Shanthi 2006 2

Anno XXI n. 2 - Periodico semestrale dell’A.M.I. Spediz. In abbonamento postale art. 2 comma 20/c Legge 662/96 Filiale di Milano Aut. del Tribunale di Milano n. 730 del Registro Periodici 10.11.2000

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viaggi di solidarietà nelle terre degli uomini

SHANTHI ereitnorf inimou ilged erret ellen iterges iggassap e iggaiv

EDITORIALE Segni di speranza IN PRIMO PIANO Colombia Situazione sociale, adozioni, cucina, salute, musica e un racconto bilingue!

ADOTTARE Costruire una famiglia... un lavoro di gruppo!

NUOVE GENERAZIONI Che cosa vuol dire essere “figlia”?

Opinioni a confronto COOPERAZIONE INTERNAZIONALE Le motivazioni del volontariato A PROPOSITO DI SCUOLA A scuola di emozioni ADOZIONI A DISTANZA Sponsorizzazione è...

Il mondo del futuro ci viene incontro: diamogli un segno di speranza!

Chi siamo L’AMI “Amici Missioni Indiane ONLUS” è un’associazione di volontariato nata nel 1982. È stata riconosciuta ufficialmente Ente Morale con Decreto del Ministero dell’Interno http://www.amiweb.it/decrem97.htm (Gazzetta Ufficiale del 21/7/97 rif. n. 97A5684).

E nt e a ut o r i zza t o a ll ’ A t t i v i t à n e l l e P ro c e d u re d i A d oz i o n e I n t e r n a z i o n a l e c o n Provvedimento Nr. 34/2000/AE/AUT CC/DEL 06/09/2000 della Commissione per le A.I. L’AMI “Amici Missioni Indiane ONLUS” è stata fon-

Sede Legale: Via A. Moro 7 - 20090 Buccinasco (MI)

data nel 1982 per volontà di un piccolo numero di fa-

Sede Operativa: via A. Manzoni 10/7

miglie adottive, allo scopo di inviare beni di prima ne-

20090 Buccinasco (MI)

cessità nelle Missioni Indiane gestite dalle Suore di

tel/fax 02-45701705

Carità delle Sante B. Capitanio e V. Gerosa.

Codice Fiscale: 97018760153 La sede è aperta: mercoledì e venerdì sera

Dopo i primi anni di attività, che hanno visto incrementarsi sensibilmente il numero dei soci, AMI ha

Le nostre zone

riorganizzato la propria attività focalizzando le inizia-

Bergamo:

035-713916

tive principalmente in tre settori:

Castel San Giorgio (SA):

081-951504

Limena (PD):

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ADOZIONE INTERNAZIONALE

La Spezia:

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l’AMI è un ente autorizzato a svolgere tutte le attività nelle procedure di Adozione Internazionale, dall’accoglimento della coppia con il decreto di idoneità fino al completamento totale di tutto l’iter adottivo

Mantova:

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Stiava (LU):

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COOPERAZIONE INTERNAZIONALE con l’invio di materiali (vestiario, medicinali, ecc.) e di contributi finanziari per la costruzione ed il mantenimento di asili, scuole, dispensari, case per la popolazione locale, implementazione di piccole attività produttive, sviluppo e realizzazione progetti co-finanziati dalla Commissione Adozioni Internazionali

Quote associative annuali: Socio ordinario: € 60,00 Socio sostenitore: € 5,00 (senza alcun limite) Sponsorizzazioni (adozioni a distanza): € 180,00

SPONSORIZZAZIONE comunemente più conosciuta come adozione a distanza, si pone l’obiettivo di avvicinare famiglie, gruppi e singoli, a minori bisognosi di sostegno per proseguire gli studi nel proprio paese; mediante interventi individuali di istruzione si pongono anche le basi per la crescita delle comunità locali.

C/C postale: 20216206 intestato a Amici Missioni Indiane ONLUS Via A.Moro, 7 - 20090 Buccinasco (MI)

Cari Soci, ricordatevi di rinnovare la quota associativa AMI: avrete la sicurezza di ricevere anche i prossimi numeri della rivista!

Segni di speranza

governo pare intenda trasferire gran parte del carico fiscale dalle imprese ai consumatori per stimolare gli investimenti) e la linea dura contro la guerriglia. Nella sua agenda non è indicata esplicitamendi Paolo Tortiglione te una maggiore attenzione alla infanzia redazione-shanthi@tortiglione.com colombiana ma vogliamo agurarci che nel suo modello di società futura anche a livello implicito, ci sia la chiara consapevolezza che la sua realizzazione può essere attuabile solo puntando sulle nuove generazioni, investendo principalmente sul sistema scolastico e sui minori a rischio. Ovviamente le opposizioni a Uribe sono molto dure ma con circa il 60% delle preferenze elettorali noi speriamo, in prospettiva, che la Colombia diventi un Paese più sicuro a tutti i livelli dove i diritti dei bambini occupino i primi posti nell’attenzione dei programmi dei politici locali.

Case private e alcuni sistemi poco chiari di “adozione internazionale” (ricordiamoci sempre che non è solo l’Italia ad adottare ma soprattutto gli Stati Uniti e tutto il mondo occidentale ed europeo....) da tempo al di fuori dei canali ufficiali dell’ ICBF per la prima volta vengono chiaramente e finalmente denunciati non solo da noi ma anche a livello nazionale e questo è un sicuro segno di una progressiva presa di coscienza e maturità di un popolo che ancora versa, in molte delle sue parti, in condizioni a dir poco drammatiche (l’ICBF attualmente si occupa di circa 7 milioni di “usuarios” e chiaramente dichiara di voler privilegiare l’adozione interna e solo successivamente quella internazionale).

Il segno di speranza quindi c’è ed è molto chiaro. Noi vorremmo interpretarlo come una linea guida verso il futuro che vogliamo e nella linea di ciò che dicevamo nello scorso numero: il nostro sogno è che un giorno si possa smettere di adottare. Vorrà dire che saranno stati risolti problemi immensi e che il Paese ha raggiunto un grado di maturazione che al momento esiste, a livello adottivo, solo in una buona parte del mondo occidentale in cui viviamo.

Purtroppo questi segni vengono soffocati e sommersi quando gran parte dell’opinione pubblica viene dirottata a giudicare su complesse questioni relative al recente caso particolare dell’affido della bambina bielorussa, quando intere pagine di quotidiani pontificano su questioni delicatissime, confondendo affido e adozione, sentimenti e leggi, diritti e coscienza... senza nemmeno sentire le ragioni di questa o quell’altra parte.

Noi non siamo inclini a lasciarci prendere dalla discussione del momento, a tuffarci nel calderone delle polemiche pro-contro la questione, nè a fare delle inutili guerre di opinione a favore di questa o quella tesi. Per non lasciare che tutto diventi un inutile ed indistinto quadro grigio.... cerchiamo di isolare e valorizzare un particolare alla volta: 1 la Colombia merita senz’altro questa attenzione.

Lì, questa volta, cercheremo dei segni di speranza.

SHANTHI

Scrivevamo: Africa.

Se non commettiamo l’errore di inserirci nella discussione agli stessi livelli degli slogan di alcuni movimenti politici prevalenti nel Nord Italia, quest’estate apparsi ripetutamente in TV, (“fuori dall’Italia gli immigrati: tutti amici di Bin Laden”), in questi mesi l’attenzione verso l’Africa, non vista come “miniera”, ma come continente fatto da esseri umani dai diritti uguali ai nostri, è sicuramente più intensa, almeno ai livelli più alti e nobili del dibattito sullo sviluppo dei Paesi “meno industrializzati”. Vogliamo essere ottimisti e sperare nei piccoli segni.

In questi ultimi mesi intere riviste e trasmissioni radiofoniche (ad esempio l’ottimo lavoro quotidiano di Radiouno “Il pianeta dimenticato”) stanno sempre più concentrando l’attenzione sul continente e sulle sue complicatissime problematiche. Persino il Presidente del Consiglio, nel suo discorso programmatico di inizio legislatura, ha pronunciato parole di speranza per una mano che l’Italia dovrebbe dare ai Paesi africani che sono “sulle nostre spalle”. Speriamo che non siano dichiarazioni di occasione: non mancheremo di ricordargli le sue parole quando sarà il momento!

Ma dicevamo di voler guardare ai piccoli segni e, dato che sull’Africa torneremo prossimamente con importanti novità, questa volta abbiamo deciso di volgere lo sguardo alla Colombia che negli ultimi quattro-cinque anni ha dato grandi segni di speranza.

A noi, come associazione, la Colombia ha dato il maggior numero di bambini arrivati in Italia e di certo è un Paese che lega un po’ tutte le famiglie che ruotano o hanno ruotato attorno all’AMI. Molte nostre famiglie, lo vogliano o no, hanno una parte importante della loro “identità” nel Paese di nascita del bambino che, recentemente o tanto tempo fa, sono andate ad accogliere in Colombia.

Questa volta, tuttavia, non parleremo delle nostre esperienze, per forza di cosa limitate, quanto di ciò che la Colombia sta facendo per la propria infanzia a livello nazionale ed internazionale: lo leggerete dalle parole della lettera pervenutaci da uno dei più importanti funzionari dell’ ICBF. Come ben sapete nel marzo scorso si sono svolte le ultime elezioni presidenziali e l’organigramma dell’ ICBF è stato aggiornato a febbraio e (proprio mentre scrivo) ci è giunta la notizia che il 7 settembre scorso c’è stato il cambio del vertice dell’ICBF ordinato dal presidente Alvaro Uribe in persona. Il presidente può dirsi soddisfatto delle elezioni legislative e presidenziali della scorsa primavera. La coalizione di sette partiti che lo sostiene ha ottenuto più di due terzi dei seggi del Senato e la maggioranza di quelli della Camera dei rappresentanti. È pur vero che Uribe aveva modificato la costituzione colombiana per potersi candidare una seconda volta (!), ma in ogni caso il risultato ottenuto dovrebbe consentirgli di realizzare più facilmente i punti della sua agenda, che includono la ratifica del trattato di libero commercio siglato con gli USA a febbraio (!), il cambiamento del sistema fiscale (il

EDITORIALE

Sommario EDITORIALE pag. 1 Segni di speranza di Paolo Tortiglione

Inviate le vostre lettere e consigli alla redazione Shanthi presso redazione-shanthi@tortiglione.com o presso AMI via A. Manzoni 10/7 20090 Buccinasco (MI)

LETTERE pag. 3 Micasa Tucasa di Isabella e Paolo Panni Genitori adottivi

www.amiweb.it

Viaggi di solidarietà nelle terre degli uomini Shanthi Frontiere Anno XXI - n. 2 Periodico semestrale dell’A.M.I. Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/c Legge 662/96 Filiale di Milano Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 730 del Registro Periodici 10.11.2000 Direttore responsabile: Paolo Tortiglione Redazione: Pietro Gusmaroli, Fabiana Polese, Giovanni Quarticelli Hanno collaborato a questo numero: Cinzia Bargiggia, Paola Bernasconi, Flavio Brognoli, Silvano Caldana, Daniele Cesari, Marta Colaneri, Alessandra Cova, Cecilia Cremonesi, Ornella Filippetto, Giorgio Forza, Barbara e Giuliano Galdino, Luz Carmenza Gomez Lopez, Beatriz Elena Guzman Mosquera, Sarah Iacono, Teodora Maiorano, Giuseppe Nardozza, Isabella e Paolo Panni, Roberto Pattarin, Sophie Perichon, Juliana Viazzo, Rita Villella Le vignette di pagina 20, 24, 27, 30, 32 sono di Flavio Maracchia Il disegno di pag. 16 è di Henry Gonzàlez Il disegno di pag. 17 è di Donata Montanari Si ringraziano Franco Briccoli e Livia Cosi per le traduzioni, rispettivamente, dell’articolo di pagg. 10-11 e del racconto di pagg. 16-17.

Grafica e impaginazione: Imagidea.it - 02.36551399 Stampa: T.R.E.G srl - Guardamiglio (LO) tel. 0377.452057 - info@tregsrl.com Sede A.M.I. e redazione Shanthi Cascina Robbiolo Via A. Moro, 7 20090 Buccinasco (MI) tel./fax 02.4501705

IN PRIMO PIANO COLOMBIA pag. 4 La Colombia e i progetti di aiuto AMI di Paolo Tortiglione IN PRIMO PIANO COLOMBIA IN... LETTERE pag. 7 Lettera ai genitori di Luz Carmenza Gomez Lopez Avvocata e referente AMI per le adozioni in Colombia IN PRIMO PIANO COLOMBIA IN... LETTERE pag.10 La protezione integrale di Beatriz Elena Guzman Mosquera Coordinatrice del Gruppo Adozioni ICBF IN PRIMO PIANO COLOMBIA IN... SALUTE pag.12 C’è coca e coca di Cinzia Bargiggia Medico e madre adottiva IN PRIMO PIANO COLOMBIA IN... MUSICA pag.14 Musica colombiana, collage culturale di Sarah Iacono Giovane musicologa leccese IN PRIMO PIANO COLOMBIA IN... RACCONTO pag.16 Il regalo del nonno di Fanny Buitrago Scrittrice colombiana IN PRIMO PIANO COLOMBIA IN... CUCINA pag.18 La seconda volta... in Colombia di Giuseppe Nardozza Padre adottivo EVENTI pag.19 Feste, incontri e ... di Daniele Cesari Padre adottivo COOPERAZIONE INTERNAZIONALE pag.20 Viaggio in Togo di Ornella Filippetto Responsabile adozioni internazionali Brasile e Colombia e Silvano Caldara Presidente AMI COOPERAZIONE INTERNAZIONALE pag.22 Le motivazioni del volontariato di Flavio Brognoli Padre adottivo, collabora con AMI e si occupa di aiuti COOPERAZIONE INTERNAZIONALE pag.24 Una storia di interscambio di Flavio Brognoli e Patrizia Banfi Insegnante scuola primaria COOPERAZIONE INTERNAZIONALE pag.25 Sud Sudan: una promessa mantenuta di Roberto Pattarin Medico valtellinese e Giorgio Forza Tecnico delle comunicazioni, entrambi di Argonauti Explorers.

ADOTTARE pag.26 Costruire una famiglia... un lavoro di gruppo! di Sophie Perichon Psicologa AMI, giudice onorario del Tribunale dei Minori di Milano e consulente ASL NUOVE GENERAZIONI pag.28 Che cosa vuol dire essere “figlia”?

Marta Colaneri e Juliana Viazzo Amiche, di professione... figlie SEGNI E DISEGNI pag.30 Dietro i segni...

Rita Villella, Alessandra Cova e Teodora Maiorano Grafologhe A PROPOSITO DI SCUOLA pag.32 A scuola di emozioni di Paola Bernasconi Pedagogista - Praticien e madre adottiva CONVIVENZE pag.34 Verso una scuola dell’accoglienza di Fabiana Polese Madre adottiva e redattrice per l’infanzia SPONSORIZZAZIONI (ADOZIONI A DISTANZA) pag.36 Sponsorizzazione è... di Barbara e Giuliano Galdino Genitori adottivi SPONSORIZZAZIONI (ADOZIONI A DISTANZA) pag.37 di Cecilia Cremonesi Madre di due figli indiani, si occupa sin dal 1985 delle sponsorizzazioni AMI in India e successivamente in Bangladesh e Nigeria

Mi scuso con i lettori e gli autori degli articoli (nonché con gli abitanti del Paese stesso!) per il brutto errore pubblicato sul precedente numero di Shanthi, dove è stato più volte ripetuto, per una mia svista, la parola Monzambico al posto di Mozambico. Fabiana

Dedichiamo questo spazio alle lettere inviate alla redazione. Accoglieremo segnalazioni di esperienze interessanti e in linea con gli obiettivi di AMI, ma anche argomenti che voi riterrete importante segnalarci e brevi comunicazioni.

L E T T E R E

Una lettera per tutti noi: per chi vuole rivivere l’emozione del primo incontro, per chi si chiede ancora come sarà, per chi vuole solo avere un primo approccio con la Colombia, prima di leggere la rivista.

Micasa tucasa 9 giugno 2004 ore 8 circa... siamo arrivati ieri sera all’aeroporto Eldorado di Bogotà... facciamo un po’ fatica ad adattarci al fuso orario e poi... ci sarà anche un po’ di ansia... alle 11 incontriamo i nostri figli... che paura!

Suona il telefono “...ola...” è Carmenza, i bimbi ci stanno già aspettando, dobbiamo vestirci in fretta, un taxi già ci aspetta fuori dall’Hotel La Fontana Sembra facile ma non lo è, i momenti più attesi sono poi quelli che ci spaventano di più.

Docciavestitobacioregalibacioperfarcicoraggiodaichesiamoindue.

Quasi quasi prendo anche il lettore CD con il disco dei Mau Mau: c’è qualche parola in spagnolo che può sempre essere d’aiuto.

Il viaggio verso i bimbi ora so che è l’unico viaggio che ho fatto, quello che va verso un luogo e un incontro che ti cambierà la vita, il pensare e il sentire. Scorrono i palazzoni di Bogotà, sopra il cielo dell’altopiano quelle nuvole veloci sono cinema infinito sono lì le mie radici, poi strade meno asfaltate, case basse, macchine di tutti i tipi e di tutte le età, strade con più vita. Sono le prime immagini di una Colombia che non finirà mai di stupirci per il bello e il brutto che contiene. Arrivati! siamo davanti a un edificio anonimo, qualche scala da salire, le presentazioni, baci abbracci, oh querida, tutto molto informale e caloroso, sicuramente molto diverso dai nostri servizi sociali a volte un po’ freddini.

E adesso mi piacerebbe raccontare di tutti i giorni che sono venuti perché ognuno è stato speciale e anche quelli più banali li abbiamo gustati come piatto prelibato perché per noi famiglie di neoformazione la normalità è un traguardo.

Mi butterò alle spalle i giorni di dolore, i pomeriggi al buio ad ascoltarmi il cuore e quella faccia mai contenta e senza sole......

La vida tu te la comes con salsa picante, vas por los caminos sigues para ‘lante, yo si se que tienes contigo una estrella, frente a tu fuerza non resiste una muralla.

SHANTHI

Tanto spagnolo, frasi colte a metà e poi tra tutte quelle parole... arrivano i bambini!

Si apre una porta e nel corridoio stretto ci sono loro, le due stelle, belli da morire con un sorriso da recita scolastica (sorrido, ho una paura boia, ma non te lo devo far vedere). E poi lacrime puntuali come un pomeriggio di temporale tropicale, non si può evitare sai un pomeriggio di temporale tropicale, ma cerchiamo di cacciarle indietro le lacrime, cerchiamo di essere sereni, accoglienti, rassicuranti, prendo in braccio la mia bimba, gli dò i bacini. Il babbo pensa al nostro ometto, gli fa vedere i regali, lo accarezza e gli fa ascoltare i Mau Mau Micasa

tucasa, tu vida mi vida, tu storia mi storia... ci sembra che il messaggio arrivi!

Comunque la musica fa sempre miracoli.

Siamo fortunati ci piacciamo, noi a loro e loro a noi, è un buon inizio.

Poche ore dopo siamo già in altro mondo, davanti all’Hotel La Fontana, noi quattro soli in questo che per tutti e quattro è un altro mondo. È stato bello cominciare a diventare famiglia in Colombia, visitare il Parco Simon Bolivar, fare trekking nel Parque Natural de Chicaque coperto da un bosque de niebla (foresta nebbiosa), conoscere il Museo dell’oro e il Museo Botero, infilarci nelle gallerie della Cattedrale del sale.

Mangiare frutta buonissima, maracuja, mango, banane, ananas, per non parlare poi dell’ajiaco, delle arepas. E intanto conoscerci, scambiarci coccole, litigare. Al ritorno in Italia ci siamo portati i sapori e i colori della Colombia

Personaggi e interpreti Il Babbo: Paolo La Figlia: Natalia La Mamma: Isabella Regia: AMI Il Figlio: Duvan Scenografie: Bogotà Ringraziamo i Mau Mau per la colonna sonora

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IN PRIMO PIANO...

C O L O M B I A

di Paolo Tortiglione redazione-shanthi@tortiglione.com

La Colombia e i progetti di aiuto di AMI Un breve “viaggio” per conoscere meglio la realtà di questo Paese, per arrivare a comprendere più da vicino la valenza degli aiuti sviluppati da AMI.

SHANTHI

Come sempre è bene precisare: l’AMI ha due anime. La prima è quella adottiva che ci vede impegnati in prima linea con decine di adozioni l’anno di cui buona parte di bimbi colombiani. La seconda è quella cooperativa che ci vede impegnati su molti fronti (si legga l’articolo Volontariato e progetti di collaborazione internazionale a pagina 23) Ma qui, più in generale, vi parleremo di un’esperienza specifica, fortemente voluta dall’ICBF e da noi realizzata con il contributo della Commissione Adozioni Internazionali di Roma (CAI).

Le coppie che sono andate Prima di andare a racconin Colombia hanno visto tarvi il progetsolo una o due realtà. Ma, to che stiamo ovviamente, la Colombia portando avannon è tutta lì... ti in Colombia ci preme descrivervi un po’ la situazione che vive il Paese. Le nostre coppie e tutti noi che siamo andati in Colombia abbiamo visto solo una o due realtà e spesso quella che rimane più impressa è quella del residence, e magari del viaggio effettuato all’interno del Paese per raggiungere la “regionale” di nostro figlio. Ma, ovviamente, la Colombia non è tutta lì: è un grande Paese con più di 43 milioni di abitanti, dei quali oltre 16 milioni sotto i 18 anni. Purtroppo è anche un Paese tristemente noto per il clima di violenza e insicurezza che ne condiziona la stabilità politica e socioeconomica. È un clima che in parte tutti noi abbiamo vissuto durante la nostra permanenza. In Colombia le rivendicazioni delle diverse fazioni in lotta si intrecciano con gli interessi dei grandi cartelli della cocaina, lo strapotere della criminalità organizzata e gli alti livelli di corruzione politica connotano la vita dello Stato, si moltiplicano le violenze commesse a danno della popolazione civile e le violazioni dei diritti umani. Basta scorrere le news che popolano google per rendersi conto che è una realtà terribilmente complessa non certo descrivibile in poche righe.

4 Attualmente circa metà del territorio nazionale è controllato direttamente o indirettamente

dalla guerriglia delle FARC (le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia), attive dal 1964 e forti di circa 20.000 combattenti, che si richiamano all’ideologia marxista, e da quelle dell’ELN (l’Esercito di Liberazione Nazionale) di ispirazione guevarista e che può contare su altri 5.000 miliziani. Ferocemente opposti alle formazioni rivoluzionarie sono i “paracos”, gli squadroni della morte pro-governativi (circa 8 mila effettivi!) e le AUC (Forze Unite di Autodifesa della Colombia), milizie finanziate dai latifondisti e dai narcotrafficanti che seminano il terrore fra le comunità rurali, accusate, a torto o a ragione, di fiancheggiare o tollerare la guerriglia. Bastano queste cifre a dare un’idea del Paese? Certo non è tutto qui.

Ci sono anche realtà straordinarie e da cui anche noi avremmo da imparare che, tuttavia, come un po’ in tutto il mondo, fanno fatica ad apparire sulle pagine dei giornali.

Il crollo dei prezzi dei tradizionali prodotti agricoli ha ridotto la popolazione contadina in povertà, rendendola più vulnerabile ai ricatti dei trafficanti di cocaina...

A tutti noi, poi, sta a cuore il fattore economico. La prima cosa che ci salta all’occhio è come vivono i colombiani che abbiamo incontrato.

Cercando di non generalizzare troppo si deve comunque dire che in gran parte l’economia del Paese risente della forte instabilità politica: un quinto della popolazione è senza lavoro, il 20% vive con meno di un dollaro al giorno, il reddito medio pro capite supera di poco i 1.900 dollari l’anno, l’inflazione si attesta intorno al 20%, la più alta dell’America Latina.

Di contro, nonostante gli sforzi del presidente Uribe, i profitti legati al commercio di cocaina sono elevatissimi: gli ettari coltivati a coca sono passati da 40 mila nel 1985 ai 170 mila di oggi, con un giro di affari che frutta tra i 6 e gli 8 miliardi di dollari (il 10% del Pil). Il

crollo dei prezzi dei tradizionali prodotti agricoli, come il caffè, soprattutto per la concorrenza delle grandi multinazionali straniere, ha ridotto la popolazione contadina in povertà, rendendola più vulnerabile ai ricatti dei trafficanti di cocaina, la cui produzione è diventata la sola attività agricola capace di garantire la sussistenza dei contadini più poveri. Per rincarare la dose possiamo aggiungere che, nonostante le grandi risorse naturali disponibili – in primo luogo petrolio e caffè – e le potenzialità di sviluppo del Paese, la Colombia si attesta al 69° posto nella graduatoria ONU sullo sviluppo umano (indice che tiene conto non solo di grandezze macro economiche, quali il PNL, ma anche di parametri quali la distribuzione del reddito, il livello di istruzione, la speranza di vita media), figurando, su 177 nazioni considerate, come Paese di “medio sviluppo” (se qualche lettore desidera il rapporto ONU può chiedermelo: lo invierò gratuitamente via e-mail). È meglio poi non sfiorare l’argomento omicidi di cui riporto solo il numero più recentemente rilevato: nel triennio 1998-2001 ci sono stati 61 morti ogni 100.000 abitanti (contro i 5 su 100.000 degli USA)

La Cundinamarca è un territorio totalmente incentrato sulla capitale

periferica, che basa la sua economia su uno sviluppo in gran parte industriale di modesto livello, si snodano immensi territori ove è intensissimo il degrado socio-economico. È veramente una situazione a cui non si può restare indifferenti. Aggiungo poi che la sanità pubblica non è strutturata (se non in rari casi) e pertanto, sostanzialmente, non sussiste alcuna forma di assistenza verso le classi meno abbienti per le quali l’età media di aspettativa di vita si aggira intorno ai 55 anni (72-76 anni circa a livello medio nazionale).

Il lavoro poi non ha alcuna forma di garanzia e la disoccupazione raggiunge tassi elevatissimi e pertanto il disagio sociale grava interamente sulle famiglie, generalmente molto numerose, favorendone la disgregazione con la conseguente problematica dell’abbandono degli adolescenti a se stessi.

L’istruzione soffre delle stesse problematiche degli ambiti sopraesposti e oltretutto, non essendo obbligatoria, di fatto sostanzialmente esclude i ceti meno abbienti.

Il progetto AMI/ICBF per la Casa Maternale Rosa Virginia La casa di maternità Rosa Virginia si trova nel Municipio di Funza in Cundinamarca, a diversi chilometri da Bogotà, la capitale della Colombia. Fu fondata nel 1960, è una istituzione privata, senza scopo di lucro appartenente alla comunita di Suore di Nostra Signora della Carità e del Buon Pastore.

La Cundinamarca è il dipartimento più importante di tutta la Colombia, dato che incorpora la capitale Bogotà. È un territorio la cui economia e stato socioculturale sono totalmente incentrati sulla capitale. Appena fuori, dalla stessa e dalla cintura

Durante la nostra visita, AMI ha potuto appurare che la casa offre ospitalità 24 su 24 a minorenni gestanti premature con scarse risorse in situazione di abbandono o pericolo. Sono tuttavia tutte ragazzine che desiderano assumersi la responsabilità della crescita del proprio figlio.

SHANTHI

Un alloggio di giovani ragazze-madri nella Casa Maternale.

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Se si aiutano queste giovanissime ragazze si può riuscire a interrompere il ciclo di abbandono e di maltrattamento cui queste giovani sono vittime...

Il nostro progetto, che sto curando personalmente, sta seguendo le linee guida consegnateci dall’ ICBF e ha come obiettivo il miglioramento delle strutture esistenti, dei laboratori di

L’età delle gestanti oscilla fra i 10 e i 17 anni. Alla casa arrivano giovani ragazze provenienti da zone urbane e rurali in condizioni socio-economiche estremamente disagiate. Spesso sono situazioni di abbandono temporale da parte delle famiglie o del proprio compagno (spesso adolescente anche lui). Normalmente le giovani arrivano su segnalazione dell’ICBF e spesso sono realtà con precedenti di abuso sessuale o convivenze premature. Abbiamo anche incontrato giovani che sono state vittime di maltrattamenti all’interno della famiglia, o che hanno dovuto forzatamente vivere in situazioni a rischio di guerriglia, vincolate al conflitto armato come combattenti o disoccupate a causa della violenza dei com-

Il laboratorio per la produzione dei filati nella Casa Maternale.

Eccoli qui, appena nati, i figli delle ragazze-madri nella Casa Maternale.

battimenti nelle campagne (si ricorda che il Paese vive guerre interne che investono parte dei contadini).

SHANTHI

avviamento al lavoro per cercare di migliorare le condizioni di vita, culturali e lavorative delle ragazze madri adolescenti. Se si aiutano queste giovanissime ragazze a imparare un lavoro, ad apprendere le nozioni minime per arrivare alla autosussistenza, a proseguire gli studi scolastici si può riuscire a interrompere il ciclo di abbandono e di maltrattamento cui queste giovani sono vittime.

6 Allevamento bovino per la produzione di latte e yogurt nella Casa Maternale.

Il progetto AMI/ ICBF è partito, non senza difficoltà, questo inverno; diviso in tre fasi economicamente distinte e siamo già arrivati alla seconda fase di realizzazione. Ci auguriamo che giunga presto a compimento, che inizi a portare i primi frutti concreti a queste ragazze che, veramente, meritano tutto il nostro appoggio.

IN PRIMO PIANO...

Lettera ai genitori Carmenza si trasforma in cicogna per farci vivere (raccontare, in questo caso è riduttivo) le emozioni, gioie, paure e le responsabilità di un vincolo d’amore, l’adozione, proprio nel momento in cui sta per legare, a doppio senso, genitori e figli.

A P P R O F O N D I M E N T O

L’avv. Sig.ra Luz Carmenza Gomez Lopez è, da sempre, la Referente AMI per le Adozioni in Colombia; un ruolo che non può essere esclusivamente tecnico.

Come potrete apprezzare dalle sue riflessioni, Carmenza impersona pienamente la filosofia AMI; pertanto, oltre ad assolvere con efficenza gli aspetti burocratici dell’iter adottivo nel Paese, è particolarmente attenta ai risvolti psicologi che questa “avventura” comporta.

In questo arduo compito è validamente supportata dalla sua energica mamma, la sig.ra Luz Stella Lopez Rios. È mia piacevole incombenza ringraziare affettuosamente entrambe per la loro collaborazione.

Ornella Filippetto Responsabile A.I. Colombia

Per diversi gior ni ho pensato a cosa avrei potuto raccontarvi d’interessante. Erano rimasti in sospeso molti pensieri, non

C O L O M B I A IN... LETTERE

di Luz Carmenza Gomez Lopez redazione-shanthi@tortiglione.com

scritti, che solo adesso posso fissare, durante le dieci ore di uno dei miei tanti viaggi in Colombia per accompagnare alcuni genitori in questa “avventura”, scritta fra virgolette perché in verità “avventura” non lo è tanto: è un passo fermo e deciso verso una vita trasfor mata in una nuova famiglia. Quello che vivo in questo momento, accompagnata da due trepidanti genitori, mi fa ricordare meglio quanto capita nei passaggi vivi dell’adozione. Per chi vi segue, diciamo una specie di cicogna-staffetta (siete passati da altre mani che hanno tutte contribuito alla vostra maturazione), c’è sempre quella preoccupazione su quello che avverrà, confidando molto in voi, come se fossimo in attesa dei primi passi che fa un bambino; solo che non è una sola persona che li compie, ma un insieme di cuori e di pensieri.

E non volendo ripetere le istruzioni e spiegazioni di parti tecniche, documenti, selezioni ecc., credo che raccontando quello che si vive dall’altra parte, po-

SHANTHI

Il parco giochi del residence è luogo di incontro per le coppie adottive e i loro figli.

Qui si scambiano paure, gioie, momenti di rabbia, consigli...

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trei darvi alcune buone idee e una dose addizionale di forza (perché forse le dosi gior naliere che prendete non hanno sufficiente effetto).

SHANTHI

... guardo questi due viaggiatori vicino a me, inspiro e dico: sì, un bel travaglio di parto.

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Dopo un così lungo preludio, vorrei dire qualcosa di concreto: ci sono tante cose in testa!... Mi giro pensierosa e guardo questi due viaggiatori vicino a me (e loro non capiscono cosa cerco con questi sguardi), inspiro e dico: sì, un bel travaglio di parto. Credo che questo sia un buon inizio. Quando non c’è più spazio per immaginare e sognare quello che avverrà, e vi trovate, invece, a scrivere la vostra storia, escono tutti i sentimenti, alcuni dei quali non volevate sperimentare, che vi portano verso l’incontro con il figlio. Allora mi decido a scrivere alcuni ricordi dalle tante esperienze vissute insieme ai genitori.

Inizierei da un modello comune: grande emozione, tanta paura e molti dubbi. Una delle domande più frequenti è se deve capitare così; se è nor male pensare e avere timore, anche se ti sei preparato tanto.

Ce la farò? Questa frase che conosco tanto bene, che si ripete in molte coppie che vedo in travaglio, credo sia il concentrato di tante paure e di tante gioie, ma che vi portano sempre verso il momento di abbracciare vostro figlio e sentire finalmente quella unione come un traguardo.

La mia risposta a questa domanda è sempre: sì, certo, ma dipenderà comunque da voi. Da quanto riuscirete a superare i momenti difficili e da quanto siete convinti nel farlo. Iniziate a capire quanto ogni percorso sia diverso, perché l’emozione raccontata non è confrontabile all’esperienza personale.

Arrivati a Bogotà, in questo mondo tutto nuovo, vi pervade la sor presa di ogni cosa, inizia ad accumularsi in voi l’ottimismo e l’emozione, perché siete già nel Paese che vi darà un figlio, un suo figlio, che sarà vostro figlio, e di cui prenderete la cittadinanza per amore anche suo.

Per noi è molto gratificante capire che volete aprirvi a queste nuove conoscenze, e con entusiasmo, tutti noi partecipanti al vostro percorso, rispondiamo e diamo le infor mazioni che per voi in quel

momento risultano preziose. Delle volte azzardiamo a raccontarvi parte della nostra storia, caratteristiche della zona, luoghi e posti speciali, vedendo in ogni commento il necessario trasporto a realizzare la cultura del bambino, e in ogni immagine riflesso il suo volto nei vostri occhi.

Direte: ma quanto è romantica! Ecco, proprio parte di questa Nazione è l’emozione che ci unisce a voi, invitandovi desiderosi a conoscere quello che poi sarà un’appartenenza vostra.

E vi vogliamo così, innamorati di vostro figlio, perché solo il miracolo che suscita questo sentimento vi aiuterà a superare le difficoltà.

Sì, ogni cosa va scritta nella vostra adozione, e rimane impresa nella memoria come quei piccoli passi che lentamente vi portano verso l’incontro.

E vi vogliamo così, innamorati di vostro figlio, perché solo il miracolo che suscita questo sentimento vi aiuterà a superare le difficoltà.

Per ogni città, per ogni coppia, per ogni adozione, il percorso è unico, e vorremmo sempre dare in giusta misura quello che vi serve.

Siete molto curiosi, ma ciò è bello, se la curiosità vuole trasportare il vissuto nell’accoglienza della cultura e realtà del bambino. Forse per questo noi, in qualità sia di vostra equipe, sia di professionisti Istituzionali (ICBF), vogliamo aprirvi tante porte e poi, perchè necessario, chiuder ne altre. Guidarvi in questi momenti ci chiede di investire le conoscenze ed esperienze passate; siete un vino frizzante pronto a scoppiare per i festeggiamenti.

Dopo la sistemazione e gli spostamenti obbligati, e una notte dor mita forse non tanto bene, arriva il mattino che inizia alle quattro, si vivono le ultime ore d’attesa. Preparate la festa di benvenuto in albergo e, pronti un’ora prima dell’appuntamento a venire in questi uffici dove si verificherà il colloquio ufficiale, partiamo verso l’ICBF. In questo momento, tutti quanti, siamo pronti a vivere insieme a voi questo primo passo e non più un traguardo. Con un po’ d’ansia si vivono i primi saluti,

perché per loro si trasfor ma in quel momento quello che è il loro orizzonte.

Non c’è spazio per sognare... è ora di vivere, di lottare, di pazientare...

Luz Stella, la mamma di Carmenza, accompagna una coppia all’aeroporto di Bogotà per il viaggio di ritorno in Italia e abbraccia con affetto il bambino che viene affidato loro.

Rapporto coppie adottanti/minori adottati per anno effettuate in Colombia. anno 2002 2003 2004 2005

n. coppie adottanti 16 24 35 24

n. minori adottati 23 37 48 32

SHANTHI

desiderosi che finisca presto perché le “doglie” sono abbastanza forti, si risponde alle domande, se ne fanno altre, e ci si prepara per l’arrivo del “principe” o “principessa”.

Vorrei potervi descrivere in una sola frase quanto sia importante questo momento, ma ascoltando il vostro cuore che scoppia di emozione, posso riassumere il culmine di molti anni non tanto facili.

Quello sguardo fugace, quel piccolo bacio denso di significato, ci fa capire molte cose. Giustifica lo sforzo, la difficoltà e la sofferenza passata, che si trasfor ma al momento in cui arriva quel piccolo volto, sempre, e parlo per tutti, più bello di quanto si poteva immaginare dalla foto.

Credo di non sbagliare quando dico che è proprio l’istante in cui vi vogliamo più spontanei che mai. Dovete sapere che tutte le espressioni d’amore, d’emozione e d’affetto vanno vissute con quella convinzione che darà al bambino la rassicurazione necessaria perché capisca che tutto andrà bene, che deve stare tranquillo; anche se molte volte è capitato che siano i bambini a rassicurare i genitori con un bel sorriso o con un gran pianto,

E quello che racconto come il culmine, non è altro che l’inizio di un progetto molto importante: l’essere genitori. E quando questo momento si conclude, arrivano gli altri sentimenti e la verità di quello che doveva accadere.

Non c’è più spazio per sognare... è ora di vivere, di lottare, di pazientare, di diventare saggi, di essere sicuri di se stessi e soprattutto di sentire che inizia il periodo più importante per il quale vi eravate tanto preparati. Il bambino vero, reale e non più immaginario, porta con sè il suo dolore e le sue gioie. Dopo l’ebbrezza dell’emozione, inizia il percorso durante il quale lo dovrete difendere, da quelli che possono essere gli ostacoli più difficili, persino da voi stessi.

Molte volte la memoria diventa debole, le intenzioni perdono forza, perché la stanchezza fisica e tante emozioni vi faranno sentire un po’ vuoti. Arriva dunque la prima domanda: e adesso?

E allora la risposta di sempre: adesso diamo inizio all’adozione.

Degli aspetti legali e tecnici ci occuperemo in altra occasione, sarà un compito addizionale che lasceremo per momenti più for mali. Oggi ho voluto condividere con voi, quella che è la mia esperienza e quella della mia mamma, la preoccupazione per i momenti difficili, per le difficoltà dei primi gior ni, per le ansie, le fir me e i preparativi, lasciandovi anche un messaggio di ottimismo che ci donerà sempre la tranquillità di sapere che ce l’avete fatta e siete pronti a proseguire nella nuova strada e la conoscenza reciproca con i vostri, che sono anche un po’ nostri, figli dell’amore. I primi passi sono già stati fatti e tor nate in Italia, già Colombiani per convinzione.

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IN PRIMO PIANO...

C O L O M B I A IN... LETTERE

di Beatriz Elena Guzman Mosquera

La protezione integrale Gli aspetti giuridici della Protezione integrale in Colombia spiegate dalla Coordinatrice del Gruppo Adozioni dell’ICBF.

redazione-shanthi@tortiglione.com

SHANTHI

Il diritto dei bambini è contenuto in apposite leggi Costituzionali che consacrano i loro principi - ... (i) Il principio della prevalenza dei loro diritti su quelli degli altri; (ii) Il principio di protezione speciale da parte dello Stato, dalla Famiglia e dalla Società; (iii) Il principio dell’interesse superire del minore, (iv) Il principio della dignità umana; (v) Il principio del riconoscimento pieno dei diritti e il principio dell’intangibilità dei diritti, delle garanzie e della libertà dei bambini -, garanzie, diritti e doveri, nelle norme e principi stipulati nei trattati, dichiarazioni e convenzioni internazionali relativi ai minorenni, nelle leggi, principi e normative della giurisprudenza costituzionale, che ne definiscono l’obiettivo e il contenuto delle stesse.

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La Protezione Integrale esige dinamiche adeguate in ognuno dei livelli impegnati nello sviluppo delle politiche pubbliche, dalle politiche sociali di base di carattere universale e rivolte a tutta la popolazione, alle politiche di prevenzione, orientate all’attenzione di quei gruppi in permanente o temporanea situazione di vulnerabilità socioeconomica o di rischio personale o sociale, politiche che conducono verso la costruzione di condizioni che permettano di continuare con il loro sviluppo integrale sia come persone sia come cittadini, fino a quelle politiche di garanzia e d’accesso alla giustizia per fare valere e rispettare i diritti. Allo stesso modo, la protezione integrale ha bisogno della responsabilità e partecipazione del cittadino che deve esigere la garanzia dei diritti, in modo tale che gli permettano, come soggetto di diritto, di vivere in condizioni degne e svilupparsi come soggetto integrale in condizioni di parità.

La Colombia ha approvato la Convenzione Internazionale dei Diritti del Bambino attraverso la legge 12/1991, lo stesso anno, nella riforma della Costituzione Politica, ha confermato e approfondito i postulati della Convenzione, consacrando nell’articolo 44, i diritti fondamentali dei bambini, la corresponsabi-

lità della Famiglia, della Società e dello Stato, nel far rispettare e prevalere i loro diritti su quelli degli altri.

D’altra parte e dalla Costituzione del 1991, i progetti sociali del Paese, inclusi quelli dell’infanzia e della famiglia che per tradizione erano stati disegnati dal governo centrale, iniziano un processo di decentralizzazione che implica per i governi locali e per le comunità di base, una maggiore autonomia, coscienza e appropriazione della loro realtà locale, per formulare la politica sociale territoriale.

La sfida è grande, se si considera il gran numero di bambini i cui diritti sono violati, insieme alle condizioni del conflitto armato nel quale si trova il Paese, che, da una parte, riduce le risorse e, dall’altra, incrementa vertiginosamente i problemi da affrontare.

Da molto tempo esiste il clamore collettivo perché siano semplificate le procedure in tutte le aree. E non può essere altrimenti, trattandosi di un argomento riguardante i minorenni, perché è qui dove si ha bisogno di una maggiore celerità nel trattare i problemi che li vedono protagonisti.

La procedura per indagare e risolvere i temi relativi all’infanzia, deve essere di una tale semplicità, che non permetta agli operatori di avere grossi dubbi nell’interpretarla e che, invece, lasci loro un ampio margine d’azione per risolvere, nel migliore dei modi, le difficoltà e situazioni che possano presentarsi.

Partendo dalla premessa di assumere i bambini, bambine e adolescenti come soggetti di diritto, la concezione della Protezione Integrale implica l’applicazione dei principi di corresponsabilità e partecipazione, coinvolgendo i differenti enti governativi, non governativi e la società civile, invitati a stabilire azioni e alleanze per garantire i diritti dei bambini.

In quest’ottica, la lettura riguardo la situazione dell’infanzia, qualunque sia la condizione che danneggi o incida sull’integrità personale e la realizzazione di capacità e libertà, allude a circostanze che vulnerano i diritti consacrati nella Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia, nella Costituzione Nazionale del 1991 e in tutto lo sviluppo legislativo in favore della protezione integrale.

Questo progetto di legge è stato riconosciuto come un mezzo importante di protezione dei diritti dei bambini, bambine e adolescenti, senza tralasciare altre fonti importanti del Diritto per L’infanzia e l’Adolescenza, come sono la Costituzione Politica, i Trattati e Convenzioni Internazionali, tra cui la Convenzione dei Diritti dei Bambini –legge 12/1991– e la giurisprudenza della Corte Costituzionale.

Da segnalare il concetto di violenza, riferito non solo a fatti tangibili, quali la violenza fisica, ma anche a quelle azioni d’intimidazione, minaccia, molestia e sottomissione, così come al riconoscimento dei postumi, danni e conseguenze collaterali che possono mettere a repentaglio la vita. Allo stesso modo, il “comportamento violento, tante volte meno evidente dei danni psichici, delle privazioni e delle deficienze nello sviluppo che compromettono il benessere degli individui, delle famiglie e della comunità”.

Riguardo al programma di adozione, ci si è portati avanti nella revisione e qualificazione del servizio in attenzione di criteri come la priorità dell’attenzione verso la famiglia attraverso molteplici alternative d’appoggio e supporto psicosociale e giuridico; l’inclusione della decisione del minorenne di fronte alla sua situazione, quando questo sia possibile e sempre in funzione della sua età e condizione; il prevalere delle misure alternative incentrate nell’ambiente familiare anziché su misure d’istituzionalizzazione e, per ultimo, la priorità dell’adozione da parte delle famiglie colombiane rispetto a quelle straniere.

In questo senso, l’Instituto Colombiano de Bienestar Familiar, nel rispetto della sua missione di promuovere, difendere e proteggere i diritti dell’infanzia, è passato da 6.121.404 di utenti nell’anno 2002, a 9.120.144 utenti nel 2004 1 che hanno utilizzato i suoi programmi e servizi. Nel periodo che va da gennaio a luglio 2005, sono stati ricevuti 7.106.64 di utenti.

L’Istituto presta i suoi servizi attraverso le linee d’azione di promozione e prevenzione, d’appoggio all’infanzia ed alla famiglia e di protezione e restituzione dei diritti vulnerati.

La prima linea si concentra nella popolazione ed è caratterizzata dall’offerta di servizi d’assistenza e appoggio indirizzati a rinvigorire i rapporti familiari, prestare attenzione alla prima infanzia, ai bambini in età scolare, ai pre-adolescenti e adolescenti e agli anziani.

L’ICBF prosegue nel suo lavoro di promuovere e posizionare l’infanzia, come un affare di tutti, di dominio pubblico, e da questa posizione partecipa e contribuisce con la sua visione in tutti gli scenari e livelli territoriali. In questo senso, coscienti dei successi e delle limitazioni identificate pubblicamente, continua a essere disposto all’osservazione della comunità internazionale e a ricevere raccomandazioni e l’appoggio che orientino le sue azioni e permettano di ottimizzare con maggior effettività, le risorse e le strategie per affrontare una realtà caratterizzata da condizioni strutturali di povertà e da una situazione di violenza e conflitto.

1 Fonti: documento di lavoro ICBF, Plan Pais, versione 2005, giurisprudenze.

SHANTHI

D’altra parte, si è portato avanti un processo di adeguamento legislativo che è sfociato nell’elaborazione, presentazione e approvazione della Legge per l’Infanzia e l’Adolescenza, che entrerà in vigore prossimamente. In questa legge, si stabiliscono i principi, le disposizioni sostantive e procedurali, le autorità competenti e le loro funzioni e i meccanismi d’esigibilità, per garantire l’esercizio pieno ed effettivo dei diritti e garanzie e la protezione integrale dei bambini, bambine e adolescenti.

Per quanto riguarda le misure speciali di protezione, si lavora in equipe interdisciplinari e intersettoriali, che includono la partecipazione di entità governative, non governative e rappresentanti della società civile, nella revisione diagnostica e nello studio di alternative per stabilire i sistemi d’informazione che permettano una lettura più vicina alla realtà delle diverse problematiche che ledono i diritti dei bambini e bambine, si è approfondito e avanzato molto in questa materia verso la comprensione della situazione, nel disegno, implementazione e valutazioni di politiche, programmi e attività d’intervento, nell’ambito della promozione, prevenzione e protezione.

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IN PRIMO PIANO...

C O L O M B I A IN... SALUTE

di Cinzia Bargiggia redazione-shanthi@tortiglione.com

C’è coca e coca Tra coca e cocaina ci sono differenze? Bere un “mate de coca” è come drogarsi? Cerchiamo “schiarirci le idee” per capire meglio la situazione attuale della Colombia e le antiche radici di quella che ora è diventata una vera “piaga sociale”.

SHANTHI

La Colombia è il Paese più popolato dell’America Meridionale dopo il Brasile, la popolazione vive per il 90 % nella metà occidentale, andina, caraibica e pacifica del Paese. La particolare conformazione di questo Stato, attraversato da altissime catene montuose e la sua grande varietà morfologica contribuiscono a creare gruppi di popolazioni autonome e culturalmente distanti.

Inoltre la guerra civile che di fatto si combatte da oltre 40 anni per accaparrarsi il controllo sugli immensi guadagni indotti dalla produzione di cocaina, ha spinto molte persone ad abbandonare le proprie case alla ricerca di luoghi più sicuri, lontano dall’arruolamento forzato, dai sequestri e dagli assalti armati.

Il 73% della popolazione si è quindi concentrata attorno agli agglomerati urbani, in particolare attorno a Bogotà, dove il divario tra ricchezza e povertà ha portato allo sviluppo di baraccopoli

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in cui le condizioni di vita sono rese assai difficili anche dall’inefficienza dei servizi.

Basta prendere uno dei taxi gialli e attraversare la città, per rendersi conto dei contrasti che esistono, da un lato il quartiere storico della Candelaria, il museo dell’Oro, le grandi banche, le zone residenziali con ville e giardini ben curati, e poi le baracche di legno o le casupole di mattoni ancorate alla parete della montagna, i bambini di strada e le discariche a cielo aperto.

Ai grattacieli del centro si contrappongono le baracche...

Ai grattacieli del centro si contrappongono le baracche che costeggiano la ferrovia che da Bogotà porta ai boschi di Zipaquira, o al piccolo centro della cittadina di Funza, molto simile alla piaz-

za principale di uno dei nostri paesini di provincia, con la chiesa, il caffè e la piccola pasticceria e il giardinetto al centro, attorno un’immagine da “Far West”.

Quando si parla di Colombia, è luogo comune identificare questo Paese con la cocaina e il narcotraffico. È un dato di fatto che la Colombia sia il primo produttore al mondo di cocaina seguita con notevole distacco dal Perù e dalla Bolivia, ed è quindi responsabile della maggior parte della diffusione di questa sostanza di cui gli Stati Uniti e l’Europa sono i maggiori consumatori.

Ma occorre fare una precisazione: c’è coca e coca.

Il termine coca è il nome generico utilizzato per indicare diverse specie di arbusti che sono coltivati da secoli nei Paesi dell’America Meridionale, l’utilizzo di questa pianta ha origini antiche e ben più nobili rispetto alla produzione di cocaina che da essa viene estratta.

Ancore oggi l’uso delle foglie di coca è un elemento fondamentale della vita quoridiana...

Contenitori di coca.

Le foglie di coca hanno un effetto stimolante e tonico, rendono più tollerabile la vita ad alta quota, in quanto riducono la stanchezza, combattono il “soroche” (mal di montagna), riducono lo stimolo della fame.

Sono inoltre considerate un integratore alimentare nella scarna dieta dei contadini andini, grazie al loro contenuto di vitamine, calcio, ferro, fosforo e oligoelementi. È uso comune masticare le foglie di coca secondo un rituale ben preciso: tre o quattro foglie vengono tenute in bocca, mescolate con un po’ di cenere, calce o altra sostanza basica, in un bolo all’interno della guancia e succhiate a lungo; oppure vengono utilizzate per preparare una bevanda calda, il cosiddetto “Mate de coca”.

In questo modo l’uso delle foglie di coca non produce alcun effetto narcotico o allucinatorio, per ottenere ciò occorrerebbe masticare un intera piantagione di coca in modo da estrarre una quantità effettiva di cocaina e ciò risulta praticamente impossibile.

Le foglie di coca rappresentano a tutt’oggi un elemento centrale nella cultura e nelle abitudini di vita delle popolazioni andine indigene.

sarebbe auspicabile che le popolazioni indigene potessero mantenere le loro tradizioni Le piantagioni di coca purtroppo vengono sfruttate per altri fini e con altre conseguenze, sarebbe auspicabile che le popolazioni indigene potessero mantenere le loro tradizioni e, contemporaneamente, che i campesinos non venissero sfruttati dalla guerriglia, riconvertendo le piantagioni di coca in piantagioni di caffè e cacao.

SHANTHI

All’epoca degli Incas, la coca era considerata sacra, dono del Dio Sole e veniva utilizzata in tutte le cerimonie religiose, nei riti divinatori e di guarigione.

Gli stessi reperti archeologici (ceramiche, oggetti della vita quotidiana, gioielli), le leggende, i miti di tutte le culture andine pre e post-incaiche hanno evidenziato il ruolo centrale della coca.

Ancora oggi l’uso delle foglie di coca è un elemento fondamentale della vita quotidiana nell’altipiano andino. Le popolazioni di queste zone identificano le foglie di coca con il termine di “Mama Coca”, uno spirito femminile, rappresentato dalla figura di una donna molto anziana, amorevole e saggia che mastica in continuazione foglie di coca.

La Mama Coca viene utilizza in tutti i rituali sciamanici, purificatori e di guarigione.

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IN PRIMO PIANO...

C O L O M B I A IN... MUSICA

di Sarah Iacono sarahmarianna@yahoo.it

Musica colombiana, collage culturale Mettete le scarpe da danza e lasciate che il cuore batta al ritmo della musica colombiana, un mosaico di ritmi, suoni e suggestioni.

SHANTHI

Macondo, villaggio incastonato nella memoria collettiva di quanti hanno amato la letteratura di Gabriel Garcìa Marquez, città della solitudine centenaria, di dagherrotipi e specchi, sembra riflettere, da microuniverso dilatato qual è, la pluralità delle essenze dei popoli latinoamericani. Mosaico variegato di etnie, la Colombia, terra d’origine dello scrittore, è immagine palese di questa complessità, evidente soprattutto nelle diverse forme espressive – la musica in primis – che trovano fondamento nella mescolanza di culture di indios, europei e africani. Tutti, insieme con meticci, zambos e mulatti, hanno dato vita a una tradizione musicale ricca e originale, che ha assorbito e modificato in versioni proprie, generi non autoctoni e ne ha elaborato altri, nuovi e singolari, ispirandosi anche, per certi versi, alle moderne influenze caraibiche e americane.

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Passi di cumbia.

di tale musica. Vera e propria danza popolare, contadina, vede i musicisti al centro di una ronda di uomini e donne, nei ruoli rispettivi di chi presta attenzioni amorose e di chi le riceve con sdegno studiato ad arte.

... le danze risentono dei costumi musicali di coloro che dall’Africa furono deportati...

Tiple, guitarra, requinto e bandola accompagnano le figure dei ballerini ...

Diffuse variamente dalla costa atlantica sino alle regioni più interne, le danze in particolar modo risentono dei costumi musicali di coloro che dall’Africa furono deportati per far fronte alle esigenze di manodopera delle colonie spagnole d’oltreoceano. Imitazione ritmicamente scandita dei rumori del lavoro o dei passi accennati dagli schiavi incatenati, ma anche interpretazione rituale del corteggiamento, la cumbia è una realtà folklorica ancora oggi vitalissima in Colombia nonché considerata vero e proprio vessillo nazionale. Probabile variante della cumbe guineana e a questa etimologicamente affiancata nel significato di “festeggiamento” o di “suono”, è stata a lungo contraddistinta dall’uso praticamente esclusivo delle percussioni e di vari tipi di flauto, senza canto alcuno. L’organico si è arricchito di altri strumenti abbastanza recentemente, con gli arrangiamenti moderni che prevedono altri legni e diversi idiofoni a battere il 2/4 fortemente caratterizzato dai contrattempi tipico

Un topos questo, alla base anche del bambuco, altro genere colombiano, della zona Andina, stavolta in tempo ternario ed eseguito da cordofoni.

Tiple (chitarra con quattro doppie corde di metallo) guitarra, requinto e bandola (mandolino con sei corde doppie che si pizzicano con un plettro), hanno insieme funzioni ritmiche e melodiche, accompagnano le figure dei ballerini, codificate nei momenti peculiari della invitaciòn (la corte), la perseguida (nella quale l’uomo dimostra la sua possenza) e la arrodillada (il pentimento che prelude all’unione felice).

Tiple

armonicamente differenziati: son e paseo, in tempo binario e puya, un pezzo particolarmente virtuosistico, e merengue, da non confondersi con l’omonima danza dominicana, entrambi in 6/8. Come gli altri generi citati sopra, anche il vallenato ha incontrato negli ultimi vent’anni nuova fortuna, con organici allargati e inusuali e grazie a una ritrovata attenzione anche da parte di giovani musicisti che a esso si dedicano.

Bandola

Un discorso a parte merita invece il vallenato, ancora un canto di matrice rurale, sviluppatosi nella regione caraibica di Valledupar, che riprende la tradizione dei cantastorie e degli juglares spagnoli e dei loro corrispettivi africani griot, depositari tutti della trasmissione orale di leggende e avvenimenti.

Terreno di coltura dovrebbero essere le feste della buona borghesia colombiana nelle quali orchestre raccogliticce suonavano polke, mazurke e valzer. Il popolino aveva la possibilità di partecipare prima in maniera defilata, poi unendosi ai signori insieme con il proprio allegro apparato musicale: di

Guarachaca

... la musica rock, rap e soprattutto pop, con le star internazionali come Shakira...

Infine, qualche nome dal lungo elenco degli stili di cui la Colombia si è appropriata o che in Colombia sono stati rivisitati: a partire dalla fine del XIX secolo quando si mette a punto una versione indigena del valzer (all’epoca di gran moda), il porro, ma anche tutte le danze che appartengono alla cultura cubana o di altre regioni dell’America latina (salsa, tango, bolero per esempio), nonché il reggae (o l’equivalente con elementi di hip hop, il reggaetón) e naturalmente tutto il filone della musica rock, rap e soprattutto pop, con le star internazionali come Shakira, pluripremiata e amatissima dal pubblico del suo Paese.

qui la commistione di sonorità indigene ed europee. La fisarmonica (cromatica) prende quasi subito il posto della cornamusa (carrizzo) e assume una funzione talmente preponderante da far ribattezzare il genere anche música de acordeón. Grazie anche alla locale guarachaca (un bastoncino di legno dentellato che si strofina con una specie di spazzola) e alla caja (un tipo di tamburo) il discorso musicale del vallenato si articola in quattro aires, cioè brani metricamente e

Per saperne di più Per saperne di più sulla musica colombiana, si possono visitare i siti: www.descarga.com www.tropimusic.com www.salsaverde.it www.laguacharaca.tv/portal www.festivalvallenato.com

SHANTHI

Un orchestra fa le prove in piazza: i concorsi tra bande di paese sono molto partecipati.

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IN PRIMO PIANO...

C O L O M B I A IN... RACCONTO

di Fanny Buitrago redazione-shanthi@tortiglione.com

El regalo del abuelo tratto da La casa del arco iris, di Fanny Buitrago, Panamericana Editorial

Una grande scrittrice per l’infanzia colombiana ci racconta di un regalo davvero magico, che potremo portare con noi ovunque, che nulla e nessuno potrà portarci via. Un po’ come il ricordo della nostra Terra natale.

SHANTHI

El regalo del abuelo En la noche de Alòendreros, llena de luz y arrullos de palomas, la brisa entraba con suavidad por la ventana abierta. Una brisa delicada, fresca, que traía prendidos el canto de los grillos, las sirenas de los barcos en el río, el perfume de las flores del saúco y la tersa caricia de invisibles pétalos voladores.

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La claridad de la luna nueva, como un brillante chorro de serpentinas acarameladas, cayó de pronto sobre los ojos del niño dormido, mientras su hermana Elsy, remeciéndole por tercera vez, dijo: - ¡Despierta Luis...! Si no vienes, pierdes...

Luisito sintiò cosquillas en la plantas de sus rosados pies y se volteó en la cama de lona, escondiendo la cara en la almohada.

- ¡Despierta...! – Ella insistió, tirándole de las piernas -.

Il regalo del nonno La notte di Almendreros, piena di luce e tubare di colombe, la brezza entrava con dolcezza dalla finestra aperta. Una brezza delicata, fresca, che portava con sé il canto dei grilli, le sirene delle barche nel fiume, il profumo dei fiori del salice e la tersa carezza di petali che svolazzavano invisibili.

La chiara luce della luna nuova, come un brillante zampillare di stelle filanti color caramello, cadde all’improvviso sugli occhi del bimbo addormentato, mentre sua sorella Elsy, scuotendolo per la terza volta, disse: – Sveglia, Luis...! Altrimenti ti perdi...

Luisito sentì il solletico alla pianta dei piedini rosati e si girò tra le lenzuola del letto, nascondendo il viso nel cuscino.

– Sveglia! – insistette lei, tirandolo per i piedi.

– Il nonno sta distribuendo i regali nel cortile...!

– Un regalo? – chiese il bambino contento. – Non c’è niente di meglio dei regali del nonno!

L’anno precedente, Luisito aveva ricevuto un albero di nespole appena piantato, e prima ancora la formula segreta per ritagliare uccellini di carta, e prima ancora... e ancora prima... il sapore della marmellata d’uva spina e prima... il bambino non ricordava quel “prima”, ma di sicuro aveva ricevuto dei doni preziosi, ineguagliabili, impossibili da comprare nei negozi o nei supermercati.

– E dov’è il...? – chiese il bambino.

– Nel cortile – rispose Elsy. – Te l’ho già detto.

– Guarda...! – gli disse Elsy dandogli di gomito.

– Laggiù!

Il nonno Tomás era alto come un campanile.

I piedi e le braccia lunghi, i grandi baffi attorcigliati, con il vestito di lino, sempre bianco e sempre inamidato, li stava aspettando a braccia aperte...

- Salve ragazzi! – salutò il nonno inchinandosi, come se fosse un metro a nastro piegato in due.

Nonno Tomás non era di quelle persone che distribuiscono baci ai bambini e che hanno l’abitudine di parlargli con il birignao o chiamarli con nomi che non gli appartengono. Era intimo amico di zio Tigre, di zio Coniglio e di zia Vol-

Alcuni libri di Fanny Buitrago (tra i quali La casa dell’arcobaleno da cui è tratto questo brano) sono pubblicati in Italia dalla casa editrice Feltrinelli.

pe. E sapeva che i bambini sono persone vere e proprie, rinchiuse in piccoli corpi, che crescono un po’ tutti i giorni e hanno pensieri tutti loro e desideri.

– Guarda il cielo. – In piedi, sopra la sedia, il bambino contemplò il cielo di velluto nero, punteggiato da migliaia e migliaia di puntini luminosi, e vide.

– Ogni bambino deve avere la sua stella preferita – gli disse il nonno.

C’erano troppe stelle, e una di quelle sarebbe diventata la stella di Luisito Dominguez, sua, completamente sua.

Il bambino chiuse gli occhi con forza e pensò al papà e alla mamma, e al nonno e alle nonne, al...

Aprì le palpebre e la vide. Era scintillante, con una luce intensa e rosacea, appesa come una ghirlanda di celophan e ghiaccio nel cuore dell’universo...

– Quella...! – gridò. – Quella!

Il nonno avvicinò il viso al cannocchiale ed esaminò il cielo silenziosamente. Poi disse, quando trovò il bel regalo.

– È la stella polare.

– È la stella polare...! – esclamò Luisito. – Questa è l’ultima novità in fatto di stelle...!

Una stella vera! Il regalo che non potrà mai andare perso, né essere dimenticato al cinema, né a scuola, né in nessun’altra parte, che non potrà mai rompersi cadendo a terra, né rovinarsi col trascorrere dei mesi.

Era la stella del nonno e il suo nome sarebbe rimasto scritto per sempre nel cuore. Forse erano davvero nella notte di Almendreros o nei cieli di altri bimbi e in altri paesi. Brillavano. Stavano lì da sempre, e domani ci saranno ancora.

SHANTHI

¡El abuelo està repartiendo regalos en el patio...!

- ¿Un regalo? – preguntò el niño contento -. ¡No hay nada mejor que los regalos del abuelo!

El año anterior, Luisito había recibido un àrbol de níspero recién plantado, y antes la fórmula secreta para cortar pajaritas de papel, y antes... de antes... el sabor de la mermelada de agraz y antes... el niño no recordaba ese ante, pero con seguridad que habìa recibido obsequios preciosos, inigualables; regalos imposibles de comprar en la tiendas o en los almacenes.

- ¿En dónde está él...? – preguntò el niño.

- En el patio – dijo Elsy -. Ya te lo dije.

- ¡ Mira...! – le codeó Elsy -. ¡Allí está!

La figura del abuelo Tomás tenía altura de campanario.

Las piernas y brazos largos, el gran bigote entorchado, con su vestido de lino, siempre blanco y siempre almidonado, esperàndole con los brazos abiertos...

-¡Hola muchacho!- saludò el abuelo inclinándose, como se una cinta métrica doblada por la mitad.

Abuelo Tomás no era de esa gente que da demasiados besos a los niños y que acustumbra hablarles a media lengua, o con nombres que no le pertenecen. Era íntimo amigo de Tío Tigre, Tío Conejo y Tía Zorra. Y sabía que los niños son personas de verdad, encerradas en cuerpos pequeños, que crecen un poquito todos los días y tienen sus proprios pensamientos y deseos - Mira hacia el cielo – De pie, firme sobre la silla, el niño contempló el cielo de torciopelo negro, cuajado de miles y millares de punticos luminosos, y vio .

- Todo niño debe tener su estrella preferida –dijo ele abuelo.

Había demasiadas estrellas, pero una de ellas sería la estrella de Luisito Dominguez, suya, completamente suya.

El niño cerró los ojos con fuerza y pensó en papá y en la mamá, ye en el abuelo y las abuelas, el ...

Brìò los párpados y la vio. Era titilante, de luz intensa y rosácea, colgada como una guirnalda de celofán y hielo en lo corazón del universo...

- ¡Esa...!- gritó - ¡Esa...!El abuelo acercó su rostro al catalejo y examinó el cielo silenciosamente. Luego dijo, localizando el hermoso regalo.

- Es la estrella polar.

- Es la estrella polar...!. –exclamó Luisito - ¡Esto es lo último en estrellas...! ¡Una estrella verdadera! El regalo que jamás podría perderse, ni dejarse olvidado en el cine, ni en el colegio, ni en ninguna otra parte, que jamás caería roto en el suelo, ni se gastaría con el correr de los meses.

Era la estrella del abuelo y su nombre quedarían escrito en el corazón eternamente. Quizá estaban realmente en la noche de Almendreros o en los cielos de otros niños y en otros países. Brillaban. Siempre estuvieron allí, y también lo estarán mañana.

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IN PRIMO PIANO...

C O L O M B I A IN... CUCINA

di Giuseppe Nardozza

SHANTHI

redazione-shanthi@tortiglione.com

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La seconda volta... in Colombia Non è necessario fare una seconda adozione per far gustare ai nostri figli i sapori della loro terra natale o per assaggiare cibi nuovi... forse non così “esotici”!

È passato quasi un anno dalla nostra seconda adozione. Nella nostra famiglia è arrivata una splendida bambina di sei anni (compiuti a maggio), di nome Maria Justina. È stata una esperienza nuovamente entusiasmate, ovviamente per l’arrivo di Maria e per la curiosità di Mayra, la nostra prima figlia, nel tornare in Colombia.

Ma anche perché in questa seconda esperienza abbiamo avuto modo di visitare posti diversi e di provare sapori diversi, meravigliandoci ancora di quanta cultura e di quanta storia ci sia in un piatto!

Ed ecco, infatti, che anche in cucina, ritroviamo le tracce dei lunghi anni di dominazione della cultura spagnola su questo Paese.

L’esempio è la famosa Paella, che in Europa è preparata con un ben preciso procedimento, in cui gli ingredienti (carne o pesce o l’insieme dei due, con l’aggiunta di un certo numero di verdure e molto spesso arricchita con zafferano) la fanno diventare un piatto molto ricco.

In Colombia invece diventa una preparazione semplice e veloce le cui varianti principali, Arroz con Pollo e Arroz con Camarones, difficilmente sono miscelate in un unico piatto.

Quella che vi propongo è una preparazione gustosa, poco impegnativa e soprattutto molto apprezzata anche dai più piccoli!

Arroz con camarones Ingredienti per 8-10 persone: 8/10 tazzine da caffè di riso (potete usare risi orientali parboiled) 16/20 tazzine da caffè di acqua calda 750 grammi di gamberi freschi (meglio già puliti).

Per il soffritto: 2 cucchiai di concentrato di pomodoro 1 cipolla tagliata fine 2 pomodori maturi tagliati a pezzi 1 peperone rosso tagliato a striscioline 1 spicchio di aglio 4 cucchiai di olio extravergine sale, cumino e pepe

La ricetta: Mettete in una casseruola tutti gli ingredienti per il soffritto, con l’olio, e fateli rosolare a fuoco lento, per circa 20 minuti, fino a ottenere una salsa omogenea. Assaggiate di sale: la salsa deve dare sapore al resto del riso.

Versate il riso nel soffritto, facendolo rosolare per cinque minuti, aggiungete l’acqua calda e dopo altri due minuti i gamberi (conservatene un paio a testa per decorare i piatti).

Rimescolate il tutto e lasciate cuocere (senza rigirarlo) fino a quando l’acqua non si sarà assorbita. Il riso dovrà presentarsi un po’ umido.

Servite il riso decorando con i gamberi tenuti da parte.

A P P R O F O N D I M E N T O

Feste, incontri e ...

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Come e dove “incontrare” AMI Un inverno “caldo” di eventi e di solidarietà con gli appuntamenti AMI: feste, spettacoli, giochi, mercatini e... musica!

Prima di addentrarci con l’elenco degli appuntamenti in cui sarà possibile incontrare AMI, ci sembra opportuno ringraziare tutti coloro che hanno, con il loro aiuto, permesso di realizzare la festa Shanthi 2006 di maggio in modo perfetto e in grado di raggiungere gli obbiettivi che ci eravamo dati. Siamo molto contenti, inoltre, che la festa Shanthi rappresenti sempre più un momento di incontro e di conoscenza delle varie diversità, rappresentate da più di 50 associazioni del territorio con i loro stands e il loro buonumore.

Diversificando 2006 A Buccinasco, organizzata dal “tavolo della Pace”, $)#%-"2% $)#%-"2% Diversificando si propone di riunire sotto un’unica regia, momenti diversi tra loro, incontri dal profilo definito, ma uniti da una radice comune.

Mostre di libri, bancarelle con prodotti tipici, stands delle associazioni di volontariato e del territorio, un ricco calendario teatrale dedicato ai più piccoli, sono un piatto ricco che $)#%-"2%

di Daniele Cesari redazione-shanthi@tortiglione.com

ci attende per passare insieme gli ultimi giorni prima del Santo Natale.

Festa AMI Natale 2006 Irrinunciabile appuntamento pre-natalizio organizzato da AMI presso la Cascina Robbiolo a Buccinasco, un rendezvous in cui è possibile vedere da vicino Babbo Natale intento a distribuire doni e caramelle; dove è possibile divertirsi con una mega “tombolata”, in cui è possibile acquistare splendidi regali di Natale per i nostri cari e amici. $)#%-"2%

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Fine gennaio 2007 Serata Latino Americana A Buccinasco, un omaggio al mondo latino americano, una serata dedicata alla musica caraibica e al cibo colombiano. La serata ruoterà sulla coreografia creata dal corpo di ballo Caraibico Playa Sirena dell’Accademia delle Danze di Vimodrone (MI), un’occasione particolare per poter assistere alle splendide movenze dei balli caraibici.

SHANTHI 19 Lo stand AMI alla Festa della sezione veneta.

COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

di Ornella Filippetto e Silvano Caldara

Viaggio in Togo Un viaggio alla scoperta delle esigenze di una popolazione africana e delle possibilità di un reciproco incontro, per tendere una mano a chi fa già molto.

redazione-shanthi@tortiglione.com

potuto conoscere le diverse attività nelle quali, a nostro avviso, i due religiosi si prodigano con rilevanti risultati al fine di intervenire in aiuto agli adolescenti e bambini: • Centri di formazione ed avviamento al lavoro (falegnameria, officina meccanica e sartorie con annessa tintoria delle stoffe utilizzate).

• Orfanotrofio (vengono accolti , purtroppo a volte per diversi anni, anche minori con famiglie in stato di difficoltà).

... le buone idee sono in continuo sviluppo!

SHANTHI

Sabato 1 luglio siamo partiti, io ed Ornella, via Parigi per andare in Togo. Lomè, affacciata sul Golfo del Benin, ne è la capitale.

Lì avevamo un appuntamento con Padre Emmanuel, togolese dell’Ordine dei Diocesani.

Lo abbiamo conosciuto per intercessione di una famiglia adottiva dell’AMI all’ultima Festa dell’Associazione e ci è subito sembrato meritevole del nostro interessamento, tant’è che, come avevamo promesso, in tempi brevissimi abbiamo organizzato l’incontro nel suo Paese.

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Ne corso della nostra permanenza abbiamo potuto conoscere le diverse attività di aiuto agli adolescenti e ai bambini.

Da Lomè siamo partiti per Notsè, circa 100 km a nord della capitale e centro nevralgico delle attività di Don Emmanuel, dove abbiamo trascorso la nostra permanenza nel Paese e dove abbiamo potuto conoscere anche l’operato delle Soeurs Notre Dame de Nazareth. La fondatrice, Suor Martha, ci ha vezzeggiato con gustosi assaggi di cibo locale per tutto il periodo.

Nel corso della nostra permanenza abbiamo

Naturalmente, anche se le attività sono dignitosamente avviate, è palese l’oggettiva necessità di AIUTO perchè le buone idee sono in continuo sviluppo: Don Emmanuel ha in animo di realizzare un ambulatorio per l’assistenza medico/psicologica in quanto nel comprensorio è mancante.

il Console italiano ci ha illustrato a grandi linee quelle che sono le peculiarità del Paese...

Durante il viaggio in Togo abbiamo anche avuto l’opportunità di incontrare il Console italiano il quale, oltre ad accoglierci con inaspettate cordialità e gentilezza, ci ha illustrato a grandi linee quelle che sono le peculiarità del Paese, tra queste: • Embargo, che dura da diversi anni al credito da parte della Banca Mondiale (non è certo che sia una grande sfortuna, visti i “modici interessi”).

• Agricoltura, mezzo di sostentamento per la più parte dei circa 6 milioni di abitanti, abbastanza fiorente, ma l’assenza dell’Industria Conserviera non permette la conservazione dei raccolti (mais, pomodoro, ortaggi, agrumi, riso, patate ecc.)

• Cacao e Fosfati, ma le decisioni prese in questi ultimi anni in Tavoli degli Organismi Internazionali hanno provocato il crollo dei prezzi.

• Handicappati che sono stimati in circa 600 000 (10% della popolazione !).

• Malaria ed HIV sono largamente diffusi e la prima è, come del resto vale per il resto del mondo, la maggiore causa di morte.

• Mortalità Infantile che, secondo le stime ufficiali, risulta sia pari al 141/1000!

• Ampliamento dell’orfanotrofio dove, essendo molto limitato lo spazio, i bambini sono costretti a dor mire per terra nelle stanze dove vengono collocate le culle dei neonati.

• Realizzazione di una infermeria all’interno dell’orfanotrofio per agevolare le visite periodiche, (l’ospedale è troppo lontano!) e isolare gli infettivi.

• Ampliamento Centro di formazione dove le suore avviano al lavoro (sartoria e tintoria tessuti) giovani in stato di difficoltà.

Attualmente sono collocate presso una struttura in affitto, ma gli elevati costi le hanno costrette ad acquistare un terreno alla periferia della città dove stanno già costruendo, l’aiuto per completare le opere in tempi più brevi sarebbe necessario.

• Ambulatorio medico/psicologico: Don Emmanuel ha la proprietà di un terreno sul quale vorrebbe erigere la stuttura per l’accoglienza dei malati perchè si è già assicurato l’assistenza medica necessaria.

Appena ritornati Ornella si è interessata per poter acquistare coloranti tessili e filati all’ingrosso che sono indispensabili per il Centro di Formazione in quanto poco reperibili in Togo e comunque a elevato costo.

Riteniamo che già nel mese di ottobre possano essere recuperati e spediti, la qual cosa potrebbe essere un buon inizio per la prossima collaborazione.

SHANTHI

Naturalmente ci sono anche alcune note positive!

Lomè è un porto importante della costa e da lì partono le merci per arrivare in Burchina Fasu che non ha sbocco al mare e pertanto, almeno nella capitale, un pò di economia “gira”.

Così chi riesce a trovare lavoro in città può garantirsi l’assistenza sanitaria che è interamente privata e a caro prezzo e, magari, mandare i figli a scuola privata perchè in quella pubblica si impara poco (considerate che i professori prendono uno stipendio ogni circa 5/6 mesi e pertanto sono in perenne sciopero “bianco”).

Trascorso il periodo delle ferie dovremo attivarci per analizzare come intraprendere sia le attività di Aiuto e di Sponsorizzazione sia quelle inerenti l’Adozione Internazionale.

A nostro parere Suor Martha e Don Emanuele, che ci hanno già fornito i loro curriculum,

potranno essere Referenti attenti e puntuali e noi, nel corso della nostra permanenza, abbiamo già acquisita e tradotta la Legge togolese sulle Adozioni Internazionali.

Al momento avremmo individuato diverse possibilità per poter intervenire nel Paese:

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COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

di Flavio Brognoli redazione-shanthi@tortiglione.com

Le motivazioni del volontariato Spesso, magari davanti a un ostacolo particolarmente grande o in un momento di stanchezza, chiediamo a noi stessi: - Perché impegnarmi nel volontariato?

Forse è il momento di provare a darci una risposta.

Una delle tante che spingono, ogni giorno, ognuno di noi, a fare un piccolo passo avanti.

In questo articolo proverò a spiegarvi quali sono le motivazioni che mi hanno spinto in tutti questi anni a fare volontariato.

Comincio cercando di dare una definizione di “motivazione a fare del volontariato”: • La motivazione è l’insieme delle cause che determinano il comportamento di una persona.

• Il volontariato è un’attività fatta a beneficio della comunità, in vari settori a titolo esclusivamente gratuito e durante il proprio tempo libero.

Mi sembra, perciò, di poter concludere che il volontario è chi “offre” questo servizio per scelta e per spontanea iniziativa, senza riceverne alcun compenso, se non la soddisfazione di vedere come questa scelta possa essere di utilità alla collettività e che l’obiettivo finale è stato raggiunto.

SHANTHI

... la scelta di fare del volontariato è un “bisogno” che l’individuo ha e che parte soprattutto dal cuore...

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Questo significa che la scelta di fare del volontariato è un “bisogno” che l’individuo ha e che parte dalla mente e, soprattutto, dal cuore. È questo bisogno che lo porta a compiere azioni di aiuto (per esempio, progetti di cooperazione) e di solidarietà sociale che partono unicamente dalla propria volontà.

L’importante è capire a fondo quali sono le motivazioni di questo bisogno, soprattutto perchè si ha a che fare con persone che soffrono o che sono in una condizione di fragilità perché giovani, malate o comunque in situazioni di estre-

ma difficoltà.

Il rischio, in questi casi, è sempre quello di “sentire” inconsciamente la persona da aiutare non come un fine, ma come mezzo di soddisfacimento dei “nostri bisogni”.

Ad esempio, lavorare come volontari con AMI nella cooperazione in Paesi disagiati, ci porta a rapportarci con i bambini; il pericolo (inconsapevole) è quello di “usare” questa occasione di aiuto solo per soddisfare la necessità di sentirci amati e importanti per qualcuno, perdendo di vista il fine ultimo della nostra scelta.

Mi rendo conto che quello che ho voluto scrivere può sembrare contorto, ma ciò che sto tentando di spiegare è che alle volte ci si fa “prendere” dal desiderio di fare qualcosa per aiutare gli altri per la necessità di colmare un nostro bisogno “egoistico” piuttosto che per centrare l’obiettivo iniziale, che è quello di rendere l’esistenza degli altri più serena e dare loro delle opportunità per ricrearsi una vita migliore dell’attuale.

... perché faccio volontariato a favore delle persone del “Terzo Mondo” piuttosto che prestare il mio tempo nella società in cui vivo...

A volte mi viene anche chiesto perché faccio volontariato a favore delle persone del “Terzo Mondo” piuttosto che prestare il mio tempo nella società in cui vivo.

Non è sempre facile dare una risposta a domande come questa, ma personalmente posso rispondere “semplicemente” che, essendo un genitore

adottivo e essendo mia figlia nata in India, è naturale che io desideri dare il mio contributo in un’organizzazione come AMI, che opera in Paesi come per l’appunto l’India (piuttosto che il Brasile, la Colombia, l’Etiopia, la Costa d’Avorio...).

Ciò non toglie che quando strutture all’interno della comunità nella quale vivo (per esempio la scuola o altre associazioni del territorio) hanno bisogno di aiuto per realizzare un progetto a favore di realtà più vicine “geograficamente”, sono sempre pronto a dar loro una mano; anche perché, quando sono io ad aver bisogno di loro, incontro sempre una grande disponibilità ad aiutarmi.

Non è mai semplice affrontare tematiche come il volontariato, ma questa volta ho voluto provarci, senza peraltro avere la presunzione di aver dato l’unica, vera risposta, ma

nel tentativo di proporre uno spunto e la mia personale “motivazione a fare volontariato”.

Solitamente, in queste pagine faccio la descrizione, più o meno dettagliata, dei progetti che AMI ha realizzato, o che ha in fase di realizzazione, ma questa volta ho ritenuto più opportuno cercare di spiegare perché ho deciso di prestare durante questi anni il mio contributo alla realizzazione di progetti che tendono a migliorare la qualità della vita di persone più disagiate.

Certo è che la riuscita di tutto questo avviene grazie alla collaborazione e alla competenza di tutte le persone che operano in AMI, sfruttando le capacità di ogni singolo per formare questa formidabile “squadra”. Ed è con questo spirito, con questa sintonia di gruppo che siamo riusciti a realizzare in tutti questi anni dei progetti di grande utilità all’interno delle realtà nelle quali operiamo.

Brevemente descrivo i progetti che in questo momento ci vedono impegnati.

India • In Andra Pradesh il progetto che sosteniamo da anni è denominato Safe mother and child che prevede l’aiuto a donne incinte a portare a termine la gravidanza in condizioni “normali”.

• Nel Bihar ci impegnamo nella ristrutturazione del St Rita’s High School.

• Nel Kerala stiamo sostenendo la realizzazione di una struttura che ospita famiglie disgregate e bambini portatori di handicap.

• Nel Tamil Nadu, nella zona di Pondicherry, abbiamo avviato, in collaborazione con ASSEFA, la costruzione di una miniclinica e di due preschool, nell’ambito degli interventi a seguito dello tsunami.

Brasile • Nello Stato di Salvador de Bahia sosteniamo la costruzione di un ambulatorio/consultorio di medicina generale.

• Nella zona di Brasilia continua il sostegno alla ludoteca di Sao Sebastiao, gestita da Paolo Chirola, un progetto legato a un percorso educativo per minori.

Colombia • Nella zona di Bogotà, abbiamo avviato il progetto Casa Maternale Rosa Virginia, che prevede la costruzione di laboratori per la lavorazione del latte e suoi derivati.

Etiopia • Nella zona di Debre Berhan seguiamo la costruzione di alcune strutture scolastiche.

• Nell’area di Oromia stiamo realizzando una struttura che offra servizi ostetrici e ospedalieri.

Camerun • Lavoriamo per la costruzione di un centro sociale e di aggregazione a Congola.

Bangladesh • Prosegue il progetto di una scuola per due villaggi nell’area di Raihishahi.

Un grazie alla commissione Adozioni Internazionali e a tutte le persone che ci stanno aiutando per la realizzazione di questi progetti.

Un abbraccio fraterno agli amici dell’AMI

SHANTHI

Senegal • È già iniziata la costruzione di una struttura scolastica e il finanziamento di alcune attività scolastiche in Dakar.

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COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

di Flavio Brognoli e Patrizia Banfi

Una storia di interscambio Un esempio di aiuto reciproco tra alunni di una scuola italiana e i bambini brasiliani della Brinquedoteca... per diventare grandi insieme!

redazione-shanthi@tortiglione.com

La Brinquedoteca di Sao Sebastiao, il cui direttore è Paolo Chirola, referente AMI in Brasile, è una struttura che permette ai ragazzi, dopo la scuola, di esprimersi in attività di laboratorio artistico, oltre che a studiare la Storia attraverso un percorso ludico. La struttura è, inoltre, un punto di riferimento per quei ragazzi che non vanno a scuola (i cosidetti meninos de rua) e che in questo luogo riescono a imparare a leggere e a scrivere.

Le classi quinte di una scuola primaria XX Settembre di Uboldo ha attuato, nel corso di più anni, un progetto di interscambio che ha profondamente segnato la vita scolastica e la crescita umana di questi ragazzi. Ci racconta questa esperienza la loro insegnante, Patriza Banfi, e il corpo insegnante delle classi quinte.

umana, l’incontro con il Brasile delle brinquedoteche è stato dirompente perché è andato a incidere sulla consuetudine, spalancando una finestra su realtà diverse dalla nostra, ma anche simili.

La comunicazione epistolare e la realizzazione di progetti di ricerca, fotografici, manipolativi e ludici si sono mescolati alle attività quotidiane, rendendo più vicina una dimensione così lontana: abbiamo lavorato perché gli altri ci potessero conoscere e perché noi potessimo capire loro.

L’incontro con Paolo Chirola a inizio seconda e, successivamente, a metà quarta, hanno reso tangibile l’esperienza, garantendole continuità e concretezza.

Il ritmo brasiliano si è fuso con le note dei flauti e la melodia ha giocato con l’inesperienza dei musicisti in erba.

“Paolo porti con te la gioia” hanno esclamato dopo aver ascoltato il racconto di come si trasforma il nulla in armonia, il brutto in bello.

La commozione di Paolo di fronte alla generosità dei bambini e delle loro famiglie ha contagiato tutti ed il suo idioma, un po’ meno italiano e non del tutto portoghese, è rimasto tra le pareti della nostra aula, a testimoniare che la ricchezza vera sta dentro le persone, non tra le cose.

Una lezione anche per noi adulti...

SHANTHI

Ca l e n d a rio A MI

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Eccoli lì che si rincorrono e strepitano, di nuovo insieme, nel giardino della scuola, carichi della vitalità che a 10 anni rende infaticabili.

Sono i nostri “44 gatti”, ormai diventati tigrotti, con i quali abbiamo già trascorso 4 anni di esperienze attive e intense.

Sembra ieri quando ce li trovavamo davanti e, guardandoli agire e “reagire”, ci ponemmo un obiettivo importante: volevamo farne un gruppo solidale, che potesse condividere sensazioni ed emozioni, che imparasse ad accogliere e a donare, superando la barriera dell’individualismo per divenire cittadini del mondo.

Forse non con tutti si è riusciti a costruire l’apertura al futuro, di certo il presente è vivo e propositivo, ricco di stimoli e di creatività, qualità che rendono questi bambini una vera risorsa per loro stessi, anche inconsapevolmente.

Tra i momenti più significativi della nostra storia scolastica e

2007 I progetti di cooperazione internazionale di AMI si sostengono in vari modi, anche attraverso i mercatini, le feste ecc. (vedi eventi a pag. 19).

Il calendario AMI è un modo per dare il nostro piccolo aiuto alle attività precedentemente descritte e un modo per ricordarsi, ogni giorno, che il sorriso di un bambino è la cosa più bella e importante del mondo e che farlo splendere è il nostro impegno più urgente. Lo trovate presso lo stand AMI a tutti i nostri appuntamenti!

Sud Sudan: una promessa mantenuta Gli amici di Argonauti Explorers ci raccontano l’avventura che ha portato al contributo AMI per la Maria Calcinaghi Memorial School di Riwoto

di Roberto Pattarin e Giorgio Forza redazione-shanthi@tortiglione.com

ne sul Lago Turkana.

Era venuta per portare aiuto a quelle popolazioni che non ebbe mai l’occasione di incontrare: nacque così l’idea di dedicare a lei questa scuola. Ma in East Equatoria non esistono né un sistema bancario per trasferire il denaro, né imprese cui affidarsi, né tanto meno materiali da costruzione. Dovevamo quindi consegnare il denaro di persona alle Autorità Locali: ancora una volta il binomio AvventuraSolidarietà è stato dirimente.

Ad AMI la sensibilità di onorare una promessa; ad Argonauti Explorers il coraggio di attraversare lande desolate piene di kalashnikov con i soldi addosso. Questo settembre Giorgio, il compagno di Maria Angela e il sottoscritto hanno quindi varcato di nuovo quella labile frontiera per consegnare la somma al Governatore dello Stato. È stata un’esperienza formidabile, tante sono da queste parti le promesse inevase: anche una piccola somma, quando testimonia l’onestà delle intenzioni, può fare la differenza. “Welcome home” è stata la frase ricorrente che, dalle Autorità ai singoli capi villaggio, ci ha ovunque accompagnato. In pochi mesi le cose stanno davvero migliorando: la benzina arriva, minibus passano di tanto in tanto, i primi alberghetti aprono i battenti, ma soprattutto ragazzi volonterosi rientrati dai campi profughi hanno fondato piccole ONG per supportare le Autorità Locali nella gestione degli aiuti. Adesso riceviamo messaggi di aggiornamento, come il progetto della scuola giunto ieri via mail, con tanto di calcolo dei materiali e dei costi. Grazie AMI, anche per il coraggio un po’ naif : ma è proprio qui, nel cuore, la differenza!!!

SHANTHI

Era l’inverno 2004 quando la prima spedizione AMI-Argonauti Explorers varcò, con i permessi speciali dell’SPLA, il movimento di indipendenza del Sud Sudan, per la prima volta il confine keniota alla volta di quel paese martoriato da 20 anni di guerra tra il nord arabo-musulmano ed il sud cristiano-animista. In quella occasione fummo tra i pochi ad assistere, il 9 gennaio 2005, a Rumbek, ai festeggiamenti per la firma della pace. Pace relativa, visto che nel frattempo era scoppiato il dramma del Darfur. Fino ad allora solo gli amici della CCM operavano tra mille difficoltà in quel Paese, rifornendo di tutto una decina di ospedali oltre il Nilo.

In quel memorabile viaggio incontrammo una realtà completamente distrutta: non un muro in piedi, chiese, ospedali e scuole compresi; carri armati divelti ad ogni angolo a testimoniare la violenza delle battaglie; storie di Antonov che bombardano colonne di profughi, di bambini soldato e di islamizzazioni forzate. 20 anni di sterminio per guerra e fame di cui nessuno si è curato, finchè non arrivò Bin Laden al nord ed il petrolio al sud.

Quella sera a Kapoeta, nell’East Equatoria, invitammo le Autorità Locali a una cena italiana.

Una comunità di oltre 3 milioni di persone da 20 anni non aveva né scuole né ospedali. Si consultarono e scelsero la scuola, perché da lì potevano formare una nuova classe dirigente, capace anche di gestire i dispensari e non viceversa. Il progetto si concretizzò l’anno successivo: 10 mila euro per Riwoto, una realtà storica al centro di numerosi villaggi Toposa di intatta cultura. Poco prima avevamo perso una cara compagna di viaggio, deceduta per un tragico destino durante un’escursio-

COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

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A D O T T A R E

di Sophie Perichon redazione-shanthi@tortiglione.com

Costruire una famiglia... un lavoro di gruppo!

Momento dopo momento, le fasi attraverso cui il “gruppo” ci aiuta ad affrontare l’ingresso dei nostri figli nella loro nuova famiglia e la ricostruzione della loro persona e della loro storia.

Ancora un anno è trascorso e con esso tanti eventi e tante situazioni si sono susseguite. Arriva l’estate, l’AMI va in vacanza e allora resta il tempo per riflettere su ciò che è avvenuto e su quanto abbiamo fatto insieme, per poi pensare a nuove stagioni intense e dense di progetti.

dimenticarle, ci ha consentito di vedere come le storie siano parte integrante della vita dei bimbi e come tali situazioni inizialmente siano la chiave di lettura per l’interpretazione dei comportamenti dei genitori adottivi.

Per i bambini è lungo il lavoro del distacco dal pregresso, è solo il tempo e la pazienza che consente loro di vedere qualcosa di differente nei nuovi adulti che si presentano nella loro vita.

Sicuramente il lavoro del gruppo ha fatto da cassa di risonanza per le storie, i genitori si sono richiamati a vicenda quando vi erano momenti di intolleranza o di sbadataggine.

Ascoltare gli altri adulti che portano i vissuti consente di accogliere con coraggio anche i propri, costruendo un minuzioso lavoro di distinzione delle emozioni.

Perchè lamentarsi e chiedere se non esiste un adulto che risponde e che accudisce?

SHANTHI

La tradizione del lavoro di gruppo si è ormai consolidata e sempre più appare fondamentale ed importante.

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Quando parliamo di lavoro ci riferiamo sempre alla grande responsabilità che i neogenitori si sono assunti per dare spazio ai pensieri ed alle emozioni dei loro bambini, attraverso gli incontri mensili di confronto e di scambio che avvengono in gruppo.

La tradizione del lavoro di gruppo si è ormai consolidata e sempre più appare fondamentale ed importante. Il percorso inizia con l’attesa di un abbinamento, momento in cui si vedono “gli altri” partire, tornare e realizzarsi in un progetto importante come quello genitoriale. Prima o poi arriva per tutti il momento della realizzazione e l’ingresso in gruppo con il proprio bambino... “vi presento Cristian, Habetamu, Teena, Yordanos, Tatiana, Yared, Vanessa, Aschenafy, Juan...”, tanti nomi, tanti volti e tante storie.

Il gruppo ci ha consentito di dare spazio alle vicende dei bambini, senza mai sottovalutarle o

La grande responsabilità che mettiamo in atto è quella di ascoltare i nostri bambini in tutte le loro manifestazioni: “... è appena arrivato e sembra proprio un bravo ometto, è indipendente, sa fare tante cose, non si lamenta e non piange se cade...”. “...mi sta dicendo che nessuno si è occupato di lui e che nel tempo si è sintonizzato con adulti a cui poteva davvero chiedere poco... ha imparato a non sentire il dolore, a non lamentarsi...”.

Perché lamentarsi e chiedere se non esiste un adulto che risponde e che accudisce?

Segue il momento in cui si può iniziare a chiedere e regredire: “mi comperi un biberon, mi dai il ciuccio... io ho bevuto il latte?”... si struttura una prima vicinanza una certa intimità e la confidenza. Se c’è vicinanza ci si può dare fisicamente, ci si può accarezzare ed è possibile coccolarsi, ma per fare questo è necessario avere fiducia ed essere certi che questi nuovi adulti non feriranno e non faranno male, fisicamente o psicologicamente.

Nel tempo che passa, nella conoscenza re-

ciproca si scoprono sempre più le emozioni e si condividono.

È il tempo della gioia e della scoperta... È il tempo della gioia e della scoperta... “siamo una famiglia, sei la mia mamma, sei il mio papà”... “nessuno mi ha mai messo la crema”... “sempre insieme”... “tu sei nel mio cuore”.

Quando si scopre la serenità si può pensare a una vita regolare fatta di ritmi consolidati.

A volte i bambini non riescono e allora subentra il conflitto, per cui si vede palesemente quanto vorrebbero potersi concedere il nuovo, ma quanto lo temano e lo evitino.

“Vado a scuola a prendere la bambina e lei mi chiede perché non ho mandato la nonna, poi si fa trascinare per tutta la strada e mi dice che non mi vuole. Al mattino quando l’accompagno i saluti sono molto diversi, fatti di abbracci e di baci come se fosse sempre l’ultimo saluto”.

Attraverso il gruppo, l’interpretazione dei partecipanti, diamo voce e significato a tanti comportamenti, si riesce ad empatizzare e dare spazio all’emozione. In tal modo il conflitto non crea solo fastidio o intralcio, ma fa sentire tristezza e pena, oltre al dolore che prova quel bambino che lo mette in atto.

È il tempo della malinconia e della tristezza...

Poi c’è un tempo anche per la giustizia...

Poi c’è un tempo anche per la giustizia: “Ora papà ti racconto una cosa, ma poi non ne parliamo più... non perdonerò mai alla mamma quello che mi faceva fare”.

L’attribuzione della responsabilità dà a tutti i protagonisti la giusta collocazione e scagiona i bambini da ciò che è avvenuto.

“Non sei brutto e non sei cattivo, non è colpa tua...”

“Ho visto tanto sangue un giorno e poi è arrivato un signore che ci ha portato via con la moto...”

Il lavoro del gruppo da senso alla vita dei bambini, ci aiuta nella condivisione e nel sostegno a ricostruirla attraversando tanti momenti densi di emozioni.

Ci capita di arrabbiarci, di ridere e anche di piangere, ma soprattutto di vivere i bambini con grande impegno e responsabilità, consentendo loro una lenta e dolorosa rivisitazione e ricostruzione, fondamentale per quello che sarà il loro futuro.

Per saperne di più Ogni anno Ami organizza un ciclo di incontri di formazione postidoneità a supporto delle coppie adottive.

Tutti gli incontri si tengono alle ore 15.00 presso la sede AMI di Buccinasco, in Cascina Robbiolo, Via Aldo Moro 7.

Per informazioni: http://www.amiweb.org/ I prossimi incontri del 2006...

21 Ottobre 2006 “Rischio sanitario nell’adozione internazionale” Relatore: dott. Pillitter OMS 18 Novembre 2006 “Incontro con i nonni, anche loro protagonisti dell’adozione” Relatrice: Dott.ssa Sophie Perichon - Psicologa

A P P R O F O N D I M E N T O

SHANTHI

È il tempo della malinconia e della tristezza... “voglio la mia mamma, tu non sei la mamma”... “ho aspettato tanto e tu non arrivavi mai”... “piangevo, piangevo”... “il cancello si è chiuso e la mamma non c’era più e io ho pianto”.

Ascoltare la tristezza, la nostalgia per ciò che i bambini hanno perso significa aiutarli a vedere che in loro è esistente una parte buona e che non sono dei traditori se si concedono di pensare che forse volevano anche bene a quelle persone che in certi momenti li avevano accuditi. Il gruppo consente il lavoro della costruzione della continuità tra passato e presente, affinché non avvengano fratture e si possa davvero investire su un futuro genuino senza grosse barriere.

Ed è qui che vediamo la grande fragilità degli adulti e la totale dipendenza dei bambini: “se la mamma non vuole io non posso parlare... devo negare e devo nascondere”. “È nato con noi, non ha bisogno del suo passato, lo ha dimenticato”... “non si può parlarne in gruppo, è riservato”. I bambini aderiscono a queste richieste, si fratturano interiormente e creano barriere di silenzio; sono bambini che crescono sul nulla, senza fondamenta, senza potersi chiedere il perché del loro essere adottati.

È il tempo della vergogna, così difficile da condividere e anche da ascoltare: “mi faceva delle cose... ora tu non mi vuoi più”... “sono una brutta bambina”... “Tu non sai cosa vuole dire essere vestita di stracci”... “non mi piace chiedere i soldi, non mi piace rubare”.

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NUOVE GENERAZIONI

di Marta Colaneri e di Juliana Viazzo

SHANTHI

redazione-shanthi@tortiglione.com

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Che cosa vuol dire essere “figlia”?

Quante volte ci siamo chiesti cosa vuol dire “far parte di una famiglia” per i nostri figli? Forse la cosa più semplice per scoprirlo è proprio chiederlo a loro.

Nei romanzi, molto spesso il protagonista è senza famiglia. Questo fa di lui una persona libera, libera da tutto e da tutti, da ogni tipo di costrizione.

Certo, vista così sembra fantastico: “Non do conto a nessuno io, sono grande e libero, me la cavo da solo”. Eppure mi rendo conto che non potrei vivere senza la mia famiglia. Parla un’adolescente, una di quelle che è in continuo contrasto con i genitori! È così, non c’è niente da fare. Nonostante gli adulti e le loro regole siano totalmente avverse e sproporzionate ai miei occhi non potrei neanche immaginare di vivere senza la mia famiglia.

Senza mio fratello che mi chiede di giocare con lui mentre studio, senza mia madre e le sue proibizioni, senza mio padre, che non riesce a capire che sto crescendo.

La mia famiglia è qualcosa di estremamente speciale, qualcosa di indescrivibile. È un mio mondo, un mio nucleo dove poter confrontarmi, dove poter anche avere dei contrasti, perché no, ma l’importante è che i legami e i rapporti che ci tengono uniti siano così resistenti da non spezzarsi mai. È incredibile, resistono proprio a tutto: alle punizioni, alle discussioni, ai pianti, agli insulti.

Certo, rimanere a casa in punizione mentre i tuoi amici vanno a divertirsi il sabato sera è una di quelle cose che ti fanno proprio star male.

Sono quelli i momenti in cui ti chiedi: “Ma che potere hanno loro su di me per impedirmi di farmi uscire, per tenermi bloccata qui, come una scema?”

Già. Che potere hanno loro su di me?

Sono in un carcere? Ma perché non evadere?

Perché non tagliare questi legami una volta per tutte e correre libera?

Perché no, no e basta. Non ne vale la pena, non è giusto.

Anche se in quel momento pensi che i tuoi siano i peggiori genitori al mondo, ti rendi conto della cosa più banale, più semplice: lo fanno per te, per te e basta.

Essere figlia vuol dire avere un approccio di ogni tipo con la tua famiglia.

Vuol dire soffrire ed essere felice, vuol dire piangere e ridere, vuol dire sopportare e capire.

Capire il perché di un “no” per esempio. Quella parola così corta ma così importante. Un “no” racchiude in sé il significato del rifiuto, della negazione più assoluta. Breve e preciso arriva come un proiettile “no, no e basta, non c’è discussione” Sembra banale, dietro quella parolina le motivazioni sono innumerevoli, ma purtroppo a volte è impossibile comprenderle, sono così lontane e irraggiungibili. “perché no?” è inutile anche solo tentare di spiegare.

Mi chiedo perchè si siano dimenticati di come erano alla nostra età.

Tua madre non è un’amica. La vita reale non è un telefilm. Se hai un problema e ti vuoi confidare, da un lato sei sicura che esponendolo a tua madre lei saprà tenerselo per sé e ascoltarti con attenzione, dall’altra sei sicura che la risposta o il consiglio dato sarà un lungo discorso sui valori della vita.

Molto spesso di questo discorso non so proprio cosa farmene. Mi chiedo perché gli adulti si siano dimenticati di come erano alla nostra età. Erano dei ragazzi proprio come noi, si ponevano le stesse nostre domande e cercavano di fare più esperienze possibili per dimostrare di essere grandi, ma se lo sono dimenticato. Ora sono quegli adulti superficialmente perfettini e osservanti delle regole.

Il mondo è fatto così. Non si ricorda il passato o si fa finta di non ricordarlo.

Tua madre non è un’amica. È una madre, un adulto che nonostante tutto conserva la sua esperienza determinata dall’età. Ed è proprio per questo che sono contenta che ci sia un dialogo solido e indistruttibile fra di noi. Un dialogo vero, non fondato solo da botta e risposta, senza conseguenze. Un dialogo che serve per conoscersi più a fondo, per crescere, per imparare. Un confronto continuo insomma, che, sono sicura, sia molto importante anche per lei.

duzione, e altro ancora. I miei genitori sono sempre stati aperti nei miei confronti, e quando ponevo loro delle domande rispondevano senza tabù e senza essere di parte, in modo da permettermi di farmi un’idea personale. Credo perciò di poter dire di star vivendo la mia adolescenza con grande serenità.

Per molti miei coetanei, il dialogo con i loro genitori è sempre stato un... “optional”...

Ci sono però, molti ragazzi che, anche se sono figli naturali, non possono dirsi fortunati quanto me.

Molti miei coetanei non hanno mai avuto un bel rapporto con i loro genitori, il dialogo tra loro è sempre stato un... “optional”, e ora, che sono nel delicato momento dell’adolescenza, alla ricerca della propria identità, sono indecisi su cosa “fare da grandi”, si sentono soli perché non hanno veri amici o non si sentono accettati dagli altri. Questi ragazzi, in realtà, non hanno alcun punto di riferimento, non hanno cioè dei genitori che gli stiano accanto, per consigliarli, per discutere con loro e soprattutto per ascoltarli.

Questi giovani si sentono “figli invisibili”, cioè, esistono ma non vengono visti.

Penso che si possano distinguere numerose “categorie di figli”, ma non starò a elencarle, non è importante! La cosa importante, invece, è che tutti i genitori, o gli aspiranti genitori, devono sapere che essere genitori non è difficile... è difficilissimo!

Non basta avere un figlio per arrogarsi l’onore di chiamarsi padre o madre, essere genitori significa seguire il proprio ragazzo o ragazza, non fargli mancare il proprio amore e la proprio presenza, educarlo a rispettare se stesso e chi lo circonda, sgridarlo se sbaglia, spronarlo a migliorare e a mettere al primo posto la propria felicità.

Io sono figlia al 100%, mi sento figlia, sono orgogliosa di essere figlia e ringrazio di essere figlia dei miei due splendidi genitori: non sono coloro che mi hanno messo al mondo, ma sono molto di più: sono coloro che hanno fatto nascere la vera me stessa; non sarei nulla senza i miei genitori.

SHANTHI

Sono una ragazza di 15 anni di origine brasiliana e sono Figlia; puntualizzare che sono “figlia adottiva” credo sia superfluo, poiché si è Figli indipendentemente dal colore della pelle, dal luogo di nascita, dal sesso...

Sono arrivata in Italia nel 1993, accolta in una splendida famiglia dove mi sono sentita subito a casa.

Molti potrebbero pensare che sia stato doloroso lasciare la mia terra nativa, incontrare due persone estranee che avevano deciso di essere i miei genitori, e ritrovarmi in un Paese del tutto nuovo, dove la lingua, per me straniera, mi impediva di comunicare anche le cose più semplici ed essenziali...

In verità, per me non è stato affatto traumatizzante, al contrario! Anche se ammetto che inizialmente mi sentivo un po’ spaesata. Ma l’affetto e il calore che mi ha immediatamente trasmesso la mia “nuova” famiglia mi ha fatto capire che non dovevo temere nulla, che anzi potevo stare tranquilla perché loro mi volevano bene e che avrebbero fatto l’impossibile per rendermi felice.

Non pensate, però, che io sia stata viziata, anzi, ho ricevuto un’educazione alquanto severa, dove il motto è sempre stato: “dare per ricevere”.

La mia infanzia è stata meravigliosa, ho sempre avuto quello che desideravo, l’amore dei miei familiari non è mai mancato, anzi...venivo sempre coccolata e ascoltata.

Quando si è ancora bambini i genitori sono i nostri punti di riferimento e guai disobbedire!

Quando, invece, entriamo nella delicata fase dell’adolescenza, ed usciamo dal mondo magico-familiare in cui i nostri genitori ci hanno con tanta premura protetti, scopriamo che oltre le nostre mura domestiche si cela una realtà diversa, comprendiamo di essere un piccolo bullone paragonato all’immenso ingranaggio della vita...

Fortunatamente con i miei genitori c’è sempre stato dialogo e apertura nei confronti delle novità, perciò (a eccezione della scoperta in 4a elementare che Babbo Natale non esiste!), conoscevo già molti dei problemi del mondo contemporaneo che avrei dovuto affrontare. Infatti in casa si erano già affrontate tematiche riguardo la droga, l’AIDS, l’omosessualità, la ripro-

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S E G N I E D I S E G N I

di Rita Villella, Alessandra Cova e Teodora Maiorano associazionescuolacrotti@yahoo.it

Dietro i segni...

Spesso ci basta osservare una smorfia del viso per andare oltre le parole.

In maniera simile, si possono scoprire molte cose osservando i disegni o la grafia di una persona.

Inviate i vostri disegni ed esempi di grafia a: associazionescuolacrotti@yahoo.it (indicando Shanthi nell’oggetto) oppure presso Rita Villella Via Millelire, 6 - 20147 Milano La grafologia è una scienza sperimentale che studia l’uomo attraverso la scrittura, intesa come proiezione sul foglio della globalità di ogni essere umano. Etimologicamente grafologia significa “studio della scrittura”. Quando scriviamo lasciamo sul foglio un’impronta unica e riconoscibile, proprio come l’impronta digitale.

Il foglio, su cui scriviamo o disegniamo, rappresenta l’ambiente e l’analisi del tratto scritto ci permette di vedere come il bambino o l’adulto si trova nell’ambiente in cui vive e come lo affronta: per esempio, con sicurezza o con timidezza a seconda che i tratti siano più o meno calcati.

SHANTHI

... lo spazio è il foglio e il tempo è il movimento che la penna produce nel suo andare avanti e indietro...

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Anche l’occupazione dello spazio è fondamentale: esiste, infatti, un’analogia che lega la scrittura al simbolismo spaziale, intendendo come spazio il foglio e come tempo il movimento che la penna produce nel suo andare avanti e indietro nel suo scorrere da sinistra verso destra.

La scrittura, o meglio il gesto grafico in tutte le sue forme (scrittura, disegno, scarabocchio), è quindi una forma di comunicazione non verbale che permette di cogliere l’essenza di una persona.

L’analisi della scrittura, come test di personalità, permette perciò di portare alla luce il mondo delle emozioni, la capacità di adatta-

mento, il tipo di intelligenza. È possibile seguire lo sviluppo dell’individuo durante tutto il suo ciclo di vita, iniziando dalla prima infanzia fino alla vecchiaia, osservando l’evoluzione del gesto grafico prima attraverso lo scarabocchio, poi il disegno e infine la scrittura.

L’analisi della scrittura può aiutare a individuare gli elementi in grado di contribuire a sviluppare il potenziale che ogni individuo possiede.

Consente, infatti, di individuare i punti di forza e prendere coscienza dei limiti.

Così anche il disegno è una proiezione delle nostre emozioni e come tale ci può dare numerose informazioni proprio perché spontaneo e non invasivo.

... vogliamo aiutarvi a interpretare i disegni e la scrittura dei nostri bambini e ragazzi...

Io mi chiamo Rita Villella Nave, dal 1994 sono una mamma adottiva di un bambino brasiliano ormai diciannovenne. Collaboro e sono assistente della dott.ssa Evi Crotti, che da oltre 30 anni ha fondato e dirige la prima scuola di formazione grafologica e psicologica a Milano. È stata allieva diretta di padre Girolamo Moretti, che ha dato metodo e scientificità alla grafologia in Italia, diventando la stessa caposcuola, apportando alcune modifiche nate dall’esigenza di seguire l’essere umano nella sua evoluzione.

Ha scritto numerosi libri sugli scarabocchi, sui bambini e sugli adolescenti e su come interpretare i disegni dei bambini e degli adulti.

In questa rubrica, io, Alessandra Cova e a Teodora Maiorano, colleghe grafologhe, vogliamo aiutarvi a interpretare i disegni e/o la scrittura dei nostri bambini e ragazzi, con l’intento di trovare delle utili indicazioni sullo stato d’animo, il carattere, le doti e le eventuali paure che traspaiono dai disegni.

Potrete, quindi, inviare i disegni, indicando sempre il nome, l’età esatta, la classe che frequentano i vostri figli o figlie, da quanto tempo sono stati adottati e il paese d’origine: informazioni che naturalmente non saranno pubblicate se non con il vostro consenso.

Se insieme al disegno ci vorrete inviare anche un foglio bianco scritto con biro nera, il profilo sarà più completo.

Come si può capire, comunque, il significato non si evince solo da un segno, ma dall’interazione di tutti i segni grafologici, per cui non sarà possibile dare le spiegazioni di tutte nostre affermazioni perchè potrebbero essere travisate da un “apprendista stregone”.

Inauguriamo la nostra rubrica pubblicando il disegno di una ragazza di 16 anni, indiana, adottata a pochi mesi, che ci ha regalato questo bellissimo albero.

Il disegno dell’albero, in particolare, proietta sul foglio la percezione che abbiamo di noi stessi a partire dalle radici, che costituiscono la linfa che nutre, per proseguire col tronco, che è la parte centrale e

È dotata di gusto estetico, che sicuramente esprimerà anche nel modo di porsi, di vestirsi ecc. Molto attaccata alla madre, che ha saputo dare nutrimento alla piccola, e alle tradizioni. Con il disegno esprime la sua natura di “cucciolona”, cioè sente ancora molto il bisogno di essere protetta e accudita. È presente un po’ d’ansia e una scarsa fiducia nelle proprie capacità, dovute sicuramente all’età: infatti, nel periodo dell’adolescenza, nascono i primi contrasti/conflitti con la madre (essendo femmina), ma anche con se stessa, perché, mentre da un lato vorrebbe essere indipendente, dall’altro sente ancora il bisogno di essere coccolata.

Inoltre vediamo che è presente anche della nostalgia verso la figura materna, che sente molto presente e da cui fa fatica a staccarsi.

Pur avendo vissuto delle difficoltà nel cammino dell’esperienza, nella vita di relazione ha una grande ricchezza di aspirazioni, sensibilità e voglia di esplorare il mondo delle idee, alla ricerca di risposte adeguate che soddisfino il suo desiderio di inserirsi bene nel sociale.

Per fare ciò, non si risparmia e investe molte energie per riuscire a ottenere ciò che desidera.

Il carattere è estroverso, fondato sul sentimento e sulla necessità di essere accuditi.

Anche la figura paterna assume importanza, infatti sente la sua presenza, anche se a volte qualche contrasto può far raffreddare i rapporti (il sole, infatti, è oscurato dalle nuvolette).

quindi rappresenta la consapevolezza, per finire nella chioma, che indica come ci muoviamo nella vita di relazione.

Come si può notare, la ragazza che disegna è dotata di una vera e propria vena artistica, infatti, e giustamente, ha scelto come indirizzo di studi il liceo artistico.

Per saperne di più “Non solo scarabocchi” “E tu che albero sei?” ed. Mondatori - di Evi Crotti

SHANTHI

Nel caso preso in esame possiamo affermare che ci sono delle analogie fra grafia e albero: infatti possiamo notare che entrambi sono posizionati più verso la sinistra del foglio (da qui l’attaccamento alla madre e alle tradizioni) Anche il carattere estroverso si evince sia dalle lettere rotonde, sia da come sono disegnati i rami dell’albero.

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A PROPOSITO DI SCUOLA...

di Paola Bernasconi redazione-shanthi@tortiglione.com

A scuola di emozioni Viviamo in un’epoca che ignora i bambini, fingendo di farne il centro dell’attenzione. Per questo spesso sogniamo per i nostri figli un luogo dove possano produrre manifestazioni vive della propria personalità. Ma forse esiste davvero...

Lavoro con i bambini da diversi anni e penso che conoscere il loro mondo, cercare di capire le modalità attraverso le quali si relazionano con ciò che li circonda sia per me una grande fortuna.

Ritengo, infatti, che uno dei ruoli della scuola sia garantire sicurezza, chiarezza, ordine, attraverso la qualità delle sue relazioni e attraverso le consegne e le regole.

SHANTHI

I bambini parlano con il cuore.

E il cuore usa una grammatica tutta particolare, fatta di istinto e di emozioni...

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Come mamma adottiva ho dovuto affrontare una serie di problematiche dovute all’inserimento dei miei bambini nella scuola materna ed elementare.

La priorità è stata quella di capire il tipo di relazione che si andava creando tra i bambini e gli insegnanti, l’aspetto legato alla didattica ha avuto per me un ruolo di secondo piano.

E proprio qui sono cominciate le difficoltà: sinceramente, mi aspettavo una maggiore attenzione e capacità di comprendere i loro bisogni emotivi, la tolleranza nel saper accogliere tutte le loro produzioni, anche quelle esagerate, per donare quella sicurezza affettiva indispensabile affinché i nostri bambini possano vivere delle emozioni e progredire nel loro cammino di maturazione.

I bambini, a differenza dei grandi, parlano con un linguaggio immediato, usando il cuore. E il cuore usa una grammatica tutta particolare. Fatta di istinto e di emozioni.

L’approccio intellettuale non è più sufficiente, perché le parole da sole non possono bastare: i nostri bambini hanno bisogno di persone capaci di contenere le proprie ansie e paure per poterli accompagnare nel desiderio di conoscere e di appropriarsi di ciò che ci sta intorno.

Troppe volte mi sono sentita dire che il tempo avrebbe portato dei cambiamenti nelle relazione di classe o nell’approccio dei bambini alla scuola: “La classe è irrequieta, ma aspettiamo le vacanze di Natale... Il bambino si mostra insicuro, forse dopo l’estate...”.

Dopo affatto!

Numerosi sono gli interventi che non si possono procrastinare, soprattutto nella scuola: occorre apportare modifiche alle programmazioni, rallentare i ritmi che la nuova scuola propone per seguire i tempi di ogni bambino; l’ascolto non è previsto dai programmi, quando si entra nelle classi c’è sempre qualcuno che parla, e di solito è l’insegnante.

Forse a noi adulti non resta che imparare ad ascoltare, lasciando che i bambini ci raccontino le loro gioie, i loro misteri, i loro dolori.

Ogni insegnante, utilizzando la propria ”fantasia pedagogica”, potrà aiutarli a pensare, a esprimere e gestire le proprie emozioni, saranno così stimolati a parlare di più delle loro emozioni e dei propri sentimenti, anche di quelli negativi, per cono-

scerli, comprenderli, accettarli e trasformarli senza averne paura.

... il cambiamento è possibile solo se troveranno adulti capaci di creare una relazione di fiducia...

Consideriamo, poi, quanto l’impatto con una realtà dolorosa, vissuta dalla maggior parte dei bambini adottati, rischia a volte di prendere il sopravvento e di non lasciare spazio ad altro; il cambiamento è possibile solo se troveranno adulti capaci di creare una relazione di fiducia: a noi genitori il compito principale di sostenere questo ruolo. Ma non si può negare l’importanza che anche gli insegnanti hanno per i nostri bambini nel rafforzamento della fiducia in sé stessi.

In questi ultimi anni la scuola sembra privilegiare l’inglese e l’informatica, eppure le problematiche che emergono all’interno delle classi dove i miei figli sono inseriti sono spesso legate all’incapacità, di molti bambini, di gestire forti emozioni: ma cosa impariamo dalle emozioni? Moltissime cose, per esempio, come intervenire davanti a un litigio tra bambini.

Non possiamo imparare niente sulle emozioni, ma molto abbiamo da apprendere da esse, infatti sono le emozioni che guidano la vita dei nostri figli (e spesso anche la nostra!).

... ho trovato un luogo speciale, un atelier di pittura dove grandi e piccoli stanno insieme, dove la diversità si contrappone all’omogeneizzazione...

Perciò non ho voluto lasciare solo al tempo l’arduo compito di apportare dei cambiamenti negli “spazi” di espressione e comunicazione dei bambini e, dopo alcune ricerche, ho trovato un luogo speciale, chiamato “Closlieu”, un atelier di pittura pensato da un

ricercatore francese, Arno Stern, dove grandi e piccoli stanno insieme, dove la diversità si contrappone all’omogeneizzazione presente ovunque.

SHANTHI

In questo luogo a nessuno viene in mente di misurarsi con gli altri. Ogni bambino è cosciente di essere unico e irripetibile, non semplicemente il più dotato, il più meritevole o il più forte.

Nessuno aspira a mostrarsi superiore agli altri; viene meno una delle abitudini presenti nella nostra società: la competizione.

E possiamo immaginare (se non toccare con mano!) quanto può essere difficile confrontarsi con una società competitiva per i bambini adottati, che spesso, al di là delle manifestazioni esteriori, soffrono di sensi di colpa e scarsa autostima.

Nel Closlieu si sviluppa la personalità, che si amplia così fino a una dimensione impensata, liberata da tutto ciò che le appartiene, dagli influssi e dagli adattamenti che la inibivano. Qui si può mettere da parte la cultura (soprattutto la nostra cultura, che spesso non coincide con quella natale dei nostri figli): questo non significa che la si rifiuti, che si rinunci ai suoi frutti, che possano svolgere un ruolo importante nella vita di tutti i giorni. Solamente, per tutto il periodo trascorso qui, si rinuncia a tutto ciò che non viene dal proprio intimo. L’impulso interiore è ben più forte della pressione esterna, si produce più di quanto si assimila: in questi momenti straordinari, la persona vive solo se stessa.

L’espressione tramite il disegno, la forma, il colore è diventata l’occasione privilegiata per i miei figli di questo incontro con se stessi.

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CONVIVENZE

di Fabiana Polese fabiana.polese@alice.it

Verso la scuola dell’accoglienza Che cosa vuol dire “convivenza” in una scuola dove il 50% degli alunni è di origine straniera?

Chiediamolo alla loro maestra!

Scuola primaria di via Russo, ore 11: l’intervallo sta per finire, nei corridoi gli ultimi bambini corrono verso le proprie classi, una commessa distribuisce un avviso, io attendo l’insegnante che mi racconterà la fantastica avventura di una scuola che è stata premiata dalla Provincia di Milano con la “medaglia d’oro” per vent’anni di lavoro nel campo dell’accoglienza allo straniero e al diverso.

Licia è una donna dall’aspetto aperto e socievole, l’entusiasmo di quello che ha fatto e sta facendo traspare non solo dalle sue parole, ma dai suoi stessi gesti e dal sorriso: mi scuserete perciò se non sarò in grado di riportare fedelmente in questa “intervista” l’atmosfera che ho respirato durante la nostra conversazione e che, come un’aria pulita di inizio primavera, fa sperare in un mondo migliore.

tervento che andasse oltre la didattica di classe e rispondesse anche ai bisogni specifici e alle necessità dei bambini Rom che avevano cominciato a frequentare la scuola, offrendo loro, così, delle reali “pari opportunità” di riuscita.

Fabiana: Che cosa intendi per “necessità”?

Licia: Questi bambini avevano bisogno di lavarsi e di essere vestiti adeguatamente per essere accettati dai compagni, avevano bisogno di mangiare a sufficienza per affrontare le lezioni e così via. La scuola si era perciò organizzata con docce e persino con un guardaroba; la mensa scolastica forniva la colazione... Inoltre si era attivata una collaborazione con l’ASL per la profilassi sanitaria, per esempio per le cure dentistiche.

Il rapporto con gli adulti della comunità è stato un importante snodo per la riuscita dell’integrazione.

SHANTHI

Fabiana: E come veniva accolto tutto ciò dalla comunità Rom? Licia: Il rapporto con gli adulti della comunità è stato un importante snodo per la riuscita dell’integrazione. L’insegnante che si occupava del progetto entrava nel campo Rom per creare con queste persone un rapporto di fiducia.

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Licia1: Buongiorno, di cosa mi volevi parlare?

Fabiana (ma non dovevo essere io a fare le domande?): Di come la scuola può diventare un’officina di convivenza, so che avete sviluppato alcuni progetti in tal senso.

Licia: La scuola di via Russo in questi anni ha coinvolto in un progetto di integrazione circa 90 alunni Rom, attraverso una serie di interventi e attività che hanno coinvolto da una parte gli insegnanti, alcune delle quali distaccate su progetto2, dall’altra una comunità Rom stanziatasi nei pressi della scuola. Le insegnanti hanno dovuto “inventarsi” una modalità d’in-

Il soddisfacimento delle prime necessità dei bambini era utile per superare l’iniziale diffidenza della comunità Rom verso la scuola; in seguito si sensibilizzavano gli adulti verso l’importanza dello scambio di valori, a partire dal semplice “leggere, scrivere e far di conto”.

Fabiana: Quali sono stati i livelli scolastici che sono stati coinvolti in questa attività?

Licia: Inizialmente siamo partiti con i bambini della scuola primaria, ma in seguito si è estesa l’esperienza alla scuola materna e alla secondaria di primo grado3. È stato un passaggio importante perché l’abbandono scolastico in genere è molto alto in queste comunità.

Alcuni ragazzi hanno cominciato a frequentare anche delle attività extrascolastiche.

La presenza delle mediatrici culturali è stata basilare per lo sviluppo del progetto.

Fabiana: Finora abbiamo parlato del passato, di tutto il lavoro che è stato fatto per arrivare a questo punto. E per il futuro?

Licia: Circa il 50% degli alunni di questa scuola è di origine straniera, di questi un terzo sono neoarrivati e non parlano italiano: è indispen-

Qualsiasi cambiamento è un problema, e contemporaneamente un’opportunità Fabiana: La vostra scuola ha anche una lunga tradizione di accoglienza di bambini portatori di handicap: possiamo dire che un clima di accoglienza delle diversità, qualsiasi esse siano, apre all’integrazione anche ad altre realtà?

Licia: Sicuramente, dobbiamo tener conto che qualsiasi cambiamento è un problema, perché bisogna destrutturare i vecchi equilibri e crearne di nuovi. È indispensabile, però, imparare a trasformare queste situazioni in opportunità.

Fabiana: Per finire, un sogno nel cassetto?

Licia: Mi piacerebbe veder nascere uno sportello per la prima accoglienza qui, nella nostra scuola, un servizio che si occupi di accogliere la famiglia straniera che ha una posizione non ancora regolarizzata.

Inoltre, la possibilità di preparare gli insegnanti al “conflitto”, anche interculturale, e all’integrazione, magari attraverso la formazione di un centro su queste tematiche.

1 Licia Brunello, insegnante della scuola di Via Russo di Milano e responsabile “Intercultura” dell’Istituto.

2 il loro orario lavorativo, in tutto o in parte, è dedicato non tanto all’insegnamento curricolare, ma ad attività inerenti a progetti particolari.

3 l’ex scuola media 4 Lingua seconda, cioè, per gli stranieri, l’italiano.

SHANTHI

Fabiana: Avevate qualcuno che vi aiutava nelle comunicazioni con la comunità Rom? Licia: La presenza delle mediatrici culturali è stata basilare per lo sviluppo del progetto. Alcune ragazze Rom, dopo aver studiato alle scuole professionali, sono diventate loro stesse mediatrici. Erano queste figure che garantivano la frequenza degli alunni a scuola e seguivano i diversi servizi.

Fabiana: All’interno del progetto, c’è spazio per la conservazione e la valorizzazione della loro identità culturale?

Licia: Durante l’orario scolastico è stato organizzato un laboratorio interculturale per il recupero della lingua d’origine e delle tradizioni e sono stati proiettati anche film che descrivono la cultura Rom. Un anno è stata organizzata una festa al campo Rom alla quale ha partecipato il Consiglio di zona. I ragazzi hanno organizzato una rappresentazione teatrale: un gruppo di Rom tornava in Jugoslavia per partecipare a un matrimonio... Un vero classico!

Fabiana: L’integrazione dei bambini nella comunità scolastica ha avuto effetti anche sugli adulti?

Licia: Certamente. Molti di loro hanno cercato un lavoro fisso, alcuni si sono organizzati in cooperative. È diventato importante per loro non vivere più di espedienti.

Purtroppo le condizioni al campo ora sono regredite rispetto a quelle di cinque anni fa: sono diminuiti sensibilmente i bambini Rom che si iscrivono alla materna (con grossi problemi all’ingresso della primaria per la mancanza di prerequisiti) e sono pochi anche quelli che proseguono alla secondaria di primo grado.

sabile l’insegnamento della L24 per fornire loro pari opportunità di partecipazione e di riuscita.

La riduzione delle ore degli insegnanti di L2, però, non va in questo senso.

Anche le attività non strettamente didattiche, quali i laboratori teatrali, di psicomotricità e di informatica, sono indispensabili perché permettono di usare tecniche diverse di lavoro, di apprendimento e d’integrazione. Purtroppo il taglio delle compresenze in molti casi ha reso impossibile lo sviluppo di questi laboratori.

Ora la sopravvivenza di molti di questi progetti è affidata al volontariato delle insegnanti.

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SPONSORIZZAZIONI (ADOZIONI A DISTANZA)

di Barbara e Giuliano Galdino redazione-shanthi@tortiglione.com

Sponsorizzazione è...

Barbara e Giuliano, dal 28 giugno 2004 genitori di tre splendidi bimbi provenienti dalla Colombia (Anamaria, Tomas e Juan Pablo) e sponsor dal 98 di una bimba, ci parlano della loro esperienza di sponsorizzazione.

SHANTHI

“Che bei bambini... sono adottivi? Anche io ho adottato un bimbo africano, ogni anno gli spedisco i soldi...”

Alla maggior parte dei genitori adottivi sarà successo... in effetti c’è un po’ di confusione!

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A P P R O F O N D I M E N T O

L’arrivo della lettera del nostro piccolo amico etiope è sempre un momento di festa per Cristian e per noi, i suoi genitori. Le parole in amharico, lingua ufficiale dell’Etiopia per noi sconosciuta e decisamente misteriosa, ci affascinano e ci incuriosiscono. Capiamo che dietro a quei segni c’è tutto un mondo che ci piacerebbe conoscere meglio.

Al mistero di quei segni fanno da controcanto i disegni che creano, tra Beharu e noi, un legame di comprensione che va oltre la cultura, la lingua, le differenti necessità, come un abbraccio che non ha bisogno di parole.

Una sponsorizzazione è anche una finestra sul mondo!

Fabiana

Con la sponsosorizzazione o più comunemente “adozione a distanza” (definizione fuorviante) si va a sostenere una famiglia avente difficoltà economiche; nulla a che vedere con l’adozione di un bimbo che famiglia non ha.

Questo deve essere ben chiaro a noi e ai nostri bimbi.

Dal 1998 sponsorizziamo una bambina e la sua famiglia; è importante coinvolgere i nostri figli in questo atto di solidarietà dal quale potranno trarre un’ulteriore conferma che la “famiglia” di origine non li ha abbandonati per mancanza di soldi (falso storico avvallato da una quantità di terribili favole... una fra tutte Pollicino), ma per una serie di motivi che sarà nostro impegno considerare insieme a loro.

Per quanto possano essere piccoli i bimbi hanno diritto alla verità e la sponsorizzazione può essere un’occasione per fare luce su alcuni equivoci, dando anche una lezione di solidarietà fattiva ai nostri piccoli.

Sponsorizzazioni (adozioni a distanza)

Sin dai primi anni, l’AMI ha pensato che la sponsorizzazione (adozione a distanza) di bambini e ragazzi per sostenerli negli studi potesse costituire un valido strumento per favorire un loro progresso autonomo. Nelle realtà in cui operiamo cerchiamo di realizzare un progetto individuale, di studio o di formazione professionale, che favorisca, nel medio termine, anche la crescita della collettività. L’AMI segue attualmente circa 3.700 giovani, distribuiti principalmente in tre Paesi, come spiegato qui di seguito.

India La presenza maggiore è negli stati del Sud, Kerala e Tamil Nadu, dove, in collaborazione

La nostra presenza in India si estende anche ad altri Stati: Bihar (India Nord-Orientale): la sponsorizzazione è mirata al sostegno di ragazze della comunità tribale dei Santals, una comunità antica ed emarginata. Le Suore ne promuovono l’integrazione, in particolare consentendo loro di studiare, ma cercano ad un tempo di conservarne e valorizzarne la tradizione culturale.

Orissa (India Nord-Orientale): nel villaggio di Jubaguda, in una zona molto sperduta circondata da alte montagne, sorge il Jeevan Yyoti Hostel che accoglie un centinaio di bambine che studiano dalla prima alla settima classe.

Un piccolo dispensario fornisce le prime cure mediche alla popolazione, malnutrita e affetta da molte malattie.

West Bengala (India Orientale): collaboriamo con il SICW, associazione laica di Calcutta; tale organismo raccoglie i bambini abbandonati. Il SICW gestisce una piccola clinica, un asilo-nido, e conduce progetti di sostegno alle ragazze madri. La sponsorizzazione riguarda ragazzi in età scolare, orfani o appartenenti a famiglie povere degli slums.

East Bengala (Bangladesh): la gran parte dell’impegno delle Suore è rivolto all’aiuto della gente dei villaggi; gestiscono dei piccoli dispensari e centri dove le donne possono imparare taglio e cucito e sono in grado di guadagnare dei soldi per il sostentamento delle loro famiglie. In tre di questi villaggi abbiamo in corso circa 100 adozioni a distanza.

SHANTHI

Colombia In Colombia AMI non ha ancora avviato un progetto di sponsorizzazione. Abbiamo preferito non accettare la proposta avanzata da alcune suore di Rivolta d’Adda per una sponsorizzazione di gruppo, in quanto non coincide con la filosofia della nostra organizzazione, che ha da sempre impostato le adozioni a distanza in maniera individuale.

L’ICBF, inoltre, desidera che si facciano sponsorizzazioni con organismi collegati a loro; purtroppo, fino a poco tempo fa, non eravamo ancora riusciti a trovare un referente valido per avviare questi rapporti. Ma il futuro si presenta più roseo e, probabilmente a breve, potremo ospitare su queste pagine un trafiletto dedicato anche alle sponsorizzazioni in Colombia. Perciò... tenetevi pronti!

con le Suore di Maria Bambina, seguiamo circa 2.100 bambini in una trentina di località.

Alcuni di loro sono orfani e vivono presso le Suore, molti invece appartengono a famiglie povere e frequentano la scuola della Missione (che funge sovente anche da scuola statale) o comunque hanno contatti coi piccoli dispensari che le Suore gestiscono in zone rurali o negli slums delle città. Molte ragazze sono giunte fino al diploma di insegnante o sono diventate infermiere professionali o tecniche di laboratorio. Moltissimi ragazzi hanno seguito corsi professionali (idraulico, meccanico, elettricista, ecc.) che garantiscono poi una occupazione.

Per le ragazze che non intendono studiare, si organizzano scuole di sartoria e cucito e si fornisce poi il sostegno per avviare una attività.

La sponsorizzazione talvolta serve a costituire la dote per ragazze orfane che altrimenti non potrebbero sposarsi. Ancora nel Tamil Nadu a Pondicherry collaboriamo con l’organizzazione Shanti che segue un gruppo di un centinaio di bambine e ragazze per l’asilo, il dopo scuola e l’apprendimento dell’inglese.

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Brasile La nostra presenza è concentrata soprattutto nelle due più grandi aree urbane del paese, Rio e San Paolo. In una zona periferica di Rio de Janeiro, che si chiama “baixada fluminense”, ci sono quattro gruppi di ragazzi sponsorizzati. Il primo gruppo frequenta la “Escola Nossa Senhora Aparecida”, una piccola scuo-

Nello stato del Parà, ad Abaetetuba, si trova un centro della “Pastorale dell’Infanzia”, organismo della Conferenza Episcopale Brasiliana (Cnbb). L’attività della Pastorale è sostenuta dalla diocesi e l’AMI ha iniziato l’adozione a distanza di 40 bambini con l’aiuto di un volontario italiano.

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Etiopia Nei dintorni di Addis Abeba, in collaborazione con le Suore della Divina Provvidenza di Piacenza, abbiamo in corso 200 sponsorizzazioni presso un asilo e una scuola che assistono i bambini ma anche la popolazione dei quartieri più poveri, che risente ancora gli effetti devastanti della guerra e della siccità.

Recentemente abbiamo avviato altre 40 sponsorizzazioni in Addis Abeba collaborando con l’Istituto Almaz.

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la “popolare”, nel senso che qui ci vanno i più poveri. Un secondo gruppo è alla casa-asilo Sao Judas Tadeu di Heliopolis dove passano la giornata i bambini dell’asilo; un altro è quello dell’asilo di Xavantes, uno dei barios più miserabili e degradati della zona. Il quarto gruppo è legato alla comunità di base di Sao Francisco de Assis. Due maestre “seguono” i bambini e le loro famiglie, affinché i piccoli possano frequentare regolarmente la scuola.

La baixada fluminense è una delle zone più violente del mondo; qui la sponsorizzazione assume il significato di una prevenzione, togliendo dalla strada molti ragazzi altrimenti destinati a una infanzia a rischio. Sempre nell’area di Rio opera il Centro Arminda Marques che segue i ragazzi nelle attività di dopo scuola per aiutarli negli studi ma soprattutto per allontanarli dalla strada.

Alla periferia di San Paolo, nella Parrocchia di Sao Filipe Neri operano dei missionari italiani che ci segnalano casi di bambini e ragazzi da sostenere negli studi. Sono ragazzi per lo più con famiglie povere o disgregate. Un altro gruppo di giovani vive nella stessa zona presso l’Abrigo Sagrada Familia, una casa di accoglienza per bambini di età compresa fra 1 e 7 anni. Qui i bambini sono accolti ed accuditi per quanto riguarda l’alimentazione, le cure mediche e dentistiche, gli interventi di tipo psicologico, la scuola e il gioco.

Di recente la nostra esperienza si è allargata ad altri due Paesi: in Nigeria a Ngugo, nello stato di Imo, operano dal 1988 le “Figlie della Carità del Preziosissimo Sangue” che gestiscono, con una ventina di suore, una scuola materna ed una elementare. Di recente è stato costruito un orfanotrofio, la “Hope House”, che ospita tra gli altri bambini orfani di genitori vittime dell’AIDS.

in Guatemala a Chacaltè, a 40 km dalla costa del Pacifico, è sorta una struttura polivalente che ospita 400 ragazzi che sono assistiti nello studio. La struttura, nata grazie all’impegno di Padre De Leon, di volontari locali e di un gruppo di universitari di La Spezia, si fa carico anche dell’assistenza sanitaria alla popolazione.

Come effettuare un’adozione a distanza L’inizio avviene a seguito della volontà espressa dallo sponsor. Il passo successivo è l’invio da parte nostra di una scheda informativa del ragazzo o della ragazza individuata anche tenendo conto delle eventuali indicazioni dello sponsor circa il Paese (India, Brasile o Etiopia), l’età ed il sesso. Solo dopo aver ricevuto la scheda lo sponsor provvederà all’invio del contributo con le modalità specificate nella documentazione spedita assieme alla scheda. La quota prevista è di 180 € annui che potranno essere inviati in unica soluzione o in più rate periodiche (mensili, bimestrali, trimestrali, semestrali). Eventuali eccedenze rispetto alla quota saranno comunque inviate al ragazzo/a.

Da parte AMI vengono trattenuti 15 €; circa la metà di questa cifra serve a coprire le spese di gestione delle adozioni a distanza (invio agli sponsor di notizie e del nostro periodico, contributo spese alle missioni per l’invio a noi delle notizie dei ragazzi, spese telefoniche per contatti con gli sponsor e con le Missioni o Istituti). L’altra metà viene utilizzata per finanziare progetti e interventi di aiuto presso le Missioni e Istituti che si prendono cura dei ragazzi.

Sede AMI e REDAZIONE SHANTHI: Cascina Robbiolo - Via Aldo Moro, 7 20090 Buccinasco Tel/Fax – Segreteria 02-45701705 (apertura: mercoledì e venerdì sera) LE NOSTRE ZONE Bergamo:

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Castel San Giorgio (SA):

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Limena (PD):

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La Spezia:

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Piacenza:

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Roma:

06-70453637

Stiava (LU):

0584-970071

SITO INTERNET: http://www.amiweb.it

Modalità di versamento dei contributi: C/C postale n. 20216206 (ABI 0761 CAB 01600 CIN P) intestato: Amici Missioni Indiane ONLUS Via A.Moro, 7 20090 Buccinasco (MI) oppure C/C bancario presso: Banca Intesa Agenzia 140 via Pirelli Milano Num. conto 8724189 ABI 03069 CAB 09548 CIN N

Detraibilità: le elargizioni a favore dell’AMI, iscritta nel registro delle ONLUS, sono detraibili dai redditi privati e/o di impresa secondo quanto previsto dalla legge.

Le quote versate per l’adozione a distanza rientrano nelle categorie di elargizioni per le quali è prevista tale detraibilità. Ad oggi, per esempio, la legge prevede una detrazione di imposta per le persone fisiche pari al 19% sull’importo massimo di 4 milioni; il pagamento deve essere effettuato a mezzo bonifico bancario o bollettino di c/c postale che ne fa fede.

SHANTHI

Una o due volte all’anno riceviamo notizie sulla salute e sull’andamento scolastico dei ragazzi e provvediamo a ridistribuirle agli sponsor; questi ultimi potranno comunque scrivere direttamente, specialmente se l’adozione a distanza è a favore di un ragazzo/a grande e in grado di scrivere in inglese.

La durata della sponsorizzazione è legata caso per caso alle esigenze del ragazzo/a, alla loro età ed al tipo di studi; di regola essa è pluriennale anche se lo sponsor può decidere di interromperla così come le Missioni possono trovarsi nella condizione di terminarla quando non sono più in grado di seguire il ragazzo/a. Nel caso di interruzione da parte dello sponsor chiediamo di essere informati tempestivamente in modo da consentire l’abbinamento del ragazzo/a a un nuovo sponsor.

I nostri punti di contatto

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