7 minute read

Prove generali di futuro nel traffico urbano

di Nuccia Fedel (Ufficio Mobilità e Sicurezza Stradale ACI)

Sifa presto a dire “guida autonoma”! Ma le sfaccettature dell’autonoma, che si pensi ai veicoli, ai sistemi, alla guida, ecc. sono più che molteplici e, paradossalmente, crescono a dismisura man mano che proseguono gli studi e si sviluppano nuove tecnologie. Tanto che un traguardo come l’introduzione su strada di veicoli completamente autonomi, che solo pochi anni fa si descriveva come a portata di mano, pare invece allontanarsi sempre più nel tempo. In questo contesto, tuttavia, si moltiplicano progetti e sperimentazioni, soprattutto grazie alla disponibilità di finanziamenti europei e nazionali, oltre all’interesse di enti locali, centri di ricerca e aziende private in grado di supportare con investimenti propri la messa in atto di innovativi test direttamente su strada. Proprio la strada pubblica, quella utilizzata comunemente dai veicoli e da tutti gli altri utenti, è infatti oggi il principale banco di prova di automobili, navette, droni, robot e altri innovativi veicoli sperimentali accumunati dal fatto di non avere al volante un conducente umano, seppure destinati ad utilizzi assai diversi tra loro. In molte città del mondo fervono dunque i preparativi per rendere il miraggio della guida autonoma una realtà concreta e l’Italia non è da meno di altri Paesi europei e del mondo, anche se spesso le sperimentazioni in corso non sono così pubblicizzate a livello nazionale come pure sarebbe opportuno. Due, in particolare, sono le sperimentazioni ufficiali, autorizzate e riconosciute a livello istituzionale, attualmente in corso in Italia in questi mesi, che consentono di esemplificare le molteplici e complesse sfaccettature del tema “guida autonoma”. Di queste due interessanti sperimentazioni intendiamo dunque rendere conto in questo articolo, mettendo in luce quelle che sono le potenzialità, ma anche le criticità, che la “guida autonoma” prospetta nel suo costante sviluppo.

Progetto Show A Torino

Una sperimentazione solo apparentemente “tradizionale” è in corso di svolgimento a Torino nell’ambito del progetto europeo SHOW (finanziato dal programma Horizon2020 GA n. 875530). Il progetto mira a sostenere l’implementazione dell’automazione condivisa, connessa ed elettrificata nel trasporto urbano, al fine di far progredire la mobilità urbana sostenibile. Le dimostrazioni urbane reali in 20 città in tutta Europa prevedono l’integrazione di flotte di veicoli automatizzati in schemi del trasporto pubblico, del trasporto a richiesta (DRT), nella Mobility as a Service (MaaS) e nella Logistics as a Service (LaaS ). Una di queste dimostrazioni si svolge per l’appunto in Italia, a Torino, e intende impiegare due navette autonome (Navya), quindi senza conducente, per svolgere un servizio di trasporto pubblico on demand su un percorso urbano predeterminato.

Una sperimentazione apparentemente simile a quella già svolta a Merano nell’ambito di un ulteriore progetto europeo (vedi articolo pubblicato a pag. 35 su Onda Verde n. 29), ma che presenta invece differenze sostanziali.

Le più evidenti attengono ovviamente all’ambiente in cui è condotta la sperimentazione. Torino e Merano sono infatti città ben diverse tra loro sotto molteplici aspetti, compreso il trasporto pubblico, che per Torino è necessariamente più ampio, articolato e organizzato. Da anni Torino è impegnata a imporsi quale esempio di città “smart”, anche tramite l’implementazione di nuovi sistemi di trasporto intelligenti, grazie all’apporto delle rilevanti realtà economiche, imprenditoriali e di ricerca presenti sul territorio. E anche per l’implementazione della dimostrazione del progetto Show l’impegno di attori locali, sia direttamente che come sostenitori, è considerevole e determinante. In secondo luogo la dimostrazione di Torino si pone, in particolare, due obiettivi specifici: da un lato promuovere la penetrazione della mobilità autonoma favorendo la cooperazione tra imprese private, istituzioni locali, università e società civile e, dall’altro, promuovere la multimodalità e migliorare l’accessibilità completando e rafforzando il sistema del trasporto pubblico, integrandolo più compiutamente con le infrastrutture e i servizi metropolitani, ferroviari e ITS. Per raggiungere questi obiettivi è stata quindi prevista l’analisi di numerosi “use cases”.

Nei mesi scorsi si è svolta la prima fase, volta allo studio e alla mappatura del percorso, a verificarne le condizioni, la percorribilità, gli ostacoli e come superarli e/o evitarli per quindi elaborare le concrete modalità di svolgimento dei futuri test. Sono state richieste al Ministero dei Trasporti le necessarie autorizzazioni per condurre un veicolo autonomo su strada, attività attualmente permessa solo nell’ambito di una sperimentazione ufficiale, purché a bordo del veicolo sia sempre presente una persona in grado di prendere il controllo del veicolo in caso di necessità e purché la sperimentazione si svolga su un percorso debitamente individuato e specificato. In questo caso il percorso coinvolge i maggiori ospedali cittadini, che partecipano attivamente alla sperimentazione. Il progetto torinese prevede fermate in corrispondenza con le normali fermate del trasporto pubblico, autobus e metropolitane, per far salire o scendere, ad orari concordati, i passeggeri che prenoteranno la navetta tramite un apposita app (“use case”). Le persone coinvolte nella sperimentazione, in questo caso saranno i dipendenti delle aziende ospedaliere ma anche i pazienti, spesso anziani o con disabilità e malattie croniche, che devono recarsi nelle strutture ospedaliere.

L’esame del percorso effettivo su strada ha quindi permesso di evidenziare per tempo alcune criticità e di elaborare così le soluzioni più idonee. Ad esempio, era previsto che non venissero utilizzate corsie preferenziali ma che la navetta si muovesse sulle corsie normali nell’ordinario traffico (“use case”). La presenza quasi costante su Corso Genova di ostacoli di vario genere, non ultimo di veicoli parcheggiati in seconda fila, ha fatto tuttavia propendere per l’utilizzo della corsia preferenziale per autobus e taxi.

Muovendosi su normali strade cittadine, le navette a guida autonoma incontreranno inoltre passaggi pedonali e semaforici. La sperimentazione prevede pertanto di testare anche la priorità semaforica (“use case”) per la navetta, per ora in corrispondenza di un solo semaforo, grazie alla connettività tra il veicolo e l’infrastruttura di gestione e controllo del traffico cittadino.

È altresì prevista, infine, la connessione costante della navetta con il centro di controllo della Navya a Lione (“use case”) per la manutenzione e la rapida individuazione di eventuali problemi tecnici. Analogamente, il cruscotto per la gestione della flotta (fornito da Ioki) sarà costantemente monitorato dall’operatore del trasporto pubblico locale, consentendo di monitorare in tempo reale la posizione dei mezzi, tracciare le prenotazioni e raccogliere e analizzare i dati relativi al funzionamento della navetta.

La sperimentazione con i passeggeri, secondo il cronoprogramma, è prevista a breve, tra maggio e giugno, e proseguirà per un periodo di sei mesi. Allo scopo di coinvolgere il maggior numero di utenti possibile, gli organizzatori hanno peraltro scelto di coinvolgere non solo dipendenti e pazienti delle strutture ospedaliere coinvolte, tramite il Comune, l’operatore del trasporto pubblico GTT e le strutture ospedaliere stesse, ma anche i locali commerciali della zona e le scuole superiori cittadine, prevedendo un contest per i minori (che possono accedere alla navetta solo se accompagnati da un adulto) e delle “gite” per i maggiorenni dell’ultimo anno. Si punta, in ultimo, ad organizzare anche “Tour aziendali”.

Il Drone Yape A Cascina Merlata

La seconda sperimentazione ufficiale attualmente in corso in Italia ha invece sfaccettature completamente diverse e riguarda il drone terrestre YAPE (Your Autonomous Pony Express). Si tratta di un piccolo veicolo autonomo - “robottino” o “droide” come viene spesso denominato - finalizzato al trasporto di cose anziché di passeggeri. Con ciò prestandosi a divenire una possibile utile soluzione al problema logistico delle consegne dell’ultimo miglio, nonché della congestione stradale.

YAPE è una specie di cubo di meno di un metro di altezza in equilibrio su due ruote basculanti che può trasportare fino a 10 kg di merci, medicinali e alimenti compresi, poiché è dotato di un sistema di raffreddamento/ riscaldamento interno, con uno sportello superiore apribile tramite QRCode e app dedicata.

Le ruote auto-bilanciate gli permettono di muoversi agevolmente tra sanpietrini, pavé, marciapiedi, vicoli medievali, rotaie, tutto il catalogo insomma delle caratteristiche delle città del vecchio continente, ad una velocità di 6 km/h. Grazie alla rete 5G può aumentare la percezione dell’ambiente circostante e attraverso un sistema di sensoristica integrato, può inviare e ricevere informazioni in tempo reale ad una “control room” dedicata ed essere quindi rintracciabile in ogni momento.

È stato sviluppato dalla e-Novia, una Modern Factory di Industrial Deep Tech attiva dal 2015 legata a filo doppio con il Politecnico di Milano, che l’ha già sperimentato in Giappone in collaborazione con Japan Post. Ora viene sperimentato anche in Italia grazie a “Sperimenta Italia”, strategia per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione del nostro Paese (D.L. n. 76 del 16/7/2020) che permette a start up, imprese, centri di ricerca e università di mettere in atto sperimentazioni in temporanea deroga alle normative vigenti con l’autorizzazione del Dipartimento per la Trasformazione Digitale e il Ministero dello Sviluppo Economico.

Una prima fase di sperimentazione si è svolta tra luglio e dicembre 2022 a Cascina Merlata, neonato quartiere high tech alla periferia nord-ovest di Milano. Una flotta di droni (da 2 fino a 10) si è mosso liberamente per il quartiere, mappandone le caratteristiche, gli spazi, le misure, gli ostacoli e interagendo con i passanti e i veicoli, monitorato costantemente dalla “control room”. A questa fase seguirà ora una fase di consegne vere e proprie, in collaborazione con gli esercenti della zona, per verificare la fattibilità della sua introduzione nella quotidianità.

Pur trattandosi di un veicolo autonomo a tutti gli effetti, non muovendosi su strada ma sui marciapiedi e nelle zone pedonali, YAPE eredita di conseguenza le modalità di circolazione dei pedoni e/o delle carrozzine elettriche (per ingombri e potenze), che entrano in gioco soprattutto quando si tratta di attraversamenti pedonali o semaforici - anche se grazie all’intelligenza artificiale non dovrebbe essere possibile l’errore umano di attraversare con il rosso. Tecnicamente parlando, inoltre, YAPE potrebbe fare consegne direttamente al piano, essendo in grado addirittura di prendere un’ascensore, ovviamente purché connesso, a dimostrazione che determinate soluzioni “futuribili” sono in realtà già implementabili a patto che ci si muova nell’ambito di quartieri high-tech o situazioni simili a quella disponibile a Cascina Merlata. Naturalmente, anche nel caso di questi veicoli, pesano in modo determinante fattori di accettazione e interazione con le persone circostanti e gli utenti della strada. Finché è una novità YAPE suscita curiosità e simpatia, ma nel tempo potrebbero verificarsi episodi di tentata intrusione o vandalismo. Episodi parzialmente contrastabili tramite l’intervento del centro di controllo con il sistema di interazione vocale e la telecamera integrata, ma non completamente dato che, come nel caso degli odierni rider, entra in gioco una valutazione dei costibenefici riguardo il possibile inserimento di ulteriori sistemi di sicurezza.

Conclusioni

Da questa veloce analisi delle sperimentazioni ufficiali attualmente in corso in Italia, molto diverse tra loro, risulta evidente che siamo in presenza, in entrambi i casi, di veicoli autonomi, capaci di muoversi senza bisogno di conducente, presente o remoto, in ambiti conosciuti e mappati, capaci di interagire tramite sensori e altre soluzioni con il mondo circostante, quali altri veicoli, infrastrutture e/o persone. Purché si tratti di un mondo altrettanto tecnologicamente avanzato. In entrambi i casi sorgono anche perplessità, solo in parte verificate tramite vari progetti (tra cui il progetto PAsCAL condotto in collaborazione con ACI di cui abbiamo reso conto nei precedenti numeri di Onda Verde), riguardo all’interazione con le persone circostanti e alla loro accettazione di tali veicoli.

This article is from: