni più belle me l’ha regalata una volontaria di un’altra associazione, l’altro giorno: “siete l’associazione più all’avanguardia del panorama bolognese, che fa le cose più utili e nuove”. Noi ci proviamo, seguendo le tre parole chiave con cui vorrei lasciarvi oggi.
Inclusione, comunità e servizio.
INCLUSIONE
Inclusione. Il nostro congresso si intitola “il coraggio della pace”. Ma, come ha ben detto Zuppi qualche giorno fa, la pace richiede “tempo, insistenza, garanzie”. Come ha detto il nostro Arcivescovo, non dobbiamo essere “pacifisti”, cioè anime candide, ma essere “artigiani della pace”, costruirla dal basso giorno per giorno. Sui grandi conflitti mondiali possiamo solo pregare. Ma di pace quotidiana possiamo essere operatori, per creare una pace sociale nel territorio in cui agiamo. Possiamo esserlo nel linguaggio, come insegniamo ai bambini del doposcuola, che sono ormai più di 200 e per la cui educazione ringrazio di cuore i nostri bravi educatori, tutti. Possiamo esserlo nella convivenza quotidiana nei luoghi di lavoro e per questo ringrazio i Direttori Simone e Carolina e i nostri bravissimi colleghi del Caf e del Patronato,quasi un centinaio, i collaboratori dell’Associazione che operano sui vari progetti sociali, più di 30, perché sono la “vetrina sul mondo” della Acli.
La pace sociale si fonda sulla capacità di comprendere i bisogni delle persone e di farvi fronte con testimonianze, azioni e servizi. I servizi (con questo termine, noi pensiamo a quelli fiscali e previdenziali, ma anche a quelli associativi) per essere rispondenti ai bisogni delle persone devono essere erogati con amore e competenza, per ispirare fiducia e adesione. La stessa fiducia che noi diamo a tanti, ai detenuti, a chi vive per strada, ai cosiddetti “vinti” dalla vita, cui cerchiamo di offrire occasione di riscatto, così come abbiamo fatto con gli 8 detenuti assunti dal Caf. A Bologna abbiamo scelto di non tesserare gli utenti e i clienti dei servizi: desideriamo che i nostri soci sentano davvero il senso di appartenenza che caratterizza le Acli e che, per noi, è il bene più prezioso.
Noi accogliamo tutti, ma proprio tutti. Qualche giorno fa un articolo titolava sulla creazione, da parte del Comune, di “oratori laici”: ma cosa c’è di più laico, in questo senso, degli oratori, dei servizi delle associazioni di ispirazione cattolica, che accolgono senza alcuna discriminazione? La croce che abbiamo nel simbolo significa proprio inclusione, un “pro multis” che ci carica di responsabilità verso tutti. Includere significa, per noi, dare speranza, far sentire utili le persone che si trovano isolate e o in difficoltà. Nessuno deve sentirsi un peso per la società, ma costituisce un valore, dai bambini, agli anziani, ai poveri, agli ammalati, per creare un tessuto sociale che valorizza i talenti di ciascuno, senza lasciare indietro nessuno, perché ogni vita vale, da quella del concepito senza difese a quella del malato terminale, che deve potersi sentire importante e amato fino alla fine.
Il nostro lavoro è una fusione tra professionalità e fede. Ogni giorno ci impegniamo ad affrontare i problemi con competenza e determinazione e sentiamo che questo è il nostro modo di servire la comunità. Per noi, il servizio è l'espressione più alta della libertà e della dignità. Desideriamo essere una risorsa per tutti coloro che incontriamo, ascoltando e rispondendo ai bisogni di ciascuno con un approccio fatto di umiltà e dedizione.
SERVIZIO
In ottica di servizio, cerchiamo di rendere alla comunità valore sociale, cercando di essere di stimolo, più che di critica, alla politica locale e nazionale, perché le persone che entrano nei nostri servizi ci permettono di capire prima di tutti quale sia l’andamento dei bisogni dei nostri concittadini, quali siano le priorità del nostro tempo e del nostro territorio. Queste informazioni le mettiamo a servizio delle istituzioni, in ottica sussidiaria, perché “nessuno si salva da solo” e crediamo che sia più che mai vero per quanto riguarda le fasce più deboli della popolazione. L’insieme di queste componenti e atteggiamenti costituisce il germe per costruire una comunità di intenti che si trasformi e alimenti i nostri circoli, rendendoli soggetti vivi nel tessuto sociale e costruendo dei ponti per collegarsi ad altre realtà che abbiano come fine il Bene Comune e la pace sociale. Quello che fanno i nostri 21 Circoli presenti in 9 diversi Comuni nelle periferie urbane e sociali non ha eguali e conosciamo bene il valore del tempo che i nostri Presidenti e volontari dedicano gratuitamente a questa attività.
COMUNITA’
La comunità, per noi, è uno spazio aperto e condiviso dove ogni talento e ogni contributo diventano parte di un progetto più grande. Il nostro percorso si basa su uno stile sinodale, dove il dialogo e la collaborazione con altre realtà associative, culturali e sociali danno vita a una rete di intenti comuni. Questa sinergia non solo arricchisce noi, ma ci permette di avere un impatto reale nel tessuto sociale della nostra città, costruendo ponti e rafforzando la nostra missione e questo stile sinodale con cui stiamo cercando di portare avanti la nostra missione è testimoniato dalla presenza, oggi, di persone che appartengono ad altre realtà associative, a diversi orizzonti culturali, sociali, politici e anche ecclesiali. Il gruppo sinodale che Elisabetta sta portando avanti con tanto impegno e dedizione e il gruppo di lavoro sulla “buona politica”, diciamo così, nato da Acli e Azione Cattolica, sono diventati la “buona pratica” delle Settimane sociali dei cattolici a Trieste, con un riconoscimento ecclesiale che ha superato la nostra aspettativa iniziale. Io mi sono beccata la ramanzina del Vescovo Morandi, per aver detto che non condivido quel senso di vergogna delle nostre comunità, quando uno di noi si impegna attivamente in politica: è, anzi, la più alta delle responsabilità che possiamo assumerci per la nostra comunità e non dobbiamo lasciare solo chi lo fa. Assumersi la responsabilità di creare testimonianza è la radice più profonda, oggi, del nostro essere cristiani impegnati nel sociale e mi auguro che la prossima legislatura della nostra Regione possa comprendere tanti cattolici impegnati in politica, non perché siano più bravi degli altri, ma augurandoci e augurando loro che possano portare con sé quella formazione sociale e politica che, ormai, solo i nostri movimenti ancora fanno. Conosciamo tanti amici, anche di matrice culturale diversa dalla nostra, ma di cui abbiamo stima e considerazione, che hanno deciso di dare testimonianza con la loro candidatura e per questo li ringraziamo, augurando loro di poter operare per il Bene Comune.
Oggi, il nostro sguardo è rivolto alle sfide che toccano profondamente la nostra comunità: dalla questione della casa alla dignità del lavoro, dall'attenzione agli anziani alla difesa della famiglia. Le Acli hanno sempre saputo rispondere ai bisogni del nostro tempo e continueremo a farlo, camminando insieme per creare un futuro in cui nessuno si senta solo o escluso. Questo è il mio augurio per noi: che possiamo restare fedeli al nostro impegno e che ogni piccolo gesto diventi un segno tangibile di speranza e cambiamento.