Solo quattro mura

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9 Paura, ansia, angoscia, agitazione, raccapriccio. Puro terrore. In un a ttimo solo il suo animo ne fu colpito. Un grido infernale di dolore si levò nella stanza. «Ahhhhhhhhhhh!!! Cristo!» la voce gli esplose forte, quasi lacerandogli le corde vocali, rimbalzò tra le pareti della camera e uscì fuori dalla finestrella perdendosi nell'inquietante silenzio circostante. Nessuna eco. Nessun ritorno. Era come se si trovasse sospeso in una sorta di limbo spaziotemporale. Come se i l n ulla l o avesse inghiottito az zerandogli c ompletamente la memoria. Non ricordava alcunché: in che modo fosse finito in quello strano posto e chi egli fosse. O cosa. Niente. Tabula rasa. Ricordi, completamente cancellati. Se mai ne avesse avuti alcuni. Per un attimo pensò di essere morto. “Dev'essere così che ci si sente, quando si trapassa. La vita precedente viene completamente rimossa...come se l o spirito, risucchiato f uori con la forza, da qualcosa o da qualcuno, sospeso e nell’attesa di un giudizio superiore i neluttabile, riuscisse a osservare il suo cadavere prima di lasciare definitivamente la terra...” Quelle e lucubrazioni furono i nterrotte da l dolore l ancinante c he da lla parte destra del torace gli pervase tutto il corpo. Ebbe un s ussulto improvviso e, da quella posizione supina, cercò di alzarsi su i g omiti pe r os servare con maggior at tenzione que llo scenario cruento. Fu allora che si accorse di essere immobilizzato e di essere prigioniero. Tentò con tutte le sue forze di scalciare e di dimenarsi ma, per quanto si agitasse, non riusciva a m uoversi e i suoi arti erano completamente bl occati e cos tretti da que lli anelli metallici. Il dol ore l ancinante gli tornò e il suo capo, quasi in segno di sconfitta, ricadde sul lettino. I muscoli, solcati da un reticolo di venature che pulsavano ritmicamente, erano ancora tesi per lo sforzo. Il suo digrignare continuo dei denti provocava un v istoso r aggrinzimento de lla pe lle del viso, or mai pa onazzo, che s i pr olungava f in giù al c ollo. S i a bbandonò a u n l ungo r espiro e chiuse gli occhi. “Se ho provato dolore, vuol dire che almeno nel corpo non sono morto. Ma la mia testa... non ho più niente, è completamente andata, non ricordo nemmeno il mio nome!”pensò e riaprì nuovamente gli occhi. Notò che si trovava al centro di una grande stanza di forma rettangolare in cui si effondeva un f astidioso lezzo di chiuso e rancidume. Il soffitto era alto almeno sei metri e le pareti, sudice e pregne di umidità, presentavano grosse crepe e spaccature irregolari. Osservando il muro alla sua sinistra, lercio e macchiato da una vernice rosso sangue, ebbe l 'impres-


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