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Diminuire gli spostamenti per migliorare la nostra vita

di Franco Donnini

L’istituto

dello smart working è stato ufficialmente introdotto in Italia circa 6 anni fa con la legge n. 81 del 22 maggio 2017 che, seppur con diverse lacune, disciplina a tutt’oggi questa innovativa forma di lavoro a distanza che è facilmente applicabile, ad esempio, in quasi tutte le attività svolte in prevalenza mediante l’uso di personal computer. L’evento imprevisto che ha fornito un impulso determinante verso il ricorso al lavoro da remoto da parte di aziende e pubbliche amministrazioni è stata la pandemia da Covid-19. Ciò che è accaduto nel recente passato ci ha portato a modificare bruscamente ma inevitabilmente consuetudini e stili di vita, ma anche a ripensare il mondo del lavoro e le sue prospettive alla luce delle moderne tecnologie che fanno ormai parte delle nostre esistenze. Organizzare riunioni, condividere documenti, scambiare informazioni e dati anche di dimensioni consistenti, sono al giorno d’oggi operazioni di routine per le quali la presenza fisica del lavoratore non è più indispensabile, con benefici per mobilità e ambiente.

Sotto la lente di ingrandimento i benefici effetti del lavoro agile sulla qualità dell’aria in quattro grandi realtà urbane in Italia: i dati forniscono risultati incoraggianti.

Se viaggiare infatti è quasi sempre un piacere, muoversi all’interno delle nostre città può diventare, specialmente in alcune fasce orarie, un vero e proprio calvario.

Laddove il trasporto pubblico locale presenta carenze e criticità più o meno rilevanti, l’utilizzo del veicolo privato costituisce per molti cittadini l’unica soluzione praticabile per raggiungere in tempi ragionevoli il posto di lavoro. Il volume di traffico che si genera ha conseguenze nefaste per l’ambiente, dal momento che nel nostro Paese i trasporti sono responsabili di oltre il 25% delle emissioni totali nazionali di gas ad effetto serra e quasi tutte (93%) provengono dal trasporto su gomma, con le automobili a fare la parte del “leone” (70%).

Abitudini Diverse Ma Aria Pi Salubre

La nostra Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile - ENEA, ha voluto calcolare con un recente studio (condotto dai ricercatori Roberta Roberto, Bruna Felici, Alessandro Zini e Marco Rao) in quale misura l’adozione del lavoro da remoto ha permesso di abbassare il livello di anidride carbonica in 4 città campione. Va osservato che il periodo preso in esame è il quadriennio 2015-2018, cioè un arco di tempo precedente allo scoppio della pandemia in cui alcune nuove forme di lavoro agile, come lo smart working, erano ancora in fase di sperimentazione. L’indagine preliminare si è basata sulle risposte fornite da 3.397 “lavoratori agili” della pubblica amministrazione che prestano servizio nell’intero territorio nazionale. Per il tragitto casa-lavoro-casa, il 49% degli intervistati ha dichiarato di servirsi soltanto del mezzo privato, il 17% dei mezzi pubblici e il 16% di utilizzare entrambi in combinazione. Il focus si è poi concentrato su un campione di 1.269 lavoratori agili che fanno uso del mezzo privato nelle città di Bologna, Roma, Torino e Trento, cioè in 4 realtà urbane aventi dimensioni diverse e peculiarità specifiche dal punto di vista della mobilità.

Complessivamente, per raggiungere il posto di lavoro, vengono percorsi da ogni individuo circa 35 km al giorno, con una durata media di 80 minuti di viaggio Emerge immediatamente un dato fondamentale: un solo giorno di lavoro a distanza da parte di un singolo dipendente significa 6 kg in meno di emissioni dirette di CO2 nell’atmosfera e consente di risparmiare 85 megajoule (MJ) di carburante pro capite. Questo non è l’unico risultato positivo a

Le note positive non finiscono qui: “per gli spostamenti extra-lavorativi nei giorni di smart working il 24,8% del campione dichiara di aver optato per modalità più sostenibili (mezzi pubblici, a piedi o in bicicletta)”.

Alla luce di questi dati si può inconfutabilmente affermare che il lavoro a distanza ha ripercussioni positive sulla qualità dell’aria, ma occorre altresì analizzare come e quanto è cambiato il quotidiano di coloro che lo hanno scelto.

La questione presenta aspetti variegati e a volte delicati, come esposto in un recente studio europeo condotto da NFON (azienda tedesca che si occupa di soluzioni integrate per la comunicazione in cloud) e StatistaQ (società specializzata nella raccolta e nell’analisi di dati di mercato). Diverse migliaia di lavoratori intervistati in Italia, Germania, Austria, Spagna, Gran Bretagna, Francia, Polonia e

Portogallo hanno offerto un quadro abbastanza completo e se vogliamo controverso del lavoro a distanza. Per il 28% di essi la quantità di lavoro da svolgere è aumentata e per il 25,2% sono aumentate le ore di lavoro. Tra i fattori di stress correlati: la mancanza di interazione sociale con i colleghi (35,3%), la difficoltà nel separare vita privata e professionale (30,3%), la reperibilità quotidiana (19,7%), la scarsa qualità della connessione a internet (17,2%), il rumore ambientale (15,9%), la scarsa retribuzione (9,3%) e la necessità di dover cucinare (8,7%). Ma c’è anche il rovescio della medaglia: il 36% dichiara di aver raggiunto un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata e di avere più tempo da dedicare alla famiglia, allo sport e allo svago in generale. Si tratta ovviamente di valutazioni personali, molto legate a fattispecie abitative e lavorative differenti che hanno fortemente influenzato le risposte fornite dai lavoratori; nel valutare pro e contro del lavoro a distanza proviamo ad esaminarne gli effetti in una realtà molto complicata dal punto di vista della mobilità come quella di Roma. Iniziamo col dire che l’Italia ha il secondo tasso di motorizzazione in Europa

Indicatori medi per le persone che utilizzano l’auto per recarsi al lavoro, in modo esclusivo o in combinazione con altri mezzi, che hanno lavorato da remoto maggio-giugno 2023 59

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