Focus n. 313 - Novembre 2018

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20 OTTOBRE 2018 NOVEMBRE 2018 € 3,90 IN ITALIA

NELLO SPAZIO CON IL RAZZO MADE IN ITALY

pag. 106

Mensile: Austria, Belgio, Francia, Lussemburgo, Portogallo (cont.), Spagna € 7,00 / MC, Côte d’Azur € 7,10 / Germania € 9,50 / UK £ 8,50 / Svizzera Chf 8,90 – C.T. Chf 8,40 / USA $ 12,00. Poste Italiane / Spedizione in A.P. D.L. 353-03 art. 1, Comma 1 / Verona CMP

SCOPRIRE E CAPIRE IL MONDO

UN’ESPERIENZA . EXTRAORDINARIA

GLI HACKER DELLE COSE

Vi aspettiamo a Focus Live 8-11 novembre Milano

COME IL PROGRESSO DELLA TECNOLOGIA METTE A RISCHIO SICUREZZA, PRIVACY E LIBERTÀ pag. 85 Natura

ATTENZIONE, ABBIAMO FINITO LA SABBIA

pag. 52

Comportamento

LAVORARE TROPPO FA MALE (E NON SERVE)

pag. 58

Scienza

UN GENE KILLER CONTRO LE ZANZARE

pag. 136


www.focus.it NOVEMBRE 2018

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30 E tu quanto pesi?

Scoprire e capire il mondo L’invito alla lettura del direttore

Prima i pc, poi gli smartphone, infine le automobili, e adesso tutti gli altri oggetti: dai braccialetti per il fitness ai pacemaker, dai bancomat agli aeroplani. Nessun dispositivo del XXI secolo che sia connesso a Internet può sfuggire alle attenzioni degli hacker. E, di conseguenza, neanche le nostre vite, a cominciare da quella sentimentale. Jacopo Loredan

5 LA REALTÀ AUMENTATA DI FOCUS

22 BENVENUTI AL FESTIVAL DI FOCUS

In pratica

Immagini a 360°, modelli 3D, filmati spettacolari...

Iniziative

Eventi, conferenze, laboratori: il meglio della ricerca in una kermesse lunga 4 giorni. Per capire, divertendosi.

30 VIENI QUI CHE TI MISURO Natura

Allo zoo di Londra, ogni anno, c’è una giornata in cui si registrano peso e dimensioni di tutti. Servono bilance di ogni tipo, metri e... tanta pazienza.

36 UN ENIGMA DI NOME STEVE

40 UNA GIORNATA IN SOTTOMARINO

46 COME L’INTESTINO COMANDA

52 È FINITA LA SABBIA

58 LAVORATORI DIPENDENTI

Mistero

L’hanno scoperto alcuni appassionati. Ora gli astronomi indagano (con la Nasa) per capire cos’è.

Tecnologia

A bordo di un mezzo della Marina: un concentrato di tecnologia, vite spartane e intelligence.

85 TECNOLOGIA: IL LATO OSCURO Dossier

86 TUTTO È A RISCHIO

Nel mondo iperconnesso in cui viviamo tutto può essere preda degli hacker.

92 LA FINE DELLE BUGIE

Privacy addio: nell’era digitale, le relazioni extraconiugali sono più difficili da nascondere.

96 IL GRANDE FRATELLO CINESE

Al via un test che usa le tecnologie più avanzate per premiare i cittadini virtuosi e punire i cattivi.

106 Come si lancia un razzo

Salute

Abbiamo due cervelli: uno in testa, l’altro nella pancia. Ecco come “parlano” tra loro e come influiscono sul nostro benessere.

Ambiente

Sempre più spesso viene rubata o estratta senza permessi, perché è un bene prezioso.

Comportamento

Non si “stacca” mai: siamo sempre connessi e molte attività sono aperte 24 ore su 24... È un bene?

In copertina: Shutterstock (2) elaborazione Daniele Gaj; in alto Esa.

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Come sviluppare la memoria? Lo spiega un grande mentalista Novembre 2018 Focus | 9


RUBRICHE

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3 La buona notizia

66 Come funziona

12 Flash

124 Motori

19 L’intervista

126 Osservatorio

21 In numeri

134 Visioni dal futuro

Schiacciarli o no? La scienza dei brufoli

134

In mongolfiera sull’antico cratere

SEZIONI 75 Prisma 118 Domande & Risposte 149 MyFocus 154 Relax

68

Comportamento

SORPRESA!

È l’emozione più breve, ma potenzia tutte le altre. E ha una funzione fondamentale: ci permette di imparare cose nuove.

75

157 Giochi 161 Mondo Focus

142

100 OCCHIO A QUEL BRUFOLO

Scienza

Fastidiosi e inopportuni: i foruncoli ci tormentano da ragazzi e da adulti. Ma potremo eliminarli con un vaccino.

Colori d’autunno

106 DALL’ITALIA ALLO SPAZIO 3, 2, 1... GO!

Chi pensa di vincere ha più testosterone

Spazio

Abbiamo seguito il dietro le quinte di un razzo Vega, da dove viene costruito fino al lancio, in Guyana Francese.

112 LA GEOGRAFIA DELLE MIGRAZIONI

Società

Ogni anno circa 70 milioni di persone si spostano da un luogo all’altro. Ecco le mappe che meglio ne fotografano i movimenti.

128 LA MENTE IN “CICLO”

Scienza

Il su e giù degli ormoni annebbia il cervello femminile. O è solo una impressione? La scienza non ha ancora emesso un verdetto definitivo.

136 IL GENE KILLER

Scienza

Grazie a una tecnica rivoluzionaria, il gene drive, è possibile far scomparire intere specie o plasmarne le caratteristiche.

142 BOSCHI PSICHEDELICI

Natura

Da verde a giallo, rosso, arancione. Il cambio autunnale dei colori nelle foglie è un meccanismo biologico e... uno spettacolo favoloso.

10 | Focus Novembre 2018

AUTUNNO, LA STAGIONE DELL’INTESTINO. Scoprilo con

PAGINA

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Mistero

NON È UN’AURORA. Una foto a lunga esposizione di Steve, il fenomeno atmosferico appena scoperto: sembra un’aurora boreale, ma non lo è.

Per primi l’hanno avvistato alcuni appassionati. Ora gli astronomi indagano (insieme con la Nasa) per capire davvero cos’è.


Steve Un enigma di nome

Diversi anni fa, alcuni di questi cacciatori di aurore, tra cui il canadese Chris Ratzlaff, avevano iniziato a notare qualcosa di strano nelle loro foto. Ciò che a occhio nudo era solo una scia bianca, che poteva sembrare quella di un aereo, nelle foto con lunga esposizione si rivelava un mix di colori rosa, verde e soprattutto viola (v. foto). Un’aurora boreale? No. A ben guardare, non poteva essere un’aurora. Innanzitutto era diversa la forma: troppo sottile, un arco esteso appena una decina di chilometri nella direzione nord-sud, e migliaia di chilometri da est a ovest. Poi era diverso il colore, troppo virato sul viola, mentre le aurore sono

dominate dal verde e dall’azzurro; e anche la luminosità era troppo debole. Infine era diversa la latitudine: il fenomeno compariva in località come Calgary (Canada), settentrionali sì, ma ben più a sud delle zone in cui in genere si vedono le aurore. Di che cosa si trattava, dunque? CHIAMIAMOLO STEVE. Per un bel po’,

quella strana luce è rimasta un argomento di conversazione tra fotomatori e cacciatori di aurore. A un certo punto Ratzlaff cominciò a chiamarlo confidenzialmente “Steve”, e quello divenne il nome per tutti. Finalmente, nell’estate del 2017, quei cacciatori di aurore sono

Image Courtesy Krista Trinder

U

na strana luce nel cielo. Strana per colore, per forma, per posizione. Cominciano così la maggior parte dei racconti di avvistamenti di Ufo. Ma, in questo caso, chi ha notato per la prima volta quel bagliore violetto nel cielo del Canada non era così ingenuo da scambiare ogni luce sospetta per un disco volante. Si trattava infatti di esperti aurora chaser, cacciatori di aurore boreali che, in quelle regioni prossime al Circolo polare artico, passano il loro tempo con il naso all’insù, armati di macchine fotografiche, per scoprire e immortalare quegli spettacolari fenomeni luminosi.


Tecnologia

Una giornata in

sotto

A bordo di un mezzo della Marina: un concentrato di tecnologia, vite spartane e intelligence. 40 | Focus Novembre 2018

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a voce risuona negli altoparlanti: «Ultimo uomo rientrato, portello e controportello chiusi. Unità pronta per l’immersione». Sono in una stanza piena di monitor, pulsanti e tubature. Una dozzina di uomini in divisa sono assiepati davanti a varie consolle accese. Al centro, un uomo guarda negli oculari di un grande cilindro metallico e vi ruota intorno... Non è il set di un film: quel cilindro è un vero periscopio, e sono nella sala comandi di un vero sottomarino: lo Scirè, uno dei gioielli tecnologici della Marina militare. Focus voleva vedere da vicino come funziona un sottomarino moderno, e

come vivono a bordo i sommergibilisti. Così quest’estate, con un fotografo, siamo salpati dal golfo di Taranto, sede del Comando flottiglia sommergibili, e abbiamo partecipato, per un giorno, a una vera missione sotto il mare. A QUOTA 60. Dopo aver percorso qual-

che miglio in superficie per arrivare in mare aperto, rallentiamo per qualche minuto: il tempo di imbarcare nelle casse di zavorra più di 100 tonnellate d’acqua, il peso che ci porterà sott’acqua. E finalmente arriva il momento tanto atteso: il comandante, Raffaele Martino, fa sparire il periscopio in un pozzetto del


IN SINTESI • In agosto, un giornalista di Focus è salito a bordo del sottomarino Scirè uno degli 8 della Marina militare.

• Il mezzo pattuglia il Mediterraneo per monitorare traffici di armi, droga e uomini. IN MISSIONE. Il sottomarino Scirè lascia il golfo di Taranto, con due militari a controllare l’orizzonte dalla torretta.

marino pavimento e ordina: «Timoniere, quota 60». In un paio di minuti arriveremo a 60 metri di profondità: sono emozionato, osservo il timoniere che manovra il sottomarino usando due mini joystick neri. Ma se non fosse stato per un leggero beccheggio verso prua, avrei pensato d’essere rimasto fermo. Non sarà l’unico mito sfatato, né l’unica, affascinante scoperta di questo viaggio. A partire dagli oblò da cui ammirare affascinanti panorami subacquei: «Il sottomarino non ne ha», ricorda Martino, 35 anni. «Indebolirebbero la struttura dello scafo. Per muoverci sott’acqua non abbiamo occhi ma solo orecchie».

Gli occhi, infatti, si usano solo fino a 14 m di profondità: la quota massima da cui si può guardare attraverso il periscopio. Che riesce a vedere tutte le imbarcazioni presenti sull’orizzonte a km di distanza, e anche di notte, grazie a telecamere all’infrarosso. A profondità maggiori, invece, bisogna affidarsi ad altri strumenti: non al radar, che funziona solo in superficie. E neppure al navigatore Gps, i cui segnali non arrivano sott’acqua. Perciò i sottomarini determinano la propria posizione in modo stimato: registrano col Gps il punto di immersione, e poi, con un computer collegato a girobussole e accelerometri, stimano le posizioni

successive con un margine d’errore di poche miglia (dipende dalle correnti sottomarine). Forse è per questo che, su quegli strumenti, è appeso un corno scaramantico rosso... INVISIBILE. Si naviga alla cieca. E ci si

orienta con i suoni. Per rilevare la distanza dal fondale si usa un ecoscandaglio, che misura la profondità del fondale facendovi rimbalzare un segnale elettroacustico. E per monitorare la presenza di altre navi stando in profondità, si usa il sonar passivo: una sorta di microfono subacqueo che capta i suoni sotto il mare anche a miglia di distanza. «Ascoltando Novembre 2018 Focus | 41

Courtesy Marina Militare

• Costruito con la Germania, è uno dei mezzi più moderni al mondo: ha un’elevata autonomia e silenziosità.


Comportamento

Lavoratori

DIPENDENTI Non si “stacca” mai: siamo sempre connessi e molte attività sono aperte 24 ore su 24. Ma lavorare tanto è un bene?

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L

a discussione è aperta da tempo, e non solo nella Silicon Valley: è migliore il modello Elon Musk, l’imprenditore Usa che per portarci su Marte e farci guidare solo auto elettriche lavora diciassette ore al giorno e non disdegna di dormire in sacco a pelo in ufficio, oppure hanno ragione i dirigenti di Google, che con lo studio gDna stanno cercando di capire se lavorare meno significhi lavorare meglio? ITALIANE RECORD. Per conoscere i risultati di Google bisognerà aspettare,

visto che l’intenzione è seguire migliaia di impiegati per anni; di certo però anche dalle parti di Mountain View è dura staccare, visto che dalle prime informazioni raccolte su 4mila dipendenti ben il 69 per cento ammette di non saper dire dove sia il confine fra ufficio e vita personale. Gli impiegati di Google non sono certo gli unici: gli esempi di super-lavoratori ieri e oggi non mancano, dall ’ex presidente Usa Barack Obama che di notte leggeva i documenti dell’intelligence, alla lady di ferro Margaret Thatcher secondo cui dormire era “da buoni a nulla” o alla ministra della Giustizia francese


IN SINTESI • Nel mondo, gli impiegati lavorano in media 49 ore a settimana e sono in aumento i disturbi dovuti alla carenza di sonno e allo stress cronico. • Prima di diventare “drogati da lavoro” gli stacanovisti attraversano vari stadi, che bisogna imparare a riconoscere.

SOLO E STANCO. Un impiegato si attarda in uno degli edifici della City, a Londra. Lavoro da finire o smania di apparire più efficiente?

Novembre 2018 Focus | 59

Getty Images

• Si cercano soluzioni: sono allo studio sistemi come la settimana di 4 giorni per lavorare meno ma lavorare tutti (e stare meglio).


DOSSIER

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NIENTE È PIÙ AL SICURO 86 | Focus Novembre 2018


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Nel mondo iperconnesso in cui viviamo tutto può essere preda degli hacker, dalle automobili agli ospedali. Ecco dove si nasconde il pericolo, e come evitarlo. Novembre 2018 Focus | 87

Getty Images

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MILIARDI DI OGGETTI CONNESSI TRA LORO: COSA RISCHIAMO? Oggi nel mondo ci sono miliardi di oggetti domestici, e non solo, che sono collegati a Internet. Ecco alcuni esempi di come un hacker potrebbe approfittarne. 1 Automobili. Le auto con una Sim Card si possono scassinare. E controllare a distanza. Le case automobilistiche che offrono bug bounty, premi a chi riesce a trovare falle informatiche nelle proprie autovetture, sono ancora poche. 2 Televisori. Penetrando in una smart-tv via Internet, un pirata potrebbe bloccare l’accesso a Netflix o spiarci attraverso la videocamera dell’apparecchio, eventualità sempre presente nei pc portatili, tablet e smartphone. 3 Braccialetti per il fitness. Non soltanto rivelano dove andiamo, ma anche come ci sentiamo. 4 Termostati e condizionatori. Ne esistono che si possono comandare a distanza. Il problema è se lo fanno gli hacker via Web. 5 Dispositivi medicali. Pompe per insulina, risonanze magnetiche e monitor cardiaci. Ogni dispositivo ospedaliero connesso alla Rete (o modificabile via bluetooth, come i pacemaker) si può intercettare e controllare a distanza. Per esempio per ricattare gli ospedali. 6 Telecamere di sicurezza. Collegate via Wi-Fi, si installano in pochi secondi. Ma anziché usarle per scovare i ladri potrebbero permettere loro di spiarci. 7 Bancomat. Collegati in Rete, possono essere sabotati e svaligiati. O regalare banconote ai più fortunati che si trovassero nei paraggi.


Spazio

3, 2,

Dall’Italia allo spazio Abbiamo seguito il dietro le quinte di un razzo Vega, da dove viene costruito fino al lancio, in Guyana Francese.

106 | Focus Novembre 2018


IN SINTESI • Il Vega viene realizzato in gran parte in Italia, alla Avio di Colleferro (Roma). • In un razzo, il 90% del peso è rappresentato da propellente.

• Vega effettua 4 lanci ogni anno dalla base di Kourou (Guyana).

FUOCO E FIAMME. Il lancio del razzo Vega, lo scorso 22 agosto, che portava a bordo il satellite Aeolus dell’Esa. È stato il 12° successo consecutivo per questo vettore, il cui prossimo lancio è previsto per novembre.

1... GO! Novembre 2018 Focus | 107

Stephane Corvaja/Esa

• Un razzo di questo tipo costa alcune decine di milioni.


Scienza

Il gene killer Grazie a una tecnica rivoluzionaria, il gene drive, è possibile far scomparire intere specie o plasmarne le caratteristiche.

136 | Focus Novembre 2018

È

una specie di bacchetta magica, che potrebbe risolvere gravissimi problemi ecologici, agricoli e medici. Uno strumento che promette di spazzare via insetti pericolosi e specie invasive. Ma potrebbe anche rivelarsi simile alla bacchetta di Topolino nell’Apprendista stregone e scatenare forze sconosciute che sconvolgono interi ecosistemi. Si chiama gene drive, e funziona inserendo in un animale un gene che rende la discendenza incapace di riprodursi e quindi di trasmettere le malattie. Dopo alcune prove, il tentativo di maggior successo, in laboratorio, è del settembre scorso. Alcuni ricercatori (tra cui l’italiano Andrea Crisanti, dell’Imperial College di Londra) hanno modificato un gene di Anopheles gambiae, zanzara che trasmette la malaria (l’articolo che riporta questa ricerca è stato pubblicato su Nature Biotechnology). Le femmine con il gene cambiato non sono in grado di mordere o deporre le uova. I maschi modificati, invece, accoppiandosi con femmine “normali”, trasmettono il Dna modificato alla prole. Si ha così una popolazione formata da sempre più

femmine sterili e sempre più maschi che generano figlie sterili: nel giro di 8-12 generazioni l’intera popolazione scompare (perlomeno nella grande gabbia dove real­mente si è svolto l’esperimento). REAZIONE A CATENA. Il gene drive non è

una tecnica “inventata” dagli scienziati: è un fenomeno che si verifica già in natura, e che i genetisti hanno ora imparato a manovrare. Il meccanismo molecolare che sta alla base del suo funzionamento è piuttosto complicato; anche perché lo stesso risultato si può ottenere con parecchi sistemi. Che però hanno tutti una proprietà in comune: modificano la trasmissione dei geni da una generazione all’altra. In una situazione normale, dopo l’unione di uova e spermatozoi per creare un embrione, ogni gene ha la stessa probabilità (50%) di provenire dal padre o dalla madre. Quello che succede con il gene drive invece è che alcuni tratti di Dna “distorcono” il passaggio dei geni, così da trasmetterne alcuni in maniera preferenziale: la probabilità passa dal 50%-50% al 70%-30%, fino addirittura al 100%-0% in alcuni casi.


IN SINTESI • Un meccanismo genetico presente in natura, definito gene drive, può essere usato anche dall’uomo per cambiare il Dna. • Unita a una tecnica avanzatissima, quella del Crispr/ Cas9, può rendere sterili molte specie pericolose. • In questo modo ci si potrebbe liberare di gravissime malattie, come la malaria. • Ma un’arma così potente potrebbe avere conseguenze inattese su tutti gli ecosistemi terrestri.

Shutterstock/Chansom Pantip

BERSAGLIO IDEALE. Una zanzara con l’addome pieno del sangue succhiato. È il bersaglio ideale per la tecnica del cambiamento genetico.


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