Casa di Cura San Francesco: la Clinica della Città
Ph. Paolo Stroppa
Sestini, Zenit della fotografia
Bestiario, di Angelo Cruciani
Romeo Junior
Italian Wine Day 2024
Luxury food di Annalisa Cavaleri
La squadra di Elena Carnevali
Giuseppe Bergomi. Sculture
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MASSIMO SESTINI A SANTA GIULIA
CINZIA PASQUALI I SEGRETI DI LEONARDO DA VINCI
ANGELO CRUCIANI
BESTIARIO A MILANO
GIOVANNI FATTORI
HELLOSKY ALLO
SCALO DI ORIO AL SERIO
HELIOS COLLETTIVA DI ARTE CONTEMPORANEA
ANNALISA CAVALERI LUXURY FOOD
BEATRICE PILOTTO
LA BELLEZZA
DELLE IMPRESE
Vito Emilio Filì
QUALCUNO DAVVERO CI CASCA?
Ricevuta sul mio indirizzo e-mail che chissà come avranno avuto. Fatevi due risate... Mi chiamo David Poole, l’agente di ispezione delle Nazioni Unite a Los Angeles (LAX). Stiamo conducendo una seconda fase di audizione, tutte le spedizioni ab bandonate negli aeroporti degli Stati Uniti verranno trasferite nelle nostre strutture qui per l’ispezione e la confisca. Durante la nostra indagine, ho scoperto un bagaglio abbandonato a tuo nome che è stato trasferito nella nostra struttura qui a LAX e, una volta scansionato, ha rivelato una somma di denaro non dichiarata in un baule di metallo. La spedizione è stata abbandonata perché il contenuto non è stato correttamente dichiarato dal destinatario come denaro, piuttosto è stato dichiarato come effetto personale per evitare deviazioni dovute all’incapacità dell’agente diplomatico di pagare le spese di non ispezione. Secondo la mia ipotesi, la scatola conterrà più di 6 milioni di dollari e la spedizione è rimasta in un magazzino fino ad oggi. I dettagli della spedizione includono il tuo nome, il documento ufficiale dell’ufficio delle Nazioni Unite a Londra è etichettato sulla scatola. Voglio usare il mio buon ufficio per sdoganare la spedizione e condividere il denaro con te poiché il mittente ha abbandonato la scatola ed è scappato. Pagherò la tassa di mancata ispezione, svuoterò e consegnerò la scatola a casa tua per evitare ulteriori problemi. Aspetto la tua risposta per un ulteriore dibattito. Tieni presente che la nostra comunicazione deve essere mantenuta estremamente confidenziale. Posso concludere tutto entro 48 ore se accetti le mie condizioni e ti verranno fornite ulteriori informazioni non appena risponderai. Grazie. Davide.
FANTONI HUB MATERIALE UMANO
Viene voglia di capire dove si andrebbe a finire rispondendo a questo signore.... Buona estate GIUSEPPE
MICHELA MILESI L’ASSOCIAZIONE
CHE HA AL CENTRO LA FEDE
RICCARDO VENCHIARUTTI
NEULAKE VINCE
BANDO PER I LAGHI
Giorgio era il papà di Patrizia Venerucci, l’altra metà della Edita Periodici che non sono io. Romagnolo di terra, della Valmarecchia, arriva giovanissimo a Milano in cerca di un lavoro e magari un po’ di fortuna. Tosto, intransigente, spirito imprenditoriale, coglie al volo l’opportunità che gli offre la Milano del dopoguerra. Apre un laboratorio per le copie eliografiche che gli architetti commissionavano dopo che avevano disegnato i loro progetti sui grandi fogli dei tecnigrafi. Un lavoro impegnativo ma le cose vanno bene e il giovane Venerucci apre altri tre laboratori e inizia anche a vendere arredi per ufficio e tavoli da disegno. Quando lo conobbi era quasi alla fine della sua vita lavorativa e ricordo che fu uno dei pochi a non dar del matto a me e a sua figlia per aver pensato di aprire un giornale. Anzi, ci incoraggiò e ci fornì il primo arredamento del nostro ufficio. Scrivanie, sedie, cassettiera e armadietti di una marca famosa e costosa, tanto che alcuni pezzi esistono ancora. Era un grande chiacchierone e non perdeva occasione per raccontare episodi della sua gioventù, degli inizi della sua carriera, della sua passione per il disegno. Giorgio era anche un artista: a 5 anni venne premiato per il suo talento nel disegno. Con il pennello intinto nella china, riproduceva paesaggi, chiese, palazzi. Conservo ancora una sua bellissima rispoduzione della cattedrale di Bergamo Alta. Due matrimoni, quattro figli e tutto sommato una vita spesa bene. Negli ultimi anni da Milano si era trasferito a Roncadelle, vicino Brescia. È uscito di scena a 90 anni in modo garbato con grande dignità e per fortuna senza soffrire molto. Ricordo i suoi baffetti furbi, lo sguardo vivace e la sua simpatica, cadenza romagnola. Era anche un cuoco eccellente e i suoi pranzi in occasione delle feste erano una vera delizia per il palato. Inevitabile da oggi guardare in modo diverso quella scrivania dove qualcuno ancora lavora e che adesso sarà per sempre la scrivania di Giorgio. (V.E.F.)
L’ESPOSIZIONE RACCONTA OLTRE QUARANT’ANNI DI CARRIERA DI MASSIMO SESTINI ATTRAVERSO I PRINCIPALI
EPISODI DELLA STORIA ITALIANA CONTEMPORANEA COME LA STRAGE DI CAPACI, IL NAUFRAGIO DELLA COSTA CONCORDIA, IL TERREMOTO DELL’AQUILA
MASSIMO SESTINI
ZENIT DELLA FOTOGRAFIA
Brescia, Museo di Santa Giulia 24 settembre – 2 marzo 2025
MASSIMO SESTINI
ZENIT DELLA FOTOGRAFIA
“Come quando sei morto e improvvisamente ritorni in vita”: sono le parole di Ayman, migrante dalla Siria, che nel documentario Where are you? Dimmi dove sei del National Geographic racconta il momento in cui, dal barcone stipato di migranti al largo della Libia, dopo dodici giorni di tempesta, avvistano l’elicottero della Marina Militare Italiana in missione di salvataggio. Sull’elicottero, anche il fotografo Massimo Sestini, che proprio in quel momento scatterà Mare Nostrum l’immagine simbolo dei viaggi della speranza che dalle coste africane cercano di raggiungere l’Europa, selezionata tra le Top 10 images of 2014 da TIME, pubblicata su numerose testate in tutto il mondo (tra cui Photo France, The Guardian, Internazionale, The Economist, L’Espresso, Die Zeit, Time, National Geographic) e vincitrice del World Press Photo Award 2015 nella categoria General News. Da questo riconoscimento è partita la sua ricerca con il progetto Where are you? che, nel corso del quinquennio successivo, rintraccerà e fotograferà (dall'alto e perpendicolarmente) una decina dei migranti che erano su quel natante, ritratti nella loro vita definitiva, in giro per l'Europa, realizzando un documentario con National Geographic trasmesso in tutto il mondo.
L’iconico scatto, insieme a uno showcase della ricerca, saranno al centro della personale che Fondazione Brescia Musei
L’Aquila l’unica immagine dall’alto del funerale di Stato delle 287 vittime del terremoto
dedica al fotografo toscano, MASSIMO SESTINI. Zenit della fotografia, in programma dal 24 settembre 2024 al 2 marzo 2025 al Museo di Santa Giulia. La mostra, curata da Angelo Bucarelli e realizzata con la collaborazione di Freccianera Fratelli Berlucchi, main partner dell’iniziativa, si inserisce nella VII edizione del Brescia Photo Festival, promosso da Comune di Brescia e Fondazione Brescia Musei, in collaborazione con il Ma.Co.f – Centro della Fotografia Italiana, quest’anno declinato attorno al tema Testimoni, un termine che sottolinea la capacità dei fotografi di documentare il presente favorendo la lettura della nostra storia attraverso il racconto che gli artisti ne fanno traducendolo in opera d’arte che supera i confini del mezzo fotografico. L’esposizione inedita presenta una selezione di immagini capaci di raccontare oltre quarant’anni di carriera di Massimo Sestini, con particolare attenzione ai temi a lui cari, come l’immigrazione e i principali episodi della storia italiana contemporanea:
Mare Nostrum
la strage di Capaci, il naufragio della Costa Concordia, il terremoto dell’Aquila, la tragedia della Moby Prince, il funerale di Giovanni Paolo II, il funerale di Benedetto XVI e molto altro. Sin da giovanissimo, Massimo Sestini ha saputo dipingere un affresco di grande valore iconografico delle vicende che hanno segnato il passato recente del nostro Paese, raccontandone, come documentato in mostra, gli episodi più significativi. La mostra approfondirà anche l’inedita modalità acrobatica con la quale il fotografo ha prodotto gli scatti iconici che lo hanno reso famoso nel mondo, applicata sia nel contesto dei grandi eventi italiani, come il Giro d’Italia o la Mille Miglia, sia nei rapporti tra la fotografia aerea e le inconsuete visioni del nostro grande patrimonio monumentale e archeologico, come nel caso della città di Firenze o delle surreali visioni subacquee del patrimonio archeologico sommerso. Il titolo della rassegna, Zenit della fotografia, si riferisce alla capacità dell’artista, prima dell’avvento dei droni, di riconoscere il potere intrinseco della fotografia aerea e acrobatica di cui è diventato uno dei maestri indiscussi, esplorando angoli e punti di vista insoliti. Sestini si è lanciato in voli vertiginosi, sospeso tra cielo e terra, per immortalare l’essenza della vita umana da altezze irraggiungibili, tuffandosi poi simmetricamente nelle profondità scure e gelate per scoprire altre verità.
Brescia auto d’epoca della 1000 Miglia schierate per Fondazione Brescia Musei
Isola del Giglio (GR) naufragio della Costa Concordia
CLIMA E DINTORNI 2
A memoria d’uomo è difficile ricordare una stagione climatica come quella che abbiamo vissuto nella prima metà del 2024, almeno qui nel Nord Italia. Tutto è iniziato con un inverno tiepido, dove il termometro è andato sottozero solo per un paio di giorni. Poi l’abbiamo pagata all’inizio di marzo con piogge giornaliere che sono andate avanti senza soluzione di continuità fino a tutto giugno. La temperatura è stata assolutamente sotto la media e il piumino non ci ha anco ra abbandonato. Le nevicate in montagna sono proseguite imperterrite fino a poche settimane fa. Ormai i terreni sono intrisi di acqua, i fiumi perennemente in piena e il verde cresce a dismisura: oggi si possono trovare foglie di cicoria alte anche mezzo metro. Discorso diverso è quello per la frutta che, sen za sole e con troppa acqua, marcisce velocemente sui rami. Quindi prepariamoci ai soliti ed immancabili aumenti sui banchi del supermercato. Parliamoci chiaro, i cambiamenti climatici ci sono sempre stati da quando esiste la Terra (4,5 miliardi di anni), con il susse guirsi di ere fredde con quelle più calde. Basti ricordare che tra i 15.000 e i 5.000 anni fa il Sahara era una verde prateria. Questa alternanza climatica è causata dalla precessione dell’asse terrestre, che ha una durata di circa 21.000 anni e che comporta che l’asse del nostro pianeta punti nel tempo verso direzioni diverse. Non si deve poi confondere il cambiamento climatico con l’inquinamento dell’aria, che nella pianura padana è gravissimo e che comporta oltre 50.000 decessi all’anno. Detto questo, c’è da evidenziare che esiste anche un preoccupante aspetto psicologico legato alle condizioni meteo e ne sanno qualcosa le popolazioni del Nord Europa, che vivono per sei mesi all’anno con poca luce del sole, e dove il tasso dei suicidi è al massimo livello. L’umore, dopo mesi di brutto tempo, va sotto i tacchi, il nervosismo aumenta, la vitamina D nell’organismo cala e così nel comune sentire prendono forma le congetture più strane. In questo ultimo periodo è scesa dal cielo per più giorni una
FUOCHI DI PAGLIA
di Giorgio Paglia
sabbia del deserto che ha coperto di rossastro strade e macchine.
È stata la gioia dei proprietari degli autolavaggi, ma la gente ha iniziato a fare improbabili ipotesi sulle scie chimiche degli aerei di Steve Jobs, su nuvole artificiali create dagli arabi e su un materiale particolare contenuto nei granelli di sabbia e che sarebbe legato alla guerra in Ucraina. Insomma ce n’è per tutti gusti e la realtà si trasforma in fake alla velocità della luce del sole che non c’è più. A far sclerare la gente ci mette del suo anche un certo tipo di informazione meteo. Ogni giorno, se ad esempio guardate Sky alla fine del suo telegiornale, c’è un tipo (tralascio il nome per pietà) che ha trasformato le previsioni meteorologiche in un film dell’orrore. Sì, perché è la stagione dell’enfasi fatta paura e anche il meteo può servire per intimorire le masse. Con un leggero sogghigno che ha del famelico, il presentatore parla di temperature pericolose dal colore rosso/ viola, di cicloni devastanti, di calure da forni a micro onde e di piogge apocalittiche. Poco importa se poi non ne azzecca una, perché ciò che conta è creare un allarmismo ideologico che vada a braccetto con i terrapiattisti e con i cultori dei cambiamenti climatici a prescindere. Così come non rimpiangere il pacato e signorile colonnello Bernacca, quello della TV in bianco e nero dei tempi che furono? Concludendo, c’è da dire che una stagione come questa ha messo un po’ tutti in ginocchio, ma ha pure servito su un piatto d’argento ai soliti disfattisti, a cui non vanno bene né caldo né freddo, né siccità né acquazzoni, una situazione da commentare con un po’ di immancabile antifascismo meteorologico. Perché se piove, ovviamente il governo è ladro e la Meloni è servita!
Alla prossima e in alto i cuori leggeri.
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CINZIA PASQUALI I SEGRETI DI LEONARDO
Cinzia Pasquali alla Scuola di restauro di Botticino ha raccontato il segreti del capolavoro di Leonardo da Vinci. Dal Louvre di Parigi ai laboratori della scuola milanese, la restauratrice di “Sant’Anna, la Vergine e il Bambino” il 19 luglio ha tenuto presso la Scuola di Restauro di Botticino una lectio magistralis aperta a studenti e pubblico
Tra le restauratrici più famose al mondo, Cinzia Pasquali è stata ospite, venerdì 19 luglio della Scuola di Restauro di Botticino per tenere una lectio magistralis sui segreti dei capolavori di Leonardo da Vinci, in particolare “Sant’Anna, la Vergine e il Bambino”. Il celebre dipinto di Leonardo, conservato presso il Museo del Louvre di Parigi, è stato restaurato da Cinzia Pasquali tra il 2011 e il 2012. L’intervento, definito “il restauro del secolo”, è stato raccontato in un documentario prodotto dal Museo del Louvre nel 2012, intitolato “Leonardo da Vinci. The Restoration of the Century”.
Da 30 anni la base operativa di Cinzia Pasquali è a Parigi, dove lavora per riportare all'antico splendore alcuni dei più importanti capolavori del mondo. Ha iniziato il proprio percorso formativo presso l’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro (ISCR), organo tecnico del Ministero della Cultura italiano, per poi intraprendere un percorso professionale che l’ha portata ad affermarsi tra i più grandi professionisti del settore a livello mondiale. Tra gli interventi che hanno segnato la sua carriera: la Galleria di Apollo al Louvre, la Galleria degli Specchi a Versailles e le pitture del Duomo di Napoli, ma anche opere di importanti autori come Bronzino, Ribeira e Giuseppe Penone, fino ad arrivare a Leonardo Da Vinci.
La Scuola di Restauro di Botticino, cuore pulsante del centro internazionale di formazione e ricerca Valore Italia, è un luogo dinamico e interdisciplinare, innovativo e sperimentale, dove studiare le nuove metodologie da applicare al restauro e al contempo formare i restauratori di domani.
BESTIARIO
INSTALLAZIONE URBANA
DI ANGELO CRUCIANI
A MILANO IN P. ZZA MERCANTI
Inaugurata l’installazione urbana di Angelo Cruciani a cura di Stefania Morici. Un progetto realizzato con la consulenza speciale di Patrizio Travagli, prodotto e organizzato da Arteventi e BeeBest e inserita nel palinsesto di Milano è Viva
“Vogliamo ringraziare Stefania Morici e Angelo Cruciani, con cui abbiamo già collaborato in passato, per questa opera d’arte urbana” ha esordito così Anna Scavuzzo, vicesindaco dl Comune di Milano “un dono bellissimo alla città per suggerire un pensiero alto e profondo e per ricordare anche quel momento tragico che la nostra regione ha vissuto nel 1976 a Seveso. Dobbiamo guardare al futuro con un senso di responsabilità rinnovata. Anche questo è il compito che gli artisti affidano a noi amministratori”.
Con queste parole è stato inaugurato Bestiario, la grande installazione urbana in via dei Mercanti, firmata dall’eclettico artista Angelo Cruciani, pensata per far riscoprire il rapporto unico, complesso e imprescindibile tra uomo, natura e animali. Un invito a ristabilire un equilibrio con l’ambiente per salvare noi stessi e il pianeta. L’iniziativa, nata da un’idea di Stefania Morici, è prodotta e organizzata da Arteventi e BeeBest in collaborazione con Pubblimil, con la speciale consulenza di Patrizio Travagli, ed è supportata dal Comune di Milano con il patrocinio di “Milano è viva” e del WWF.
“Siamo felici di essere riusciti a regalare alla città un’opera che può essere vissuta. – ha affermato l’artista Angelo Cruciani –“Mi sono ispirato ai bestiari medioevali che erano un modo semplice per raccontare il creato. Bestiario 2024 è stato pensato con un nuovo valore. Gli animali hanno un’aureola, per sottolineare la sacralità dell’animale.La perfezione di tutto il creato è una continua lezione all'uomo, che spesso viene soppiantata dall'egoismo e dalla credenza che tutto sia nostro, quando in realtà nulla appartiene realmente a nessuno. L’uomo è l’animale più pericoloso in natura. Dobbiamo imparare a proteggere i più deboli. Dobbiamo ricordarci che noi non siamo i proprietari del pianeta”.
ANGELO CRUCIANI
Il Presidente di WWF Lombardia Gianni Del Pero intervenuto dopo la cerimonia che si è tenuta a Seveso per l’anniversario del più grave incidente ambientale della storia, quello della Diossina del 10 Luglio 1976 ha sottolineato “Noi siamo Natura, siamo un elemento del creato e dobbiamo difendere l’ambiente per difendere noi stessi. Per questo motivo abbiamo aderito con gioia a questo progetto d’arte che si inserisce per i suoi valori al programma di attività che il WWF promuove. Urban Nature - la Natura in Città è da anni un’iniziativa che vuole sottolineare il valore della Natura e la necessità di innovare il modo di pensare e vivere gli spazi urbani. Bestiario è una straordinaria occasione per riflettere sulla necessità e l’importanza di mettere in campo molteplici azioni virtuose per far Conoscere e Amare la Natura, proteggere e incrementare la biodiversità nei sistemi urbani”.
“Gli animali di Angelo Cruciani - ha spiegato la curatrice Stefania Morici - esprimono la sacralità della vita e della natura, che va protetta e rispettata. L’obiettivo è quello di sensibilizzare gli spettatori alla protezione della vita selvaggia e alla tutela dell’ecosistema per garantire all’uomo e agli animali un futuro migliore. Con questa grande installazione, quindi, regaliamo un nuovo sguardo su ciò che ci circonda, utilizzando la pittura come medium per veicolare messaggi ormai impossibili da ignorare”.
Durante l’inaugurazione sono state liberate per il loro primo volo migliaia di farfalle per ricordare i 3300 animali morti e i 76.000 abbattuti a causa del disastro di Seveso. Il momento dedicato alle farfalle, che andranno a ripopolare i giardini e i parchi milanesi, è stato di grande impatto emotivo e ha ricordato a tutti quanto sia importante la nostra relazione con la natura.
“Con il rilascio delle farfalle sottolineiamo l'importanza della biodiversità e della tutela ambientale - ha sottolineato il Dr. Emanuele Rigato, MD Evolutionary Biology, PhD Ecology, Evolution & Conservation, CEO Smart Bugs. Le farfalle, oltre ad essere simboli di trasformazione e libertà, sono essenziali per il nostro ecosistema. Svolgono un ruolo cruciale nell'impollinazione, contribuendo alla proliferazione di una grandissima varietà di piante selvatiche che sostengono la vita di innumerevoli altre specie viventi. Inoltre spostandosi di decine se non centinaia o migliaia di chilometri nella loro breve vita adulta alata, favoriscono i flussi genici a grandi distanze, promuovendo la diversità genetica delle piante. L'installazione artistica "Bestiario" di Angelo Cruciani ci invita a riflettere sul nostro legame con la natura. Con questo gesto vogliamo esprimere la nostra speranza di un futuro in cui uomo e natura convivono in armonia.”
Bestiario vuole essere un racconto di un mondo incantato ed evidenzia l’immensa ricchezza rappresentata dalla presenza degli animali e della natura nel pianeta. Un gioco visivo che esprime significati profondi accostando gli animali ritratti all'iconografia sacra e alla luce della scintilla vitale che c'è in ogni forma di vita.
Il Bestiario di Angelo Cruciani ci porta su un futuro che sa di pericolo, ci parla di specie animali che rischiano di scomparire, di un mondo che potrebbe perdere la sua reale natura se tutti non interveniamo a difenderlo.
CONSULENTI PER FAR CRESCERE L’IMPRESA
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BANDERA SPECIALIZZATO NELL’OFFRIRE UN’ASSISTENZA INTEGRATA E MULTIDISCIPLINARE AD AZIENDE, FAMIGLIE E PRIVATI
Essere un punto di riferimento per le aziende, le famiglie e le persone che cercano competenza, innovazione e un team di professionisti con competenze trasversali è la mission dello Studio Bandera, affermata realtà in grado di offrire una consulenza professionale qualificata e multidisciplinare sulle tematiche di natura tributaria, societaria e giuridica per le imprese, per le società e per le famiglie. Lo Studio Bandera si avvale di un team composto sia da dottori commercialisti sia da avvocati e sia da ulteriori professionalità. “Poter offrire alle imprese clienti capacità integrate, risposte rapide e a 360°, con una visione completa alle necessità delle imprese e delle famiglie, è per noi una priorità” - ci ha confidato il Dott. Arrigo Bandera, Founding Partner dello Studio Bandera. “La nostra è un’assistenza che comprende molteplici servizi: dalla consulenza fiscale, organizzativa e amministrativa, a quella riguardante il diritto societario, operazioni straordinarie, family office, crisi d’impresa e procedure concorsuali. Inoltre, lo Studio offre assistenza continuativa in ambito compliance societaria (nello specifico responsabilità amministrativa degli Enti come previsto dal D.Lgs. 231/01, e dalle norme antiriciclaggio e privacy) e in ambito concorrenziale nel quale abbiamo ottenuto prestigiosi risultati dinanzi alle Autorità nazionali (AGCM) e internazionali (Commissione Europea – DG Trade)” - ha proseguito colui che oltre venticinque anni fa ha fondato questa intraprendente realtà e ne ha seguito la crescita in ogni sua fase.
“Riteniamo che favorire le sinergie tra diverse competenze sia la migliore soluzione per garantire alla nostra clientela soluzioni personalizzate e di alto livello che consentano la costante crescita delle imprese e la solidità delle famiglie” - ci ha spiegato l’Avv. Francesco Neboli, Partner dello Studio Bandera.
Nella pagina a sinistra Arrigo Bandera, Founding Partner dello Studio Bandera, insieme alla moglie, Dott.ssa Cristina Colosio, e al figlio, l’Avv. Nicolò Bandera. Qui sotto l’Avv. Francesco Neboli, Partner dello Studio Bandera
Spiccata, inoltre, è la propensione dello Studio Bandera nel cercare di offrire nuove soluzioni per migliorare i servizi offerti attraverso una crescita formativa ed un aggiornamento costante dei propri professionisti. “Di recente - ha proseguito il Dott. Arrigo Bandera - alcune risorse del team si sono focalizzate nell’assistenza in materia di Sostenibilità e Rendicontazione ESG (Environmental, Social, and Governance). Un servizio che consente ai nostri clienti di misurare l’impatto della propria impresa, di progettare una strategia sostenibile e di favorire un’evoluzione volta a nuove governance”. Contribuire alla creazione di valore a lungo termine nel rispetto delle normative vigenti è un vero e proprio dogma per lo Studio Bandera. “Siamo consapevoli dell’importanza di un approccio sostenibile nel business contemporaneo - ha puntualizzato l’Avv. Neboli - e per questo supportiamo le imprese nella realizzazione di strategie di sostenibilità. L’attenzione agli aspetti ambientali, sociali e di governance si riflette anche nella scelta dei materiali e nelle pratiche quotidiane dello studio” Digitalizzazione e innovazione sono un ulteriore plus dello Studio. Tra le innovazioni più rilevanti lo Studio Bandera ha sviluppato un complesso algoritmo – KYP® Know Your Partner - Hyperalgorithm, l’unica soluzione digitale per limitare i rischi penali e fiscali per le imprese, indispensabile anche per le costanti verifiche dell’intera supply chain, anche in ottica Cooperative Compliance ed ESG. Le aziende italiane sono costantemente esposte al rischio di indagini giudiziarie che coinvolgono fornitori, clienti e partner, aventi come oggetto presunti accordi fraudolenti volti anche ad evadere le imposte.
Arrigo Bandera nella sede di Milano
“Nella quasi totalità dei casi l’impresa, seppur totalmente estranea all’illecito commesso, si trova coinvolta nelle indagini per aver acquistato beni o servizi da un fornitore fraudolento, responsabile di illeciti fiscali e tributari, perpetrati sia documentando operazioni inesistenti, sia omettendo tout court il versamento delle imposte, assicurandosi così un indebito vantaggio nei confronti delle altre imprese oltre ad un rilevante illecito risparmio fiscale - ci ha spiegato il Dott. Arrigo Bandera. Per prevenire le conseguenze derivanti da questi rischi KYP® - Know Your Partner utilizza intelligenza artificiale e la tecnologia blockchain per consentire alle imprese di collaborare solo con fornitori e partner affidabili. L’utilizzo della tecnologia blockchain conferisce al report, che viene generato per ogni azienda, caratteristiche di certezza, trasparenza, unicità e immodificabilità, garantendo all’utente la tracciabilità immediata e la sicurezza assoluta dei dati raccolti e del flusso che li ha generati“ Il Dott. Marco Maria Sartori, CEO di KYP S.r.l. (PMI Innovativa) ha aggiunto: “con KYP®, a differenza degli altri data provider, le aziende possono finalmente valutare in tempo reale il livello di legalità e affidabilità fiscale dei propri fornitori e partner, grazie all’analisi di dati economico-finanziari, organizzativi e di compliance. L’utilizzo di soluzioni innovative per la gestione di tali processi è ormai imprescindibile per il presidio della supply chain anche in ottica ESG e cooperative compliance”.
Lo Studio Bandera opera in ambienti accoglienti e sofisticati che celebrano l’arte e la sostenibilità. Gli spazi dello Studio Bandera a Brescia e Milano, infatti, sono stati progettati non solo per essere innovativi e confortevoli, ma anche per stimolare la collaborazione tra le varie competenze e seniority presenti nello studio. Particolare attenzione è stata posta nella ristrutturazione degli ambienti, con un accurato lavoro su luci, insonorizzazione, arredi ed utilizzo di materiali sostenibili, spazi di socialità per garantire il benessere di colleghi e clienti. Un valore aggiunto che a Brescia (la cui sede è stata recentemente giudicata a livello nazionale la migliore tra i luoghi di lavoro nella mostra itinerante organizzata dalla Associazione Italiana di Architettura e critica: “Nuove normalità – spazi, architettura, persone” dopo la pandemia) potrà ulteriormente arricchirsi di un ulteriore tassello grazie all’ambizioso progetto di trasformare la grande terrazza, attualmente inutilizzata, in un giardino e spazio verde, creando così un’oasi di tranquillità e benessere per dipendenti e visitatori oltre ad un efficientamento termico dovuto all’immissione del verde. Una vocazione, quella per l’estetica, che è un elemento fondamentale per lo Studio Bandera. “L’arte è un valore imprescindibile che porta identità e arricchisce il tessuto di una comunità, oltre ad essere espressione della ricchezza artistica e anche del saper fare di tanti imprenditori e famiglie del territorio” - ha sottolineato il Dott. Arrigo Bandera. Lo scorso anno, per esempio, in occasione di Bergamo Brescia Capitale della Cultura italiana, lo Studio ha avviato il progetto “Art in Transition” per integrare l’arte negli spazi di lavoro esponendo per alcuni mesi presso le sedi di Brescia e Milano una selezione di opere monumentali dello scultore Stefano Bombardieri, anche resa fruibile alla cittadinanza. Da quell’esperienza deriva la scelta di integrare l’arte in pianta stabile. Nella sede di Brescia sono state realizzate due imponenti sculture site-specific dell’artista Felice Martinelli, mentre presso la sede milanese sono stati valorizzati fregi e decori della Veneranda Fabbrica del Duomo. “Questo connubio tra arte e ambiente lavorativo - ha concluso il Dott. Arrigo Bandera - riflette la filosofia dello studio di cercare la bellezza e l’ispirazione in ogni aspetto della propria attività”.
CONSULENTI PER FAR CRESCERE L’IMPRESA
“Un’assistenza integrata e multidisciplinare fruibile in un ambiente accogliente e sofisticato che celebra l’arte e la sostenibilità”.
“L’arte è un valore imprescindibile che porta identità e arricchisce il tessuto di una comunità, oltre ad essere espressione della ricchezza artistica e anche del saper fare di tanti imprenditori e famiglie del territorio”.
Marco Maria Sartori, CEO di Complegal
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LA BELLEZZA DELLE IMPRESE
Beatrice Pilotto si è aggiudicata il premio PMI Photo EnterPrize promosso dal Comitato Piccola Industria di Confindustria Bergamo, in partnership con Leica Camera Italia. L’iniziativa, alla prima edizione, è stata lanciata dal Gruppo di Lavoro Arte e Cultura - di cui è Responsabile Simona Bonaldi, affiancata da Luana Piazzalunga, Claudia Sartirani e Giuseppe Taramelli - costituito per incentivare la relazione tra la cultura e il mondo produttivo, potenziando un’alleanza fondata su affinità di valori, che riconosca l’importanza della cultura stessa come leva di sviluppo per le imprese e il territorio. Protagonisti del focus 2024 gli scatti di tre fotografi “Certified by Leica” - oltre a Beatrice Pilotto, hanno partecipato anche Luca Bacciocchi e Massimiliano Tuveri - scelti per interpretare la spinta all’eccellenza delle realtà imprenditoriali bergamasche e la volontà di dialogare con il territorio utilizzando linguaggi innovativi, con un’attenzione particolare verso i giovani. Sono 15 le aziende che hanno aderito all’iniziativa e fra queste gli autori hanno selezionato 6 realtà, Bellini, Bertronic, Carobbio, Cava dell’Isola, Ellepack e Panestetic, realizzando vari scatti raccolti in un catalogo, a cura e sostenuto da PEO Comunicazione Culturale e d’Impresa, che riassume anche obiettivi e tappe del progetto. La giuria, composta da Maurizio Beucci, Senior Manager of the Global Leica Akademie, Simona Bonaldi e Francesco Pedrini, Direttore dell’Accademia di Belle Arti G. Carrara, ha poi scelto l’opera vincitrice.
L’evento di premiazione, nella suggestiva cornice del Convento di San Francesco, in Città Alta, si è aperto con i saluti di Giovanna Ricuperati, Presidente di Confindustria Bergamo e l’introduzione di Oscar Panseri, Presidente della Piccola Industria di Confindustria Bergamo, e con l’illustrazione dell’attività del Gruppo di Lavoro Arte e Cultura da parte di Simona Bonaldi che ha anche ringraziato tutte le aziende aderenti al progetto PMI Photo EnterPrize: Bellini, Bertronic, Carobbio, Cava dell'Isola, Cosberg, Ellepack, Genesi, Gualini Lamiere International, Itaflon, Mi-Metal, Panestetic, Piazzalunga, Socaf, Taramelli, VerdeVip.
A seguire, l’intervento di Maurizio Beucci e il contributo di Mario Cresci, figura cardine della fotografia italiana, già direttore dell’Accademia Carrara di Belle Arti. Sono poi saliti sul palco gli autori, i cui lavori sono stati esposti nella mostra temporanea allestita da e con il contributo di Taramelli srl negli spazi del Convento di San Francesco durante la manifestazione, ed è stata infine proclamata la vincitrice. “Le imprese - ha sottolineato il Presidente della Piccola Industria di Confindustria Bergamo Oscar Panseri - devono aprirsi a nuove forme di comunicazione per raccontare la loro bellezza e rendersi maggiormente attrattive, riservando un’attenzione speciale alle giovani generazioni. Il Premio, focalizzandosi, in questa prima edizione sulla fotografia, contribuisce a promuovere una visione più attuale dei luoghi di lavoro e delle persone che li animano, richiamando l’attenzione sul valore del loro impegno quotidiano per uno sviluppo sempre più armonioso”.
“Arte e Cultura – ha rilevato la Responsabile del Gruppo di Lavoro Simona Bonaldi – sono agenti di cambiamento che concorrono all’innovazione, alla trasformazione e alla rigenerazione del territorio. Grazie al progetto e alla partnership con Leica, i fotografi hanno dialogato con il nostro mondo e letto in modo nuovo la quotidianità della piccola impresa. “PMI EnterPrize” è però un percorso che si svilupperà nel tempo, declinandosi ogni anno in una forma espressiva differente, sempre con l’obiettivo di tenere vivo il legame tra le imprese e il territorio in cui operano”.
“Nonostante gli autori abbiano perseguito tutti una narrativa visuale esterna alla rappresentazione canonica dell’industria – ha sottolineato Maurizio Beucci, Senior Manager of the Global Leica Akademie - la giuria ha voluto premiare tra queste voci la più audace, da un punto di vista visivo ed estetico ma anche di pensiero. Nel complesso tutte le foto sottolineano ancora una volta che la bellezza è uno degli strumenti più affilati nella cassetta degli attrezzi di un artista, e se utilizzata come strumento piuttosto che fine, ci attrae consentendoci di fare spazio all’attenzione contemplativa, forse l’unico atteggiamento in grado di mettere l’osservatore in relazione con l’opera, l’artista e il soggetto”.
GIOVANNI FATTORI IN HELLOSKY
FINO AL 18 NOVEMBRE
ALL’AEROPORTO DI MILANO
BERGAMO UN NUOVO PROGETTO
ESPOSITIVO DI ACCADEMIA
CARRARA IN COLLABORAZIONE CON SACBO
Accademia Carrara e SACBO, Società per l’Aeroporto Civile di Bergamo hanno presentato un nuovo progetto negli spazi HelloSky Lounge dell’Aeroporto di Orio al Serio, grazie al prestito di undici opere grafiche di Giovanni Fattori (Livorno, 1825 – Firenze, 1908)
Crocevia di persone e culture, BGY – Milan Bergamo Airport si conferma ancora una volta quale luogo d’arte attraverso la presenza delle opere di Accademia Carrara, trasformando gli spazi della Vip Lounge in un luogo di bellezza, oltre che di relax dove lavorare, riposare e gustare del buon cibo. Protagoniste sono 11 incisioni di Giovanni Fattori – pittore tra i massimi rappresentanti del movimento dei macchiaioli – che accompagnano i viaggiatori alla scoperta di storie, persone, luoghi ed esperienze dell’antica vita agreste e militare. Discostandosi dalle rigide forme accademiche, Fattori ricerca negli umili aspetti del quotidiano una più genuina fonte d’ispirazione. Anche il mezzo tecnico dell’incisione, nella sua capacità di offrire iconografie essenziali e asciutte e in assenza di colore, contribuisce a restituire immagini poetiche che suggeriscono il richiamo alla vita nei campi, un ritorno alla natura e a quel sentimento, quasi religioso, che sa infondere.
Con questa nuova mostra, Accademia Carrara e SACBO riavviano la collaborazione dopo Vette di Luce. Spin-off, realizzata in occasione di Bergamo Brescia Capitale della Cultura 2023. Una sinergia rinnovata che continua a vedere nello scalo aeroportuale un fondamentale punto di snodo per raggiungere la città e perdersi tra le meraviglie che la Carrara custodisce. “La collaborazione con SACBO - ha dichiarato Martina Bagnoli, Direttrice di Accademia Carrara - offre al Museo una vetrina in un luogo inaspettato che speriamo possa incuriosire chi non ci conosce già. Al contempo, i viaggiatori più ansiosi possono così trovare un momento di pace e tranquillità nella contemplazione di opere di grande fascino”.
LA MOSTRA IN HELLOSKY
Grazie alla generosità di Luigi Franconi, nel 1990 entravano in Accademia Carrara 146 acqueforti di Giovanni Fattori (Livorno, 1805 – Firenze, 1908), la più completa raccolta privata allora esistente di incisioni dell’artista toscano. Una ristretta ma sceltissima selezione di 11 acqueforti appartenenti a questo importante nucleo esce per qualche mese dai depositi del museo e raggiunge gli spazi di HelloSky, all’interno di BGY – Milan Bergamo Airport. Fattori inizia a praticare l’incisione soltanto in età matura, ma da subito questo mezzo espressivo diventa una costante della sua produzione. L’acquaforte si caratterizza come un momento intimo nel quale l’artista riprende e reinventa con energia nuova i temi della sua pittura. Egli si serve del segno sintetico lasciato dal bulino sulla lastra incisa, del bianco e nero della stampa, per eliminare il superfluo e ridurre al loro nucleo poetico essenziale i soggetti che maggiormente catturano il suo interesse. Ritroviamo perciò nella sua produzione grafica quegli episodi della vita militare e della vita contadina che tanto Fattori prediligeva. Non il turbine della battaglia o atti di eroismo e di coraggio, ma piuttosto frangenti in cui i soldati sono ripresi nei loro comportamenti più dimessi e quotidiani: intenti alla lettura della corrispondenza, soli nel mesto silenzio del ritorno da una battaglia o da una missione, immortalati in un momento di pausa. A loro volta, i contadini non sono raffigurati al lavoro, ma riposano sotto un albero o accanto al loro cavallo o al loro mulo, in mezzo ad una campagna che è protagonista dell’immagine a pari titolo degli animali e degli uomini. È un mondo di umili a cui Fattori si accosta con grande dignità e in una adesione sincera alle loro esistenze, come testimonia anche lo straordinario autoritratto, nel quale l’artista si raffigura schiettamente, come uomo e non come artista.
HELIOS
COLLETTIVA D’ARTE CONTEMPORANEA
A cura di Luca Zevio Spazio Polaresco, Bergamo Fino al 26 ottobre 2024
LA MOSTRA E IL PROGETTO
A Bergamo, nel quartiere di Longuelo, un nuovo progetto si stabilisce nello Spazio Polaresco, hub creativo culturale dedicato alle giovani generazioni. Helios è il sole, principio di luce e chiarezza di visione: un manifesto sociale oltre che culturale, che assume la forma di una mostra collettiva di arte contemporanea. Helios per le artiste e gli artisti rappresenta un’opportunità: promuove l’arte come svelamento, emersione dal buio e ingresso nella luce, in una dimensione pubblica. E soprattutto sostiene le artiste e gli artisti che diventano protagonisti e attori principali di questo processo, riappropriandosi del loro valore. Il progetto, prodotto da Doc Creativity, la cooperativa che unisce i professionisti e i lavoratori della creatività, e curato dall’artista Luca Zevio, PM dello sviluppo delle professioni dell'arte della cooperativa - attivo nella scena veronese da oltre 20 anni - è il primo atto della creazione di un laboratorio permanente di diffusione artistica: Arte in Ufficio/Arte in Doc. "Parte da Spazio Polaresco a Bergamo il progetto Arte in Ufficio/Arte in Doc, che ha lo scopo di dare ad artiste ed artisti l’opportunità di fasi conoscere - ha spiegato Luca Zevio, curatore di Helios. Frequentare spazi lavorativi trasformati in spazio espositivo crea relazioni, diffonde bellezza, è il segno ben riconoscibile di un’identità che ci appartiene e che vogliamo trasmettere. Questa non vuole essere solo una mostra limitata nel tempo bensì un percorso itinerante. Vogliamo portare l’arte in ufficio, ovunque ci siano spazi aperti ad accoglierla. È un esperimento di diffusione culturale e artistico che si potrà intersecare con il mondo dell’arte, per sua stessa natura in continua evoluzione". I creativi escono alla luce del giorno, in uno spazio nato come colonia elioterapica e che mantiene una sua vocazione curativa. La mostra unisce una generazione di giovani – anagraficamente, ma non solo, anche per tematiche - che parla il linguaggio della contemporaneità. Porta alla luce tutte le contraddizioni e le complessità in cui siamo immersi, dando spazio alla pluralità e alla diversità, in un’ottica che riflette i valori e temi del rispetto, dell’uguaglianza di genere, dell’attenzione per i diritti e l’ambiente. Luca Zevio ha selezionato personalmente le artiste e gli artisti presenti, dando vita al progetto con il sostegno della critica d’arte Simona Gavioli, anima di BOOMing Contemporary Art Show, a Bologna, e Without Frontiers, Lunetta a Colori a Mantova.
Promosso da Doc Creativity
Doc Creativity è la società cooperativa per tutti i professionisti della cultura, creatività e comunicazione. Si rivolge a tutti i lavoratori della creatività, con uno sguardo inclusivo rivolto al futuro e alle professioni che nasceranno nei prossimi anni. Tutti i soci professionisti che entrano in cooperativa affidano a Doc Creativity gli aspetti più complessi della gestione del proprio business, ottenendo gli stessi diritti dei lavoratori dipendenti con la libertà del freelance.
LORENZO TENTORI
Lorenzo Tentori e nato a Poxoreo, Brasile, nel 1998. Vive e lavora a Brescia, dove ha conseguito una laurea in Scultura presso l’Accademia di Belle Arti Santa Giulia. Attualmente frequenta il biennio di Arti Visive presso la stessa accademia. Dal 2020 gestisce uno studio artistico collettivo, Calicanto SpazioArte, dove organizza mostre ed eventi culturali. La sua ricerca artistica si focalizza sul momento creativo come espressione della profonda intimità tra l’artista e le sue sensazioni, ricordi, gesti, materiali e forme. Porta ad Helios un’opera figurativa, senza titolo, che indaga la fragilità maschile, e tre lavori della serie degli Alberi, il n° 6, 7 e 9, astrazioni pittoriche che evocano vissuti introspettivi.
CECILIA MAGRI
Cecilia Magri è nata nel 1998 a Brescia, dove vive e lavora. Ha conseguito una laurea in Scultura presso l’Accademia di Belle Arti Santa Giulia e attualmente frequenta il biennio specialistico in Arti Visive Contemporanee. Dal 2020 gestisce lo studio artistico collettivo Calicanto SpazioArte. La sua ricerca esplora il corpo come manifestazione dell’identità individuale, rivelando una relazione conflittuale e in continua evoluzione con la propria forma esteriore. Porta ad Helios tre opere senza titolo, due ritratti che sfidano l’anatomia per manifestare emozioni trasformative, e una scultura che rappresenta un corpo in evoluzione.
ELEONORA FRANCIONI & ANTONIO MASTROMARINO
Eleonora Francioni, nata a Firenze il 4 luglio 1978, e Antonio Mastromarino, nato a Massafra (TA) il 23 settembre 1978, collaborano dal 2004. Vivono a Pietrasanta, dove dedicano la loro vita alla scultura. La loro arte nasce dalla fusione di idee e dalla ricerca continua, con particolare attenzione all’uso di materiali sostenibili e al tema dell’universo femminile. Nel corso degli anni hanno partecipato a numerose mostre d'arte, fiere e collettive in Italia e all'estero. Partecipano ad Helios con La Papessa, La Papessa in piedi e La Papessa nell’altare, ispirate ai pontefici di Floriano Bodini, ma realizzate in chiave anticonvenzionale, e i due lavori Venere e I Hope-Earth, dedicati alla forza delle donne.
ENRICO ROBERTI
Enrico Roberti è nato nel 1980 a Montelanico, vicino Roma. Artista poliedrico, si e dedicato a varie discipline artistiche, spaziando dalla pittura alla fotografia, dalla grafica alla regia. La sua arte si caratterizza per l’astrattismo geometrico, unendo colori vivaci e forme precise. Attualmente vive ad Anagni, dove continua la sua ricerca estetica.
Partecipa ad Helios con Quel Filo d’Erba, dalle geometrie ipnotiche, Fuori silenzio, combina forme e colori vibranti, L’Alba dei Miracoli, le cui prospettive geometriche sono un inno alla vita.
TOMMASO LUGOBONI
Tommaso Lugoboni è nato a Verona nel 1990 e si e laureato in Pittura e Arti Visive all’Accademia di Brera. Ha esposto in mostre collettive e personali in Italia e all’estero. Il suo progetto “Ipotesi sul sacro” esplora temi mistici e di estasi, reinterpretando motivi decorativi antichi in chiave contemporanea.
Partecipa ad Helios con diverse opere senza titolo, aperte all’interpretazione, che ricalcano motivi decorativi su lamiera specchiata, in uno stile rigoroso e meditato.
GIOVANNI MONTRUCOLI (BROMBIN)
Giovanni Montrucoli, nato a Verona l’8 febbraio 1959, ha trascorso gran parte della sua vita tra arte e musica. Dopo un periodo di formazione musicale e artistica, si e dedicato alla pittura, influenzato profondamente dalle esperienze vissute in India. Montrucoli porta avanti una ricerca artistica che traduce le emozioni e le esperienze umane in forme pittoriche. Partecipa ad Helios con due tele, Antivirus – una riflessione sull’equità di genere – e Particelle, sull’inquinamento ambientale, e con i mondi colorati della serie Una favola.
GLORIA TESTONI
Gloria Testoni, nata nel 1978, è un’artista per necessita, formatasi al Liceo Artistico e con una tesi in comunicazione. Attualmente espone opere in creta, dipingendo solo quanto mossa da un’esigenza esistenziale. I suoi lavori trattano temi di equitàdi genere ed emergenza climatica. Partecipa ad Helios con due opere di denuncia sociale, La morte dell’esperienza, critica alla società dell’immagine in vernice e stencil, e In God We trust, che denuncia il costo della maternità.
YLENIA-GAIA
DOTTI (HOLLOYA)
Ylenia-Gaia Dotti, nata nel 1999, ha studiato presso il Liceo Artistico Olivieri e l’Accademia di Belle Arti Santa Giulia. La sua arte, nata come illustratrice, affronta temi femministi e di body neutrality, esplorando la commercializzazione del corpo della donna e gli standard di bellezza occidentali. Partecipa ad Helios con due serie, Anacronismo, che indaga la fisicità di persone appartenenti a minoranze e con particolari condizioni mediche, e Skin to skin, che si concentra sulle sensazioni corporee.
MARZIA BIANCATO
Marzia Biancato, nata nel 1980, è un’artista che esplora i temi del femminismo e dell’emergenza ambientale. Le sue opere fanno luce sulle sfide e trasformazioni che le donne affrontano nella società contemporanea. La sua pittura fortemente materica, accesa di rosso a contrasto con i bianchi e i neri, riflette la catarsi del gesto artistico e denuncia le contraddizioni in cui viviamo.
Partecipa ad Helios con due tele a tecnica mista, Caduta e Predatori, di stringente attualità, e con le tele Disfacimento, Declino urbano, Rinnovazione, e Loneliness, in bilico tra astrattismo e paesaggi dell’anima.
SABRINA FASOLI
Sabrina Fasoli, diplomata all’Accademia di Belle Arti, è docente presso una scuola primaria dove insegna arte come linguaggio universale. La sua arte figurativa-astratta utilizza colori e linee decisi per esprimere un’energia travolgente, e nasce da forti emozioni impresse sulla tela. Partecipa ad Helios con tre tele - Love Difference, Isolamento e Senza volto - oltre al trittico Voci Ignorate, che rappresenta, in forma visiva, voci di donne nel vento.
ROBERTO AERE
Roberto Aere, nato nel 1960, è un artista che esplora le forme attraverso un effetto caleidoscopico, con una ricca tavolozza di colori puri stesi direttamente sulla superficie, per presentare la quotidianità in forma bidimensionale. Le sue opere nascono da impulsi umorali e rappresentano scorci di vita quotidiana e paesaggi. Partecipa ad Helios con una serie dedicata alle quattro stagioni, catturate nella loro espressività eternamente mutevole.
SPECIAL GUEST: ARTISTS FOR PRIDE - FABIO ORIOLI
La cultura queer tra fluidità, precarietà e resistenza, è al centro del progetto Artists For Pride, fondato da Federica Sutti e dalla divulgatrice culturale Elisabetta Roncati. All’interno di questo gruppo, Fabio Orioli, già studente della Beacon Academy (East Sussex, UK) dove ha seguito i corsi di fotografia, grafica e design, è un pittore ed illustratore di Asti, specializzato in arte visiva e illustrazione anche per l’infanzia. L’opera “Cellule” di Fabio Orioli si ispira alla personale esperienza del trapianto di midollo osseo. Tale intervento prevede la trasfusione di cellule staminali ematopoietiche sane che vanno a sostituire quelle malate. Coinvolgendo gli spettatori in un intenso scambio emotivo tra donatore e paziente, l’artista sperimenta per la prima volta l’uscita dalla bidimensionalità mostrando, con un sapiente cambio di scala, il viaggio delle cellule staminali nella conquista del proprio spazio.
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In questo mondo di ladri, è sempre utile apparire il migliore e il più onesto, per tentare di convincere il popolo che quello che si sta facendo sia la cosa giusta. Parliamo delle elezioni francesi, tanto per cominciare: il loro metodo del doppio turno elettorale fa sì che la partita solitamente a tre, come in certi giochi di carte, veda un vincitore che sovranza sugli altri due. Però, nel momento in cui, dopo 15 giorni si torna a giocare, i due perdenti si intrallazzano tra di loro (desistenza, candidati farlocchi, chiamata alle armi...) ed ecco che due contro uno vincono sempre e non cambia mai nulla. Incredibile ma vero. Come la famosa barzelletta recitata in bergamasco; “perché gli Indù ia ciapa semper? Perché gli oter aiè n’Sick”.
Detto fatto, ma se a loro, ai francesi piace così, a noi che ce frega? Meno di niente. Macron dimezzato con il fidanzatino Attal rimane al potere, i Crucchi, anche loro sconfitti nelle urne, arrivano in loro aiuto e sostegno. Entrambi le hanno prese alle elezioni europee, ma insieme detteranno ancora legge in Europa e, tutto ciò a discapito nostro, cioè del popolo europeo che desidera il cambiamento e lo ha detto chiaramente nelle urne.
Allora siamo alle solite, Ursula deve governare perché rappresenta gli INTERESSI di pochi sui molti; Macron non si dimette, anzi raddoppia, perché i membri Rothschild lo desiderano; in Ucraina si muore perché le armi arrivano e noi Italiani, invece di investire nella sanità o nelle carceri, sempre sovraffollate, raggiungeremo il 2% del PIL per gli armamenti, ma... piano piano dice la Premier Meloni. Nel frattempo i leader politici vengono colpiti, non metaforicamente, ma da attentati e pistolettate: Orban e i suoi, ministri-segretari Fico primo ministro in Slovacchia, Trump in America mentre in Italia si vuole la Premier a testa in giù... Insomma, che succede? Ci odiamo un con l’altro per affermare che se tu muori è meglio per me? Roba da Kompagni, colpirne uno per educarne cento.
POLITICANDO
di Maurizio Maggioni
L’unica cosa che cambia è l’arrivo nel mondo di Taylor Swift, che con solo due concerti di luglio a Milano ha portato un indotto di 176 milioni di euro, biglietti a 1000 euro e una nuova politica wasp liberale e concepita per essere unici con il dio denaro accanto a Dio che ti protegge.
Non la conosce nessuno, ma dal country rock dal 2008 ad oggi, sta cambiando il mondo, in America, dopo l’attentato a Trump, tutti la corteggiano perché faccia un endorsement ad uno dei due candidati, o peggio che dica che Biden non si presenti (come ha fatto Clooney), in questo modo migliaia e migliaia di giovani si iscriverebbero alle liste elettorali, necessario per poter votare negli USA, e poi scegliere. Sembrerebbe che almeno dai 70 ai 100.000 giovani lo farebbero in un giorno e, questo in democrazia fa la differenza.
Almeno, si professa cristiana e non islamica o altro e non vuole cancellare la storia o rimodularla… Insomma un fenomeno che a mio parere non va sottovalutato, anzi. Prima di arrivare a Milano è passata da Zurigo… Il laboratorio sismologico ha registrato dei sussulti per alcuni minuti nel momento della sua comparsa sul palco ad inizio concerto… Mai successo nemmeno per i Rolling Stones, ad oltre 6 km di distanza.
È facile spiegare il successo di Taylor, lei vende la mediocrità e il sogno americano, e proprio perché è mediocre, tutti potremmo essere lei. Facile facile, la Swift vende uno specchio per l’anima e i desideri delle persone.
Dite un po’ voi... dove siamo arrivati?
Va bene, questa estate in barca la ascolterò spesso e mi farò aiutare dalle mie ragazze e dalle loro amiche mentre veleggiando ascolteremo e tradurremo questi messaggi subliminali.
Non si cambia mai. La cultura è sempre quella divisiva, senza una maturazione della sinistra non si potrà mai avere un avanzamento del mondo occidentale, anzi… Allora sì, le destre, dovranno per forza dire qualcosa. Si pensava che si potesse cambiare tutto, invece nemmeno gattopardescamente ci si riesce…. NON CAMBIAMO NIENTE!!!
Nel frattempo leggo un report su Napoleone: venne evirato a Sant’Elena dopo la sua morte dal medico inglese che lo seguiva, così si ebbe la prova che era morto. Venduto poi ad un collezionista, il pene con scroto, è ora riapparso per essere rivenduto. Analizzato da anatomopatologhi forensi, pare sia vero: misura 4.5 cm e al “travail” poteva raggiungere i 6.5 cm massimo 7.
Sembra che abbia fatto tutti quei casini in giro per il Mondo, iniziando dall’Europa, per dimostrare che era un Duro.
Allora, se tanto mi da tanto, meglio Rocco...
Buon vento ci leggiamo a settembre.
CASA DI CURA SAN FRANCESCO
ISTITUTO MADRE RUBATTO
CLINICA DELLA CITTÀ
L’ingresso della Casa di Cura San Francesco a Bergamo, Via IV Novembre, 7
Suor Annamaria Villa, Madre dell’Istituto di proprietà dell’Ordine delle Cappuccine di Madre Rubatto, con il Prof. Antonello Zangrandi, Direttore Generale
V.E.Filì - ph. P. Stroppa
In città tutti conosciamo la Clinica San Francesco, oggi più modernamente definita come Casa di Cura e quasi tutti, per un motivo o per l’altro, prima o poi, abbiamo varcato i suoi cancelli. Analisi, visite, terapie e ricoveri, nostri o dei nostri cari: è la Clinica di casa, quella più “vicina”, in tutti i sensi, a chi vive in città.
In questo tempo di cambiamenti, accanto a questa realtà, si sono sviluppati veri colossi della sanità, sia privati, sia pubblici, che gareggiano tra loro, certo per migliorare l’offerta, però purtroppo a scapito, troppo spesso, dei rapporti umani.
Nei grandi ospedali siamo dei numeri tra tanti pazienti.
Oltrepassata la reception della San Francesco invece respirate un’aria decisamente diversa. Scoprirne il motivo spiegherà molte cose, anche se in fondo basterebbe pensare al Santo che dà il nome alla casa per capire tutto.
“Qui la salute non è un business, qui per curare le persone prescindiamo dalla convenienza. Da sempre ci prendiamo cura del prossimo per vocazione, perché crediamo nel Vangelo e negli insegnamenti di Gesù”.
Questa la risposta di Suor Anna Maria Villa, Madre dell’istituto di proprietà dell’Ordine delle Cappuccine di Madre Rubatto, ad una mia velata curiosità sull’eventuale loro aggregazione con aziende ospedaliere di maggiori dimensioni, come del resto accaduto a molte realtà una volta presenti sul territorio.
“Siamo gli unici - mi dice - ad aver creato un settore dedicato a chi non può permettersi le cure. Ma ne parleremo quando ci vedremo con il Prof. Zangrandi, il nostro Direttore Generale”.
Questo incontro con Suor Anna Maria Villa è avvenuto casualmente mentre prendevo accordi con il Dott. Carlo Orlandi, Direttore operativo, per fissare una intervista con il Direttore generale per sapere di più sul recente ampliamento del reparto di Oncologia, ma anche incuriosito da questa idea di assicurare le cure necessarie anche a chi ha difficoltà ad averle.
Suor Anna Maria ha un piglio deciso, un volto dolce e un sorriso disarmante. Mi porge alcuni libri e mi esorta a leggerli per capire quale sia il loro mondo e il loro modo di agire che, ammetto, non conoscevo più di tanto.
Arrivo puntuale, qualche giorno dopo, nella palazzina che ospita gli uffici della direzione e il Prof. Antonello Zangrandi mi accoglie con una stretta di mano calorosa, un sorriso accattivante su un viso simpatico, abbronzato e con una cravatta dai toni vacanzieri. Abbronzato con questo tempaccio?
“Sono tornato da un fine settimana a Malta.Adesso fino ad agosto basta vacanze”.
Bella cravatta… Ma, mi dica, che ci fa un economista, già professore alla Bocconi, in una clinica di proprietà di un Istituto religioso di suore?
“Meno male che ci sono gli economisti anche a fianco di chi ai denari da poca importanza... - sorride e riprende - Sono un economista che si occupa da sempre di sanità. È il mio mondo, lo conosco a fondo, l’ho studiato, ne ho scritto, ho curato la formazione di stuoli di amministratori della sanità. Sono capitato qui per caso o, come dice Suor Anna Maria, grazie alla Provvidenza. Un mio studente della Bocconi, dopo essersi laureato, ha scelto il sacerdozio e in seguito abbiamo mantenuto i contatti. Un giorno mi chiama chiedendomi se mi occupassi ancora di sanità.
LA MADRE FONDATRICE
Anna Maria Rubatto nasce a Carmagnola in provincia di Torino il 14 febbraio 1844. Rimasta orfana di padre in tenera età, a diciannove anni perderà anche la madre. Si trasferisce a Torino dove, prima accolta dalla sorella e poi in casa di una nobildonna come dama di compagnia, si dedica ad un’intensa attività di volontariato presso l’Ospedale del Cottolengo, gli oratori di don Bosco e la confraternita delle Dame di carità di S. Vincenzo. Durante un soggiorno a Loano (Sv) nel 1884, passando presso un cantiere, soccorre e si prende cura di un giovanissimo manovale, ferito alla testa da una pietra caduta dall’impalcatura. Questo delicato gesto di carità attira l’attenzione di un Cappuccino che da tempo progettava di istituire una Comunità religiosa femminile che si dedicasse all’assistenza dei malati e dei poveri a domicilio in quella cittadina. Anna Maria, di fronte alla proposta di farne parte e divenirne guida, si sente combattuta, ma attraverso la preghiera, il consiglio di uomini di Dio e un’autentica volontà di mettersi a servizio del prossimo, alla fine dice il suo “sì” e, prendendo l’abito religioso delle Terziarie Cappuccine, diviene sr. Maria Francesca di Gesù, il 23 gennaio 1885. Il fuoco di carità verso Dio e verso i fratelli che ha nel cuore, la porta in breve tempo a diffondere la presenza delle Sorelle Cappuccine non solo in Italia ma anche in America Latina, in particolare in Uruguay, Argentina e Brasile. E proprio in terra brasiliana, nella missione di Alto Alegre fondata dai Cappuccini lombardi, il 13 marzo 1901 subiscono il martirio, per mano di un gruppo di Indios, sette giovani Cappuccine che la Fondatrice aveva personalmente accompagnato lì nel 1899 perché si prendessero cura delle bambine orfane presenti nella missione. Madre Francesca muore a Montevideo il 6 agosto 1904 e là viene seppellita, secondo le sue volontà testamentarie, «in mezzo ai suoi cari poveri». La Chiesa l’ha riconosciuta Beata il 10 ottobre 1993, e nel febbraio 2020 papa Francesco ha riconosciuto con decreto la sua santità in seguito alla guarigione miracolosa di un giovane avvenuta nel 2000 in Uruguay per intercessione di madre Francesca e l’ha canonizzata in piazza san Pietro a Roma il 15 maggio 2022. Di lei è stato scritto che “diede al francescanesimo una versione femminile moderna” e ancora che “in lei si cela una figura tra le più grandi del francescanesimo femminile di oggi”.
Mi spiega in breve di questa congregazione religiosa che ha delle Opere in ambito sanitario e vorrebbe capire meglio quali siano le possibilità per andare avanti in un sistema in continua evoluzione. Mi sono messo in contatto con le Sorelle e ho realizzato una fotografia della situazione, una due diligence, come si dice oggi, per capire con dati alla mano cosa avevo davanti. Ho consegnato loro una relazione corredata da qualche consiglio e dopo un paio di settimane mi hanno chiesto di occuparmi del loro caso in modo più approfondito… È stato come con le patatine, una tira l’altra, e alla fine sono rimasto a fare il direttore generale”.
“In effetti - interviene suor Anna Maria che nel frattempo ci ha raggiunto - l’abbiamo davvero incastrato e non ha potuto negarci il suo aiuto…”.
“Suor Anna Maria è una vera incastratrice… Scherzi a parte, lei ha questa innata capacità di coinvolgerti nei suoi progetti e non puoi dirle di no”.
“Sono qui - riprende Zangrandi - per far sì che quest’Opera abbia due caratteristiche. In primo luogo dare un servizio reale ai bergamaschi perché sono loro i nostri principali interlocutori. Abbiamo pazienti anche da altre province ma sono casi isolati, noi siamo la clinica dei bergamaschi…
CLINICA DELLA CITTÀ
In secondo luogo, bisogna poter pensare questa struttura anche fra dieci anni e poterne progettare la sua “sostenibilità” che non è solo una questione legata alle risorse economiche, ma anche alla capacità di investire nelle corrette direzioni, disporre delle persone giuste al posto giusto… Questo è ciò che vorrei realizzare.
L’ambiente che ho trovato è davvero speciale. Ho conosciuto la realtà di tantissimi ospedali italiani pubblici e privati e non c’è paragone. Qui c’è un gruppo di persone che, rispetto a ciò che accade nel “pubblico”, vuole bene alla Clinica, ama il lavoro che ha scelto e dà un po’ di più di quello che accade solitamente. Questo è frutto della cultura che si respira qui dentro”.
Come un operatore privato…
“Siamo come un ente privato, che può comprare ciò che serve da chi vuole e assumere il personale senza concorsi pubblici con qualcuno che li possa pilotare. Ma con il settore privato, com’è generalmente inteso, non c’entriamo niente. Le faccio un esempio. Quando sono arrivato si trattava di capire cosa innovare, come migliorare le prestazioni e quali strade nuove intraprendere. L’ipotesi di ampliare il reparto di Oncologia nasce grazie al Dott. Antonello Quadri, nostro primario, conosciutissimo a Bergamo, ex Papa Giovanni, che ci ha segnalato la carenza sul territorio di posti di terapia oncologica a fronte di un aumento dei casi, anche in seguito al periodo Covid durante il quale furono rarefatti i controlli. Alla richiesta le suore hanno detto subito di sì ben sapendo che con l’oncologia i costi non vengono mai compensati dai ricavi. Infatti, il privato di solito si guarda bene dall’occuparsi di tumori, leucemie, ecc. Loro hanno detto subito di sì. È ovvio che poi i ricavi devono uscire da qualche parte e, se si vogliono fare investimenti, si deve poter contare su entrate certe e quindi sulle attività che le generano. E non per distribuire utili agli azionisti ma per investirli.
Poi, anche i bergamaschi ci hanno dato una mano importante. Dovevamo creare uno spazio adeguato all’oncologia e, grazie all’associazione Accademia dello Sport per la Solidarietà, che ha raccolto fondi per noi, ora abbiamo un reparto bello e accogliente. Qui si trova questa cultura e ne sono orgogliosamente garante portando avanti questa linea. Progetti che generano risorse da poter investire su progetti che non generano profitti. Per esempio, il “cortile della solidarietà” (v. più avanti). Una cosa che a noi costa e basta. Però il Comune ci ha creduto e ci ha dato una convenzione, i medici fanno volontariato e così riusciamo a sostenerci. Certo che poi dobbiamo occuparci anche di ortopedia, perché è evidente che dobbiamo trovare un equilibrio tra tutti gli elementi.
“Ritornerei alla prima domanda - interviene Suor Anna Maria - cosa ci fa un professore della Bocconi in un Ospedale? Di fatto le suore al giorno d’oggi non hanno le forze nè le competenze per poter concretizzare il proprio carisma
Un paziente in trattamento in palestra riabilitativa.
in maniera appropriata. Quando abbiamo fondato l’Istituto c’era questa possibilità: avevamo una Madre molto intelligente, avevamo persone che erano all’altezza del loro compito e le strutture son venute su per questi motivi. All’inizio c’era un grande giro con i donatori, che poi abbiamo perso con l’avvento dell’autonomia economica. Adesso ci troviamo in una situazione in cui, per garantire questa nostra presenza territoriale in maniera per noi appropriata, abbiamo bisogno di qualcuno che creda nei nostri progetti e che, qualora fossero troppo esuberanti, li riduca all’interno di una fattibilità e che ci dia anche i consigli per capire se una strada è percorribile oppure no”.
Un manager?
“Sì, ma non basta. Dico sempre che uno può avere grande fantasia ma non va da nessuna parte se non ha i collaboratori, dalla direzione generale all’ultimo operatore sanitario, che fanno in modo che, un certo progetto, diventi fattibile. La cosa più importante è che ci sia qualcuno che creda all’opportunità che il nostro esistere all’interno del territorio e all’interno della Chiesa sia una cosa buona e che ci aiuti a renderla efficace e concreta.
Nello scorrere l’elenco dei benefattori che la Madre Generale ha avuto ci sono sicuramente alcuni che pensavano di pagarsi il paradiso ma molti altri lo facevano perché credevano nella sua opera. Una delle cose che ho imparato, dalla nostra Madre, da Don Bosco e dai Fatebenefratelli è che fare questa azione, un dono, bene o male, commuove il cuore di Dio e quindi quella persona ne avrà un ritorno. Starà poi a lui riconoscere e accettare o meno la tenerezza che gli andrà incontro in qualche modo. Quello che lei dona al povero, al malato e che passa attraverso le mani di qualcuno che afferma che quello è il Cristo Vivente, fa sì che il Cristo Vivente ripaghi. Chi compie un gesto d’amore nei confronti di Cristo è sempre ricambiato da qualcuno che ha più pazienza. Questo è lo spirito. Questo è il motivo per cui io non sono mai preoccupata. Alcune volte mi consulto con il Prof. Zangrandi anche su quelli che sono i miei lati più ‘suorosi’. Ho bisogno di qualcuno che mi restituisca uno sguardo laico su alcuni aspetti.
Riunione di lavoro per la programmazione delle sale operatorie.
Riunione di lavoro in RSA.
CLINICA DELLA CITTÀ
Questo vuole essere un ospedale del territorio perché le persone si possano riconoscere all’interno del percorso di cura: io lì sono curato bene, io lì mi sento a casa. Ma anche che chi voglia investire per i suoi fratelli o per la popolazione di Bergamo sappia che questo avviene. Il nostro è un modello di Ospedale che cresce anche su progetti oggettivi che i benefattori promuovono. Non è importante la cifra ma la scelta di metterli lì. Non c’è differenza tra l’obolo della vedova o quello che dona tanti soldi perché alla fin fine anche tanti piccoli oboli diventano grandi”.
Mi parli del Cortile della Solidarietà...
“Volevamo creare un luogo dove comunque venga offerta una cura appropriata a chi soffre, a chi sta facendo fatica ad accedere ai servizi sanitari nazionali. Ci sono molte persone che non sanno di avere diritto alle cure o che hanno difficoltà ad accedervi. Persone sole, anziane, con problemi di mobilità, oppure uscite dal carcere o che non hanno mai avuto attenzione alla propria salute. L’idea mi è venuta lavorando all’Opera San Francesco per i poveri dai Frati Cappuccini di Milano dov’era stato allestito un dispensario per i non aventi diritto, dove davamo le medicine di fascia C anche agli italiani che non avevano la possibilità di acquistarle. Arrivavano con la ricetta del medico ma senza i soldi per comprarle. Questo ha fatto emergere un bisogno differenziato tra gli italiani aventi diritto che individuava tre grosse tipologie di popolazione. Quelli che non sanno di avere diritto a possibilità di cura e che basta aiutare a trovare i percorsi adatti, le prescrizioni, le esenzioni, ecc. Poi ci sono quelli che non sono in grado fisicamente di raggiungere gli ambiti di cura e quindi bisogna organizzare accompagnamenti. Pensi anche solo ad uno che non ha l’auto, non ha nessuno che lo accompagni e ha dei deficit motori o cognitivi: l’immobilità gli impedisce di curarsi e la povertà ne riduce ulteriormente la possibilità di accesso alle cure. Infine chi, per fragilità che noi abbiamo allargato ad economico, cognitivo, familiare e di contesto, non riesce ad accedere alle cure che hanno per loro un costo irraggiungibile. Quando sono arrivata qua avevo già gli ambulatori, avevo i colleghi disponibili. Abbiamo iniziato in sordina e non in molti ci hanno creduto. Quelli che ci hanno creduto da subito sono stati i Frati Cappuccini che hanno ‘agganciato’ il Comune e portato alla convenzione. Adesso l’87% di quelli che stiamo curando ha scoperto qui malattie che prima non pensava di avere. Anche gravi. Un uomo che ha il 20% di funzionalità cardiaca in giro con lo zaino ha avuto un infarto mentre era ricoverato al Papa Giovanni. Salvato e dimesso. “Adesso vai a casa” gli hanno detto ma lui una casa non ce l’ha”.
I nuovi locali dell’Oncologia
il nuovo reparto per le cure oncologiche realizzato con il contributo dell’Accedemia dello Sport per la Solidarietà. Nella pagina accanto una delle sale operatorie della Casa di Cura San Francesco
Prof Antonello Zangrandi
Anna
Nel 1885, quando l’Istituto Suore Cappuccine di Madre Rubatto viene fondato a Loano, Madre Francesca Rubatto indirizza l’attività delle sue suore all’assistenza degli ammalati poveri e all’educazione dei giovani. Sono quindi inscritte nel nostro carisma fondazionale la cura della persona e la formazione, due radici che oggi nel campo sanitario risultano essere imprescindibili e particolarmente interdipendenti. Tale carisma, che determina la peculiarità e la caratteristica della nostra opera, non poteva essere ignorato all’interno del progetto qualità che ci siamo dati.
Nella inevitabile riflessione, a cui le esigenze attuali della società ci hanno condotto, per concretizzare questo indispensabile requisito, abbiamo individuato alcuni obiettivi per noi prioritari per i quali abbiamo definito progetti e investito risorse. Rinnovando la scelta originale della centralità della persona più bisognosa, cara al carisma francescano, e della relazione interpersonale significativa, in grado di rivalorizzare la dignità e l’originalità di ogni individuo, si è trattato per noi di rivolgere particolare attenzione alle fasce deboli della popolazione, cioè coloro che per patologie invalidanti, temporanee o croniche, si trovano ad avere necessità di particolare supporto non solo clinico, ma anche psicologico e umano. In questo caso si deve quindi parlare di relazione di aiuto, una qualità che si afferma con ancora maggior intensità quando è tesa a considerare l’ altro non un’entità definita da una patologia, ma una creatura di Dio affascinante e unica. Tale visione ha dato nuovo senso alle diverse dimensioni degli apporti di aiuto e all’inter-professionalità del servizio.
A tale scopo sono state ripensate le Unità Operative, le strategie di diagnosi e cura e l’assetto di accreditamento con il Servizio Sanitario Nazionale e Regionale.
Affinché tale assistenza fosse realmente efficace non si poteva non riformulare un nuovo percorso formativo, per noi religiose e per il personale, che riattualizzasse e rendesse più conformi le conoscenze alle nuove esigenze di assistenza e fornisse alle persone impegnate strumenti tecnici attuali per la cura e, nello stesso tempo, critici, adatti quindi ad una continua creatività e progettualità nell’accompagnamento della persona loro affidata.
Le dottoresse Federica Brena (Oncologa) e Danila Camozzi (Endocrinologa) Bergamo, Via IV Novembre, 7 tel. 035.28.11.111 www.cdcsanfrancesco.it
Suor
Maria Villa, ospite di Giovanni Licini, alla serata di Gala dell’Accademia dello Sport per la Solidarietà
PRIMA LA SALUTE INFORMAZIONI & CURIOSITÀ
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Dr. Haim Reitan Direttore Sanitario Studio Medici Associati
IL DIGIUNO INTERMITTENTE È SICURO: SFATATI I MITI SUGLI EFFETTI DANNOSI
Il digiuno intermittente non impoverisce l’apporto di nutrienti, non causa disturbi alimentari, non provoca un’eccessiva perdita di massa muscolare magra e non influisce sui livelli di ormoni sessuali. A sfatare quattro falsi miti che sostengono che il digiuno intermittente non sia un regime alimentare sicuro è un team dell’Università dell’Illinois di Chicago, guidato da Krista Varady, che ha pubblicato, su Nature Reviews Endocrinology, un commento al corpus degli studi fino a oggi condotti su questo argomento.
Il digiuno intermittente è un modo sempre più diffuso per perdere peso senza contare le calorie. Esistono due schemi di digiuno intermittente: uno in cui le persone alternano giorni in cui mangiano un numero molto limitato di calorie a giorni in cui mangiano ciò che desiderano, e un altro caratterizzato da un consumo di cibo limitato nel tempo, in cui le persone mangiano ciò che vogliono durante una finestra di 4-10 ore ogni giorno, per digiunare nella restante parte della giornata.
Secondo i dati raccolti dal team USA, entrambi gli schemi di digiuno sono sicuri. In particolare, l’assunzione di zucchero, grassi saturi, colesterolo, fibre e sodio non cambia durante il digiuno rispetto alla fase precedente. E non cambia nemmeno la percentuale di energia consumata in carboidrati, proteine e grassi. I pediatri, tuttavia, devono essere cauti nel monitorare gli adolescenti obesi se iniziano a digiunare, perché questo gruppo ha un alto rischio di sviluppare disturbi alimentari. A livello di perdita di massa, gli studi dimostrano che le persone perdono la stessa quantità di massa muscolare magra sia con il digiuno intermittente, sia con una dieta diversa. Infine, né gli estrogeni, né il testosterone né altri ormoni sessuali risultano influenzati dal digiuno intermittente. Fonte: Nature Reviews Endocrinology 2024
CONSUMARE CAFFEINA POTREBBE RIDURRE LA MORTALITÀ NEGLI IPERTESI
Nelle persone ipertese l’assunzione di caffeina è legata da una relazione non lineare a una riduzione della mortalità per tutte le cause, secondo uno studio pubblicato su Food Science & Nutrition. “Il caffè è una bevanda di largo consumo, di cui la caffeina è il principale ingrediente attivo. Tuttavia, la relazione a lungo termine tra consumo di caffeina e mortalità nei pazienti ipertesi è stata studiata in maniera poco completa” afferma Kun Wang, della Central South Univeristy, Changsha, Hunan, Cina, primo nome del lavoro.
Per colmare questa lacuna, i ricercatori hanno analizzato una coorte di 12.093 adulti statunitensi ipertesi partecipanti al National Health and Nutrition Examination Survey dal 1999 al 2018. Il consumo di caffeina è stato diviso in cinque gruppi: nessun consumo, da >0 a ≤100, da >100 a ≤300, da >300 a ≤400 e >400 mg/giorno. Utilizzando modelli di rischio proporzionale di Cox aggiustati per più variabili, gli esperti hanno eseguito un’analisi di follow-up di 20 anni (19992018).
In un modello completamente aggiustato, tutti i consumatori di caffeina avevano una mortalità per tutte le cause più bassa rispetto a chi non ne assumeva, soprattutto nel gruppo da >300 a ≤400 mg/giorno. Il risultato dell’analisi ha mostrato anche un’associazione non lineare tra il consumo di caffeina e la mortalità per tutte le cause. Per le malattie cardiovascolari, la mortalità è diminuita solo a livelli >400 mg/giorno, mentre per cancro, diabete e malattie renali, solo il gruppo da >300 fino a ≤400 mg/die era significativamente associato a una diminuzione della mortalità. Una mortalità inferiore per tutte le cause è stata in generale osservata nella popolazione bianca non ispanica, afroamericana, di età pari o superiore a 40 anni e nelle persone con un indice di massa corporea <25 kg/m2. “I pazienti ipertesi potrebbero trarre beneficio da un’assunzione moderata di caffeina” concludono gli autori. Fonte: Food Sci Nutr. 2024 Mar 8
ECOGRAFIA: MEGLIO NON AVERE DUBBI
Che cos’è l’ecografia?
L’ecografia è una metodica diagnostica non invasiva che utilizzando ultrasuoni (onde sonore) emessi da particolari sonde appoggiate sulla pelle del paziente, consente di visualizzare organi, ghiandole, vasi sanguigni, strutture sottocutanee ed anche strutture muscolari e tendinee in numerose parti del corpo. Durante l’esecuzione dell’ecografia, l’area da esaminare viene inumidita con un apposito gel, non tossico, che consente una migliore trasmissione degli ultrasuoni attraverso il corpo umano.
L’ecografia costituisce uno dei primi approcci allo studio del corpo umano, fatta eccezione della parte scheletrica e delle strutture interne alla scatola cranica. Gli ultrasuoni, infatti, non sono in grado di studiare le strutture ossee. Le ecografie sono, invece, molto utilizzate per lo studio del collo (tiroide, linfonodi), dell’addome (fegato, reni, milza, pancreas, eccetera), della pelvi (vescica, utero, ovaie, prostata), delle vene e delle arterie (carotidi, aorta, eccetera), dell’apparato muscolare (muscoli, tendini, legamenti).
L’ecografia non prevede emissione di radiazione di tipo X. Può essere, pertanto, effettuata con una certa frequenza qualora si rilevi la necessità di eseguire ripetute indagini in presenza di patologie note a scopo di monitoraggio.
LA NUOVA FORD PUMA
È UN’EVOLUZIONE
ELEGANTE E HIGH-TECH
DELLA PRECEDENTE
GENERAZIONE CHE HA
OTTENUTO GRANDI
SUCCESSI IN ITALIA
E IN EUROPA.
GLI INTERNI SONO
STATI COMPLETAMENTE
RIPROGETTATI PER AUMENTARNE
SPORTIVITÀ, FUNZIONALITÀ E STILE
Laura Parolini, Responsabile Marketing e Comunicazione di Iperauto Spa
NUOVA FORD PUMA
Lunedì 17 Giugno, presso il Fordstore Iperauto di Bergamo, è stata presentata la nuova generazione di Puma, il SUV compatto che ha trasformato l’esperienza di guida sia dentro che fuori città. Più sportiva, funzionale e stiolosa, è il SUV perfetto per la guida in città. Accoglie con tutta comodità fino a cinque persone e i loro bagagli per viaggi ancora più piacevoli e rilassanti. Il nuovo design degli interni è ispirato a quelle delle auto sportive, con schermi orientati verso il posto di guida e un numero ridotto di pulsanti per creare un ambiente essenziale e ricercato. La connettività 5G consente di rendere più efficienti le proprie giornate, dall’evitare gli ingorghi al gestire la propria lista della spesa o i dispositivi domotici tramite Alexa Built-in. La gamma di avanzate tecnologie rende la guida più naturale e rilassata. Il controllo automatico della velocità aiuta a rallentare in corrispondenza di incroci e curve, mentre la telecamera a 360° offre una visione dall’alto sullo schermo centrale per una manovra perfetta anche negli spazi più ristretti. La libertà di vivere avventure anche fuori città è garantita dai motori EcoBoost Hybrid, il mild hybrid Ford reattivo ed efficiente, con potenze da 125 CV e 155 CV, che si avvale di una batteria da 48 volt per contribuire a risparmiare carburante o aumentare la reattività. Le motorizzazioni Mild Hybrid saranno affiancate da quella 100% elettrica della Puma Gen-E, la prima Puma a zero emissioni, che sarà svelata entro la fine dell’anno. Tre le versioni disponibili: Titanium, ST-Line e ST-Line X, tutte caratterizzate dall’ormai inconfondibile stile coupé di Puma e il design distintivo del paraurti anteriore, della griglia e dei cerchi in lega.
PRESENTATA A BERGAMO LA NUOVA AUDI A3 FRA INNOVAZIONE, CREATIVITÀ E CULTURA
Si è svolta sotto il segno di innovazione, creatività e cultura la serata “Urban Evolution” organizzata da Bonaldi – Gruppo Eurocar Italia il16 maggio per presentare la nuova Audi A3. Nella concessionaria di via Gemelli, completamente trasformata grazie agli allestimenti e agli show di luce curati dall’azienda Mediaextreme, sono state svelate le tre versioni della rinnovata vettura: Sportback, Sedan e Allstreet (quest’ultima, nella colorazione iconica del giallo pitone metallizzato).
Un’esperienza tecnologica, multisensoriale e personalizzata quella offerta da Bonaldi – Gruppo Eurocar Italia presso l’Hangar Audi di via Agostino Gemelli nella serata di giovedì 16 maggio per presentare la nuova arrivata della casa dei quattro anelli.
GIANMARIA BERZIGA, DIRETTORE GENERALE DI BONALDI GRUPPO EUROCAR ITALIA
“Siamo grati a tutti i presenti di essere qui con noi questa sera – ha affermato Gianmaria Berziga, Direttore Generale di Bonaldi - Gruppo Eurocar Italia – per l’evento dedicato alla nuova gamma A3; composta dalla Allstreet, che è la novità assoluta, oltre che dalla Sportback e dalla Sedan. Essere all’avanguardia nella tecnica è sempre stato il claim e, al contempo, la mission di Audi; perché non esiste innovazione senza avanguardia. Anche stavolta Audi non ha deluso le aspettative: la prima versione della A3 è stata presentata nel ‘96 e, da allora, in Italia ne sono state vendute oltre 380.000; diventando senza ombra di dubbio il riferimento del segmento C, quello delle compatte. Io l’ho provata, e posso assicurarvi che è stata un’esperienza straordinaria: invito tutte e tutti a venire a scoprire e provare la nuova A3”.
ANDREA BASSOLI, BRAND MANAGER AUDI
DI BONALDI - GRUPPO EUROCAR ITALIA
“Sono molto emozionato – ha aggiunto Andrea Bassoli, Brand Manager Audi di Bonaldi - Gruppo Eurocar Italia – perché, questa sera, abbiamo l’opportunità di mostrare alla città di Bergamo la nostra gamma rinnovata.
L’A3 è un prodotto che sta dando grandi soddisfazioni da quasi 30 anni; l’anno scorso è stata leader del segmento Premium.
La novità assoluta è che Audi, con questa gamma, intende riscrivere quello che è l’approccio alla mobilità in città, proponendo una versione più alta (30 mm di altezza in più) e con un design iconico che vi stupirà. Il colore giallo pitone, in cui viene proposta la Allstreet, è molto impattante e riesce a valorizzare appieno le caratteristiche proprie di una vettura urbana.
La gamma è già disponibile sul mercato: vi aspettiamo in concessionaria a scoprirla nei prossimi giorni, in tutte le sue motorizzazioni (benzina e diesel fino a 150 cavalli di potenza)”.
Durante l’evento, gli ospiti hanno potuto prendere parte a due esperienze proposte dal Gruppo grazie alla collaborazione con le aziende bergamasche Tassino Eventi e Scent Company: il viaggio gastronomico “Urban Dinner” e la creazione di un profumo totalmente personalizzato grazie all’Experimental Hub.
Domenica 19 maggio la festa è continuata e l’Hangar Audi ha fatto da cornice al raduno di alcuni esemplari di Audi S3 e RS3, versioni sportive della A3. Durante l’evento, è stato possibile partecipare a un contest votando l’auto che si preferiva tra le partecipanti: il proprietario dell’auto più votata ha vinto un’Audi Driving Experience sul circuito di Vairano.
Via Agostino Gemelli, 30, Bergamo
Tel: 035 453 2711 - www.bonaldi.it/audi
ALFA ROMEO JUNIOR
LA SPORTIVITÀ DIVENTA COMPATTA
LO SCORSO 23 GIUGNO PRESSO LA SEDE AUTOTORINO DI BERGAMO, VIA ZANICA, È STATA PRESENTATA L’ULTIMA NATA DI CASA ALFA ROMEO: LA NUOVA COMPATTA CHE RIPORTA LA SPORTIVITÀ DELLA CASA AUTOMOBILISTICA MILANESE NEL SEGMENTO DI MERCATO PIÙ GRANDE D’EUROPA
Sportiva nell’anima, compatta nelle dimensioni (lunghezza 4,17 metri, larghezza 1, 78 m e altezza 1,5 m) e stile italiano al primo sguardo: questi i tratti distintivi della nuova Alfa Romeo Junior. Una vettura che Alfa Romeo ha lanciato sul mercato per giocare un ruolo da protagonista e attirare a sé una nuova generazione di Alfisti. Junior è inclusiva ed offre a tutti la possibilità di accedere ad una vettura distintiva e attraente, proponendosi come oggetto cool ed unico, coniugando uno stile accattivante con la tecnologia più avanzata in termini di connettività e dinamica di guida. Conquistare una nuova generazione è la sua missione, e lo fa attraverso un nuovo linguaggio di design. A non mutare invece è l’attitudine innata alla sportività, indole che dal 1910 anima Alfa Romeo, una sportività intesa come esperienza di guida coinvolgente nella quotidianità. Nessun compromesso sul comfort, come dimostra il bagagliaio più capiente tra i competitor premium (400l). Inoltre, Junior è disponibile sia nella versione ibrida, sia in quella elettrica, con 3 pack per il massimo in tecnologia, esclusività o sportività, mantendendo lo stesso comune denominatore, perché l’unica cosa che conta è il suo essere 100% Alfa Romeo.
PRESENTATA AL CONCORSO
D’ELEGANZA DI VILLA D’ESTE LA CITROËN CAMARGUE DELLA
COLLEZIONE ASI BERTONE OMAGGIO A MARCELLO GANDINI CON L’ESPOSIZIONE DEL PROTOTIPO PRESENTATO NEL
1972 AL SALONE DI GINEVRA: UN ESEMPLARE UNICO CHE SFOGGIA ELEGANZA E PERSONALITÀ
CITROËN GS CAMARGUE
A fine maggio il Grand Hotel Villa d’Este ha ospitato il leggendario Concorso d'Eleganza. Le auto più spettacolari delle rispettive epoche e provenienti da tutto il mondo si sfidano nelle classi di competizione per aggiudicarsi gli ambiti premi. Questo imperdibile evento internazionale ha visto l’esposizione del prototipo Citroën GS Camargue della Collezione ASI Bertone, vettura che arricchisce la tematica dedicata a Marcello Gandini - grande maestro del car-design recentemente scomparso.
La Citroën Camargue venne presentata in anteprima nello stand Bertone al Salone di Ginevra del 1972, accolta con molto entusiasmo da parte del pubblico e della stampa. Realizzata sulla base della compatta e innovativa Citroën GS lanciata nel 1970, la coupé di Bertone, al cui stile si dedicarono Marcello Gandini con l’aiuto di Marc Deschamps, mantiene lo schema e le dimensioni della berlina con i suoi caratteristici sbalzi anteriore e posteriore: il primo molto più pronunciato del secondo per conferire maggiore dinamicità al corpo vettura. Più bassa e più larga della GS, la Camargue sfoggia la tipica linea a cuneo del frontale in perfetto “Gandini style”, in contrasto con la coda tronca sulla quale poggia un padiglione ampio e panoramico con cristalli ambrati abbinati all’elegante color champagne metallizzato della carrozzeria. La bella e originale proposta di Bertone non ebbe un seguito commerciale a causa della crisi economica in cui entrò la Citroën in quegli anni, che nel 1974 la portò alla fusione con Peugeot.
NEL CUORE DELLA FRANCIACORTA, AD ADRO, LA CANTINA CORTE AURA HA OSPITATO L’EVENTO ITALIAN WINE DAY 2024 LO SCORSO 10 GIUGNO
Un evento per gli addetti ai lavori Horeca, 80 produttori di vino, distillati e specialità alimentari, tutti distribuiti in Italia e all’estero da Italian Wine & Food. Una giornata d’incontro tra clienti e produttori che si è articolata attraverso una degustazione guidata dai produttori stessi, un’organizzazione impeccabile, una giornata davvero speciale all’insegna del buon vino ma anche di ottimi prodotti gastronomici, in una location spettacolare nel cuore della Franciacorta.
Italian Wine & Food, di cui Emilio Baldoni è titolare, è presente nel settore del vino e distillati da più di 35 anni, con una rete vendita su tutto il territorio italiano ed estero, con sede a Ranica in via Marconi 123.
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Un’azienda che cura tutto nei minimi particolari, a partire dalla scelta dei piccoli produttori e vigneron.
“I nostri vini - ci ha detto infatti Emilio - non sono presenti nella grande distribuzione, ma vengono scelti dopo un’attenta valutazione dei prodotti di piccole realtà che dimostrano attenzione al prodotto e rispetto per l’ambiente.
Siamo al servizio dei nostri clienti professionisti, seguendoli fin dalle prime fasi di apertura delle loro attività, fornendo loro consulenza e assistenza nella selezione dei vini.
Entusiasmo, professionalità uniti ad una profonda conoscenza del vino da tanti anni... Italian Wine Food e il suo team vi aspettano per il prossimo evento. (Valentina Visciglio)
IWF Italian Wine & Food Srl
Sede Legale: Via S. Sisto 5/C, 24126 Bergamo
Sede Operativa: Via G. Marconi 123, 24020 Ranica (BG) Cell +39 345 3833699 /+39 320 6603057
LUXURY FOOD DI ANNALISA CAVALERI
ANNALISA CAVALERI, GIORNALISTA E DOCENTE UNIVERSITARIO NONCHÉ NOSTRA EX COLLABORATRICE, RACCONTA IL CAMBIO EPOCALE DEL CONCETTO DI LUSSO ENOGASTRONOMICO: NON PIÙ ECCESSO E SPRECO, MA CREATIVITÀ, FIRMA D'AUTORE, SOSTENIBILITÀ, ETICA E ANTISPRECO. QUATTRO LE PREFAZIONI A TRE STELLE MICHELIN: MASSIMO BOTTURA, ROSSELLA CEREA, NORBERT NIEDERKOFLER E NIKO ROMITO
Non più astice, caviale, tartufo, foie gras, ingredienti rari, costosi, esotici o preziosi in ogni giorno dell'anno. Oggi il lusso a tavola è tutt'altro e fa rima con nuove parole chiave: attenzione al territorio, sostenibilità, creatività, identità, valorizzazione della tradizione, antispreco, plant based, rispetto del lavoro e del pianeta. Oggi, questo percorso è stato "istituzionalizzato" in un libro dedicato sia agli esperti del settore food&wine che agli appassionati di alta cucina. "Luxury food. Le parole chiave per strategie vincenti nell'enogastronomia di lusso" di Annalisa Cavaleri, giornalista professionista e docente universitario, nonché nostra ex collaboratrice, fa il punto sull'enogastronomia di alto livello, sottolineando il cambio epocale che ha portato il lusso a identificarsi prima col concetto di eccesso, poi con quello di sostenibilità. Il volume, edito da FrancoAngeli, è il primo a livello internazionale che applica le strategie del lusso mutuate dalla moda, dall'alta gioielleria e dall'automotive al settore food&wine. "Luxury food" affronta a viso aperto i cambiamenti epocali del mondo del cibo e del suo business, delineando come si è modificato, nel tempo, il concetto di “cibo di lusso”, dal passato a oggi. Il viaggio inizia agli albori della storia dell’umanità, quando accumulare grandi quantità di cibo era l’elemento necessario per la conquista del potere, per arrivare ai nuovi trend dell'alta ristorazione.
ll Pacchero alla Vittorio dei fratelli Cerea
ph. Beatrice Pilotto
courtesy of Da Vittorio
“C’è chi pensa, ancora, che mettere nel piatto aragosta, tartufo, caviale o altri ingredienti costosi, in ogni giorno dell’anno e a qualsiasi latitudine, sia sinonimo di pregio ed esclusività, ma lusso e ostentazione sono due cose molto diverse - ci ha spiegato l’autrice. Sostenibilità, antispreco, attenzione al territorio, valorizzazione del proprio heritage, creatività, identità, unicità ed experience sono concetti assodati per gli esperti del settore e per gli chef, ma mi sono resa conto che tutti gli altri avevano un po’ di confusione in testa. In frasi come “Ieri ho mangiato un’intera scatola di caviale”, “al ristorante mi hanno grattugiato mezzo tartufo sui tagliolini”, “ho ordinato un plateau di ostriche e crudi di pesce” si annida la stessa filosofia dei nostri antenati: cibo abbondante, raro e costoso come dimostrazione di status e potere. In passato, infatti, i ricchi dimostravano la propria potenza organizzando grandi banchetti a base di carni succulente e ingredienti esotici, che solo in pochi potevano permettersi, come avveniva alle feste che si tenevano alla corte del Re Sole. Ma oggi pensare di dimostrare il proprio status con l'eccesso e lo spreco di cibo sarebbe come vestirsi di pelliccia pensando di essere eleganti”.
Oops! Mi è caduta la crostatina al limone -
ph. Paolo Terzi_courtesy of Osteria Francescana
Come nasce il primo libro che racconta il ‘vero’ lusso enogastronomico
Il libro nasce dall'esperienza dell'autore sia “sul campo”, come giornalista, sia in ambito universitario. “Ho lavorato per tre anni alla creazione della sezione "food" del sito ufficiale di Expo Milano 2015, manifestazione che mi ha permesso di entrare in contatto con tutte le culture gastronomiche del mondo - ha spiegato l’autrice. Da quella splendida esperienza, è maturata la mia convinzione che si potesse parlare di “pace” attraverso la tavola. Durante Expo Milano 2015, infatti, il cibo ha permesso di unire i partecipanti, qualsiasi fosse la loro religione di appartenenza. Da questa riflessione, è nato nel 2019 il mio corso di Antropologia del Cibo all'Università IULM di Milano, che racconta il valore simbolico del cibo nelle religioni: Ebraismo, Cristianesimo, Islam, Induismo, fino al Buddhismo e alle filosofie zen. Spiego agli studenti le motivazioni pratiche e simboliche per cui, ad esempio, il maiale sia proibito nell’Ebraismo e nell’Islam, o perché nella religione ebraica non si possano mischiare carne e latte, fino alla scelta dell’Induismo per l’alimentazione vegetariana. I giovani sono interessatissimi a queste tematiche, sentono che è un tema “reale”, che li interessa da vicino. In particolare, do la possibilità a studenti e studentesse di altre religioni di raccontare i loro usi e costumi a tavola in aula. La soddisfazione più grande è quando mi ringraziano perché, finalmente, gli altri ragazzi non li guardano più con distacco, ma si interessano alle loro abitudini. Sono temi scottanti, di cui si dovrebbe parlare di più. La comprensione e la conoscenza sono sempre le chiavi per l'amicizia e la pace”. Dopo il successo di “Antropologia del Cibo”, Annalisa Cavaleri ha sentito la necessità di fare un passo in più. “Come giornalista e critico gastronomico mi sono accorta, infatti, che si stava creando un gap tra i giovani e il mondo “reale” del food. C’era qualcosa che non andava. Anche per gli studenti, il “cibo di lusso” veniva percepito come un pasto costoso, a base di ingredienti “strani” ed esotici, magari spediti dall’altra parte del mondo.
Oggi durante il corso "Comunicazione e Marketing dei Luxury Food", attivato presso l'Università IULM di Milano, formo centinaia di ragazzi ai temi della sostenibilità e della strategia del lusso in ambito food&wine basata su valori etici. Racconto le grandi storie di chef - italiani e nonche sono riusciti a trasformare il proprio nome in un brand, esattamente come è avvenuto per gli stilisti nell'alta moda. Gli studenti sono entusiasti di scoprire questi concetti e in molti di loro, dopo il corso, mi dicono che hanno intenzione di lavorare nel settore food&wine. Resto in contatto con i miei studenti per anni e il loro successo sul lavoro per me è la più grande fonte di gioia e di soddisfazione”.
A chi si rivolge "Luxury food"
Il libro "Luxury Food" si presenta oggi come testo chiave per professionisti del settore che vogliono aumentare i propri skills di marketing e comunicazione, elevando il proprio posizionamento sul mercato. Il libro è anche un viaggio per gli appassionati e i foodlovers che vogliono conoscere meglio la storia dell’enogastronomia e gli sviluppi più recenti. Il testo è ricco di case study ed esempi pratici, pensati perché il lettore possa cogliere con maggiore immediatezza e semplicità i concetti esposti. Alla fine di ogni parola chiave, i “key takeaway” riassumono per punti i concetti basilari del testo. E, visto che l'interesse dei giovani per il settore dell'alta ristorazione e dell'hotellerie è sempre più forte, il testo è anche manuale universitario dell'innovativo corso “Comunicazione e Marketing dei Luxury Food”, attivato presso l’Università IULM di Milano.
“Comunico spesso sui social i contenuti delle mie lezioni universitarie e ho sempre ricevuto messaggi da chef-imprenditori, sommelier, maître, direttori di hotel e altri professionisti del settore interessati a queste tematiche, ma che non avevano né la possibilità di iscriversi all'università, né il tempo per farlo - ci ha racconta Annalisa. Con il libro "Luxury food" ho voluto dare loro la possibilità di accedere in modo semplice e immediato ai contenuti delle mie lezioni universitarie, tenendo semplicemente il libro sul comodino o al ristorante. Sto ricevendo molti messaggi di professionisti che mi ringraziano perché ritengono utile la lettura: questa è davvero la mia più grande soddisfazione. La ristorazione, l'hotellerie e il mondo del food&wine in generale sono settori che richiedono grande sacrificio e molta competenza, soprattutto ad alti livelli - dice Cavaleri -. La mia speranza è quella di aver dato il mio contributo alla crescita di questo settore meraviglioso e vitale, pieno di grandi professionisti, così importante per l'economia del nostro Paese, a cui i giovani guardano con sempre maggiore fiducia per trovare un futuro lavorativo”.
La strategia per la creazione del brand nell'alta ristorazione “Il lusso è un business importante e in continua crescita, che non soffre cicli storici, né momenti di crisi. Ma, se il mondo della moda, della gioielleria, delle auto e dell’orologeria hanno sviluppato una vera e propria strategia del lusso, il mondo del food è in grande ritardo - ha spiegato Annalisa Cavaleri. L’Italia delle trattorie e delle piccole aziende a conduzione familiare si è evoluta velocemente e in modo disarticolato, fino a raggiungere le vette dell’alta cucina e dei prodotti esclusivi, ma senza riuscire a trovare un percorso solido capace di far evolvere l’attività in un brand internazionale del lusso. Oggi si stanno affermando chef star –come Alain Ducasse in Francia, Massimo Bottura, i fratelli Cerea o Niko Romito in Italia che sono riusciti a creare imperi “stratificati”, capaci di dialogare sia con la grande distribuzione che con la clientela altospendente a livello mondiale, ma sono ancora casi sporadici e limitati. Il lusso, infatti, resta l’obiettivo di molti, ma per raggiungerlo il percorso è ancora accidentato, fumoso e pieno di punti di domanda. Ecco perché, per arrivare a “essere lusso”, serve un cambio di paradigma: bisogna smettere di agire con azioni che abbiano effetto solo nel breve periodo, per iniziare a ragionare come veri e propri brand del lusso, capaci di creare un universo valoriale insostituibile per il cliente.
MASSIMO BOTTURA
Chef patron del ristorante Osteria Francescana, tre stelle Michelin e Stella Verde Michelin ph. Simone Sueo e Davide Piferi De Simone
Foglia di broccolo e anice di Niko Romito ph. Andrea Straccini
ROSSELLA CEREA
Owner & General Manager del ristorante Da Vittorio, tre stelle Michelin ph. Fabrizio Pato Donati
NIKO ROMITO
Chef patron del ristorante
Reale di Castel di Sangro, tre
ph. Andrea Straccini
Bisogna avere ben chiaro in mente che il mercato dell’eccellenza vive di regole e strategie specifiche, che non possono essere improvvisate e che non hanno nulla a che fare col mercato mass market. L’obiettivo di questo libro è proprio quello di prendere per mano il lettore e portarlo, passo dopo passo, alla scoperta delle nuove linee guida del settore food&wine per creare un brand con un universo valoriale insostituibile per il cliente”.
Le prefazioni dei 3 stelle MICHELIN: Bottura, Cerea, Niederkofler e Romito
Il libro è impreziosito da quattro contenuti inediti dei grandi protagonisti dei “luxury food” italiani. Si comincia - rigorosamente in ordine alfabetico - con la riflessione “Il lusso è creatività” di Massimo Bottura, chef patron del ristorante Osteria Francescana, tre stelle Michelin e Stella Verde Michelin, si continua con “Il lusso è accoglienza2 di Rossella Cerea, owner&general manager del ristorante Da Vittorio, tre stelle Michelin, “Il lusso è sostenibilità” di Norbert Niederkofler, chef patron del ristorante Atelier Moessmer - Norbert Niederkofler, tre stelle Michelin e Stella Verde Michelin, e, infine, “Il lusso è essenzialità” di Niko Romito.
“Ogni libro è frutto di un lungo percorso che unisce contributi e suggestioni sia professionali che umani - sottolinea Cavaleri -. Il mio sentito ringraziamento va a coloro che hanno voluto contribuire con la loro riflessione a questo testo: Massimo Bottura, che mi è di ispirazione per la passione viva e la sua creatività totale, Rossella Cerea, per l’arte dell’accoglienza e la capacità di far sentire sempre gli altri a proprio agio, illuminando ogni stanza in cui entra, Norbert Niederkofler per la sensibilità con cui sa valorizzare tesori nascosti e Niko Romito, chef patron del ristorante Reale, tre stelle Michelin, per la riflessività e la sua elegante filosofia dell’essenzialità".
Biografia
Annalisa Cavaleri è laureata in Giurisprudenza e in Relazioni Pubbliche e Pubblicità. Da anni lavora come giornalista professionista e critico gastronomico per alcune delle più importanti testate del settore. È professore a contratto per i corsi ufficiali “Comunicazione e marketing dei Luxury Food” e “Antropologia del Cibo” all’Università Iulm di Milano. Inoltre tiene lezioni nell’ambito del corso di laurea magistrale “Food marketing e strategie commerciali” dell’Università Cattolica e in vari master universitari, tra cui quello in “Tourism, Strategy&Management” dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Da anni studia il valore simbolico del cibo nelle religioni, l’alta cucina, l’hôtellerie di lusso e il rapporto tra cibo, alta moda e arte.
stelle Michelin
NORBERT NIEDERKOFLER
Chef patron del ristorante Atelier Moessmer - Norbert
Niederkofler, tre stelle Michelin e Stella Verde Michelin
ph. Alex Moling
LA SQUADRA di ELENA
PRESENTATA LA NUOVA GIUNTA DEL COMUNE DI BERGAMO
TRA CONFERME E NOVITÀ, UN ESECUTIVO DI 5 DONNE E 5 UOMINI
“Sono molto contenta - ha dichiarato Elena Carnevali - di presentare la Giunta che mi affiancherà nei prossimi cinque anni di amministrazione della nostra città. Sono certa che lavoreremo insieme con spirito di collaborazione e determinazione per onorare l’impegno con i cittadini che hanno premiato la nostra proposta elettorale con grande consenso e fiducia. Sono donne e uomini che nutrono la mia più completa fiducia e che, sono certa, dedicheranno il massimo impegno ed energia al compito che viene loro affidato. Alcune sono riconferme della Giunta uscente, altri hanno vissuto l’esperienza del Consiglio comunale, altri ancora affrontano il compito di amministratori per la prima volta portando, all’interno dell’esecutivo, il loro significativo bagaglio di esperienze maturate nell’ambito professionale, nell’impegno politico e nel volontariato. A tutti loro rivolgo un pensiero riconoscente per aver accettato di mettersi al servizio della città”.
Ecco la composizione della Giunta e le deleghe assegnate alle Assessore e Assessori che la compongono:
Alla Sindaca Elena Carnevali, le deleghe: comunicazione, politiche sovracomunali, personale, società partecipate, turismo, food policy. Sergio Gandi, avvocato, assessore uscente al bilancio e sicurezza, è riconfermato nel ruolo di vicesindaco. In virtù della lunga e significativa esperienza amministrativa e istituzionale maturata in questi anni, gli viene affidata, tra le altre, la delega alla cultura, un ambito di rilevante importanza per la città soprattutto dopo l’anno della Capitale, e quella al commercio, già in capo al precedente Sindaco. Deleghe: vicesindaco (incarico), cultura, rapporti con l’Università, bilancio, tributi e commercio Giacomo Angeloni, conserva alcuni incarichi rivestiti nella precedente amministrazione, a cui si aggiunge l’importante delega alla sicurezza, che eserciterà anche alla luce della conoscenza acquisita in questi anni di lavoro per e con le Reti di quartiere, e della sensibilità sviluppata rispetto all’ascolto delle esigenze dei cittadini. Deleghe: sicurezza, protezione civile, innovazione e semplificazione, servizi demografici ed elettorale, servizi cimiteriali Marco Berlanda, laureato in filosofia, si è occupato di finanza in Borsa Italiana come dirigente di istituti bancari. È stato per sei anni membro del CdA di ATB, impegno che gli ha permesso di approfondire la conoscenza delle diverse tematiche riguardanti la mobilità e il trasporto pubblico in città.
Deleghe: politiche della mobilità, sviluppo della rete di trasporto pubblico locale Claudia Lenzini, avvocato, svolge la sua professione in ambito civile, prevalentemente nei settori del diritto di famiglia e di consulenza giudiziale e stragiudiziale alle imprese, con particolare riferimento al settore edilizio e in situazioni di crisi. Nel 2008, con alcuni residenti, ha costituito il Comitato Santa Lucia che ha dato vita ad una rete di relazioni per raccogliere i bisogni del quartiere e interagire in modo costruttivo con l’Amministrazione comunale. A lei è affidata la delega delle politiche della casa, reti e partecipazione. È stata presidente di un circolo cittadino ACLI. Deleghe: politiche della casa, partecipazione e reti di quartiere
Marzia Marchesi, già Presidente del Consiglio comunale e assessora uscente, vanta un’esperienza amministrativa e professionale nella realizzazione di progetti formativi con la rete delle scuole del territorio. A lei la Sindaca affida, tra le molte deleghe precedenti, i servizi per l’infanzia, educativi e scolastici e le politiche per i giovani. Deleghe: servizi per l’infanzia, educativi e scolastici, politiche giovanili, tempi e orari, pari opportunità, educazione alla legalità, intercultura, pace
Marcella Messina, assessora uscente alle politiche sociali, manterrà la delega degli ultimi cinque anni e assumerà quella della longevità, della salute e dello sport, ambiti strategici del programma di mandato, e tra loro strettamente interconnessi, in continuità con le progettualità avviate negli scorsi anni che vedono Bergamo protagonista di politiche particolarmente innovative. Deleghe: politiche sociali, longevità, salute, sport.
Ferruccio Rota, ingegnere, già Presidente del Consiglio comunale, si occuperà dei lavori pubblici, manutenzioni, edilizia scolastica e reti di servizio. Metterà a disposizione la sua vasta esperienza professionale e politica nel gestire un settore che, da sempre, è tra i più complessi e delicati dell’amministrazione. Deleghe: lavori pubblici, edilizia scolastica e sportiva, reti e impianti tecnologici.
MARZIA MARCHESI
CLAUDIA LENZINI
ELENA CARNEVALI
Oriana Ruzzini, farmacista, è stata consigliera comunale nella precedente amministrazione e membro del Consiglio delle donne. Si occuperà di transizione ecologica, ambiente e verde, temi strategici per il futuro della città proiettata, com’è noto, verso l’impegnativo traguardo, previsto nel patto europeo “Climate city contract”, della neutralità carbonica entro il 2030. Deleghe: transizione ecologica, ambiente e verde
Francesco Valesini, architetto, conserva la delega alla riqualificazione urbana rivestita nella giunta Gori. Nella sua attività di questi anni ha seguito dossier strategici per la città che, proprio per la loro complessità, necessitano di un’operatività immediata. Deleghe: rigenerazione urbana, pianificazione urbanistica, edilizia privata, patrimonio
PERFETTA PARITÀ DI GENERE NELLA SCELTA
DEGLI ASSESSORI DELLA SUA GIUNTA DA PARTE DI ELENA CARNEVALI: CINQUE
DONNE, LEI COMPRESA, E CINQUE UOMINI. CINQUE GLI ASSESSORI CHE RIMANGONO CONFERMATI DALLA PRECEDENTE GIUNTA
DI GIORGIO GORI, ALTRETTANTI
I NUOVI ENTRATI
SERGIO GANDI
MARCELLA MESSINA
GIACOMO ANGELONI
FRANCESCO VALESINI
“DA
GUTENBERG ALL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE, LA LIBERTÀ DI STAMPA RACCONTATA DAI FRANCOBOLLI”
“Da Gutenberg all’Intelligenza Artificiale, la Libertà di Stampa raccontata dai francobolli” è il titolo della mostra allestita nel salone dell’Ufficio Postale di Bergamo via Locatelli 11. È un percorso lungo cinque secoli di storia che racconta, con le immagini filateliche, donne e uomini protagonisti dell’informazione, delle innovazioni tecnologiche, ma anche personaggi della filosofia e della scienza. La mostra ripercorre la storia da quando, a metà del 1400, Gutenberg stampò la prima Bibbia con un torchio a caratteri mobili e, poco dopo a Venezia, Aldo Manuzio, perfezionò lo strumento che avrebbe permesso una sempre più rapida diffusione delle informazioni, fino alle nuove sfide dell’informazione da Internet per arrivare all’Intelligenza Artificiale.
Una storia che viene narrata attraverso i fatti e i personaggi riprodotti nei preziosi francobolli. Un capitolo è dedicato alla vicenda della figura di Matilde Serao, giornalista e scrittrice che appena diplomata iniziò a lavorare alle Poste come telegrafista a Napoli per poi fondare il Mattino e il Giorno. Il lavoro delle telegrafiste, narrato in Telegrafi dello Stato (1895) testimonia anche i primi passi dell’emancipazione femminile. Presenti all’inaugurazione Rosa D’Amico, Direttrice della Filiale di Bergamo, Annamaria Gallo, Responsabile Filatelia Macro Area Nord Ovest e Giusy Montanino Referente filatelico territoriale. Ha partecipato inoltre Mario Bonacina Presidente del circolo filatelico bergamasco e consigliere nazionale di USFI, che ha sottolineato, quanto, ancora una volta, la filatelia si dimostra protagonista degli avvenimenti della storia.
Al termine della presentazione si è tenuta la cerimonia di timbratura con un annullo filatelico dedicato alla Mostra con cui è stato possibile timbrare cartoline e corrispondenza come ricordo della giornata. Sarà possibile visitare la mostra fino a sabato 27 luglio, durante l’orario di apertura delle Poste centrali di Bergamo: dal lunedì al venerdì, dalle 8.20 alle 19.05, e il sabato fino alle 12.35.
“Questa mostra ha reso possibile riunire e documentare il percorso di oltre 40 anni di lavoro esponendolo nelle due sedi di Santa Giulia e Grande Miglio, che ospitano la componente più intima della mia scultura, che richiede uno spazio racchiuso e quella non meno intima che dialoga con la luce, lo spazio e l’architettura. L’invito di Brescia Musei mi è stato anche di sprono ad affrontare e portare a termine due opere in terracotta di difficile, lunga e faticosa realizzazione, nelle quali ho cercato di racchiudere il meglio della mia esperienza e del mio mondo creativo”. Giuseppe Bergomi, artista
GIUSEPPE BERGOMI. SCULTURE
ph. Fotostudio Rapuzzi
LA MOSTRA DIFFUSA TRA IL MUSEO DI SANTA GIULIA E IL
CASTELLO RENDE OMAGGIO AD UNO DEI MAGGIORI ESPONENTI
DELLA SCULTURA FIGURATIVA CONTEMPORANEA, ATTRAVERSO 84 OPERE CHE RIPERCORRONO L’INTERA CARRIERA DELL’ARTISTA BRESCIANO
Dal 12 luglio scorso fino al 1° dicembre 2024 Brescia celebra Giuseppe Bergomi (1953), artista bresciano tra i maggiori esponenti della scultura figurativa contemporanea, con una retrospettiva diffusa tra i chiostri di San Salvatore e di Santa Maria in Solario del Museo di Santa Giulia e le sale del Grande miglio in Castello. Giuseppe Bergomi. Sculture 1982 / 2024, curata da Fondazione Brescia Musei, si compone di 84 opere in terracotta e in bronzo, realizzate lungo l’arco di tutta la carriera dell’artista.
Incipit e premessa del percorso, ordinato cronologicamente, è il 1978, anno in cui Bergomi, fresco di diploma all’accademia di Brera, esordisce alla Galleria dell’Incisione di Brescia con una mostra di soli dipinti, uno dei quali, Lione 1958, un quadro quasi iperrealista che cristallizza tre generazioni - l’artista da bambino, il padre e la nonna - apre anche l'attuale rassegna.
Il momento cruciale, capace di dare una svolta alla sua storia professionale e di convincerlo a lasciare la pittura per la terza dimensione fu la mostra Les realismes 1919-1939 al Centre Beaubourg di Parigi, che, com’ebbe modo di dire lo stesso Bergomi, “mi permise di capire che ero caduto in un equivoco”.
La sua parabola nell’ambito della scultura ebbe quindi inizio nel 1982, con una personale ancora alla Galleria dell’Incisione, dove propose la prima serie di terrecotte policrome, composta da lavori intellettualmente maturi, ma tecnicamente ancora bisognosi di studio e di approfondimento.
In mostra, oggi, si possono ammirare alcune di queste opere, caratterizzate dalla ricorrente presenza come modella di Alma Tancredi, moglie, musa e collega artista, soggetto che diventerà una costante –come le figlie Valentina e Ilaria – della sua ricerca fino ai giorni recenti, e che sottolinea l’importanza dell’aspetto biografico in ogni creazione di Bergomi. L’esposizione prosegue con la fase in cui, a cavallo tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta del secolo scorso, le terrecotte di Bergomi perdono il colore. L’artista riprende in questo modo la tradizione scultorea millenaria che affonda le sue radici nella plastica antica, in particolare quella etrusca, nel tentativo di ricostruire, attraverso la plasticità della terra, una forma organica. Appartengono a questo periodo opere come Bagnante addormentata (1991), Grande nudo di adolescente (1991) o alcuni ritratti delle figlie Valentina e Ilaria, dove la figura umana è in bilico fra il realismo della rappresentazione e la proiezione dei soggetti in una dimensione astratta, densa di rimandi simbolici.
Nella sua pratica creativa, Bergomi, che lavora sempre dal vivo, annota plasticamente tutti i dettagli anatomici e personali delle sue modelle e modelli con una precisione quasi ossessiva, cogliendone ogni difetto, ma anche la loro fragile bellezza. Tra i soggetti più frequentati, le figure di adolescenti sono quelle che forse più di tutti nascondono in sé un mistero impenetrabile, fatto di sguardi lontani e densi di attese, che portano in sé tutta la sacralità di una nuova fase della vita che si sta schiudendo, fra speranze e paure.
Negli anni Duemila, Bergomi passa dalla terracotta al bronzo, dando inizio a una nuova fase del suo lavoro. Opere esemplari di questo momento sono Interno di bagno con figura femminile (2001), i busti di Ilaria con cappelli dalle differenti fogge, due bassorilievi della moglie, o ancora un suo Autoritratto (2004), in cui il colore, seppur su un nuovo supporto materico, torna a essere elemento caratterizzante.
GIUSEPPE BERGOMI. SCULTURE 1982 / 2024
Le creazioni di questi anni, allestite in una suggestiva sezione ospitata negli spazi esterni del museo di Santa Giulia, stupiscono per l’intenso dialogo tra i volumi e le architetture del monastero. In queste opere, specialmente quelle in cui anche le basi diventano parte integrante delle sculture, il ritmo dei corpi si articola nello spazio con un andamento architettonico e quasi astratto di puri rapporti formali. È il caso di Valentina accovacciata (2004), di Grande Ellisse (2012), di Geometrie descrittive (2012), di Cronografia di un corpo (2012), con la base in acciaio inox e smalto che diventa un tunnel percorribile, o ancora di Angelica che fugge (2014) caratterizzata da una tensione dinamica innescata dalle correnti opposte dei lunghi capelli, da una parte, e delle braccia in piena estensione, dall’altra, che raggiungono un ipnotico equilibrio.
Molte sculture di Bergomi, fra cui alcuni mirabili ritratti della moglie, da Alma con collana (1998) ad Alma nuda su tavolo da cucina (2003) e Alma in poltrona déco (2009), sembrano guardare il visitatore direttamente negli occhi, frontalmente, quasi per chiamarlo in causa come testimone della loro fragile esistenza, ma al tempo stesso vanno con lo sguardo lontano, forse verso l’infinito.
È quello che accade con Grande ellisse (2013), esposta alla Biennale Internazionale di Scultura nel Parco del Castello di Racconigi a Torino, sinfonia plastica che diventa metafora della vita stessa, con quei corpi nudi in equilibrio instabile su una piattaforma inclinata e volti a dispensare un’esemplare antologia gestuale di stati d’animo, fra i quali spicca quella tensione dello sguardo di alcune figure verso l’alto, verso qualcosa che non si vede e che si può solo immaginare.
Negli anni più recenti Bergomi accetta la sfida di confrontarsi con la statuaria pubblica: da Uomini, delfini, parallelepipedi realizzata nel 2000 per l’acquario di Nagoya in Giappone, al monumento dedicato a Cristina Trivulzio di Belgiojoso, la prima scultura pubblica mai dedicata a Milano a una donna, fino al monumento per le vittime del Covid, Cacciata dal Paradiso, per il cimitero Vantiniano di Brescia, di cui è presentato un bozzetto in gesso.
La mostra si conclude con Africa con violoncello, esposta alla Biennale di Venezia del 2011, e l’opera inedita Colazione a letto (2024), serena oasi domenicale, sospesa in un’attesa quotidiana, dove si riuniscono tre generazioni – lo stesso Bergomi con la moglie, una figlia e due giovani nipoti – a condividere a letto il primo pasto della giornata, che rende omaggio alla storia della sua famiglia e che chiude idealmente il cerchio aperto con il quadro del 1978 che raffigurava le origini familiari dell’artista.
La mostra è stata ideata, progettata e allestita insieme all'artista con il progetto di allestimento di Maria Repossi, secondo il principio di una vera e propria installazione a tutto tondo, sia nella dimensione più tradizionale della galleria espositiva in Grande Miglio che, soprattutto, nella collocazione delle installazioni site-specific nei chiostri del Museo di Santa Giulia.
Il risultato di questa simbiosi tra artista e istituzione promotrice è culminata nel desiderio di Giuseppe Bergomi di donare due delle opere esposte alle Collezioni civiche bresciane, Figura distesa (1991) e Cubo e figure (2002); presenti in mostra, al termine dell'evento saranno collocate negli spazi monumentali dedicati alla scultura contemporanea nel Parco del Viridarium.
“La grande mostra dedicata a Giuseppe Bergomi da Fondazione Brescia Musei e Comune di Brescia - ha dichiarato Francesca Bazoli, presidente Fondazione Brescia Musei - si inserisce, con un risultato che ci pare particolarmente brillante, all’interno degli interventi che la nostra istituzione ha promosso negli ultimi anni con la proposta a Brescia della grande scultura contemporanea, da Paladino a Vezzoli, da Isgrò a Plessi, fino a Rivalta. La nostra Fondazione ha presentato in città il meglio della produzione italiana, dall’espressività figurativa di Rivalta e Bergomi a quella concettuale di Isgrò, al postmoderno di Plessi, al metafisico di Vezzoli. Inoltre, nella mostra che presentiamo, come negli interventi dedicati a Francesco Vezzoli, a Daniele Lievi o a Bruno Romeda –attualmente in corso a Sale Marasino – ma anche nel sostegno editoriale alle monografie di Maurizio Donzelli o a quelle in pubblicazione nei nostri tipi editoriali per Max Uberti e Bonomo Faita, Brescia Musei conferma la necessità di presentare al pubblico nazionale e internazionale la grande creatività artistica di origine bresciana, che vede in Giuseppe Bergomi uno dei suoi esponenti più brillanti e consolidati, come la mostra indiscutibilmente dimostra”.
MICHELA MILESI
PRESIDENTE DI BERGAMO
INCONTRA, CI RACCONTA
LA SUA ESPERIENZA DEGLI
ULTIMI 5 ANNI ALLA GUIDA
DI UN’ASSOCIAZIONE CHE
HA AL CENTRO LA FEDE E LA VITA REALE
AL CENTRO LA FEDE E LA VITA REALE
Tiziana Genise - ph. Federico Buscarino
Quando è diventata Presidente di Bergamo Incontra si diceva curiosa di dove questa nuova responsabilità l’avrebbe portata, soprattutto a livello personale. Oggi cosa può dirci?
“Ho scoperto la ricchezza della città dal punto di vista sociale, dell’umanità, del desiderio di mettersi in gioco, di condividere una strada insieme tra gli amici che partecipano alla vita dell’associazione. Mi ha arricchita la stima dimostrata nei confronti dell’esperienza che facciamo e che nasce dentro il movimento di Comunione e Liberazione. Il desiderio più grande era di vedere Cristo all’opera e l’ho visto, in tante occasioni, in tante testimonianze e ho visto l’umanità dell’uomo. In questi anni abbiamo cercato di valutare dal punto di vista della fede ciò che ci accade nel quotidiano e che talvolta lasciamo andare e ho scoperto che la fede cambia il modo di fare e guardare le cose, suggerendo una profondità maggiore”.
Come sono stati questi cinque anni?
“Sono stati anni impegnativi in cui quello che ci ha entusiasmato è che tutto è partito dal basso, che nel preparare la manifestazione o gli incontri si è partiti dall’interesse nato da un singolo o da un gruppo di amici. Abbiamo messo a terra le urgenze di ciascuno di noi o quelle che la società ci ha suggerito. A febbraio, ad esempio, abbiamo fatto la presentazione del libro sulle cure palliative partendo dalla richiesta fatta dall’assessore Marcella Messina: ne è nato un momento che ci ha permesso di incontrare tante realtà sul territorio che si occupano dei più fragili, un lavoro che è poi continuato ed è sfociato nella mostra sulla cura che abbiamo proposto quest'anno al Festival: così sono nati gli altri appuntamenti e le mostre”.
Quali sono secondo lei i punti di forza di Bergamo Incontra?
“Io credo che il punto di forza di Bergamo Incontra sia, come dicevo pocanzi, la capacità di mettere a terra progetti basati sull’esigenza del singolo non fermandosi solo al festival ma lavorandoci tutto l’anno oltre al forte desiderio che quello che proponiamo aiuti a trovare, per noi stessi e per tutti quelli che incrociano la nostra strada, un senso che è possibile per tutti”.
Il Festival negli anni è diventato un appuntamento fisso della stagione culturale bergamasca. Secondo lei perché?
“Sinceramente non so dirle perché ma riscontro costantemente una stima nei nostri confronti che ogni volta mi stupisce. Quando presentiamo il Festival alle persone del nostro territorio sentiamo l’entusiasmo e l’apprezzamento nei confronti dell’esperienza che facciamo dentro il movimento a cui apparteniamo. È sicuramente una stima che nasce prima di tutto nei confronti di Don Giussani, il nostro fondatore. E immagino che il motivo di tale successo dipenda anche dal fatto che mettiamo al centro il tema della vita, tanto caro a ciascuno”.
Ogni anno sono sempre di più le presenze al Festival: quale è la chiave di questo successo?
“Credo il successo derivi dal fatto che si parla di esperienza di vita reale senza dare ricette per vivere ma testimonianze di vita vissuta che rincuorano l’altro perché si pensa che se qualcuno è riuscito a gestire quel momento preciso della propria vita, ad uscirne, a stare bene, a godere di qualcosa di bello allora questo può succedere a tutti. È una condivisione che aiuta a infondere coraggio e speranza”.
“Nessuno si accontenta semplicemente di vivere. Vogliamo vivere per qualcosa.” Lei per cosa vuole vivere?
“In una bellissima poesia Montale dice: ‘tutte le immagini portano scritto: più in là!”. Ecco, io desidero alzarmi al mattino con il desiderio di essere stupita da quello che succede, perché lo stupore è segno che si è davanti a qualcosa di più grande, di ‘più in là’. Ho bisogno di incontrare qualcuno che dia senso e gusto a tutta la mia vita, che cambi il mio modo di “di guardare il cielo e la terra, di alzarsi al mattino o di andare a letto alla sera; di andare al lavoro, di affrontare la pesantezza di una incongruenza, di un dubbio che viene, di un interrogativo che grava sul cuore; di stare davanti alla morte e davanti a una vita che nasce” come ci ha insegnato Don Giussani. E quel Qualcosa o Qualcuno è già presente nel nostro desiderio e anche nella nostra vita”.
Come è stata l’edizione 2024 del Festival?
“Siamo molto soddisfatti di questa quindicesima edizione che si è appena conclusa: lo possiamo affermare dopo aver visto e ascoltato la soddisfazione del pubblico che è intervenuto, partecipando con grande interesse a tutti gli incontri proposti. Senza un’amicizia in atto e una gratuità non sarebbe possibile fare nulla. E sono grata perché la sfida del senso della vita non l’affrontiamo da soli, ma ci sono amici, di cui abbiamo bisogno, con cui condividere il desiderio di lasciarci sorprendere dalla grandezza e dalla meraviglia che ci circonda e fare un pezzo di strada insieme. Questo è quello che è accaduto in questi giorni: è stata una grande festa dove erano presenti tanti amici e un Amico fidato, senza il quale non è possibile fare nulla”.
Cosa si augura per il futuro di Bergamo Incontra?
“Che quanto proponiamo possa continuare a nascere dal nostro desiderio di conoscenza nuova della realtà, in cui Cristo sia il fattore di giudizio; un gesto che nasce da un’esperienza di fede e che ciascuno di noi possa proporre liberamente quello che più gli sta a cuore”.
VOCE DI MOLTITUDINI
NEL CONTESTO DELLA BATTAGLIA
CULTURALE CONTRO LA VIOLENZA DI GENERE – OGGETTO DI INDAGINE ARTISTICA DA PARTE
DELLA FONDAZIONE GIUSEPPE IANNACCONE E
TEMA APPROFONDITO DA UN CICLO DI CONFERENZE PROMOSSO DA KORIAN
FINO AL 25 OTTOBRE È APERTA NEGLI SPAZI
DELLA RSA VITTORIA DI BRESCIA KORIAN, IN VIA CALATAFIMI 1, LA MOSTRA VOCE DI MOLTITUDINI, IDEATA E REALIZZATA DALLA FONDAZIONE E CURATA DA DANIELE FENAROLI
TERENCE KOH, BOY BY THE ROMAN SEA, 2010, SCULTURA IN MARMO, cm.40x90x55
Fino al 25 ottobre, in un crocevia di narrazioni e testimonianze da luoghi del mondo in cui discriminazione e violenza di genere sono drammaticamente attuali, le opere di Zehra Dogan, Shadi Ghadirian, Terence Koh, Iva Lulashi e Zanele Muholi dialogano con gli spazi della RSA offrendo un contesto libero in cui le espressioni possano trascendere ogni barriera culturale, economica e geografica, consentendo a tutti gli oppressi di emergere con forza e dignità. Il titolo Voce di moltitudini rimanda alla capacità degli artisti di dare voce a messaggi universali e, in questo caso, a tutte quelle donne che nella quotidianità affrontano situazioni difficili e sono prive dei mezzi necessari per agire nel tessuto sociale. Un’iniziativa che vuole superare i confini della semplice esposizione, diventando un riconoscimento e un invito alla riflessione, opponendosi a una realtà, spesso invisibile, di discriminazione e negazione dei diritti elementari.
Zehra Dogan (Nusaybin, 1989) ha vissuto una drammatica esperienza di detenzione per aver pubblicato sui social network un post che evidenziava le atrocità commesse dallo Stato turco sul popolo curdo. Attraverso le sue opere porta alla luce le ingiustizie subite dal suo popolo, riflettendo un impegno che trascende i confini geografici per toccare le corde generali dell'umanità e della resistenza. La scelta di utilizzare materiali di recupero per la sua produzione è metafora della resilienza e della trasformazione del dolore in espressione liberatoria.
Shadi Ghadirian (Teheran, 1974), con la sua fotografia, esplora l'identità femminile nell'Iran post-rivoluzionario, sottolineando le contraddizioni tra modernizzazione e tradizione. Le sue opere, ironiche e provocatorie, mettono in scena la spersonalizzazione della donna, piegata a una funzione meramente domestica e sottoposta al controllo sociale.
Iva Lulashi (Tirana, 1988) attraverso la pittura indaga la memoria collettiva e la tradizione del potere, esaminando le dinamiche di genere con uno sguardo critico che interroga i paradigmi di una passata dittatura fatta di privazioni e controllo, proponendoci nuove narrazioni capaci di sovvertire l'ordine stabilito.
SHADI GHADIRIAN,LIKE EVERYDAY#11 (PENTOLA), 2002, PRINT SU ALLUMINIO
SHADI GHADIRIAN,LIKE EVERYDAY#11 (GUANTO), 2002, PRINT SU ALLUMINIO
Zanele Muholi (Umlazi, 1972), attivista visiva sudafricana, usa la fotografia per documentare e celebrare la comunità LGBTQIA+ del suo Paese che, da decenni, subisce violente ingiustizie. Attraverso i suoi scatti crea un archivio visivo che sfida le rappresentazioni stereotipate e promuove una comprensione più profonda delle questioni identitarie.
Nello spazio espositivo popolato da artiste donne emerge la presenza di una piccola figura maschile di marmo bianco, scolpita dalle mani dell'artista queer Terence Koh (Pechino, 1977). Il marmo, freddo e duro, piegato dalla tecnica dell'artista diventa un riflesso di vulnerabilità e introspezione. Il piccolo uomo, rannicchiato in posizione fetale, è simbolo universale di nascita, di rinascita e di speranza così come di pentimento e dolore. È l'essere umano che si confronta con la sua fragilità, riconoscendo la parte più intima e nascosta di sé e del suo agire.
In un’esposizione in cui le voci femminili si alzano potenti raccontando storie di resistenza e denuncia, la presenza di quest'opera è un invito al dialogo e alla comprensione, un abbraccio silenzioso, un gesto di rispetto e di empatia. È la rappresentazione tangibile della consapevolezza che la lotta contro la violenza di genere è una battaglia condivisa, che richiede il coinvolgimento di tutti, senza distinzione. Questo progetto ha l’ambizione di raccontare quanto l'arte possa essere strumento di cambiamento sociale, un invito a riflettere e agire. Ogni opera e ogni storia presenti nel percorso creano un ponte tra le esperienze individuali degli artisti e una consapevolezza collettiva, invitando i visitatori a non limitarsi a osservare, ma a contribuire attivamente alla costruzione di un futuro in cui la parità di genere possa essere garantita.
FONDAZIONE GIUSEPPE IANNACCONE ETS
Con attività che spaziano dalla valorizzazione del patrimonio artistico all’organizzazione di progetti culturali, la Fondazione Giuseppe Iannaccone ETS promuove iniziative improntate a finalità sociali e solidaristiche. L'obiettivo della Fondazione è quello di oltrepassare i confini delle classiche attività culturali istituzionali, di modo che l’arte, quale mezzo che legge la contemporaneità, divenga strumento di promozione della diversità e di confronto sui temi più attuali della società moderna. Tramite il sostegno fornito ai giovani artisti e la creazione di momenti di incontro con tutti i segmenti della società, la Fondazione chiama all’appello il mondo dell'arte, consentendogli di intervenire attivamente nel dialogo, interno e internazionale, su questioni come l'equità sociale, l'ambiente, i diritti umani e il rapporto con la tecnologia, riflettendo e influenzando il tessuto socioculturale in maniera concreta, immediata e tangibile
Voce di moltitudini
A cura di Daniele Fenaroli
Fino al 25 ottobre 2024
RSA Vittoria – Korian, Via Calatafimi 1, Brescia
Aperta tutti i giorni dalle 10 alle 18
DOGAN Zehra Kismet 2020 acrilico su tappeto
ZANELE MUHOLI Zuzile, Liege, 2023
ZANELE MUHOLI Labo, Torino Italy 2019
NEULAKES VINCE UN BANDO EUROPEO DA 832.400,00 EURO PER SOSTENERE LE START-UP NELLE AREE RURALI
Un contributo volto a far crescere le start-up nelle aree rurali europee e favorire la creazione di una rete tra enti, associazioni e realtà che operano attraverso buone pratiche nell’ambito della valorizzazione dei territori. Il network dei laghi nEUlakes vince un bando europeo e si aggiudica un contributo di 832.400,00 euro. Risorse fondamentali per continuare a tracciare l’impronta dell’ambizioso progetto intrapreso dall’associazione nata con l’intento di riunire i cittadini di diversi Paesi europei, ma soprattutto con l’obiettivo di condividere esperienze e discutere di idee innovative nel quadro dell'integrazione e della strategia, per una crescita sostenibile e inclusiva dell’UE.
Il tutto si inserisce all’interno del progetto DRIVE (Driving Rural Innovation through startup Villages across Europee), della durata di 18 mesi, finanziato nell’ambito del programma HORIZON (Coordination and Support Actions for Circular Economy and Bioeconomy Sectors). Una nuova azione, questa, che si inquadra all’interno di quelle già intraprese per promuovere lo scambio di buone pratiche nell’ambito del turismo sostenibile, della sostenibilità energetica ed economica, focalizzandosi sulle sfide più importanti degli ultimi anni, tra cui il cambiamento climatico, la salvaguardia della biodiversità e la mobilità sostenibile.
Coinvolti nel progetto insieme a nEUlakes, presieduto da Riccardo Venchiarutti, già alla guida di Visit Lake Iseo, anche il Consorzio Italbiotec (coordinatore), FS6 EU Tech Innovation Network Designated Activ (Irlanda), Kliynteh Bulgaria Fondatsiya (Bulgaria), European Chemical Regions Network (Belgio), CSI Centre for Social Innovation Ltd (Cipro), i Comuni di Emmanouil Pappas (Grecia), Bohinj (Slovenia) e Le Bourget-du-Lac (Francia), Anci Lombardia, AB Corporation (Belgio) che, insieme, formano un consorzio costituito da un mix di comuni e aziende.
Riccardo Venchiarutti, Presidente di nEUlakes
UNA FINESTRA SUL BOSCO: LOOKING GLASS LODGE
IMMERGERSI NEL VERDE, VEDERE, SENTIRE LA NATURA NELLA SUA PIENEZZA E IN SOLITUDINE: È CIÒ CHE OFFRE IL LOOKING GLASS LODGE, UN GRAZIOSO LODGE ULTRA-CONTEMPORANEO SITUATO A HASTINGS, EAST SUSSEX, NEL REGNO UNITO
Progettato da Michael Kendrick Architects, il Looking Glass Lodge è stato pensato come un’imbarcazione minimalista che solca la radura naturale di High Weald, un angolo ricco di boschi rigogliosi e verdi, che gli ospiti possono ammirare e vivere in totale privacy. Situato all’interno di una residenza più grande, ma sapientemente posizionato in modo da evitare la vista e creare l’impressione di isolamento, Looking Glass Lodge si fonde alla perfezione con il bosco circostante. Questo piccolo edificio era il sogno dei committenti, che, residenti nella zona da tempo, avevano l’obiettivo di promuovere e valorizzare la zona, proteggendo al tempo stesso gli ecosistemi esistenti: la costruzione di questo lodge ha offerto l’opportunità di migliorare la biodiversità del sito al di sopra del suo attuale
ESTETICA ULTRA-CONTEMPORA-
NEA A ZERO IMPATTO. MICHAEL KENDRICK ARCHITECTS HA PRESENTATO LOOKING GLASS LODGE, UNA STRUTTURA ULTRA-CONTEMPORANEA SITUATA ALL’INTERNO
DELL’AREA NATURALE DI HIGH
WEALD, NELL’EAST SUSSEX. MICROTOPPING® IDEAL WORK® RIVESTE IL PIANO CUCINA DONANDO UN TOCCO INDUSTRIALE AGLI INTERNI
livello di riferimento, attraverso la rimozione delle specie vegetali invasive e l’aggiunta di cassette per pipistrelli e uccelli, come parte di una gestione ecologica a livello di sito e piano di valorizzazione che favorisca la rigenerazione naturale della flora terrestre autoctona.
Looking Glass Lodge è un piccolo gioiello, un’architettura minimalista e contemporanea che mette al centro l’ambiente che lo circonda: le ampie vetrate che si estendono lungo la struttura permettono al bosco di entrare in casa, favorendo la completa immersione dell’ospite nella natura anglosassone.
Il lungo lodge ortogonale è accessibile da un lato, mentre dall'altro si estende elegantemente sul terreno in pendenza, consentendo agli ospiti di ammirare il panorama e respirare l'aria fresca. Il legame con la natura si concretizza nella progettazione stessa: per la sua realizzazione è stato utilizzato cedro rosso occidentale non finito e una struttura ibrida in acciaio-legno, per evitare di danneggiare gli alberi esistenti, prodotta fuori sede per ridurre i disturbi per il vicinato e per le specie del bosco. Sono stati infine coinvolti artigiani locali per sostenere l’economia del luogo.
Anche gli interni sono sobri ed estremamente eleganti e contemporanei: si respira il calore dato dal legno, abbinato a lampadari e complementi in metallo che conferiscono un tocco industrial-chic. In abbinamento a questi materiali, al centro della sala da pranzo si staglia un tavolo e piano cucina rivestito interamente con Microtopping®, il rivestimento esclusivo Ideal Work® che consente di creare raffinate superfici materiche e senza fughe. La grande lavorabilità e l’elevata capacità di adesione al supporto permettono l’applicazione su svariati materiali sia in orizzontale che in verticale e la lavorazione artigianale del materiale garantisce un risultato sempre unico e originale. Abbracciando la filosofia progettuale dell’edificio, Microtopping® è realizzato con una formulazione base acqua, ed è quindi atossico ed a ridotto impatto ambientale. Utilizzato in una colorazione neutra, dona carattere all’ambiente, abbinandosi con armonia ai colori caldi del legno e al verde lussureggiante della natura circostante.
Photographer: Georgina Piper
Client: Looking Glass Lodge
Installer: Johnson Bespoke
Architetto: Michael Kendrick Architects 2022 East Sussex, UK www.idealwork.it
Sono Luca Ruggeri malato di SLA dal 2015; non posso mangiare, non posso bere, non posso parlare, non faccio più nessun movimento volontario e muovo solo gli occhi che mi consentono di comunicare con un tablet oculare.
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SECOND LIFE AGAIN di
Luca Ruggeri
LA RICERCA
Il mio neurologo era stato molto chiaro: malattia degenerativa cronica progressiva, al momento senza cura che possa fermarla. Poi per darmi uno zuccherino per addolcire la terribile notizia, mi disse che la ricerca spingeva molto per trovare una soluzione per questa maledetta malattia e mi elencò una serie di studi sperimentali: le cellule staminali di Vescovi, un estratto di una radice amazzonica, il Guanabenz, che doveva proteggere i motoneuroni, poi l’iniezione di nano bolle di ossigeno che dovevano avere un grande potere antiossidante... A distanza di quasi otto anni questi studi sono tutti falliti! Ma è vero, la ricerca spinge molto e nel mondo sono tantissimi gli studi attivi. Io ho provato alcuni farmaci sperimentali nei primi anni di malattia. A partire dal mio viaggio in Giappone a provare il Radicut, per poi farmi spedire sempre dal Giappone il Budilast che è tuttora in sperimentazione negli Stati Uniti, e che a me non ha dato nessun beneficio. Sono poi stato inserito in uno studio al Nemo Milano, durata un anno con un farmaco sperimentale, il Tirasemtiv, che a sua volta fallì. Al Civile di Brescia ho partecipato a una sperimentazione ancora diversa: si trattava di una stimolazione magnetica alla testa con stimolatori elettrici che avrebbero dovuto migliorare la comunicazione tra le cellule neuronali. Ma anche di questa cura non si seppe più nulla. Infine ho provato l’acido Tauro che doveva proteggere i motoneuroni, ma il mio corpo non lo tollerava e dovetti smettere senza capire se sarebbe potuto essere efficace.
Poi arrivò la notizia che creò fermento mettendo in subbuglio i ricercatori: la terapia genica ha fatto centro su un tipo di SMA (terribile malattia tipo la SLA che colpisce i bambini appena nati). Significa forse che anche la SLA può essere curata con la terapia genica? Non so, ma per i malati con SLA familiare, con alterazioni del gene SOD (circa il 2% di tutta la popolazione sla), è arrivato il farmaco che dovrebbe avere una buona efficacia. Ma se sappiamo che le SLA cosiddette familiari, con un gene alterato, che presto avranno un farmaco efficace per rallentare la progressione, sono circa il 10%, mi domando chi ha la SLA sporadica (cioè senza geni alterati conosciuti) che sono il 90% della popolazione SLA che fa?
Per definire con una frase e un paragone appropriato, la ricerca attiva ma senza risultati concreti è come una squadra di calcio che sviluppa un sacco di gioco ma non fa mai gol e nemmeno si preoccupa di cambiare qualcosa per tirare in porta.
Io da profano delle rigide e vecchie regole che governano le sperimentazioni, qualcosa cambierei per provare a velocizzare un po’ gli studi.
La prima regola che modificherei è la ricerca dell’efficacia di un farmaco sperimentale, se non dà buoni risultati nella fase due, risultati clinicamente visibili e non da cercare con il microscopio, ebbene questo farmaco lo boccerei prima che entri nella terza fase. So che questa regola già esiste ma è troppo blanda, per fare un esempio che ho provato sulla mia pelle, la sperimentazione del Tirasemtiv di terza fase coinvolse settecento malati per uno studio,
SECOND LIFE AGAIN
che già nella fase due zoppicava come efficacia e tollerabilità, è durata un anno, per poi scoprire che non dava efficacia ed essere bocciato con evidente spreco di risorse umane, economiche e di tempo che per noi malati è fondamentale. Un’altra regola che modificherei è l’inclusione a partecipare alle sperimentazioni, bisogna allargare la platea dei partecipanti. La maggior parte degli studi ha come regola l’inclusione solo e non oltre i due anni dalla diagnosi, io la sposterei a tre anni con il controllo e il benestare del neurologo responsabile. La SLA ha una progressione diversa per ogni malato, c’è chi in due anni perde tutto e chi dopo quattro anni è ancora in condizione di partecipare alle sperimentazioni.
Inoltre i centri e le strutture dove si può partecipare agli studi dovrebbero essere molti di più, ma forse è chiedere troppo. Ho anche un consiglio per i miei compagni di viaggio: partecipare alle sperimentazioni per chi ha la possibilità è un dovere; senza questi studi siamo sicuri che non ci libereremo mai di questa malattia, oltre a noi stessi dobbiamo pensare alle generazioni future sempre più a rischio SLA, facciamolo anche per loro.
PER SORRIDERE:
MALEDETTI CIOCCOLATINI SVIZZERI
Gli svizzeri sono dei maestri a fare il cioccolato, sono dei maestri a costruire gli orologi e sono i migliori bancari al mondo, peccato che i soldi che girano nelle loro banche dicono che non siano soldi puliti! Sono anche eccellenti sciatori, e stranamente dei bravissimi skipper nonostante non abbiano il mare!
Di sicuro non sono mai stati eccelsi giocatori di calcio infatti, nella classifica dei giocatori che hanno vinto il premio pallone d’oro, cioè il migliore giocatore dell’anno, non risulta alcuno svizzero e le squadre di club in Europa non hanno mai vinto nulla e lo stesso vale per la nazionale svizzera inesistente nell’album dei vincitori.
Eppure pochi giorni fa ha dato una lezione alla nazionale italiana con un calcio ben organizzato, tanta umiltà e voglia di vincere!
Ci hanno sempre fatto pesare la loro superiorità, quando i nostri connazionali andavano in Svizzera come migranti per lavoro e ci denominavano “i cingali”che sarebbe come dire zingari, usato come dispregiativo!
Ma quando ci incontravano nel calcio, nel rettangolo verde, ci prendevamo le nostre rivincite ma purtroppo non è stata così l’ultima volta! Che vergogna! Perdere proprio con loro! Winston Churchill una volta ebbe a dire: “Gli italiani affrontano la guerra come se fosse un gioco e giocano a calcio come se fosse una guerra!”
Visti i risultati di questi ultimi anni questa metafora non ci rappresenta più.
Ma tornando all’ultima partita Svizzera - Italia io credo di sapere perché è andata male, gli svizzeri hanno donato alla squadra italiana diverse scatole di cioccolatini ripieni di liquore i giocatori italiani ingordi e golosi se li sono pappati tutti senza vergogna risultanto in campo appesantiti e confusi allora chiesero a Spalletti di ripere gli schemi preparati in allenamento, questa fu la goccia che fece traboccare il vaso Spalletti già in trans agonistico fece un lunghissimo discorso senza senso ne capo ne coda che è il suo solito fare, e la frittata fu servita. (Luca Ruggeri)
Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare.
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(Winston Churchill)
LUPUS IN FABULA
Benito Melchionna
Procuratore emerito della Repubblica
IL MATRIMONIO DI “UN’ORA” E IL “DIVORZIO” DI GARIBALDI
PROSEGUE IL RACCONTO DI ALCUNI PARTICOLARI DELLA VITA SENTIMENTALE
DECISAMENTE MOVIMENTATA DI GIUSEPPE GARIBALDI L’EROE DEI DUE MONDI.
Quarta parte
4. L’urgenza di cassare quella “larva” di matrimonio Dopo lo storico incontro di Teano (26 ottobre 1860), nel quale Garibaldi dichiarò a Vittorio Emanuele “sire, vi consegno l’Italia!”, il nostro eroe ripartì per Caprera, da dove si mosse in più riprese fino alla sconfitta di Mentana (3 novembre 1867), alla trasferta in Francia (Digione 1871) e alla successiva elezione a deputato di Roma nel 1874.
Come abbiamo visto, nel buen retiro da Cincinnato nell’isola di Caprera, Garibaldi ebbe modo di mettere al mondo con la Armosino tre figli (Clelia, Rosa e Manlio). Continuava però a stargli sempre sullo stomaco quella “larva” di matrimonio, come lo definirà il suo avvocato Mancini nel ricorso di appello. Egli fremeva perciò dalla voglia di smacchiare l’onore ferito a causa della figuraccia rimediata dal tradimento di Giuseppina, ma soprattutto subiva l’ingombro di quel vincolo che gli impediva di riconoscere e legittimare i figli avuti dalla Armosino, così da dare loro il suo glorioso cognome. Per giungere all’annullamento dell’esecrato matrimonio, Garibaldi intraprese una battaglia su vari fronti durata inutilmente 20 anni. Infatti, a seguito del menzionato disimpegno al riguardo già manifestato da Cavour e da Vittorio Emanuele, il Nostro le provò tutte. Impegnò allora la fama e i buoni uffici di cui universalmente godeva, sperimentando diversi procedimenti amministrativi, che tuttavia rimasero senza esito. Va detto che il matrimonio con la Raimondi era stato celebrato con il rito cattolico e che la procedura canonica prevedeva (e prevede) espressamente l’ipotesi del vincolo “rato e non consumato” tra le cause di annullamento, posto che la mancata “consumazione” non consente la “procreazione” di figli, che è poi tra le finalità essenziali del matrimonio religioso. Garibaldi quindi avrebbe potuto risolvere in fretta ogni questione rivolgendosi per la “dispensa” direttamente al Tribunale ecclesiastico, dove avrebbe ben potuto provare il citato impedimento “dirimente”, rendendo così quel
vincolo come mai esistito.
Tuttavia, per restare coerente alla ideologia della laicità anticonfessionale per la quale aveva sempre combattuto, egli non poteva certamente accettare che fosse la Chiesa a disporre del suo stato civile. Piuttosto, come minacciava in alcune lettere, era pronto a diventare protestante, turco o altro; anche se con le eventuali quattro mogli da musulmano non avrebbe certamente risolto il problema di ottenere lo stato civile libero.
In realtà, nel momento d’ira alla lettura della famosa missiva, egli - così passionale e lesto di spada - si comportò da uomo sensibile e civilissimo, senza ricorrere al “divorzio all’italiana” (alla siciliana!) di cui al famoso film del 1962 di Pietro Germi. Si deve infatti pensare che all’epoca (e fino al 1981!) si poteva farla (quasi) franca per l’omicidio a causa d’onore (vedi il femminicidio… purtroppo oggi ricorrente).
Per capire il forte disagio di Garibaldi bisogna considerare la mentalità della gente e esaminare l’ordinamento giuridico dell’epoca, sottoposto tra l’altro a continui sconvolgimenti anche di natura geopolitica. Noi oggi abbiamo la separazione (di fatto e legale) dei coniugi, dal 1970 il divorzio (dal 2015 anche quello breve), l’annullamento del matrimonio di rito civile, l’annullamento del matrimonio concordatario dei Tribunali ecclesiastici, le convivenze di fatto, le unioni civili tra persone dello stesso sesso, l’utero in affitto e la procreazione assistita, le adozioni, e chi più ne ha più ne metta!
Ebbene, tutti questi istituti all’epoca non esistevano, e comunque erano visti come esecrabili diavolerie solo fino a pochi decenni fa, tant’è che il codice penale puniva severamente l’adulterio e il concubinato (e, ancora oggi, la bigamia). Intanto, mentre l’età avanzava verso una vecchiaia afflitta da difficoltà economiche e dai disagi di una tremenda forma di artrite e di altre malattie invalidanti, Garibaldi avvertiva con sempre maggiore urgenza la necessità di legalizzare - prima di morire in pace - il rapporto di convivenza con la Armosino e riconoscere i figli Clelia e Manlio (ricordiamo che Rosa era morta a 18 mesi).
Giuseppe Garibaldi con la terza moglie
Francesca Armosino
LUPUS IN FABULA
Si decise allora a rivolgere una supplica al nuovo re d’Italia Umberto I (Torino 1844 - Monza 1900). Ma il re, succeduto al padre Vittorio Emanuele nel 1878, pur avendo tra i suoi educatori il nostro P. S. Mancini, respinse la petizione con la quale si chiedeva lo scioglimento del matrimonio “rato e non consumato”, attraverso un regio decreto ad personam; la motivazione del diniego precisava che neppure il re poteva (…altri tempi!) derogare alla legge per favorire un singolo suddito.
Lo stesso esito negativo ebbe anche la richiesta avanzata al primo ministro Benedetto Cairoli di far passare in Parlamento uno speciale decreto ad hoc per sancire la nullità del matrimonio in questione. Non restava dunque che rivolgersi alla giustizia ordinaria dello Stato. Ma anche la procedura giudiziaria civile, per quanto risultata di brevissima durata, si rivelò battaglia assai ardua, vinta alla fine grazie al talento professionale dell’Avv. Mancini.
5. Il rapporto di amicizia Garibaldi - Mancini
Garibaldi affidò la causa di annullamento a P.S. Mancini, avvocato di fama, statista tra i più illustri dell’Italia unita e suo amico di vecchia data. Il conte Pasquale Stanislao Nunzio Patrizio Mancini era nato il 17 marzo 1817 a Castel Baronia, ridente borgo di salda cultura contadina (ora spiantata dalla globalizzazione), segregato tra i monti della verde Irpinia, borgo dove anche chi scrive ebbe i natali. Il Mancini discendeva da antica famiglia, che alcuni storici fanno risalire addirittura alla gens Hostilia, da cui il terzo re di Roma Tullio Ostilio (vedi, al riguardo, Mariano Bocchini - Pompilio Dottore “Il casato Mancini dalla fondazione di Roma all’attualità”, con postfazione del sottoscritto). Oltre che avvocato, Mancini fu professore universitario di diritto e membro del Parlamento di Napoli (1848) ma, avendo appoggiato i moti antiborbonici, fu costretto a rifugiarsi a Torino, dove fu istituita per lui nel 1850 la prima cattedra universitaria di diritto internazionale.
Nell’Italia unita, egli fu parlamentare del Regno, per la sinistra democratica, dal 1862 fino alla morte (26 dicembre 1888), ricoprendo quindi l’incarico di ministro dell’Istruzione Pubblica e di Grazia e giustizia; in quest’ultimo ruolo, egli avviò il progetto del nuovo codice penale che si concluderà poi con Zanardelli nel 1889, e in particolare fece varare nel 1876 l’abolizione della pena di morte, reintrodotta da Mussolini nel 1926 e definitivamente abolita nel 1944.
Infine, in qualità di Ministro degli Affari esteri, si rese artefice del Trattato della Triplice Alleanza (1882) con la Germania e l’Austria-Ungheria, ma fu costretto a dimettersi nel 1885 a causa della contestazione in Parlamento della avventurosa politica coloniale da lui inaugurata.
Mancini ebbe un ruolo di amico-fiduciario di Garibaldi, dato che i due erano uniti tra l’altro dalla comune passione patriottica e dalla stessa concezione laica del mondo, perciò lottando entrambi per la libertà di coscienza e di religione. Tutto ciò risulta dalla corrispondenza intercorsa tra i due in diversi momenti della loro vita; di particolare interesse risultano le missive riguardanti l’iniziativa assunta dal Mancini nel 1874 per fare erogare dal Parlamento una rendita vitalizia di 50mila lire e una pensione di pari importo a favore dell’ormai indigente generale; si sa però che tale iniziativa fu in primo tempo respinta da Garibaldi, che poi nel 1876 fu convinto ad accettare proprio per le insistenze dello stesso Mancini (vedi, sul punto, Rivista VICUM, 2013, con note di B. Salvatore).
Segue il 6° CAPITOLO
L’annullamento del matrimonio e l’apporto decisivo del Mancini
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