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n epoche premoderne, nulla come l’elefante rappresentava la forza grandiosa della natura prima di quella fredda e spietata della tecnologia, o riusciva a vincere il terrore che incuteva la carica di questi giganti maestosi. Già in piena Età del bronzo (III millennio a.C.), nella valle dell’Indo l’uomo era in grado di domare gli elefanti: giganteschi come dèi ma placidi e intelligenti, divennero indispensabili per i lavori più duri e per definire lo status delle classi dominanti. Sempre in India, i pachidermi vennero usati per la prima volta a fini militari: le loro unità erano la chiave vincente di ogni battaglia. Antichi manoscritti in sanscrito ne tratteggiano i lineamenti: “La vittoria dei sovrani dipende soprattutto dagli elefanti. Immensi, addestrati a uccidere, travolgono interi battaglioni, fortificazioni e accampamenti militari nemici”.
Massa d’impatto, erano anche potenti armi psicologiche, perfette per suscitare il panico tra gli avversari, soprattutto tra chi li fronteggiava per la prima volta. L’elefante poteva però diventare un’arma a doppio taglio: privato del suo addestratore, il mahut, con il quale aveva un rapporto simbiotico, il pachiderma perdeva ogni controllo e cominciava a vagare feroce e impazzito per il campo di battaglia, travolgendo amici e nemici. Considerati “pari del re”, vennero portati in Occidente dai successori di Alessandro Magno, diventando il simbolo militare del periodo ellenistico, dei Cartaginesi e della parabola di Annibale. Ammirati e temuti dai Romani, rimasero per tutto il Medioevo il simbolo dei monarchi orientali: Sassanidi, Musulmani, Khmer, Thailandesi, Mongoli e Moghul, fino all’età moderna. d
Giorgio Albertini
ELEFANTE DA GUERRA INDIANO V-IV SECOLO A.C.
G. ALBERTINI (6)
In età classica l’elefante era una delle parti integranti degli eserciti indiani, anzi era la prima linea, il baricentro da seguire per il resto delle truppe. L’animale ideale doveva avere intorno ai 60 anni, l’età giusta per esperienza e autocontrollo. L’attrezzatura principale consisteva in una hatthatthara, una coperta pesante, spesso imbottita, assicurata al pachiderma con grandi corde. Campane e ornamenti di cuoio e oro ne arricchivano l’aspetto. L’equipaggio era composto da 2 o 3 guerrieri armati di archi, giavellotti, lance e picche.
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