Scritte, di Fabio Ricci

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Scritte

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Capitolo 16 La faccia scura della luna

Quando Sheila rientrava in casa non andava subito a letto. Nella sua soffitta c’era un grosso cassone, residuo di una guerra combattuta chissà dove, dentro c’era un’intera collezione di bambole di stoffa. Le tirava fuori e ci giocava in silenzio insieme ai piccoli abitanti di quel luogo. Immaginava di essere adulta… Mi infilo una giacca leggera ed esco all’aperto. Si è alzata una fredda brezza, il mio orologio segna le due, ho l'impressione che questa sarà una notte molto lunga. Fuori non trovo alcuna traccia dell’agente. Lo chiamo più volte ma in risposta c’è solo il lontano canto della civetta. Deduco che sia dietro la casa. Mi stringo il colletto della giacca e comincio a percorrere il perimetro. Sheila non era una stupida, sapeva bene come vanno le cose nel mondo degli adulti. Osservando i suoi genitori aveva capito molto: spesso l’affetto non è sufficiente per stare bene. Che spesso si fa del male a chi si dovrebbe proteggere. Aveva imparato la lezione più difficile, spesso l’amore non dura per sempre. Per questo, muovendo le sue piccole bambole di pezza, non si immaginava una famiglia. Sognava semplicemente due persone che si vogliono bene, e dal cui amore ne nasce una terza. Chiamo forte il nome dell’agente, ed è ancora il vento a rispondermi.


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