Suono e Materia - Linea Terra Acqua

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LINEA TERRA ACQUA PA R C O D I A R T E E N A T U R A SUONO E MATERIA 2018 VILLA BURI Verona


un prog etto d i Accad emia d i Belle A r t i d i Verona

a cura di Daniele Salvalai, Francesca Piccolino Boniforti, Marta Ferretti

LINEA TERRA ACQUA PA R C O D I A R T E E N A T U R A SUONO E MATERIA


MAPPA

1. CRESCENDO IN CHE MODO? di Michele Ferri 2. COLLECT/MIX di Paolo Protasoni 3. RICHIAMI di Jennifer Taufer 4. INCONTRI di Lisa Biroli

5. ACHERONTIA, IL SOFFIO di Ortensia Benussi 6. ALBERO DELL’OM di Matteo Trentin 7. MASSO SONORO di Linda Manara 8. PERCUSSIONE DI CARTA di Marta Goglio


9. INCUBATRICE DI VIBRAZIONI SONORE AMBIENTALI E UMANE di Simone Toniolo 13. WATER ELEMENT di Linda Simioni e Lisa Maculan 10. UNITÁ, RITMO di Francesco Marchioro 14. XILOBEAN di Melissa Bellotti Installazioni e performance (Villa Buri) 11. MOTO PER UNA RELAZIONE INTROSPETTIVA CIRCOSTANTE di Andrea Bonetti Oggetti sonori 12. DROP SOUND di Giorgia Sorrentino




Con grande soddisfazione l’Accademia di Belle Arti di Verona sostiene e promuove la seconda edizione di Linea Terra Acqua, un progetto dal carattere fortemente sperimentale che permette ai nostri studenti di misurarsi artisticamente nell’ambiente naturale del territorio cittadino. Lavorare in natura, valorizzando e scoprendo attraverso l’arte, le sue componenti sonore, tema di questa edizione ‘tra materia e suono’, ha richiesto un grande lavoro sinergico tra gli studenti, i docenti e i partner dell’iniziativa, per realizzare un percorso d’arte di importante valore culturale nel Parco di Villa Buri. Ispirato ai grandi parchi europei di Arte e Natura ed erede di una consolidata tradizione artistica che porta l’arte a evadere gli spazi a lei classicamente deputati, Linea Terra Acqua rappresenta per l’Accademia uno spazio di sperimentazione e una possibilità di crescita personale e professionale per i suoi studenti. Un laboratorio a cielo aperto dove le opere sono state realizzate in un rapporto dialogico tra arte e contesto, recuperando un tempo di fruizione più lento e appassionato, necessario per ascoltare e riscoprire i suoni dei luoghi che ci appartengono. Attraverso l’arte contemporanea l’Accademia ha voluto creare un’opportunità di scoperta per tutti i cittadini, valorizzando uno dei luoghi più amati del patrimonio naturale della città. I nostri ringraziamenti vanno, oltre agli studenti e ai docenti coinvolti, al Conservatorio di Verona e a Villa Buri onlus, che con grande professionalità hanno permesso la realizzazione di questa edizione del progetto. Marco Giaracuni Presidente Accademia di Belle Arti di Verona

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In un noto lavoro degli anni ’70, Jacques Derrida sottolineava come uno dei limiti della parola “arte” fosse quello di indirizzare la nostra attenzione esclusivamente verso gli aspetti oggettuali delle varie produzioni estetiche. L’arte in senso classico dà per scontato che vi sia un’opera puntuale, individuabile e separata dall’ambiente. Così facendo però si perde di vista il fatto che la dimensione estetica (ciò che percepiamo con i sensi) non è una peculiarità delle opere d’arte ma una caratteristica presente in ogni elemento del mondo circostante. Un villaggio è pieno di suoni ben prima che si eseguano composizioni musicali, una foresta offre configurazioni cromatiche anche senza alcun pittore che le introduca, un ufficio postale ospita interazioni umane pur in assenza di performace artist, e così via. In linea con l’esperienza storica della Land Art, il progetto “Linea Terra Acqua” opera al contrario cercando proprio di incrinare, confondere e decostruire la linea di separazione tra arte e ambiente. Gli interventi artistici operati dagli studenti dell’Accademia non son pensati come elementi separati e autosufficienti, ma come parte dell’intorno ambientale di chi si reca nel parco di Villa Buri. Alcuni di essi si intrecciano in senso concreto ai rami, al verde e alle piante del bosco. Altri si articolano in modo più circoscritto ma sempre trovando il loro senso nel dialogo con il luogo naturale nelle sue specificità. Nel suo insieme, il progetto vuole sperimentare dunque con l’incerta area di confine esistente tra forme naturali e intervento artistico con l’obiettivo di inserire la natura nella produzione artistica da un lato e di collocare l’arte negli ambienti reali della vita quotidiana dall’altro. In altre parole, ove inizia il quadro e finisce la cornice?

Francesco Ronzon Direttore, Accademia di Belle Arti di Verona

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L.T.A. II : un percorso tra la forma del suono ed il suono della materia, attraverso ambienti naturali e paesaggi sonori La seconda edizione di LINEA TERRA ACQUA, una tra le diverse iniziative promosse e sostenute dall’Accademia di Belle Arti di Verona, mette in atto la valorizzazione dei propri studenti attraverso innovative sperimentazioni artistiche, concepite in relazione agli spazi che il territorio veronese offre per la ricerca dei nuovi linguaggi espressivi. Lo scenario individuato, e generosamente concesso, per la creazione di un percorso temporaneo a cielo aperto, è l’area boschiva del parco di Villa Buri a Verona, spazio incontaminato, attraversato da piccoli corsi d’acqua e fruibile dal pubblico percorrendo agevoli sentieri immersi nella natura. Il percorso affrontato ha coinvolto inizialmente cinquanta studenti dell’Accademia, chiamati ad analizzare e discutere una propria visione progettuale relativa alla produzione di opere visivo-sonore, capaci di relazionarsi armoniosamente con il contesto naturale. La linea di sperimentazione linguistica, proposta attraverso una prima lezione introduttiva, trova le sue radici nell’ultimo ventennio, nella commistione tra le esperienze della Sound Art e di Art in Nature. Alla lezione è seguito un talk di approfondimento, dal titolo “tra suono e materia”, con il coinvolgimento di Gaia Martino (curatrice dell’Associazione Frequente per le arti sonore e la diffusione della cultura auditiva) e Jacopo Mazzonelli (artista visivo e musicista). I due professionisti hanno illustrato, attraverso le rispettive esperienze, l’importanza dell’argomento ai fini della comprensione della cultura contemporanea: in un’epoca contraddistinta dalla multimedialità e dall’incontro tra le arti, lo sviluppo tecnologico ha sicuramente facilitato la possibilità di dare forma ai suoni, estendendoli anche in maniera grafica o tridimensionale, e viceversa. L’esempio della Sound Art ha dimostrato che il connubio tra suono e arti visive può essere tradotto in un’esperienza percettiva in cui entrambi gli elementi hanno un ruolo determinante nella medesima misura. In questo ambito di ricerca trasversale si possono trovare artisti visivi che lavorano col suono, così come musicisti che utilizzano il suono per modificare lo spazio. 3


Già negli anni Quaranta John Cage, con le sue composizioni sperimentali in cui sfruttava persino dei rottami metallici, ha posto la sua attenzione ai rumori della quotidianità, contrastando la nitidezza del suono della musica tradizionale con la ricerca di un suono “degradato”. Da allora anche rumore e silenzio diventano suono. L’ambito del suono – aprendosi alla contaminazione con il contesto naturale – arriva ad includere quanto impercettibile dall’udito umano: frequenze e onde sonore, o suoni “fantasma” dettati dalle onde corte. Allo stesso modo il nostro corpo è sorgente di suoni che non si limitano alle espressioni vocali, ma scaturiscono dal movimento nello spazio, dal respiro, dal battito cardiaco. La fruizione di un’installazione d’arte sonora necessita allora di una silenziosa contemplazione; per permetterne l’ascolto, l’attenzione va indirizzata verso un approccio sensoriale molto più esteso: quello del suono nello spazio, che lo trasforma e lo definisce. In una fase successiva, quindici studenti selezionati, iscritti ai corsi di Scultura e Pittura, si sono cimentati su questo terreno d’azione attraverso grandi installazioni sonore e sculture/ oggetti sonori che hanno dato vita ad un’orchestra di voci della natura, spaziando fino ad azioni performative scandite dalla temporalità dettata dalla campionatura di suoni prodotti dal corpo in movimento. La fondamentale collaborazione con il Conservatorio di Verona, grazie al prezioso contributo dei suoi studenti, ha reso possibile lo sviluppo tecnico/sonoro delle proposte progettuali selezionate. I giovani artisti hanno scolpito l’ambiente naturale attraverso il suono emesso dalla materia, corpo dei loro interventi. Si sono serviti di materiali di diversa tipologia, dal materiale reperibile in loco a materiali artificiali, tra cui anche alcuni componenti elettronici, entrando però in relazione con il contesto naturale ed i suoi elementi primari attraverso un coinvolgimento e una restituzione totale delle forze che regolano e definiscono l’equilibrio del luogo. Il quadro di esperienze e sperimentazioni proposte da Linea Terra Acqua II non vuol essere in alcun modo un panorama esaustivo, quanto piuttosto una traccia della vastità e allo stesso tempo della resistenza storica e concettuale della sperimentazione sonora, ma attuata in uno spazio naturale.

Daniele Salvalai 4


L.T.A. II : Interazioni sonore e formali nella natura Questa seconda edizione nasce da una riflessione iniziale intorno alle opere di Pinuccio Sciola, con le sue meravigliose Pietre Sonore, e Amalia Dal Ponte con le sue ricerche sul vuoto, sulla luce e sulla struttura della materia da un punto di vista estetico-scientifico. Riflessione e dialogo che ha poi dato vita ad un progetto di più ampio respiro con l’obiettivo di far riflettere gli studenti sulle tematiche della Sound Art, in rapporto al territorio naturale del Parco di Villa Buri. Le Opere degli allievi selezionati sono state realizzate con materiali diversi, da quelli naturali come legno, pietra, terra cruda e cotta, a quelli di lavorazione umana e industriale quali carta, metallo e resine sintetiche, fino ai prodotti della tecnologia, sensori e programmi multimediali per la rielaborazione sonora. Anche le tematiche spaziano: partendo dalla relazione fra la musicalità della natura ed il corpo umano, il suono viene esplorato come elemento naturale che interagisce col paesaggio e con i visitatori, ma anche come elemento generato dall’uomo stesso, in modo attivo o passivo, puntando l’attenzione sulla sua capacità persuasiva. Troviamo poi richiami più espliciti alla musica ed alla risposta fonetica degli elementi naturali. Sono molto grata ai colleghi con cui ho potuto collaborare e agli allievi e docenti del Conservatorio di Verona, perché partendo da esperienze artistiche, formative e professionali diverse, siamo riusciti a proporre ai nostri ragazzi un percorso artistico molto complesso, quello della relazione fra Arti Visive e Suono, forma di un’Intelligenza Fisica in grado di cambiare le qualità estetiche e percettive di un luogo, di un ambiente, cercando di offrire loro una prospettiva che va oltre l’arte scultorea, e che rischia altrimenti di rimanere appannaggio di coloro che hanno una formazione strettamente musicale.

Francesca Piccolino Boniforti

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PROGRAMMA SABATO 26 MAGGIO

VeronaRisuona Forte - Surrender the void Nell’ambito di VeronaRisuona Forte San Briccio, Lavagno (VR)

17 GIUGNO - 30 SETTEMBRE

Inaugurazione sabato 16 giugno Villa Buri, Verona Percorso di installazioni e interventi sonori nel parco della villa

SABATO 21 LUGLIO

Concerto in collaborazione con il Dipartimento di Jazz del Conservatorio di Verona Auditorium del Conservatorio di Verona, Palazzo Giuliari

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LINEA TERRA ACQUA

Talk con Gaia Martino e Jacopo Mazzonelli TRA SUONO E MATERIA Giovedì 22 Marzo ore 10.00 Aula Kessler

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Concerto in collaborazione con il Dipartimento di Jazz del Conservatorio di Verona, Auditorium Conservatorio di Verona, 21 luglio 2018

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Fase di ricerca e confronto tra gli artisti dell’Accademia e i musicisti del Conservatorio di Verona

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XILOBEAN

di Melissa Bellotti ferro, legno e legumi, 85 x 120 x 30 cm 2018 Xilobean è ispirato dal funzionamento del Kalimba e dello Xilofono che si avvalgono di una cassa armonica e di materiali in grado di riprodurre il suono attraverso la percussione. Una base di legno fa da sostegno ad un rettangolo di metallo saldato che tiene sollevate diverse placche di metallo di diversi spessori su cui si percuotono dei fagioli di vario tipo, emblema di vita e di nascita.

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ACHERONTIA, IL SOFFIO di Ortensia Benussi tecnica mista (ferro, materiali organici naturali) 40 x 160 x 270 cm 2018 La Falena sfinge testa di morto (Acherontia Atropos) è sempre stata vista come portatrice di sventure e morte, a causa del suono stridulo che emette quando si sente minacciata e per la macchia chiara che spicca sul dorso che ricorda un teschio. Nel lavoro la falena urla all’individualismo, allo specismo e all’indifferenza che stanno distruggendo la natura. L’osservatore è invitato a soffiare nel flauto posto all’interno del muso della falena facendole emettere il fischio caratteristico, non più come presagio di morte ma come segnale di speranza, animando l’insetto morente. Ma il gesto va oltre: così facendo l’osservatore dona un soffio del proprio alito vitale alla falena responsabilizzandosi nel processo di rinascita del mondo.

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INCONTRI

di Lisa Biroli ferro, dimensione umana (variabile) 2018 Una riflessione sulle diverse modalitĂ con cui si sviluppano le relazioni interpersonali, in particolare sulla difficoltĂ di mantenere un rapporto quando siamo letteralmente sommersi da tante altre relazioni, il piĂš delle volte di convenienza, di poca importanza dal punto di vista emotivo.

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MOTO PER UNA RELAZIONE INTROSPETTIVA CIRCOSTANTE di Andrea Bonetti

Performance in collaborazione con Giulio Ancona, Leonardo Avesani, Francesco Bonetti, Enrico Lohn, Silvia Rozza, Lorenzo Visco 20’ 2018 Un cammino solitario a piedi nudi, esperienza intima di relazione dell’artista con la natura di questo luogo, è trasformato in traccia sonora, trascritto in uno spartito e tramutato in melodia da fruire collettivamente.

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ph. Valentina Cavion Rumori nel bosco in Fa maggiore  = 55

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ph. Valentina Cavion 18


CRESCENDO IN CHE MODO ? di Michele Ferri

pvc, canapa idraulica e yuta, 135 x 115 x 100 cm 2018 Ispirata agli strumenti a percussione costruiti con materiale di scarto da musicisti di strada, questa radice cerca di crescere nutrendosi solo del suono che produce quando viene suonata.

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PERCUSSIONE DI CARTA di Marta Goglio legno e carta dimensioni variabili 2018 Alcuni tronchi cavi del parco sono trasformati in casse di risonanza, chiusi da membrane di carta dipinta di bianco. La carta torna al suo luogo d’origine, l’albero, il quale a sua volta rivive grazie all’azione sonora.

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WATER ELEMENT

di Linda Simioni e Lisa Maculan legno, elastici in gomma, argilla cotta e acqua 130 x 80 x 35 cm 2018 Due casse di risonanza, collegate l’una all’altra, esplorano la relazione della natura con l’acqua: da un lato forme organiche e microorganismi aquatici, dall’altro la geometria dell’icosaedro, solido platonico simbolo dell’elemento acqua.

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MASSO SONORO

di Linda Manara marmo bianco di Carrara 45 x 95 x 70 cm 2018 “Masso Sonoro” nasce come installazione sonora capace di dialogare con l’ambiente circostante grazie al suono prodotto dalle vibrazioni delle corde poi amplificato naturalmente dalla cassa sonora in marmo sottostante. I suoi colori sono pensati per conciliare, mettendo in evidenza, tutti i componenti che lo caratterizzano: il nero dell’interno ben fa risaltare il bronzo delle corde e il bianco naturale del marmo fa spiccare la scultura ovunque essa si trovi.

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UNITĂ€ RITMO

di Francesco Marchioro Legno e componenti elettrici Dimensioni variabili Un elemento costitutivo della quotidianità , come il suono, se modulato nelle sue variabili caratterizzanti (volume, timbro e frequenza) può condurci a reazioni condizionate, istintuali, innate.

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COLLECT / MIX

di Paolo Protasoni Resina poliestere 35 x 41 x 36 cm 2018 L’oggetto è una maschera che infetta l’ospite, lo rende irriconoscibile, lo disorienta e cambia la sua percezione del mondo. Tutti i suoni captati diventano una mescolanza di ogni suono presente nell’ambiente o prodotto dall’ospite. L’ospite diventa un’entità diversa, impossessato dalle vibrazioni dello spazio in cui è situato ciò che viene dall’esterno è digerito e mescolato dalla maschera, e ciò che esce dall’interno è il volere della forma parassita.

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RICHIAMI

di Jennifer Taufer 3 fischietti da richiamo e resina poliestere dimensioni variabili 2018 Tre strumenti per esplorare la nostra relazione con il suono e il corpo riproducono il suono delle allodole.

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DROP SOUND

di Giorgia Sorrentino ferro 176 x 110 m 2018 Un dialogo tra due elementi contrapposti ma complementari: la goccia, simbolo dell’acqua, elemento fondamentale in natura, e la fiamma, simbolo del fuoco, elemento distruttivo della natura.

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INCUBATRICE DI VIBRAZIONI SONORE AMBIENTALI E UMANE di Simone Toniolo

terracotta, argilla e tubi corrugati dimensioni variabili 2018 Un’unione tra artificiale e naturale costituita da tre identità indefinite che si sviluppano in modo similare alla crescita delle piante rampicanti attorno a tre tronchi collegati da tubi di plastica.Dirigendosi verso il cielo e immergendosi nel terreno il loro scopo è catturare, incanalare e diffondere i suoni dal sottosuolo e dalla parte alta del bosco.

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ALBERO DELL’OM

di Matteo Trentin Legno, cinghie a cricchetto e corde metalliche Dimensioni variabili 2018 Il progetto muove dal concetto di Om, ritenuto nell’ induismo il suono primordiale che ha dato origine alla creazione intesa come manifestazione stessa di tale suono che, riprodotto sotto forma di mantra, costituisce la metafora dell’ unione e l’ essenza di ogni aspetto del divino. L’ installazione prevede la realizzazione di uno strumento chitarrofono attraverso l’ impiego di tre corde di piano a bassa frequenza tese e accordate sulla cavità di un tronco d’albero, in riferimento al concetto metafisico di sintesi del tre in uno trascendente il dualismo mente-corpo che esso sta a significare.

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in collaborazione con :

con il patrocinio di :

Progetto Grafico: Antonio Polato Giacomo Segantin



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