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La riforestazione delle città per la salute e la resilienza

di Rita Speranza (Direzione Sistemi Informativi e Innovazione ACI)

Cheuna città più verde aumenti l’aspettativa di vita si sa e si dice da sempre. Ma oggi, a conferma del fondamento scientifico dell’affermazione, si può contare sui risultati di uno studio che quantifica i benefici derivanti dal piantare più alberi nelle città sulla salute e sulla resilienza ai cambiamenti climatici. Lo studio, condotto dall’Istituto di Barcellona per la Salute Globale (ISGlobal) con il supporto di un team internazionale, è stato pubblicato sul numero di febbraio 2023 dell’autorevole rivista inglese “The Lancet”. Nella ricerca sono stati presi in considerazione i tassi di mortalità dei residenti con età superiore ai 20 anni in 93 città europee (per un totale di 57 milioni di abitanti) nei mesi estivi del 2015 (anno più recente per il quale si disponeva di informazioni complete) e sono stati raccolti i dati sulle temperature giornaliere rurali e urbane per ognuna di quelle città. Si è rilevato, poi, che, da giugno ad agosto dell’anno in questione, le città sono state mediamente più calde della campagna circostante di 1.5°C e che, in totale, potrebbero essere attribuite alle più calde temperature urbane 6.700 morti premature, il che rappresenta il 4.3% della mortalità totale durante i mesi estivi e l’1.8% della mortalità di tutto l’anno. Il risultato finale al quale sono pervenuti i ricercatori è quello di stimare che un terzo di quelle morti (2.644) si sarebbe potuto evitare aumentando la copertura arborea fino al 30% dello spazio urbano, in modo tale da ridurre le temperature. Tenuto conto delle evidenze acquisite, Mark Nieuwenhuijsen, a capo del team di ricerca e direttore del Programma Pianificazione Urbana, Ambiente e Salute presso l’ISGlobal, ha precisato che “l’obiettivo è informare i governatori locali sui benefici derivanti dall’integrazione di aree verdi in tutti i quartieri al fine di promuovere ambienti urbani più sostenibili, resilienti e salutari”.

Il fenomeno dell’aumento di temperatura che si registra spostandosi dalle zone rurali verso il centro cittadino, al quale sono associabili non solo le morti premature ma anche malattie cardiovascolari e ricoveri ospedalieri, viene comunemente definito “isola di calore urbana” ed è dovuto ad una serie di fattori che connotano proprio le aree urbane, quali la minore vegetazione, la più alta densità della popolazione e la rilevante presenza di superfici impermeabili per edifici e strade, compreso l’asfalto. Una previsione sul medio e lungo termine, in proposito, fa stimare che, a causa del continuo riscaldamento globale e della crescita urbana, le malattie e le morti legate al caldo siano destinate ad aumentare nei prossimi decenni e a diventare un peso sempre maggiore per la Sanità pubblica.

Sul piano di dettaglio, lo studio, i cui risultati sono disponibili anche sul sito dell’ISGlobal, mette in evidenza che le città con i più alti tassi di mortalità per eccesso di caldo si trovano nel Sud e nell’Est dell’Europa, per cui sono queste stesse città che trarrebbero maggiori vantaggi da un incremento delle aree coperte dagli alberi. Le due città europee che potrebbero prevenire il più alto numero di decessi con l’estensione della loro copertura arborea attuale al 30% sono Madrid e Barcellona, che eviterebbero, rispettivamente, 233 e 215 morti.

Ad accrescere l’interesse per la ricerca è la presenza in elenco anche di diverse città italiane: Roma potrebbe registrare 207 decessi in meno all’anno passando dall’attuale copertura arborea del 9% al 30%, a Napoli il 17% di alberi in più eviterebbe 76 decessi all’anno e a Torino il 19% in più ne eviterebbe 72.

Poi, a scalare, raggiungendo il 30% di copertura arborea, ci sarebbero 60 decessi in meno all’anno a Milano, 42 a Bologna, 38 a Genova, 29 a Palermo, 9 a Trieste e 3 a Padova.

Tra le città italiane prese in considerazione, solo a Bari, al pari che nella nordica Oslo, la presenza di condizioni climatiche di base ottimali rende pari a zero il numero dei decessi estivi che si potrebbe prevenire con l’estensione delle aree verdi al 30%.

Su un piano generale, gli autori della ricerca affiancano tuttavia all’entusiasmo per il possibile contenimento delle conseguenze letali delle “isole di calore urbane” la consapevolezza, da un lato, delle difficoltà di estendere la copertura arborea in alcune città a causa del loro impianto urbanistico e, dall’altro, della necessità di aggiungere all’iniziativa di piantare più alberi altri interventi, come l’incentivazione dei tetti verdi (copertura rivestita di vegetazione, costituita, nella quasi totalità dei casi, da piante grasse) e l’adozione di altre misure per il contenimento della temperatura. Inoltre, come afferma

Nieuwenhuijsen, “I risultati dimostrano anche il bisogno di preservare e conservare gli alberi che già abbiamo in quanto sono una risorsa preziosa e occorre molto tempo perché crescano nuovi alberi. Non si tratta solo di aumentare gli alberi in città, ma anche di come sono distribuiti”.

Un Impegno Imprescindibile

Sullo studio, a livello nazionale, si sta già rivolgendo l’attenzione delle Associazioni e delle Manifestazioni di settore, a partire dalla fiera “MyPlant & GardenInternational Green Expo” che si è svolta a Milano dal 22 al 24 febbraio scorso, per valutare le possibili ricadute sulle iniziative volte all’incentivazione - anche alla luce del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) - degli investimenti da parte degli Enti Locali, e in particolare dei Comuni, per il mantenimento e l’incremento del proprio patrimonio verde. D’altro canto, l’impegno per delle città più verdi diventa oggi assolutamente imprescindibile ove si consideri che i benefici di un’infrastruttura verde urbana - da intendersi come una rete di aree naturali e semi-naturali e di spazi verdi che eroga servizi ecosistemici - sono apprezzabili oltre che sul piano della diminuzione del numero di morti premature e malattie cardiovascolari, anche in termini di riduzione dei rischi di cancro e di inquinamento atmosferico e acustico, di promozione delle attività fisiche, di potenziamento della memoria e dell’attenzione e, in conseguenza, di miglioramento della salute mentale e del benessere personale. In sostanza, avuto riguardo a quanto l’ambiente che ci circonda influenzi e incida - in positivo o in negativo - sulla nostra salute, la ricerca condotta dall’ISGlobal rappresenta una leva importante per una crescita sul territorio di iniziative di riforestazione urbana e, se considerata in una prospettiva più ampia, offre interessanti spunti di riflessione per un ripensamento organico dell’assetto urbanistico, servendo da stimolo per la promozione di progetti ulteriori in ambiti come quelli della mobilità, della gestione dei rifiuti e dell’efficienza energetica, che integrano tasselli parimenti necessari per la costruzione di città più sane, vivibili e resilienti. Fare buon uso del lavoro svolto dai ricercatori e convogliare le energie e le azioni collettive nella direzione proposta, infine, significa anche accogliere la sfida globale lanciata dai Paesi aderenti all’ONU con la sottoscrizione dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile e operare in funzione della realizzazione di alcuni degli obiettivi (Goals) che essa pone: assicurare la salute e il benessere per tutti e tutte le età (Goal 3), rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili (Goal 11) e adottare misure urgenti per combattere il cambiamento climatico e le sue conseguenze (Goal 13). Il cammino da fare sicuramente è ancora lungo, ma la speranza è di poter andare avanti su strade ogni giorno più “green”, in tutti i sensi.

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