Il Cavaliere d'Africa

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17 non tornava a pranzo così mangiammo panini e patatine, come facevamo a scuola dopo le lezioni. La mattina dopo, l’incontro era previsto per le 10.30 al Martina Caffè per la colazione: riempimmo il bar come una banda di affamati. Quel bar aveva un enorme parcheggio e l’interno del locale era tutto giallo a esclusione del bancone rosso acceso. Ovviamente non tutti arrivarono in orario e quando arrivammo in campagna erano le 11.20. La signora Teresa aveva deciso come sempre di darci fiducia e si era tolta dai piedi. Il trio si mise subito a giocare a pallone distruggendo quei pochi tulipani non ancora appassiti che si trovavano vicino al cancello. Noi ragazze invece preparammo tramezzini al tonno, patatine e crepes alla nutella da mettere in frigo e mangiare come dolce. Ovviamente c’era sempre qualche furba delle ping pong che non aveva voglia di lavorare e se ne stava fuori facendo finta di telefonare o prendere qualcosa in macchina. Mangiammo spaghetti al pomodoro dopo un mare di risate perché Angelica aveva buttato la pasta nell’acqua ancora fredda. Si vedeva che nelle nostre case non partecipavamo alle faccende domestiche! Ma era proprio quello il bello: arrangiarsi. Per secondo mangiammo insalata e cotolette fritte nella friggitrice formato famiglia di Maristella. Infine il dolce, tanto la frutta non la voleva nessuno. Il pomeriggio fu dedicato a una guerra di gavettoni, ai balli di gruppo, ai giochi con penitenze e, ovviamente per i maschi, al pallone. «Ma che ci trovano di tanto divertente nel correre dietro a una palla? Anche il mio cane si diverte così!», sbuffò Fiorella che aveva tanto sperato di stare un po’ vicino a Luca, ma lui aveva altro a cui pensare. Quella giornata si concluse in modo spensierato. Durante l’estate andavamo spesso al mare a Torre Canne, oltre i monti di Cisternino. Era il sito balneare più vicino: distava solo venticinque chilometri da Martina Franca. Il mare veramente non era un granché ma a noi bastava divertirci. Stendevamo i nostri teli sulla sabbia e, una volta appallottolati i vestiti negli zaini, correvamo in acqua. C’era sempre chi voleva entrare piano piano perché l’acqua era fredda ma alla fine veniva trascinato giù dagli altri. Meno volte invece andavamo a Pulsano, in provincia di Taranto, dove il mare era stupendo, ma come posto era molto più lontano. In quell’estate del 2004 non ci furono grossi cambiamenti nella mia vita, anzi a dir la verità non ci furono cambiamenti. Ogni tanto uscivo con mio fratello. Giacomo era alto e magro, con capelli castano scuro e occhi marroni: secondo me era un bel ragazzo. Era sei anni più grande di me e viveva ancora a casa con noi. Lavorava nel caseificio sotto casa da anni ormai, aiutava nella produzione di latticini come mozzarelle e


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