Scritte, di Fabio Ricci

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Scritte

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piccolo Emerald vi ha lasciato molto più che la sua adolescenza, è come se una presenza oscura permeasse le mura stesse. “Inizio io fuori, d’accordo?” Impiego qualche minuto per convincerlo ma quando gli mostro la pistola che tengo saldamente in tasca, pur a malincuore, mi lascia fare. “Fatti sentire ogni cinque minuti Dan, altrimenti vengo fuori a prenderti a calci in culo.” Sorrido infilandomi il giubbotto. Jolie mi porge una torcia intimandomi di fare attenzione. Il delicato profumo che emanano i suoi capelli mi ricorda per un attimo Sheila, stringo le labbra ed esco nella buia campagna. Nel farlo mi coglie un brivido. Mi volto di scatto verso la casa ma la porta è già stata chiusa. Ho una strana sensazione, come se quella fosse l’ultima volta che avrei visto Jolie. L’aria è molto più fredda in quel luogo. Un vento fastidioso mi smuove i capelli. Guardandomi intorno mi assale con un brivido il ricordo di una settimana prima. Pensi forse che stasera qualcosa andrà diversamente? Accendo la piccola torcia osservando il secco profilo degli alberi che circondano la casa. I rami, talvolta verdi, talvolta scheletrici, tendono le braccia verso le mura in cemento, quasi a volerle ghermire. Dentro, al di là dei cespugli, un nero pece emerge pesante. Ho appena finito il giro della casa quando sento la radiolina gracchiare al mio fianco. “Tutto bene lì?” La voce di Cloud è mutuata dalle onde radio a guisa di un robotico linguaggio. “Tira un bel po’ di vento, mettiti il giubbotto quando starà a te.” Concludo riponendola in tasca. Accanto al capanno della legna scorgo una vecchia altalena. Ne tiro le funi per saggiarne la tenuta e, con gli occhi ormai abituati alla luce lunare, mi ci siedo spegnendo la torcia. Il vecchio legno sotto di me cigola sommessamente. D’istinto mi metto le mani in tasca sentendo la fredda consistenza della pistola. Nell’altra si trova, avvolta da un panno nero, la stilo di Rasputin. Ignoro quale dei due oggetti mi sarà più utile con lui. Seduto sull’altalena mi torna alla mente Simon e il cuore mi si stringe diventando piccolo piccolo. In tutti questi giorni ho tentato di non pen-


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