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Città sostenibili destini condivisi

di Marco Cilione (Area Professionale Statistica ACI)

Fino

a 1.000 miliardi di dollari di entrate per le società che gestiscono il business della sharing mobility nei grandi centri urbani: un consistente giro d’affari che potrebbe essere generato dagli sviluppi futuri del comparto entro il 2030. È questa la stima dell’autorevole multinazionale di consulenza strategica McKinsey, che attraverso il suo Center for Future Mobility ha condotto un’apposito studio a livello mondiale sulla mobilità condivisa.

Lo studio, dal titolo “Mobilità condivisa: città sostenibili, destini condivisi”, analizza il fenomeno della sharing mobility nelle condizioni attuali e ne prospetta gli sviluppi fino al 2030, valutandone attentamente gli impatti economici per le aziende che operano nel settore.

I trend più attuali individuati e presi in esame dagli esperti di McKinsey, destinati a proseguire anche nel prossimo futuro, possono essere così sintetizzati:

• i consumatori nel 2019 hanno speso per la mobilità in generale circa 140 miliardi di dollari. Il segmento del ridehailing è stato quello più utilizzato con ricavi tra 120 e 130 miliardi di dollari, con i restanti 10 miliardi di dollari suddivisi quasi esclusivamente tra carsharing e micromobilità. Entro il 2030, la spesa totale potrebbe aumentare tra 450 miliardi e 860 miliardi di dollari, con una percentuale relativa alla mobilità condivisa pari all’80-90% del totale. La micromobilità condivisa, sempre al 2030, genererà fatturato per circa 90 miliardi di dollari;

• il 56% dei consumatori attuali è disposto a sostituire i viaggi effettuati con veicoli privati con i futuri veicoli autonomi e condivisi (CAV). Questo porterebbe alla sostituzione dei veicoli privati con veicoli a “mobilità condivisa”, secondo lo studio più convenienti rispetto ai primi, e potrà avvenire anche tramite i futuri robot-taxi e robotshuttle, a seconda di come si svilupperanno le normative e le tecnologie correlate;

• tutte le città stanno perseguendo obiettivi di riduzione delle emissioni per affrontare la crisi climatica e questo decennio potrebbe vedere un passaggio ancora più deciso verso modi di viaggiare flessibili, condivisi e sostenibili. Più di 150 città stanno attualmente lavorando per introdurre misure volte a ridurre l’uso dei veicoli privati. Questa situazione attira anche gli operatori di mobilità, soprattutto quelli che dispongono di flotte puramente elettriche, che stanno scoprendo l’attrattività di tali mercati, soprattutto quelli legati alle città che regolano rigorosamente le emissioni di CO2 e degli inquinanti atmosferici.

Dai numeri citati e dai progetti di sostenibilità delle aree urbane in costante crescita appare dunque chiaro come il comparto della sharing mobility stia diventando sempre più interessante per gli investitori, tanto è vero che dal 2010 aziende tecnologiche e altri soggetti imprenditoriali hanno già indirizzato oltre 100 miliardi di dollari in società attive proprio nel business della mobilità condivisa.

L’ARTICOLAZIONE DELLO SHARING

Per ipotizzare città con un utilizzo esteso della mobilità condivisa, come illustra la ricerca effettuata da McKinsey, è necessario anzitutto immaginare altro rispetto alla tradizionale auto di proprietà. Le autovetture private, infatti, presentano diversi vantaggi, ma possono anche dimostrarsi assai inefficienti.

L’esempio più eclatante è quello del parco circolante tedesco, composto da circa 50 milioni di veicoli che potrebbero potenzialmente fornire circa 250 milioni di posti passeggero. Con oltre 80 milioni di cittadini in Germania, questo potrebbe teoricamente soddisfare le esigenze di mobilità dell’intera popolazione.

Tuttavia gli studi dimostrano che questi veicoli privati restano parcheggiati per circa il 95% del tempo e spesso trasportano un numero limitato di persone (in Europa in media da 1,2 a 1,9 persone).

Ciò comporta un utilizzo medio inferiore al 2% di tutta la capacità di trasporto e per questo motivo, le strade e le autostrade cittadine sono spesso straripanti di traffico, il che riduce ulteriormente l’effettivo utilizzo del sistema di mobilità.

I quattro segmenti in cui la ricerca suddivide pertanto la mobilità condivisa sono i seguenti:

• Mobilità a chiamata. Questo segmento include l’e-hailing (chiamato anche ride-hailing) e l’uso individuale o in pool di veicoli con o senza autista. In futuro, questa categoria includerà anche veicoli autonomi condivisi come robot-taxi e robot-shuttle e, secondo lo studio, questo settore rappresenterà circa l’80-90% del mercato complessivo, stimato nel 2030 a circa 860 miliardi di dollari. A questo dovrà aggiungersi necessariamente un radicale cambiamento di mentalità dei consumatori verso modalità di spostamenti più rispettose dell’ambiente e potenzialmente vantaggiose in termini economici.

• Micromobilità. Un secondo segmento si riferisce a veicoli leggeri come kickscooter elettrici, biciclette elettriche e motorini elettrici (e potenzialmente altre opzioni in futuro) disponibili per l’uso pubblico condiviso. L’interesse dei consumatori per la micromobilità, come ricordano gli esperti di McKinsey, è fiorito durante la pandemia da COVID-19, soprattutto con le due ruote che promettevano spostamenti sicuri, sostenibili e flessibili. Più di 90 città hanno quindi adottato politiche che supportavano indirettamente la micromobilità, come la massiccia costruzione di infrastrutture per il ricorso alla bicicletta. I progressi tecnologici con ogni probabilità miglioreranno ulteriormente l’esperienza del consumatore, ad esempio consentendo viaggi su distanze maggiori ed entro il 2030 il mercato della micromobilità condivisa potrebbe quindi raggiungere i 5090 miliardi di dollari, rappresentando circa il 10% del mercato complessivo della mobilità condivisa.

• Autovetture. Un terzo segmento include il carsharing, che può essere di tipo fisso, cioè basato su stazioni prestabilite dove i veicoli vanno presi e restituiti, o free floating, laddove le auto possono essere prelevate e restituite ovunque. Questo segmento include anche il car-sharing peer-topeer (P2P): i proprietari di auto “affittano” ad altri conducenti i loro veicoli. Il mercato del car-sharing

Due scenari per la sharing mobility

Lo studio McKinsey ha elaborato due diversi scenari per mostrare come il mercato della mobilità condivisa potrebbe evolversi nel prossimo decennio, concentrandosi principalmente sulle aree urbane e sulle ricadute economiche per il comparto.

Scenario 1: Scenario di base, il settore cresce ma in modo costante e le città diventano hotspot di robot-taxi e robotshuttle.

Lo scenario di base, che rappresenta il trend attuale, è quello in cui le città emanano regolamenti che aiutano, ma non stimolano, la crescita del servizio di veicoli in condivisione. Questo scenario presuppone che un consumatore su cinque scelga modalità di viaggio sostenibili, portando a modesti guadagni nel trasporto pubblico e nella micromobilità. Si prospetta una diminuzione dei veicoli privati e di conseguenza una minor necessità di posti auto. Alcune città creeranno hub per l'intermodalità, cioè luoghi in cui le persone potranno facilmente cambiare modalità di trasporto per rendere i viaggi più fluidi. In questo scenario si prevede anche il lancio di robot-taxi che operano principalmente nelle grandi città per il trasporto di persone e merci. Colonnine per la ricarica di veicoli elettrici, piste ciclabili e altre infrastrutture integrano queste nuove modalità di viaggio sostenibili. In questo scenario di base, il potenziale di mercato totale per la mobilità condivisa potrebbe raggiungere i 500 miliardi di dollari nel 2030.

Scenario 2: Accelerazione spinta della mobilità condivisa, compreso l'uso di robot-taxi e robot-shuttle nelle aree urbane e suburbane.

Lo scenario più spinto presuppone che nel 2030 circa due consumatori su cinque scelgano di viaggiare in modo sostenibile. Le città adotteranno misure che stimoleranno la mobilità condivisa e limiteranno fortemente l'utilizzo dei veicoli privati. Questo comporterà che le strade saranno molto meno congestionate e saranno necessari molti meno parcheggi, liberando aree per il gioco, la ricreazione ma anche maggiore sicurezza per i pedoni. A ciò si aggiungerà lo sviluppo dei robot-taxi e robot-shuttle che opereranno in aree urbane e suburbane. In questo scenario, il potenziale di mercato totale per la mobilità condivisa potrebbe raggiungere i 1.000 miliardi di dollari nel 2030.

secondo le stime presentate nello studio potrebbe valere tra i 10 e i 15 miliardi di dollari nel 2030.

• Mobilità aerea urbana (UAM). L’ultimo segmento, che sta emergendo come un nuovo segmento di mobilità condivisa, guarda al futuro, prendendo in considerazione in particolare i veicoli elettrici volanti, che possono essere pilotati o fatti volare (semi) autonomamente. I veicoli elettrici a decollo e atterraggio verticale (eVTOL) e i veicoli a decollo e atterraggio corto (STOL) potrebbero aiutare a risolvere i principali punti deboli dei viaggi a terra, tra cui strade intasate e ritardi imprevisti. Piuttosto che trascorrere del tempo in un’auto bloccata nel traffico, un viaggiatore d’affari potrebbe invece prendere un breve volo verso la propria destinazione, utilizzando il tempo di viaggio in modo più efficace. Secondo lo studio, questo mercato potrebbe ammontare a più di 10 miliardi di dollari nel 2030.

Le Prospettive Di Sviluppo

Per capire nel dettaglio in quale direzione potrà crescere l’intero comparto della sharing mobility McKinsey ha sviluppato un modello di mercato della mobilità che include i dati di oltre 2.800 città, raggruppati in 30 diversi archetipi.

Il modello proietta i chilometri-passeggeri percorsi nelle singole città per più di dieci modalità di mobilità, suddivisi in tre grandi sotto gruppi: trasporto pubblico, veicoli privati e mobilità condivisa. Inoltre, considera anche fattori quali driver macroeconomici, possibili effetti di “cannibalizzazione”, atteggiamenti dei consumatori ed effetti normativi, mostrando infine come la mobilità condivisa possa svilupparsi nel contesto della mobilità generale.

A seconda dei livelli di accettazione da parte dell’utente/cliente finale, delle normative nazionali in vigore e del progresso tecnologico, la spesa per i servizi di mobilità condivisa secondo McKinsey potrebbe raggiungere complessivamente una cifra tra i 500 miliardi di dollari e 1 trilione di dollari nel 2030 (da 4 a 8 volte la spesa del 2019), sulla base di due diversi scenari ipotizzati (vedi box) Il ride-hailing (incluso l’emergere di veicoli autonomi condivisi) genererebbe probabilmente i maggiori ricavi, come fa oggi, seguito da micromobilità condivisa, car-sharing e mobilità aerea urbana (UAM). Dato che quest’ultimo è un nuovo segmento di mobilità condivisa, le dimensioni del suo mercato futuro dipendono molto dalla rapidità con cui i Paesi regoleranno e certificheranno le nuove macchine volanti, dalla disponibilità del pubblico ad accettare questo nuovo modo di viaggiare e, soprattutto, dallo sviluppo della tecnologia. Tutti elementi che potrebbero comportare una grande variazione nelle stime dei ricavi futuri.

I Driver Della Crescita

Nella prospettiva delineata dallo studio McKinsey appare chiaro sulla base di quanto fin qui riportato che la spesa per i servizi di mobilità condivisa è destinata a crescere rapidamente nel prossimo decennio, con profonde implicazioni per i responsabili politici, le aziende private e i consumatori.

Preso atto dei dati disponibili e dei trend emergenti, così come riportato all’inizio di questo articolo, lo studio di McKinsey enuclea come segue i driver principali alla base della prospettata crescita della mobilità condivisa.

• Potenziale passaggio dall’uso individuale a quello collettivo dei veicoli. L’urbanizzazione sempre più spinta porta con sé l’aumento della mobilità urbana e quindi la congestione: questa sarà una sfida continua nelle aree urbane e i cittadini potrebbero preferire condividere con altri i propri spostamenti, perché più conveniente (più persone si dividono i costi). Molte città inoltre stanno ipotizzando di ridurre l’uso dei veicoli privati, emanando normative più severe (ad esempio, istituzione di zone senza auto, tariffazione degli accessi ai centri storici, riduzione dei parcheggi e/o aumento delle tariffe della sosta) e fornendo incentivi per il ricorso alla mobilità condivisa. Il passaggio a modalità di viaggio più sostenibili, flessibili e condivise fornirà inoltre vantaggi ambientali, di riduzione del traffico e uso più efficiente delle strade.

• Possibile passaggio da una modalità di guida tradizionale ad una autonoma, con veicoli autonomi e condivisi. Anche il lancio commerciale di taxi-robot e navette robot potrebbe offrire ai consumatori opzioni più convenienti per gli spostamenti. Questo potrebbe rendere superfluo il possesso di un’auto per alcuni, mentre per altri potrebbe ridurre la quantità di utilizzo della propria auto.

• Passaggio dall’utilizzo di veicoli grandi a veicoli più piccoli. Molti consumatori in aree affollate hanno difficoltà a trovare parcheggio e non vogliono più affrontare il traffico durante i loro spostamenti quotidiani. Già una ricerca del 2019 ha dimostrato che quasi il 70% dei consumatori afferma di essere disposto a utilizzare veicoli di micromobilità per il pendolarismo e il fenomeno è confermato in quest’ultimo studio. Sempre più lavoratori stanno infatti prendendo in considerazione l’uso di veicoli più piccoli e di forme di trasporto più sostenibili.

Implicazioni E Suggerimenti

Città, case automobilistiche e operatori della mobilità sono tutti chiamati a prepararsi alla diffusione delle nuove forme di mobilità condivisa che si svilupperanno, compreso il potenziale lancio di servizi di auto autonome e connesse (CAV). I fornitori di mobilità dovrebbero potersi adeguare alle mutevoli dinamiche del mercato, mentre ai costruttori e ai fornitori di veicoli potrebbe essere richiesto di reinventare i medesimi per essere utilizzati in mobilità condivisa. All’interno delle città, i decisori pubblici per parte loro dovranno prendere in considerazione l’allineamento della pianificazione delle infrastrutture per adattarsi ai modelli e ai requisiti di mobilità in evoluzione. Dovranno essere creati inoltre nuovi centri di mobilità e sarà necessaria l’implementazione di specifici spazi sulle strade per la mobilità condivisa o per la bicicletta.

Per supportare tutti gli stakeholder McKinsey ha quindi integrato la propria ricerca con una serie di considerazioni e suggerimenti operativi rivolti ai diversi attori del sistema mobilità, che riportiamo di seguito in riferimento a tre fondamentali categorie coinvolte: amministratori urbani, operatori della mobilità e case automobilistiche.

CITTÀ. Affinché i responsabili pubblici raggiungano i loro obiettivi di riduzione del rischio di cambiamento climatico e di alterazione del mix di diverse modalità di trasporto, questi dovranno creare politiche e fornire proposte che allontanino le persone dai loro veicoli privati e li avvicinino verso la mobilità condivisa su larga scala. Queste misure potrebbero includere la promozione proattiva della micromobilità (compresa la micromobilità condivisa), ma anche continuare a investire nel trasporto pubblico. Allo stesso tempo, gli urbanisti dovranno prendere in considerazione la creazione di più zone verdi e spazi ricreativi per uso pubblico. L’integrazione di opzioni di mobilità condivisa come bike-sharing, car-sharing e ride-sharing nei sistemi di trasporto pubblico potrebbe consentire ai consumatori di pianificare viaggi utilizzando diverse forme di mobilità condivisa; il tutto per fare in modo che il traffico scorra in modo regolare ed efficiente. Infine, in collaborazione con operatori e fornitori di mobilità, i decisori pubblici dovranno redigere linee guida chiare per le società di mobilità condivisa in modo che affrontino investimenti in infrastrutture e in strategie per aumentare l’uso condiviso dei veicoli.

Operatori Di Mobilit

Gli attori della mobilità potrebbero aver bisogno di sviluppare nuove offerte incentrate sul cliente, inclusi schemi di prezzi adeguati e una piattaforma tecnologica di prim’ordine che fornisca dati in tempo reale su servizi, tempistiche di viaggio e costi. Inoltre, potrebbero concentrarsi anche sullo sviluppo di offerte integrate di mobilità condivisa che integrino i servizi esistenti come, ad esempio, il trasporto pubblico. Si prevede che lo spostamento di milioni di veicoli-km dai veicoli privati ai servizi di mobilità condivisa e al trasporto pubblico sarà notevole e comporterà la necessità di aumentare i volumi di veicoli in condivisione necessari a coprire l’aumento previsto della domanda, aumentando le proprie flotte già da oggi.

CASE AUTOMOBILISTICHE

Per capitalizzare la crescente domanda di mobilità condivisa da parte dei consumatori, i produttori automobilistici dovranno considerare lo sviluppo di veicoli per scopi specifici all’interno di questo mercato, come navette per corse in comune o veicoli autonomi condivisi. Ciò può includere anche veicoli a tre ruote per offerte estese di micromobilità condivisa e microcar. Questi nuovi concetti potrebbero offrire ai costruttori l’opportunità di acquisire ulteriori flussi di entrate in un mondo in cui la proprietà e l’utilizzo delle auto sarà potenzialmente in calo.

CO-PROGETTARE LA MOBILITÀ DEL FUTURO: L'IMPORTANZA DI COINVOLGERE I CITTADINI

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