Il mantello piegato

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11 tori compiranno ottant’anni, età oltre la quale è pericoloso utilizzare le energie, perché divengono instabili ed è difficile riuscire a controllarle. Il problema è che finora abbiamo trovato solo un bambino che inizierà l’addestramento il prossimo autunno, troppo poco anche solo per sperare nella sopravvivenza del Nuovo Potere. Ecco perché, quando mi hanno riferito la vostra storia, ho deciso di venirvi a cercare personalmente, per chiedervi se siete disposta a questo tentativo, in nome di tutti i sacrifici spesi per lasciarci alle spalle il Secolo dei due Abissi.» «Mi state chiedendo molto… Cosa pensate di fare?» «Ancora non lo so di preciso, ma vi seguirò personalmente e cercheremo di studiare tutte le modifiche necessarie a un addestramento tradizionale. Non posso certo nascondervi che ci saranno dei rischi, ma non sarete mai sola e vi prometto che verrete rispettata e onorata.» «Dovrei vivere alla Torre?» «Dimorerete nella Torre, ma avrete il privilegio di soggiornare anche nel Palazzo Reale e quando diventerete Operatrice, viaggerete ovunque il vostro incarico lo renda necessario e in qualsiasi città andrete, sarete accolta con onore nei Palazzi dei Sovrintendenti.» La guardai negli occhi, in cerca di un segno di approvazione, ma lei non lasciò trapelare in nessun modo i suoi pensieri. «Non posso chiedervi di decidere immediatamente, mi rendo conto che si tratta di una scelta che cambierà completamente la vostra vita» aggiunsi. «Ripartirò fra due giorni. Domani sera il Sovrintendente ha organizzato una festa a Palazzo in mio onore. Sarei felice di avervi come ospite e in quell’occasione avremo modo di parlare ancora.» Ci congedammo e io rimasi a osservarla mentre si allontanava lungo il viale delle Mura, finché la luce vermiglia del sole, che lentamente sfumava nella notte, la inghiottì e io riattraversai i giardini per tornare a Palazzo. Il giorno seguente passò velocemente fra udienze e colloqui privati. Le questioni del Regno erano numerose e non riguardavano solo il Nuovo Potere. Anche se l’erede al trono era mio fratello maggiore, come membro della Casa Reale era mio dovere occuparmi del governo. Fin da quando avevo cominciato a svolgere incarichi ufficiali, non li avevo mai considerati un dovere, ma una ragione di vita, perché in segreto veneravo il Nuovo Potere, l’unica forza che era stata capace di restituire a Elgar una nuova civiltà dopo cinquant’anni di guerre e massacri. Avrei fatto qualsiasi cosa per preservarlo e farlo prosperare nel tempo e anche durante la discussione di questioni economiche e territoriali, in realtà la mente era già proiettata a quella sera, alla risposta di quella donna che, ne ero ormai certo, avrebbe aperto un nuovo capitolo nella storia del Nuovo Potere. Gli ospiti della festa cominciarono ad arrivare dopo il tramonto e io dovevo accoglierli e accettarne gli omaggi. Quello era il mio primo viaggio a Sentinella del Deserto, per cui, secondo il Sovrintendente, la nobiltà cittadina era impaziente d’incontrarmi, nonostante fossi solo il secondogenito della Fa


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