L'oro del Gobbo

Page 22

20 furono risucchiati dalle mille voci e dalle mille mani che offrivano l’arguzia e il coraggio del commercio clandestino e del contrabbando. La macchia di Tombolo divenne in poco tempo un mondo indipendente e anarchico nutrito dal cibo e dall’alcol del porto. E lungo le strade di Livorno bivaccavano gli americani ubriachi che sembravano non aver più voglia di andare oltre, di pensare di nuovo a morire. Quanti di loro si persero in quell’immensa pineta, sperando di sottrarsi per sempre alla guerra? Quanti si dimenticarono delle sterminate pianure americane e delle loro città di là dall’oceano, irretiti da questa strana gente e da queste donne che offrivano amore non sempre mercenario e dal mare così caldo, così sempre presente? *** Laura non sopportava il puzzo che ristagnava nei corridoi della colonia. In quel grande edificio erano stipate centinaia di persone fuggite dalla città bombardata. L’acqua era razionata e la luce affidata a candele oppure a lampade alimentate con un petrolio comprato dagli americani che anneriva le pareti e toglieva il respiro. Il prezzo, troppo spesso, erano le gonne alzate e mani bianche o nere che frugavano sotto i vestiti. L’odore delle stanze la faceva impazzire e piangere di rabbia. Rabbia verso chi? Non lo sapeva. Il caldo dell’estate faceva ribollire il sudore e il puzzo degli abiti lavati male, ma lì davanti, a pochi passi, c’era il mare. Quel mare che lasciava trasparire la sabbia nel cavo delle piccole onde smosse dalla brezza. E così, agli occhi di chi fosse passato inconsapevole della tragedia appena trascorsa, sarebbe apparso un quadro quasi lieto di donne e bambini che correvano verso l’acqua. Sembrava gioia e in parte lo era.


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.